Tra scogliere e megaliti: Inghilterra del sud on the road in moto

È la fine di luglio, un mese ricco di eccessi come violenti temporali e temperature torride. Abbandonata l’idea di spingerci a sud per non trovare ancora più caldo, improvvisiamo un viaggio in moto nell’Inghilterra del sud, con l’intento di visitare la fascia costiera fronteggiante la vecchia Europa che si svolge lungo il Canale della Manica. L’avvicinamento all’isola britannica avviene per tappe che toccano Strasburgo, Città di Lussemburgo, Bruxelles, Bruges e Dunkerque. prima di arrivare al Terminal dell’Eurotunnel di Coquelles, a due passi dalla più celebre Calais. E così se ne sono andati i primi 1100 km di viaggio.
Dopo il check-in, ci infiliamo in moto dentro i vagoni vuoti di un lungo treno e, percorsa qualche decina di metri, ci fanno parcheggiare la nostra moto insieme a poche altre con targa inglese. L’Eurostar si muove in perfetto orario e si infila sotto la Manica mentre conversiamo con un motociclista londinese. Trentacinque minuti dopo, ma di fatto venticinque minuti prima di essere partiti in quanto in Inghilterra c’è un’ora in meno, dai finestrini riappare la luce ed eccoci a scendere dal treno, fare i controlli della dogana di Folkestone ed iniziare a guidare a sinistra con la strana viabilità inglese, tutta al contrario rispetto alla nostra e con una segnaletica che sembra uscita dal Gioco dell’Oca. Quindi agli incroci ed alle rotonde attenzione a destra prima che a sinistra, occhio ai limiti di velocità, alle sconnessioni dell’asfalto ed alle dimensioni delle strade che spesso saranno giuste giuste per far incrociare due veicoli. E speriamo che non piova troppo. Siamo nel Sussex, una delle tante contee britanniche che da secoli suddividono il territorio dell’Isola in modo storico, amministrativo o cerimoniale, oggi paragonabili alle nostre Provincie.
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Inghilterra del sud in moto: il diario di viaggio
Prima tappa: Hythe
Prima tappa la vicina Hythe, una sonnolenta cittadina con un vasto lungomare su cui spiccano due Torri Martello, bastioni con mura spesse fino a quattro metri erette agli inizi del XIX secolo a difesa da una possibile invasione di Napoleone. Tra edifici medievali, normanni, georgiani, vittoriani e sassoni si aprono piccole botteghe e localini dove poter assaporare cucina e birra locale oltre a piatti etnici. Per inaugurare il nostro tour scegliamo un tipico pub e non potevamo fare scelta migliore.
Seconda tappa: St Margaret’s at Cliffe, Canterbury, Rye, Hastings
L’indomani ci dirigiamo verso est sfilando Folkestone e Dover, riuscendo ad intravvederne le bianche scogliere, e scendiamo a St Margaret’s at Cliffe, piccolo borgo affacciato sull’omonima baia, antico luogo di pescatori e contrabbandieri divenuto poi località di soggiorno per attori e scrittori. Lasciata la costa, ci inoltriamo nel Kent e saliamo a Canterbury, nata e sviluppatasi grazie alla presenza delle Legioni di Giulio Cesare. La città è ricca di luoghi storici come un castello normanno dell’XI secolo, tra i più antichi della Gran Bretagna, e strutture medioevali come le mura, la porta Westgate, una delle sette strutture poste a difesa dei principali punti di accesso alla città ed il Poor Priest Hospital, costruito per i pellegrini che vi giungevano. Il suo centro urbano pullula di pub, taverne e tipiche case a graticcio. Tra gli edifici religiosi, alcuni risalenti già al VI secolo, spicca la celebre Cattedrale, sede della massima autorità spirituale della Chiesa Anglicana la cui visita ci costa una bella multa di 70 sterline (in Euro? Moltiplicate per 1,4) per essere entrati in moto senza volerlo in una zona a traffico limitato del centro. Dovete sapere che l’Inghilterra è piena zeppa di parcheggi per le auto, tutti rigorosamente a pagamento anche nei luoghi più inaspettati, ma quelli per le moto sono pochissimi se non assenti, per cui spesso non si sa dove lasciarla anche per pochi minuti. Meno male che le multe si dimezzano se pagate on-line entro 14 giorni.
Via da Canterbury, torniamo verso sudovest rientrando nel Sussex. Siamo diretti a Rye, forse uno degli ultimi tesori meglio nascosti dell’Inghilterra che conserva ancora lo spirito medievale con viuzze acciottolate, case a graticcio ed antiche osterie tra cui il Mermaid Inn, una locanda che risale al 1400 con cantine del 1156 scavate nella roccia. Assieme a diverse località costiere affacciate sulla Manica, Rye faceva parte dei Cinque Ports, una confederazione nata nell’XI secolo di villaggi molto importanti per il commercio e per la difesa della costa inglese che doveva fornire uomini e navi al Re ed all’Ammiragliato in caso di guerra in cambio di libertà giuridica penale e civile, doganale e fiscale. Tappa serale è Hastings, dove nel 1066 venne combattuta la famosa battaglia tra anglosassoni e normanni che diede il via all’invasione dell’Inghilterra da parte dell’esercito di Guglielmo il Conquistatore. Incontreremo Mara, una cara amica che vive qui da oltre vent’anni e che passerà con noi la serata. La città ha un’aria trascurata ma riserva ottimi spunti per una visita, a partire dal caratteristico porto con i pescherecci e le costruzioni in legno dei pescatori, al Castello dell’XI secolo sito sulla scogliera che la domina, al lungo molo (Pier), alle due colline East e West Hills raggiungibili a piedi o con lunghissime funicolari da cui si gode uno splendido panorama.
Terza tappa: Beachy Head, Brighton, Chichester
Al risveglio ci spostiamo verso ovest lungo la costa e superata Eastbourne scendiamo a Beachy Head, un promontorio dal quale si gode uno spettacolare colpo d’occhio sulle Seven Sisters Cliff, magnifico tratto di costa caratterizzato da strapiombi di candido gesso che sprofondano nel Canale della Manica. Giunti poi a Brighton, parcheggiamo bene la moto in un posto dedicato e visitiamo il Royal Pavillion, stravagante edificio in stile pseudo-orientale costruito tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX come residenza per il Principe del Galles. Il suo lungomare con bar, ristoranti e nightclub, ospita il Palace Pier, il nuovo molo in stile vittoriano lungo 520 metri col vicino scheletro del West Pier, ovvero l’antico molo di Brighton, distrutto da un incendio nel 2003. Lungo la spiaggia corre la Volk’s Electric Railway, il più antico treno elettrico ancora in funzione nel mondo. Prima di lasciare Brighton ci perdiamo nel labirintico Lanes, il quartiere delle botteghe di artigianato, diffusissime in tutto il Paese e proseguiamo poi verso ovest. Oltre una curva, vediamo su una collina stagliarsi le forme di un imponente castello e di una magnifica cattedrale. Siamo ad Arundel, piccolo borgo che regala una spettacolare fortezza medioevale dell’XI secolo e la chiesa gotica del XIX secolo dedicata a Santa Maria e San Filippo Howard. Da lì a poco ecco Chichester, costruita dai Romani, con la propria cattedrale del XII secolo, l’unica del Paese ad avere un campanile distaccato. Nel centro città quattro strade principali (North, South, East e West street), si incontrano nel Market Cross, una piccola torre ottagonale aperta che risale al XV secolo, costruita come luogo di incontro dell’antico mercato. Tre orologi ne ornano la sommità ed una grossa colonna centrale sorregge l’elaborato tetto il cui basamento forma un sedile circolare. Guidiamo ancora verso ovest lasciando il Sussex ed entrando nell’Hampshire, trascorrendo la serata in un pub sul lungomare di Lee-on-the-Solent, a pochi chilometri, o meglio dire miglia, da Portsmouth.
Quarta tappa: Portsmouth, Southampton, Exeter
Oggi poca strada. Abbiamo deciso di visitare Portsmouth, grande città portuale che giace sull’isola di Portsea collegata al continente da un ponte, dove il fiume Solent sfocia nella Manica. Proprio di fronte c’è l’isola di Wight, cui avremmo voluto dare un’occhiata ma abbiamo desistito per il tempo incerto e la difficoltà di prenotare i traghetti che la collegano alla città. Nell’antichità Portsmouth ha subito diverse calamità, tra cui la devastazione ed i massacri operati dai francesi nel 1338, un’epidemia di Peste Nera nel 1348 ed i bombardamenti tedeschi della Seconda Guerra Mondiale. Oggi è una città viva, ricca di centri commerciali. Nella zona del porto spiccano la Spinnaker Tower alta 165 metri con terrazze panoramiche, i resti della Mary Rose, la nave ammiraglia di Enrico VIII affondata nel 1545, la HMS Warrior, corazzata del XIX secolo e la HMS Victory, la nave di punta della flotta inglese nella Battaglia di Trafalgar contro i francesi del 1805 dove morì l’Ammiraglio Nelson. In contrasto con questi storici vascelli appare l’imponente sagoma della portaerei HMS Queen Elizabeth, ormeggiata nella locale base della Royal Navy.
Via da Portsmouth tiriamo verso Southampton, altro grande centro portuale con un burrascoso passato di incursioni vichinghe nei secoli IX e X, di attacchi francesi durante la Guerra dei cent’anni tra il 1337 ed il 1453 e di bombardamenti della Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale, i cui esiti sono ancora visibili. Il suo porto è uno dei maggiori del Regno Unito, in passato punto di partenza ed arrivo dei commerci con l’Europa e di molti dei transatlantici che collegavano Inghilterra ed America del nord (ancora oggi la nave passeggeri Queen Mary 2 svolge la tratta con New York). Inoltre da qui nel 1620 salparono la Mayflower con i Padri Pellegrini verso il Nuovo Mondo ed il Titanic per il suo tragico viaggio del 10 aprile 1912. Attraverso il Bargate, la porta principale dell’antica città fortificata, ancor oggi si ha accesso al centro urbano con mura, dimore medievali, luoghi storici, ristoranti e bar che si snodano lungo High Street o Oxford Street. Proseguendo poi sempre ad ovest, percorriamo la strada più bella fatta finora. Lo stretto nastro di asfalto corre tra ombrose macchie di boschi, ampie e verdissime colline, pascoli incorniciati da ordinate siepi e cottages da favola dove, allungando lo sguardo, si possono vedere cervi, pony selvatici e mucche, il tutto condito da vasti panorami che si spingono fino al mare ed alla sua frastagliata costa. È il New Forest National Park, nato nell’XI secolo come foresta reale, divenuto fonte di legname per la Royal Navy nel XVIII secolo ed in tempi più recenti poligono di tiro e sede della SOE, la rete di spionaggio e sabotaggio britannica che operava nell’Europa occupata durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi è un luogo di conservazione botanica ed allevamento animale di interesse nazionale. Anche il fondo stradale, finora piuttosto malmesso, qui migliora notevolmente ed il tortuoso percorso, essendo una bella domenica, invita molti motociclisti a percorrerlo, tutti con targa GB. Passata Bournemouth entriamo nel Dorset guidando lungo la Jurassic Coast, un documentario di 150 chilometri su 185 milioni di anni di strati geologici con rocce rosse e crema e fossili riportati alla vista da millenni di erosione.
Superata Lyme Regis, famosa per l’offerta di fossili di rettili marini e dinosauri, entriamo nel Devon, continuando paralleli alla costa fino ad Exeter, la meta serale. Fondata dai romani nel 50 d.C. come fortezza più occidentale in Britannia, la città è ricordata nella storia inglese per il grande contributo di navi che diede nel 1588 per sconfiggere l’Invincibile Armata spagnola, la flotta di 130 navi e 30.000 uomini approntata dal Re di Spagna per contrastare la potenza marittimo-commerciale inglese. Il passato di pirateria della città è testimoniato dalla Ship Inn, locanda frequentata da Francis Drake, il navigatore e corsaro del XVI secolo, primo inglese che circumnavigò la Terra partendo dalla vicina Plymouth il 13 dicembre 1577 e ritornando in patria il 26 settembre 1580, impresa che gli valse il titolo di Sir. Il monumento più importante della città è la sua Cattedrale del XIII secolo, uscita gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che presenta la più lunga ed imponente successione di volte gotiche del mondo.
Quinta tappa: Penzance
Il tempo, che ci ha graziato finora, al risveglio ci riserva pioggia e foschia in perfetto stile inglese. Così, indossati i completi impermeabili, ci avviamo verso la Cornovaglia lungo uno splendido e nebbioso percorso che attraversa il Dartmoor National Park, un altopiano collinare che conduce al mare con pascoli con pecore e cavalli selvatici, paludi, macchie di vegetazione e reperti preistorici. Guidiamo tra nubi basse che offuscano il panorama e a volte nascondono la tortuosa strada, dispiaciuti di poter ammirare lo scenario solo a tratti. Ma in fondo è anche vero che la ricorrente atmosfera creata dal clima è molto suggestiva, tant’è che è stata di ispirazione per scrittori come Arthur Conan Doyle ed Agatha Christie per ambientarvi alcuni dei loro racconti. Varcato il confine con la Cornovaglia, continuiamo regolari oltre Truro fino a Falmouth, una tranquilla cittadina affacciata su una baia che è il terzo porto naturale più grande al mondo, oltre il quale sorge il Castello seicentesco di Pendennis voluto da Enrico VIII. Finiamo l’uggiosa giornata in un B&B poco oltre Penzance, ultimo centro abitato di una certa grandezza della penisola cornica. Dapprima un piccolo villaggio di pescatori, poi sede di un importante mercato, colpito dalla peste nel XVI e XVII secolo e saccheggiato e bruciato dagli spagnoli, successivamente divenne un fiorente centro di esportazione di latta, grano e sardine affumicate. Una curiosità: Penzance è famosa per essere uno dei luoghi più infestati della Contea.
Sesta tappa: St. Michael’s Mount, St Ives
La nostra moto si è beccata una notte di pioggia ininterrotta che solo verso mattina lascia spazio ad un cielo nuvoloso dove a sprazzi fanno capolino l’azzurro ed il sole. Si parte per un itinerario che ci porta inizialmente a St. Michael’s Mount, a sei chilometri da Penzance, una piccola isola che, al pari della famosa Mont-Saint-Michel normanna, viene periodicamente unita e divisa dalla terraferma dalle maree. L’isola ospita un villaggio, un magnifico castello ed una chiesa medievale del XV secolo dedicata all’Arcangelo Michele. Proseguiamo poi seguendo la costa su una stretta ma molto panoramica strada che percorre il periplo della punta estrema della Cornovaglia. Così arriviamo a Land’s End, il punto più a sudovest della Gran Bretagna, a 1400 chilometri di distanza da John o’Goats in Scozia, l’estremo nordest dell’Isola. Sullo scenografico promontorio si trova un centro turistico da cui partono sentieri che consentono magnifiche vedute sul mare ed una casa indicata come la prima ed ultima, dipende da che parte la si intende. Da qui inizia anche la nostra risalita verso nord. Continuiamo per un po’ a godere del panorama costiero fino a St Ives, piccola perla turistica della zona, affacciata su una baia dove spunta un isolotto roccioso con un faro. Con una veloce superstrada, che lasciamo dopo una sessantina di chilometri, raggiungiamo di nuovo la costa. L’antica presenza romana nella zona è testimoniata da due pietre miliari tuttora visibili avvicinandosi a Tintagel, centro piuttosto anonimo se non fosse per l’indotto del richiamo turistico dovuto alle rovine del presunto Castello di Re Artù, comunque affascinante sia per la leggenda che lo avvolge sia per la sua posizione strategica su un promontorio. Ripresa la via, sfioriamo Bude e, rientrando nel Devon, arriviamo a Bideford, meta odierna scelta per spezzare la tratta verso Bristol. La cittadina, un tempo il terzo porto più grande della Gran Bretagna, oggi è un fiorente centro commerciale e la sua vicinanza a diverse belle spiagge ne fa un centro turistico piuttosto frequentato.
Settima tappa: Barnstaple, Lynton, Bristol
Il giorno dopo un cielo plumbeo ci riporta alla realtà britannica. Raggiunta Barnstaple lasciamo la costa e saliamo lungo una stretta strada che attraversa l’Exmoor National Park tra brughiere, valli, boschi e prati punteggiati da pony selvatici, in cui aleggia la leggenda della Bestia di Exmoor, un feroce felino nero responsabile delle uccisioni di vari capi di bestiame. A Lynton riecco nuovamente il mare che costeggiamo per un pò entrando nel Somerset, ma prima di raggiungere Bristol, meta serale, decidiamo per una deviazione che si inoltra nella Cheddar Gorge, una gola percorsa da un tratto serpeggiante di strada che corre tra alte pareti calcaree dove, all’interno di una grotta, è stato ritrovato il più antico scheletro umano completo della Gran Bretagna risalente a 9000 anni fa. Da lì a Bristol il tratto è breve, con qualche goccia di pioggia ad inumidirci. Sorta agli inizi dell’XI secolo, visse la dominazione normanna, di cui rimane traccia in uno dei più potenti castelli d’Inghilterra, diventando nel XII secolo un importante porto commerciale e nel XIII secolo un grande centro manifatturiero ed un cantiere navale. Da qui nel 1497 salpò Giovanni Caboto verso l’America del Nord, viaggio che diede il via all’espansione delle colonie britanniche oltreatlantico con conseguente crescita dei commerci e della tratta degli schiavi. La sua chiesa di St. Mary Redcliffe del XIV secolo è stata definita dalla Regina Elisabetta I come la più bella d’Inghilterra. La città è nota anche per essere la patria dello stencil graffiti, con molte opere di street art sparse un po’ ovunque.
Ottava mappa: Bath, Avebury, Stonehenge
Una fitta, intermittente e fastidiosa pioggerella ci attende alla partenza da Bristol. Prima tappa odierna è Bath, una ventina di chilometri a sudest, famosa per le sue terme naturali, uniche nel Regno Unito, costruite dai romani nel I secolo d.C. La città è attraversata dal fiume Avon su cui si affacciano parchi, residenze e balconate. Il centro storico in stile georgiano con edifici color sabbia, risale al XVIII secolo. Proprio a ridosso delle Terme si trovano l’Abbazia e la Guidhall, il municipio. Poco lontano si apre una curiosa piazza circolare detta Circus, risalente al XVIII secolo, con un’area verde al centro circondata da edifici residenziali rigorosamente identici e geometrici. Lasciamo Bath mentre la pioggia inizia a scendere piuttosto fitta.
Oggi vogliamo raggiungere il sito di Stonehenge, ma anziché tirare dritto, facciamo una deviazione ad est per entrare nel Wiltshire e passare da Avebury, uno dei luoghi preistorici più conosciuti della Gran Bretagna. Avvicinandoci al sito notiamo la grande sagoma bianca di un cavallo inciso nel terreno gessoso di una verde collina. È il Cherhill White Horse, il secondo più antico degli otto cavalli bianchi che si possono vedere nella Contea del Wiltshire. Giunti ad Avebury, troviamo il più vasto cerchio di pietre megalitiche del mondo disposte su tre file intorno al villaggio, una grande all’esterno con fossato e due più piccole al centro. Il suo scopo originale è sconosciuto, ma molto probabilmente era utilizzato per qualche forma rituale o cerimoniale. Dato che continua a piovere bene, giriamo come astronauti tra le case e le pietre del villaggio, con addosso tute impermeabili e caschi. Avebury fa parte di un vasto contesto preistorico che comprende anche Silbury Hill, un tumulo alto oltre trentanove metri, secondo colle artificiale preistorico più grande d’Europa, che sfioriamo lungo la trentina di chilometri che ci separano da Stonehenge. Grazie ad informazioni reperite nel web, raggiunta la famosa struttura megalitica della quale qui è inutile parlarne, sempre sotto una pioggia battente e completamente vestiti da moto, individuiamo uno sterrato che, lasciata la trafficata strada che la lambisce, permette di camminare per qualche centinaio di metri proprio a ridosso dell’area archeologica e godere di un’ottima vista del celebre ed imponente circolo di pietre. Peccato davvero che stia piovendo a dirotto, al punto che dobbiamo rinunciare a soffermarci un po’ per ammirarlo e raggiungere quanto prima la vicina Amesbury per la notte. Ma comunque è stato emozionante.
Nona tappa: Salisbury, Winchester
Al mattino il tempo è cambiato. Bianchi ed innocui nuvoloni vagano nel cielo azzurro ed un bel sole promette bene. Quindi colazione e via, di nuovo a Stonehenge, per rivederlo con una luce più calda e non in bianco e nero attraverso le visiere bagnate del casco. Dopo esserci presi il tempo necessario per gustarcelo, in breve raggiungiamo Salisbury. La sua imponente cattedrale gotica fu edificata nel XIII secolo aggiungendovi nel secolo successivo la torre e la guglia. All’interno si trovano diverse tombe di illustri personaggi religiosi e politici, ornate da statue e ricche decorazioni. Nell’annessa sala Capitolare si trova una delle quattro copie originali della Magna Carta, il documento del 1215 redatto in latino medioevale su pergamena, atto fondamentale alla definizione dei diritti e della democrazia del Paese. Modificata, annullata e ripresa dai vari sovrani succeduti alla sua stesura, tutt’oggi alcuni passaggi dell’ultima versione del 1297 sono ancora in vigore ed è considerata unanimemente un simbolo di libertà. In un’oretta siamo a Winchester, anch’essa arricchita da una grandiosa cattedrale gotico-romana con un’enorme facciata vetrata fra le più antiche del Regno Unito, che custodisce tra l’altro una copia del XII secolo della Bibbia. Città gradevole e vivace, ha un bel centro che tra statue di Re ed edifici storici, offre negozi, locali ed attività di strada. Siamo ormai quasi al termine del viaggio.
Stasera ci attende Londra, raggiunta senza troppe deviazioni su una strada trafficata. Abbiamo scelto come base per i prossimi due giorni il sobborgo di Mitcham, nel sud dell’enorme area urbana londinese. Incontreremo e passeremo qualche ora con Riccardo, un cugino di Paola che vive da sempre qui in un appartamento presso il Tower Bridge. Essendo già stati a Londra in altre occasioni, ci ritagliamo solo il tempo per visitare l’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon dove si gioca il più antico e prestigioso torneo di tennis al mondo.
Rimane solo il tempo per raggiungere Newhaven ed imbarcarci sul ferry per Dieppe, da dove l’indomani inizia il migliaio di chilometri del rientro a casa.
Game over.