L’Angelo del Nord e il fiume che taglia in due la città: un viaggio tra i luoghi di Mark Knopfler e i Dire Straits
Qualche anno fa visitai Liverpool e rimasi impressionato dalla loro macchina da guerra per turisti, basata sul mito dei Beatles. Adoro i Beatles ma sono un fan dei Dire Straits e di Mark Knopfler e, allora, ho pensato: perché non fare un viaggio simile sulle tracce dei miei miti? Mark Knopfler, prima di fondare a Londra, con il fratello David e John Illsley, i Dire Straits, ha vissuto tutta l’infanzia a Newcastle Upon Tyne, paese natale della madre, dove si trasferì da Glasgow, quando era ancora un bambino e dove studiò e iniziò a suonare la chitarra nei locali cittadini. Ovviamente, nella città non esiste una macchina da guerra paragonabile a quella dei Fab Four ma, con un po’ di analisi dei testi delle canzoni, avrei potuto organizzarmi io e, magari, proporre al sindaco qualche percorso e farlo diventare un business.
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Primo giorno: One Deep River
Newcastle Upon Tyne è collegata facilmente con un volo da Bergamo / Orio al Serio. Dall’aeroporto si raggiunge il centro con la comoda metropolitana al modico costo di quattro sterline e mezza (dovete fare un biglietto per tre aree: A+B+C). Rispetto ai dodici euro per il bus che collega Orio al Serio a Milano Centrale è decisamente conveniente e permette anche di godere di un po’ dei paesaggi delle campagne del Northumberland. Ho scelto un hotel vicino alla stazione e, praticamente, attaccato al Castello. Giusto il tempo per cambiarmi e indossare la maglietta da concerto (e una felpa sopra, che il clima estivo è frizzante) e mi getto, Down To The Waterline, a cercare il monumento simbolo del fiume e anche il punto di partenza di questo mio percorso Knopfleriano.
L’ultimo album di Mark Knopfler, One Deep River, uscito nel 2024, è un omaggio a Newcastle Upon Tyne fin dalla copertina che ritrae uno dei suoi simboli: The Tyne Bridge, il ponte sul fiume Tyne. La canzone che fornisce il titolo all’album parla proprio del Tyne che scorre lento come i pensieri e le riflessioni del grande artista.
“…
You are one deep river, old friend
One deep river, amen
You’re one deep river, old friend
One deep river, amen
…”
Non è la prima volta che Knopfler si lascia ispirare da quel fiume. Nel 1995, aveva collaborato con l’amico geordie (così si chiamano gli abitanti della città) Jimmy Nail in Big River e, insieme, ci raccontarono di quando la zona era una capitale della raccolta mineraria di carbone:
“That was when coal was king,
The river a living thing
And I was just a boy, but it was mine,
The coaly Tyne
This was a big river,
…”
Ma torniamo a noi. Attraversato il fiume sul ponte in metallo si nota che ce ne sono almeno altri quattro degni di nota. Sull’altra riva ci troviamo a Gateshead, centro abitato solcato da linee ferroviarie e ponti sul Tyne. Il quartiere in cui mi incammino è tutto un susseguirsi di tunnel e passaggi nascosti, fino a giungere al secondo ponte in ferro che solca il panorama cittadino: The High Level Bridge, che uso per tornare verso la riva cittadina del Tyne.
Quindi, di nuovo sulla riva di Newcastle, ci si può incamminare sul lungo fiume, per raggiungere il Millenium Brigde, un ponte ciclo pedonale aperto nel 2001 e progettato dallo studio di architettura Wilkinson Eyre.
Tornati sulla costa di Gateshead, ci si incammina sull’altro lungo fiume e si deve fare attenzione ai propri passi che ogni tanto inciampano sui Local Heroes: delle targhe sul marciapiede, pietre miliari che ricordano i grandi figli di Newcastle Upon Tyne, tra cui Mark Knopfler (appunto! E che è anche l’autore di Local Hero, ma di questo ne parleremo più avanti), Sting, Brian Johnson, David Almond, Brendan Healy, Lindisfarne, Jill Halfpenny, Brendan Foster, Mike Neville,…
Tornati in zona centrale, tra il Tyne Bridge e l’High Level Bridge si staglia un vecchio ponte pedonale, lo Swing Bridge, che potrete usare per tornare nella riva cittadina. Una volta superato, cercate il Riverside Pub e dovreste vedere un tunnel che passa sotto il ponte. Proprio lì sotto, Mark Knopfler si è fatto fotografare per una delle immagini che compaiono nel booklet del già citato One Deep River. Il posto ideale per fare un selfie e imitare il proprio mito e il suo album che è la guida da usare per la visita della città.
Tra un selfie e l’altro, si fa sera e si è messo un certo appetito. Il mio consiglio in zona va al Redhouse Bob Trollop e la sua favolosa pie britannica, da annaffiare rigorosamente con una Newcastle Brown Ale.
Secondo giorno: Tunnel Of Love
Il giorno successivo ci aspetta una gita nel mito. Prima di tutto, ci allontaniamo da Newcastle Upon Tyne. Tornerò su questo argomento spesso citato da Mark Knopfler che, formatosi nel Northumberland, dovette abbandonarlo per trovare il successo a Londra. E ci sono molti modi per uscire dalla città. Uno è andare alla Central Station, l’elegante stazione ferroviaria, inaugurata nel 1850 e dal 1981 collegata alla rete metropolitana che dovrete usare per la vostra gita. E usiamo le stesse parole di Mark nel pezzo Fare Thee Well Northumberland per raccontarla:
“Come drive me down to the central station
I hate to leave my River Tyne
For some damn town that’s god-forsaken
Fare thee well, Northumberland
…”
Fate nuovamente un biglietto per tre zone e prendete la linea gialla direzione St. James. Dopo poco più di mezzora di viaggio dovete scendere alla fermata Monkseaton e, da lì, camminare per circa un quarto d’ora in direzione del mare, per entrare nella leggenda dei Dire Straits. Una cupola bianca, rovinata dal tempo e dall’aria salata, sarà il vostro traguardo. Sarete arrivati alla Spanish City di Whitley Bay, ricordo da ragazzino di Mark Knopfler e citata nella famosissima Tunnel Of Love dei Dire Straits, che vi guiderà in questa mattinata in spiaggia.
“…and girl it looks so pretty to me
just like it always did
like the Spanish City to me
when we were kids
…”
Ma cos’è questa Spanish City? Quando ascoltai questa canzone per le prime volte, nei miei tentativi esordienti di imparare l’inglese, non mi capacitavo di cosa c’azzeccasse una città spagnola in un luna park (che è il luogo dove si svolge il racconto nel brano). Non c’era internet e ricordo che lessi in qualche fanzine che era un modo per chiamare la casa degli orrori. Nulla di più sbagliato. La Spanish City è un enorme palazzo bianco con una facciata in stile neorinascimentale, dominata da una cupola e da due torri su entrambi i lati dell’ingresso. Si staglia all’ingresso della spiaggia di Whitley Bay e, un tempo, dominava il grande luna park che si trovava nella zona. La stessa storia della Spanish City è interessante ed è piena di fallimenti e rinascite. Tutto partì dalla mente di William Simcocks, imprenditore e direttore di Hotel, appassionato di musica e teatro, che, nel 1902, assumendo il nome d’arte di Charles Elderton, fondò The Toreadors, una banda di artisti spagnoli che si esibivano in molti locali dell’Isola di Man. In estate tutto andava per il meglio ma Charles non aveva pensato al fatto che, in inverno, quasi tutti i locali erano chiusi e, nel 1908 dovette dichiarare fallimento.
Non si era perso d’animo ed era comunque riuscito ad acquistare il Theatre Royal di Hebburn On Tyne e creare i North East Toreadors per farli esibire nella zona di Whitley Bay, sotto tendoni improvvisati. Pian piano la cosa prese piede e decise, con altri soci, di disegnare un vero e proprio quartiere spagnolo nella zona. Nel 1908 nasceva così la Spanish City, un finto quartiere di fronte alla spiaggia, dove sentirsi spagnoli per qualche ora. Nel 1909 furono allestite le prime giostre e, un anno dopo, fu costruito il palazzo di ingresso, a opera degli architetti Cackett & Burns Dick. La sua cupola era la seconda più grande d’Inghilterra, dopo St. Paul Cathedral a Londra! Fu un teatro, un circo e una sala da ballo, fino a quando arrivò la Prima Guerra Mondiale e la voglia di divertirsi venne meno. La Spanish City diventò, così, una caserma militare fino al 1918. Tra il 1920 e il 1940 ebbe la sua prima rinascita come famosa sala da ballo. Ma arrivò la Seconda Guerra Mondiale e, per la seconda volta, tutto fallì. La cupola fu mimetizzata con vernici e reti per non renderla facile bersaglio dei bombardamenti.
Negli anni Cinquanta, il Luna Park riprese vita ma la cupola, seppur riverniciata, sfuggiva agli antichi splendori. Nel 1961 la Spanish City divenne una sala Bingo e, nel 1967, affrontò un incendio causato da un fulmine. Si arrivò tra restauri per metterla in sicurezza, fallimenti e acquisizioni, fino agli anni Ottanta quando i Dire Straits ne citarono il ricordo ma la ripartenza tardava ad arrivare. Nell’estate del 2002 sembrava tutto finito, quando i negozi furono chiusi e anche le porte di ingresso alla costruzione sbarrate, si temeva per sempre. E, invece, ancora una volta, rinacque e, dal 2018, ospita un elegante ristorante, rinomato per i piatti di pesce.
Scusate: ho divagato un po’ ma mi sembrava una bella storia. La vostra gita nel frattempo deve proseguire lungo la Promenade. Il luna park non c’è più e non potrete innamorarvi platonicamente di una bigliettaia ma si vedono i resti e, soprattutto, i panorami della costa del North Tyneside.
“…
she took off a silver locket
she said remember me by this
she put her hand in my pocket
I got a keepsake and a kiss
…”
In particolare, una spiaggia è molto curiosa perché si innestano le acque dolci dal lago Marden Quarry Park nel mare salato. Dopo meno di un’ora di camminata, siete praticamente arrivati alla meta della vostra gita: Cullercoats, la cittadina più turistica del North Tyneside, famosa come villaggio degli artisti perché molti pittori e poeti scelgono di vivere lì.
“…
searching everywhere from steeplechase to palisades
in any shooting gallery where promises are made
to rockaway rockaway
from Cullercoats and Whitley bay out to rockaway
…”
Le spiagge sono affollate. Siamo in agosto, alcuni fanno il bagno, altri indossano addirittura delle giacche a vento; io mi limito a una felpa e ho anche pucciato i piedi nell’acqua ghiacciata, quindi vale come gita al mare!
Torno indietro per l’ora di pranzo dove, a fianco alla Spanish City, mi lascio attrarre da un bar denominato Waltzer & Crabs.
“Getting crazy on the waltzers
but it’s the life that I choose
sing about the sixblade, sing about the switchback
and a torture tattoo
…”
Ah! Le Waltzer erano le montagne russe, che ora non ci sono più, (e non i Walzer) e mi accontento di un ottimo sandwich al granchio del posto.
Dopo pranzo, ripresa la metro, ci fermiamo a The Monument, la piazza centrale di Newcastle Upon Tyne, dominata da un obelisco sulla cui cima sorge, dal 1838, la statua a Charles Grey, Primo Ministro Britannico dal 1830 al 1834.
Il vicino centro commerciale ha un negozio della catena HMV perché in Gran Bretagna si vendono ancora dichi, cd, dvd e si fa collezionismo, cose che in Italia sembrano tristemente scomparire. Uno scaffale è dedicato ai Local Heroes: Mark Knopfler (di cui ho già tutto), AC/DC (di cui acquisto un dvd) e il giovane Sam Fender (di cui acquisto un doppio live in cd).
Dopo una cena veloce nel centro commerciale, torno a scendere verso il fiume e faccio una scoperta: la ripida scalinata che scende verso la parte bassa della città, affiancando il castello e la ferrovia, si chiama Dog Leap Stairs. Ma dove ho già sentito questo termine? Mumble mumble… ma certo: nelle liriche di Down to the Waterline dei Dire Straits, che raccontava proprio le serate del giovane Mark Knopfler, con la sua fidanzatina dell’epoca, scendendo nei locali in riva al fiume, nei bassifondi della città.
“…
Near misses on the Dogleap Stairways
French kisses in the darkened doorways
A foghorn blowing out wild and cold
A policeman shines a light upon my shoulder
…”
Il mio obbiettivo per chiudere la serata è una birra nel pub più antico di Newcastle Upon Tyne: il Crown Posada, dove posso imitare con un selfie un’altra immagine che compare nel booklet di One Deep River.
Terzo giorno: Local Hero
Il terzo giorno mi incammino verso la periferia di Newcastle per un’altra gita interessante a tema Knopfleriano e non solo.
Mi immetto nella zona delle Town Walls, le antica mura medievali che difendevano la città tra il XII e il XIV secolo dagli invasori scozzesi. La contea del Northumberland si trova proprio al confine della Scozia e fu teatro di imponenti scontri nella Guerra tra inglesi e scozzesi.
Ora, dalle mura si entra nella elegante Chinatown, con i suoi locali e ristoranti, che mi permette di mandare una foto a una mia amica cinese ma questo vi interessa poco. Percorso l’intero quartiere cinese, si trova l’arco che ne delimita l’ingresso (stavo scrivendo torii ma mi sa che quello è giapponese) e, oltre al quale, si staglia la mia meta del mattino: il St. James Park, lo stadio del Newcastle United, la squadra di calcio cittadina.
Come spesso faccio, ho prenotato la visita guidata allo stadio, che è occasione per entrare in contatto con l’atmosfera più popolare di una città. Questa volta ne vengo trascinato dal dialetto geordie (così si chiamano gli abitanti del luogo) della nostra appassionata guida.
Il club è stato fondato il 9 dicembre 1892 dalla fusione del Newcastle East End (che aveva una maglia azzurra con pantaloncini bianchi) con il Newcastle West End (maglia a strisce orizzontali rosso nere). Inizialmente, i colori sociali erano il rosso con i pantaloncini bianchi ma erano comuni a quasi tutte le squadre della lega inglese del periodo e così, nel 1894, si optò per le strisce verticali bianco nere.
Il palmares della società vanta quattro campionati e sei coppe inglesi, una Charity/Community Shield, una Coppa delle Fiere e una Coppa Intertoto. È un momento importante per i fan di Mark Knopfler: quando i giocatori entrano in campo nelle partite casalinghe irrompono le note di Going Home il tema che l’artista compose per il film Local Hero che, seppur ambientato in Scozia, è diventato l’inno ufficiale del Northumberland che ricorda così i suoi eroi. Un’esperienza da provare con la visita guidata allo stadio. La nostra guida mi indica anche la postazione riservata a Knopfler e famiglia.
Da provare, subito dopo, il brunch al bar di Shearer, quell’Alan che è stato uno dei più grandi campioni della squadra che, finita la carriera sportiva, ha aperto il locale proprio nello stadio che festeggiava i suoi gol. E chi ha suonato il giorno dell’apertura? Mark Knopfler, bravi!
Nel pomeriggio ci aspetta la visita al Castello… sì, perché a Newcastle Upon Tyne c’è un castello. Un po’ sgarrupato a dire il vero, tagliato in due dalla ferrovia, ma sempre castello è. Per la sua posizione strategica, Roberto II, figlio di Guglielmo il Conquistatore costruì un castello di legno nel 1080: da quel momento in poi la città divenne nota con il nome di Novus Castellum o Newcastle. Di quella prima versione, non rimane traccia. Enrico II la sostituì con un mastio rettangolare in pietra, che fu costruito tra il 1172 e il 1177. Il grande ingresso esterno del castello, chiamato Black Gate, fu costruito più tardi, tra il 1247 e il 1250, durante il regno di Enrico III.
Il biglietto per la visita è annuale: praticamente lo comprate un giorno e per tutto l’anno potete usufruirne quando volete. Non so se tornerò, però per i cittadini è interessante, anche se le stanze da visitare non sono molte. Come detto precedentemente, il castello è tagliato in due dalla ferrovia e sorge su due siti staccati: i già citati mastio e Black Gate. Nella Black Gate, oltre alla biglietteria e il negozio, c’è una sala per mostre. Nella torre principale del mastio, ci sono la stretta scalinata che porta in cima da cui si gode una splendida vista della città, un salone delle feste e le segrete.
A pochi passi dal castello, si trova la Cattedrale di San Nicola: la principale chiesa della diocesi anglicana. Originariamente chiesa parrocchiale costruita nel 1091, fu distrutta da un incendio nel 1216. Fu ricostruita nel 1359, divenendo cattedrale nel 1882, alla creazione da parte della Regina Vittoria della Diocesi di Newcastle. Alla stessa Regina è dedicata la statua davanti all’ingresso.
Quarto giorno: Watch Me Gone
Abbandonare Newcastle Upon Tyne è un tema più volte affrontato da Mark Knopfler. Già nel primo album Dire Straits del 1978 raccontava quel quartiere a sud della città, dove si trovano gli svincoli autostradali per andarsene da lì e raggiungere la scintillante Londra che gli darà fama e gloria; ma non lo sapeva ancora quando scrisse Southbound Again.
“…
Southbound again got no money I’ve got no place to go
That woman’s with her lover boy
Never want to see her face no more
Every single time I roll across the rolling River Tyne
I get the same old feeling
Every time I’m moving down the line
…”
Per altro, in quella zona, difficile da raggiungere senza automobile, si trova l’Angelo del Nord, una scultura moderna realizzata in acciaio dall’artista inglese Antony Gormley dal 1994 al 1998. È l’immagine di un angelo in piedi alto 20 metri e con le ali aperte che misurano 54 metri.
Nel 2002, in Why Aye Man, usata anche come colonna sonora della serie TV “Auf Wiedersehen, Pet”, Mark Knopfler raccontava dei geordie che lasciavano la città natale per andare a lavorare in Germania.
“…
We had the back of Maggie’s hand
Times were tough in Geordieland
We got wor tools and working gear
And humped it all from Newcastle to here
…”
Mi torna nei pensieri, mentre percorro Grangier Street e mi infilo nella Central Arcada, una galleria in cui si trova il JG Windows, un meraviglioso negozio di musica aperto da oltre cento anni (per la precisione dal 1908). Lì ho acquistato qualcosa che mi mancava nella collezione Knopfleriana: il dvd Big River Big Songs che contiene una storica trasmissione musicale con i più grandi artisti Geordie di questi anni e che ospita, oltre al nostro eroe, Brian Johnson, Sting e Jimmy Nail. Ma la ragione per infilarsi in tale galleria è anche quella di poter scattare l’ultimo selfie per imitare una foto del booklet di One Deep River.
Finisco il mio percorso sul Tyne al Grangier Market, il mercato cittadino dove si trova di tutto, da memorabilia di film e serie tv a barbieri, da vestiti di seconda mano a decine di buone idee per un pranzo.
La solita metro mi riporterà all’aeroporto di Newcastle Upon Tyne felice di una bella vacanza con una guida eccezionale: la musica!
“…
There was a train leavin’ for a big beat in a big life
Are you comin’? I may have asked you once or twice
But I’d already left the hallway with broken lights
Some dingy landin’ we used to tumble from
Where the stairs were cracked and worn, whatever
Watch me go, babe, watch me gone
…”