Sardegna… da est a ovest
Fra tutti i mali che ci affliggono ( mia moglie ed io !) almeno due non ci arrecano dolore . Anzi! Il mal di Grecia e quello della Sardegna. Il secondo è stato particolarmente forte. Dal 1999 al 2010 l’abbiamo visitata almeno una decina di volte : sempre con lo scooterone ed usufruendo di agriturismi e B&B. L’abbiamo girata tutta ( si fa per dire…) da est ad ovest, da nord a sud compreso l’interno ! Ci è piaciuta tantissimo quasi tutta. Un po’ meno la costa Smeralda: siamo persone semplici! Alcuni luoghi ci hanno lasciato qualcosa in più, come le spiagge di Chia, lo struggente capo Pecora, il Pan di Zucchero, le dune di Piscinas e le miniere dei dintorni, capo Testa, Caprera, Tiscali, cala Luna ( al mattino presto..), le rocce di granito e di calcare dalle tonalità dal rosa al grigio, dal rosso al bianco,le tombe dei Giganti ed i nuraghi abbandonati tra le sughere e la Gallura di Tempio…..Mi fermo qui per non infierire ! Quest’anno il “male” è riaffiorato ed approfittando di un volo da Pisa a Cagliari ed un nolo auto per sette giorni veramente a buon prezzo ( 240 E in tutto) ci siamo facilmente ricaduti ! Abbiamo dovuto rinunciare allo scooter: peccato!
Alle 9 di mattina del 2/9 siamo già in viaggio da Cagliari verso la costa est seguendo il tracciato della nuova e vecchia ss 125. Saltiamo tutta la costa da Poetto (lo spiaggione di Cagliari) a Villasimius che meritano,ma già visti, e percorriamo la nuova ss125 per lasciarla a Castiadas dove si può vedere l’interessante e quasi integro complesso delle carceri ottocentesche. Scendiamo verso la costa Rey con i suoi insediamenti turistici, riprendiamo la vecchia 125 a S.Priamo e la lasciamo a Careddu per tornare a rivedere il mare a Marina di Gairo. La terra attraversata ( La Quirra) dopo secoli di abbandono, comincia a essere destinata a coltivazioni specializzate, ma il paesaggio è solitario e privo di insediamenti. Da Marina di Gairo seguiamo la costa verso sud fino alla fine della strada che termina al camping ed alla spiaggia di sassi di Coccorocci. Poco prima ci fermiamo a fare un tuffo ed uno spuntino nella zona di Su Sirboni ,rocce rosse e spiaggia chiara ! Da qui entriamo nell’Ogliastra ed il paesaggio cambia. Attraversiamo rapidamente Tortolì e cominciamo a salire verso Baunei.Si può fare una deviazioni per vedere i porfidi rossi di Arbatax e da qui raggiugere S.Maria Navarese località turistica, notevole per la sua splendida posizione. Da S.Maria si possono eseguire escursioni via mare verso le stupende spiagge del golfo di Orosei: ne riparleremo. Il territorio di Baunei offre molto per il suo patrimonio paesaggistico e ed ambientale. Da qui infatti o meglio dalla chiesetta di S.Pietro,a pochi km fuori dall’abitato si può raggiungere le incantevoli cale del golfo ( cala Mariolu, Goloritzè….) dopo aver attraversato la selvaggia regione carsica. Gambe permettendo……da non perdere ! Da Baunei a Dorgali sembra di essere in un altro mondo: la statale si snoda in ambiente aspro e montuoso privo di abitati in ambiente verdeggiante tra forre profonde e picchi quasi dolomitici. Si sale fino Genna Sillana (1010 mt) per poi ridiscendere verso Dorgali con a sinistra il Supramonte di Orgosolo con la gola di Gorropu, scavata dal rio Flumineddu ed il monte Tiscali. Dorgali è un a cittadina vivace che vive di turismo, riflesso da cala Gonone e di artigianato (cuoio e filigrana ) senza dimenticare una buona produzione di vino. Da qui si organizzano ( Coop Ghivine ed altre) escursioni nel Supramonte, verso monte Tiscali, che conserva al suo interno un villaggio nuragico e Gorrupo. Le abbiamo fatte qualche anno fa e tutte meriterebbero di essere ripetute ! Dorgali può essere base per visitare il villaggio di Serria Orrios, il nuraghe Mannu ( verso cala Gonone), la tomba dei giganti di SaEna, verso Nuoro….
Questa volta ci fermiamo all’agriturismo Canales a picco sul lago Cedrino a pochi km da Dorgali: scelta felicissima. Ambiente idilliaco, camere curate e pulite e, il che non guasta, ottime colazioni e cene (pro colesterolo) servite in terrazza! E naturalmente grande gentilezza e disponibilità!
Cala Gonone, ex borgo di pescatori, ci dice poco, ma, oltre che località turistica con discrete spiagge, è la base per escursioni con barconi e gommoni verso le splendide cale del golfo,verso sud. Il paese si raggiunge con una vorticosa strada che scende a picco fino il mare e che attraversa una bella macchia mediterranea lasciando la ss 125 poco prima di Dorgali. Al termine della strada lato sud, con una ardita scalinata si può raggiungere cala Fuili, assai bella, e da qui con sentiero la grotta del Bue marino e Cala Luna. Cala Luna la conosciamo bene ,ma quest’anno l’abbiamo trovata particolarmente affollata : perde il suo fascino. Si raggiunge facilmente con servizi di barconi da Cala Gonone, S.Maria e Orosei : va vista al mattino presto. Noi abbiamo visitato le cale in gommone ( coop Azzurra ) e non siamo riusciti a capire qual è la più bella ! Ci hanno particolarmente colpito Cala Goloritzè, con il suo pinnacolo di quasi 100 mt attaccato da scalatori e cala Mariolu formata da tre piccole spiagge divise da grosse rocce di calcare bianco. I sassolini che formano la spiaggia sono appunto come delle piccole pulci di neve : Ispuligi de Nie (altro nome della cala) .Trascorriamo due giorni in questa zona tra il lago Cedrino,Dorgali e le cale poi, come programmato, attraversiamo l’isola per raggiungere una Sardegna diversa e per noi affascinante che già ben conosciamo, ma che non possiamo non rivedere: Piscinas e le miniere di Ingurtosu.
Partiamo presto, la mattina. Percorrendo la provinciale per Nuoro raggiungiamo Oliena, centro agricolo – pastorale con le sue strette strade e le case tradizionali che ora presentano numerosi murales. Oliena è famosa per i suoi dolci,i vini,i gioielli e per gli abiti tradizionali che le donne indossano in particolare durante le numerose feste religiose .Prima di arrivare a Oliena merita una deviazione per la sorgente carsica di Su Gologone che è la maggiore della Sardegna ed alimenta il Cedrino e l’omonimo lago. Salite al sagrato della chiesetta rupestre di S.Maria ed avrete un quadro assai suggestivo della zona ! Nei pressi troverete anche un ristorante piuttosto rinomato. Da Oliena per la vecchia e tortuosa provinciale, ed attraversando un verdeggiante ed impervio Supramonte, si raggiunge Orgosolo centro della cultura barbaricina. Se non ci siete mai stati non perdetevi una visita al centro storico ed a suoi famosi murales. Noi proseguiamo verso Mamoiada nota per le sue paurose e sconcertanti maschere che fanno la loro apparizione nel periodo di carnevale : Mamuthones e Issocadores , che si possono ammirare nel locale museo. Da Mamoiada raggiungiamo Fonni e poi Tonara dove acquistiamo il buonissimo torrone tradizionale, vanto del paese, ed uno dei migliori che abbia mai assaggiato. Siamo alle pendici del Gennargentu , il paesaggio è verdeggiante con vegetazione d ‘alto fusto, le strade poco frequentate, panoramiche e abbastanza “mosse” : ancora un’altra Sardegna ! Attraversiamo Sorgono, Atzara e Aritzo, bei paesetti di montagna, poi scendiamo verso Laconi e da qui verso Barumini. Non ci fermiamo al famoso villaggio nuragico di Su Nuraxi il più noto della Sardegna , che abbiamo già visto ,ma visitiamo il bel complesso dell’Immacolata con interessante museo e con la villa Zapata costruita sopra un importante nuraghe trilobato sapientemente restaurato. Da qui il paesaggio si fa più pianeggiante e meno interessante, raggiungiamo velocemente Sanluri, poi Guspini, Arbus ed imbocchiamo la ss 126 occidentale sarda che in pochi chilometri ci porta all’agriturismo Sa Perda Marcada, proprio al bivio per Ingurtosu e Piscinas. Siamo arrivati! Sa Perda è un buon agriturismo dove si mangia (bene) tutti insieme ad un lungo tavolo e si fa facilmente amicizia. Proprio da qui si diparte la strada che raggiunge il borgo minerario abbandonato di Ingurtosu, poi Maracauli e con strada a fondo naturale le splendide dune di Piscinas. Siamo nella zona delle miniere di zinco, piombo ed un po’ di argento ormai abbandonate dagli anni 90. La storia mineraria del Sulcis-Inglesiente-Guspinesi è millenaria, ma in questa zona lo sfruttamento sistematico iniziò a metà dell’ottocento ad opera dei tedeschi. Simbolo è il famoso “castello”, la direzione delle miniere, costruito a foggia di castello tedesco e con la strada che ci passa sotto. Costruzioni industriali, magazzini, abitazioni per le maestranze, laverie per il minerale sorsero a macchia di leopardo come le colline di scarti delle lavorazioni :erano altri tempi, l’ambiente contava poco ! A fine secolo le miniere di Gennamari ed Ingurtosu furono acquistate dall’inglese Lord Brassey che migliorò le condizioni di lavoro e di vita dei minatori. Sorsero le scuole ,l’ospedale (ben ristrutturato come struttura turistica e mai utilizzato) la chiesetta di S.Barbara su uno sperone di roccia con magnifico panorama, ed una serie di servizi non presenti in altre realtà industriali. Dagli anni ’20, con la morte di lord Brassey la proprietà passò ad altre società fino alla chiusura delle miniere perché diventate (sembra !) obsolete. Ora la natura sta riprendendosi la sua rivincita. Insomma questo è un angolo di Sardegna pieno di contrasti, sconcertante eppure affascinante, può anche non piacere : a noi no ! Scendendo verso il mare s’incontra la chiesetta poi il paese semi abbandonato, alcune abitazioni acquistate dai minatori e dai loro familiari sono ancora vive ed abitate in estate. Ecco : qui potete fermarvi a fare quattro chiacchere con chi trovate ed ascolterete vecchie storie di minatori e della loro vita, delle ultime ore delle miniere e del paese…A sera potrete vedere anche qualche cervo sardo ( ce ne sono molti nella zona) che scende a cercare cibo . Se avete voglia ,poco prima della Chiesa proprio davanti al BB La Ginestra, prendendo uno stradello a sinistra, si raggiunge i ruderi della bella villa Idina o Ginestra, l’abitazione di Lord Brassey e della moglie Idina. A destra della strada, poco prima della chiesa, si trova villa Wrait dove abitava il direttore delle miniere. Abbandonando il paese e scendendo verso il mare si trova il pozzo Gal ristrutturato e visitabile (attualmente chiuso per problemi della soc.Igea che gestisce il Parco Minerario).Scendendo ancora si raggiunge Naracauli ed i ruderi della laveria Brassey con alcune finestre neogotiche a bifore. Da qui seguendo il corso del rio Naracauli e della vecchia ferrovia a scartamento ridotto che portava i minerali ai magazzini ed al pontile di Piscinas per l’imbarco, e i dipendenti delle miniere e loro familiari al mare, si arriva al camping Sciopadroxiu in magnifica posizione a ridosso delle dune. Il camping ha anche un ristorante e alcune camere ( ci siamo stati qualche anno fa).Da qui si può deviare, sempre su strada bianca, verso nord per raggiungere la Costa Verde ; proseguendo si raggiunge in breve , tra le dune, la spiaggia di Piscinas. Qui oltre al parcheggio troverete due chioschi-bar, quello del comune di Arbus gestisce anche una piccola striscia di ombrelloni. Poi la grande spiaggia con alle spalle le scenografiche dune, punteggiate di macchia mediterranea, che cambiano colore ad ogni ora del giorno, è tutta vostra. C’è anche il famoso albergo Le Dune, che si confonde con la sabbia, costruito ristrutturando i magazzini delle miniere, ma c’è veramente spazio per tutto ! Potete passeggiare verso nord o fermarvi presso i resti del vecchio pontile oppure camminare per qualche chilometro verso sud dove l’arenile si restringe fino a raggiungere un’altra bella spiaggia :Scivu. E’ tutto libero ,anche nei costumi, e non c’è quasi nessuno ! Passiamo due mattinate in sù ed in giù per la spiaggia facendo un tuffo ogni tanto, dove ci troviamo, il mare è calmo e l’acqua tiepida ! Poi, dopo uno spuntino al chiosco ed un riposino, facciamo una capatina ad Arbus ( museo de coltelli) e prima di cena una capatina ad Ingurtosu per fare quattro chiacchere….Meglio di così!
Lunedì, dopo l’ultimo tuffo nelle acque di Piscinas ed uno sguardo alle dune, decidiamo di partire per Cagliari. Poichè il volo per Pisa è previsto alle 22,15 ce la prendiamo con calma ripercorrendo un itinerario noto e spettacolare. Percorriamo la ss 126 ( nota nel tratto tra Arbus e Iglesias come “paradiso dei motociclisti”…tutto curve e scorci eccezionali) fino a Fluminimaggiore dove si può visitare un bel museo etnografico allestito in un antico mulino ad acqua e non perdetevi il tempio di Antas poco più avanti. Noi lasciamo la 126 per raggiungere Portixeddu, sul mare. Da qui si può fare una capatina ,appunto, a Capo Pecora per poi tornare indietro costeggiando la lunga spiaggia fino a Buggerru sempre il territorio minerario. A Buggerru sarebbe da visitare la Galleria Henry ( chiusa come il pozzo Gal) usata per il trasporto dei minerali. Il paese, stretto in una gola con sfogo sul mare, in pieno boom minerario era chiamato “la piccola Parigi” per la presenza dei francesi che qui portarono la luce elettrica ,primo impianto in Sardegna e la prima automobile. Da Buggerru si prosegue , prima attraversando un brullo altopiano, poi in mezzo a verdi colline fino a Masua, altro ex centro minerario e Porto Flavia : luogo mitico. Ancor prima si può deviare verso verso la profonda e bellissima Cala Domestica (in realtà sono due !) Davanti ,a poche centinaia di metri dalle piccole spiagge, appare il bianco monolito calcareo del Pan di Zucchero che si staglia sul blu del mare e che sembra un grande leone accovacciato ( è alto 110 mt). Lo spettacolo è di notevole bellezza e si apprezza ancora di più con il sole alle spalle ,la mattina presto. Sulla alta costa rocciosa a picco vedrete invece l’arcata e la torretta del terminale della galleria che negli anni ‘20 fu costruita per trasportare direttamente il materiale estratto della miniere sulle navi che attendevano sotto. Fu una grande innovazione tecnologica. Porto Flavia prende infatti il nome della figlia dell’ingegnere che la progettò. Anche qui sarebbero visitabili sia la Galleria, che il museo delle Macchine da Miniera, ma al momento la Soc.Igea tiene ancora chiuso, sembra, però che la riapertura sia prossima. Speriamo ! Proseguiamo ancora fino a Nebida, altro paese minerario con la stupefacente laveria Lamarmora a picco sul mare , che sembra una grande cattedrale scoperchiata e che si ammira dalla passeggiata panoramica con vista sul Pan di Zucchero. Ancora avanti tra curve e controcurve e splendido panorama fino a lambire la grande spiaggia di Fontanamare. Da qui rientriamo sulla ss 126, sfioriamo Inglesias, tra miniere abbandonate, poi attraversando l’ovest del Campidano (ss 130) eccoci all’aeroporto di Cagliari. Per questa volta è finita, ma chissà…
Nota . Un libro da leggere :“Ti condurrò fuori dalla notte” di Gianpaolo Pansa con il fantasma del terrorismo sulle coste delle miniere scomparse. Un sito da scoprire “Per chi ama e non dimenticherà mai Ingurtosu “ a cura dei minatori e dei loro familiari.