Una meta insolita: Gibuti
La gente mi accoglie sempre con sorriso, i tassisti che parcheggiavano nella zona del mio hotel mi salutavano con “Ciao Mafia!”, solo perché Italiana. Ma questo, l’ho riscontrato un po’ ovunque in tutto il mondo. Una volta in Cina, nella sconosciuta Yuyao, mi chiamarono addirittura “Berlusconi”, solo per farmi capire che mi avevano riconosciuta (l’Italiana di Yuyao). Aspetti apparentemente scioccanti, ma simpatici, del mondo estero a cui sono ormai ben abituata. Gibuti è uno dei Paesi più in via di sviluppo del mondo Africano, grazie alla sua posizione strategica gioca un ruolo da mediatore tra Africa e Asia; non a caso, i Cinesi ne hanno praticamente sfruttato tutte le sue potenzialità. Nessuno va a Gibuti perché nessuno sa cosa c’è di bello da vedere. A Gibuti si trova il Lago Assal, che con i suoi 155 metri sotto il livello del mare rappresenta il punto più basso dell’Africa. Andarci ad Agosto è una prova di sopravvivenza, ma ne siamo usciti vivi. Spostandosi verso il confine Somalo si trova anche il Lago Abbe, che non ho potuto visitare per mancanza di tempo. Ho preferito concentrarmi sulla città stessa (Gibuti City), il lago Assal e l’isola Mouche, ampie lingue di terra nel bel mezzo del Golfo di Tadjoura, abitate solo da un paio di pescatori. Relax forzato e ben accetto! Cibo appena pescato e cotto sul momento nell’unica pentola che aveva il pescatore. Esperienza unica! Altro che resort!
Per visitare Gibuti serve la conoscenza del francese, essenziale direi. La mia visita finisce in bellezza dopo 4 giorni, con i funzionari della dogana che mi chiedono il passaporto, lo guardano, lo controllano pagina per pagina e mi chiedono:
– Lavori alle Nazioni Unite? No.
– Lavori al World Food Program? No.
– Sei una militare? No.
– Chi sei? Una semplice turista.
E, sempre increduli, mi lasciano andare.
Ciao Gibuti, tornerò per visitare il lago Abbe e per nuotare con gli squali balena ad Ottobre!