Una settimana a Creta, l’isola del Minotauro e delle spiagge più belle della Grecia
Un viaggio alla scoperta della quinta isola più grande del Mediterraneo. Creta, le sue spiagge, il patrimonio archeologico e un clima da sogno
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Martedì 6 settembre
Raggiungiamo comodamente l’aeroporto di Fiumicino e sistemiamo la nostra auto al parcheggio Alta Quota da dove con una navetta ci accompagnano fuori del Terminal 2. Questa volta l’equipaggio è composto dalla sottoscritta Enrica, mio marito Fabio e nostro figlio Dario che, dopo parecchio tempo, durante il quale non abbiamo più viaggiato insieme, ci ha proposto di passare una settimana a Creta. Il nostro volo VUELING VY6264 delle ore 12:20 parte in perfetto orario atterrando a Heraklion alle 15:15, leggermente in anticipo ma un po’ bruscamente a causa del forte vento. Con un po’ di fatica riusciamo ad individuare la compagnia di noleggio Justrental facente parte del gruppo Rental Car Crete. A dire il vero, avevamo un po’ di timore sulla affidabilità della compagnia, che si è accentuato uscendo dall’aeroporto nel vedere una miriade di chioschi e piccoli uffici che dispongono ciascuno di un parco auto piuttosto limitato, disposti in modo confusionario all’altezza del Terminal 1. Ci assegnano una Hyndai I-30 che si rivelerà adeguata alle nostre esigenze e nulla da ridire sulla gestione del noleggio, anzi molto soddisfatti.
Il tragitto dall’aeroporto in città è veramente breve, circa quindici minuti: momenti di panico all’arrivo, per il traffico caotico e stradine strettissime con curve impossibili. Troviamo il nostro alloggio ma non possiamo fermarci per scendere e decidiamo quindi di andare direttamente al garage Iraklio Center Parking in Stilianou Ke Nikolau Giamalaiki, consigliato dai gestori dell’appartamento, a pochi metri di distanza. Lasciamo l’auto e suoniamo al City Lion Apartments in Psaromiligkon 13: un bellissimo appartamento (il numero 32) ci attende al terzo piano di questa palazzina completamente ristrutturata nel 2019, che si distingue in mezzo a palazzi un po’ malandati quando non addirittura fatiscenti. Siamo nel nucleo antico della città che presenta tutte le sue smagliature: parecchie case sono state riqualificate, per molte altre i lavori sono stati interrotti a causa della crisi economica che ha investito la Grecia negli ultimi anni. Ma come avevo già constatato ad Atene, tutto appare molto dignitoso e pulito, questo fa parte del carattere dei Greci, molto semplici nelle loro abitudini di vita (lo vedi dai negozi e dai locali), ma con una grande dignità che non fa comunque perdere loro la voglia di divertirsi in compagnia.
Ci sistemiamo quindi nel nostro appartamento che si sviluppa su due piani, soggiorno con angolo cucina e un bagno al piano inferiore, dove dormirà Dario e una camera matrimoniale con bagno a quello superiore, collegati da una bella scala interna ed entrambi forniti anche di una piccola terrazza accessoriata di tavolino, sedie e sdraio. Tutto nuovo e pulitissimo. Riusciamo subito, riprendiamo l’auto al garage che si rivelerà una ottima soluzione (impossibile parcheggiare in strada) e ci precipitiamo a Cnosso per ottimizzare il tempo a disposizione e seguire il consiglio di chi già ci è stato, cioè di evitare le ore centrali della giornata per il grande flusso di visitatori. Arriviamo in pochi minuti intorno alle 18:00 (sono solo cinque chilometri dal centro città), ma l’area archeologica chiude alle 20:00 e quindi abbiamo tutto il tempo per una visita tranquilla: per fortuna il sito è provvisto di un ampio parcheggio che comunque risulta ancora affollato di bus turistici (figuriamoci nei mesi di luglio ed agosto e di mattina). Facciamo il biglietto al costo di € 16,00 a persona (in realtà, se si intende visitare anche il Museo Archeologico, si può fare un biglietto cumulativo di € 23,00. Io, purtroppo mi sono dimenticata di questa opportunità che pure conoscevo: pazienza.
Il Palazzo di Cnosso è il sito archeologico più importante di Creta e dell’antica civiltà minoica. Considerato uno dei simboli mitologici dell’Antica Grecia, le origini della cultura classica si devono proprio a questo luogo. Infatti, secondo la leggenda, qui si trovava il celebre Labirinto di Cnosso voluto dal Re Minosse per rinchiudervi il Minotauro. Il Palazzo di Cnosso era il principale centro religioso, politico ed economico, e venne costruito approssimativamente nel 2.000 a.C., per poi essere distrutto da un terremoto circa trecento anni più tardi. Ricostruito, fu il centro della civiltà greca fino alla definitiva conquista e distruzione del palazzo da parte dei micenei che venne così abbandonato. Nell’800, quando prese impulso lo studio dell’archeologia, a Creta iniziarono le ricerche di questo palazzo di cui si favoleggiava che portarono nel 1878 alla scoperta di due magazzini da parte del mercante e antiquario cretese Minos Kalokairinos, ricerche che però si fermarono presto per mancanza di fondi. Solo dopo la proclamazione d’indipendenza di Creta, nel 1900 l’archeologo Sir Arthur Evans, direttore dell’Ashmolean Museum di Oxford e grande appassionato della civiltà minoica, proseguì gli scavi iniziati venti anni prima e nel 1903 tutto il palazzo venne riportato alla luce, mentre gli scavi nei dintorni terminarono nel 1931.
I metodi utilizzati da Evans per restaurare le rovine suscitarono comunque qualche polemica. Infatti, venne utilizzato il cemento armato per supplire alle rovine mancanti e successivamente colorate per consentire al visitatore di farsi un’idea dell’antico splendore del palazzo. A ogni modo, molti elogiarono il suo contributo di grande conoscitore del mondo minoico. In realtà, anche a noi il sito lascia un po’ perplessi: scenografico, senza dubbio, ma così falso negli allestimenti e nelle ricostruzioni da non suscitare nessuna emozione. Elogio senz’altro lo sforzo di Evans, quello di dare ai cretesi l’idea di cosa fosse stata la loro civiltà; oggi gli scavi archeologici vengono condotti con altri criteri e forse si sarebbero raggiunti gli stessi risultati con meno appariscenza e danni. Ogni modo, nel sito fu ritrovata una grande quantità di oggetti, gioielli, anfore, tutto di grande valore, oggi custoditi nel Museo Archeologico.
Quindi, è ovvio che non si può andare a Heraklion e non visitare Cnosso, se non altro per il contesto naturalistico in cui è inserito. Rientriamo in città, torniamo al garage per sistemare l’auto e andiamo a cena da Merastri, in Chrisostomou 17: la cosa curiosa è che, percorrendo pochi metri dal nostro appartamento, ci troviamo in un angolo di città completamente diverso, una bella strada chiusa al traffico con negozi di ottima fattura, un luogo da movida molto piacevole.
Merastri viene considerato uno dei migliori ristoranti della città, già prenotato da Roma perché sempre molto richiesto: bel locale all’interno e con un dehor dove ci fanno accomodare: in realtà, pur mangiando bene, qualitativamente parlando, troviamo una certa approssimazione nel servizio, tanto che alla fine ci offrono una pietanza e un dolce non richiesto, oltre all’immancabile raki che di prassi viene portato al momento del conto, e si scusano mille volte. Comunque, in tre spendiamo € 62,00, ci si può stare.
Mercoledì 7 settembre
Ci svegliamo piuttosto presto perché dobbiamo andare a visitare il Museo Archeologico, anch’esso molto gettonato. Facciamo colazione in una buona panetteria/pasticceria proprio all’inizio della zona pedonale, tranquillamente accomodati in un tavolino sulla piazzetta e spendendo € 6,00 per dei dolci molto gustosi. Poi raggiungiamo il Museo, pezzo forte della visita a Heraklion. Un museo importante, secondo in Grecia solo a quello di Atene, che raccoglie circa quindicimila reperti dell’arte minoica disposti in ben ventidue sale su due piani. Stupendi i gioielli, di una fattura così squisita da poter competere con qualsiasi creazione dei tempi odierni, vasi decorati e suppellettili di ogni tipo, statuette votive. Un pezzo da non perdere è il famoso Disco di Festo, proveniente dal Palazzo dell’omonima città, un disco in terracotta sulle cui due facce sono presenti sequenze spiraliformi di segni impressi a stampo nell’argilla prima della cottura. Un incredibile manufatto risalente al XVIII-XVII secolo a.C. che, a oltre cento anni dalla scoperta, rappresenta ancora un unicum. Unico per il tipo di scrittura, unico nella forma, unico come oggetto e assolutamente indecifrabile. Stupenda è la sala dove sono stati portati e integrati delle parti mancanti gli affreschi rinvenuti a Cnosso. Una visita imperdibile da fare di mattina all’apertura, prima dell’arrivo della gran massa di visitatori. Il Museo è aperto dalle 08:00 alle 20:00.
Adesso ci dedichiamo alla visita della città, che alcuni reputano addirittura brutta. Io non direi brutta, anche se non bellissima: direi invece piacevole, sia per l’atmosfera sia comunque per alcuni monumenti importanti. Vediamo così la Chiesa di Agios Titos, molto antica e dove è passata tanta storia: cattolici, musulmani e ortodossi se la sono sempre contesa, piena di reliquie che per un certo periodo furono traslate a Venezia e poi in parte riportate nel luogo di origine, moschea nel XIX secolo, ora una chiesa ortodossa tra le più importanti di Creta. Bella la chiesa e gradevole la piazzetta su cui si affaccia.
Passiamo davanti alla Loggia Veneziana, edificio pubblico essenziale in ogni città della Serenissima, luogo di incontro della nobiltà e degli alti funzionari, dove si discuteva di economia, politica e soprattutto commerci. Oggi il primo piano è stato adibito ad un’apposita sala per le cerimonie e le riunioni settimanali del Consiglio Comunale ed è stato di conseguenza arredato e decorato con grande attenzione tanto da meritare, nel 1987, il premio dell’organizzazione internazionale “Europa Nostra” per il miglior restauro di un edificio storico ad uso moderno nell’area greca. Ammiriamo la Fontana Morosini, in piazza Eleftherios Venizelos, meglio conosciuta come Piazza dei Leoni. Fu costruita nel 1628, ad opera del comandante veneziano Francesco Morosini, nello stesso luogo in cui esisteva già una fontana risalente al XIV secolo. È circondata da otto vasche, decorate con figure tratte dalla mitologia greca: ninfe, delfini, tritoni, mostri marini, mentre la vasca principale è sostenuta da quattro leoni. Si dice che in origine, nel centro della fontana, si trovasse una imponente statua raffigurante Nettuno con tridente, e che questa sia rimasta distrutta da un terremoto all’epoca della dominazione turca. La piazza è il cuore della città, ricca di locali con i tavoli all’aperto, un gran via vai di turisti ma anche molto frequentata dagli stessi abitanti di Heraklion che ne fanno il loro punto di incontro.
Scendiamo ora verso il mare, impetuoso anche oggi, blu intenso con onde imponenti che si infrangono contro la battigia e decidiamo di visitare la scenografica Fortezza di Koules (€ 8,00 a persona il biglietto di ingresso) che si protende sull’Egeo. Interessanti gli interni, dalla grande piazza d’armi, agli spalti da cui si gode di uno spettacolo stupendo sul mare e sulla città vecchia, fino ai sotterranei. Una visita da non perdere assolutamente.
Risaliamo la lunga Odòs 25 Agosto e ci fermiamo per pranzo proprio nella piazzetta dove si affaccia Agios Titos, da Platanos, sotto i platani appunto, gustando insalata greca, dolmas (i fagottini di riso in foglie di vite) e altre prelibatezze tipiche del luogo, spendendo € 33,00 in tre.
Ci riposiamo un po’ nell’appartamento, poi prendiamo l’auto nel garage e ci dirigiamo verso la costa, dove vogliamo rilassarci sulla piccola spiaggia di Agia Pelagia, poco più di una sottile striscia di terra a ridosso dell’abitato, ma molto suggestiva, mare blu intenso in una baia che sembra un anfiteatro. È attrezzata con ombrelloni e lettini e noi chiediamo come affittarli: con sorpresa ci dicono che l’utilizzo è libero, possiamo metterci dove troviamo posto.
Ritorniamo a Heraklion e su consiglio dei gestori dell’appartamento che ci hanno anche fatto la prenotazione, ceniamo da Apiri in Kagiampí & Agíon Déka 5, ottimo locale: ceniamo all’esterno in un’atmosfera fantastica gustando cucina tipica e considerandolo come uno dei migliori ristoranti della vacanza. È il conto più alto pagato a Creta (€ 81,00 in tre) ma nulla da dire, anzi da consigliare sicuramente!
Ci concediamo una passeggiata prima di rientrare in appartamento che ci porta di fronte alla Chiesa di Agios Marcos che purtroppo non abbiamo potuto visitare, poi troviamo la Fontana Bembo che fu il primo tentativo di convogliare l’acqua nella città sotto forma di acquedotto. Da ultimo, percorriamo il lungomare trovando il grande Monastero dei Santi Pietro e Paolo che fu edificato a partire dai primi anni della dominazione veneta e apparteneva all’ordine monastico dei Domenicani Predicatori: in parte distrutto durante l’occupazione turca, fu trasformato in una moschea dal sultano Ibrahim con relativo minareto. Oggi è stato ricostruito sotto la supervisione del Servizio Archeologico e dell’Arcidiocesi di Creta per essere utilizzato come tempio festivo e luogo di incontro per congressi internazionali, ortodossi, cristiani e religiosi.
È ora di rientrare e riposarci dopo una giornata intensa.
Giovedì 8 settembre
Facciamo colazione nella stessa panetteria di ieri e poi, ripresi i bagagli e l’auto, ci dirigiamo verso Margarites, a poco più di settanta chilometri a sud ovest di Heraklion. È stata una nostra scelta quella di raggiungere la prossima tappa, Rethimno, inoltrandoci un po’ verso l’interno dell’isola e siamo veramente contenti di averlo fatto. Le montagne brulle, le coltivazioni di olivi, le caprette lungo le strade, le poche e semplici case basse che si incontrano ci fanno conoscere un pezzo autentico di Creta e veramente si ha la sensazione di un posto dove il tempo si è fermato. Sensazione ancora più intensa quando, arrivati al piccolo centro di Margarites e lasciata l’auto fuori del borgo, percorriamo l’unica via in salita di questo minuscolo villaggio che, secondo una leggenda, fu fondato dalla regina Margherita da cui ha prese il nome. È un susseguirsi di botteghe che vendono soprattutto bellissime ceramiche, oltre ad altri oggetti dell’arte tradizionale cretese, gestite da persone gentilissime con cui abbiamo parlato come se ci conoscessimo già e che ci hanno ringraziato mille volte anche solo per un piccolo oggetto comprato: i greci, tra una crisi economica e l’altra, hanno ben presente il valore dei soldi e sono contenti anche di una vendita di tre euro.
Deliziosa è la minuscola chiesa con la sua piccola iconostasi e deliziosa la profusione di bouganville gigantesche lungo le facciate delle case. Oggi il paese conta circa trecentocinquanta abitanti, tutti dediti all’allevamento, all’agricoltura e alla ceramica. Lasciamo a malincuore questo posto per raggiungere in breve, a soli quindici chilometri di distanza, il Monastero di Arkadi, forse il più bello di Creta, con una storia alle spalle di ben otto secoli: sembra che sia stato un centro di educazione e copia dei manoscritti, nonché laboratorio di ricami in oro che hanno stupito il mondo nel XVII e XVIII secolo.
Ma c’è un episodio particolare che ha reso il Monastero quasi venerato, in un certo senso, dai cretesi: quando i turchi occuparono Creta, i monaci divennero molto attivi nella lotta contro gli invasori e durante l’insurrezione del 1866 accolsero settecento tra donne e bambini di Rethymno e dei paesi vicini. A seguito di varie operazioni militari nei dintorni, nel monastero erano rimasti, oltre alle persone ospitate, 287 combattenti armati di cui 45 monaci e 20 volontari che quando si resero conto che l’esercito regolare turco stava per arrivare e sarebbe stato imbattibile, dopo tre giorni di battaglie, fecero saltare in aria la polveriera, sacrificando se stessi ma seppellendo in questo modo anche centinaia di turchi.
L’episodio ebbe risonanza non solo tra i Greci ma soprattutto a livello internazionale che vide mobilitarsi scrittori come Victor Hugo, politici come Francesco Crispi e perfino la stampa americana a favore della libertà dei combattenti cretesi. Al di là della sua importante storia, il monastero è molto bello, se ne possono visitare tutte le sue parti, la Chiesa, la polveriera che ricorda l’olocausto dell’08 novembre 1866, il Museo, le cantine e la sala da pranzo, nonché il giardino pieno di piante di rose. Nello slargo che si apre davanti alla facciata del complesso, di trova una cappella con le sepolture dei martiri. Il Monastero è aperto dalle 09:00 alle 19:00.
Usciamo dal monastero che è abbondantemente ora di pranzo e ci dirigiamo senza indugio verso la località di Maroulas, a circa quindici chilometri di distanza per pranzare in un posto le cui recensioni ci avevano conquistato. Maroulas è un tranquillo villaggio situato sulle alture sopra Rethymno, di fronte al mare a un’altitudine di centocinquanta metri e immerso nel verde. Vanta un discreto patrimonio storico che i suoi duecentoventi abitanti oggi stanno cercando di recuperare. Noi non abbiamo purtroppo il tempo di visitarlo, ne percorriamo in auto solo le strettissime vie in salita attraverso le tipiche casette e un paio di piccolissime piazze per arrivare sul punto più alto, dove troviamo la Taverna Fantastiko.
Che dire? Rimasti a bocca aperta, fantastica la taverna lo è davvero, per la sua costruzione tipica e per una meravigliosa terrazza ombreggiata affacciata proprio sul mare, con Rethymno in lontananza e una atmosfera che ce lo fa classificare come il “luogo del cuore” del nostro viaggio a Creta. Tipico il locale all’interno, tipica la signora che ci accoglie, tipiche le pietanze come il “pollo della mamma”, con una deliziosa salsa di limone e zucchine, spendendo € 50,00 in tre.
Ce ne andiamo di malavoglia ma dobbiamo raggiungere il nostro nuovo appartamento a Lesithiou, un sobborgo di Rethymno, Mary Hotel e Mary Royal Suites.
Anche qui una bella sorpresa: un residence nuovo, pulitissimo, composto da varie unità intorno alle piscine, un appartamentino delizioso, ancora più grande del precedente, ugualmente composto da un soggiorno, cucina, bagno di design e terrazza attrezzata al pianterreno e una camera da letto al piano di sopra, collegati da una scala. Molto, molto accogliente.
Dario si concede una breve sosta in piscina e poi, dati i tempi ristretti di questa vacanza, siamo costretti ad uscire per raggiungere Rethymno che dista solo cinque chilometri: così come suggerito dai siti turistici, parcheggiamo l’auto al cosiddetto Parcheggio della Marina, enorme e a piedi, passando davanti al Faro nel Porto Veneziano, raggiungiamo la Fortezza Veneziana, che, al suo interno, comprende anche la Moschea del Sultano Bin Ibrahim. Una bella visita anche questa sia per i monumenti contenuti tra le sue mura, sia per la stupenda vista dall’alto sul mare blu, sulla città e il suo porto.
Ci immergiamo ora nelle vie di questa città che vale sicuramente di essere visitata, anche se tremendamente congestionata di turisti: vediamo la Moschea Neratze con il suo minareto alto ventisette metri, oggi riconvertita a centro musicale ed artistico, la Loggia Veneziana e la Fontana Rimondi, costruita nel 1626 e che era la principale fonte di acqua della città. La Fontana Rimondi con la Loggia e la Torre dell’Orologio (che non esiste più) delimitavano la vecchia piazza veneziana, la quale era stata progettata secondo il modello architettonico della piazza di San Marco a Venezia. Oggi, dalla fontana sgorga acqua naturale attraverso le tre teste di leone. Strada facendo, ci imbattiamo nella bottega di Yorgos Hatziparaskos, in Vernardou 30, ultimo maestro nella preparazione della pasta fillo, la sottilissima pasta sfoglia tipica dell’isola. Compriamo anche noi un vassoietto di dolci per la colazione dei prossimi giorni, ma poi li giudicheremo troppo pieni di miele per i nostri gusti.
Gironzoliamo ancora un po’, ammirando i bei palazzi e i portali di fattura veneziana, poi raggiungiamo il ristorante Raki Ba Raki, considerato tra i migliori a Rethymno, prenotato dalla gentile signorina della reception del residence: in pieno centro, in una via in cui non si riesce nemmeno a camminare, lo reputeremo poi il peggiore ristorante della nostra vacanza, soprattutto per il servizio carente e la musica a tutto volume che non permette nemmeno il dialogo tra i commensali.
Ci rincamminiamo verso il parcheggio mentre nei locali sul lungomare c’è letteralmente il delirio e finalmente siamo nel nostro fantastico e tranquillo appartamento, trovando in cucina una graditissima sorpresa: ci omaggiano di una lattina di olio di produzione della famiglia proprietaria del residence.
Venerdì 9 settembre
Dopo una sontuosa colazione compresa nel prezzo dell’appartamento, accomodati nello spazio adibito all’esterno, siamo pronti per percorrere la strada litoranea verso ovest per raggiungere Chania, distante sessantacinque chilometri, godendo di panorami sul mare blu cobalto che ci costringono a fermarci frequentemente per fotografare, cosicché arriviamo in città in mattinata già inoltrata.
Lasciamo l’auto al parcheggio individuato in fase di preparazione dell’itinerario, Talos Parking in Partheviou Kelaidi, in un punto piuttosto caotico della città, ma ci siamo dovuti accontentare. Da qui a piedi, un buon chilometro, arriviamo alle spalle della Fortezza Firkas, il veneziano Revellino del Porto, una fortificazione in grado di prevenire ogni pericolo nemico proveniente dal mare. La sua costruzione iniziò intorno alla metà del XVI secolo e fu completata pochi anni prima della caduta della città in mano ai turchi nel 1645, quando fu principalmente adibita a caserma (Firka = caserma), nome che conserva ancora oggi. Attualmente, ospita il Museo Navale che contiene reperti della tradizione marinara di Chania e di tutta Creta, attraverso una collezione di carte nautiche, modelli di navi e strumenti navali. Noi purtroppo non abbiamo il tempo di visitarlo. Siamo nel rione di Topanas che ai tempi della dominazione turca era abitato dalle famiglie più facoltose della città.
Girando intorno alle mura possenti della fortezza, ci troviamo davanti al Porto Veneziano, bellissimo colpo d’occhio sul Faro e sulla città antica.
Il Faro è il simbolo della città: è il più grande faro egiziano conservato sull’isola di Creta e fu costruito dai veneziani alla fine del XVI secolo per proteggere il porto. Durante l’occupazione, i turchi lo trasformarono in un minareto. Nella seconda guerra mondiale era in cattive condizioni e nel 2005 l’amministrazione decise di ricostruirlo, tanto che ora sembra nuovo.
La zona del porto è molto caratteristica, piena di locali e di turisti: percorrendo tutta la passeggiata, arriviamo alla Moschea di Kioutsouk Hanan o dei Giannizzeri, il più antico edificio ottomano a Creta. Fu creato nel 1645 quando i turchi conquistarono la città, sulle fondamenta di una precedente chiesa di origini bizantine per rendere omaggio al governatore della città dell’epoca. Oggi è conosciuta come “Moschea dei Giannizzeri”, per ricordare i Giannizzeri che si trovano tumulati nel cortile dell’edificio. Il suo minareto è stato distrutto durante la seconda guerra mondiale ma l’edificio aveva già smesso di funzionare come moschea nel 1923. Bellissime le sue cupole rosse e la sua posizione proprio sul mare.
C’è una confusione indescrivibile, a stento riusciamo ad inoltrarci nella città vecchia e a raggiungere la Cattedrale. Dopodiché, riusciamo solo a camminare a stento nelle strette vie piene zeppe di bancarelle che vendono tutte le stesse cose e che non ci permettono di visitare Chania come avremmo voluto. E siamo a settembre.
Intorno all’ora di pranzo, non trovando nemmeno la possibilità di fermarci, riprendiamo l’auto al parcheggio e raggiungiamo la località di Platanias a pochi chilometri a ovest di Chania per sistemarci nel nostro nuovo appartamento.
Platanias è una cittadina balneare che, insieme al borgo di Agia Marina, è molto frequentata da chi non vuole soggiornare a Chania, soprattutto per l’ampia e bella spiaggia sabbiosa lunga sette chilometri che si trova proprio di fronte al centro. Anche qui, come in tutte le cittadine di mare, del resto, c’è una grande confusione, grandi alberghi anche lussuosi, centri commerciali ed una miriade di locali che però ci sembrano troppo turistici e affatto accattivanti. Per fortuna noi alloggiamo al Residence Toxo Apartments, in odòs 25 Marzo, una tranquilla traversa della trafficatissima arteria principale. Il Residence è molto bello, grande, con parecchie piscine e un bar aperto tutto il giorno per spuntini e aperitivi. Noi occupiamo l’appartamento 221, molto ampio: soggiorno con due divani, angolo cottura, una camera da letto, bagno e balcone al primo piano, una seconda camera da letto, un bagno e una grande terrazza al piano superiore, collegati da una scala. Unico appunto: a differenza della struttura nuova e impeccabile, i bagni sono un po’ antiquati, del genere vasca con tendina doccia, pur se mattonelle e sanitari nuovi e pulitissimi.
Non abbiamo ancora mangiato e decidiamo di accomodarci al tavolo del bar e rifocillarci qui, così poi possiamo riposarci un po’ prima di rimetterci in marcia nel pomeriggio. Infatti, preparata la borsa da mare, presto riusciamo nuovamente per andare ancora più a ovest, alla spiaggia di Falasarna, a quasi un’ora di distanza, considerata una delle più belle della Grecia, in quanto è stata premiata in passato come la migliore spiaggia di Creta e una delle dieci migliori spiagge d’Europa. È molto vasta, si compone in realtà di ben cinque spiagge consecutive, di cui le prime due sono le più frequentate. La spiaggia principale si chiama Pachia Ammos ed è un’ampia spiaggia di sabbia chiara lunga un chilometro. Dispone di un parcheggio enorme che fa capire quanta gente vi si riversi in piena stagione, ed è attrezzata con ombrelloni e lettini ma decisamente più cara rispetto alle spiagge che frequenteremo in seguito. I prezzi variano a seconda della fila dell’ombrellone e addirittura in prima fila si arriva a € 50,00. In realtà a noi non ci entusiasma affatto, gli spazi tra un ombrellone e l’altro sono ristretti e comunque non ci sembra niente di particolare, le spiagge della Sicilia e della Sardegna non hanno niente da invidiare a nessuno.
Ogni modo, aspettiamo il tramonto in spiaggia e poi ritorniamo verso casa, fermandoci però per cena a Kolymbari, una località piccola e non ancora invasa dal turismo di massa all’imbocco della selvaggia penisola di Rodopù, quindici minuti dal nostro appartamento: avevamo letto le recensioni di un paio di locali e stasera ci fermeremo da Diktina, in Marnerakis Dimitris. Bel posto, fornito di una terrazza coperta affacciata sul mare, servizio impeccabile, vere prelibatezze della cucina locale, dolce offerto alla fine della cena e prezzi contenuti considerando le portate a base di pesce. Ci torneremo anche nelle sere seguenti, reputandolo il migliore ristorante della vacanza. La giornata mi è sembrata interminabile e finalmente il meritato riposo.
Sabato 10 settembre
Stamattina ci alziamo piuttosto presto perché dobbiamo raggiungere la spiaggia di Elafonissi, sulla costa sud occidentale di Creta, distante circa sessantacinque chilometri da Platanias che però si percorrono in un’ora e mezza. Consigliano di arrivare piuttosto presto perché è la spiaggia più gettonata di Creta che in piena stagione risulta affollatissima.
Per arrivarci, ci sono due possibilità: la strada costiera che si imbocca a Kissamos ma che risulta ancora più lenta e congestionata per il traffico che solitamente si forma lungo le strade litoranee oppure attraverso le Gole di Topolia, una strada incassata tra alte pareti rocciose, molto scenografica che consiglio sicuramente.
Elafonissi viene anche chiamata i “Caraibi del Mediterraneo” per la sua spiaggia bianca con sfumature rosa e per le sue acque basse e calde. Arriviamo intorno alle 09:30 quando la spiaggia è ancora quasi vuota e rimaniamo incantati dalle varie sfumature di colore, turchese, celeste pallido, verde smeraldo, azzurro intenso, dovunque si rivolge lo sguardo si vede un colore diverso. La sabbia è veramente rosa per via di particolari microrganismi che si trovano comunque anche sull’isola di Budelli in Sardegna. Di fronte alla spiaggia, si trova la piccola isola di Elafonissi che, in base alle maree, si può raggiungere tranquillamente a piedi. Una volta arrivati, questione di pochi minuti, si gode di un ulteriore fantastico panorama fino all’estremità dell’isola chiusa da un promontorio dove si trova un faro e la piccola cappella di Agia Irini. Sull’isola crescono i narcisi marini che fioriscono in estate e depongono le uova le tartarughe caretta caretta.Ci accaparriamo un ombrellone e tre lettini in una buona posizione panoramica e non affollata al costo di € 20,00 e poi, a turno, faremo escursioni sull’isola e dintorni. Tutto bellissimo!!Mangiamo nel chiosco presente in spiaggia, ci rilassiamo ancora un po’, poi verso le 16:00 lasciamo questo paradiso per andare a visitare il Monastero di Chrisoskalittis, a soli cinque chilometri dal parcheggio della spiaggia e costruito su uno sperone roccioso alto trentacinque metri. Il nome del Monastero, che in greco significa la “Scala d’Oro”, deriva dalla tradizione, secondo la quale uno dei suoi novanta gradini sia d’oro, ma solo chi è puro dal peccato può vederlo. Il complesso è abitato oggi da una piccola comunità di suore.Il monastero in sé non ha particolari attrattive ma il suo punto forte è la posizione scenografica a strapiombo sul mare, con una suggestiva vista a 360°: tutta l’area dove sorge il complesso è caratterizzata da alcune piccole insenature che si possono ammirare bene dall’alto delle mura.Nei pressi del Monastero, si può raggiungere la spiaggetta di Aspri Limmi (Lago Bianco), considerata un piccolo gioiello: noi proviamo ad arrivarci ma la strada stretta e sassosa che dovremmo percorrere, ci fa desistere per evitare guai all’auto a noleggio. Decidiamo di ripercorrere la stessa strada fatta al mattino per fermarci, dopo le Gole di Topolia, al piccolo villaggio di Potamidi per andare a vedere i cosiddetti Komolithi, piccoli rilievi di argilla tenera che ricordano il paesaggio dei camini in Cappadocia. A distanza sembrano ghiacciai o cime innevate. Noi li vediamo da lontano perché avremmo dovuto fare un giro un po’ lungo e faticoso per arrivarci davanti.Il tempo di cambiarci in appartamento e poi a Kolymbari per la cena rilassandoci sulla bella terrazza del ristorante.
Domenica 11 settembre
Oggi faremo un’escursione organizzata per raggiungere la Laguna di Balos e l’Isola di Gramvousa: siamo già in possesso dei biglietti acquistati on line presso la compagnia Cretan Daily Cruises al prezzo di € 27,00 a persona. La laguna si può raggiungere anche in auto da Kissamos ma la strada per arrivarci è molto dissestata e parecchie compagnie di noleggio non coprono i danni che si potrebbero riportare. Inoltre, una volta parcheggiata l’auto, cosa che in alta stagione è un’impresa, c’è da affrontare una camminata in discesa in mezzo alle rocce e sotto al sole, inevitabilmente al ritorno sarà in salita: dicono che arrivarci in questo modo sia veramente spettacolare, ma noi, ormai piuttosto maturi, pur sbarcando dal traghetto, godremo ugualmente di questo magnifico angolo di natura.
Parcheggiamo l’auto nel grande spiazzo davanti al porto di Kissamos e saliamo subito sul grande traghetto per essere sicuri di sederci comodamente. Partiamo alle 10:40 navigando su un mare blu intenso e la prima tappa sarà proprio la Laguna di Balos in cui arriviamo alle 13:00 dopo aver fatto uno spuntino sulla nave e noleggiato, al costo di € 5,00, un ombrellone, indispensabile, perché l’isola non è attrezzata.
Lo spettacolo che ci si presenta sbarcati dal traghetto è proprio quello che pubblicizza la bellezza di questo posto: un paesaggio da cartolina, una sabbia bianca finissima e un mare con le acque davvero limpide e anche qui di varie tonalità, come su una tavolozza da pittore. L’ambiente è incontaminato, in quanto si tratta di un’area protetta dove nidificano falchi e cormorani, ma si possono trovare anche foche monaca e tartarughe caretta caretta e si sentono i profumi intensi della macchia mediterranea che prospera sui fianchi delle colline che circondano la laguna.
Alle 14:45, come concordato all’arrivo in laguna, il traghetto riparte per attraccare alle 15:10 all’isola di Gramvousa: altra meraviglia con acque smeraldo da una parte e turchesi dall’altra. La spiaggia non è molto grande, in parte sassosa e si affolla facilmente. Per fortuna, la gran parte dei turisti scesi dal traghetto si incammina verso il castello, costruito dai veneziani nel 1579, nel punto più alto dell’isola, in cima ad una roccia a centotrentasette metri di altezza, che si raggiunge con una camminata di una ventina di minuti. Noi ovviamente, ci accontentiamo di guardarlo dal basso anche perché fortunatamente abbiamo trovato un po’ di ombra sotto uno dei pochi alberi che sono presenti sulla spiaggia. Alle 16:45 siamo richiamati sulla nave che ci riporta a Kissamos alle 18:00. Una escursione un po’ lunga e articolata che non può non essere fatta e tralasciare così questi luoghi eccezionali.
Rientriamo a Platanias per poi ritornare di nuovo a Kolymbari e cenare per la terza volta da Diktina gustando una fantastica frittura di calamari e il saganaki, il famoso formaggio fritto tipico della Grecia che comunque non avevo mai assaggiato e mi entusiasma.
Lunedì 12 settembre
Siamo arrivati purtroppo all’ultimo giorno di permanenza sull’isola, ma il fatto di avere il volo alle 23:35 ci consente di visitare ancora altre attrazioni: abbiamo, inoltre, prenotato l’appartamento per una notte in più in modo di non doverlo lasciare in mattinata e vagare con i bagagli al seguito ma avere la possibilità di usufruirne fino all’ora della partenza. Facciamo colazione in una ottima pasticceria a pochi minuti dall’appartamento, sulla strada principale, poi ci dirigiamo verso la penisola di Akrotiri dove, tra l’altro, si trova anche l’aeroporto di Chania da dove ripartiremo stasera.
La Penisola è una zona molto bella e ricca di attrazioni, sia naturalistiche che architettoniche. La strada sale tra tornanti e ci regala, per prima cosa, una magnifica vista sulla Baia di Souda con le sue gigantesche navi da crociera attraccate nel porto. Nelle vicinanze si trova anche il Cimitero di Guerra del Commonwealth che ospita i caduti della seconda guerra mondiale. La nostra prima tappa prevede la visita del Monastero di Agia Triada, ossia della Santa Trinità, eretto su una chiesa preesistente nel XVII secolo da due fratelli della famiglia veneziana Zangaroli, monaci convertiti alla fede ortodossa.
Anche questo monastero è molto bello, con i suoi colori aranciati che risaltano al sole, le sue cupolette rosse e un giardino pieno di fiori: suggestivo l’interno della chiesa. A pochi chilometri dal monastero, si potrebbe raggiungerne un secondo, quello di Gouvernetos, e da qui addirittura arrivare al mare a piedi attraverso il Monastero Katholicos. Noi decidiamo di non visitarli, avendone già visti altri e andare sulla spiaggia di Stavros, a circa nove chilometri dal monastero. Altra spiaggia particolare, con la sua piccola baia su cui si affaccia la montagna a forma di cammello dove furono girate alcune scene del film Zorba il Greco con Anthony Quinn. La spiaggia è piccola ma molto curata e tranquilla, attrezzata con ombrelloni e lettini che noleggiamo essendo oggi, tra l’altro, piuttosto caldo rispetto ai giorni precedenti. Mare dai colori stupendi anche qui.
Pranziamo da Yiasemi, un ottimo ristorante a pochi passi dalla spiaggia, mangiando al fresco del pergolato e gustando oltre ad un appetitoso polpo, una insalata greca con ingredienti particolari come i fichi secchi e le mandorle e spendendo € 50,00 in tre, dolce offerto dalla casa. Diciamo che abbiamo finito in bellezza. Decidiamo di non ritornare in spiaggia ma di rientrare in appartamento per sistemare i bagagli e riposarci un po’. A pomeriggio inoltrato, facciamo un giretto per Platanias alla ricerca di qualche negozio interessante e acquistare dei souvenir: in realtà i negozi vendono tutti le stesse cose dozzinali e acquistiamo solo qualche saponetta all’olio di oliva, prodotto tipico dell’isola.
Intorno alle 20:30 riconsegniamo le chiavi dell’appartamento e intorno alle 21:00 l’auto alla filiale di noleggio in aeroporto. Il volo RYANAIR FR3017 parte con circa un’ora di ritardo per cui atterriamo a Fiumicino che sono quasi le 02:00: telefoniamo al personale di Alta Quota che ci viene a recuperare e finalmente, passate le 03:00, siamo nella nostra casa. Un viaggio e un soggiorno bellissimo sul quale avevo delle remore: mi ricredo pienamente e consiglio di visitare Creta, magari anche con qualche giorno in più a disposizione e non in alta stagione, considerando la vastità dell’isola e le tante cose da fare e vedere, accompagnati da buon cibo e tanta affabilità da parte dei cretesi.
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