Trekking sul Kilimangiaro

Racconto dell'ascensione al Kilimangiaro tramite la Machame Route. 7 giorni a diretto contatto con la montagna per un'avventura veramente incredibile e un trekking unico al mondo
Scritto da: game
trekking sul kilimangiaro
Partenza il: 22/07/2018
Ritorno il: 28/07/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

Domenica 22 Luglio

La nostra avventura inizia domenica 22 luglio al Machame Gate (1.800 mt), uno dei diversi punti di accesso al Parco Nazionale istituito nel 1973 ma che soltanto nel 1977 ha aperto al pubblico l’accesso alla montagna.

Per salire sul Kilimanjaro ci sono in realtà 5 diverse vie, la maggior parte delle quali approcciano la montagna dal versante sud.

Noi abbiamo scelto la Machame Route (o anche Whiskey Route) nella versione da 7 giorni, perché ci è sembrata la via e l’opzione che offre il miglior compromesso in termini di acclimatamento, facilità di accesso e costi.

Le altre vie sono la Marangu Route (o anche Coca Cola Route, l’unica che offre delle sistemazioni in rifugio e non in tenda ma molto diretta e quindi più ripida e con minori possibilità di acclimatamento, anche se la più economica), la Umbwe Route (anch’essa molto ripida e particolarmente impegnativa), la Lemosho Route (o Shira Route, in realtà per la maggior parte segue lo stesso percorso della Machame Route ma parte da più lontano e quindi ancora più lunga e, di conseguenza, ancora più costosa) e la Rongai Route (la più remota e meno accessibile di tutte in quanto sale dal versante nord, quasi al confine con il Kenya, ricongiungendosi poi alla Marangu Route prima della ascensione finale).

Il viaggio da Arusha a qua è stato più lungo del previsto, complici anche un paio di soste aggiuntive per fare benzina e recuperare alcuni membri del nostro gruppo. Durante il viaggio ne approfittiamo per iniziare a conoscere le persone che fanno parte della nostra spedizione e ci accompagneranno per i prossimi 7 giorni. Il gruppo è formato da 10 persone! Abbiamo 2 guide, di cui una con grande esperienza (quasi 500 ascensioni all’attivo) e un’altra che invece è alla sua prima volta come guida accompagnatrice, dopo comunque diversi anni di scalate come portatore. C’è poi un cuoco, un ragazzo giovane che si è rilevato un mago dei fornelli ad alta quota, e 7 portatori. Possono sembrare un numero elevato per sole 2 persone, ma va considerato che in tutti gli accampamenti che si trovano sulla montagna (ad eccezione di quelli presenti sulla Marangu Route) non c’è alcuna struttura fissa e quindi per ogni spedizione c’è bisogno di portare su tutto, dalle tende alla cucina da campo, al cibo per 7 giorni e per 10 persone, alle attrezzature da campeggio, ecc. Ogni portatore, tra l’altro, può portare fino a un massimo di 20kg.

L’agenzia si chiama Kili Serengeti Guides, una neo-costituita agenzia locale di Arusha che abbiamo trovato nella lista del Kilimanjaro Porters Assistance Project, una sorta di sindacato dei portatori che lavora con le istituzioni e le agenzie turistiche per migliorare le condizioni di lavoro dei portatori.

Arriviamo al Gate alle 11:30, c’è molta gente. I turisti sono tutti riuniti sotto un grande pergolato, mentre le guide e i portatori preparano e pesano le sacche che serviranno per il trasporto di tutto il materiale. Visto che ci sarà un po’ da aspettare per la grande quantità di persone che attendono all’ingresso, la nostra guida ci consiglia di mangiare subito il pranzo al sacco, in modo che dopo possiamo partire e non ci fermeremo lungo il sentiero. Ci consegnano così il pocket lunch che spazzoliamo in un secondo e alle 12 siamo già pronti per partire. Ma l’attesa in realtà è molto più lunga di quanto immaginavamo. Inganniamo così il tempo con qualche foto, un giro precauzionale in bagno, un ultimo controllo anche noi al contenuto dello zaino e la vista delle scimmie che scorazzano e saltato da un albero all’altro a due passi dal gate. Finalmente alle 14:30 siamo pronti per partire, abbiamo sbrigato anche tutte le pratiche burocratiche che ci sono sembrate alquanto complesse. Il percorso di oggi sarà tutto all’interno della foresta pluviale, il tempo è coperto e il tasso di umidità credo sfiori il 100%. All’inizio partiamo piano piano (“pole pole”, come dicono qua). Poi in realtà la guida ci dice che oggi possiamo andare al nostro passo, anche perché così si rende conto di che climbers siamo. Iniziamo così una veloce e inesorabile salita, recuperiamo diversi gruppi di turisti e portatori che erano partiti prima di noi, e in poco più di 4 ore copriamo gli 11 km arrivando al Machame Camp (2.835 mt).

Arriviamo che è già ormai sera, sono le 18:30 e la luce sta già calando. Siamo andati anche più veloci dei nostri portatori che così dobbiamo aspettare per montare la tenda e poterci riposare. Per fortuna non tardano molto ad arrivare, e alle 19:30 siamo già in tenda cambiati e pronti per cenare. La cena è ben oltre le migliori aspettative. Iniziamo con antipasto di popcorn e cioccolata calda (che ci accompagneranno durante tutta la settimana, con la variante del tè al posto della cioccolata) e proseguiamo con zuppa di zucchine, pane e burro, spaghetti, peperonata, patate lesse, pesce fritto e verdura con maionese. Senza dubbio tantissima quantità e anche discreta qualità, considerando che siamo in un campeggio a oltre 2.800 metri di altezza.

La cena è il colpo finale della giornata. Giusto il tempo di lavarci i denti (con il tè avanzato della cena) e alle 22 siamo già pronti dentro il sacco a pelo.

Domani sarà una giornata piu impegnativa, come ci ha spiegato la guida nel brief durante la cena, ma per il momento non ci pensiamo, abbiamo il nostro da fare con il sacco a pelo e la tenda che è stata messa in un tratto un po’ in pendenza. Teresa già dorme e mi sa che ora la raggiungo anche io.

Lunedì 23 luglio

La sveglia è alle 7, anche se il campeggio si è animato molto prima. Il cielo questa mattina è un po’ più libero di ieri e ci permette di ammirare per la prima volta la parte più alta e innevata del Kilimanjaro. La colazione è super come la cena, il cuoco ci prepara porridge, salsicce, uova, pane e avocado. Rifocillati dalla colazione, alle 8:15 siamo già in cammino. Il sentiero di oggi è ben più ripido di quello di ieri, e ci permette di guadagnare quota abbastanza velocemente. Dopo un paio di ore superiamo il livello delle nuvole e finalmente la montagna si svela in tutta la sua grandezza e bellezza. Il ritmo di oggi è molto più lento, facciamo diverse soste per bere e riposarci ma in poco più di 4 ore e mezza arriviamo allo Shira Camp, 3.750 mt, che ci ospiterà per la notte. La tenda oggi è già montata quando arriviamo, così possiamo subito sistemare le nostre cose e prepararci per il pranzo. Io prendo anche un Oki per un leggero mal di testa che mi è venuto lungo la salita, ma finora, incrociando le dita, siamo andati molto bene. Mai avrei pensato di mangiare la pizza a quasi 4.000 metri di altezza, ma il cuoco ha deciso di sorprenderci e ci ha preparato una ottima pizza a base di peperoni, pollo, cipolla, pomodoro e formaggio.

Dopo pranzo facciamo un riposino in tenda e aspettiamo direttamente la cena, preceduta da un veloce giro di acclimatamento poco sopra il campo e dall’immancabile tè e pop corn. Mangiamo alle 7 e alle 8 siamo già nel sacco a pelo. Domani sarà un “challenge day” e quindi dobbiamo avere tutte le energie necessarie.

Martedì 24 Luglio

Questa volta sono io che faccio un po’ fatica a dormire, mentre Teresa è qua di fianco che ronfa di brutto. La colazione che ci servono è quella da campioni, anche perché oggi dobbiamo fare 11 km e arrivare al Lava Tower camp, 4.600 metri, prima di scendere al Barranco Camp, 3.900 metri, dove ci fermeremo per la notte. La salita e poi la discesa è fatta apposta per acclimatare il fisico alle altitudini a cui dovremo arrivare. La salita è lunga ma mai ripidissima, riusciamo quindi a percorrerla senza grosse fatiche e senza tante pause. Le uniche soste le facciamo per evacuare gli oltre 3 litri d’acqua che ogni giorno dobbiamo bere (l’acqua contiene ossigeno che a queste altitudini è un elemento prezioso) e per ammirare il magnifico paesaggio. Oggi camminiamo nel alpin desert, un vasto altopiano desertico composto solo da rocce e qualche cespuglio d’erba qua e là. Sotto di noi vediamo solo nuvole, che coprono tutta la parte più bassa della montagna e anche la pianura all’orizzonte, mentre sopra di noi si staglia la punta innevata del Kilimanjaro.

In poco meno di 4 ore siamo al Lava Tower Camp e devo dire che l’altitudine si sente. A questa altezza si fa fatica pure a vestirsi e a mangiare. Nonostante tutto spazzoliamo quasi interamente il lunch box che ci aveva dato la guida in mattinata e, dopo una sosta di circa 30 minuti sempre per prendere confidenza con l’altitudine, proseguiamo verso il Barranco Camp. La seconda parte della strada è quasi tutta in discesa, quindi senza particolari problematiche ad eccezione del sole che è ormai alto in cielo e ci colpisce con tutta la sua forza, visto che a 4.000 metri l’aria più rarefatta filtra meno i raggi del sole. Ad ogni modo rispettiamo il programma anche adesso, e in meno di 2 ore siamo al Barranco Camp, un campeggio enorme perché qui si riuniscono 3 diverse vie che salgono al kilimanjaro (Machame, Lemosho e Umbwe). Questa sera il campeggio sarà parecchio affollato, ma la location che hanno trovato i portatori esattamente sotto la Kibo Peak ripaga di ogni disagio e sovra-affollamento. Il pomeriggio segue lo stesso ritmo di ieri. Acqua calda appena arriviamo per sciacquarsi, aperitivo con tè caldo e noccioline e poi un po’ di relax in tenda (fuori c’è un vento micidiale) prima della cena.

Il pomeriggio ci viene un po’ di mal di testa e anche un pochino di nausea. Anche per questo la cena non riusciamo a finirla perché proprio ci dà un po’ di fastidio mangiare. Anche su consiglio della guida, prendiamo una tachipirina prima di andare a letto sperando di essere in piena forma domani.

Mercoledì 25 Luglio

Anche la guida dice di non aver mai visto un vento così forte. E detto da uno che ha fatto oltre 400 spedizioni fa un po’ impressione. E in effetti il vento faceva veramente impressione, per tutta la notte e soprattutto la mattina all’alba soffiava così forte che ha tirato giù diverse tende, tra le quali anche quella delle nostre guide e portatori. La nostra tenda ha resistito ma il vento l’ha ricoperta fuori e dentro di tutta la polvere che ha alzato da terra. Ci siamo alzati e avevamo la polvere perfino nel naso.

Questa mattina ce la prendiamo con un po’ più di comodo, il primo tratto di sentiero che dobbiamo fare è molto ripido e stretto e la guida ha preferito partire un po’ più tardi per far smaltire la coda di turisti e portatori che si forma di prima mattina. Ne approfittiamo per riposare una mezz’oretta in più, che è servita soprattutto a Teresa che si è svegliata con forte mal di testa e nausea. Per fortuna con un po’ di riposo in più e un’altra tachipirina si riprende abbastanza in fretta, e quando siamo pronti alle 9:15 per partire è già a posto.

Il Great Barranco Wall è in effetti una parete di roccia che si alza sopra il Barranco Camp un po’ difficoltosa da scalare. Il sentiero è stretto e abbastanza ripido e in alcuni punti devi anche aiutarti con le mani per salire tra una roccia e l’altra. Il panorama che però possiamo ammirare dai 4.200 metri della cima del muro è favoloso. Siamo esattamente sotto il cono innevato del Kilimanjaro, che tra l’altro si svela a tratti con il passare delle nuvole. Una sosta di una mezz’oretta utile sempre come acclimatamento a queste altitudini e poi ripartiamo. Il resto del percorso di oggi non è particolarmente difficile e si dipana in un saliscendi che ci porta prima alla Karanga Valley e poi, dopo un’ultima salita, al Karanga Camp, la destinazione di oggi a quasi 4.000 metri.

Appena arriviamo andiamo subito a firmare alla sorta di check-in del campo e poi in tenda per relax e pranzo.

Il pomeriggio andiamo a fare una piccola camminata di acclimatamento con la guida. Ci incamminiamo lungo lo stesso sentiero che dovremo fare anche domani per circa 1 ora, il tempo di arrivare a 4.250 metri e rimanere lì qualche minuto per far abituare ancora il nostro fisico. Il tempo di ritornare al campo e ci viene servita la cena. Solita zuppa (che in realtà è sempre diversa) e un piatto con almeno 2 etti di riso. Dopo la pasta di ieri sera è evidente che stiamo facendo scorta di carboidrati. Il briefing di stasera ce lo fa l’assistente guida. Domani ci aspetta una giornata relativamente tranquilla, ma solo per prepararci all’attacco alla vetta del giorno dopo. Andiamo a letto senza prendere nessuna medicina, per fortuna stasera ci sentiamo entrambi in discreta forma.

Giovedì 26 Luglio

Forse avevamo capito male l’inglese della guida, ma la giornata di oggi non è stata poi così tranquilla. Il percorso dal Karanga Camp al Base Camp è quasi tutto in salita, con la prima e ultima parte che presentano una pendenza notevole. In più, arrivati al Barafu Camp (4.673 mt), la guida ci fa fare un’altra salita per acclimatare ancora il nostro corpo a queste altitudini. Dal campo base proseguiamo quindi sul percorso che dovremo fare anche domani e arriviamo al campo alto, che si trova a 4.900 metri, siamo più alti del Monte Bianco, il punto più alto dell’Europa. Facciamo una piccola sosta in questo campo che di fatto non è ufficiale (non ci sono i ranger, non ci sono i bagni pubblici) e poi riscendiamo al Campo Base, dove nel frattempo sono arrivati tutti i portatori e hanno issato le tende. In totale quindi oggi abbiamo fatto una ascesa di 900 metri, arrivando al punto più alto finora toccato. Il pomeriggio di oggi sarà dedicato al riposo, visto che la notte sarà molto breve. Subito dopo il pranzo ci riposiamo quindi un paio di ore in tende e poi alle 17:30 ci viene servita direttamente la cena. Il brief che ci fa la guida questa sera ci mette un po’ di ansia, in quanto ci elenca tutte le difficoltà e pericoli della giornata di domani, l’ascensione finale alla cima del Kilimanjaro, il tetto dell’Africa. Ma probabilmente nel suo ruolo non può fare altrimenti. Uniche cose certe per domani sono due: la sveglia sarà alle 11 di sera e come abbigliamento dobbiamo mettere praticamente tutto quello che abbiamo nella borsa. Il tempo di prendere un Oki per un leggero mal di testa che ci è venuto nel corso della giornata e alle 19:30 siamo già nel sacco a pelo.

Venerdì 27 Luglio

Il grande giorno è arrivato. Come tutte le mattine, anche questa notte ci viene a svegliare uno dei portatori. Svegliare è una parola grossa perché almeno io non ho chiuso occhio, Teresa forse un pochino è riuscita a dormire. Facciamo una colazione veloce e molto light per gli standard cui eravamo abituati (solo pop corn, biscotti e un po di frutta fresca) e poi ci prepariamo per partire. Abbiamo talmente tanti vestiti addosso che facciamo fatica a muoverci. A mezzanotte in punto ci mettiamo in cammino. Io noto quasi subito che c’è qualcosa che non va perché fin dai primi passi faccio molta più fatica dei giorni scorsi e anche di ieri quando abbiamo fatto la stessa strada come giro di acclimatamento. Il panorama comunque è splendido. È piena notte, il cielo è limpido, in alto splendono la luna e le stelle, mentre di fronte a noi vediamo una lunghissima fila di lucine che indicano tutte le persone che si sono incamminate sul sentiero per la vetta. Anche noi abbiamo le luci frontali, ma poco dopo la partenza le spegniamo tanto siamo illuminati dalla luce della luna. Arriviamo al campo alto (circa 4.900 metri) e facciamo una piccola sosta. In queste condizioni è anche difficile fare delle soste per riposarsi perché fa talmente freddo che appena smetti di muoverti il freddo inizia a sentirsi e inizi a tremare. Io sono già un po’ in debito di ossigeno ma cerco di proseguire. Dopo il campo alto il sentiero leggermente spiana per poi riprendere a salire molto rapidamente, seppur a zig zag, lungo la parete finale della montagna. Ormai siamo a oltre 5.000 metri e lungo il sentiero iniziano a esserci anche tratti con neve ghiacciata. Iniziamo anche a incontrare le prime persone che tornano indietro. Alcune sono anche attaccate a una piccola bombola di ossigeno di emergenza. Ormai andiamo pianissimo, un piccolo passo alla volta, ma io sono sempre più affaticato. Ho un fiatone terrificante, ogni 3 passi devo un attimo fermarmi perché proprio non riesco a proseguire. All’ennesima sosta chiedo alla guida quanto manca ancora. Sono le 3 di notte e siamo a 5.300 metri. Mancano ancora oltre 500 metri di dislivello. In queste condizioni mi rendo conto che non ce la farò ad arrivare in cima, anche eventualmente con una bombola, che tanto non abbiamo. Purtroppo abbandono e torno indietro con la seconda guida, mentre Teresa prosegue la salita con la prima guida.

Anche in discesa andiamo pianissimo, sia per la fatica che per tutte le persone che incrociamo e che stanno invece ancora salendo. Impieghiamo quasi 3 ore a scendere, tra un paio di soste per bere un tè caldo e una sosta forzata in quanto la guida ha perso il sentiero. Io non ho neanche la forza di parlare e facciamo tutto il percorso di rientro al silenzio. Tornati alla tenda, mi cambio al volo togliendo i vestiti bagnati e mi metto a riposare in tenda. Riesco a dormire un’oretta poi il sole che è ormai sorto inizia a illuminare l’esterno e scaldare la tenda. A questo punto mi alzo e tra una chiacchiera e l’altra con i portatori e una veloce colazione preparata dal cuoco mi metto a guardare la montagna e aspettare il ritorno di Teresa.

Non devo aspettare molto perché alle 10 vedo finalmente tornare Teresa. È stremata, ma è riuscita ad arrivare fino alla Gold summit, la Uhuru Peak, a 5.895 metri. Anche la guida è stremata, una delle sue salite più difficili dice. A questo punto è Teresa ha riposare un’oretta in tenda. Quanto basta per riprendersi. Il pranzo che ci prepara il cuoco completa l’opera. Siamo di nuovo già in forze e verso le 13 ci rimettiamo in marcia sulla strada del ritorno. Il ritorno dalla cima si fa tramite un sentiero diverso da tutti quelli di salita che è usato ufficialmente solo per la discesa, la Mwenza Route. Il sentiero scende quasi ininterrottamente riattraversando le 5 zone climatiche che abbiamo già incontrato durante la salita. Oggi ci fermiamo al Mwenza Camp, un campeggio a circa 3.100 metri di altezza, nella zona chiamata Moorland. Un po’ d’acqua calda finalmente per sciaquarci il corpo, un altro po’ di riposo che lo passiamo a leggere seduti nella casetta dei ranger e poi alle 18:30 ci viene servita la cena.

Questa sera, essendo ormai l’ultima, mangia con noi anche la guida, con la quale condividiamo i commenti finali sulla vacanza, molto positivi da entrambe le parti. È vero che in alcuni casi il servizio non è stato impeccabile, e anche l’attrezzatura da campeggio non era il massimo, ma forse tutto è rapportato al prezzo pagato, che comunque era tra i più bassi che ci avevano offerto. Con la guida discutiamo anche le tips da riconoscere a tutti i componenti del gruppo.

Su questo punto discutiamo un po’, perché le cifre che di fatto ci chiede la guida sono nettamente superiori a quelle che avevamo ipotizzato leggendo un po’ su internet e guardando i suggerimenti di mance indicate dalle altre Agenzie contattate per il viaggio. Ad ogni modo parliamo in tenda con Teresa e decidiamo di riconoscere di più senza però arrivare alle cifre richieste, che ci sembrano in effetti un po’ alte. In più condividiamo di lasciare alla guida e il suo team alcuni dei vestiti che abbiamo portato in viaggio.

Stasera è anche la serata della eclissi totale di luna. Siamo anche fortunati perché il cielo è limpido. In tutti i giorni scorsi, dall’alto della montagna non abbiamo visto altro che un tappeto di nuvole che copriva la parte bassa della montagna. Mi metto quindi nel sacco a pelo vestito iniziando a leggere un libro, e alle 21 esco dalla tenda per vedere se è già iniziata l’eclissi. Ancora non si vede niente, nel senso che la Luna splende intera nel cielo. Rientro allora in tenda con l’obiettivo di uscire un’oretta dopo, ma questa volta è fatale. Mi addormento nel sacco a pelo vestito mentre sto leggendo il kindle. Quando mi sveglio sono ormai le 23 passate e sicuramente ora è tardi per vedere l’eclissi. Mi tolgo giusto i vestiti e mi rimetto a dormire, per l’eclissi speriamo di avere un’altra occasione.

Sabato 28 Luglio

L’ultimo giorno, nonostante le fatiche accumulate dai 6 giorni di trekking precedenti, è forse il più facile in quanto si tratta di un percorso totalmente in discesa fino al Mwenza Gate, a 1.600 metri. La discesa è lunga (10km) che, nonostante la scivolosità del terreno, percorriamo in meno di 3 ore. Nonostante la giornata sia di fatto molto breve, partiamo ugualmente presto la mattina, per evitare la fila di gente che, una volta arrivata al gate, dovrà registrarsi e completare la pratiche burocratiche per la chiusura del trekking.

Una volta salutati i ragazzi (per alcuni di loro è già un addio in quanto appena arriveranno al gate prenderanno un servizio pubblico di trasporto per tornare a casa e non verranno in macchina coi noi), alle 7:30 siamo già in cammino e poco dopo le 10 siamo al gate. Il nostro trekking è finito. Appena arriviamo al gate andiamo subito a registrarci dai ranger e poi a ritirare il certificato che rilascia il Parco Nazionale. In realtà il certificato spetterebbe solo a Teresa, ma la guida fa inserire anche a me i dati di arrivo in vetta, molto probabilmente per non abbassare la sua percentuale di successo piuttosto che per una cortesia nei miei confronti. Diciamo che userò il certificato non tanto come prova del raggiungimento della vetta (tanto le foto non mentono), ma quanto come ricordo comunque di una bellissima vacanza e di una straordinaria avventura.

Guarda la gallery
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la partenza

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sopra le nuvole

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Il campo base

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l'accampamento

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l'albero tipico del Kilimanjaro

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la colazione

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il sentiero



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