La città del chilometro più bello d’Italia: qui potrai scoprire una delle città vista mare più interessanti del Bel Paese

Viaggio nella città dei Bronzi
Scritto da: fabri979
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La nostra penisola è uno scrigno di enormi bellezze, ed è di questi giorni la notizia che finalmente (si spera), in virtù di una sentenza della Corte Europea, farà ritorno a casa la statua dell’Atleta Vittorioso (o atleta di Fano), una delle fusioni bronzee di stampo greco di miglior fattura delle quali si abbia notizia. Avremo così la fortuna di aggiungere un pezzo che andrà a contendere il primato di eccellenza ad una coppia rinvenuta cinquant’anni fa nei fondali di fronte alla spiaggia di Riace Marina. Dopo tanti anni, un paio di restauri e varie vicissitudini, fra le quali la chiusura del museo per ristrutturazione, i Bronzi di Riace risplendono oggi di tutta la loro bellezza in una sala a loro dedicata nel Museo di Reggio Calabria, località collocata all’estremità meridionale del Paese che purtroppo crea qualche problema logistico per via della distanza. Un vettore irlandese ha avuto la brillante idea di creare una base nel tanto bistrattato Aeroporto dello Stretto, e dal 25 aprile sono iniziati i regolari collegamenti con l’aeroporto Marconi di Bologna. L’occasione attesa da decenni è ghiotta, quindi ci si organizza per tempo (i biglietti aerei hanno avuto un’ impennata esponenziale nell’ultimo mese) e via, si parte. Sarà la nostra prima volta in Calabria, e dedicheremo due giorni alla visita di questa città: le aspettative sono tante, speriamo che tutto vada per il verso giusto.

3 giorni a Reggio Calabria. Diario di viaggio

10 maggio 2024, venerdì – Lungomare Falcomatà e Centro storico

duomo di reggio calabria

Alzataccia infame alle 2,30 e partenza per Bologna precauzionalmente in largo anticipo, causa le frequenti sorprese che riserva il tratto di strada appenninico, la sciaguratissima E45. Il viaggio stranamente si conclude senza intoppi, eccezion fatta per i continui slalom di cambi di corsia che tengono alta la soglia di attenzione alla guida, ed alle 5,15 siamo all’ingresso del parcheggio P3. Il volo parte in orario, e riusciamo ad atterrare in anticipo su una pista ancora bagnata dal recente acquazzone. Ho recepito notizie terrificanti sui trasporti urbani di Reggio Calabria, così ho concordato il trasferimento alla struttura con il gestore, che è lì ad aspettarci. Immediata la smentita: appena usciti dal terminal andiamo a sbattere contro il bus 28, che partirà a minuti per il centro città. Giungiamo al bed and breakfast dopo circa dieci minuti e prendiamo possesso della camera già pronta; dopo aver espletato le formalità burocratiche scendiamo verso il mare per il primo approccio con la città.

Ci ritroviamo in viale Amendola, e prendendo a destra la traversa via Roma dopo qualche minuto ci ritroviamo sul Lungomare Falcomatà, che D’Annunzio, a ragione, lo definì il chilometro più bello d’Italia. Ci soffermiamo un attimo alla Ruota Panoramica, nei pressi del sottopasso della stazione Reggio Lido, dove parte un lungo rettilineo lastricato ornato da aiuole e da palme e ficus centenari, con la costa siciliana di fronte. Facciamo una rilassante passeggiata sostando all’Arena dello Stretto, monumento dedicato a Vittorio Emanuele III con la dea Athena combattente a difesa della città, e di seguito alle tre statue di Rabarama (artista romana) di fronte alla bella Villa Zerbi, per poi giungere a ciò che resta delle mura Romane al termine del percorso.

Intraprendiamo ora il viaggio a ritroso, ed in prossimità della rotatoria, alla fine del rettilineo, saliamo sulla via parallela, corso Garibaldi, area pedonale e passerella dei negozi della città. Passeggiamo sul lato sinistro, e dopo aver superato il Teatro Francesco Cilea giungiamo in piazza Duomo, sede dell’omonima cattedrale consacrata a Maria Assunta. La chiesa è molto bella, tre navate divise da colonne che reggono un soffitto a cassettoni decorati; nella navata di sinistra è ricavata la cappella del Santissimo Sacramento, di squisita fattura, mentre all’apice di quella di destra una sezione di colonna ricorda il passaggio di San Paolo e la prima predicazione resa possibile dal miracolo dell’incendio della colonna stessa.

A questo punto ritorniamo all’inizio del corso percorrendo il lato opposto, fermandoci in piazza Vittorio Emanuele (comunemente piazza Italia) per ammirare il monumento all’Italia, il Palazzo del Municipio ed il Palazzo Alvaro. Attraverso un varco fra i palazzi si vede l’alta colonna del monumento ai Caduti con il blu del mare sullo sfondo. In un angolo a nord est della piazza, tramite una porta di cristallo, si accede agli scavi archeologici ipogei, oggi aperti in via eccezionale; scendendo di circa cinque o sei metri si possono visitare i resti dell’antico strato urbano: ruderi di costruzioni ed un tratto di strada lastricata.

Risaliti in superficie proseguiamo il nostro percorso costeggiando la chiesa di San Giorgio al Corso, chiusa, che è anche un sacrario per i caduti della Prima guerra mondiale. Superato il maestoso palazzo della Banca d’Italia raggiungiamo la rotatoria, dove ci mettiamo in fila alla gelateria Cesare per rifocillarci con un gelato; per tre euro e quaranta ottengo un cono che mi faccio confezionare con uno dei loro gusti “inediti”, l’“amareggio”, un mix di spagnola, pistacchi e quant’altro che mi fa concordare con l’assegnazione degli innumerevoli premi che il locale ha ricevuto. Dieci minuti di riposo su una panchina all’ombra di un enorme ficus e via di nuovo lungo corso Garibaldi fino a raggiungere il tunnel della scala mobile, con il quale saliamo ai livelli delle strade superiori per visitare in successione la chiesa di Maria Vergine del Santissimo Rosario ed il Castello Aragonese, che ancora mostra i muscoli dei suoi imponenti bastioni (due intatti, il terzo oggi solo abbozzato). Il costo del biglietto giustifica solo la vista dello splendido panorama, in quanto tutte le sale, benché rimesse a nuovo, sono completamente spoglie e disadorne. Di fronte al castello possiamo entrare nella Chiesa degli Ottimati, di stampo bizantino – normanno, quattro belle antiche colonne ed un pezzo di pavimento a mosaico, con uno stupendo dipinto dell’Annunciazione dietro all’altare. La strada scende, e arriviamo a Piazza Garibaldi, sede della Stazione Ferroviaria, transitando davanti alle antiche terme, visibili solo da alcuni spioncini della palizzata di recinzione che delimita l’area causa lavori in corso. A questo punto raggiungiamo il Lungomare Falcomatà e rientriamo al nostro alloggio, cotti come pere. Si è fatta sera, e dopo una breve pausa usciamo di nuovo per raggiungere le mura romane, dove, nei pressi del circolo velico reggino, questa mattina abbiamo prenotato un tavolo al ristorante “Royal Reef”, una terrazza sul mare; eccellente la cena ed ancor più il Freschello delle cantine Criserà che fa salire il livello di gradimento complessivo. Ma ora si va a nanna.

11 maggio, sabato – Museo archeologico 

museo archeologico reggio calabria

Dopo la colazione scendiamo in via Amendola e di li a poco sbuchiamo in piazza De Nava, transennata per lavori, ed entriamo nel Museo Archeologico regionale di Reggio Calabria, per una visita attesa da lungo tempo. Si entra in un salone grande quanto una piazza dove, una volta passata la biglietteria, si può ascoltare da uno schermo la storia dei celeberrimi Bronzi di Riace. La visita del museo inizia dal secondo piano, agli albori dei primi insediamenti umani in Calabria, circa 120.000 anni fa, fino a scendere lungo un arco temporale racchiuso in sale dedicate, ai tempi della Magna Grecia. Con un certo disappunto cominciamo decisamente male: orde di scolaresche urlanti e festanti invadono i corridoi e le sale di esposizione, quasi a passo di corsa al seguito di altrettanti beceri professori e accompagnatori che non si preoccupano minimamente di porre un freno, magari dando una benché minima spiegazione o informazione, a questo branco di scalmanati. Mi domando che senso abbia una visita di un quarto d’ora in un tempio della storia come questo, fatta oltretutto senza la benché minima cognizione di causa; sono giunto alla conclusione che lo spirito è solo quello di una gita fuori porta.

Iniziamo così la nostra visita “a singhiozzo”, fermandoci ogni cinque minuti per far passare la comitiva di turno, ad assaporare le tante bellezze che popolano le innumerevoli teche. Giunti al piano terra ci viene comunicato che oggi eccezionalmente sono aperti i sotterranei, dove sono state lasciate al loro posto d’origine quattro tombe, di cui una con una strana copertura a “pagina di libro”, cioè con tegole poste verticalmente anziché nella classica posizione piana. Osservo gli imponenti architravi di cemento armato che sorreggono la struttura dell’edificio, e la cosa non sfugge alla nostra accompagnatrice: il museo è stato costruito sopra il luogo di ritrovamento delle tombe, che non sono state spostate, e di conseguenza le fondamenta del palazzo hanno avuto bisogno di una solida base di partenza. A questo punto torniamo al piano terra e ci mettiamo in coda per il clou: la sala dei bronzi. Gli ingressi sono contingentati, venticinque per volta, rinchiusi per due minuti in una sala dove veniamo sanificati dalle polveri sottili, prima di entrare nella ampia sala dove si ergono superbi il reperto A ed il Reperto B, che il buonsenso identifica come “il giovane” ed “il vecchio”. Il secondo è tre centimetri più basso del primo, ed è orbo dell’occhio sinistro, ma nonostante questa menomazione appare in una vigoria potente quanto il suo compagno più giovane: sono statue vive. Ho letto che questi due guerrieri facevano parte di un gruppo di cinque statue, delle quali una sembra sia attualmente in restauro a Delfi, un’altra (attenzione alle querele) che sia “ospitata” al museo Paul Getty in California, una terza scomparsa e non ancora ritrovata e… e c’è chi ha avuto la fortuna di pescarne due! In fondo alla sala, separate da una lastra di cristallo, sono appese due altrettanto splendide teste di togati o illustri personaggi, salvate dalla loro infausta sorte di essere rifuse.

Abbiamo terminato la visita, ed ancora frastornati imbocchiamo Corso Garibaldi per concederci un aperitivo al bar “Cordon Bleu”. Secondo consuetudine di queste parti l’aperitivo è un quasi pranzo, quindi satolli ci alziamo dopo tre quarti d’ora e continuiamo per la nostra strada raggiungendo il teatro; nel palazzo adiacente è collocata la Pinacoteca Comunale, che raccoglie opere di particolare pregio. Il costo del biglietto reputo sia stato speso bene. Al piano superiore iniziamo con “Cristo e l’adultera” di Luca Giordano e due dipinti di Antonello da Messina, con le sue particolari figure che sembrano miniature, per proseguire in un percorso guidato che mostra moltissimi lavori di scuola napoletana, fra i quali risalta “il ritorno del figliol prodigo” di Mattia Preti. Ad un certo punto salta agli occhi una china di Renato Guttuso, quasi fuori luogo, ma comunque interessante. La visita dura una mezz’ora, e una volta usciti percorriamo senza fretta tutto il corso, fino a giungere un’altra volta alla stazione ferroviaria, dove prendo informazioni per il trasferimento all’aeroporto: due bus dedicati, il 27 ed il 28, partenza ogni ora e i due intervallati di mezz’ora. Biglietto acquistabile presso le tabaccherie.

Torniamo al nostro alloggio con l’intento di visitare strada facendo la Biblioteca Comunale, ma oggi è sabato, e quando arriviamo constatiamo che è chiusa; prendiamo la via di casa e ci prepariamo per la cena. Questa sera optiamo per una cena tipica calabrese, e così arranchiamo fino alla cima del colle (la scala mobile è chiusa, accidenti) dove ho prenotato un tavolo al ristorante “Le vie del gusto”: antipasto di tanti assaggi (eccezionale la caponata, ma la nduja no, voglio vivere) che facciamo fatica a finire il primo, la “stroncatura”, tagliolini di vari cereali conditi con mandorle, uva passa, acciughe, capperi, olive nere e pane tostato sbriciolato. Il delizioso liquore al bergamotto offerto dalla casa è una vera e propria manna caduta dal cielo.

12 maggio, domenica – Eremo della Consolazione

eremo della consolazione, reggio calabria

Facciamo colazione e prepariamo i bagagli: lasciamo la camera ma ci danno la possibilità di trattenere gli zaini fino a mezzogiorno. Come ultima visita ci siamo lasciati il Santuario o Eremo della Madonna della Consolazione, molto venerata dai Reggini, che nel corso dei secoli l’hanno assurta a protettrice della città. Nel corso della festa a Lei dedicata, a settembre, l’effige della Madonna viene trasportata in processione dall’Eremo al Duomo, a spalla, su di un catafalco di argento del peso di 30 quintali. All’interno della chiesa possiamo visionare il “carro” in argento con lo stendardo ed il bellissimo dipinto del 1547, trovato da un contadino che lavorava la terra nel luogo dove oggi sorge il santuario. Leggenda vuole che venne trasferito nel Duomo, ma miracolosamente ricomparve nel campo, così che fu edificato il santuario. Terminata la visita (è stata una vera penitenza il chilometro e mezzo di ripida salita) scendiamo al B&B, ritiriamo il bagaglio e salutiamo i gestori; abbiamo usufruito di un’ottima collocazione.

Senza fretta percorriamo per l’ultima volta il Lungomare Falcomatà fino alla rotatoria che immette in Corso Garibaldi, per poter entrare (oggi, domenica, è sicuramente aperta) nella chiesa di San Giorgio giusto un minuto per non disturbare la funzione in corso, e proseguire fino a fermarci in una panetteria a prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Raggiungiamo Piazza Garibaldi e ci apprestiamo all’attesa del bus per l’aeroporto: il tabellone luminoso informa che da qui ad un quarto d’ora arriverà il 28, che metterà la parola fine al nostro soggiorno.

Questo diario ha partecipato al concorso letterario “Diario del mese” di Maggio 2024. Puoi inviare il tuo diario QUI e leggere il regolamento del concorso QUI.

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