Oltre l’embargo e le difficoltà, l’isola-simbolo dei Caraibi è una meta giusta per chi ama viaggiare senza comodità

Scritto da: I viaggi di Ines
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oltre l'embargo e le difficoltà, l'isola-simbolo dei caraibi è una meta giusta per chi ama viaggiare senza comodità

Il mio viaggio a Cuba è stato troppo bello per non essere raccontato! Premetto che questa meta era nella mia lista da prima del COVID, ma le restrizioni avevano reso impossibile la partenza. Ora che tutti i controlli sanitari sono stati allentati, persiste un problema ben più grande: la mancanza di risorse. Complici l’embargo e il rallentamento del settore turistico causato dalla recente pandemia, questa splendida Isola versa in condizioni difficili: mancano alcuni generi primari (dal cibo ai farmaci), la corrente elettrica viene spesso interrotta, ci sono difficoltà nell’approvvigionamento del carburante che ha ormai raggiunto prezzi stellari.

Le notizie trovate in rete nei mesi prima della partenza mi avevano un po’ intimorita, così come la grande difficoltà nel reperire informazioni aggiornate per pianificare al meglio il mio itinerario. Nonostante tutto ho deciso di essere flessibile, rinunciando ad un’organizzazione dettagliata e confidando nell’aiuto e nelle indicazioni delle persone che avrei incontrato sul posto. Questa è stata una scelta davvero azzeccata che mi ha permesso di conoscere persone fantastiche che hanno conferito al viaggio il vero valore aggiunto.

Vi racconto la mia Cuba, con la speranza che questo diario possa contribuire a far ripartire il turismo. Si tratta di un viaggio on the road durato un paio di settimane. Date le lunghe distanze e i collegamenti non sempre immediati, ci siamo concentrati solo sulla parte occidentale dell’isola, percorrendo buona parte di quello che è il classico itinerario turistico.

In evidenza

La storia di Cuba, l’isola che fece scoprire l’America a Cristoforo Colombo

La storia di Cuba affonda le sue radici sul finire del 1400 quando venne scoperta da Cristoforo Colombo. Da quel momento iniziò il periodo della colonizzazione: prima gli spagnoli, poi i francesi si stanziarono sull’Isola per sfruttarne le risorse. Così la natura incontaminata e selvaggia venne in parte distrutta per fare spazio ai primi insediamenti urbani e alle grandi piantagioni. Fu proprio grazie alle pregiate materie prime come la canna da zucchero, il tabacco e il caffè che l’economia iniziò a fiorire. Per spostare le merci dalle province più remote ai grandi porti della Capitale venne  persino creata una rete ferroviaria (che oggi purtroppo versa in rovina). Per svolgere il pesante lavoro nei campi i colonizzatori impiegarono la manodopera degli schiavi (alcuni reclutati proprio tra la popolazione cubana, altri provenienti dall’Africa). Questo melting pot di razze e culture è visibile ancora oggi, passeggiando per strada.
La popolazione cubana è davvero variegata: pelli, iridi, e capelli di colori differenti convivono con una serenità che appare surreale. Una multiculturalità pacifica, come dovrebbe avvenire in tutto il mondo al giorno d’oggi. Anche se sappiamo che purtroppo non è così.

Dopo quattro secoli di dominio straniero iniziò a farsi spazio il desiderio di indipendenza che sfociò in alcune guerre. Ma ad infrangere questo sogno di libertà ci pensarono gli Stati Uniti che, fingendo inizialmente un supporto indiretto nella lotta ai colonizzatori, si insediarono sul territorio per oltre cent’anni con l’intenzione di assoggettare l’Isola al proprio controllo e cercando successivamente di imporre una legislazione di stampo americano. Da questo caos politico, in cui la gestione autonoma da parte dei cubani era sempre minacciata dall’incombenza statunitense, nacque il regime dittatoriale di Batista.

Nei tempi più recenti (siamo sul finire degli Anni Cinquanta) Cuba tornò al centro delle cronache mondiali per la sua Rivoluzione. L’ideale di una società di stampo comunista fu abbracciato dalle tre figure simbolo della Revolucion (Camilo Cienfuegos, Che Guevara e Fidel Castro) durò giusto il tempo di far crollare il regime. Salito Fidel al comando della Nazione, vennero a galla i tanti problemi economici e sociali che, nonostante le riforme messe in atto, non permisero mai all’Isola di riscattarsi completamente. Tra le principali cause del mancato progresso ci fu l’embargo (El bloqueo) imposto dal governo Eisenhouer nel 1960 e tuttora in vigore: un freno alla libera circolazione delle merci soprattutto con i vicini Stati Uniti che penalizza moltissimo l’economia cubana. L’embargo fu indirettamente un limite anche ai flussi turistici: agli americani fu vietato il turismo sull’Isola (salvo per particolari situazioni di emergenza) mentre per gli altri stranieri che visitano Cuba per i successivi dieci anni i viaggi negli USA sono concessi solo dietro richiesta di un visto più oneroso rispetto all’ESTA e previo colloquio con il Consolato: a mio avviso una follia dettata da un capriccio puramente politico!

Nonostante tutto, cosa ho trovato a Cuba? Un paese semplice, dove la vita scorre lenta e senza grosse differenze sociali. Per strada si respira un grande senso di comunità e appartenenza, nonostante i tanti problemi. Uno stato in cui la povertà esiste, ma viene affrontata con lo spirito tipicamente cubano del “sapersi arrangiare e reinventare”. Insomma, un piccolo mondo che vale la pena di essere conosciuto e compreso, per arricchire le nostre menti.

In un contesto così difficile il turismo (andato a picco con il COVID) è una delle migliori fonti di guadagno per la popolazione locale. Ecco perché in molti si sono reinventati per lavorare con gli stranieri, aprendo (con una generosità e un’accoglienza impagabili!) le porte delle loro case ai viaggiatori. Le “casas particulares” sono piccoli bed & breakfast a conduzione famigliare e sono il tipo di alloggio che più consiglio. Vanno prenotate utilizzando Airbnb (in maniera da evitare fregature) e durante il mio viaggio sono state il valore aggiunto. Cosa aspettate a prenotare il vostro volo?! Riempite i bagagli con sapone, medicinali e piccole cose da lasciare in regalo a chi incontrerete e vi ospiterà, senza lasciarvi troppo condizionare da quello che si legge sui giornali (o in alcuni blog).

L’Avana

L’Avana (La Habana) è la capitale di Cuba. Appena atterrati si respira subito l’aria caraibica: le alte palme reali (l’albero nazionale) si stagliano su un cielo dai colori infuocati.
La città è un reticolo di strade che si incrociano ad angolo retto su cui affacciano alti palazzi ormai in decadenza. Alcuni hanno l’intonaco scrostato, altri sono stati ritinteggiati di fretta con i colori più disparati, altri ancora sono collassati su loro stessi portandosi dietro le solette dei piani superiori e il tetto. Molti di questi edifici nascondono una storia raccontata dalle targhe commemorative esposte sulle facciate o nelle decorazioni ancora ben conservate.

Al piano terra si susseguono portoni in legno di vari colori, protetti da robuste grate in ferro, alcune più semplici, altre dai motivi più elaborati. Sono principalmente case (che richiamano i “bassi napoletani”), in altri casi si tratta di piccoli “negozi” improvvisati che vendono beni di prima necessità. Le case del “pueblo” hanno quasi tutte uno o due locali. Il principale è una specie di salotto dove l’intera la famiglia si riunisce per guardare la tv. Spesso si intravedono piccoli altari con statue della Madonna illuminate con decorazioni natalizie, anche se va detto che il cristianesimo qui lascia parecchio spazio alla “santeria” (l’adorazione di divinità importate dalla cultura africana degli schiavi). Nel locale più interno, invece, c’è la camera da letto. Sono ambienti semplici che possono sembrare soffocanti, quasi claustrofobici soprattutto con il caldo afoso di Agosto. Per questo motivo capita spesso di vedere la gente seduta in strada, alla ricerca di un po’ di respiro. Viene davvero difficile immaginare come un’intera famiglia possa trovare spazio all’interno di questi appartamenti minuscoli.

Uscendo dal centro storico della città (chiamato La Habana Vieja, ricco di chiese e musei) si arriva fino al mare dove il largo Malecon ormai andato in rovina (così come il quartiere che affaccia su di esso), una volta popolato dalla malavita tra hotel di lusso, ristoranti e casino, oggi si limita a regalare scorci sulle due fortezze che dominano l’altra sponda della baia con tramonti da lasciare senza fiato mentre lunghe file di pescatori in piedi sul muraglione sono intenti a pescare.

Passeggiando per le vie de L’Avana viene da chiedersi come fosse nel suo periodo di massimo splendore, quando tutto era fresco di costruzione, quando i grandi viali (come il Paseo del Prado) brulicavano di vita e quando nel quartiere di Chinatown (El Barrio Chino) viveva la comunità cinese, ora totalmente emigrata.
Anche la storica fabbrica di sigari, la Partagás, ha abbandonato l’edificio originario (situato sul retro del Capitolio) in cui era possibile vedere le tecniche di produzione, per aprire un piccolo negozio di fianco al bar Floridita, limitato alla sola vendita.

Uno degli altri simboli di Cuba è il Rum (qui chiamato “Ron”), utilizzato come base in moltissimi cocktails. Potrete gustarlo ovunque, sia nei bar più famosi e turistici nei quali amava andare Hemingway (come la Bodeguita del Medio e il Floridita), sia partecipando ad un tour guidato presso la più grande Istituzione della città: l’Havana Club. Le strade de L’Avana sono piene di persone a piedi, bambini che giocano al pallone, bicitaxi pronti a chiedere se serve un passaggio, taxi giallo senape quasi sempre occupati, auto d’epoca degli anni Cinquanta (le famose Almendrones) rimesse in sesto cambiando i pezzi originali con sostitutivi comprati da siti cinesi o russi che offrono tour guidati (al prezzo di circa 30 euro per un’ora) che consiglio caldamente.

Cosa vedere a L’Avana

Dedicate almeno tre giorni alla visita alla Capitale cubana. Le principali attrazioni sono indicate su qualsiasi guida turistica. Tenete presente che la maggior parte dei luoghi di interesse si trova a La Habana Vieja (il quartiere che si allunga verso il porto) dove troverete Chiese e Musei di ogni tipo. Il mio consiglio è quello di uscire dal centro storico per vedere il più possibile di questa città, semplicemente passeggiando per le strade ed immergendosi nella quotidianità (anche se i quartieri più periferici coprono una superficie davvero vasta). Per comodità ho suddiviso la città in tre blocchi (Città Vecchia, Habana Centro e Vedado -quest’ ultimo è il quartiere più moderno e con meno attrazioni-). Vi lascio l’elenco delle cose più belle viste, visitate e vissute che a mio avviso non devono essere mancare nel vostro itinerario a L’Avana.
Potete muovervi a piedi (con le giuste accortezze dovute alle alte temperature) oppure con i taxi (concordando preventivamente il prezzo totale della corsa).

La Habana Vieja

  • Museo Havana Club: sede della famosissima marca di Rum (“Ron”) esportato in tutto il mondo. Organizzano tour guidati in lingua inglese e spagnola oppure corsi per imparare a preparare i cocktails a base di questo liquore. La prenotazione è obbligatoria, soprattutto in alta stagione.
  • Catedral de San Cristobal (Y Plaza): la Cattedrale con le sue due torri affaccia su una delle Piazze più belle della città.
  • Plaza de Armas è la Piazza più antica de L’Avana. Al centro un piccolo giardino con piante tropicali offre ristoro nelle giornate più calde. Sulla Piazza affacciano molti Musei, il più famoso è quello “de la Ciudad”, ospitato nel Palacio de los Capitanos Generales. Plaza des Armas fa da crocevia tra alcune delle arterie principali del centro storico: da qui passano Calle Mercaderes, O’ Reilly e Obipso. Quest’ultima (che poi si trasforma in Calle Oficios) conduce direttamente a Plaza de San Francisco de Asis, Al Coche Mambì e alla Casa di Von Humboldt.
  • Plaza Habana Vieja: anche questa piazza merita di essere visitata e fotografata. Nei palazzi che la delimitano trovano spazio alcuni Musei (come quello delle carte da gioco -Naipe-), il Planetario e la Camera Oscura.
  • Museo Farmacia Taquechel: questa farmacia aperta al pubblico può essere visitata gratuitamente anche dai turisti. Al suo interno nasconde arredi e decorazioni originali dell’Ottocento, oltre ad una collezione di antiche ceramiche e strumenti utilizzati in ambito medito e farmaceutico.
  • Museo Nacional de Bellas Artes: organizzato su due livelli ospita una collezione permanente di arte cubana ed internazionale, oltre ad esposizioni temporanee. Di fronte al grande ingresso, sull’altro lato della strada, date un’occhiata al Museo della Rivoluzione (al momento chiuso per restauro) dove sono conservati alcuni mezzi tra cui l’imbarcazione (la Granma) utilizzata da Fidel Castro, Che Guevara e altri rivoluzionari per raggiungere Cuba dal Messico e altri mezzi utilizzati durante quel periodo.

Centro Habana

  • Capitolio: uno degli edifici più rappresentativi (anche per maestosità) della Capitale Cubana è senza dubbio il Campidoglio. La sua cupola imponente strizza l’occhio a quella di San Pietro. Si trova a due passi dalla porta di accesso a Chinatown e di fianco al maestoso Gran Teatro. Vi consiglio di contrattare lì di fronte il tour en almendron. Il nostro autista Luis è stato bravissimo, simpatico ed onesto (cosa non scontata!). Il giro in auto d’epoca vi consentirà di fare tappa anche nell’immensa Plaza de la Revolución, la famosa spianata dove Fidel teneva i suoi discorsi davanti alla folla, caratterizzata dalle silhouette dei due volti simbolo della Rivoluzione cubana (Cienfuegos e Che Guevara) che campeggiano sulle facciate dei palazzi circostanti.
  • Chinatown: passeggiando tra i vicoli dell’antico quartiere cinese capita di trovare insegne, decorazioni e ristoranti (o negozi) che propongono pietanze e prodotti legati a questa cultura. La cosa interessante è che di cinesi a L’Avana ormai non ce ne sono praticamente più.
  • Malecon: l’imperdibile passeggiata lungo il mare, consigliata soprattutto al tramonto. Lasciandosi alle spalle il centro storico si arriva fino all’Hotel Nacional, diventato Monumento Nazionale e famoso per il suo passato. Da qui passarono tutte le maggiori personalità (politiche, sportive e musicali) del panorama mondiale, ma anche moltissimi gangster. Ogni mattina (ad esclusione della domenica) si può partecipare ad un tour guidato (senza prenotazione), presentandosi alle ore 10.00 nella Hall dell’Hotel. Per gli ospiti dell’albergo la visita è gratuita.
  • Centro Fidel Castro Ruz: una delle ultime volontà di Fidel fu quella di non avere una tomba-mausoleo come quella di Che Guevara dove la gente potesse fargli visita. Nacque così un’istituzione per celebrarne la vita e le gesta, in uno spazio collettivo che, oltre ad essere ricco di oggetti e testimonianze, funge anche da centro studi con annessa biblioteca. Al Centro Fidel Castro Ruz si entra gratuitamente, ma solo accompagnati da una guida che vi farà ripercorrere la storia di questo personaggio che ha decisamente lasciato un segno nella storia dell’Isola, non solo a livello politico ma anche economico e sociale. Calcolate almeno un paio d’ore per la visita. Io ho avuto la fortuna di essere accompagnata da una signora talmente brava ed appassionata nel raccontare che è stato un piacere ascoltarla. A seconda della disponibilità i tour guidati possono essere in inglese o in spagnolo.
  • Jazz Club “La Zorra y el Cuervo”: la musica accompagna e scandisce la vita dei cubani. Se siete amanti del jazz questa è una vera e propria istituzione a L’Avana. Trovate il programma completo seguendo la loro pagina Instagram. L’ingresso (indicato da una vecchia cabina telefonica in stile londinese) comprende la prima consumazione. Normalmente gli spettacoli iniziano alle 22.30, ma è consigliato arrivare almeno mezz’ora prima per riuscire a sedersi nei posti migliori.

Dove dormire

A La Habana (centro) siamo stati ospiti di Salvador e della sua famiglia. Hostal San Josè 1112 è una casa su più livelli, nascosta dietro un alto portone di legno. Le tre camere che si trovano al primo piano affacciano sul cuore della casa, hanno il bagno privato e sono molto pulite. All’ultimo piano c’è un bel terrazzo (godibile soprattutto nei mesi invernali oppure la sera) dove si può sorseggiare un drink. Questa è stata la prima casa particular della vacanza e non potevamo desiderare migliore accoglienza: appena arrivati dall’aeroporto (con il taxi organizzato dall’host) abbiamo fatto una bella chiacchierata con Salvador che ci ha permesso di entrare nella mentalità cubana, di capire alcune dinamiche e di sapere come comportarci per evitare fregature o inconvenienti che avrebbero sicuramente lasciato un brutto ricordo del viaggio. Normalmente Salvador prepara la colazione ai suoi ospiti, ma nel caso il servizio non fosse disponibile potete andare a El Biky (che si trova a due passi). La particolarità di questo bar-ristorante è che la pasticceria di fianco è sempre di loro proprietà quindi potete ordinare un cappuccino al bar e scegliere la brioche da accompagnare direttamente dal negozio.

Dove mangiare

È sempre difficile trovare e selezionare i posti in cui assaggiare la cucina locale, quando ci si trova in una grande Capitale. Vi lascio i nomi dei ristoranti più famosi in cui sono stata, nei quali ho assaggiato delle buonissime specialità creole (tra cui il piatto tradizionale a base di carne che si chiama ropa vieja): Dona Eutimia (di fianco a Piazza della Cattedrale) e La Guarida (vale la pena anche solo per la bellezza del palazzo in cui si trova, con due grandi terrazze). Segnalo altri ristoranti ben recensiti che avevo annotato: Paladar Los Mercaderes, Donde Lis, Paladar San Cristobal. Prenotate sempre con anticipo, soprattutto in alta stagione.

Valle de Viñales

Il paradiso esiste ed ha un nome: Valle di Viñales. Si raggiunge comodamente da L’Avana con l’autobus Viazul (durata del viaggio circa quattro ore). Per me è stato amore a prima vista! Arrivare dall’afa soffocante della città ed essere accolti da una fresca vallata di un colore verde brillante mi è sembrato un sogno. Il paesaggio è caratterizzato da un grande altopiano (siamo ad un’altezza di circa 140 mt slm) in parte coltivato, nel quale si elevano i “Mogotes” delle rupi sparse e stondate che, nella maggior parte dei casi, nascondono al loro interno delle grotte da esplorare. La più famosa è la Cueva de l’Indio percorribile per un tratto a piedi e poi in barca. A Viñales la vegetazione cresce rigogliosa, complici anche le tante piogge che bagnano questa terra argillosa dal colore ambrato. Per una vista panoramica vi consiglio di raggiungere il Mirador de Los Jazmines, un balcone in corrispondenza dell’omonimo hotel dove sorseggiando una piña colada potrete ammirare la bellezza dei colori della vallata. Raggruppate nel piccolo centro cittadino, le famiglie campesine (contadine) abitano in case dai tetti di palma e si spostano a cavallo. Qui la vita scorre lenta, scandita dai ritmi della terra e delle stagioni. Una delle principali fonti di guadagno (oltre al turismo) è la coltivazione del tabacco che viene poi essiccato e venduto. Tra le tante attività che si possono fare nella Valle di Viñales (trekking, arrampicata, bicicletta) ce n’è una che consente di entrare nel cuore di questo territorio dichiarato patrimonio dell’Unesco: la passeggiata a cavallo. Sarete accompagnati da una guida locale sui sentieri che delimitano gli appezzamenti per vedere da vicino le diverse coltivazioni. Normalmente la gita comprende anche la visita ad un essiccatoio di tabacco dove vi spiegheranno come funziona la coltivazione della pianta e vi mostreranno come si prepara un sigaro “puro”.

Dove dormire?

A Viñales siamo stati ospitati dalla famiglia di Tatica y El Chino e ci siamo sentiti da subito coccolati come dei figli. In poco tempo si è creato un bellissimo rapporto e ci è dispiaciuto molto dovercene andare. Tatica e sua sorella Nancy (insegnante di inglese) ci hanno viziato con colazioni e cene abbondanti e squisite (da non perdere l’aragosta enchilada). Chino, invece, ci ha portati a cavallo (accompagnati dal suo fedelissimo cane) alla scoperta della Valle. La casa ha un cortile interno con gazebo in legno e foglie di palma dove vengono serviti i pasti e dove ci si può rilassare al fresco.

Dove mangiare?

Prenotate per cena un tavolo con vista alla Finca Agroecológica El Paraiso. Oltre ad assaporare il loro menu a base di prodotti coltivati nei loro terrazzamenti, potrete godere di un tramonto spettacolare sulla vallata. Si raggiunge comodamente a piedi dal centro oppure in taxi.

Playa Giron

Raggiungere la Penisola di Zapata da Vinales non è semplice: bisogna prendere un taxi fino a  L’Avana e poi cambiare per raggiungere la destinazione finale. Nonostante questo viaggio sia lungo e articolato, le case particular sono ben organizzate nel programmare gli spostamenti dei propri clienti, grazie alla loro rete di contatti con i taxi ufficiali. La tappa successiva del mio viaggio è stata Playa Giron, un piccolo paese famoso per la resistenza cubana contro l’invasione americana del 1961. Siamo a mezzora da Playa Larga, più rinomata (ma anche maggiormente presa d’assalto dalle zanzare), affacciati sulla famosissima Bahia de Cochinos (Baia dei Porci). La prima cosa che consiglio di fare è visitare il piccolo e ordinato Museo. Il Custode è sempre felice di poter fornire qualche indicazione in più, facendo da guida. Qui la costa affaccia è bagnata dal Mar dei Caraibi e permette di immergersi in acque cristalline che nascondono fondali ricchi di pesci colorati. Chiamate un taxi ed allontanatevi di pochi chilometri dal villaggio: a Punta Perdiz c’è uno stabilimento balneare che affitta lettini in riva ad un mare stupendo, con una formula all-inclusive che comprende bevande illimitate per l’intera giornata e pranzo a buffet nel ristorante. Per chi ama le immersioni c’è la possibilità di organizzare uscite con un accompagnatore, comprensive di tutta l’attrezzatura necessaria.

Dove dormire?

Boris e il suo compagno Ariel gestiscono una nuovissima casa particular (l’Hostal Zona Euro) nel centro di Playa Giron. La posizione è comodissima sia per raggiungere a piedi la fermata dell’autobus Viazul, sia la spiaggia. Deliziose sia la colazione che la cena preparate da loro. Sono sati molto gentili nel darci indicazioni e consigli utili per organizzare la giornata a Punta Perdiz e ci hanno permesso anche di usare il loro bagno per fare una doccia prima di riprendere il pullman in serata.

Trinidad

Trinidad è tappa obbligatoria durante un viaggio a Cuba. Qui non troverete il mare, ma tanta storia, musica e cultura. Passeggiando per i vicoli acciottolati di questa città dichiarata Patrimonio dell’Umanità, è inevitabile notare lo stile architettonico coloniale spagnolo rimasto intatto nelle facciate colorate case, nei palazzi istituzionali e nelle chiese. La cittadina oggi sopravvive principalmente grazie al turismo e questo, a differenza di altri posti, fa sì che le strade siano piene di procacciatori pronti ad offrire qualsiasi servizio o ad indirizzare verso qualche locale o ristorante convenzionato. Una volta, invece, questo territorio era famoso per la coltivazione della canna da zucchero. Per girare a piedi il centro è sufficiente mezza giornata. Non dimenticate di vedere le due piazze più belle: Plaza Mayor (la principale) e Plaza Carillo su cui affaccia l’Hotel Iberostar. Calcolate un po’ di tempo in più se avete intenzione di visitare alcuni dei musei sparsi nel centro o se volete soffermarvi nelle botteghe (alcune a cielo aperto) che vendono prodotti artigianali. Da sapere è che il cocktail tipico (sempre a base di Ron) si chiama “chanchachara” (che dà il nome all’omonimo locale) ed è servito in tutti i bar della città nel tradizionale contenitore di terracotta. Il resto del tempo che avete a disposizione potete sfruttarlo organizzando una gita. Ecco alcune delle mete più rinomate per un’escursione in giornata:

  • visita guidata (prenotabile tramite l’Agenzia Gaviota) al Parco Nazionale Topes de Collantes che dista circa mezz’ora in taxi da Trinidad. Le escursioni partono la mattina presto dalla piazza dell’Orologio del Re, inconfondibile per la sua grande meridiana. Si sale su un vecchio camion da guerra russo con le sedute all’aperto e si raggiunge il punto di partenza del trekking. Ci sono diverse possibilità, io ho scelto il Parco Guanayara. La nostra guida Osmin (che parla italiano perfettamente, da autodidatta) ci ha permesso di ammirare da vicino la flora e la fauna del posto. Durante la visita si possono vedere le cascate “El Rocio”, fare il bagno in una piscina naturale chiamata “El Venado”, degustare il cocktail chiamato “colibrì”, attraversare un ponte tibetano ed infine pranzare a La Casa de La Gallega per assaggiare il loro pollo.
  • Visita in autonomia alla Valle degli Zuccherifici (Valle de los Ingenios). Il modo più suggestivo per raggiungere le vecchie strutture adibite alla lavorazione della canna da zucchero è salire sul treno panoramico a vapore che parte da Trinidad. Sottoposto recentemente a restauro, dovrebbe ritornare operativo a breve.
  • Giornata al mare a Playa Ancon, la spiaggia di Trinidad. Dal porto partono anche i catamarani diretti agli isolotti della zona come Cayo Blanco (detto anche Cayo Iguana per la presenza di grosse lucertole)

Dove dormire?

Anche a Trinidad abbiamo scelto di soggiornare in una casa particular. L’Hostal Rigo si trova in un edificio coloniale organizzato con l’abitazione dei proprietari (Dayami e Rigo) al piano terra e le camere per gli ospiti al piano superiore dove ci sono anche due balconi per il relax. La struttura è comodissima perchè si trova ad un isolato da Plaza Mayor ed è vicinissima alla stazione degli autobus. La colazione (con succo di mango fresco) viene servita sul balcone da Rigo.

Dove mangiare?

Segnalo due ristoranti da non perdere a Trinidad: il primo si chiama San Josè ed è una vera istituzione dove assaggiare la cucina tipica cubana. Non è frequentato solo da turisti, ma anche dai locali. Le porzioni sono esageratamente abbondanti (oltre che squisite!). Più particolare perchè dotato di uno stretto balcone in legno che affaccia sulla piazza principale della città (dove vi consiglio di prenotare un tavolo con anticipo) è Los Conspiradores. Anche qui si mangia bene e tipico, spesso accompagnati da un intrattenimento musicale.

Cayeria del Norte

Quando si fa una vacanza ai Caraibi non si può evitare di trascorrere qualche giorno di puro relax al mare anche per chi, come me, non ama troppo la vita da spiaggia. La Cayeria del Norte è la zona più turistica (dopo Varadero) dell’Isola di Cuba. Qui ci sono degli isolotti (come Cayo Coco, Gulliermo e Santa Maria) che sono stati collegati -per esigenze puramente turistiche- alla terraferma mediante delle strade surreali sospese sull’acqua e che attraversano intere lagune. Nei Cayo non ci sono case particular, nè residenze di cubani. Si accede solo con il controllo del passaporto e della prenotazione confermata dall’Hotel. Una volta arrivati non resta che godersi le spiagge di sabbia finissima, bagnate da un mare cristallino che sputa conchiglie enormi e nasconde una barriera corallina intatta. I resort sono immensi: oltre alle camere, distribuite in blocchi abitativi, troverete bar e ristoranti aperti tutto il giorno, piscine ed avrete la possibilità di praticare sport acquatici. Tranne che per le attività extra, la formula è sempre quella dell’all inclusive.

Cayo Guillermo è la punta più estrema di Cayo Coco, caratterizzata da spiagge bianche che si alternano a lagune. Qui potrete persino ammirare da vicino una colonia permanente di fenicotteri (Laguna Flamingos). La mia scelta è caduta su Iberostar Daiquiri e mi sento di consigliare questo hotel perchè mi sono trovata benissimo. Se non volete rimanere nella spiaggia della vostra struttura potete prendere un autobus che passa comodamente fuori dalla hall e che, compiendo un giro ad anello, ferma nei principali hotel della zona fino a raggiungere la famosissima (e bellissima) Playa Pilar, una delle spiagge più belle di Cuba.

Cayo Santa Maria vanta un mare ancora più bello, con spiagge di sabbia finissima spesso sorvolate da pellicani. Anche qui a farla da padrone sono i grandi resort che offrono pacchetti “tutto incluso”. Io ho soggiornato a Melia Las Dunas, una struttura immensa (anche se con standard qualitativi -quantomeno sulla varietà di cibo- più bassi rispetto a Iberostar). Buona parte dell’Isola è selvaggia e si possono organizzare escursioni per attività come il birdwatching.

N.b. Una cosa molto importante che segnalo, per esperienza: lo spostamento tra Cayo Coco e Cayo Santa Maria non rientra tra le tratte coperte da autobus. E’ quindi necessario prenotare (o farsi prenotare dall’Hotel) un taxi per il trasferimento. Il tragitto è medio-lungo, complici anche le condizioni delle strade. Calcolate circa mezza giornata. A conti fatti non vale la pena spostarsi da un Cayo all’altro, ma sceglierne solo uno dove trascorrere l’intero periodo della vacanza “al mare”. I Cayos del Norte sono una buona alternativa a Varadero (che per scelta ho deciso di non inserire nel mio itinerario).

Santa Clara

L’ultima tappa del viaggio, prima di rientrare a L’Avana per prendere il volo di rientro, è stata Santa Clara. Ho scelto di fermarmi anche qui perché ci sono tanti elementi legati alla Rivoluzione cubana ed alla storia politica dell’Isola che non volevo perdere. Normalmente i tour organizzati fanno tappa in giornata, ma potete trascorrere qui la notte prima di proseguire. A Santa Clara la vita scorre veloce, più che in altri posti. Passeggiando per il centro della città ci si rende davvero conto di quanto ci sia fermento, anche in pieno agosto. Da non perdere:

  • il monumento al Tren Blindado, un memoriale a cielo aperto che sorge di fianco alla ferrovia e che conserva il bulldozer utilizzato da Che Guevara per fare deragliare il convoglio statunitense che trasportava soldati e materiale bellico
  • la Piazza Centrale (chiamata anche Parque Vidal) su cui affaccia l’ex Hotel Santa Clara Libre (oggi convertito in palazzo residenziale) che porta ancora i segni dei proiettili sparati durante la lotta armata
  • il Mausoleo di Ernesto Che Guevara (il monumento più importante della città). Si tratta di un grande monumento che nella parte superiore ostenta una grande statua in bronzo del Comandante con un muro che ne narra le gesta. La cripta sottostante (alla quale si accede gratuitamente ma senza zaini e macchine fotografiche -da lasciare al deposito-) ospita un piccolo museo contenente oggetti appartenuti al Che e fotografie e le tombe di Guevara e altri sedici giovani combattenti, i cui corpi vennero rinvenuti solo nel 1917

Dove dormire?

L’ultima notte a Cuba l’ho trascorsa a casa di Omelio (e di sua figlia Isel). Casa Mercy 1938 accoglie i suoi ospiti dietro una bellissima facciata coloniale tinteggiata di giallo. Varcato il portone si entra in un fresco cortile con una fontana, piante e sedie a dondolo. Le stanze, sempre in stile, hanno soffitti altissimi e sono dotate di ogni comfort. Offrono la possibilità di fare un’abbondante e fresca colazione nel cortile.

Informazioni pratiche

Per entrare a Cuba servono il passaporto (con validità residua di sei mesi) ed il visto che dal 2025 si può richiedere comodamente online qui. Per poter avere il visto è necessario premunirsi di un’assicurazione di viaggio. Viene, inoltre, richiesta la precompilazione telematica del modello “DViajeros” che consiglio di fare poco prima della partenza.

La valuta cubana è il CUP (Peso Cubano). Vista la particolare situazione economica in cui versa il Paese mi è capitato di vedere lunghe file di cubani fuori dalle banche (che oltretutto offrono un cambio decisamente sfavorevole). Il mio consiglio è quello di portare parecchio contante in Euro e poi farsi convertire piccole cifre dalle Casas Particulares che normalmente offrono questo servizio. Tenete presente che molti servizi turistici (come i taxi) chiedono il pagamento in Euro. La carta di credito non viene sempre accettata, quindi non fate troppo affidamento su quella.

Per gli spostamenti avete due possibilità: gli autobus turistici (VIAZUL) che possono essere prenotati online con anticipo. Tenete presente che la prenotazione non è vincolante quindi il giorno della partenza vi dovrete recare in autostazione almeno un’ora prima per ritirare i titoli effettivi di viaggio e per registrare il bagaglio. L’altro mezzo di trasporto che potete utilizzare sono i taxi (solo quelli ufficiali). I taxi possono essere privati, se ad uso esclusivo, o “compartiti” se condivisi con altre persone. Dove possibile vi suggerisco di prenotare tramite le case particular i taxi condivisi perchè vi permetteranno di abbattere il costo della corsa.

Per quanto riguarda Internet: quasi tutte le case particular vi metteranno a disposizione il WIFI. Lo stesso discorso vale per gli Hotel (anche se avrete un numero limitato di Giga). Se necessitate di avere sempre il telefono attivo, chiedete ai vostri host dove è possibile acquistare una sim locale (ETECSA). Le sim locali hanno piani tariffari dedicati ai turisti. Evitate di farlo in aeroporto perchè i prezzi sono molto più alti.

Tra le cose da mettere in valigia consiglio una maschera da sub, repellente antizanzare tropicale, crema solare, telo mare e una powerbank (da utilizzare nel caso di interruzioni di corrente per la ricarica dei vostri telefoni).

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