La nostra Creta in un insolito 2020
Nella nostra lista dei desideri in un anno ricco di spese e di pur collettive privazioni Creta dominava il gruppo dei luoghi a basso coefficiente di spesa. Del resto la Grecia è un vero e proprio Eden per chi, come noi, mira ad una giusta commistione fra storia, natura e cultura. E’ per questo che abbiamo colto al volo le promozioni di giugno volte a rimettere in piedi la macchina del turismo acquistando senza pensarci troppo i biglietti aerei che ci avrebbero permesso di realizzare il desiderio di visitare quest’isola anche in un’estate in cui si temeva di dover restare tombati in una bara di plexiglas. Una sfida a cui, paradossalmente, avremmo pagato dazio solo nella fase embrionale del nostro viaggio, facendo i conti con tutta una serie di retaggi della follia collettiva da cui ci stavamo (o almeno ci illudevamo di farlo) lentamente liberando.
In primis abbiamo scoperto appena pochi giorni dopo la prenotazione che il governo greco aveva impostato un sistema simil-roulette russa per “combattere” il rischio di una nuova ondata di “contagi”. Ogni turista avrebbe dovuto registrarsi prima della partenza su un sito istituzionale innescando l’invio di una e-mail che sarebbe però giunta solo nelle 24h antecedenti la partenza. La stessa avrebbe contenuto un QR ed un identificativo composto da più cifre da esibire all’arrivo al personale (che scopriremo essere militare) dedito all’accoglienza. In base a questo numeretto si poteva guadagnare immediatamente la via d’uscita verso una vacanza serena o al contrario essere obbligati a svolgere in situ un tampone obbligatorio che avrebbe costretto a 24h di quarantena fiduciaria e, in caso di positività, a 14 giorni di confino senza la possibilità di rientrare a casa coi voli stabiliti e perdendo ogni prenotazione oltre che, ovviamente, il diritto alla luce del sole.
Nelle settimane antecedenti la partenza ho bazzicato su forum e pagine Facebook per saperne di più arrivando alla fine ad interpellare telefonicamente l’ente del turismo ellenico. La risposta che mi è stata fornita non poteva che essere fintamente rassicurante: i test sarebbero stati a loro dire del tutto randomici ed imprevedibili senza possibilità alcuna di sapere prima dello sbarco se si era stati selezionati o meno per il controllo. Ma con il web le bugie hanno le gambe ancor più corte del solito ed è bastato intervistare i turisti-pionieri partiti per l’Ellade prima di noi per scoprire che quel magico codicino nascondeva la verità nella cifra iniziale: con 1 si finiva nella tagliola, con 2 no. Seppur appena il giorno prima della partenza era quindi possibile scoprire in anticipo cosa ci aspettava dopo lo sbarco.
Che si fa? Si organizza ugualmente una vacanza prenotando auto ed alloggi riservandosi poi di annullare tutto poche ore prima nel caso che l’e-mail confermativa sputasse fuori un codice in 1? Si decide di non decidere e si fa bene. Allo scoccare della mezzanotte antecedente la partenza avremmo infatti scoperto di essere stati baciati dalla fortuna dopo essere stati defraudati di quel periodo solitamente destinato a sogni e progetti ed invece vissuto all’insegna di un’ansia feroce. Un ansia che aveva peraltro anche una seconda origine.
Con un giusto mix fra impreparazione ed astuzia (o malafede?) alcune compagnie aeree hanno cavalcato la confusione mettendo in vendita ad inizio giugno biglietti a condizioni orarie e di data che sono poi state unilateralmente variate di lì a pochi giorni. Il nostro volo non ne è stato esente obbligandomi a modificare la data del ritorno nella convinzione che la promessa contrattuale di “zero spese di variazione” vendutami dalla compagnia sarebbe stata rispettata. Ma mi illudevo. Per ottenere quanto mi spettava ho dovuto sudare settantasette volte sette camicie riducendomi a stalkerare la compagnia su Facebook essendo risultata vana la speranza di interloquire in chat o al telefono con un operatore. Ed il bello è che il problema sorto, che mi impediva di fatto la partenza se non pagando una cifra di variazione iperbolica, è stato risolto due giorni (ripeto, due) prima della partenza, non prima che la compagnia capisse fischi per fischi cancellandomi momentaneamente la prenotazione per inviarmi un voucher di rimborso che non avevo richiesto. Vi risparmierò ulteriori dettagli; la premessa voleva unicamente descrivere ed enumerare quei “dispetti dei santi” che non ci hanno impedito di vivere la nostra insolita, ma egualmente straordinaria vacanza nell’isola del Minotauro.
Partenza – 15 luglio
Si parte poco dopo mezzogiorno da un aeroporto di Capodichino che sembra il set di un film di fantascienza. La fila per il check-in è insolitamente snella; arrivo persino a riconoscere i volti di alcune persone con cui ci si è interfacciati sui social nei giorni precedenti sulle pagine destinate ad accogliere i tanti dubbi e sfoghi di chi si approntava a vivere la nostra stessa esperienza.
Questa bislacca intimità viene bruscamente interrotta all’ingresso dell’area-sicurezza dove veniamo “sanificati” in una gabbietta in cui ci viene spruzzata addosso una soluzione che induce tosse e lacrimazione e che ci fa puzzare di disinfettante per una buona mezzora. Si fa buon viso a cattivo gioco. Dopo quello che abbiamo dovuto subire Creta ce la siamo ormai guadagnata e niente e nessuno ce la rovinerà.
Dopo due ore di mascherina lenite in parte dalla celestiale visione aerea del canale di Otranto, delle isole Ionie e di Santorini che sembra un tarallino spezzettato atterriamo in tardo pomeriggio all’Aeroporto Nikos Kazantzakis di Heraklion boccheggianti, ma carichi. Le formalità burocratiche per il ritiro dell’auto presa a noleggio tramite Europeocars sono, viva Dio, rapide. La legge del karma infatti ha scelto per noi un addetto al noleggio napoletano che, oltre a darci una serie di consigli introduttivi sulla viabilità dell’isola, ci risolverà anche il problema dell’ombrellone visto che la compagnia suole regalarne uno a tutti i clienti. Paghiamo in anticipo la cifra pattuita di circa 140 euro per una settimana con copertura totale dei danni eccetto quelli eventualmente sorti su strade non asfaltate. Dato che alcune spiagge, Balos in primis, sono raggiungibili solo in questo modo vi toccherà camminare sulle uova per evitare danneggiamenti in primis della scocca e del parabrezza, sempre che non vogliate volgere lo sguardo verso tour organizzati non certo a buon mercato. Capirete da soli che varrà la pena rischiare…
Monto a bordo un po’ timoroso, essendo la mia prima volta da automobilista in un paese con l’alfabeto diverso dal nostro, ma mi tranquillizzo repentinamente: la segnaletica stradale sarà sempre comprensibile e le stesse strade sono in condizioni migliori rispetto a quanto mi era stato prospettato da qualche recensore evidentemente troppo pugnace.
Raggiungiamo Rethymno dopo aver percorso circa 80km sulla principale arteria viaria dell’isola, la statale che da Heraklion procede filata verso l’estremo ovest. Sorvolando sulla quantità infinita di cantieri (dopo decenni di Salerno-Reggio Calabria ci ho fatto un callo grande così) dedicherei a questo punto due righe all’argomento autovelox. Essendo questa la più grande strada veloce dell’isola passarci è praticamente d’obbligo. I guru cretesi della viabilità hanno dunque ben pensato di creare una gallinella dalle uova d’oro costellando la strada di trappole fotografiche. Vero che codeste sono preavvisate da ben due pannelli distribuiti nel chilometro che le precedono, ma nel tratto che va da Rethymno a Chania, i limiti vengono scientemente ridotti dieci metri prima dell’apparecchio. In pratica passerete gli avvisi andando entro gli 80km/h del limite mediamente vigente, ma immediatamente prima dell’autovelox vi ritroverete un segnale a 60km/h che vi costringerà ad una brusca frenata per non essere beccati. E come se non bastasse in un’occasione abbiamo incrociato anche una pattuglia armata di laser.
Raggiungiamo la nostra prima sistemazione quando è ormai buio. Gli appartamenti Chrissas di Rethymno sono affiancati da una enorme spiaggia le cui acque sono però tutt’altro che attrattive. Di ben altro tenore è la sistemazione: gli stabili non sono rustici, ma sorgono in un contesto molto curato con mini aiole ed orticelli veramente suggestivi che ci permetteranno di conoscere una delle piante tipiche dell’isola: la Plumeria, detta anche Frangipani. Ce ne innamoreremo al punto dal cercarne, invano, i semi per farne il più bello dei souvenir.
Raccogliamo le ultime forze per andare a cena presso la taverna Christos, sita in una zona collinare distante una decina di km dal caos del centro. Mangiamo benissimo con 12 euro a testa assaggiando fra le altre cose feta al forno e le celebri quanto impronunciabili kolokithokeftedes, polpette vegetariane di zucchine aromatizzate alla menta. Per la moussaka ci toccherà aspettare perché essendo il locale a gestione familiare la proprietaria è avvezza a prepararla solo in alcuni giorni della settimana. Poco male: le tavole greche offrono opportunità in grado di non deludere anche i palati più esigenti.
16 luglio
Oggi si saltellerà fra alcune spiagge affacciate sul mare libico. Per farlo toccherà cambiare costa attraversando l’isola da parte a parte in uno dei suoi punti più snelli. Solo 40km separano infatti Rethymno dal tratto di costa che ospita nel raggio di pochissimi km alcune delle spiagge più belle della zona meridionale. La strada è ostica, ma panoramica, stagliata nella roccia al punto dall’attraversare gallerie talmente piccole dal prevedere il senso unico alternato.
Il nostro itinerario giornaliero prevede ben quattro spiagge. La prima, Damnoni, è bella, ma a mio avviso anonima, così come la non lontana Ammoudi. Decisamente più particolare è la piccola Ammoudaki, dove avremo il primo incontro con i nudisti mentre l’ultima, Skinaria, ci offrirà invece…il primo incontro con gli sterrati. L’acqua è ovunque straordinaria e, come da previsioni, godiamo dell’occasione più unica che rara di vivere queste spiagge in versione semi-deserta, complice il fatto che il turismo anglosassone avrebbe avuto il via libera proprio in quelle ore e quello teutonico, che pur resiste, pare sia un quinto di quello abituale. Queste quattro spiagge possono essere dunque visitate in una giornata dedicando ad ognuna un’oretta e mezza sfruttando appieno le tante ore di luce garantite dal periodo giugno-luglio. Se, come noi, riuscirete ad arrivare di buon mattino vi avanzerà anche il tempo di includere nell’itinerario la vicina Preveli che, oltre ad un monastero greco ortodosso molto suggestivo (con panorama mozzafiato e tanti simpatici gatti a spasso fra le vigne dei monaci), offre la possibilità, dopo una ventina di minuti di trekking che diventano venticinque in risalita, di scendere fino alla locale spiaggia. Qui godrete di un mare forse ancor più bello dei precedenti e di uno dei pochissimi palmeti naturali presenti nel nostro continente, visitabile guadando una lingua di mare e seguendo un sentiero ben segnalato.
Il ricchissimo itinerario ci obbliga naturalmente ad un rientro abbastanza tardivo. Ceneremo in camera, sfruttando la comoda cucina a disposizione, con prodotti acquistati in un vicino minimarket ed andremo a letto di buon’ora per prepararci ad una giornata non meno impegnativa.
17 luglio
Oggi sono particolarmente su di giri. La spiaggia in cui siamo diretti è infatti quella che considero una perla balneare capace addirittura di prevalere su Balos nella gara per ambire al desktop del mio cellulare. Parlo di Seitan Limania, una minuscola spiaggetta “in curva” situata sulla penisola di Akrotiri, a pochi km ad est di Chania. Informandoci sui forum scopriamo che per godere di cotanta bellezza toccherà superare un cimento da molti temuto, il superamento di tre curve ad U senza parapetto che portano al piazzale dove sarà possibile parcheggiare l’auto. E qui voglio rassicurare il lettore: niente di cui spaventarsi. Con un minimo di prudenza arriverete alla terza curva esclamando “già fatto?” come in una celebre pubblicità d’antan.
Leggermente più impegnativo è il sentiero nella roccia che permetterà di scendere a piedi fino a valle. Qui mi sento di consigliare scarpe adatte ed in caso portiate con voi i bambini di tenerli per mano perché in alcuni tratti si rischia di andare di sotto di un bel po’ di metri. Non a caso le caprette adorano queste rocce scorazzandoci liberamente prima di arrivare con quattro salti fra i bagnanti alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Malgrado la sensibile riduzione del flusso turistico la spiaggetta è strapiena e riusciamo a fatica a trovare un fazzoletto di spazio a pochi metri dal bagnasciuga. Il mare è fantastico, il fondale non da meno, e le asperità della roccia zigzagante che costeggia queste acque creano delle mini piattaforme da cui ci si può esibire in tuffi più o meno spettacolari che porteranno a vere e proprie disfide fra bagnanti. Proprio in quest’occasione conosceremo una famiglia di nostri concittadini napoletani con cui scambieremo impressioni ed esperienze prima di iniziare una risalita che si rivelerà più insidiosa del previsto. Non per la durata e la pendenza, tutto sommato alla portata di tutti, quanto per la scarsa identificabilità del percorso che ci porterà a perdere per un paio di volte la bussola inerpicandoci in una di quelle zone in cui si finisce per esclamare: ”ehm, ma qui non ci siamo mica passati…”.
Ritrovato il filo di Arianna e con esso l’auto ed evitato per un pelo l’arrostimento della frizione mettendo in moto su salita sterrata decidiamo di dedicare la parte finale del pomeriggio ad un altro bagno in una spiaggia stavolta più rilassante, forse anche troppo. Stavros è infatti un vero e proprio lido che gode della celebrità guadagnata per aver funto da teatro alla danza di Zorba di Anthony Quinn, che troverete ovviamente ritratto in tutte le salse. Se riuscirete a far finta di non vedere le file di ombrelloni arancioni piazzati in ogni dove noterete la bellezza di un contesto in cui la montagna antistante si riflette in acque comunque limpide e paciose.
Quando sono ormai le 18 ci avviamo verso quella che sarà la nostra seconda sistemazione itinerante, gli appartamenti Chania Pantheon. Nonostante la presenza di un comodo cucinotto decidiamo di sfruttare la serata per visitare il centro storico di Chania, distante un paio di km. Dopo una terribile esperienza fra traffico e parcheggi congestionati, edulcorata dal fatto che il buco trovato (forse l’ultimo disponibile sul suolo cittadino) è in un’area in cui dalle 21 i parchimetri entrano fuori servizio (e sono le 21.07), ci concediamo il nostro giretto fra le vie di Chania che per la verità non ci entusiasma più di tanto pur offrendo innegabilmente qualche scorcio degno di nota. Mangiamo una pita a due passi dal castello e in ogni caso torniamo in camera globalmente contenti: il brulicare di turisti appena notato lasciava intuire una graduale ripresa del flusso, ossigeno puro per l’economia locale.
Non eravamo quindi i soli ad aver deciso di continuare a vivere non rassegnandoci a “nuove normalità” che di umano hanno veramente poco.
18 luglio
Oggi l’è dura. Chania-Elafonisi sarà lo spostamento più lungo della nostra vacanza. Un’ ora e mezza abbondante di stradine, curve e gli onnipresenti cantieri stradali per percorrere lo straccio di 70km. I percorsi non sono avari di scorci suggestivi, ma l’idea di avvicinarsi ad una delle meraviglie dell’isola genera un’impazienza che rallenta il tempo ed allunga le relative curve (del tempo, appunto, ma anche dello spazio). Quando arriviamo nell’ampio parcheggio antistante la spiaggia ci fiondiamo quindi come molle verso l’azzurro mare con un vento sferzante che ci faciliterà il compito. Elafonisi è un mondo a sé e come tale è a mio avviso imparagonabile alle altre località balneari presenti nell’itinerario. Certo, la folla non manca, ma si sta bene e se non fosse per il vento si resterebbe volentieri in loco fino al calar del sole. Quando sono le 16 decidiamo però di averne abbastanza di quelle folate cercando fortuna sulla spiaggia di Kedrodasos, la cui diversa esposizione fa sperare in un vento meno ostinato. I km sono poco più di 5. Solito sterrato e breve trekking e siamo in quello che è un contesto meno scenografico di Elafonisi, ma più intimo ed altrettanto invitante, al punto dall’essere divenuto un vero e proprio campeggio libero. Per certi versi mi sento di dire di aver apprezzato Kedrodasos più della sua più celebre vicina proprio per questa sensazione di essere un luogo per “pochi, ma buoni”, lontano come mi è sembrato dai flussi impazziti del turismo di massa da selfieatuttiicosti, pur essendo comunque una spiaggia citata da tutte le principali guide turistiche. Torniamo in camera quando sono quasi le 19. La nostra cena sarà grama, in assenza di cucina e di ristoranti non turistici, ma la serata passerà alla storia come la più romantica del soggiorno. Il Panorama Apartments affaccia infatti sul mare e ne approfittiamo per scattare qualche foto impreziosita dalla visione libera della cometa C2020 F/3 Neowise. Nel rumore delle onde e nel silenzio del cosmo baciato da una gemma rara sentiamo le voci del genius locii, vivendo quello che è il vero Nirvana del viaggiatore: il dialogo con l’anima del luogo, lontano anni luce da tutto ciò che prova a riprodurlo in forme esportabili su mensole o pareti.
19 luglio
Raggiunto il punto più lontano del nostro itinerario inizia la lenta marcia a ritroso verso l’origine. Dopo aver lasciato la stanza trascorriamo un paio d’ore nella caletta di Aspri Limni, raggiungibile anch’essa dopo uno sterrato di qualche km. La sua peculiarità è che somiglia ad una laguna in miniatura; non per caso viene chiamata anche “il lago bianco”. L’acqua non è trasparente come quella a cui Creta ci ha abituati sembrando quasi lattiginosa ed il fondale è in alcuni tratti limaccioso oltre che fortemente roccioso. Altro aspetto curioso è la presenza di alcuni ombrelloni fatti di legno e fogliame di palma liberamente fruibili. L’importante è arrivare per primi.
Dopo un paio d’ore cediamo la nostra postazione ad una gentilissima turista anglosassone e risaliamo quindi sulla costa occidentale per dirigerci verso la seconda meta della giornata: la celebre spiaggia di Falassarna. Sarà forse questa la sola piccola delusione della nostra vacanza cretese. Ci aspettavamo veramente qualcosa in più di uno spiaggione senza infamia e senza lode, senza nulla togliere ad un’acqua cristallina che è però possibile trovare in tanti altri luoghi meno affollati e forse più originali.
Il pernotto è a Kissamos, come d’abitudine in appartamento con cucina. Dovendoci restare anche la notte successiva decidiamo di rinviare all’indomani la messa ai fornelli. Troppa è la voglia di tornare a mangiare greco e stavolta la scelta cade sulla Kaliviani Fish and meat Taverna. Kaliviani è l’ultimo paesino abitato prima dell’imbocco della strada per Balos. Con circa 15 euro ordino una frittura di calamari ed una porzione di moussaka talmente grande che mi avanzerà per la colazione dell’indomani. Avete capito bene: colazione.
20 luglio
La strada per Balos era il vero enigma di questa vacanza. Farla in auto? Non farla? Prendere il traghetto?
Nonostante il rischio della mancata copertura assicurativa su sterrato decidiamo di osare mettendo in conto un’abbondante mezzora per percorrere quegli 8km che partono proprio da quel villaggio di Kaliviani in cui la sera prima ci eravamo ingozzati di ogni ben di dio. Partiamo, paghiamo i due euro di tassa d’accesso e procediamo sulle uova filmando divertiti buona parte del percorso. A giochi fatti vi dico che la strada è alla portata di qualsiasi vettura anche se occorrerà andare molto piano tenendo a distanza chi ci precede per ridurre il rischio di beccarsi un sassolino-proiettile nel parabrezza. Alcuni tratti sono effettivamente al limite e toccherà andar giù di slalom fra sassi e buche per limitare al minimo i rischi di foratura e danni alla scocca o alle sospensioni. Nonostante ciò mi sento di garantirvi che con pazienza e prudenza avete il 99,9% di possibilità di arrivare indenni alla meta.
Il parcheggio che incontriamo all’arrivo è tutt’altro che enorme. Tenete conto che siamo arrivati alle 11 in un periodo con flusso turistico ridotto intrufolandoci in uno degli ultimi posti disponibili; è quindi intuibile che in un contesto extra-pandemico già di primo mattino potreste essere costretti a parcheggiare lungo strada. Divieti di sosta non ce ne sono di certo, ma l’ampio numero di pietre franate dal costone mi lascia pensare che il rischio di trovarne una sulla carrozzeria sia tutt’altro che trascurabile.
Per giungere alla laguna toccherà anche stavolta scendere nella roccia colmando un dislivello di qualche scarso centinaio di metri. Nulla di improbo visto che il percorso, almeno in discesa, è veramente alla portata di chiunque. Peraltro di soste rigeneranti ne farete davvero tante se è vero che il panorama vi stimolerà a fare foto a ripetizione e da diverse prospettive attendendo che quel qualcuno che puntualmente starà facendo la stessa cosa si tolga dalle scatole…
Così come Elafonisi Balos ha un fascino tutto suo, non paragonabile a nulla che non sia se stesso in un diverso contesto climatico. Abbiamo con noi l’ombrellone regalatoci dall’autonoleggio ed abbiamo tutta l’intenzione di usarlo essendo di solito allergici ai lidi privati, ma la vista di un trittico ombrellone- due lettini soli soletti su una linguettina di sabbia per ¾ circondata dal mare ci spinge a venire a patti con le nostre abitudini: 10euro ci sembrano un prezzo giusto per vivere quel luogo da un angolazione tanto privilegiata e non a caso vi resteremo ancorati per tutta la giornata. Togliamo le tende quando ormai sono le 18, giusto in tempo per arrivare a Kissamos sul filo del gong per far spesa al supermercato in orario di chiusura e scoprire che il governo greco ha appena reso obbligatorio l’uso della mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.
21 luglio
Ultima giornata piena. Le eccellenze le abbiamo ormai viste tutte, eppure c’è ancora tempo per qualche sorpresa. Dovendo rientrare a Rethymno, dove è previsto il pernotto nella stessa struttura dei primi due giorni, scegliamo un paio di attrazioni sulla strada per riempire la giornata. Prima di arrivare al mare optiamo per una sosta al monastero di Gonia Odigitria, sito nella vicina Kolymbari. Forse un po’ turistico e meno suggestivo di quello di Preveli, ma se siete di strada merita comunque un’affacciata. Riguardo il mare scegliamo invece la spiaggia di Loutraki, in quella penisola di Akrotiri che si conferma una garanzia in termini balneari. Peccato solo per il mostruoso villaggio che ha stuprato buona parte del panorama, oltre che i nostri timpani a colpi di decibel musicali.
In assenza di ulteriori spiagge nelle vicinanze in grado di folgorare la nostra curiosità anticipiamo l’arrivo a Rethymno e, dopo essere stati ricollocati in altro albergo causa errore di prenotazione del titolare degli appartamenti, visitiamo il centro città che ci confermerà quanto la vera Creta sia nell’entroterra ed in qualche villaggetto di costa non troppo turistico piuttosto che nelle grandi località movidere. Il lungomare, una sfilza infinita di negozi e ristoranti, ha il merito di offrirci un parcheggio gratuito che sarà però alquanto lontano dal vero cuore della Rethymno da passeggio. Dopo circa mezzora di cammino sceglieremo una discreta trattoria, la Stavros, per mangiare un boccone e dopo un giretto breve e poco entusiasta ci ridirigiamo verso la fedele KIA che domani saluteremo con gratitudine per averci scarrozzato in questa bellissima isola sopportando dignitosamente le tante deviazioni dai percorsi asfaltati.
22 luglio
Dopo tanto mare è oggi il giorno della cultura. Ultima, ma non ultima se è vero che ad attenderci c’era uno dei pezzi da novanta dell’archeologia europea: il Palazzo di Cnosso. Entriamo qui in un terreno minato visti i dibattiti intercorrenti fra gli addetti ai lavori in merito a bontà e fedeltà della ricostruzione dell’edificio effettuata dopo che Sir Arthur Evans ne aveva scoperte le rovine. In altre parole il Palazzo che vediamo oggi altro non è che il frutto di una libera interpretazione e toccherà far finta di non saperlo per calarsi con successo nella dimensione mitologica di Dedalo, Arianna, Teseo e Minosse.
Il parco archeologico si visita tranquillamente in un’ora abbondante; per ragioni sia economiche che didattiche vi converrà optare per il biglietto comprensivo anche dell’accesso al Museo Archeologico di Heraklion. Il museo infatti, ospita una moltitudine di reperti ritrovati a Cnosso (fra cui parti originali di affreschi) ed in altri celebri siti cretesi, su tutti Zakros e Festo. Proprio da quest’ultima proviene uno dei pezzi più rinomati, quel Disco di Festo noto agli appassionati di archeologia misteriosa in quanto recante incisioni il cui significato è ad oggi del tutto ignoto.
La visita al museo sarà quindi per noi una degnissima ciliegina sulla torta, solo in minima parte guastata dall’obbligo di mascherina (coi guardasala pronti a ringhiare al primo accenno di libero respiro) e dalle estreme difficoltà di parcheggio. Scavallata l’ultima casella dell’itinerario raggiungiamo l’area dell’aeroporto destinata agli autonoleggi con l’inevitabile magone dell’ultimo giorno, ma con una soddisfazione inedita che va ad aggiungersi al beneficio mentale solitamente apportato da un viaggio: quella di aver guadagnato questa settimana cretese all’insegna di un’ancestrale e sontuosa mediterraneità remando controcorrente con tutte le nostre forze perché niente e nessuno potrà toglierci la voglia e il diritto di vivere e di meravigliarci.