4900 chilometri in 10 giorni: la mia Arabia Saudita che sfida preconcetti e pregiudizi e diventa una straordinaria avventura

Difficile fare paragoni con altre nazioni, difficile soprattutto pensare di ridurla a un viaggio come tutti gli altri. L’Arabia Saudita è una destinazione complessa, ricchissima di sorprese, dove farsi furbi e godersi tutto il bello, l’originale e l’insolito di una terra che non ha eguali.
Indice dei contenuti
Notizie, informazioni e curiosità sull’Arabia Saudita
Due cose sono necessarie prima di partire:
- Il passaporto valido per almeno sei mesi;
- La patente internazionale.
Al momento del ritiro dell’auto mi hanno chiesto sia quella internazionale che quella nazionale. Ai vari posti di blocco in giro per l’Arabia mostravo sempre la patente internazionale dopo che il primo poliziotto al posto di blocco me la chiese: e non ho mai avuto problemi.
Il visto: massima efficienza del governo arabo per il rilascio. Richiesto online, di facile compilazione, quello di mi moglie arrivato in 2 ore, il mio e di mio figlio il giorno dopo. Scordatevi i temi lunghi e compilazioni assurde di altri paesi. Attenzione: il visto mi è costato circa € 80 a testa, ma comprende anche l’assicurazione medica obbligatoria che vi faranno pagare nel rilascio, senza che si possa capire in realtà quale è il costo del visto e quello dell’assicurazione e vi arriverà via mail un unico documento.
Impossibile avere il visto senza assicurazione medica araba (a noi sono arrivate 3 compagnie assicurative diverse).
La prenotazione ed il viaggio aereo
Devo partire da Milano e dopo la ricerca dei voli fatta a fine luglio 2024 per la partenza del 26 di dicembre scelgo Riyad con ITA, essendo i prezzi dei biglietti e dei bagagli da stiva decisamente migliori, circa € 370 a testa, con partenza e ritorno da Linate con scalo a Fiumicino. Ai check in di Linate mi presento circa alle 9, due ore prima della partenza, e non c’è praticamente nessuno ai 7-8 aperti. Personale gentile ed educato, partenza regolare.
Lo stesso a Roma, salvo partenza in ritardo di mezz’ora ma arrivo in orario (è ormai prassi di tutte le compagnie scrivere che ci mettono molto più tempo nel viaggio aereo per poi poter arrivare in orario).
Servizi a bordo di ITA: da low cost. Abbiamo scelto volutamente menù diversi e mia moglie si è trovata nel menù vegetariano un panino con delle fette di melanzana, il resto scarso rispetto ad altre compagnie.
Sedili: di stoffa, rigidi ma soprattutto con pochissimo spazio per le gambe con serie difficoltà per muoversi ed impossibile passare dal lato finestrino al corridoio se non facendo alzare gli altri passeggeri (che per fortuna erano moglie e figlio).
Servizi nel video del sedile di fronte con tanta scelta di programmi, in varie lingue, e personale di bordo gentile e sempre presente, questo sia all’andata che al ritorno.
All’arrivo a Riyad
Massima efficienza, gentilezza e disponibilità.
Dopo non aver fatto praticamente coda per il controllo passaporti e prima del ritiro bagagli, arrivato il nostro turno passano mia moglie e mio figlio ma quando tocca il mio turno la poliziotta talebanata di cui vedevo solo gli occhi mi dice che il numero del mio visto non corrisponde a quello del mio passaporto: avevo errato a digitare ed avevo omesso un numero nella richiesta del visto.
Momenti di angoscia pura, memore dell’anno prima in India sui minimi problemi, e mi manda dal Capitano, che a sua volta mi rimanda ad un sergente: massima preoccupazione. Dapprima mi dice che dovrò pagare di nuovo il visto, poi dopo 5 minuti mi ridà il passaporto, il visto e mi dice che è tutto ok. Torno dalla stessa poliziotta dei controlli, saltando la fila, ed in 1 minuto passo senza problemi solo dicendole che il sergente mi ha detto che era tutto ok ma senza che mi fosse stata rilasciata la correzione del visto.
Quando siamo arrivati al nastro per il ritiro bagagli erano già arrivati.
Le prima necessità dopo l’arrivo
Due erano le necessità immediate dopo lo sbarco: il prelievo di contanti e la sim. Noi siamo sbarcati al terminal 3 e nel terminal ci sono diversi ATM nel percorso (lungo) che farete per dirigervi al ritiro delle auto nella zona nuovissima a dicembre 2024. Noi abbiamo scelto il primo che capitava in cui c’era anche la possibilità di scegliere l’inglese e non solo con l’arabo.
Consiglio: se dovete rimanere qualche giorno non abbiate paura a prelevare dagli ATM, perchè delle 2-3 banche in cui ho provato a cambiare gli euro nessuna lo faceva, e quindi resta l’unica soluzione.
Il cambio, circa 1 a 4 SAR, è uguale in tutta l’Arabia. Prelevate la prima volta almeno 1500 SAR e mantenete sempre almeno 100 SAR in contanti per la benzina dell’auto per le ragioni che vi spiegherò dopo.
Prenotare un automobile in Arabia Saudita
Dopo aver letto qualche parere, anche in altre lingue ma erano davvero pochi, prima di partire mi chiedevo: ma quale tipo di auto devo prenotare? Dopo aver percorso in lungo ed in largo e sulle strade ed autostrade più disparate, e se volete fare un giro completo vi dico di scegliere, e non è solo un suggerimento, un SUV ma non per forza 4×4. Un SUV perchè un minimo di fuoristrada su strade in terra battuta (non vero fuoristrada) lo dovrete fare per forza, come vi descriverò nel racconto di viaggio. Non per forza un 4×4: io l’unica volta in cui per 5 minuti avrei voluto avere un 4×4 è stato quando sono andato all’Edge of World. Poi: auto automatica o manuale?
L’Arabia è un Paese delle lunghe distanza ma anche delle città a dir poco caotiche ed intasate. In Italia io ho due auto, una automatica ed una manuale: a conti fatti per l’Arabia vi suggerisco l’automatico per girare nel traffico di Riyad, Buraydah, Tabuk e Medina (col senno di poi mi sono chiesto se in Arabia noleggiassero anche auto manuali, essendo americanizzati anche su quello).
Scheda sim
A qualsiasi persona presente nei corridoi del terminal a cui chiederete semplicemente “sim card” sapranno indicarvi dove in fondo a questo unico corridoio si sono 3 postazioni di vendita, di cui alle 23.30 una sola era aperta e quindi la scelta è stata obbligata. Noi per scelta quando giriamo ne facciamo sempre 2 per sicurezza. A Riyad costavano 85 SAR, circa € 22, con chiamate illimitate e 15 GB di internet, assolutamente necessario per poter viaggiare con Maps in lungo e largo.
I prezzi, comunque, nelle 3 società sim, sono equivalenti, 2-3 € in più o 2-3 GB in meno. In ogni modo nello stesso lungo corridoio dapprima troverete gli ATM e poi dopo le postazioni sim. La scheda viene attivata subito dopo l’inserimento dei dati del passaporto da parte dell’incaricato e di una impronta digitale ( non si sa il perchè ma la mia dopo varie tentativi e dita diverse non ha mai funzionato, quella di mia moglie al primo colpo per tutte e 2 le schede).
Noleggio dell’auto
Ho prenotato con Vipauto che poi mi ha rimandato ad Alamo. Avendo fatto una scelta di compromesso tra sicurezza, adattabilità ai vari terreni avevo scelto un SUV che poi è risultata essere una GAC GS3, pagata con l’estensione di garanzia (fatela!) circa 389 € per 10 giorni, prenotata anche quella alla fine di luglio 2024.
Auto di 435 cm, automatica 6 marce, ruote alte, 137 cv e consumi che nella media di circa 15 Km/l sul chilometraggio complessivo. Auto che va bene solo per 3 persone e 3 bagagli grandi, di cui uno sul sedile posteriore reclinabile, in quanto il baule è piccolo, sebbene sia considerata un’auto media.
Alamo?: una pietà. Intanto è stato difficile trovarla perchè situato nella zona nuova. Poi attesa di circa 1 ora, ed eravamo gli unici clienti, a mezzanotte, con 2 soggetti che andavano e venivano, che ci chiedevano sempre le stesse cose , che scrivevano e riscrivevano non so cosa nel pc, che parlavano tra di loro, che bevevano il tè nella una logorante attesa. Ripeto un’ora!
L’auto in apparenza ci è stata consegnata perfetta, ma poi abbiamo scoperto che le spazzole del tergicristallo anteriore erano completamente consumate e più che pulire i vetri dalla sabbia (che doveva avvenire spesso) li sporcava, mentre per quella posteriore ancora peggio, perchè mancava completamente la parte in gomma del tergilunotto. In parole povere, ho dovuto pulire i vetri con la carta igienica dei vari hotel.
Dopo averla guidata per 10 giorni posso dire che è un’auto abbastanza comoda anche se rigida sia nei sedili che nella guida, un cambio che per far girare il motore in città va messo sulla S perchè sul D è abbastanza soffocato e sulle ripartenza rende davvero poco.
Ricordarsi poi, alla riconsegna, quando nel navigatore scriverete Alamo Terminal 2 di scegliere tra le 2 opzioni, quella che vi porterà al piano terra.
La guida in Arabia ed i miti da sfatare o da creare
La prima domanda che mi ero fatto è stata: ma in Arabia guidano a destra (come da noi) oppure all’inglese? Guidano come da noi, quindi con il volante a sinistra nell’auto.
Poi sulla guida ho letto qualche opinione, anche di stranieri, e come sempre mi chiedo se alcune persone che scrivono ci siano davvero state nei luoghi descritti, come più volte mi è accaduto nel passato, e come ripeterò anche su altri argomenti.
Prima di dare un mio parere vi ripeto: ho guidato 10 giorni, per 4900 km, in tutte le condizioni di strade e traffico possibile, in lungo e largo dell’Arabia.
Opinione: gli arabi a guidare sono come Dr Jekyll e Mr Hyde, vale a dire più traffico c’è, più sono pazzi a guidare, meno traffico c’è e diventato delle lumache. Mi spiego meglio:
Quando guidate nelle città come Tabuk e Medina, ma sempre anche di notte a Riyad, il traffico è sempre intenso e vi troverete con persone che vi tagliano la strada a velocità folle, vi vogliono sorpassare anche se andate a 130 dove il limite è a 120, suonandovi continuamente e lampeggiando.
Ma questo non vi accadrà, come da noi, perchè esiste sempre qualche imbecille, ma spesso.
Impossibile guidare quindi? No, e cammin facendo ho imparato come destreggiarmi, evitando la corsia più a sinistra (quella di sorpasso) e quella più a destra perchè normalmente dedicata all’uscita negli svincoli di vario tipo in città vi troverete fermi in colonna anche se dovete andare dritti: in sostanza mantenetevi nelle corsie più centrali, anche se qui non mancherà qualche imbecille.
Fuori da quelle città è un paradiso guidare, anche nella completa monotonia delle autostrade per ore, e nelle strade a corsia singola dove troverete la gente che porta cammelli e capre sui pickup, camion che vanno a 100 km/h od autobus a 120.
A differenza dell’India, come esempio, sono rispettosi al di fuori delle grandi città, e quindi anche in quelle medie o piccole, di ogni tipo di segnale, precedenza e nella massima educazione.
Ma ora cominciamo con i miti da creare e con quelli da sfatare.
Distributori di benzina: nelle grandi città è pieno, ma fuori cominciano i problemi.
Noi abbiamo fatto il tratto da Jubbah fino a Tabuk dove per circa 400 km non abbiamo trovato nulla, così come negli altri tratti è normale che non ci siano per 200 km. Quindi fate sempre benzina appena potete.
Pagamento dei distributori di benzina; anche in grandi città una sola volta a Riyad siamo riusciti a pagare con la carta Visa, in tutti gli altri distributori accettano solo una loro carta locale oppure contanti. Inutile sottolineare il perchè, come già scritto sopra di tenerci almeno 100 SAR in tasca per farvi almeno 40 litri di benzina .
ATM: presenti ovunque nelle grandi città, nel 50% dei casi nei benzinai negli altri luoghi.
Aree di servizio e bagni: attenzione a non commettere l’errore che abbiamo fatto noi all’inizio. Soprattutto allontanandovi da Riyad ci sono alcune aree lungo l’autostrada che sembrano aree di sosta con bagni, distributori e posti per pranzare. Non sempre è così, visto che alcune aree che sembrano di sosta in realtà contengono solo negozi di tutti i tipi, dagli elettrodomestici all’idraulica.
Consiglio quindi: fermatevi non oltre le 2 ore nel prima stazione di servizio che trovate, ma nella direzione nord dopo Jubbah in direzione Tabuk fermatevi al primo autogrill perchè dopo per almeno 4 ore non troverete più nulla.
I bagni sono sempre a lato delle piccole moschee che si trovano in ogni stazione di servizio e sono, SEMPRE luridi e puzzolenti all’inverosimile (salvo nei musei od aeroporto).
Punti di ristoro: sulle autostrade i punti di ristoro si trovano nelle aree di servizio, ma lungo le strade statali, ad 1 o 2 corsie, oppure nei piccoli centro abitati i piccoli ristorantini si trovano quasi sempre a lato dei distributori di benzina.
Ma anche qui non è sempre così: per esempio da Medina a Wabah Crater che sono circa 3 ore di sola andata cera un solo distributore con un mini ristorantino a circa metà strada.
Polizia: come già scritto non ascoltate chi ha postato o vi ha detto che basta la patente nazionale, perchè quella internazionale (costo € 125) è assolutamente necessaria. Noi nei vari posti di blocco sparsi qua e là, dopo il primo controllo in cui un ufficiale ci ha chiesto in inglese (l’unico che lo parlava decentemente) la patente internazionale ed il passaporto, le altre 3-4 volte li abbiamo sempre date in mano ai vari poliziotti e non abbiamo mai avuto nessun tipo di problema.
Altro consiglio, confermato da un episodio da raccontare per i posteri: i sauditi sono per la stragande maggioranza (potrei dire tutti quelli con cui ho parlato di questo) tifosi del Milan.
Nella citata strada tra Jubbah e Tabuk, nel mezzo del deserto, dove non c’era nulla per 150 km prima e nulla per 100 dopo, c’è un posto di blocco in cui noi, unica auto, veniamo fermati da un’auto della polizia con un unico poliziotto, di massimo 25 anni. Come sempre gli porgo patente internazionale e passaporto, lui li guarda e dice; Italia? (Italia in arabo si pronuncia come da noi), Rispondo si. Lui mi guarda e dice indicandomi con l’indice: football club? Io rispondo: Milan!, alche lui con un sorriso a 60 denti prende il cellulare, scorre, a mi fa vedere una fotografia di Paolo Maldini di quando aveva a massimo 25 anni, e io appunto dico: Paolo Maldini! Lui con lo stesso sorrisone mi fa cenno con il braccio teso il più largamente possibile di andarmene come si potrebbe fare con un amico fraterno a cui gli dici fuori dalle scatole!
In ogni modo avendo parlato con un paio di locali, mi hanno confermato che assolutamente in caso di ipotetico incidente di chiamare la polizia.
E qui riprendo il discorso dell’estensione dell’assicurazione “zero excess”, che vi costa al massimo 70-80€: se avete torto o ragione , nei limiti dello zero excess che di solito sono 3-4.000 € (leggetivi bene comunque le polizze, che cambiano) non ve ne fregherebbe niente se avete torto o ragione, quindi potreste anche dire (come ho fatto io ad uno che mi ha urtato) di fare la foto alla targa, all’auto ed a quello che vuole che poi io me ne sarei andato, visto che non può obbligarvi -come succede da noi- a restare, salvo il caso in cui vi siano feriti anche se a questo punto nemmeno i due sauditi mi hanno dato delle certezze.
L’abbigliamento ed il modo di comportarsi: miti da sfatare e da creare
Prima di partire mi chiedevo, ma come sarà davvero in Arabia? Il primo impatto è stato, naturalmente, all’aeroporto, dove tutte le addette alla sicurezza ed ai controlli, e che erano ovviamente saudite, indossavano il niqab, cioè il velo completo che lascia liberi soli gli occhi ed indossano i guanti, tutto rigorosamente nero, e, parlando con mia moglie ci siamo detti che l’unica differenza con l’Afganistan era che là hanno anche la grata sugli occhi.
Non è assolutamente obbligatorio indossare il velo od i foulard per le donne, tanto che mia moglie non l’ha mai messo a parte a Medina, dove davvero sarebbe stato irrispettoso non indossarlo nei luoghi pubblici e tantomeno in quelli di preghiera: all’inizio ci ha provato ma dopo gli insistenti sguardi degli uomini e delle donne si sentiva anche lei a disagio.
Le ragazze e donne indossano per il 95% il niqab, alcune girano a capo scoperto e jeans ed altre all’iraniana: questo solo nelle grani città. Nelle cittadine e paesi le donne anziane hanno il foulard che lasciano scoperto il viso e mia moglie a capo scoperto era sempre osservata.
Le maniche corte per gli uomini, dove faceva caldo come a Medina non sono rare, per le donne assolutamente mai.
Ma per farvi capire come il principe Salman abbia si liberalizzato i costumi ma come sia lentissimo il cambiamento è significativo raccontare quando ho chiesto ad At Turaif ad una coppia di giovani di cui lui sui 22-23 anni e lei indefinita in quanto talebanata. Ci chiedevamo infatti io e mia moglie se anche in Arabia la moglie dovesse camminare 3 passi dietro l’uomo, e chiestolo al giovane mi venne risposto assolutamente no, la moglie può camminare anche davanti all’uomo. Salutatolo e ringraziatolo, continuò poi il discorso quasi rincorrendomi dicendomi che però la moglie deve restare nel campo visivo dell’uomo perchè la moglie deve essere sempre vista dal marito in ogni occasione. compreso quando entra nei negozi.
Il clima
Come scoperto dal sottoscritto prima della partenza dopo accurata ricerca e come raccontato poi al nostro ritorno a chi ce lo chiedeva, in Arabia siamo passati dai 2 gradi nel nord a Tabuk la mattina ai 27 di Medina nel pomeriggio.
Tenete conto che il progetto Neom, fate una ricerca sul punto, prevede anche la costruzione di una stazione sciistica nella zona tra Al’bad e Tabuk.
Alla mattina, anche a Al ula, Buraydah e Jubbah usavamo il giaccone pesante con cui siamo partiti perchè di gradi ce n’erano sempre circa 6-7 °C.
Ed ora il racconto del viaggio.
Diario di viaggio in Arabia Saudita
Giorno 1: arrivo a Riyad e pernottamento
Per scelta dovuta all’arrivo a Riyad in tarda ora, dover prelevare e fare le sim e noleggiare l’auto era previsto che prima delle 02.00 non arrivassimo in Hotel anche se poi sia per il traffico incredibile della città sia per l’errore di Maps siamo arrivati alle 03.00 nel posto scelto come puro pernottamento e vicino all’autostrada per il nord. Posto prescelto This Lailaty al Hamra Branch, posto azzeccato perchè ci hanno dato una bel appartamentino con due stanze da letto, colazione servita nella stanza anche se solo araba e minimale nella scelta (chiedete se volete caffè o tè, perchè la seconda scelta è a pagamento).
Alla mattina spesa di frutta al supermercato di lato e rifornimento di benzina a 100 m ed autostrada a 5 minuti. Carino, senza pretese ma comodissimo.
Giorno 2: Hotel-the Edge of the Word-Buraydah
Anche su questo punto vedo di riportare la verità dei fatti e non fantasie di gente che forse non c’è mai stata. Ho scoperto una volta arrivato sul posto che in realtà the Edge of the world può essere visitato da due lati diversi: una dall’alto e l’altra dal basso, seguendo strade diverse, ma andiamo per gradi.
Il tragitto dall’hotel durava circa due ore e mezza di cui la prima ora e mezza fino a Sadus prima in autostrada e poi in strada normale. Da Sadus comincia una strada sterrata di poco più di un’ora, che vi consiglio di fare come noi di mattina prima delle 10 per evitare il traffico, che peggiora sempre di più all’avvicinarsi alla destinazione.
Si tratta di una strada ben segnata da Maps, senza mai la perdita del segnale, ma posta nel mezzo del nulla in cui dovete seguire solo la striscia segnata per terra dalle altro auto passate nel tempo, senza alcun problema perchè ben visibili.
Nel tragitto ci sono un paio di punti in cui il SUV è necessario, anzi siamo al limite anche con le ruote alte, perchè si deve entrare in due wadi asciutti (quando siamo andati noi) ma ci sono dei solchi molto profondi scavati o dall’acqua o dai passaggi delle varie auto.
Nulla di pericoloso, ma di difficile percorribilità se non si hanno delle ruote davvero alte, ma non è necessario un 4×4.
Arriverete poi ad un piazzale a circa 4 km dall’arrivo in cui quando siamo andati noi era invalicabile anche con la mia auto e necessitava un grosso 4×4 (tipo Prado o Fortuner). Allora abbiamo passato il punto ed abbiamo fatto l’autostop 10 m. dopo, dove ci hanno caricati una coppia di taiwanesi in cui la lei parlava bene italiano.
Al ritorno, essendo in discesa l’abbiamo fatta a piedi, ma consiglio di seguire Maps perchè stavamo sbagliando strada o comunque le grosse auto che sono quelle delle guide locali che sanno quali scegliere: a piedi di buon passo contate 1 ora su una strada a tratti ghiaiosa.
Arrivati al secondo ed ultimo parcheggio dove oltre non si può andare, lo spettacolo dall’alto era magnifico, vi si apre un canyon enorme sotto di voi, a perdita d’occhio
Ma non fermatevi lì, perchè la parte più bella è quella che vedrete continuando per la discesa ed una risalita nell’unica strada sterrata che prosegue per circa 500 m.
Fatela tutta, poi scendete e risalite nella varie bellezze uniche che vedrete: è il posto di pura natura più bello che ho visto in tutta l’Arabia.
Tenete conto che da dove abbiamo lasciato l’auto fino al ritorno per visitare tutto dovete contare almeno 2 ore, anche perchè pur volendo tornare in auto e non a piedi il tempo migliora dai suddetti 1 ora a 10-15, perchè la strada è sempre malmessa.
Una volta tornati al piazzale vedevo in fondo al canyon a perdita d’occhio delle strade sterrate e chiedendo ad un poliziotto riuscii ad intuire che avrei dovuto prendere una laterale in mezzo al nulla (che al ritorno non ho comunque trovato) e che per fare un giro nella parte bassa ci voleva almeno una mattinata.
Non avendo saputo nulla della strada bassa e del possibile tour, decidiamo comunque di andare a Budaryah anche perchè ci aspettano 4 ore di auto, ed infatti arriviamo alle 18.30.
Quella di Buraydah era una tappa di puro pernottamento visto che arrivare fino a Jubbah era impossibile: dormiamo al Raoum Inn. Davvero un ottimo Hotel, stanze anche qui con doppia camera da letto, ottimamente tenuto, con cafeteria con la macchina del caffè italiano aperta fino a tardi ma soprattutto con la seconda migliore buona colazione a buffet di tutta l’Arabia.
Ceniamo in un ristorantino afghano di fronte all’hotel come consigliatoci dal signore alla reception. Cena a base di pesce cotto al forno a legna e carne, riso insaporito. Ottima cena a prezzi modici.
Giorno 3: Buraydah – Jubbah
Dopo aver dormito una notte intera, ci alziamo e dopo abbondante colazione partiamo per Jubbah destinazione il sito UNESCO di Jubbah Rock Heritage, posto al limite del paese, facilmente raggiungibile seguendo Maps.
Dopo aver fatto il pieno di benzina (ricordatevelo) partiamo e l’autostrada è nel mezzo del quasi nulla, assolutamente tranquilla e con deserti che cambiano: ricordatevi che esistono 3 tipi di deserto. Il viaggio dura circa poco meno di 4 ore, con sosta bagno.
Il sito è davvero bello ed importante ma regna la totale disorganizzazione e comunque sia, una inesperienza turistica come abbiamo visto in tutta l’Arabia. Arrivati troverete una struttura (sembra un prefabbricato in cemento o forse lo è) con tanti posti auto liberi di fronte ed avvicinandoci ci saluta una persona che ci invita ad entrare laddove troviamo un anfitrione che comincia a spiegarci qualcosa per poi farci seguire a da altre 2 “guide” talebanate poco e mal parlanti inglese che ci spiegano in 5 minuti i filmati che vengono proiettate nelle adiacenti stanze, che sono tuttavia meglio spiegati nel percorso scritto e fotografico nelle stanze stesse.
Chiedo poi una guida per il percorso esterno, ma mi dicono che non esiste e che quindi devo fare da solo. Cominciando il percorso che dura in sè una camminata di un’ora, oltre soste doverose, non esiste un solo pur minimo cartello di spiegazione. Quindi nel vedere il sito ed i graffiti veniamo lasciati alla nostra memoria di quando appena visto nelle stanze interne ed il resto alla nostra fantasia. Inutile dire che il sito è comunque davvero bello e meritevole.
Nel viaggio verso la casa per la notte abbiamo scoperto che in realtà il sito è molto più esteso e noi avremo visto solo un 10-20% e la ragione che noi ci siamo dati è il restante parte era a ridosso di montagne che collassavano: quella dovrebbe dovuta essere la parte visitabile in auto, ed era di qualche chilometro (almeno 3-4).
Oltre a noi tre c’erano un gruppo familiare di 5 orientali ed una coppia di russi e cosa di non poco conto, lo appurerete ed apprezzerete nel vostro viaggio, ci sono dei bagni lindi e profumati.
A Jubbah quando ci siamo andati noi farete molto fatica a trovare un alloggio e quindi abbiamo fatto la scelta di andare in un’abitazione tipica di campagna araba: la scelta si è dimostrata essere particolarissima ed unica. Il nome è in arabo استراحة سعد للايجار اليومي, che tradotta significa “Casa di riposo Saad in affitto giornaliero” prenotata su Booking e che pur avendo inserito i dati esatti in Map abbiamo scoperto essere una zona in cui il segnale è molto incostante ed errato perchè ci ha mandato in due posti diversi e così tramite dei lavoratori bangla abbiamo chiamato il proprietario della casa, mal parlante inglese, e ci siamo fatti accompagnare.
La casa si trova al limite estremo di Jubbah in mezzo al loro deserto/campagna , è circondata da un muro perimetrale che non permette di vedere dentro (come in tutte le case arabe) e composto da un cortile interno piastrellato laddove viene ricavato uno spazio illuminato, con alberi, dove si può cenare all’aperto con piccoli giochi d’acqua. Essendoci di sera 10° ed alla mattina 5° ci siamo guardati beni dallo stare all’esterno. Bagno alla turca in un locale che comprendeva in 1×1 m. anche doccia e spruzzino per bidet, mentre il lavandino era all’entrata: in poche parole non ci siamo fatti la doccia.
Ricordatevi che in Arabia i bidet non esistono ma in tutti i bagni, anche quelli pubblici, abbiamo trovato questi spruzzini (che abbiamo evitato con cura anche solo di avvicinarci) come palliativo.
Giono 4: Jubbah – Tabuk
Questa giornata è stata dedicata quasi completamente al viaggio. Ricordo in particolare di fare rifornimento o prima di partire od al primo distributore in autostrada, perchè poi non ne troverete più per centinaia di chilometri. Percorso autostradale di assoluta tranquillità, eravamo praticamente da soli, e fino a Abu Ajram l’autostrada doppia, dopo a corsia singola. E qui è accaduto l’episodio del poliziotto e del Milan che ho scritto sopra.
Tabuk? Leggermente caotica e quasi insignificante, salvo l’unica cosa interessante e storica, che abbiamo visitato che è il castello, oggetto anche di una battaglia di Maometto. Fuori dal castello il centro della città ad uso commerciale dove troverete tanti negozi e ristorantini.
Noi abbiamo dormito al Marvelous Hotel, Ottimo posto, camere grandi, colazione buona ma non eccezionale, posto a circa 1 km a piedi dal castello, ma soprattutto con posteggio sotterraneo con due entrate poste ai lati del palazzo. Per cena la prima era abbiamo cenato in un ristorantino tipico a 30 m. a destra appena usciti, la seconda di fronte in uno indiano tipico, entrambi molto buoni e prezzi ottimi. La zona dell’hotel non è bella, ma come già dicevo l’intera Tabuk non è bella.
Giorno 5: notte a Tabuk
Il secondo giorno, dopo colazione partenza alle 9 per il primo giorno di tour che doveva prevedere Magna, la Spring of Moses, il mar rosso, il pozzo di Mosè (Al-Suaidani Well) Well of Jethro,, Madyan e ritorno via Sharma.
Il mar Rosso l’abbiamo visto e ci siamo fermati a bagnarci i piedi, ma non abbiamo potuto vedere nulla di Magna e Spring of Moses perchè le strade a causa della costruzione di Neom erano chiuse: naturalmente nessun sito e nemmeno map ti diceva di queste chiusure. Ci siamo così diretti ad Al-bad dove ci doveva essere il resto.
Il Pozzo di Mosè era chiuso con una recinzione arrugginita, non segnalato e non quando vi trovate di fronte e nessun cartello o segnalazione di come poter entrare: in parole povere tutto in stato di abbandono e così l’abbiamo potuto vedere solo da fuori e da lontano.
Ci siamo così diretti alla vicinissima Madyan, dove ci doveva essere anche il Pozzo di Jethro.
Di facile reperibilità col navigatore poiché è anche posto a lato di una strada principale, c’è un ampio parcheggio davanti e bagni puliti al suo interno. Prima di visitarlo (e non dopo come abbiamo fatto noi per sbaglio) consiglio di visitare il piccolo atrio all’entrata con spiegazioni storiche.
Anche qui posto indubbiamente bello ma senza un minimo cartello di spiegazioni lungo il tragitto e senza che vi fosse la possibilità di avere una guida locale.
Infine quello che doveva essere il Pozzo di Jethro o era chiuso come tanti posti all’interno del sito archeologico oppure non era indicato, visto che anche degli altri turisti lo cercavano e comunque non c’era nessuno che ti potesse dire dove fosse, e per ciò ce ne siamo andati senza vederlo.
Giorno 6: Capodanno a Tabuk
Il secondo giorno siamo partiti per il tour Hisma Plateau e vedere l’altare del Vitello d’Oro, e sul punto devo correggere in parte quanto scritto chi ci sarebbe stato prima di noi nel dicembre 2024.
Per l’Hisma Plateau abbiamo fatto l’autostrada che da Tabuk va a Bir Ibn Himas, poi abbiamo seguito per Al Mafraq ( fate benzina!) sempre su una strada a 2 corsie, salvo qualche rientranza, e passate in mezzo all’Hisma Plateau che merita sicuramente una visita. Per andare a Al Mafrqa e poi all’altare del Vitello d’Oro dovrete arrivare a fino a quando l’autostrada finisce e poi girare a sinistra dopo aver fatto un’inversione a u consentita avanti 500 m: in ogni modo seguite sempre il navigatore.
Lasciata in una lunga discesa sulla destra Al Mafraq proseguite dritti, ma a questo punto non fate l’errore che abbiamo atto noi: qualche chilometro fuori la città, dopo aver passato una bellissima valle, la strada principale larga ed impeccabile, prosegue dritta ma in realtà è la nuova strada (una delle 2) in costruzione che porta alla futura stazione sciistica di Trojena.
Ce ne siamo accorti qualche chilometro dopo quando continuavamo a discostarci dal percorso segnato da Maps; a questo punto siamo tornati indietro e ci siamo accorti che la strada giusta era alla nostra destra (tornando), posta in leggera discesa, larga la metà e invisibile a chi all’andata si trovava di fronte quella che abbiamo erroneamente fatto.
Abbiamo seguito il navigatore e siamo giunti dove ci doveva essere l’Altare del Vitello d’Oro, ma lungo la strada non c’era nessun cartello o indicazione.
Dopo una certa titubanza mi sono addentrato per circa 100 metri in una stradina dietro una casa dove poi abbiamo visto questo recinto chiuso con un lucchetto e dove c’era un cartello arrugginito ed illeggibile, ma dalle fattezze viste in una ricerca su Google e dall’indicazione di Maps abbiamo avuto conferma che fosse proprio quello.
Attenzione: se fate una ricerca su Google dal pc non il darà il percorso , ma i assicuro che la strada è molto bella e panoramica e vi sarà data solo quando col cellulare sarete nei paraggi.
Dovevamo poi anche vedere lo Jebel al Lawz ma lo vedrete solo lungo la strada (se sarete in grado di riconoscere il monte) perchè non ci sono indicazioni stradali e vi troverete in una zona dove il segnale non c’è.
Stessa sorte per la cd Split rock of Horeb, sconosciuta al navigatore ed alla segnaletica stradale che, quindi, non abbiamo visto.
Al ritorno il navigatore vi farà fare la strada che passa per Al saroo (se non ci dovesse essere il segnale di Maps quando tornerete sulla strada principale dall’Altare) girate a sinistra, perchè a destra tornereste a Al Mafrq, una strada di circa un’ora, panoramica i mezzo a deserto e sbucherete poi sull’autostrada Tabuk- Sharma.
Giorno 7: Tabuk -Al Ula
Dopo una buona colazione partiamo, scegliendo tra uno dei due percorsi che si equivalgono in termini di tempo, e tra i due scegliamo quello più breve ma non totalmente autostradale. Appena fuori Tabuk si gira a destra e si prosegue su una strada a corsia singola che scorre proprio nel nulla assoluto per circa tre ore e mezza, salvo un paesino con distributore a metà strada, e per questo ripeto: fate sempre il pieno di benzina prima di partire. Viaggio monotono e senza particolari paesaggi. Prenotato con Booking questa struttura:شقق خطوط الخبير
Evitatela come la peste! In primo luogo quando contatterete vi risponderà al telefono una donna che non parla inglese e vi riappende il telefono. In secondo luogo venivo richiamato da una persona che mi diceva di trovarmi alla casa, che era posta fuori Alula, in una zona dove non c’è proprio nulla e sembrava un quartiere dormitorio costruito nel deserto. Mi trovai con questo ragazzo dopo un’attesa di oltre mezz’ora, pensando anche di aver sbagliato casa e dopo averlo richiamato 3-4 volte. Poi di notte c’erano 4° ma mancava completamente il riscaldamento ed abbiamo dovuto dormire vestiti ma senza acqua calda, quindi senza la possibilità di farci la doccia. Infine mancavano completamente le federe dei cuscini e le lenzuola, che sono poi andati a prenderci e tornati dopo un’altra mezz’ora.
Nel pomeriggio avevamo prenotato poi la gita a Dadan che, come le altre, si può prenotare in un solo sito, altrimenti non troverete i biglietti e scordatevi anche di comprarli al momento dato che ho visto respingere delle richieste anche se poi gli autobus partivano mezzi vuoti.
Consiglio: il punto di ritrovo per anche le altre gite ad Al Ula è quello indicato anche per la gita ad Hegra, ma seguendo il navigatore vi farà are un giro lungo e tortuoso. Parcheggiate invece al Burger King, attraversate la strada e sulla destra vi troverete al parcheggio degli autobus, de dovere are prima il check in in un gabbiotto climatizzato e i saranno delle hostess della compagnia.
Dadan è stato una parziale delusione, viste soprattutto le nostre aspettative. Le tombe le potete vedere solo da lontano da un parapetto, mentre per le rovine non esiste praticamente nulla.
Lo stesso bus poi vi porterà a vedere i petroglifi di Jabal Hikmah che sono davvvero tanti, interessanti, scolpiti nelle varie lingue che si sono succedute nei secoli, alla base di una montagna a pio, e con buone spiegazione da parte della guida.
Giorno 8:Al Ula e poi Medina
Il giorno dopo alle 09,30 tour della città vecchia che, complessivamente, non dura più di 3 ore. Si parte da un parcheggio al Winter Park, aspetterete un trenino elettrico che vi porterà dopo 3-400 m. (!) al luogo di partenza. Quello che vi farà vedere la guida è una città vecchia totalmente ricostruita, poiché quella veramente vecchia, e che vedrete soprattutto dal castello, è diroccata in quanto fatta di paglia e fango. Merita sicuramente la visita.
Avendo poi un paio d’ore libero prima della gita ad Hegra nel pomeriggio abbiamo deciso, quasi per sbaglio, di andare a vederci l’Harrat Viewpoint, la cui strada parte appunto dal parcheggio degli autobus. La strada è bella, dura circa 35-40 minuti di auto , con una bella arrampicata anche in prima marcia su una salita ripidissima. Vi assicuro che lo spettacolo che troverete all’Arrat è davvero unico, paragonabile quasi al Edge of the Word e, non per ultimo all’Harrat vi è anche un bar ristorante se volete prendere qualcosa: in ogni modo ci dovete andare.
Come dicevo al pomeriggio gita ad Hegra. Luogo unico ed incantato, da non perdere assolutamente anche se abbiamo potuto vedere solo una minima parte di tutti i monumenti: ci siamo chiesti il perchè. In ogni modo il tour non è durato 2 ore come nella brochure bensì 3,5 ore.
Finita quella gita abbiamo deciso di andare a vederci l’Elephant Rock al tramonto. un altro spettacolo unico e da cartolina: dovere assolutamente andarci.
Alla sera pur di non dormire di nuovo in quel tugurio, abbia deciso di fare una pazzia e di partire per Medina, dopo aver prenotato una stanza al Shyan Hotel, buon hotel, ma senza colazione ma posto all’estrema periferia della città, ma comodo sia per andare ai primi tre punti visitati e come sto per scrivere.
Come dicevo una vera pazzia partire per Medina al tramonto dopo una giornata trascorsa intensamente e senza soste. In ogni modo strada praticamente ad una sola corsia, senza traffico, in parte dritta ed in parte montagnosa, ma sempre scorrevole anche ad alta velocità, ma pur sempre 3 ore e mezza di auto.
Alla periferia di Medina quando era appena cominciata la strada a 2 corsie ci siamo subito fermati al primo grande distributore sulla sinistra dove c’erano 3-4 ristorantini: noi abbiamo mangiato in quello più a sinistra dove c’erano anche dei tavolini. Mangiato ottimamente della carne, riso, stufati vari, succhi atti al momento e speso circa 15 euro in 3 riempendoci davvero la pancia.
Giorno 9: Medina
La mattina siamo andati a vedere per prima cosa il Mount Uhud. Beh,: dopo aver percorso in lungo ed in largo la strada indicata dal navigatore ed anche quelle laterali, non c’era modo di raggiungerlo poiché c’erano dei lavori che bloccavano la strada ed abbiamo visto anche molte altre auto cercare la strada come noi.
Siamo così andato poi alla Moschea Quba, dove abbiamo posteggiato al di là della strada. La abbiamo vista solo da fuori, sebbene non fosse proibito entrarci (in nessuna moschea dell’Arabia è proibita l’entrata, salvo nell’intera zona de La Mecca). Una struttura imponente e bella che merita davvero una visita.
Siccome era presto, abbiamo deciso di fare l’ennesima pazzia, ovvero partire per vedere il Wahab Crater: altra scelta azzeccata.
Calcolate almeno 7 ore tra andare, tornare e visitare dall’alto il cratere, dapprima in strada a doppia corsia e poi singola, ma sempre bella e veloce. In tutta la strada c’era solo 1 distributore a circa metà percorso e 1 solo bar. Il cratere è maestoso ed io non ho mai visto nulla di simile nella mia vita, a confronto il cratere del Vesuvio sembra un giocattolo per bambini.
In ogni modo tornati alle 18 circa allo Zaha al Munawara Hotel in pieno centro, laddove 100 m. dopo comincia la zona pedonale. Il posteggio dell’hotel è posto nel sotterraneo e si accede solo dal retro, girando dapprima nella parallela delle strada principale e poi 100 m. prima dell’hotel a destra dove porta ad un enorme parcheggio sterrato, per poi cercare quello sotterraneo dell’hotel che non è indicato.
Hotel con camera tripla di medio-piccole dimensioni, pulitissimo, clientela solo araba. Ottima la colazione mattutina, ma con una grandissima confusione e coda.
Alla sera visita alla moschea dove è sepolto Maometto. Molto grande, bella pulita e interessante. Attenzione: mentre per gli uomini l’accesso alla tomba di maometto è libera, per le donne no, devono prenotare mesi prima e non c’è verso di entrare senza, anche se dalla parte femminile non c’è nessuno: fatto davvero inspiegabile.
Giorno 10: Medina-Riyad
Abbiamo deciso di partire per Riyad dopo colazione alle 9 circa nel traffico caotico di Medina per poi arrivare dopo circa 10 ore nel traffico di Riyad, con tanto di soste bagno e benzina. L’autostrada è bellissima, con 3-4 aree attrezzate con bar e benzina, come minimo 3 corsie e con pezzi con limite di velocità a 150 km.
L’hotel da noi scelto quasi solo sulla vicinanza all’aeroporto è stato questo prenotato su Edrems:
- 利雅得东来人家
- Address: RUQE3282 Hasan Al Jadi, Riyadh, 13244, Arabia Saudita
- Phone: +966 56 890 6472
- GPS coordinates: N 024° 48.005, E 46° 43.626
Beh: è un posto inesistente, al civico indicato vi era solo un palazzo in costruzione, e nessuno ci ha rimborsato: servizio di Edreams totalmente mancante. Al telefono di rispondeva un uomo che diceva che il numero composto era quello di un take away. Abbiamo così prenotato mentre eravamo in mezzo alla strada al Al farhan Suites Ishbilia. Buon hotel con personale parlante un buon inglese, ottima la colazione anche se solo araba. la camera di medie dimensioni, pulitissima, ma con televisore non funzionante né prima né dopo l’intervento di un “tecnico”.
Giorno 11: Riyad
Con molta calma abbiamo deciso di visitare 3 luoghi:
- Siamo andati dapprima al Forte Masmak, ma era tutto transennato e chiuso.
- Ci siamo così diretti alle cascate del Wadi Namar. Le cascate in sé non sono nulla di speciale, ce ne sono 1000 così solo nella mia regione, ma è l’ambiente in cui sono. Quando ci siamo andati noi erano poco più di un rigagnolo e formavano un laghetto alla base: il tutto nel bel mezzo del deserto, laddove c’era un bar, bagni e spazi per camminare con anche un po’ di verde.
- Infine siamo andati a visitare il sito UNESCOdi Al Turaif. Indicato davvero male dai cartelli stradali, quando il navigatore vi segnalerà che siete arrivati. posteggiate l’auto nel parcheggio alla destra di quella strada leggermente in discesa che avete percorso, perchè siete arrivati. Un ragazza all’uscita di ha indicato dove andare per l’entrata del sito, dopo aver attraversato un parchetto.
Non avevo letto da nessuna parte che si dovessero acquistare i biglietti per l’entrata.
La cittadina storica è molto bella ma integralmente ricostruita poiché, come successo anche ad Alula, i muri delle città antiche arabe erano atte di paglia, legno e fango essendo gli arabi negli ultimi secoli essenzialmente poi dei beduini. Come dicevo la città merita una visita, con le sue vie e i due piccoli e poco significativi musei al suo interno e molto bello anche il panorama sia che si vede dal suo interno che dal parapetto prima del ponte (una schifezza moderna) per entrare.
Per ultimo, molto belli anche se non grandi, i giardini posti alla base della citta.