Il viaggio con il mio ragazzo in Kenya è durato 2 settimane, ma in questo racconto mi voglio focalizzare sui giorni trascorsi nell’isola di Lamu, un’isola visitata dai turisti, ma non tanto conosciuta come Diani Beach o Mombassa. In questo angolo di Kenya abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino gli abitanti dell’isola, principalmente pescatori e commercianti. Come generalmente succede nelle isole, i suoi abitanti sono rilassati e vivono con ritmi piuttosto lenti. Dove si scatena la fretta dei locali è nell’accaparrarsi i turisti e nell’essere i primi a proporre un giro in barca al tramonto o una giornata di pesca o un passaggio per l’aeroporto.
Il piccolo paradiso sconosciuto del Kenya
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A livello logistico è facile spostarsi: se si arriva in bus o in aereo, ci sono barche che ti portano al centro della cittadina di Lamu o possono fermare in altri punti (nel nostro caso abbiamo chiesto di scendere vicino alla medina di Masjid perché il nostro alloggio era lì vicino). Se avete alloggio nella cittadina di Shela, c’è un piccolo porticciolo anche lì. Noi abbiamo sempre camminato dentro l’isola, anche dal villaggio di Lamu a Shela che sono distanti vari chilometri. Nei periodi di alta marea diventa impossibile però camminare lungo la costa, ma ci sono piccole barche che vanno avanti e indietro da Lamu.
A livello economico, ci è sembrato tutto molto accessibile: più economico di Nairobi o Mombassa. Shela sì che ci è risultata più cara: un piatto principale poteva costare il doppio rispetto allo stesso piatto a Lamu. Sappiamo che tutti i prezzi in Kenya sono aumentati negli ultimi anni, ed anche l’isola di Lamu non fa eccezione. Le cose più care sono l’alloggio ed, eventualmente, i tour in barca a vela (chiamata dhow), ma pure per quelli si può negoziare un po’ il prezzo.
Nell’isola ci sono vari negozietti e gallerie d’arte. Noi ci siamo focalizzati soprattutto sugli artisti che lavorano il legno e su negozi con creazioni fatte dalle donne, come, per esempio, il Fare Trade Afrikable.
Per quanto riguarda le spiagge, noi siamo stati in quella di Wiyoni: un angoletto tranquillo , dove di mattina, eravamo solo noi due, poi nel pomeriggio quando si è alzata la marea, la spiaggia si è riempìta di bambini e donne locali, di ragazzini che lavavano gli asini in mare: un’ atmosfera particolare che ci ha mostrato un altro aspetto della vita sull’isola.
Un vero paradiso è la spiaggia di Shela: ampia, con un mare tranquillo, con qualche palma dove mettersi all’ombra e con alcuni venditori che passano ogni tanto e ti possono vendere dalle samose ripiene di carne o patate al cocco da bere.
Curiosità su Lamu
La marea cambia molto rapidamente: ci è sembrato incredibile vedere che le mangrovie che erano sulla spiaggia, dopo meno di due ore, fossero quasi totalmente sommerse dall’acqua.
Nell’isola ci sono solo 2 o 3 macchine, ma noi non ne abbiamo vista nessuna. Però sì, non mancano gli asini, usati per trasportare persone, ma soprattutto mercanzie. Li abbiamo visti caricare pietre, sabbia ed altro materiale per le costruzioni edili. Sembra che non manchino investitori che costruiscono una bella villa vicino alla spiaggia, sicuramente con una manovalanza poco pagata. Purtroppo la povertà è evidente. Tante persone non hanno un vero e proprio tetto: vivono e dormono in baracche, costruite con lamiere ed altri materiali fortuiti.
Nonostante la povertà mantengono però il sorriso, sono accoglienti e socievoli con i turisti. Praticamente tutti parlano un buon inglese e abbiamo potuto comunicare e chiacchierare con vari locali. Ti fermano per strada, magari per venderti un tour, però si intrattengono con vari temi e sponsorizzando le attività che si possono fare sull’isola.
La cucina ci è piaciuta molto. Abbiamo provato la colazione swahili che ha una varietà di prodotti fritti, ma molto gustosa. Il pesce ci è piaciuto molto: condito con molte spezie e salse con influenze indiane, non particolarmente piccante, ma molto saporito. Tutti i ristoranti che abbiamo provato vicino al porticciolo di Lamu sono stati buone scelte!
L’isola è principalmente abitata da una popolazione di fede musulmana, quindi non vendono bevande alcoliche nei ristoranti e nemmeno nei negozi. Ci hanno detto che solo nel Lamu Palace vendono alcolici, ma non siamo stati.
Il caffè a Lamu, e in tutto il Kenya, ha un sapore forte all’inizio, ma lascia un ottimo retrogusto. Il tipico tè è il Masala, un tè nero molto speziato, ma al quale ci siamo abituati in pochi giorni.
C’è un centro in quest’isola che abbiamo scoperto per caso ed abbiamo voluto assolutamente visitare e lo consigliamo a tutti: Anidan. È un centro che accoglie bambini di varie zone del Kenya che non hanno famiglie che li possano nutrire ed istruire come necessario. In più, è una scuola per i bambini del villaggio di Lamu, che dopo le lezioni, tornano dalle loro famiglie. È un po’ nascosto, a nord della cittadina di Lamu, molto vicino alla spiaggia di Wiyoni. Questo centro fu fondato nel 2002 da uno spagnolo che notò le condizioni di povertà e malnutrizione in cui vivevano tanti bambini nell’isola. Iniziò ad occuparsi di un piccolo gruppo di bimbi e in pochi anni il progetto crebbe moltissimo e si costruirono anche la scuola e l’ospedale.
Vi consiglio di guardare la pagina web di Anidan ed eventualmente contattare Anidan Italia per possibili collaborazioni: hanno progetti di volontariato e nel sito sono indicati vari altri modi per poterli aiutare. Ci ha toccato proprio il cuore Anidan!
Siamo arrivati a Lamu in autobus da Mombasa (8 ore di viaggio) e siamo ripartiti in aereo per Nairobi. La fermata degli autobus e l’aeroporto sono sulla terraferma a pochi minuti con la barca dal porticciolo di Lamu. Un consiglio: vai a prendere la barca con un po’ di anticipo, perché potrebbero aspettare che sia piena prima di partire. Il viaggio costa pochi euro se si condivide la barca con altri.
Quest’isola è un piccolo paradiso in Kenya che rimarrà tra i nostri ricordi di viaggio più belli!
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