Neanche l’intelligenza artificiale poteva prevedere tanto, ma questo viaggio in Namibia si è rivelato un’autentica sorpresa in tutti i sensi

In questo racconto troverete tutte — ma proprio tutte — le disavventure che potrebbero capitarvi in un viaggio in Namibia. E non dite che non vi avevo avvisato. Prima di partire ero talmente preoccupata di finire in situazioni da cui non avrei saputo come uscire, che ho persino chiesto aiuto a ChatGPT. Ebbene, neanche lui era riuscito a immaginare tutto quello che ci sarebbe successo!
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Namibia
Giorno 1 – Arrivo in Namibia
Atterriamo all’unico aeroporto internazionale della Namibia, a Windhoek, situato a circa 45 minuti dal centro della capitale. Il nostro volo parte da Bologna, con scalo a Francoforte e Johannesburg. Dal 1° Aprile 2025 è obbligatorio ottenere un visto d’ingresso, che può essere richiesto online tramite il sito ufficiale e-visa. Noi lo avevamo fatto con largo anticipo, eppure, una volta atterrati, ci fanno comunque compilare i moduli a mano. Risultato: un’ora e mezza persa ai controlli.
Con un occhio all’orologio e la fretta addosso, ci dirigiamo al ritiro bagagli… ed eccola lì, la prima sorpresa: la nostra valigia è rimasta a Johannesburg. Arriverà solo con il volo successivo, previsto per le 18. Avremmo potuto farcela spedire, ma la consegna gratuita è valida solo entro 100 km — e noi dovevamo andare ben oltre. Avevo letto che lo smarrimento bagagli è comune con lo scalo a Johannesburg, quindi cerco di rimanere calma. Ci dirigiamo al punto di ritiro dell’auto, dove ci aspetta un incaricato della compagnia Warthog 4×4 (che non consiglierei, per motivi che spiegherò più avanti).
Abbiamo noleggiato un Suzuki Jimny 4×4 equipaggiato con due ruote di scorta, tanica di benzina, compressore per le gomme e tutto il necessario. Dopo una veloce spiegazione tecnica, torniamo in aeroporto per recuperare la valigia.
- Primo consiglio importante: non acquistate una eSIM online! Compratela direttamente in aeroporto. La nostra non prendeva praticamente da nessuna parte, rendendo anche solo tornare in aeroporto un’impresa.
- Prima gioia della giornata: la valigia è finalmente arrivata!
Facciamo la SIM, prenotiamo all’ultimo minuto un alloggio a 20 km dall’aeroporto su Booking e ci arrendiamo all’idea di non riuscire a raggiungere Mariental prima del buio. In Namibia, guidare di notte non è illegale ma è altamente sconsigliato — e alcune assicurazioni non coprono eventuali incidenti in orario notturno.
Giorno 2 – Sossusvlei
Non posso dirvi com’è il deserto del Kalahari, perché purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a questa prima tappa. Partiamo quindi in direzione Sossusvlei.
Già poco dopo l’uscita dalla capitale vediamo le prime giraffe, due facoceri e i famosi nidi giganti degli uccelli tessitori. La strada però diventa sempre più monotona e dissestata, fino a che, all’improvviso, si apre una valle incredibile: siamo al Spreetshoogte Pass. Ci fermiamo per fare qualche foto, che comunque non rendono giustizia alla bellezza del posto.
Scendiamo verso Solitaire: facciamo benzina, compriamo acqua e mangiamo la famosa torta di mele . Ripartiamo in direzione del Sesriem Canyon. Per entrare bisogna fare i biglietti al gate (700 NAD per 2 persone per 2 giorni). Conviene fare anche il biglietto per il giorno dopo, così si risparmia tempo.
Il canyon si trova poco dopo l’ingresso: potete scendere e fare una passeggiata di circa un’ora e mezza, oppure ammirarlo dai punti panoramici.
La sera dormiamo al Desert Camp e ceniamo al ristorante del Sossusvlei Lodge, a 10 minuti di auto.
A cena proviamo carne di orice, springbok e kudu. Mentre torniamo al lodge vediamo il nostro primo cielo namibiano che ci lascia senza parole: la Via Lattea così luminosa, le stelle tutt’intorno e non solo sopra… Un cielo che non dimenticherò mai.
Giorno 3 – Dune di Sossusvlei
Partenza alle 6:30 per entrare nel parco appena apre (all’ora dell’alba) per salire sulla big daddy prima che faccia troppo caldo. Dopo il gate si percorrono circa 60 km su asfalto, gli ultimi 4km sono sulla sabbia e bisogna quindi sgonfiare le gomme per poter procedere. se non siete equipaggiati potete salire sulle altre dune che si trovano sulla strada come la famosa duna 45.
La salita sulla la big daddy è faticosa, ma la vista dall’alto ripaga ogni sforzo. In meno di 5 minuti scendiamo giù fino a Deadvlei dove il contrasto tra le dune rosse, il suolo bianco e gli alberi secchi crea un paesaggio quasi incredibile.
Per fortuna il Sesriem Canyon lo abbiamo già visitato la sera precedente, perché dopo aver visto Deadvlei, il caldo diventa insopportabile.
Ci mettiamo in macchina per raggiungere il Namib Camping2Go. La sera abbiamo in programma un giro al tramonto tra le due dune fossilizzate. La nostra guida Tony ci spiega tante cose sulla Namibia, sulle piante del deserto e sul modo in cui le dune si sono fossilizzate.
Giorno 4 – Verso Swakopmund
Il giorno seguente è dedicato al trasferimento verso Swakopmund. Ripassiamo da Solitaire, ci fermiamo per scattare una foto al cartello del Tropico del Capricorno e ammiriamo il Kuiseb Pass.
Per la notte ho prenotato un alloggio nella Moon Landscape, a 20 minuti in macchina da Swakopmund. È il posto ideale per chi vuole godersi il silenzio e un po’ di tranquillità, lontano dal caos cittadino.
Giorno 5 – Sandwich Harbour
Partiamo presto, perché alle 8:30 una guida ci viene a prendere a Swakopmund per andare a Sandwich Harbour. Le strade del centro sono sorvegliate da addetti riconoscibili con giubbotti blu e stemmi identificativi. Non abbiamo capito se siano da pagare, ma una mancia mi sembra comunque doverosa.
La nostra uscita viene posticipata di tre ore a causa della fitta nebbia, quindi decidiamo di esplorare la città. Tre ore sono più che sufficienti e abbiamo anche il tempo di fermarci a parlare con un ragazzo che sorveglia un quartiere: è incredibile quanto il popolo namibiano sia accogliente con i turisti.
Ci ha fatto domande sulla nostra nazione e ci ha raccontato un po’ della Namibia. Vi consiglio di prendervi del tempo per parlare con chi vi ferma per vedere questo territorio anche con occhi diversi.
Finalmente partiamo per l’escursione. La prima tappa è a Walvis Bay, dove se siete fortunati potrete vedere i fenicotteri. Si prosegue verso sud e, dopo aver passato le saline dai riflessi rosa, si arriva nel punto in cui il deserto del Namib incontra il mare. A un certo punto la strada sparisce e si guida direttamente sulle dune.
La baia di Sandwich Harbour è il punto di arrivo dell’escursione ed è senza dubbio il mio posto preferito di tutto il viaggio. Vale assolutamente la pena fare un’escursione di un intero giorno sulle dune per avere il tempo di apprezzare questo luogo incredibile. Vi sentirete infinitamente piccoli, circondati dall’immensità dell’oceano, del deserto e del cielo sopra di voi.
Sandwich Harbour è talmente bello che fa venire le lacrime agli occhi. Sedetevi su una duna e prendetevi il tempo di guardare come il vento rimodella il paesaggio, ascoltate il rumore del silenzio e correte giù dalle dune in mezzo al nulla.
Ho prenotato il tour con Get Your Guide, dove si può scegliere tra vari itinerari, come l’escursione di un giorno intero a Sandwich Harbour oppure quella che comprende l’uscita in mare di mezza giornata per vedere le balene, il kayak per vedere le foche e l’escursione sulle dune.
Per la cena siamo andati a mangiare da Fischerman, un locale spartano ma dove abbiamo mangiato pesce freschissimo a un prezzo davvero conveniente. Attenzione però a non andare troppo tardi, perché il locale chiude presto, intorno alle 21.
Giorno 6: Skeleton Coast, Cape Cross e Spitzkoppe
Da Swakopmund prendiamo la strada C24 verso Cape Cross. Tutto quel tratto di costa prende il nome di Skeleton Coast, ma solo la parte a nord dell’Ugab Gate è all’interno del Skeleton Coast National Park. Noi non siamo arrivati fino a qui per motivi di tempo, ma abbiamo percorso la C24 fino al Miglio 108. La strada non costeggia la costa, ma ogni tanto si trovano delle stradine che portano al mare, dove si vedono soprattutto pescatori.
Entriamo anche nel paesino di Wlotzkasbaken, un piccolo villaggio di case colorate molto distanti tra loro. Proprio qui la nostra macchina ci ha lasciato a piedi per la prima volta. Per fortuna sulla spiaggia abbiamo incontrato quattro ragazzi che ci hanno aiutato a far ripartire la batteria.
Proseguendo verso Cape Cross, sulla strada vediamo il primo relitto circa 16 km prima di arrivare a Henties Bay. La strada che porta a Cape Cross è immersa nel nulla, e ogni tanto ci sono piccole bancarelle senza venditore dove si possono comprare delle pietre.
Per entrare a vedere la colonia di otarie a Cape Cross bisogna pagare il biglietto (350 NAD per una macchina e due persone). E sì, quello che dicono sulla puzza è tutto vero, tanto che il giorno dopo avevo ancora l’odore tra i capelli.
Un’altra informazione importante che mi sento di darvi è: a Henties Bay fate benzina! Ma soprattutto, controllate personalmente che la tanica di benzina aggiuntiva che vi dà il noleggio sia piena. Immaginate la nostra preoccupazione quando, sulla via del ritorno, a 50 km da Henties Bay, prendiamo la tanica di benzina perché la nostra macchina era già in riserva da un po’… e ci accorgiamo che la tanica è vuota. Abbiamo percorso gli ultimi km in totale silenzio, senza parole.
Giorno 7: Spitzkoppe
Arriviamo finalmente allo Spitzkoppe. Se dormite nel parco non dovete pagare l’ingresso. Le strutture non sono prenotabili tramite Booking ma vanno prenotate direttamente sul loro sito. Noi abbiamo scelto lo Spitzkoppe Cabin camp che dispone di piccole casette con tavolino e griglia all’esterno mentre cucina e bagno sono in condivisione ma li abbiamo trovati molto puliti.
Portate con voi un po’ d’acqua in più e qualcosa da mangiare, perché incontrerete bambini che vi chiederanno cibo e acqua. Lo Spitzkoppe è un parco naturale, ma è anche il nome di un piccolo villaggio di baracche di carta e lamiera che si trova prima del cancello del parco. Quando entrate nel parco vi danno una mappa con indicate le varie attrazioni. Potete girare in autonomia salendo sulle formazioni rocciose. Se volete visitare le pitture rupestri, ci sono due modalità:
- Escursione guidata a pagamento (60 NAD a persona) per vedere il Snake Bushman Paradise. L’escursione è molto interessante perché il ragazzo del luogo vi porterà in una parte del parco altrimenti inaccessibile. Potrete salire su un punto panoramico, entrare in una grotta dove c’è la pittura del serpente e, se siete fortunati, vedere anche qualche animale (noi abbiamo visto un’anaconda e delle zebre!).
- Bushman Paradise e Small Bushman Paradise si visitano gratuitamente con la guida che si trova alla small bushman paradise, ma dovrete aspettare che sia disponibile (se non la trovate aspettate un po’, potrebbe essere fuori con altri turisti). Secondo me vale la pena fare entrambi!
Al pomeriggio ci mettiamo in macchina per raggiungere il nostro alloggio fuori dall’Anderson gate nel parco Etosha. sulla strada carichiamo anche uno stradino nel baule diretto a nord per cercare lavoro. Ogni tanto in Namibia si incontrano persone che camminano nel nulla, diretti e provenienti da non si sa dove e tutte le volte la domanda è sempre quella “ma come ci è finito qui?”.
Giorno 8 – 9: Parco Etosha
Abbiamo soggiornato all’Halali Camp e al Namutoni, ma con il senno di poi, mi sento di consigliare di dormire all’Okaukuejo perché qui ci sono molte più possibilità di avvistamenti. Queste strutture statali si prenotano direttamente dal sito dell’NWR. Se desiderate fare delle escursioni, ricordate di prenotarle direttamente sul posto. Non arrivate troppo tardi, perché i posti si esauriscono rapidamente. Tutti questi campi hanno una pozza illuminata, ma noi non siamo stati particolarmente fortunati con gli avvistamenti.
Il secondo giorno nel parco, mentre percorrevamo la strada tra l’Halali e il Namutoni, la nostra macchina ha deciso di lasciarci a piedi. O meglio, stava già dando segni di cedimento da qualche ora, ma a un certo punto non riusciva più ad andare oltre i 20 km/h. Era quasi il tramonto e mancavano circa 30 km all’alloggio. Con la voce tremante per la preoccupazione, fermiamo un ranger per chiedere un passaggio.
In quei 30 km, ho visto uno dei panorami più belli del parco: mandrie di animali che si abbeverano su un lago formatosi sul pan a causa delle recenti piogge, mentre il tramonto si rifletteva sull’acqua. Purtroppo, eravamo troppo preoccupati per pensare di scattare una foto, ma quella scena è stata indimenticabile. La sera ci aspettava il tour notturno al Namutoni (700 NAD a testa). Anche se non abbiamo visto tutti i Big 4, il giro merita davvero per vivere la savana anche al buio.
Se vi si rompe la macchina nell’Etosha, vi consiglio di parlare esclusivamente con chi vi ha noleggiato il veicolo. Potreste trovare qualcuno che vuole essere pagato per fare cose non richieste, quindi, se avete l’assicurazione completa, rispondete sempre che il noleggio se ne occuperà direttamente. E, sperando che rispondano e siano reperibili, non come è successo a noi…
Giorni 10-12: Windhoek
Il giorno seguente, ci viene a prendere un driver per portarci in aeroporto, ma per fortuna il volo viene cancellato, perché non avremmo mai fatto in tempo ad arrivare. Il volo viene riprogrammato per il giorno successivo, ma anche questo viene cancellato. Così, ci ritroviamo con altri due giorni da trascorrere a Windhoek.
Il primo giorno nella capitale è un giorno festivo, quindi ci sono pochi lavoratori e molta gente poco raccomandabile in giro. Dopo essere stati pedinati per circa 200 metri da un ragazzo che voleva cibo, ci imbattiamo in un bambino che ci chiede di fare la spesa. Questa volta non riusciamo a dire di no e entriamo con lui nel supermercato. Ci sentiamo a disagio e poco sicuri, quindi nel pomeriggio prenotiamo un giro con una guida. Civitatis propone un tour di Windhoek guidato, che dura 4 ore, per poco meno di 30 euro.
In realtà, devo ringraziare Lufthansa per aver cancellato il volo, perché, se non fosse stato per questi giorni in più, sarei andata a casa pensando che la Namibia fosse solo paesaggi mozzafiato, gente accogliente e case carine. Non si può dire di aver compreso questo popolo senza aver visto la capitale.
A Windhoek vive un sesto della popolazione namibiana, e una buona parte è concentrata nel quartiere di Katutura. Questo quartiere è nato come ghetto durante l’apartheid e il suo nome significa letteralmente “luogo dove non si vuole vivere”. Ancora oggi, Katutura è abitato da 200.000 persone, e molte case sono costruite con lamiera e non hanno accesso all’elettricità. È una realtà difficile, composta da persone locali, immigrati dal nord della Namibia, rifugiati angolani e altre persone in cerca di lavoro. A pochi chilometri da Katutura si trovano i quartieri ricchi, con case protette da alte mura e filo spinato. Katutura non è di certo il mio posto preferito, ma è sicuramente quello che mi ha fatto riflettere di più.
La Namibia è un luogo che sa sorprendere, che ti fa assaporare il silenzio, che ti fa sentire infinitamente piccola davanti alle sue enormi distese, che sa farti stupire anche davanti a un apparente “niente”, che ha un cielo così luminoso da rendere la notte mai nera. Questo viaggio mi ha insegnato a “perdere tempo” per visitare i luoghi meno instagrammabili, per parlare con le persone del luogo, a fermarmi per cercare di capire la sua storia, i suoi contrasti e le difficoltà quotidiane delle persone che lo abitano