Una città da scoprire camminando: ecco cosa fare 4 giorni a Roma tra musica, archeologia e buon cibo

Alla scoperta di itinerari insoliti e scoperte archeologiche
Scritto da: superele1982
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Il mio amore per Roma è ormai conclamato, dopo i precedenti soggiorni (l’ultimo nell’aprile di quest’anno) ormai la considero tra i miei posti del cuore, e ogni volta che ci torno l’emozione è sempre grande. Stavolta, la “scusa” per un nuovo viaggetto è il concerto di David Gilmour al Circo Massimo, un evento che si preannuncia per noi – ma per mio marito in particolare – come uno spettacolo imperdibile per cui abbiamo aspettative altissime. Appena presi i biglietti per il concerto, abbiamo subito prenotato treno e pernottamento. I biglietti del treno ci sono costati poco (100 euro per due persone, andata e ritorno), sia perchè ci sposteremo durante la settimana evitando il weekend, sia perchè i biglietti del concerto ci danno la possibilità di viaggiare con uno sconto vantaggioso.

Come sistemazione per la notte, abbiamo puntato al nostro amato (e rodato) Rione Monti. Non siamo riusciti a trovare posto nel B&B dove ho soggiornato in aprile, La Scalinatella, e abbiamo ripiegato sulla guesthouse The Five Oscars Inn, in via Milano (459 euro per tre notti in camera doppia senza colazione). Da casa, ho prenotato con largo anticipo anche i biglietti per alcuni luoghi che visiteremo, oltre che i ristoranti per i nostri pasti. Già in aprile, Roma era presa d’assalto da orde di turisti, quindi preferisco giocare d’anticipo per evitare lunghe attese e spiacevoli sorprese, anche scegliendo con una certa sicurezza per star lontano da sin troppo accessibili trappole per turisti.

Diario di viaggio a Roma in 4 giorni

Martedì 1° ottobre – Giorno 1 – Santa Maria Maggiore, Foro Romano, Horti Farnesiani

domus tiberiana

Con 10 euro di taxi, raggiungiamo la stazione di Parma per prendere il Frecciarossa in partenza alle 7 del mattino. Arriviamo a Roma Termini solo con pochi minuti di ritardo, dopo un viaggio di tre ore e mezzo che è scivolato via comodo e veloce. Dalla stazione, ci incamminiamo verso la nostra sistemazione, che raggiungiamo in modo abbastanza agevole in un quarto d’ora di marcia. Nell’ufficio che gestisce la guesthouse ci accolgono in modo amichevole. Possiamo utilizzare il bagno e lasciare i nostri bagagli fino all’orario previsto per il check-in, così da iniziare subito l’itinerario della nostra prima giornata a Roma. La vicina Basilica di Santa Maggiore, che dista da qui 750 metri, è la nostra prima tappa. Sotto un sole inaspettatamente caldo in un cielo azzurro bellissimo, raggiungiamo la Basilica Papale in pochi minuti ed entriamo subito nella chiesa che ospiterà la futura tomba di Papa Francesco, come da volontà dell’attuale pontefice. Così come l’esterno, anche l’interno è stupefacente: soffitti e pavimenti sono una meraviglia per gli occhi, anche se per me il vero incanto sono i mosaici dell’abside, tra i più belli che io abbia mai visto. Osserviamo in particolare una delle tombe papali ospitate in questa Basilica, quella di Pio V, che vediamo esposto, con le gambe piegate per evidenti ragioni di spazio, in una teca con una maschera, i guanti argentati e le scarpe rosse tipiche dei pontefici.

Al termine della nostra visita, raggiungiamo l’uscita quando ormai la ressa è quasi fastidiosa. Da qui alla Trattoria Vecchia Roma di Via Leonina ci sono solo dieci minuti a piedi. Ho prenotato qui senza l’ombra di un minimo dubbio: da Patrizio, c’è la certezza di una cucina semplice, sincera e squisitamente romanesca, in un ambiente molto raccolto che racconta della Roma più verace. Arriviamo con un po’ di anticipo e, mentre aspettiamo i piatti che abbiamo ordinato, ci vengono serviti focaccia calda e bruschetta al pomodoro fresco, aglio e basilico. I rigatoni con la coda alla vaccinara e i tonnarelli cacio e pepe sono cucinati a mestiere, con la loro semplicità sono indubbiamente tra i migliori piatti della cucina romanesca, e qui alla Vecchia Roma sanno prepararli al meglio. Le porzioni sono abbondanti, e ci fermiamo qui. Con due birre medie, il conto è di 35 euro, davvero più che onesto.

Con questo bel cielo azzurro, è davvero il caso di modificare il programma che avevo preparato a casa. Avevo previsto di visitare il Foro Romano e il Palatino venerdì mattina, ma le previsioni del tempo sono catastrofiche e vale la pena anticipare la nostra visita approfittando del clima di oggi. I nostri biglietti sono aperti, non c’è una data prefissata per l’accesso, quindi ci dirigiamo direttamente all’entrata vicino al Colosseo. Passiamo i controlli e il metal detector, e il maestoso arco di Settimio Severo ci dà il benvenuto in quello che per me è il vero cuore di Roma, tra i luoghi che amo di più in questa meravigliosa città. Saliamo subito sul Palatino, l’intenzione sarebbe quella di visitare la Casa di Livia, recentemente riaperta al pubblico, ma al martedì è chiusa. Pazienza, c’è tanto altro da vedere, e sicuramente non rimarremo delusi. Anziché andare verso la Casa di Livia, ci in camminiamo verso la parte opposta dal Palatino, entriamo nella Domus Augustana e ci gustiamo la vista sul Circo Massimo, da cui vediamo il palco pronto per il concerto di David Gilmour. Il panorama da qui è bellissimo, questo colle è una terrazza splendida verso ogni lato si voglia guardare. All’ombra apprezziamo un bel venticello fresco che ci ristora dal sole caldo, scattiamo qualche foto e ci rimettiamo in marcia. Uscendo, non possiamo non apprezzare la bellezza di alcuni pavimenti che ancora affascinano con i loro colori, non ancora sbiaditi dal tempo.

Arriviamo agli Horti Farnesiani, che attraversiamo per intero in mezzo agli alberi con le arance ancora acerbe. In fondo, la grandissima terrazza panoramica che dà sul Foro Romano e che arriva da una parte fino al Colosseo e dall’altra fino all’Altare della Patria ci incanta, anche se è letteralmente presa d’assalto dai turisti e da un gabbiano particolarmente socievole che non si spaventa e si fa immortalare stoico. Scattiamo tante foto e qualche selfie, poi siamo finalmente pronti per scendere alcuni gradini ed arrivare alla Domus Tiberiana. All’esterno, ci appare silenziosa e deserta, con le sue altissime pareti è davvero maestosa e ci racconta dello splendore romano durante la quale fu edificata. Appena mosso qualche passo verso l’interno, decidiamo di procedere sistematicamente visitando tutte le piccole sale museali che sono state create con l’ultima ristrutturazione. Con i nostri biglietti Super Pass, possiamo ammirare i numerosi reperti conservati in queste salette, non meno affascinanti del contesto in cui sono esposti. L’addetta alla prima sala ci dà il benvenuto e ci consiglia di visitare anche la sala di fronte, dove viene proiettato un interessante filmato in cui gli archeologi raccontano la storia della lunga ristrutturazione dell’edificio in cui ci troviamo. Prima, però, osserviamo ciò che ci circonda: la cosa che mi sorprende di più sono alcuni piccoli modellini, il più grande dei quali ha la forma di un animale. Sono gli antichi giocattoli dei bambini romani dell’epoca, si sono conservati splendidamente e adesso possono essere ancora apprezzati dai nostri moderni occhi anche grazie al prezioso lavoro degli archeologi.

Dall’altro lato della Domus, una lunghissima scala sale verso l’alto – non è possibile accedervi, ma lo stato di conservazione è davvero impressionante e l’altezza dà l’idea della maestosità della costruzione che stiamo esplorando. Di fronte alla sala da cui siamo appena usciti, c’è in effetti la possibilità di sedersi per vedere il documentario che racconta la rinascita della Domus Tiberiana dopo quarant’anni di restauri: il lavoro che archeologi e restauratori hanno fatto è stato davvero immenso, ma ne valeva davvero la pena, dato che ciò che oggi possiamo ammirare è senz’altro uno dei luoghi più belli risalenti all’Antica Roma. Continuiamo la nostra visita ed entriamo nelle altre salette espositive, dove ci colpiscono un bellissimo paio di ali della dea Vittoria, un bellissimo busto bifronte e i resti di una splendida scultura femminile in cui la tipica acconciatura dell’epoca è resa in modo particolarmente veritiero e fedele. Bighelloniamo ancora un po’, poi usciamo dalla Domus, ci godiamo il panorama e poi torniamo verso l’inizio della Via Sacra.

Siamo un po’ stanchi e fa piuttosto caldo, decidiamo di non continuare fino ai Fori Imperiali, che abbiamo già visto durante le nostre visite passate. Usciamo di fianco alla Basilica di Massenzio, temporaneamente chiusa, e ci troviamo davanti la bella Basilica di Santa Francesca Romana, che due anni fa avevamo già ammirato per gli splendidi mosaici. Procediamo lungo viale dei Fori Imperiali e in men che non si dica arriviamo in via Milano, dove ritiriamo le chiavi del nostro alloggio. La stanza è spaziosa e pulita, così come il bagno (che sorprendentemente ha i sanitari neri!), questo ahimè poco funzionale perché il bidet è pieno di calcare e l’acqua fatica ad uscire. Ci riposiamo un po’ prima di cena, e verso le 20 usciamo per il nostro tavolo pronto all’osteria La Carbonara, di via Panisperna. Da anni apprezziamo la cucina di Rosy e Tiziana, e anche quest’anno non potevamo rinunciare a gustare i loro piatti. Le nostre amiche ci accolgono con affetto, e anche stavolta ci incantano con una cena davvero da gourmet, a base di fiori di zucca ripieni con mozzarella e acciuga, maccheroncini con guanciale, pecorino romano e carciofi, una splendida carbonara e – dulcis in fundo, un tiramisù con mascarpone e pistacchio. Con mezzo litro di rosso della casa, una bottiglia d’acqua e un caffè, il conto è di 63 euro.

Rimaniamo a lungo a chiacchierare con Tiziana e Rosy, poi ci salutiamo dandoci appuntamento a giovedì. Se non altro ci aspetta un altro bel pranzetto da loro! Torniamo in camera per una bella notte di sonno, la giornata di domani sarà molto intensa e dobbiamo assolutamente ricaricarci.

Mercoledì 2 ottobre – giorno 2 – Fori Imperiali, Roscioli, concerto al Circo Massimo

fori imperiali

Attendevamo questa giornata da tanto, quindi partiamo già galvanizzati anche già solo per far colazione. Decidiamo di tornare al Gran Caffè del Brasile di Via dei Serpenti, un bar in cui eravamo già stati durante i nostri soggiorni precedenti. Con nemmeno 5 euro in totale, ci gustiamo un maritozzo con la panna, un cornetto alla crema e un cappuccino. Il tempo al momento è clemente, e ci mettiamo in marcia verso la nostra prima destinazione della giornata. Passiamo davanti all’ingresso dei Mercati Traianei, e poi scendiamo verso la Colonna di Traiano. Mentre aspettiamo che arrivino le 10, decidiamo di fare due passi per vedere i Fori Imperiali dal livello della strada, visto che ieri pomeriggio avevamo deciso di non visitarli mentre eravamo al Parco Archeologico. In giro c’è pochissima gente, e riusciamo a scattare tante belle foto alle colonne tra il Foro e i Mercati di Traiano. Anche la Colonna è magnifica, i rilievi che raccontano le battaglie dell’imperatore in Dacia sono davvero stupefacenti. Verso le 10, siamo in attesa dell’apertura delle porte per accedere alle Domus Romane di Palazzo Valentini, proprio dietro alla Colonna Traiana. Avevamo prenotato per tempo la visita (13.50 a testa incluso il diritto di prenotazione), ma qualche giorno fa abbiamo ricevuto un’e-mail in cui la struttura ci avvisava dell’inaccessibilità delle Domus, ma dell’opportunità di visitare comunque le Terme e di accedere ai contenuti multimediali relativi alla Colonna Traiana. Le alternative sarebbero state l’annullamento con rimborso o lo spostamento della visita ad un altro giorno. Non possiamo assolutamente spostare l’attività perché abbiamo già prenotato altre visite, per cui decidiamo di mantenere tutto così com’è e di stare a vedere cosa a cosa possiamo accedere. Dopo una breve visita al bookshop, la nostra guida ci consegna le cuffie per ascoltare il racconto degli ambienti che andremo a visitare direttamente dalla voce di Piero Angela, che – con Paco Lanciani, aveva seguito la rinascita di questo sito archeologico ancora sconosciuto ai più.

Con la guida e una coppia di spagnoli, scendiamo una bella serie di gradini originali dell’epoca protetti da spesse vetrate e iniziamo la visita del primo dei grandi ambienti riservati alle Terme della Domus. Le meravigliose ricostruzioni multimediali ci aiutano a comprendere quale fosse l’aspetto del calidarium, del tepidarium e del frigidarium, e la voce di Piero Angela ci racconta della quotidianità dei Romani che venivano qui per svagarsi ma anche per intrattenere affari con soci e clienti. Anche se adesso di tutto questo splendore rimangono le imponenti strutture in pietra e tufo, secoli fa qui tutto era decorato a tinte vivaci, con un’eleganza che ci lascia davvero a bocca aperta. Dopo più di mezz’ora, usciamo dagli ambienti delle terme e attraversiamo un lungo corridoio, che negli anni Quaranta era stato adibito a bunker, per proteggersi dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono ancora persino le porte blindate originali, dallo spessore davvero impressionante. Accediamo ad una saletta in cui veniamo fatti accomodare per assistere alla proiezione di un documentario interamente dedicato alla Colonna Traiana: Piero Angela, con la sua voce suadente, ci guida nella comprensione dei rilievi che gli artigiani avevano scolpito con tanta maestria per celebrare la vittoria dell’imperatore Traiano sui popoli della Dacia (che ora conosciamo come Romania). È davvero meraviglioso vedere come tanti piccoli dettagli siano stati resi in modo efficace per raccontare uno dei successi più importanti dei Romani nella loro politica espansionistica, e – anche qui – la moderna tecnologia ci consente di imparare tante nuove cose e soddisfare le nostre curiosità su un’opera che vediamo spesso ma che non ci siamo mai soffermati ad osservare da vicino. La nostra visita finisce dopo un’ora, e non possiamo non fare i complimenti alla guida che ci ha accompagnato sottoterra per più di 6 metri sotto l’attuale piano stradale. Il museo di Palazzo Valentini è stato inaugurato relativamente da poco tempo e non è ancora molto conosciuto: certamente merita tanta pubblicità, perché ciò che abbiamo visto ci ha davvero colpito.

Usciamo piacevolmente impressionati e contenti di aver fatto questa esperienza incredibile, e ci mettiamo in marcia in direzione Via Dei Giubbonari, visto che abbiamo prenotato il pranzo da Roscioli per le 12.30. Ho prenotato diversi mesi fa, e ho scelto due posti a sedere nella cantina del locale. Pensando che vicino al bancone possa esserci confusione, ho optato per questa scelta piena di curiosità. Quella di Roscioli è per molti la miglior carbonara di Roma, quindi è assolutamente d’obbligo assaggiarla! Il chilometro a piedi dalla Colonna Traiana è piuttosto piacevole, facciamo tappa in una bancarella di libri a poche centinaia di metri dal ristorante e poi alla libreria Tara, in Piazza del Teatro di Pompeo. Ci sono tantissimi libri, il profumo di carta d’epoca è inebriante, ma l’accoglienza della libraria è alquanto gelida. Curiosiamo un po’ nel piccolo ambiente del negozio, ma non ci viene voglia di comprare nulla. Sono quasi le 12.30, ma davanti a Roscioli c’è già la fila per il controllo delle prenotazioni. Diversi avventori non vengono accettati, senza prenotazione non c’è verso di pranzare qui. Dopo un’accoglienza amichevole e informale, veniamo accompagnati giù nella cantina, che si rivela un ambiente raccolto e piacevole. Quando arriviamo, c’è solo un’altra coppia già seduta, ma presto anche qui si riempirà di gente che hanno avuto la nostra stessa idea. In ogni caso, non c’è confusione e siamo comodi nel nostro tavolino minuscolo ma più che accettabile per un pranzo che vuol badare più alla sostanza che all’immagine.

carbonara

Scegliamo due antipasti e due primi piatti: Davide ordina un hamburger di bufala, a base di mozzarella di bufala DOP su pane tostato, con prosciutto cotto di Praga tagliato al coltello e scottato alla piastra, pomodorini semisecchi, pepe nero e riduzione di aceto balsamico. Io non so resistere alle alici fresche dell’Adriatico, servite con la salsa tartara della casa. Poi ovviamente due porzioni di carbonara, assolutamente irrinunciabile – così come il cestino di pane misto di Roscioli, che non manchiamo di richiedere. Non essendo grandi intenditori di vini, ordiniamo solo una bottiglia d’acqua frizzante. Prima dell’arrivo dei nostri piatti, il cameriere ci porta una piccola entrée offerta dalla casa: mozzarella fresca servita con la giardiniera della casa. La mozzarella è piacevolmente fresca e gustosa, e la giardiniera è croccante e sapida al punto giusto. Il cestino di pane misto si rivela una bellissima sorpresa, perchè ci dà la possibilità di assaggiare delle bontà assolute e non scontate provenienti direttamente dallo storico forno della famiglia Roscioli. Dalla classica focaccia (davvero ottima) al pane con le olive, ma c’è anche quello con l’uvetta e altro che non distinguiamo bene ma che non manchiamo di gustare. I due antipasti arrivano in un tempo più che accettabile, e sono entrambi ottimi e abbondanti. L’hamburger di bufala è strepitoso, un piatto insolito ma davvero ben pensato e cucinato. Le alici sembrano avvolte in una nuvola leggerissima di fritto molto gustoso, e la tartara si rivela l’accompagnamento perfetto per il piatto. Quando arrivano i nostri primi, il profumo è inebriante. Siamo davvero di fronte alla miglior carbonara di Roma? Sì, devo ammetterlo. Ci gustiamo questi “spaghettoni con guanciale artigianale, tris di pepe selezione Roscioli, uova di Paolo Parisi e Pecorino Romano DOP” in religioso silenzio, intervallato da mugugni di puro piacere gastronomico. Il guanciale è tagliato in pezzi piuttosto grandi, ma la croccantezza è certamente ciò che ci colpisce di più, insieme al perfetto bilanciamento di tutti gli ingredienti, che fanno sì che il piatto non sia troppo salato né pesante. Siamo sazi, e molto soddisfatti. Davide ordina un caffè, io sono a posto. Insieme al caffè, ci portano delle ciambelline all’anice con della salsa al cioccolato. Alla fine, il conto è di 78.50 euro, che ci sembra comunque giusto tenendo conto della qualità di ciò che abbiamo mangiato, dell’ambiente e del servizio, molto cortese ma allo stesso tempo amichevole e non troppo formale. Sia gli antipasti che i primi che abbiamo scelto costavano 17 euro ciascuno, il cestino di pane 4 euro (ma non lo abbiamo finito! Ci hanno dato un sacchetto per portare via con noi il pane avanzato, sarebbe stato uno spreco lasciarlo lì). Il confronto con la Trattoria Sora Lella è immediato, e siamo costretti ad ammettere di esserci trovati meglio qui da Roscioli, anche e soprattutto per il servizio, che non ci ha mai fatto sentire in soggezione. La carbonara ha comunque superato le nostre aspettative.

Per tornare in camera, decidiamo di chiamare un taxi con l’app ItTaxi, così arriviamo in via Milano in poco più di un quarto d’ora. Mentre Davide decide di fare un riposino, io faccio un salto in Via degli Zingari, a circa 500 metri a piedi da qui, a trovare la mia amica libraia Michelle. Quando arrivo, la libreria Libri Necessari è chiusa. Mi sto già disperando, ma Michelle è all’interno del locale e mi apre, consentendomi di rimanere nella libreria mentre lei è impegnata in una call di lavoro. Oltre a gestire la sua libreria, Michelle si occupa di rifugiati, la passione che mette in quello che fa è più che lodevole. Dopo aver passato al setaccio buona parte dei libri stipati negli scaffali di questa minuscola ma ben fornita libreria dell’usato, scovo un titolo di J.K. Rowling che mi manca, e lo prendo senza indugi. Saluto Michelle dopo una breve chiacchierata, e la ringrazio per avermi permesso di rimanere in libreria anche se il locale era chiuso. Torno in camera da Davide e faccio anch’io un riposino prima di uscire per il concerto. Per la nostra “cena/spuntino” pre-Gilmour, andiamo al vicino Ce Stamo A Pensà dove, con 13.50 euro, ci gustiamo tre piccole pizzette fritte a base di acciughe e mozzarella e ci prendiamo una bottiglietta d’acqua. Da qui al Circo Massimo la passeggiata di circa 1.5 km è più che piacevole, passando da Viale dei Fori Imperiali, poi davanti al Colosseo, e poi procedendo su Via di San Gregorio dritti fino a destinazione in mezzo a degli altissimi e bellissimi pini (ah, i pini di Roma…). C’è già tanta gente che come noi ha deciso di entrare con un bell’anticipo rispetto all’orario d’inizio del concerto, comunque la segnaletica è chiara e non facciamo neanche troppa fila prima di raggiungere i nostri due posti in platea numerata. Il palco non è lontanissimo, dovrebbe essere una bella serata, meteo permettendo. Iniziamo a pregare che quei nuvoloni neri abbiano pietà delle 15.000 persone raccolte in questo luogo meraviglioso per ascoltare della buona musica, e aspettiamo con calma l’inizio del concerto e la comparsa di David Gilmour. Considerato uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 14º posto nella lista dei migliori chitarristi di sempre. Davide è in trepidante attesa ed è piuttosto emozionato. Ha già visto Gilmour in concerto dal vivo almeno altre due volte, ma stavolta siamo insieme, e siamo al Circo Massimo. Le aspettative sono alle stelle, ma non vengono disattese. Anzi. Quelle che ci regala Gilmour sono due ore abbondanti di musica pazzesca, in cui le sue proverbiali capacità di chitarrista risultano evidentemente ineguagliabili. Da 5 A.M. a Breathe, da Fat Old Sun a Wish You Were Here, le canzoni sono splendidamente leggendarie e lo spettacolo è più che all’altezza di cotanta fama. Io mi inebrio ascoltando soprattutto High Hopes e la meravigliosa Comfortably Numb, proposta al momento del bis alla fine dello spettacolo, ma ho trovato molto emozionante anche Between Two Points, cantata dalla figlia di Gilmour, Romany, accompagnata da un’arpa portatile e dalla chitarra elettrica del padre.

Al termine del concerto, usciamo poco per volta dall’arena del Circo Massimo, e non possiamo non scattare qualche foto alle Domus sul Palatino illuminate e poi al Colosseo, che sembra d’oro e risplende di un fascino secolare meravigliosamente eterno. Giove Pluvio ha avuto pietà di noi, mandandoci praticamente solo due gocce di pioggia durante il concerto, poi una pioggerellina appena più consistente quando siamo già quasi in via Milano, di fronte alla nostra sistemazione per la notte. È difficile prendere sonno immediatamente, siamo stanchi ma ancora molto galvanizzati dallo spettacolo meraviglioso a cui abbiamo assistito. Guardiamo sui nostri smartphone le foto e i video del concerto, poi spegniamo la luce felici di ciò che abbiamo vissuto insieme.

Giovedì 3 ottobre – giorno 3 – Torre Argentina e giro tra le librerie di Roma

torre argentina

Il programma per la giornata di oggi è volutamente leggero, ma ci svegliamo comunque presto e decidiamo di lasciare la camera appena dopo le 8. Le previsioni prevedono pioggia, quindi metto gli ombrelli in borsa e andiamo a fare colazione al nostro solito Gran Caffè del Brasile di Via dei Serpenti, dove ci coccoliamo con maritozzo alla panna, ciambella fritta, cannolo al pistacchio e cappuccino. Il tutto con servizio al tavolo e per 8.30 euro in totale.

Nei 1400 metri che ci separano dalla tappa principale della giornata, ripassiamo davanti ai Mercati Traianei e alla Colonna Traiana, e dopo poco arriviamo in prossimità dell’Area Archeologica di Largo di Torre Argentina. Ho prenotato i biglietti per l’ingresso (6 euro a testa) alle 10.30, ma all’apertura alle 9.30 il personale ci permette di accedere senza dover attendere l’orario che avevamo riservato per la nostra visita. Avevamo già visto l’area dal livello della strada, ma ho pensato che sarebbe stato interessante visitare il tutto approfittando del nuovo allestimento. Nel 1926 i lavori di demolizione del vecchio quartiere compreso tra via del Teatro Argentina, via Florida, via S. Nicola de’ Cesarini e corso Vittorio Emanuele per la costruzione di nuovi edifici riportarono alla luce uno dei più importanti complessi archeologici della città. Inaugurata il 21 aprile del 1929, l’Area Sacra di Largo Argentina ha mantenuto da allora il proprio aspetto di piazza lastricata su cui sorgono quattro templi, convenzionalmente indicati con le prime lettere dell’alfabeto in assenza di una identificazione certa. Il 20 giugno 2023, a conclusione dei lavori resi possibili grazie a un atto di mecenatismo della Maison Bulgari, l’Area Sacra venne finalmente riaperta al pubblico, con un nuovo percorso su passerella che permette di apprezzare a distanza ravvicinata e in modo sistematico le strutture. Ed è proprio grazie a tutto ciò se oggi possiamo passeggiare, sotto una pioggerella che per il momento non ci infastidisce più di tanto, in mezzo ai resti di ciò che un tempo doveva essere un vero splendore. I pannelli sparsi lungo tutto il percorso di visita sono chiari e ben dettagliati, e ci raccontano ciò che stiamo quasi toccando. Intorno a noi, qualche gatto non troppo in salute (uno è zoppo, l’altro non ha la coda, e uno è probabilmente cieco) vaga pigramente in mezzo ai resti dei templi. Chissà se si rendono conto della fortuna che hanno a poter vivere in un luogo tanto importante e così affascinante! Qui fu addirittura ucciso Giulio Cesare, durante le fatali Idi di Marzo.

Al termine della nostra visita, ci accorgiamo che le aree espositive interne sono state aperte – possiamo vedere una selezione dei numerosi reperti rinvenuti durante le demolizioni e gli scavi di epoca fascista, alcuni particolarmente interessanti – ci sono anche dei resti di grandissime statue dedicate alla Vittoria e alla dea Minerva.

Usciamo soddisfatti della bella visita, sta iniziando a piovere in modo più consistente. È comunque presto, e decidiamo di rifugiarci nell’adiacente libreria Feltrinelli. Mentre scrutiamo in mezzo agli scaffali, ricevo un’e-mail in cui il ristorante prenotato per il pranzo di domani, che avevo previsto in zona Prati, mi avvisa di non poterci ospitare per un problema tecnico improvviso. Prenoto subito via internet un tavolo per due alla nostra cara Vecchia Roma di Via Leonina, sicuramente Patrizio potrà ospitarci nuovamente per una bella degustazione di buoni piatti della cucina romanesca verace.

La libreria Feltrinelli, con i suoi ampi spazi e una scelta quasi infinita su tutti gli argomenti dell’universo, ci accoglie per una piacevole pausa in mezzo ai libri. Al secondo piano, vengo letteralmente stregata dalla sezione dedicata alla storia antica: mai visti tanti libri sull’argomento! Mi annoto diversi titoli di cui non conoscevo l’esistenza e mi accomodo con Davide ad un tavolo per riposare un po’ i piedi stanchi. Visto che continua a piovere, decidiamo di prendere un taxi e farci portare direttamente da Rosy e Tiziana all’Hosteria La Carbonara di Via Panisperna, dove le nostre amiche ci accolgono mentre il ristorante è ancora chiuso. Possiamo rifugiarci sotto la struttura esterna del locale, in mezzo ad altri avventori che come noi attendono l’orario di apertura. Appena mi vede, Rosy mi chiede del pranzo da Roscioli, che lei stessa mi aveva raccomandato (La Carbonara compra il pane al Forno Roscioli) e io le racconto tutto con sincerità ed obbiettività. Rosy è molto leale con i concorrenti, e in ogni caso anche la sua cucina non è da meno… Tiziana, invece, ci chiede del concerto di David Gilmour, e le mostro le foto che ho scattato al Circo Massimo. Il nostro entusiasmo traspare dal nostro racconto, e anche lei – da grande appassionata di musica, ci racconta di alcune sue esperienze vissute ai concerti di alcuni grandi artisti transitati per Roma. Alle 12.30, veniamo accompagnati al nostro tavolino. Ordiniamo una porzione di fiori di zucca ripieni da dividerci, Davide si lancia con i saltimbocca alla romana, e io mi rifugio in una confortante – e squisita – gricia. I rigatoni sono cotti alla perfezione, il pecorino non è troppo abbondante e il guanciale è gustosissimo. Anche la carne scelta da Davide lo soddisfa, mentre per i fiori di zucca ripieni ormai non abbiamo più parole da tanto sono buoni. Con due birre medie, una bottiglia d’acqua e un caffè, il conto è di 56 euro, ma Tiziana non ci lascia andare via senza averci portato i suoi biscottini e ovviamente un po’ di chiacchiere prima di salutarci per l’ultima volta, con la promessa di far ritorno a Roma alla prima occasione. Sono un po’ triste, verrei qui tutti i giorni… ma è giusto fare altre esperienze culinarie per la prossima cena e il prossimo pranzo che Roma ancora ci deve per questo nostro soggiorno d’ottobre.

Da qui al Five Oscars Inn ci sono solo 290 metri, ci facciamo un bel riposino e poi facciamo due passi fino al Libraccio di Via Nazionale. Fuori piove fortissimo, e ne approfittiamo per frugare un po’ tra gli scaffali. Scelgo un romanzo ambientato durante l’epoca di Giulio Cesare, poi usciamo sotto un acquazzone tremendo per chiamare il taxi che ci porterà – dopo aver attraversato un traffico bestiale, in via Catone, alla Trattoria Vaticano Giggi. Per stasera, avevo progettato un dopocena romantico in Vaticano per vedere San Pietro e Castel Sant’Angelo illuminati nella notte, ma il tempo è davvero poco clemente. Ho deciso di non annullare comunque la cena da Giggi, avevamo mangiato qui durante il nostro primo soggiorno qualche anno fa e ci eravamo trovati molto bene. Non mi sembrava un bel gesto cancellare la prenotazione solo poche ore prima, quindi ho mantenuto l’impegno nonostante ci sia costato venti euro di taxi. Se non altro, siamo arrivati asciutti e la cena è stata davvero ottima, con delle proposte veraci da vera osteria romana. Abbiamo ordinato due bei piatti di spaghetti alla carbonara (ottima, magari non come quella di Roscioli, ma comunque aveva il suo perchè), abbacchio alla cacciatora in bianco e polpette in bianco con i funghi (piatto già sperimentato con successo proprio qui). Con mezzo litro di vino rosso della casa, una bottiglia d’acqua e un caffè, il conto è di 53 euro. Usciamo soddisfatti, chiamiamo il taxi e rientriamo in camera. Per un errore della app, mi vengono addebitati 30 euro, ma per fortuna il servizio clienti mi rimborsa con un buono da utilizzare entro metà novembre. Non lo lasceremo sicuramente scadere!

Venerdì 4 ottobre – Basilica di San Clemente

Ieri pomeriggio, d’accordo con Davide, ho pensato ad un programma alternativo per la giornata di oggi, visto che la nostra visita ai Fori è stata anticipata al giorno del nostro arrivo per questioni meteo e il ristorante che avevo prenotato in anticipo da casa ci ha dato buca. Ci svegliamo un po’ tristi perchè questa sarà la nostra ultima giornata di vacanza qui a Roma, però abbiamo ancora qualche ora disponibile per fare nuove scoperte. Prepariamo i bagagli e li lasciamo in deposito alla reception. Poi, torniamo in Via dei Serpenti a far colazione al Gran Caffè del Brasile: spendiamo poco più di 10 euro per un cappuccino, un cornetto alla crema, una bomba fritta al pistacchio (Davide è molto coraggioso, ma anche molto goloso, quando siamo in vacanza!), un croissant alla Nutella e una crostatina ricotta e cioccolato.

roma, santa maria maggiore

La prima tappa di oggi è la Basilica di San Clemente. Nel 2022, avevamo visitato solo la Basilica superiore e non gli scavi archeologici al di sotto della stessa. Qualche tempo fa, però, il mio adorato Alberto Angela aveva parlato di questo sito durante la sua trasmissione Noos, e quelle immagini mi avevano particolarmente colpito. Ne avevo preso mentalmente nota, ma non ci ho pensato fino a ieri mattina. Durante il nostro pranzo da Rosy e Tiziana, ho proposto a Davide alcune soluzioni per la nostra ultima mattinata, e lui ha scelto la Basilica di San Clemente. In pochi clic, ho prenotato il nostro ingresso per le 11, in modo da essere sicuri di poter accedere ed evitare spiacevoli code, vista la ressa che sembra invadere l’intera Capitale. Da Via Milano, c’è poco più di un chilometro di strada. Dopo aver percorso Via dei Serpenti in direzione Colosseo e aver scattato qualche foto in uno dei punti panoramici più classici della città, oltrepassiamo l’Anfiteatro dirigendoci verso Via di San Giovanni in Laterano, che percorriamo fino a destinazione. Siamo in anticipo rispetto alla prenotazione, ma i nostri biglietti vengono comunque scansionati e possiamo accedere – dopo una brevissima visita per vedere un’anticipazione del bellissimo mosaico della basilica superiore, alla parte inferiore del sito. Se la prima rampa di scale ci conduce alla prima basilica, risalente al V secolo, che contiene ciò che resta di alcuni stupefacenti affreschi alto-medievali, le reliquie di San Cirillo (inventore della scrittura cirillica) e un bellissimo sarcofago recante un bassorilievo che racconta il mito di Fedra e Ippolito, la vera sorpresa è il secondo livello inferiore, dove si trovano costruzioni romane di età imperiale e un Mitreo di cui si conserva un’ara marmorea decisamente affascinante e misteriosa. Qui passa ancora l’acqua che poi finirà nella Cloaca Maxima, lo scroscio impetuoso accompagna tutta la nostra visita a molti metri rispetto al livello della strada attuale. Le esclamazioni di sorpresa e di meraviglia si susseguono una dopo l’altra, quaggiù ci sentiamo un po’ Indiana Jones e un po’ Alberto Angela, e siamo felicissimi di questa nostra “scoperta” dal sapore insolito, misterioso e inaspettato. Vedere i luoghi in tv è certamente interessante, ma respirarci e camminarci dentro è davvero molto emozionante.

Risaliamo e scattiamo ancora qualche foto al meraviglioso mosaico della Basilica Superiore. Dopo una rapida puntata al bagno messo a disposizione dei turisti, siamo pronti a metterci in marcia verso Via Leonina e la cara Vecchia Roma, dove Patrizio e suo zio ci aspettano per un ultimo pranzo che si rivelerà davvero degno di nota. Con 50 euro, ci gustiamo delle belle bruschette al pomodoro con aglio e olio, rigatoni alla gricia, spaghetti con alici fresche con pan grattato in salsa aglio/olio/peperoncino, abbacchio alla griglia e due belle birre medie. Salutiamo la ciurma sotto il loro stendardo che recita “Che Dio ve furmini!” e usciamo soddisfattissimi. Questo locale non ci ha mai delusi, anzi, l’atmosfera rustica e tipicamente romanesca che Patrizio e lo zio creano ogni volta ci fa sentire a casa. I piatti sono sinceri come loro, e il conto è sempre onesto se rapportato alla qualità di ciò che abbiamo mangiato.

Per il pomeriggio, abbiamo pensato di salire sul vicino Quirinale, e magari di visitare i Giardini. Scattiamo qualche foto davanti al Palazzo, dove incontro una conoscenza di Parma (il mondo è davvero molto piccolo!), poi ci spostiamo verso il lato lungo del palazzo in cerca dei giardini. Una guardia, però, ci informa che la visita è possibile solo su prenotazione anticipata di diversi mesi, quindi ripieghiamo sugli altri giardini, un po’ meno grandiosi, dall’altro lato della strada. Ci riposiamo un po’ sotto sporadici e veloci scrosci di pioggia, e intanto – con la mia piccola guida di San Clemente acquistata stamattina, leggo a Davide la leggenda del dio Mitra e la storia del sito che abbiamo visitato.

Scendiamo giù dal colle, poi ricomincia a piovere e ci fermiamo in un bar di Via Nazionale, che ci “spenna” facendoci pagare 9 euro per una bottiglietta d’acqua, un caffè (nemmeno tanto buono) e un pasticcino al pistacchio. Torniamo verso il Rione Monti, e ci rifugiamo su una panchina in Piazza della Madonna de’ Monti. Prima di partire, avremmo tanta voglia di una bella focaccia con la mortadella. Dopo aver esplorato i dintorni, siamo giunti alla conclusione che il posticino che fa per noi è Mizio’s Street Food, in Via degli Zingari, a pochi passi dalla libreria di Michelle (in effetti, mercoledì avevo visto passando questo piccolissimo locale). Vado a far un salto da Mizio a vedere cosa propone, prendo mentalmente nota delle focacce e degli ingredienti, e torno alla panchina dove racconto tutto a Davide. Verso le 18, Davide parte per andare a prendere le focacce, mentre io rimango per tenere la panchina occupata per noi e per il nostro spuntino pre-rientro. A fronte di una spesa di circa 20 euro, Davide torna con una bottiglietta d’acqua e due enormi quadrati di focaccia: quella per me è ripiena di mortadella, formaggio Asiago e rucola. Per sè, Davide ha scelto quella con mortadella, stracciatella e granella di pistacchio. Entrambe favolose!

Siamo sazi e soddisfatti, ma ufficialmente tristi: l’ultima passeggiata della vacanza è quella che da Via Baccina ci conduce a vedere per l’ultima volta le colonne del Foro di Augusto. Il rientro a prendere i bagagli al Five Oscars Inn è dei più mesti di sempre. Ritiriamo le nostre cose e chiamo il taxi che ci porterà alla Stazione Termini. Grazie al buono ottenuto come rimborso dalla app, spendiamo 4 euro e scendiamo proprio di fronte all’entrata della stazione.

Il nostro treno parte puntuale e arriviamo a Parma con pochissimi minuti di ritardo, dopo 4 giorni pressoché perfetti in una Roma che amiamo ogni volta di più.

È proprio il caso di dirlo, e magari anche di canticchiarlo: “Arrivederci, Roma”.

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