The Gambia, the smiling coast of Africa

Quattro amici italiani e un marito gambiano alla scoperta della Gambia!
Scritto da: Cate2387
the gambia, the smiling coast of africa
Partenza il: 18/02/2020
Ritorno il: 26/02/2020
Viaggiatori: 5
Spesa: 1000 €
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Io e mio marito, originario della Gambia, ci siamo sposati il 21 Dicembre 2019. Non appena cambiato il suo permesso di soggiorno abbiamo deciso di recarci in Gambia, in maniera da farmi conoscere la sua famiglia. Insieme a noi sono venuti 3 nostri amici italiani, una coppia ed un’altra ragazza single. Lui è partito il 6 Febbraio per stare un po’ con la sua famiglia prima del nostro arrivo e poi, finalmente, il 18 Febbraio siamo partiti anche noi. Racconterò cosa abbiamo fatto/visto giorno per giorno e alla fine del racconto cercherò di riassumere le cose principali da sapere.

18 FEBBRAIO: abitando in un paesino della provincia di Pisa il vero viaggio è iniziato la mattina alle 9! In macchina fino a Pontedera, in treno fino a Firenze, altro treno fino a Roma Termini e poi trenino Leonardo per raggiungere Fiumicino. Questo trenino costa 14 euro, in Gambia con 14 euro ci fai un pasto completo e mezzo al ristorante. Vabbè. Non esistono voli diretti dal’Italia, quindi con la Royal Air Maroc abbiamo fatto scalo a Casablanca e poi siamo ripartiti per l’aereoporto di Banjul, in cui siamo atterrati alle 1:35 di notte il 19 Febbraio.

19 FEBBRAIO: appena si è aperta la porta dell’aereo ho sentito una botta di caldo che i ha colpita all’improvviso. Mi sono immediatamente tolta giacca, golf e maglietta e sono rimasta in canotta ridendo da sola come una matta! 🙂 . Il visto si fa lì per lì e non costa niente, non ci hanno nemmeno controllato la vaccinazione contro la febbre gialla ma in compenso ci hanno misurato la febbre e riempito le mani di amuchina gel (a causa del coronavirus). Ad attenderci c’era mio marito, 2 dei suoi fratelli ed un suo amico. La Gambia è un paese piccolo, in 20 minuti, se non c’è traffico, arrivi dove vuoi. In effetti abbiamo raggiunto in fretta la casa della sorella che ci ospitava, nel paese di Bijilo. Ci aveva anche preparato la cena (alle tre di notte). Abbiamo mangiato quel che potevamo per non essere maleducati e poi siamo crollati sul letto per poche ore: alle 8 e 30 della mattina eravamo tutti svegli e pimpanti pronti per scoprire la Gambia. In mattinata abbiamo fatto la spesa e una colazione/pranzo in un bar francese di Bijilo, in seguito siamo andati alla spiaggia di Bijilo per fare il bagno nell’Oceano Atlantico. Non c’era vento, l’acqua era normalissima a tratti calda e non abbiamo assolutamente sofferto il freddo di cui ho letto in altri diari di viaggio. Erano 37 gradi! L’Atlantico non è certo il mare delle Maldive, è scuro, ondoso e sempre incavolato ma noi amiamo le onde e ci siamo divertiti tantissimo a saltarle! Siamo tornati a casa nel mezzo a un traffico allucinante, soprattutto taxi strombazzanti e animali lasciati completamente liberi. Abbiamo cenato a casa e poi siamo usciti nuovamente per andare in un locale della zona di Senegambia dove si suona Bob Marley e si balla al suono del reggae.

20 FEBBRAIO: In mattinata siamo andati verso la zona del Senegambia. Dovete sapere che in Gambia i quartieri prendono il nome dall’Hotel più grande che si trova in quella zona, in questo caso il Senegambia Beach Hotel, dove lavorava mio marito prima di venire in Italia. In questo Hotel tutte le mattine verso le 11 e tutte le sere vengono cibati gli avvoltoi dei dintorni. E’ stato divertente assistere a tutti questi avvoltoi che ci volavano intorno! Abbiamo mangiato un panino in un bar lì davanti (costo di qualsiasi pranzo/ cena fatto in Gambia: 10 euro) e poi siamo tornati verso Bijilo per visitare il BIJILO FOREST PARK, cioè il parco dove le scimmie vivono libere. Il costo è di 150 dalasi, circa 3 euro. Si passeggia in questa foresta, si vedono le scimmie nel loro habitat, si dà loro da mangiare (arachidi) e si viene inseguiti dalle caprette che vogliono altrettanto mangiare. Verso le 17, molto accaldati ma mai sudati, abbiamo optato per un altro tuffo nell’Oceano. Abbiamo cenato in un ristorante tipico gambiano, gli altri con il pesce, io con una buona bistecca. Anche qui 10 euro a testa. In questo ristorante sono stata punta da una zanzara per l’unica volta in tutta la mia permanenza in Gambia: aveva ragione mio marito, durante la stagione calda non ci sono le zanzare!!

21 FEBBRAIO: la mattina siamo partiti per Bakau, un paese più a nord di Bijilo e abbiamo raggiunto il quartiere di Katchikally dove si trova la KATCHIKALLY CROCODILE POOL. 100 dalasi (circa 2 euro) per visitare un museo che parla della storia del gambia e della cultura delle varie etnie che abitano il paese, un bel parco e questa pozza di acqua in cui vivono questi coccodrilli che, dietro permesso della guida, si possono tranquillamente toccare. I coccodrilli sono sacri in Gambia, vedere un coccodrillo albino porta una fortuna grandissima, e l’acqua di questa pozza viene usata per bagnarsi quando una donna o un uomo non riescono ad avere figli. La coppia che era con noi si è bagnata abbondantemente, poi mio marito ha provato a schizzare anche me ma io sono prontamente fuggita!! 🙂 Siamo ancora giovani!! Fuori da questo parco- museo ecco la miseria più nera. Baracche, fogne a cielo aperto, povertà, plastica gettata ovunque, bambini con vestiti rovinati e vecchi. Avevamo con noi dei vestiti da bambini, portati appositamente dall’Italia, e li abbiamo distribuiti. Vicinissimo a questa povertà incredibile c’è il quartiere dei ricchi, col famoso ristorante Calipso, proprio sulla foce del fiume Gambia. Abbiamo pranzato lì, spendendo un pochino di più (13 euro a testa) con i varani che ci passavano da sotto i piedi. Finito di pranzare siamo andati alla spiaggia. La sera abbiamo cenato a casa.

22 FEBBRAIO: giornata di relax nel quartiere di Badala Park (anche questo prende il nome dall’omonimo hotel). C’è la spiaggia, il ristorante ed un mercato molto carino.Abbiamo aiutato i pescatori a riportare a terra le reti piene di pescato. La sera era arrivata la famiglia al completo di mio marito per conoscermi (saranno stati una quarantina) e abbiamo fatto una grigliata mista di verdure, pesce e carne.

23 FEBBRAIO: il fratello di mio marito ha un ristorante a Gunjur, un paese a Sud vicino al confine col Senegal, ed un hotel/ ristorante ancora in costruzione sulla spiaggia sempre a Gunjur. Abbiamo quindi deciso di andare a trovarlo. Per raggiungere Gunjur abbiamo attraversato Tanji, paese di pescatori con un vivissimo (e puzzolentissimo) mercato del pesce. Poi ci siamo fermati alla Moschea di Gunjur, bellissima, imponente e proprio sul mare. Abbiamo visitato il cortile sacro (dove anche l’ex presidente dittatore Jammeh andava a pregare perchè pare che l’albero lì in mezzo faccia avverare ogni desiderio) e poi l’imam in persona ci ha fatto visitare anche l’interno. Al centro di questa Moschea ci sono 3grandi massi, sacri anch’essi, dove la gente prega e i gatti dormono. Tornati al cortile con l’albero magico l’imam ci ha preso le mani e abbiamo pregato insieme, concludendo la preghiera con un soffio di aria verso l’alto. Boh, male non farà.

A quel punto siamo ripartiti e abbiamo raggiunto l’hotel di mio cognato. Abbiamo mangiato lì, ammirato i lavori in corso, ci siamo rilassati sulla spiaggia e poi siamo tornati verso casa. La sera abbiamo cenato in un ristorante vicino a casa sempre allo stesso prezzo. Io, in piena astinenza, ho ordinato una margherita: era veramente buona!!

24 FEBBRAIO: visita a Banjul, la capitale. Non c’è molto da vedere, Serrekunda è molto più grande e caotica ma non abbiamo avuto tempo di visitarla, solo di passarci in macchina.

Comunque, si entra a Banjul tramite l’Arch 22, costruito dall’ex dittatore. Ci si può salire sopra al prezzo di 100 dalasi (2 euro). Da lassù si gode una bella vista della cittadina, completamente circondata dal mare. Camminando per le vie abbiamo visto i vari ministeri, il parlamento, le sedi dell’Università, la Corte Suprema, varie ambasciate e tutti gli altri edifici che ci si aspetta di trovare in una capitale. Pranzo all’Alì Baba, una catena molto diffusa in Gambia e poi visita all’Albert Market, caotico e colorato. Abbiamo comprato i ricordini e poi siamo tornati verso casa.

25 FEBBRAIO: tutto il giorno in pieno relax alla spiaggia di Badala Park, un po’ perché la notte avevamo l’aereo di ritorno, un po’ perché non avevamo finito di comprare i ricordini e lì c’è un piccolo mercato molto carino, un po’ perché non avevamo la macchina dato che mio marito ha riaccompagnato sua madre al villaggio di Somita molto all’interno. Insomma, eravamo bloccati lì! Abbiamo fatto fuori tutti gli ultimi dalasi che ci rimanevano e finalmente è riapparso mio marito che ci ha riportati a casa. Cena e via verso l’aereoporto. Non vi dico i pianti che ci siamo fatti nel salutare la sua famiglia.

Fino a Casablanca tutto è andato liscio, ma a Casablanca abbiamo scoperto che il volo per Roma era stato soppresso. Non so come abbiamo fatto a trovarne un altro per Bologna alle 13 e 30. Mi hanno pure perso la valigia!! Gira e rigira siamo arrivati a Pontedera alle 20 e 34 di sera, stanchi morti con 36 ore di veglia all’attivo!

DA SAPERE:

– ci sono poche strade, e solo quelle principali sono asfaltate. Per il resto sono vie fatte di terra battuta rosse. Polvere ovunque. Tanti taxi, gialli e verdi, ma esistono anche i pulmini condivisi che costano molto meno. Se guidano i locali va bene, tutto a posto, sanno come destreggiarsi. Se guidate voi attenzione: animali, bambini e persone che attraversano continuamente, macchine contromano che entrano sulla strada principale da qualsiasi parte, motorini quasi volanti… è meglio affidarsi a qualcuno del posto.

– la vita costa poco se non frequentate posti molto turistici (cosa che vi consiglio, altrimenti vi perdete tutto il bello).

– noi eravamo con mio marito, quindi ci ha scarrozzati lui, ma è facile anche per chi non ha agganci: ovunque ci sono baracchine con persone che offrono tour nei luoghi principali (più o meno quelli che abbiamo visitato noi). Contrattate sul prezzo, sempre!

– da vedere ci sarebbe anche il Makasu Cultural Forest e il fiume Gambia, purtroppo noi non abbiamo avuto tempo, ma anche questi luoghi sono compresi nei tour di cui parlavo prima.

– il servizio nei ristoranti è lento, lentissimo. L’unico posto in cui è stato veloce era il ristorante Calipso, l’unico turistico da noi visitato. Tutti i tempi sono molto dilatati, in pieno stile africano. Io, che vivo con un gambiano, lo sapevo ma ai miei amici c’è voluto un po’ di più per adattarsi. Quando dicono che una cosa avverrà tra 5 minuti aspettatevi almeno un’ora. Può essere fastidioso, ma vi consiglio di prenderla come viene, d’altra parte siete in vacanza!!

– I cambi da euro a dalasi sono ovunque, le banche un po’ meno. Noi ci eravamo portati una bella scorta di contanti e non abbiamo dovuto prelevare, solo cambiare. Il cambio più favorevole che abbiamo avuto è stato 1 euro = 55 dalasi, anche se le guide indicano 57. Cercate di contrattare anche qui, perché molti vi propongono la cifra tonda (50 dalasi).

– Non abbiate paura della gente del posto! Sono tutti gentilissimi e pronti ad aiutarvi. Magari poi in cambio vi chiedono qualcosina, ma in fondo di qualcosa devono pur campare!! La polizia è stata la cosa che mi ha sconvolta più di tutto: è obbligatorio fermarsi agli innumerevoli posti di blocco, ma non succede niente, non guardano neppure i dorumenti. Vi danno il benvenuto in Gambia, vi chiedono se ci state bene o se avete problemi e se voi gli confermate che è tutto ok vi mandano subito via con sorrisi a 360 denti. Addirittura due poliziotte ci hanno abbracciati e baciati.

– La religione conta veramente poco. Dicono tutti di essere musulmani, ma in realtà seguono una religione molto intrecciata al rastafarianesimo (compreso mio marito). Fumano bombe lunghe mezzo metro e ridono sempre. Gli unici accorgimenti da tenere sono se vistate una moschea, quindi coprirsi gambe, braccia e testa. C’è comunque anche una minoranza cristiana (più che altro anglicana) e diverse chiese.

– I locali sono pulitissimi e non ci sono zanzare. Noi non abbiamo fatto neppure la profilassi antimalarica, solo il vaccino per la febbre gialla (che comunque non ci hanno chiesto).

– Le prese della luce sono diverse, portatevi un adattatore.

– La luce va via spesso nella case private (e quindi dove vivevamo noi). I ristoranti e gli hotel hanno i generatori.

– La lingua ufficiale è l’inglese ma molti parlano anche francese (sopratutto ai confini col Senegal). La lingua locale è invece di maggioranza il mandinga, ma si parla anche fula, wolof e dialetti simili.

– E’ un’ora indietro rispetto all’Italia.

– Non ci sono negozi come li intendiamo noi, forse qualcosa a Banjul o Serrekunda. Le compere si fanno ai mercatini. I supermercati invece sono come i nostri e molto ben forniti, pieni di merci italiane 🙂

– Tutti noi, in momenti diversi del viaggio, abbiamo avuto problemini di salute. Non diarrea, come ci aspettavamo (come ho detto è tutto molto pulito) ma di raffreddore/allergie. Una di noi aveva portato gli antistaminici e ci siamo curate con questi. Oltre a questi avevamo con noi antidiarroici, tachipirina, spray contro le zanzare, crema solare e oki.

– Il telefono è un problema, chiamare e inviare sms verso l’Italia costa veramente troppo. C’è di buono che tutti i bar- ristoranti hanno il wi-fi, a volte funziona di più a volte meno ma è sufficiente.

LE MIE IMPRESSIONI: sono tornata da questo viaggio innamorata e piena di nostalgia. Il calore, sia ambientale che delle persone, è ciò che mi manca più di tutto. Poliziotti che ti baciano, bambini che ti salgono in braccio con le mamme che li guardano sorridenti, tutti sono sempre felici e allegri. Mi manca anche la polvere che si alza dalle strade e tappa tutto quando tira vento. E mi manca la semplicità e la pazienza con cui affrontano la vita. Nessun problema è mai insormontabile, tutto si risolverà “demandin demandin” = piano piano, come del resto in tutta l’Africa sub sahariana. Non so se è mal d’Africa o mal di Gambia, ma sicuramente provo una grande nostalgia.



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