Puglia e Matera, bellezze senza tempo a confronto in un viaggio ‘storico’ nel Sud Italia
Le bellezze di Puglia e Matera. Un viaggio targato Luca, Sabrina e Leonardo
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Diario di viaggio
Sabato 22 Aprile
Con programmi anche ambiziosi per i viaggi da qui a fine anno, in occasione dei ponti primaverili optiamo invece per un tranquillo itinerario nella cara vecchia Italia. La nostra intenzione infatti è quella di trascorrere qualche giorno in Puglia, alla scoperta soprattutto delle sue tante bellezze architettoniche e storiche, tralasciando lo splendido mare, per il quale non è ancora stagione, con in più uno sconfinamento in Basilicata per visitare Matera, incredibilmente non ancora compresa fra le nostre numerose mete turistiche.
Ritirata alla Europecar, in aeroporto a Forlì, l’auto a noleggio con la quale seguiremo l’itinerario previsto (una Fiat Tipo station wagon blu) e recuperato anche Leonardo all’uscita da scuola, subito dopo pranzo, alle 14:20, diamo così ufficialmente il via al nuovo viaggio.
Dieci minuti più tardi entriamo poi in autostrada A14 diretti a sud e meno di un’ora dopo oltrepassiamo anche l’uscita di Pesaro. Valichiamo così, una dopo l’altra, le verdi colline marchigiane per entrare in Abruzzo e transitare, intorno alle 17:00, nei pressi di Pescara.
In questo modo seguiamo pure tutta la costa molisana per giungere, senza i temuti intoppi, in Puglia e più precisamente, verso le 19:00, nella cittadina di Barletta, dove prendiamo alloggio per la notte nel B & B De Nittis, in pieno centro.
Poco più tardi, mentre andiamo alla ricerca di un ristorante per cena, possiamo così già assaporare, in parte, le bellezze del nucleo storico, che esploreremo domani mattina … È sabato sera e le vie pedonali brulicano di vita, così non senza fatica troviamo posto nell’Osteria Bardulos, dove assaporiamo ottimi piatti tipici, ad un prezzo tutto sommato onesto, prima di far rientro alla struttura turistica per il meritato riposo.
Domenica 23 Aprile
È dolce la sveglia nel B&B De Nittis di Barletta, con il sole che fa capolino dalle finestre… e ancor più dolce è l’ottima colazione offerta dalla struttura turistica, decisamente consigliabile. Lasciamo i bagagli in camera per andare a fare una passeggiata nel piccolo centro storico di Barletta, località nota soprattutto per la celebre Disfida, uno scontro fra cavalieri italiani e francesi, tenutasi il 13 febbraio del 1503, finita, per la cronaca, con la vittoria dei nostri amati colori.
Centro storico di Barletta
Prima di tutto vediamo la Basilica del Santo Sepolcro, eretta sul finire del XII secolo in stile romanico, con influenze gotiche francesi e motivi rinascimentali, che a suo tempo fu un importante crocevia di pellegrini e crociati diretti in Terra Santa, fronteggiata dal cosiddetto Colosso di Barletta o di Eraclio, una gigantesca statua in bronzo (alta 4,5 metri), risalente al V secolo e proveniente da Costantinopoli, che è il simbolo della città. Non visitiamo però gli interni della chiesa perché la funzione religiosa domenicale è in corso di svolgimento, così, passeggiando per le vie del centro, giungiamo al cospetto della bella Cattedrale di Santa Maria Maggiore, costruita nel XII secolo sulle vestigia di una precedente chiesa paleocristiana. Dominato dall’elegante torre campanaria ornata da bifore, l’edificio di culto più importante di Barletta è un armonioso miscuglio di stili gotico e romanico, impreziosito anche dalle stratificazioni millenarie della cripta sottostante. Nei pressi della cattedrale, inoltre, si trova il massiccio castello, di origine normanna, i cui colossali bastioni, perfettamente restaurati, spiccano magnificamente nei verdi e curati fossati circostanti.
Pienamente soddisfatti di questa prima visita, sulla via del ritorno, esploriamo anche gli interni della Basilica del Santo Sepolcro, perché nel frattempo è terminata la messa, quindi facciamo rientro al B&B De Nittis.
Trani
Recuperiamo le valigie e poco dopo lasciamo Barletta per spostarci solo di una manciata di chilometri alla vicina cittadina di Trani, sede di importanti vestigia.
Parcheggiamo nei pressi del centro storico, vicinissimi alla famosa Cattedrale di Santa Maria Assunta, splendido esempio di romanico pugliese, eretta a partire dalla fine dell’XI secolo ricalcando una precedente basilica, tanto che la struttura, compreso il sottostante ipogeo, è in pratica costituita da tre chiese sovrapposte. La facciata invece, preceduta da una elegante scalinata a doppia rampa e fiancheggiata dallo slanciato campanile, a quest’ora del giorno è purtroppo tutta nell’ombra, ma ugualmente bella. Passeggiamo intorno all’edificio religioso alla ricerca degli scorci più interessanti e poi ne visitiamo anche gli interni, grandiosi ma piuttosto spogli, come da tradizione del più puro stile romanico. Proprio di fronte alla cattedrale, in riva all’Adriatico, vediamo anche, solo esternamente, il possente Castello Svevo, risalente al milleduecento, quindi riprendiamo strada con sollecitudine, perché abbiamo un improrogabile appuntamento fissato per mezzogiorno.
Castel del Monte
Andiamo verso l’interno della regione fino a raggiungere alcune alture delle Murge nelle quali svetta il celeberrimo Castel del Monte, concepito secondo tradizione nel XIII secolo dall’imperatore Federico II di Svevia, vera e propria icona densa di suggestioni dell’Italia medioevale, nonché Patrimonio dell’Umanità UNESCO fin dal 1996.
Lasciamo l’auto in un apposito parcheggio e poi con una navetta raggiungiamo il maniero, che spicca meravigliosamente nel paesaggio circostante, con la sua insolita pianta ottagonale, ritmata da otto torri ottagonali poste in corrispondenza degli spigoli, ed un elaborato portale d’ingresso posto sul lato orientale. C’è una lunga coda per entrare, ma noi abbiamo già il biglietto e la saltiamo, così ben presto ci troviamo ad esplorarne gli interni, particolarmente intriganti, a cominciare dall’angusto cortile dalla forma, ovviamente, ottagonale e dagli ambienti (un tempo nobili) che si sviluppano tutto attorno, su due piani. All’uscita intraprendiamo un giro intorno al castello per coglierne le migliori angolazioni, sullo sfondo dell’odierno cielo azzurro, e poi, con la navetta, facciamo ritorno pienamente soddisfatti al parcheggio, dove finalmente possiamo pranzare con i nostri panini, in un’area attrezzata.
Ruvo di Puglia
Alla ripresa delle ostilità con l’asfalto scendiamo dalle alture delle Murge e arriviamo nel centro della tranquilla località di Ruvo di Puglia. È il primissimo pomeriggio di una bella domenica di primavera e in giro non c’è nessuno, così siamo solo noi davanti al magnifico prospetto della duecentesca Cattedrale di Santa Maria Assunta, uno dei più significativi edifici religiosi pugliesi: una sapiente fusione di elementi gotici e romanici con un bellissimo portale centrale assai elaborato ed impreziosito da esili colonne, leoni e grifi alati. Visto il contesto però il luogo di culto è anche chiuso, così dobbiamo rinunciare ad esplorarne gli interni.
Ci spostiamo allora di qualche chilometro nelle campagne circostanti, tutte coltivate ad ulivi, fino ad arrivare nei pressi del sito megalitico del Dolmen La Chianca, un diversivo ben accetto rispetto alle tante chiese di giornata e anche interessante, infatti vi si possono osservare tre grandi lastre di roccia conficcate nel terreno ed una con funzione di copertura a formare una camera sepolcrale risalente all’età del bronzo (1200 a.C.), nel suo genere una delle più importanti testimonianze a livello europeo.
Tornati a Ruvo per lo stesso tragitto subito dopo raggiungiamo la cittadina di Bitonto che, seppur bistrattata dalle normali rotte turistiche, vanta un’origine millenaria e, soprattutto, una importante cattedrale, quella di Santa Maria Assunta (la terza di giornata con lo stesso nome!), esemplare realizzazione del romanico pugliese del XII secolo, arricchito da meravigliosi ed elaborati portali. Davvero un bel monumento, osservato nel piacevole contesto domenicale di un abitato semivuoto, ma anche questo, purtroppo, condizionato dall’orario festivo e quindi chiuso.
Bari
Ci aspetta ora l’ultima tappa di giornata, ovvero il centro storico di Bari, indiscusso capoluogo di regione.
Dopo un breve tratto di strada lasciamo l’auto in un parcheggio coperto nei pressi del porto e poi, a piedi, ci dirigiamo verso la nota Bari Vecchia, il nucleo medioevale della città, fino a pochi anni fa quartiere poco raccomandabile, ma oggi decisamente rivalutato.
Prima di tutto incontriamo i possenti bastioni del Castello Svevo, poderosa fortezza voluta da Federico II per consolidare la sicurezza difensiva del principale insediamento dei territori da lui controllati, quindi ci addentriamo nelle viuzze del centro. In questo modo arriviamo al cospetto della Basilica Cattedrale, capolavoro romanico eretto in onore di San Sabino fra il 1170 ed il 1178 e poi rimaneggiato con decorazioni barocche.
Per vicoli sempre più stretti guadagniamo infine la piazza sulla quale prospetta la grande Basilica di San Nicola e dove si sta tenendo una rappresentazione storica in onore dell’imminente commemorazione del santo protettore della città. L’edificio, notevolissimo esempio di architettura romanica pugliese, presenta una monumentale facciata dalle linee semplici ma accattivanti e nei suoi severi interni ospita, scendendo i gradini che portano alla cripta, le preziose reliquie di San Nicola (alias Babbo Natale), trasportate qui nel 1087 da Myra, in Turchia, e molto venerate nel mondo cristiano, sia occidentale che orientale.
Usciti dalla Basilica di San Nicola torniamo poi sui nostri passi a recuperare l’auto per andare verso il termine della tappa. Poco prima delle 19:00 giungiamo così nella località di Polignano a Mare, dove prendiamo alloggio per la notte nella struttura detta Palazzo Novecento, in prossimità del centro. Ci riassettiamo a dovere e più tardi usciamo a cena nella vicina Pizzeria Spizzicomania, concludendo in questo modo la prima positiva giornata di vacanze pugliesi.
Lunedì 24 Aprile
Il meteo non pare eccezionale per oggi e quando ci svegliamo a Polignano c’è un timido sole, ma anche parecchie nuvole. Facciamo colazione nel bar di fronte, convenzionato con la nostra struttura turistica, e poi lasciando i bagagli in camera andiamo alla scoperta della nota località conosciuta anche come “Perla dell’Adriatico” e città natale del cantante Domenico Modugno, diventato celebre con la sua “Nel blu dipinto di blu”, e partiamo dal suo piccolo nucleo storico, tutto costruito a picco sul mare con le scenografiche falesie che lo rendono un luogo davvero suggestivo.
Dall’Arco Marchesale entriamo così nella città vecchia e giungiamo in Piazza Vittorio Emanuele, dove prospetta anche la Chiesa Matrice, principale edificio religioso di Polignano, quindi, seguendo caratteristiche viuzze, esploriamo tutte le terrazze panoramiche sulle scogliere… splendide, peccato solo per il sole, un po’ latitante.
Usciti dalla città vecchia passiamo sul ponte che attraversa la Lama Monachile (una profonda fenditura della costa), dal quale si ammira Cala Porto, uno degli scorci balneari più famosi di Puglia. Arriviamo così di fronte alla statua di Domenico Modugno, immortalato a braccia aperte, e da lì scendiamo alle scogliere sottostanti, da dove si ha un bel colpo d’occhio sul centro abitato a strapiombo sul mare.
Completata in questo modo la visita di Polignano andiamo a recuperare le valige e poi lasciamo la città, per dedicarci però alle sue immediate vicinanze. Prima di tutto ci rechiamo, infatti, un po’ più a nord nella località di San Vito, dove si trova l’omonima, antica abbazia, risalente probabilmente al X secolo, che spicca in riva al mare, molto suggestiva, sullo sfondo del quieto porticciolo tempestato di colorate barche dei pescatori.
Ci spostiamo quindi poco più a sud di Polignano, in un accidentato tratto di costa, nel quale con una breve passeggiata e l’aiuto di Google Maps troviamo la Grotta Sella, uno spettacolare arco naturale di roccia che arditamente si eleva a pochi metri dal pelo dell’acqua … Lo fotografiamo mentre scende qualche goccia di pioggia, che però non ci allarma più di tanto.
Facciamo così ritorno all’auto senza correre e poi andiamo a far spesa alla periferia della cittadina di Monopoli. Da lì ci dirigiamo poi verso l’interno della regione e le colline delle Murge per fare tappa nella celeberrima località di Alberobello, il fiabesco paese dei trulli, tipiche costruzioni a copertura conica, in pietra a secco, tradizionali della Puglia centro meridionale, risalenti, più che altro, al XIX secolo e comprese nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco fin dal 1996.
Non piove, così parcheggiamo l’auto e subito ci dedichiamo alla visita di Alberobello, a partire dal Rione Aia Piccola, che offre già bellissimi scorci ed il colpo d’occhio sulla miriade di coni di pietra del dirimpettaio Rione Monti. Saliamo quindi lungo Corso Vittorio Emanuele e giungiamo al cospetto della seicentesca Basilica dei Santi Medici, l’edificio religioso più importante della città, sul cui retro si trova il cosiddetto Trullo Sovrano, l’unico di Alberobello che si sviluppa su due piani, del quale ne esploriamo anche gli interni. Quando torniamo poi all’aria aperta possiamo registrare, finalmente, anche il ritorno di un bel sole ed il cielo azzurro, così da scattare qualche bella foto, soprattutto nella successiva esplorazione del Rione Monti, il più turistico e ricco di scorci, a partire dal Trullo Siamese, per finire con la Chiesa Trullo, seppur di costruzione molto più recente.
Pranziamo ad Alberobello, con il sole che torna fra le nuvole, quindi, nel primo pomeriggio, ci spostiamo di una manciata di chilometri al vicino borgo di Locorotondo, tutto bianco, arroccato a 410 metri di altezza, su di un’altura nel cuore della Valle d’Itria, che deve il suo nome alla forma della sua pianta circolare, perfettamente riconoscibile anche in lontananza. Parcheggiamo nei pressi del nucleo abitato, che poi esploriamo percorrendone le caratteristiche viuzze concentriche, fino all’apice della collina, dove risalta la settecentesca Chiesa Madre di San Giorgio, mentre torna anche a splendere il sole, per rendere il tutto molto più bello.
Pienamente soddisfatti proseguiamo poi il nostro itinerario attraverso la verde campagna della Valle d’Itria e delle Murge per giungere infine nella bianchissima cittadina di Ostuni, dalle antiche origini, che spicca anch’essa alla sommità di un colle, offrendo un bellissimo colpo d’occhio, soprattutto lungo la strada che vi arriva da occidente. Anche in questo caso lasciamo l’auto ai piedi dell’abitato per poi andare a piedi alla ricerca dei suoi luoghi più interessanti, a partire da Piazza della Libertà, il più ampio e celebre spazio cittadino, nel quale svetta l’Obelisco di Sant’Oronzo e prospetta il Palazzo Comunale, per poi salire lungo le strette vie, fiancheggiate da edifici imbiancati a calce, fino alla bella Cattedrale di Santa Maria Assunta, dalla facciata tardogotica, fronteggiata dall’Arco Scoppa, ispirato, pare, al Ponte dei Sospiri di Venezia. Da lì scendiamo quindi alla ricerca di altri scorci, fino al Viale Oronzo Quaranta, che si dipana lungo il lato settentrionale delle mura cittadine, per chiudere il cerchio, di nuovo, in Piazza della Libertà.
Ora non ci resta che andare al termine di questo capitolo del viaggio, con la barra tutta rivolta a sud. Transitiamo così nei pressi di Brindisi e fiancheggiando immensi uliveti, devastati dalla maledetta Xylella, giungiamo in vista della città di Lecce. La aggiriamo verso ovest e intorno alle 19:00 giungiamo nella località di Lizzanello, dove andiamo a prendere alloggio, per le prossime due notti, in piena campagna pugliese, all’Agriturismo Villa Pina.
Ceniamo, molto bene, nel ristorante della struttura (che domani sera ci dicono purtroppo essere chiuso) e poi ci ritiriamo in camera a riposare, soddisfatti della positiva giornata.
Martedì 25 Aprile
Intera tappa dedicata alla parte più meridionale della Puglia, a sud di Lecce. Vogliamo però iniziare questa giornata con uno dei simboli della regione, ovvero gli ulivi, che sono stati pesantemente martoriati, negli ultimi anni, dal letale battere della Xylella.
Andiamo così nelle immediate vicinanze di Lizzanello e più precisamente nella campagna intorno al paese di Strudà, dove si trova uno degli alberi simbolo della specie, quello soprannominato “La Regina”, un esemplare con un’età stimata di oltre 1.400 anni, idealmente assegnato nel 2012, dalle autorità locali, all’allora first lady americana Michelle Obama. Lungo il tragitto per raggiungerlo, però, notiamo quasi tutti gli alberi già secchi, che generano in noi una enorme tristezza, e quando arriviamo al cospetto de “La Regina” è avvizzita pure lei. Un po’ mestamente andiamo così verso il secondo albero in programma, quello detto “Lu Matusalemme”, perché si stima che abbia più di 3.000 anni di età, che si trova nei pressi della località di Borgagne, a circa 15 chilometri di distanza. Il grande vecchio lo troviamo per fortuna ancora in parte verdeggiante, ma molto provato e con lui ci scattiamo una foto, ma senza troppo entusiasmo, che peccato!
Collezionato quindi un piccolo fallimento nel primo obiettivo di giornata ci orientiamo più ottimisticamente verso quello successivo, in riva al mare Adriatico, presso il sito archeologico e naturalistico di Roca Vecchia, sede di importanti ritrovamenti, dei resti di un castello cinquecentesco a picco sul mare e della spettacolare Grotta della Poesia, classificata come una delle dieci piscine naturali più belle del mondo. Qui facciamo una gradevole passeggiata, fra scorci marini di grande bellezza e importanti rovine, fino a giungere proprio di fronte alla splendida Grotta della Poesia, un pezzetto di mare cristallino posizionato fra le rocce, ad un passo dalla linea costiera.
Risaliti in auto ci spostiamo poi di una manciata di chilometri verso sud fino alla località di Torre Sant’Andrea, dove un comodo sentiero porta ad esplorare un fantastico tratto di costa caratterizzato da spettacolari viste sulle scogliere modellate in archi naturali e faraglioni, contornati dall’azzurro del mare.
Quando è quasi mezzogiorno guadagniamo poi la cittadina di Otranto, la più orientale d’Italia, ricca di storia e di bellezze naturali. Vista la giornata di festa, primaverile e di sole, c’è moltissima gente, tanto che a fatica riusciamo a parcheggiare il nostro mezzo per andare a visitare il piccolo centro storico. Alla fine ne veniamo però a capo e facciamo il nostro ingresso trionfale attraverso la Porta Alfonsina, monumentale varco attribuito ad Alfonso d’Aragona (liberatore della città dagli invasori turchi) e risalente al 1481. Subito dopo andiamo alla ricerca della Basilica di San Pietro, che, eretta nel IX-X secolo, costituisce un importante esempio dell’arte bizantina in Puglia e che dovrebbe chiudere i battenti alle 13:00, ma giunti in tempo la troviamo già chiusa e senza cartelli con l’indicazione degli orari futuri, peccato perché avrebbe meritato le nostre attenzioni. Ci rechiamo allora a vedere l’imponente Castello Aragonese, risalente al Quattrocento, con le sue mura che arrivano a lambire uno splendido mare dai riflessi caraibici e poi chiudiamo il cerchio passando dalla piazza sulla quale prospetta la bella Cattedrale di Santa Maria Annunziata, realizzata in epoca normanna, ma anch’essa chiusa perché ha serrato i battenti già a mezzogiorno.
Non ci resta quindi, vista l’ora ormai tarda, di pranzare con i nostri panini, in un’area verde prospiciente il meraviglioso mare d’Otranto, prima di riprendere l’itinerario. Rifocillati a dovere ci spostiamo così di soli tre chilometri, nella periferia della città, per andare ad esplorare la Vecchia Cava di Bauxite, un minerale ferroso qui estratto fino al 1976. Di quell’epoca rimane un laghetto, dalle acque di color verde smeraldo, circondato da pareti rocciose e cumuli di detriti di un bel rosso brillante, esaltati dal verde della vegetazione circostante e dall’intenso blu dell’odierno cielo … senza dubbio una bella ed originale esperienza.
Subito dopo, procedendo verso l’interno della regione, giungiamo nei pressi dell’abitato di Uggiano la Chiesa, all’interessante sito megalitico del Dolmen Li Scusi, uno dei più particolari e rappresentativi del Salento, laddove otto pilastri di pietre impilate sorreggono un grosso lastrone quadrangolare, risalente ad un periodo compreso fra il V ed il III millennio a.C. Completa il tutto un antico circolo di pietre (cromlech) che però si perde nell’erba troppo alta, che non sarebbe male tagliare visto l’imminente arrivo della stagione turistica … Da qui poco più di venti chilometri ci dividono dalla località di Corigliano d’Otranto, nella quale ci rechiamo per vedere soprattutto il bel Castello de’ Monti, fiabesco maniero risalente al XVII secolo, che presenta una facciata barocca ed un suggestivo fossato, seppur in secca.
Giusto il tempo di scattare qualche foto e poi lasciamo anche Corigliano per approdare della città di Galatina, che ricorda delle dolci caramelle della mia infanzia, ma che in realtà è un insediamento le cui origini risalgono al medioevo ed il suo monumento più rappresentativo è la Basilica Orsiniana di Santa Caterina d’Alessandria. Lasciando l’auto nella centrale Piazza Toma in breve giungiamo di fronte all’edificio religioso che, eretto per volere del nobile condottiero Raimondello Orsini del Balzo sul finire del XIV secolo, presenta una facciata romanica e magnifici interni completamente affrescati da pregevoli cicli pittorici, paragonabili addirittura a quelli ben più famosi della Basilica di Assisi.
Ancora ammaliati dall’incredibile concentrazione di opere d’arte lasciamo Galatina e ci spostiamo di pochissimi chilometri alla località di Soleto, così da visionare la Chiesetta di Santo Stefano, risalente al XIV secolo e contenente affreschi di notevole fattura, ma i suoi scarni orari di apertura non coincidono con quelli in nostro possesso, così dobbiamo rinunciarvi e ci accontentiamo di immortalare, nelle vicinanze, la notevole Guglia di Raimondello Orsini del Balzo, elaborato campanile trecentesco, alto 45 metri, che affianca la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Santissima Assunta, la cui origine si deve, secondo la leggenda, a quattro diavoli, che la eressero in una notte, prima di rimanere pietrificati ai suoi angoli.
Per concludere la giornata da Soleto andiamo poi fin sulla costa ionica della Puglia, nella cittadina di Gallipoli, nota località balneare salentina. Lasciamo l’auto in prossimità del porto e poi, a piedi, ci rechiamo alla scoperta del suo nucleo storico, che offre begli scorci, soprattutto a mare nei pressi del cosiddetto Seno della Purità, una sabbiosa mezzaluna di sabbia dorata, bagnata dal Mar Ionio (oggi piuttosto irrequieto) e fiancheggiato da un’intrigante quinta di storici edifici.
Ci godiamo per un po’ il luogo, ma questo pomeriggio soffia un vento fin troppo fresco dal mare, così ben presto ci rifugiamo nell’intricato dedalo di viuzze della città vecchia, dove l’interessante facciata della cattedrale è in restauro, poi, passando nei pressi del Castello Aragonese, facciamo ritorno al nostro mezzo di trasporto per andare verso il termine della tappa. Con le ombre lunghe del tardo pomeriggio affrontiamo così il tratto di strada che riconduce a Lizzanello e all’epilogo di una bella giornata, conclusa però, in serata, con l’oggettiva difficoltà a trovare un posto nel quale cenare. Causa la giornata festiva i locali, infatti, erano tutti chiusi e alla fine ci siamo accontentati di consumare una banale pizza, nel pieno centro della cittadina, alla Pizzeria Eden, come unici clienti dell’attività … paese che vai, usanza che trovi!
Mercoledì 26 Aprile
È dunque arrivata la giornata che dedicheremo a Lecce, capitale del cosiddetto “barocco leccese” e definita, per la bellezza dei suoi monumenti, la Firenze del sud. Consumiamo una discreta colazione a Villa Pina e poi andiamo verso il centro di Lecce, dove brighiamo un po’, in una caotica mattinata lavorativa, a trovar parcheggio ma poi, risolto il problema, entriamo nella parte più vecchia e monumentale della città, da Porta Napoli, storico varco eretto a metà del XVI secolo.
Imbocchiamo quindi Via Palmieri, una delle più rappresentative arterie del nucleo abitato, fiancheggiata da interessanti palazzi e chiese, come la monumentale Santa Maria della Porta e, l’omonimo, Palazzo Palmieri, dalla cinquecentesca facciata, rielaborata nel XVIII secolo. Così facendo, subito dopo, ci affacciamo sulla splendida Piazza Duomo, dove prospetta la Cattedrale di Santa Maria Assunta e Sant’Oronzo, con l’attiguo campanile (in parte in restauro), il Palazzo Vescovile e quello del Seminario, creando un bel quadro d’insieme… barocco, ovviamente. Qui esploriamo prima di tutto il Palazzo del Seminario, per vedere in particolare, al centro del cortile, il suo elaborato Pozzo Barocco, risalente al 1709, ma anche un piccolo museo di arte sacra, compreso nel prezzo del biglietto. Ci dedichiamo quindi alla cattedrale, la cui costruzione fu affidata nel XVII secolo all’architetto Giuseppe Zimbalo, che ne fece un mirabile esempio di arte barocca, esprimendosi però al meglio (parere personale) nell’esecuzione degli esterni.
Da Piazza Duomo andiamo poi lungo Via Libertini, altra importante arteria nella quale si manifesta lo scenario barocco, con chiese e palazzi dei secoli XVI-XVII. Sulla sinistra incontriamo infatti la monumentale facciata a colonne corinzie (incompiuta) della Chiesa di Santa Teresa e poco oltre, sullo stesso lato, la seicentesca Chiesa di Sant’Anna, dallo slanciato prospetto a due ordini e fastigio triangolare, ma soprattutto l’elaborato fronte della Chiesa del Rosario (in parte coperta da ponteggi), opera dello stesso architetto della cattedrale. Al termine della via usciamo temporaneamente dal nucleo storico per osservare Porta Rudiae (ricostruita in stile barocco nel 1703), mentre sono arrivate tante nuvole e fa anche piuttosto freddo, ma tira vento e confidiamo in un rapido miglioramento.
Intanto pioviggina quando, tornati nel centro, andiamo per la contorta Via delle Giravolte (la cui conformazione si deve al medioevo, per disorientare i nemici), fino alla bella Chiesa del Carmine, esempio del più maturo barocco leccese. Un progetto dell’architetto Giuseppe Cino, risalente al 1711. Dalla Chiesa del Carmine andiamo quindi, nelle vicinanze, a dare una occhiata alla scenografica Piazzetta Giosuè Carducci, fiancheggiata da un doppio colonnato dorico, e subito dopo, percorrendo strette viuzze, arriviamo in fondo a Via dei Perroni, presso la settecentesca Porta San Biagio, ingresso meridionale alla città, con il sole che, finalmente, comincia a fare capolino fra le nuvole.
Seguendo Via dei Perroni verso il centro guadagniamo anche l’originale facciata della Chiesa di San Matteo, convessa nell’ordine inferiore e concava in quello superiore, ma anche l’interno, a navata unica e pianta ellittica, è parecchio intrigante, seppure incompiuto. Proprio di fronte a quest’ultima chiesa si apre la Via del Palazzo dei Conti di Lecce, lungo la quale ci avviamo, per poi girare nel secondo vicolo a destra, che ci porta a vedere i resti del Teatro Romano, scoperto casualmente nel 1929 e risalente all’età augustea, che in origine poteva contenere cinquemila spettatori e gli ordini di gradinate erano molti di più dei dodici giunti fino a noi. Da lì, seguendo prima il ballatoio che fiancheggia il teatro, quindi la stretta Via Arte della Cartapesta, sbuchiamo proprio di fianco alla Chiesa di Santa Chiara, dalla bella facciata leggermente convessa, completata sul finire del XVII secolo, che merita di essere vista anche internamente.
L’itinerario ci conduce ora alla Chiesa di Sant’Irene, una delle più importanti, storicamente parlando, della città, la cui facciata è però in restauro, allora ci consoliamo con gli interessanti interni, disseminati di pregevoli altari barocchi.
Ormai in tarda mattinata facciamo il nostro ingresso in Piazza Sant’Oronzo, la principale di Lecce, che non risulta però particolarmente attraente, se si eccettuano le rovine dell’antico Anfiteatro Romano, risalente anch’esso all’epoca dell’imperatore Augusto, del quale rimane solo una parte dell’ordine inferiore di gradinate, per di più in parziale restauro. Da Piazza Sant’Oronzo ci rechiamo poi a dare un’occhiata al grande Castello Carlo V, edificato nel XVI secolo, ma non è in buono stato e necessiterebbe di un copioso restauro, così non perdiamo altro tempo e andiamo subito alla famosa Basilica di Santa Croce che, ultimata nel 1646, risulta essere il più alto e rappresentativo esempio di barocco leccese, con la sua favolosa facciata (di recente riportata all’antico splendore) che è un tripudio di decori in pietra … peccato solo si trovi nell’ombra al nostro passaggio. Ma anche gli interni, nel loro candore, sono una meraviglia che non delude affatto le aspettative.
Sfiliamo quindi, di fianco a Santa Croce, l’ex Convento dei Celestini, in perfetta continuità architettonica con la basilica, poi, passando a vedere anche la bella, ma incompiuta, Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, andiamo a chiudere il cerchio della nostra visita a Porta Napoli. Si è fatto un po’ tardi, allora decidiamo di tralasciare la Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo che, seppur interessante, si trova ad un chilometro di distanza e quasi sicuramente dovrebbe essere chiusa. Andiamo così a riprendere l’auto e subito ci mettiamo in moto per affrontare l’odierna tappa “on the road”.
Passiamo a far spesa e poi andiamo una ventina di chilometri fuori Lecce, verso nord, in piena campagna, nel luogo dove si trova l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, le cui origini risalgono al XII secolo. Nel parcheggio della chiesa pranziamo con i nostri panini, poi facciamo una veloce visita all’edificio religioso che, sapientemente restaurato, presenta una architettura in puro stile romanico, fiancheggiato da un portico duecentesco e da uno scenografico pozzo del 1585, risalente all’epoca in cui il luogo venne trasformato in masseria. Subito però ripartiamo con sollecitudine perché ci attende un appuntamento al termine di un lungo tratto di strada.
Passiamo per Brindisi e poi attraversiamo tutta la Puglia, da est a ovest, fino a Taranto. Così facendo ci presentiamo, poco prima delle 15:00, all’Infopoint della cittadina di Mottola per prendere parte alla visita guidata delle locali chiese rupestri, altrimenti non accessibili in autonomia. Una manciata di minuti più tardi, in compagnia della guida ed altri tre turisti francesi, partiamo per l’escursione. In questo modo, dopo un buon tratto in auto ed una breve scarpinata, giungiamo alla Chiesa Rupestre di San Nicola, il clou delle visite previste. Definita la “Cappella Sistina dell’arte rupestre” (titolo rivendicato anche da un’altra cripta, nei pressi di Matera) si può considerare, per i suoi dipinti, una piccola ma attendibile pinacoteca dell’arte sacra popolare medioevale della Puglia, nel periodo compreso fra l’XI ed il XIV secolo … e, in effetti, merita in pieno tale appellativo, offrendo prospettive di grande suggestione.
Dopo vediamo anche le chiese rupestri minori di Sant’Angelo e San Gregorio, sempre interessanti, ma molto meno ricche dal punto di vista artistico, prima di far ritorno, dopo quasi due ore, all’Info Point di Mottola, per andare verso il termine della tappa e la città di Matera. Ormai in vista del traguardo facciamo però una deviazione per la zona chiamata Murgia Timone, una sorta di balcone panoramico sulla “Città dei Sassi”, inserita all’interno di un parco naturale, dove si trova anche qualche chiesa rupestre. Lasciata l’auto in un apposito parcheggio dobbiamo camminare per 1,6 chilometri al fine di raggiungere il belvedere, ma ne vale sicuramente la pena, perché il panorama sull’antico nucleo abitato di Matera, posto sull’altro lato della gravina, con lo svettante campanile della cattedrale, è meraviglioso, anche se, purtroppo, non nella giusta luce.
Diamo anche uno sguardo, attraverso le inferriate, alla Chiesa Rupestre di Madonna delle Tre Porte e poi torniamo sui nostri passi. Così facendo percorriamo poi l’ultimo tratto di strada e intorno alle 19:30 giungiamo, quasi nel centro di Matera, al B&B San Michele Luxury Rooms, nel quale ci fermeremo per la notte.
Portiamo in camera le valigie quindi usciamo a cena, nei paraggi, al Ristorante Pizzeria da Nuccio, con risultati tutto sommato soddisfacenti, infine, tralasciata la città illuminata, causa la serata troppo fredda e la stanchezza accumulata, ci ritiriamo nei nostri appartamenti per il meritato riposo, al termine di una bella ma intensa giornata.
Giovedì 27 Aprile
Ultimo giorno intero della vacanza con il programma che prevede quella che forse è la visita più importante del viaggio, ovvero l’esplorazione di Matera, storica città lucana (Patrimonio Unesco fin dal 1993) le cui bellezze ipogee ed architettoniche sono universalmente note.
Intorno alle 9:00, dopo colazione e dopo aver riposto tutti i bagagli in auto, partiamo a piedi dal B&B in direzione del cosiddetto Sasso Barisano, il rione più settentrionale dell’antico abitato. In questo modo vediamo, prima di tutto, il Convento di Sant’Agostino, costruito sul finire del XVI secolo a picco sulla gravina, e da lì scendiamo lungo Via D’Addozio, con belle viste sui Sassi, dominati dalla sagoma della cattedrale. Facciamo una breve deviazione per vedere la Chiesa di San Pietro Barisano che, costruita intorno all’anno 1000, è nota per essere la più grande chiesa rupestre della città, ma ne assaporiamo solo gli esterni perché aprirà i battenti solo alle 10:00.
Prendiamo quindi a seguire Via Fiorentini, una delle più importanti del rione, un tempo disseminata di botteghe di mercanti fiorentini di tessuti e fiancheggiata da palazzotti sei-settecentesci e poi saliamo per irte scalinate che, fra belle vedute, portano al cospetto della Basilica Cattedrale di Maria Santissima della Bruma, un edificio mirabile ed imponente, eretto sul finire del XIII secolo in forme romanico pugliesi, attorno al quale però sono parcheggiate tante auto e furgoni, un piccolo scempio che si potrebbe tranquillamente evitare.
Ci godiamo il panorama dalla balconata di fronte alla chiesa, che poi visitiamo anche internamente, quindi cominciamo a scendere vero il Sasso Caveoso lungo Via Muro, un vicolo utilizzato anche come set naturale della Via Crucis nel film “La Passione di Cristo”, diretto e prodotto da Mel Gibson nel 2004. In questo modo guadagniamo Via Madonna delle Virtù che, fra bei panorami, corre lungo il bordo della gravina per farci giungere al Complesso Rupestre Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci che, interamente scavato nella roccia calcarea e risalente al X secolo è uno dei più antichi della città.
Esploriamo le cripte, interessanti, ma piuttosto spoglie, e poi torniamo indietro per la stessa via fino a Piazza San Pietro Caveoso, sulla quale prospetta l’omonima chiesa, risalente al 1200, ma completamente ristrutturata nel XVII secolo. Siamo ora in una delle zone più caratteristiche di Matera, dominata da un enorme sperone di roccia, tutto tempestato di Sassi. Lì andiamo a vedere innanzitutto la Casa Grotta di Vico Solitario, una delle prime abitazioni ad essere stata ristrutturata ed aperta al pubblico (risale al Settecento ed è stata restaurata rispettando l’architettura originale e l’arredamento del periodo), poi due chiese rupestri molto belle: la Chiesa di Santa Lucia alle Malve e la Chiesa della Madonna de Idris, entrambe ricche di affreschi medioevali risalenti al XIII–XIV secolo.
Nei paraggi visitiamo anche l’interessante Casa Cisterna, un’altra dimora ipogea che rende bene l’idea della vita nei Sassi, abitati fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, quindi risaliamo dal Sasso Caveoso lungo Via Buozzi. Prima di dedicarci alla Matera dal tessuto urbano più tradizionale e recente camminiamo però fin sul bordo della gravina, al Convicinio di Sant’Antonio, un complesso di quattro chiese rupestri che meriterebbe qualche attenzione, ma il luogo è chiuso per restauri, allora ci godiamo lo splendido colpo d’occhio che da lì si ha sull’antico nucleo abitato, poi ci avviamo verso Piazzetta Pascoli, una delle più note della città, perché dalla sua terrazza si può assaporare un celebre scorcio panoramico dei Sassi.
Da lì, lasciandoci alle spalle il seicentesco Palazzo Lanfranchi, percorriamo poi Via Ridola, fiancheggiata da pregevoli edifici, religiosi e non, datati fra il XVIII ed il XIX secolo, fino a giungere di fronte alla splendida facciata barocca della Chiesa di San Francesco d’Assisi. Poco dopo, nei paraggi, pranziamo, seduti ai tavolini di un minimarket e successivamente riprendiamo l’itinerario che ci conduce in Piazza Vittorio Veneto, la principale di Matera, sulla quale prospettano il grande Palazzo dell’Annunziata, la romanica Chiesa di San Domenico e la curiosa Chiesetta di Materdomini, dallo sproporzionato campanile, rispetto alla piccola porta d’ingresso. Da un varco che si apre fra i palazzi ci affacciamo poi dal punto panoramico chiamato dei Tre Archi, con bella vista sui Sassi, invece non riusciamo ad accedere alla voragine che si apre al centro della piazza, il cosiddetto Palombaro Lungo, la più grande cisterna idrica sotterranea della città, che è chiusa dalle 13:00 alle 15:00 e non possiamo attendere la sua riapertura.
Ci consoliamo con l’esplorazione del sito ipogeo di Materasum, un insieme di grotte artificiali, oggi collocate ad di sotto delle fondamenta di alcuni palazzi, che un tempo si poteva considerare come una vera e propria città del sottosuolo. Riemersi all’aria aperta passiamo a vedere la bella Chiesa duecentesca di San Giovanni Battista e poi chiudiamo il cerchio della nostra positiva visita a Matera riconquistando l’auto.
Senza troppe esitazioni riprendiamo subito strada, perché ci attende un appuntamento, alle 15:00, presso una masseria nelle campagne a sud della città, da dove parte l’escursione guidata alla Cripta del Peccato Originale, impreziosita da un notevole ciclo di affreschi, datati fra l’VIII ed il IX secolo. La piccola chiesa ipogea riveste una inestimabile importanza storica ed artistica, quale scrigno di tali opere, tanto da essere definita, come l’antagonista Chiesa di San Nicola di Mottola, la “Cappella Sistina dell’arte rupestre”.
Prendiamo così parte alla visita, che si sviluppa prima con un tratto sterrato in auto e poi, dopo una breve camminata e l’ingresso nell’anfratto, mediante una ben organizzata audiodescrizione … tutto molto bello, in linea con le aspettative, solo mi rifiuto proprio di capire il motivo per cui non si possa fotografare (senza flash, ovviamente)!
Quasi a metà pomeriggio ci lasciamo poi alle spalle il materano e, tornando in Puglia, ci spostiamo poco più a nord, nella cittadina di Altamura, famosa per il suo pane, ma anche per la superba Cattedrale di Santa Maria Assunta, l’unica costruita per volere specifico dell’imperatore Federico II, intorno al 1230. Un magistrale esempio di romanico pugliese e gotico federiciano, che vanta un meraviglioso portale. Ma anche i sontuosi interni, tripudio di marmi e stucchi dorati, contribuiscono a rendere l’edificio religioso uno dei più belli, nel suo genere, dell’intera regione.
A breve distanza da Altamura facciamo sosta anche nella località di Gravina in Puglia per andare a vedere, in particolare, l’imponente Ponte Acquedotto ed il panorama che da esso si gode, sul centro abitato costruito a picco sul torrente Gravina. La possente struttura a sei arcate, alta 37 metri e lunga 90, fu realizzata nella seconda del Seicento per mettere in comunicazione le due sponde del canyon, ma anche, appunto, con funzione di acquedotto.
Si è fatto un po’ tardi, a questo della giornata, ma siamo fortemente intenzionati a consumare anche l’ultima visita prevista, quella che, percorsi una trentina di chilometri, dei quali due di sterrato, e quasi uno a piedi, ci porta a vedere, in completa ma suggestiva solitudine, il paesaggio marziano delle Ex Cave di Bauxite di Spinazzola, sfruttate fino al 1978… piccola ciliegina sulla torta di una splendida giornata.
Da qui ci restano però ancora quasi 150 chilometri per giungere al termine della tappa, mentre le ombre lunghe della sera hanno già preso il sopravvento. Giungiamo così, col buio ormai completo, intorno alle 20:30, nella località di Lesina (poco più a nord del Gargano) dove prendiamo alloggio al B & B L’Isola A. e R.. Depositiamo le valigie e poi usciamo per cena al Ristorante La Cruna del Lago, situato proprio di fronte al B & B. Mangiamo anche molto bene e poi ci ritiriamo in camera a riposare, in vista del viaggio verso casa di domani mattina.
Venerdì 28 Aprile
Partiamo da Lesina intorno alle 8:30 ed entriamo in autostrada A14 diretti a nord. In questa maniera un’ora più tardi siamo a Pescara. Fila via tutto liscio, senza intoppi, e alle 11:00 transitiamo nei pressi di Ancona per poi uscire dall’autostrada, appena passato il mezzogiorno, e concludere felicemente il viaggio, davanti al cancello di casa, alle 12:20.
Più tardi ci rechiamo poi a riconsegnare la Fiat Tipo, con la quale abbiamo percorso 2.018 chilometri in questo bel viaggio nel sud dell’italica penisola, alla scoperta di una splendida regione, la Puglia, e di una città unica al mondo come Matera.