Uganda e Kenya low budget per sei

Come attraversare Uganda e Kenya in furgone da viaggiatori e non da semplici turisti
Scritto da: Super Axel
uganda e kenya low budget per sei
Partenza il: 06/08/2018
Ritorno il: 19/08/2018
Viaggiatori: 6
Spesa: 2000 €
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Ciao a tutti! Mi chiamo Axel, classe 1976, vivo a Ferrara e sono un viaggiatore. Per le vacanze 2018 ho avuto l’idea di far visitare l’Africa alla mia compagna Marina, dato che non c’era mai stata; non avrei mai pensato che altri quattro amici avrebbero sposato questa iniziativa, bella ma non così comune nella media dei miei conoscenti… Ve li presento: Raffaella, Daniel, Flavio e Stefano. Ci incontriamo già a febbraio e decidiamo quale parte visitare della Grande Madre Africa: Uganda e Kenya. Uganda perché nessuno di noi c’era mai stato, è una meta avventurosa e una terra ancora tutta da scoprire per il viaggiatore occidentale. Kenya perché è la porta d’ingresso privilegiata per la vastità delle pianure africane, protagonista nella parte meridionale delle ricchissime migrazioni degli erbivori dal Serengeti; insomma, una nazione tradizionalmente già più turistica e quindi una parte d’Africa significativamente diversa dall’Uganda.

La preparazione è stata abbastanza impegnativa poiché avevamo optato per viaggiare low budget, quindi dovevamo organizzarci il più possibile da soli; questo ci ha spinti a muoverci per tempo. Di seguito elencherò i vari punti della preparazione di un viaggio affascinante e insolito che potrebbero essere utili anche ad altri viaggiatori. Innanzitutto richiediamo online il visto “East Africa Tourist Visa” al costo di 100 dollari e valido per tre mesi dall’ emissione; sul sito dedicato facciamo assicurazione che copre il viaggio a livello medico e in caso di perdita/furto bagaglio per circa 35 euro a testa; acquistiamo in una nota catena di articoli sportivi gli indumenti idonei al viaggio; prenotiamo con largo anticipo una visita al CUP per ottenere i vari vaccini contro colera, tifo, meningite, epatite A e B, febbre gialla (obbligatoria per entrare in Uganda), iniziando anche la profilassi antimalarica in pastiglie.

Concluse queste operazioni preliminari, iniziamo a chiedere preventivi e a farci un’idea di come risparmiare il più possibile: qualcuno potrebbe pensare che l’Africa sia economica come molte zone d’Oriente, invece così non è. Per selezionare le due compagnie del posto (una in Uganda, una per il Kenya) alle quali affidarci per la logistica del tour ci è toccato un duro lavoro di selezione, scambio e-mail, suggerimenti di altre persone già state nei luoghi che visiteremo e soprattutto una faticosa negoziazione in inglese a livello economico che però ci ha portato buoni risultati… in primo luogo una spesa complessiva di euro 1.873 a testa.

06/08/2018

Partiamo da Venezia nel primo pomeriggio con un volo di un’ottima compagnia aerea, pagato in promozione 566 € a\r. Dopo circa sei ore di volo facciamo stop a Doha in Qatar per sette ore e decidiamo di dormire in aeroporto, scelta sicuramente non comoda ma in compenso molto interessante e divertente, utile per metterci alla prova come gruppo alla prima esperienza insieme!

(Stef: non c’è nulla di meglio per entrare nella pelle del vero viaggiatore della bibita ghiacciata dopo un cheesburger “diversamente light”, i bambini stranieri che giocano in un’altra lingua accanto a te che cerchi di dormire su una poltroncina a notte fonda, o l’aria condizionata gelida di un aeroporto alle due di notte…)

07/08/2018

Ripartiamo da Doha direzione Entebbe in Uganda, durata del volo sei ore circa. Ci viene a prendere il nostro fidato driver ugandese, quello che sarà il nostro uomo magico per l’intero tour in Uganda di otto giorni; il mezzo di trasporto è un efficiente van 4×4 usato in molti paesi dell’Africa con la possibilità di aprire il tetto durante i safari; guida verso Kampala (sconsiglio di noleggiare un’auto senza guidatore in Africa se non si è veramente esperti delle strade e delle modalità di guida del posto; e anche in quel caso, beh: optate per il driver esperto!) e lì andiamo a conoscere il personale e i bambini di un orfanatrofio con il quale avevamo preso accordi alcuni mesi prima della partenza. Altre circa due ore di van e raggiungiamo l’ostello col quale abbiamo contrattato e personalizzato il tour che avremmo fatto in Uganda per la cifra di 795 dollari a testa, non compresi cibo e bevande, ma il resto sì. Con 5 dollari a testa ceniamo nel nostro ostello, dopo di che, stanchi, andiamo a letto.

(Stef: l’Africa non può essere semplicemente una vacanza: se vuoi fare il turista, ed è legittimo, devi però rinunciare a visitare i sobborghi con le fogne a cielo aperto e ad incontrare i bambini senza genitori e chi si prende cura di loro. Queste esperienze ti mettono in crisi, capisci all’improvviso che non sei partito per una semplice ‘vacanza’. Comincia un viaggio vero.)

08/08/2018

Sveglia ore sei e via da Kampala. Ci mettiamo circa un’ora per uscire dalla super caotica capitale ugandese in direzione Murchison Falls National Park, dove arriviamo dopo circa sei ore di viaggio per strade sterrate e piene di buche; una volta arrivati, pranzo leggero e poi subito in barca vicino all’Albert Lake, sul Nilo Vittoria, dove vediamo ippopotami, giraffe, elefanti, coccodrilli, facoceri, aquile, cormorani. Ritorniamo nel nostro campo tendato e dopo una bella doccia (rigorosamente non calda) ceniamo con nove dollari a testa.

Prima di andare a letto per noi un super regalo: un bellissimo ippopotamo che risalendo dal vicino Nilo Vittoria stava brucando proprio di fianco alla nostra tenda (al di là delle tenere rappresentazioni disneyane, si tratta di uno degli animali più pericolosi dell’Africa ). A letto felici!

(Stef: we are in the wilderness, mi dice il nostro driver ugandese ridendo, mentre osserviamo una famiglia di babbuini attraversare il campo. Non siamo in Europa, le regole cambiano e la terra appartiene alla natura. Mi sento leggermente solo senza le mie abitudini, ma sempre più parte di un gruppo e di una vera esperienza esistenziale. Eccoci nel Paese delle creature selvagge…)

09/08/2018

Sveglia alle ore cinque e trenta e via verso il Murchison Falls National Park, dove ci aspetta il nostro primo safari fatto di iene, il leone no anche se per poco, facoceri, aquile, giraffe e scimmie; ritorno per pranzo al campo tendato e subito dopo andiamo a fare un trekking alle incredibili cascate Murchison Falls dove ci aspetta un bellissimo arcobaleno e una potenza impressionante di caduta d’acqua a pochi metri da noi che ci investe di ondate e spruzzi e sembra volerci portare via. Il nostro driver ci riconduce al furgone, sfodera un machete e prepara un ananas per noi, probabilmente il frutto più dolce, fresco e succoso che abbiamo mai mangiato. Ritorniamo verso le ore diciotto, doccia naturalmente non calda, poi cena e a letto.

(Stef: ci stiamo abituando a un mondo diversissimo ma parallelo al nostro, non come quello di Alice o della Storia infinita, ma di sicuro magico… qui la natura è forza cieca, gli animali sono spirituali e potenti. Guardare il mondo dall’alto di una tremenda cascata ti fa sentire umile ma forte, parte di qualcosa di antico che ti può travolgere e che devi rispettare. E cominciare ad amare non solo con gli occhi.)

10/08/2018

Sveglia ore cinque e trenta e con il nostro van partiamo in direzione Queen Elizabeth National Park che raggiungiamo dopo circa nove ore di viaggio, pranziamo vicino al mercato di Fort Portal che visitiamo prima di ripartire ed arrivare per le ore diciassette al campo tendato percorrendo strade molto dissestate.

(Stef: “percorrendo strade molto dissestate” è comunque un eufemismo per parlare di sterrate solcate da voragini più tutte le buche di un campo da golf ravvicinate; ma non si può essere viaggiatori “occidentali”, bisogna diventare viaggiatori e basta. Qui tutti sono per strada, tutti camminano, da soli o a piccoli gruppi, rendendo il percorso una comunità viaggiante, un viaggio condiviso. Nessuno è inoperoso, ci si sposta costantemente. L’Uganda si muove attorno a noi.)

11/08/2018

Sveglia ore cinque e trenta e via per il game drive dentro al Queen Elizabeth; nel pomeriggio escursione a vedere i crateri famosi della zona e nel pomeriggio giro in battello tra Lake George e Lake Edward lungo il Kazinga Channel. Animali ovunque lungo le rive. Nel ritorno ci fermiamo sulla linea dell’Equatore a fare delle foto. Doccia, cena e poi a letto, per recuperare energie in vista di una nuova avventura.

(Stef: i crateri, di origine vulcanica, sono circa trenta e hanno originato specchi d’acqua di inusitata bellezza. Savana, laghi, colline e praterie: il paesaggio cambia praticamente ogni ora di viaggio, qui in Uganda. Comincio a non formulare ragionamenti, è sufficiente osservare e raccogliere la ricchezza del paesaggio per assorbire le parole che l’Africa ci sta sussurrando.)

12/08/2018

Sveglia alle cinque e trenta e trekking nella foresta equatoriale alla ricerca degli scimpanzé che incontriamo dopo circa un’ora di percorso impervio… l’incontro è mozzafiato, una famiglia con il piccolo su un bellissimo albero alto almeno 50 metri. Ci fermiamo ad osservarli per tre quarti d’ora. Ma qui il tempo non esiste.

Poi, nuova camminata fra le radici e le pendici scoscese (siamo in montagna, dopo tutto) di circa un’ora nella giungla per ritornare al punto di partenza dove ci aspetta il nostro driver per un viaggio di circa sette ore per arrivare a Jinja, località famosa per le sorgenti del Nilo. Ceniamo in un ristorante carino, mangiando piatti abbondanti fra riso, pollo, chapati e il pesce tipico del luogo, il tilapia alla griglia e dormiamo in un albergo modesto ma prossimo a dove il Lago Vittoria dà origine al Nilo.

(Stef: perché sono finito in Africa? Ci guardiamo in faccia, tutti e sei siamo qui per una ragione differente. Per uno specifico elemento della triade Animali-Natura-Persone, forse? O per la convivenza di questi tre elementi in una sintesi irripetibile? Non siamo capitati in un luogo. Quando rimani fermo nella foresta ad osservare una famiglia di chimpanzee senza più bisogno di tempo, cominci a fare a meno di una parte di razionalità occidentale e accogli l’Africa come un sentimento o un raggio di luce tra gli alberi.)

13/08/2018

Sveglia lussuosa alle sei e trenta, colazione veloce e iniziamo il giro in barca per vedere le sorgenti del Nilo. Tutto molto interessante e magico… ripartiamo per il Lago Nakuru, il tragitto dura circa dieci ore, passiamo anche i vari controlli al confine con il Kenya per poi arrivare al nostro hotel di Nakuru dove dormiamo con 20 dollari a testa e ceniamo con 7 $ pro capite. Prima però salutiamo il nostro magico driver ugandese, che ha dimostrato professionalità e tanta tanta passione… tanta sorridente, educatissima pazienza… ci ha fatto veramente emozionare. Grazie davvero!

(Stef: sì, quel driver è stato il nostro Virgilio e parte del significato di questo viaggio lo devo a lui. Sono emozionato anche per un’altra ragione, però: a quindici anni ho visto il film Le montagne della Luna e ho sempre identificato il senso di mistero che avvolge l’Africa con il senso di mistero delle sorgenti del Nilo, ignote fino a metà Ottocento. Abbiamo immerso le nostre mani dove il Nilo sgorga, un po’ fiume giovane ma già indipendente, un po’ Lago Vittoria, un po’ sorgente sotterranea. C’è una profonda tranquillità, il cielo è grigio, siamo portati al silenzio e al rispetto.)

14/08/2018

Sveglia super comoda alle sette e trenta su coro gospel di una chiesa vicina. La compagnia con la quale abbiamo organizzato il tour in Kenya non inizia propriamente bene… il nostro driver keniota è in ritardo, non ci fa sapere niente e arriva solo alle 10.30. La mattinata è praticamente persa. Partenza dopo aver pagato un totale di 480 dollari a testa per il tour (tutto compreso); visto il ritardo con cui comincia la nostra giornata, prendiamo una scorciatoia per il Parco Riserva Maasai Mara passando fra i villaggi dei pastori sulle montagne, su strade molto difficili, fredde e suggestive, ma un problema al van ci blocca per un’ora a Narok; comunicazioni col driver e con i meccanici piuttosto essenziale, anche se il pronto intervento è arrivato con discreta rapidità. Prendiamo un’altra scorciatoia attraverso il Parco Olare Orok Conservancy ed arriviamo al Maasai Mara dove facciamo solo un’ora di safari (però al tramonto) poiché sono ormai già le cinque del pomeriggio. Il nostro driver keniota ci porta al campo tendato dove dopo la doccia ceniamo ed andiamo a dormire. Siamo stanchi… molto stanchi…

(Stef non dice niente, è già a letto nella tenda mentre Axel gioca a carte con Flavio e Daniel, e le ragazze stanno parlando fra loro. Un momento di umore nero no ma grigio sì fa parte dell’avventura, a volte ce lo diciamo apertamente, a volte ce lo teniamo dentro; normalmente abbiamo imparato a dirci le cose con chiarezza, ad arrabbiarci, anche, senza mai però farne un dramma. Stiamo diventando un gruppo vero, reagiamo in maniera uniforme e nulla ci sconforta fino in fondo. Cominciamo a conoscerci. Bello così.)

15/08/2018

Sveglia meno comoda alle cinque, colazione veloce e via per un full day nel Maasai Mara; veniamo però fatalmente colpiti da un guasto al van. Ci dividiamo in due gruppi per continuare il game safari con altre guide. Vediamo così la migrazione di migliaia di gnu che avviene in estate dal Serengeti, una famiglia di leoni che mangiano uno gnu catturato poco tempo prima del nostro arrivo, leopardo, elefanti, giraffe, bufali, gazzelle, ippopotami, coccodrilli e ci troviamo improvvisamente nella terra di nessuno sulla frontiera con la Tanzania; pranzo nella savana e poi ritorno al campo. doccia, cena e andiamo a dormire.

(Stef: non ci sono riusciti. La lunga colonna di gnu non ha attraversato il fiume Mara, si è intimidita e ha deviato dopo qualche incerto tentativo di discesa… forse a causa delle decine di jeep e furgoni occidentali piantati sulla loro strada per godersi lo spettacolo della grande migrazione; che, val la pena di ricordarlo, è un’esigenza naturale e non uno show; come l’Africa è un viaggio, non semplice turismo. A volte vedi persone che fanno finta di essere in Kenya e sono rimaste spiritualmente sedute su un divano europeo, di fronte a uno schermo acceso.)

16/08/2018

Sveglia ore cinque e trenta per il safari che dura solo un’ora, per un ennesimo guasto al nuovo furgone, il quarto, ma è una scena già vista. Facciamo però in tempo a contemplare su una collina solitaria una bellissima leonessa nell’erba. Torniamo al villaggio vicino per cambio driver. Partiamo per il lago Nakuru con il van ancora in difficoltà, a trazione posteriore e non con le quattro ruote motrici, procedendo quindi molto piano. Dopo otto ore, cambiando il van lungo la strada al Longonot Transit Hotel (pranzo a self service con il wi-fi) e, dopo aver costeggiato il Lake Naivasha National Park, eccoci al Lodge dal sapore britannico nel cuore del Lake Nakuru National Park alle ore 18.30. Anche se abbastanza tirati, siamo comunque soddisfatti perché siamo riusciti a comunicare con il nostro contatto all’agenzia che ha curato il nostro viaggio in Kenya, spiegando le nostre necessità e venendo da lui ascoltati… ma ormai gli ostacoli si superano abbastanza velocemente: abbiamo scoperto che in Africa la convivenza con gli inconvenienti è una strada sorprendentemente… praticabile.

(Stef: … come del resto le cose belle. Qui in Kenya fa freddo, il cielo è basso e nuvole veloci sono portate via dal vento con la pioggia durante la notte. Mi piace il mio gruppo, affrontiamo ogni situazione con pacatezza e fatalismo, sdrammatizzando con un filo di umorismo di stampo britannico. Non alziamo mai la voce, troviamo il lato bello di tutto. Siamo sei persone diverse per gusti e passatempi, ma l’Africa, ho scoperto, allontana le differenze e avvicina le persone.)

17/08/2018

Sveglia alle sei e subito via per game safari al Lake Nakuru National Park in una splendida giornata di sole. Ecco i rinoceronti bianchi e grigi e due bellissimi leoni sugli alberi, fenicotteri in prossimità dell’acqua, bufali, giraffe, elefanti, antilopi. Dopo circa quattro ore partiamo per Nairobi. Lavori in corso, molto traffico e pausa pranzo ci fanno arrivare dopo otto ore, cerchiamo il nostro hotel ma le nostre guide non lo trovano, per fortuna ci aiuta un provvidenziale e simpatico signore vestito di bianco (probabile avatar del nostro rimpianto driver ugandese) che passava da quelle parti, arriviamo all’hotel (20 dollari a testa, fast food al piano inferiore) in centro a Nairobi. Cena a base di hamburger e alette piccanti di pollo ed andiamo a letto anche se si dorme poco dato l’ altissima musica e casino più totale che aleggia per l’ immensa città fino alle quattro del mattino…

(Stef: oh, la notte a Nairobi. Con il rave party per tutta la città, fra techno music e tamburi tribali, spari, il volume assordante della festa che sfocia nel traffico e nei clacson delle quattro di notte, ben prima delle primissime luci dell’alba. E il Kenya visto dall’alto il giorno prima, dalle pendici intasate di traffico sulle montagne verdi, sotto una cappa grigia di smog, perché in Kenya tutti bruciano qualcosa e il fumo ti brucia la gola. L’Africa è un posto splendido ma a tratti prepotentemente inquinato. Però splendido. Disturbante. Splendido.)

18/08/2018

Sveglia alle sei, via su un taxi prenotato la sera precedente verso l’Aeroporto Internazionale Kenyatta di Nairobi dove prendiamo il volo per Doha in Qatar della durata di circa sei ore e dove facciamo un lungo stop di 15 ore. Già prenotato dall’Italia l’hotel a Doha, dove con 14 € a testa abbiamo una camera molto bella di categoria 4 stelle; facciamo il check-in, posiamo i bagagli e poi ci facciamo portare da un taxi al famoso centro commerciale (sebbene sia semplicemente riduttivo chiamarlo così) dal pittoresco nome Villaggio: 360.000 metri quadrati di negozi, punti ristoro, un Luna Park al coperto con ruota panoramica e montagne russe; stilisticamente, si tratta di una riproduzione di Venezia in cartongesso con tanto di gondole. Il Villaggio è inoltre proprio accanto all’hotel più alto del Qatar, un edifico di 300 m di altezza a 5 stelle superior che illumina di luce fuchsia la notte nel deserto… lo sfarzo è ovunque. Mangiamo all’interno del centro commerciale e torniamo in hotel a dormire.

(Stef: non siamo più in Africa, si vede e si sente. Ma lo trovo giusto: il passaggio dal niente al tutto, dalla miseria completa all’opulenza sovrana, ci fa percepire l’importanza di quanto abbiamo visto dritta nei denti come un pugno inatteso. L’aria del Qatar è probabilmente il doppio più umida di quella della Pianura Padana e attraversare la città a piedi non è un’esperienza che consiglierei alla leggera. Ma il “Villaggio” ti fa rileggere, nel suo finto stile veneziano, il tuo mondo occidentale come se tutta la nostra storia e civiltà non fosse altro che un gioco di soldi, commerci, gelati e pollo fritto. Africa e Qatar nello stesso viaggio possono essere un contrasto psicologicamente salutare.)

19/08/2018

Sveglia ore 6.00 e con il taxi raggiungiamo l’aeroporto di Doha per la partenza verso l’Italia. Dopo circa sei ore arriviamo a Venezia. Siamo tornati nella nostra Italia. Ci sentiamo in parte diversi, probabilmente ci vorrà del tempo e una buona dose di riflessione per capire come un viaggio così ricco, in termini di umanità e di natura, ci abbia cambiato; ma siamo davvero in parte diversi…

(… ma questa è tutta un’altra avventura…)

Testi di Axel Massimelli & Stefano Severi

Foto di Axel Massimelli, Daniel Franchini & Stefano Severi

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Carta del viaggio in Uganda e Kenya

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In orfanatrofio a Kampala, Uganda

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