Incantevole Namibia
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02 Luglio
Partiamo in un caldo sabato estivo da Malpensa, per arrivare a Windhoek la domenica pomeriggio, dopo uno scalo a Monaco ed uno a Johannesburg. Voliamo con South Africa Airlines, in collaborazione con Lufthansa, 3 voli tranquilli con un buon servizio, da segnalare solo la bassa temperatura sul volo Monaco – Johannesburg.
03 Luglio
Arrivati a Windhoek ci mettiamo tranquillamente in coda per il visto d’ingresso in Namibia: dopo circa un’ora d’attesa e un po’ di panico per l’attesa dei bagagli, incontriamo un funzionario di African Car, l’agenzia presso la quale abbiamo noleggiato una Toyota Condor Estate, non un 4×4 ma una specie di monovolume… non avremo problemi legati all’auto, le strade sterrate si possono tranquillamente percorrere anche con un’auto non 4×4, limitando la velocità e prestando un po’ più d’attenzione a schivare le varie buche. In Namibia la maggior parte degli incidenti stradali sono causati dall’alta velocità, che insieme allo sterrato fa si che molte auto si ribaltino; questa è l’unica condizione d’incidente che nessuna compagnia assicurativa copre. Noi abbiamo stipulato come extra la polizza cristalli e gomme (circa 80 euro), ci è servita, perché diversi sassi ci hanno segnato il parabrezza, invece contrariamente alle previsioni, nessun problema con le gomme.
Dopo aver sbrigato le formalità relative al contratto, ci dirigiamo verso il B&B Casa Piccolo, a pochi chilometri dal centro di Windhoek, per la nostra prima notte namibiana. Cena da Luigi’s fisher, a base di Game Steak, ossia bistecca di un animale cacciato in una delle tante riserve di caccia private attorno al parco Etosha.
04 Luglio
Dormiamo tranquillamente e ci svegliamo all’alba per una fantastica colazione a base di omelette al bacon! Oggi percorreremo il tratto Windohek – Sossuvlei (circa 300 km di sterrato).
La città di Windhoek termina ad un incrocio, qui inizia la strada sterrata e nel giro di pochi chilometri il paesaggio è naturale e incontaminato. Per raggiungere il deserto del Namib, Sossuvlei percorriamo una strada di “montagna” attraversando diversi passi e passando in mezzo a piccoli torrenti. Arriviamo a Solitaire, ultimo paese dove poter fare rifornimento di cibo e benzina nel tardo pomeriggio, dopo circa un’ora siamo al Sesriem camping. Scegliamo il campeggio per essere il più vicino possibile all’ingresso del parco che apre rigorosamente all’alba (a luglio alle 06.30) e chiude al tramonto (17.30/18.00). Montiamo la tenda e ci dirigiamo al tendone ristorante, anche se sono solo le 18.00… i ritmi in questo viaggio saranno molto diversi da quelli abituali. Ci prepariamo per la notte ed è bellissimo. Qquando ci svegliamo in piena notte, nel pieno di una tempesta di sabbia, unico rumore il vento, un po’ di paura ma la tenda si è dimostrata all’altezza della situazione.
05 Luglio
Sveglia (e chi ha dormito?) alle 05.00 e alle 06.00 siamo davanti al cancello del parco, decidiamo di lasciare le foto alle famosa duna 45 per il ritorno, arriviamo al parking delle auto non 4×4 prima della jeep navetta. Siamo i primi a partire e i primi ad arrivare a Soussuvlei. Ottima scelta! Ci godiamo Sossouvlei e le pozze di Dead Vlei e Hidden Vlei in solitudine. Non ci sono parole per descrivere le maestosità delle dune più famose del mondo, il vento che continua a soffiare e il paesaggio che cambia poco a poco. Troviamo le dune perfettamente lisce, e ci passiamo la mattinata a salire e scendere dalle dune lasciando le nostre “impronte”. Poi in tarda mattinata, quando arrivano altri turisti torniamo alla duna 45 e scaliamo anche quella. Rientriamo al camping per una veloce merenda e un riposino, e poi andiamo a visitare un piccolo canion. Torniamo alla base, cena e nanna.
06 Luglio
Sveglia alle 04.00… non abbiamo aggiornato il fuso orario dell’orologio e così cominciamo a smontare la tenda prestissimo; poco importa, abbiamo guadagnato tempo! Nonostante mi sia profondamente innamorata di questo deserto, non vedo l’ora di arrivare a Swakopmund, dove dormiremo in un B&B e potremo lavarci! Purtroppo, a causa della tempesta di sabbia, i bagni a Soussuvlei erano inagibili e abbiamo sabbia ovunque! Trasferimento di circa 350 km (sterrato) attraversando il Namib Naukluft park, una distesa immensa di colline. Arriviamo nel tardo pomeriggio al Sea Breeze, ottimo B&B, dove ci assegnano un appartamento con camera, bagno, cucina abitabile e terrazzo: uno spettacolo dopo due notti passate in tenda! Passiamo il resto del pomeriggio a togliere la sabbia dai bagagli e a spolverare la tenda, per averla pronta per l’uso all’Etosha. Una volta sistemato questo aspetto, ci buttiamo in una lunghissima doccia e ci prepariamo alla cena, gentilmente prenotata (in Namibia si usa prenotare) dalle signore del B&B alla Light House, la casa del faro. Arriviamo e per pochi soldi un ragazzo ci controllerà l’auto. Ora, non vorrei esagerare, ma sono certa di aver mangiato i calamaretti più buoni del mondo in questo posto! erano spettacolari, non riuscivo a cogliere un legame con quelli che ci propinano in Italia! Praticamente passeremo 2 giorni a Swakopmund mangiando calamaretti in tutte le salse!
07 Luglio
Sveglia finalmente ad un orario da vacanza, visita della cittadina e pomeriggio a Walvis bay aspettando il tramonto sulla laguna, per fotografare l’arrivo dei fenicotteri rosa… ritorno al sea breeze e per cena torniamo alla Light house a mangiare calamari al limone!
08 Luglio
Dopo la fantastica colazione, partiamo alla volta di Cape Cross, dove c’è una delle colonie di otarie più grandi dell’Africa; il sito offre una passerella in legno rialzata, che gira tra la colonia. Possibile, ma sconsigliato uscire dalla passerella, visto che le otarie non sono animali amichevoli e hanno dei dentoni! Stiamo lì per più di un’ora a fotografare le foche che prendono in sole, si buttano in mare, litigano, giocano… una bella esperienza, puzza a parte! Poi ripartiamo alla volta del Damaraland; dopo ore di sterrato senza incontrare anima viva, giungiamo all’unico alloggio nel raggio di chilometri, che si trova ai piedi della montagna più alta della Namibia, il Brandberg (mt. 2.600). Il White lady lodge è una piacevole sorpresa in mezzo al nulla, con i suoi 10 mini appartamenti, una piscina e la possibilità di “scalare il Brandberg” per vedere il tramonto dall’alto. Tardo pomeriggio di relax in piscina.
09 Luglio
Il White lady lodge è un complesso a cui giunge solo chi vuole visionare le pitture rupestri del Brandberg; qui c’è appunto “White lady”: si è pensato per anni che fosse una donna di carnagione chiara o albina in mezzo a uomini del posto, di colore. Studi più recenti hanno dimostrato che in realtà White lady è un uomo spalmato di una sostanza chiara per indicarne la natura magica, quindi uno stregone o un guaritore. Per arrivare al sito di percorre un sentiero di circa un’ora tra ruscelli e cespugli; molto alta la possibilità di incontrare leopardi e cobra, noi per fortuna abbiamo ne trovato solo le tracce.
10-11-12-13 luglio
Giornata di trasferimento dal Damaraland all’Etosha, circa 400 chilometri di sterrato. Il parco dell’Etosha copre attualmente 23.000 chilometri quadrati, ma fino al 1960 era di 100.000 chilometri quadrati; il resto dell’ex parco è attualmente suddiviso in numerose riserve di caccia private. Per sfruttare al massimo il tempo disponibile per safari, decidiamo di dormire all’interno del parco: il parco apre all’alba e chiude al tramonto, quindi chi dorme fuori passa le ore più “interessanti” nel trasferimento. All’interno di Etosha ci sono solo 3 rest camp: Okakuejo a ovest, Halali al centro e Namutomi ad est. Noi abbiamo dormito in tenda per tutte le 4 notti, ma ci sono anche dei bellissimi lodge (con prezzi proibitivi). All’interno di ogni rest camp c’è un ristorante dove è possibile mangiare solo a buffet, pagando un prezzo forfettario corrispondente a circa 20 euro (antipasto, zuppe, pasta, riso, carne alla griglia cotta al momento, frutta e verdura, gelato caffè o the). Indispensabile una cartina con la disposizione delle pozze d’acqua per appostarsi ad aspettare gli animali, anche se molti incontri avvengono per strada. Naturalmente è vietatissimo scendere dal veicolo, e disturbare gli animali.
Le nostre giornate tipo sono state: sveglia alle 05.30, safari fino all’ora di pranzo, pranzo al sacco, un paio d’ore di relax al pomeriggio, safari fino alla chiusura dei cancelli. Ogni rest camp ha un accesso protetto ad una pozza d’acqua che la notte è illuminata, quindi l’appostamento in attesa di animali può continuare, volendo anche tutta la notte. Durante i 5 giorni a Etosha siamo stati molto fortunati: vari tipi di gazzelle, zebre, gnu, sciacalli, giraffe, iene, elefanti, facoceri, struzzi, moltissimi uccelli di cui non conosco nemmeno il nome; abbiamo incontrato diverse volte leoni e leonesse, e per tre volte anche i rinoceronti! L’incontro con gli animali prevede oltre che una buona dose di pazienza, quando ci si apposta alle pozze d’acqua in attesa, anche una buona dose di fortuna, infatti basta che un animale sia un paio di metri tra la boscaglia per perdere l’opportunità di vederlo. Molto interessante da vedere è anche la parte centrale del parco, costituita dall’Etosha Pan, una depressione salina di 5000 km² (circa 130 km di lunghezza e 50 km di larghezza nel punto più ampio). Fino a circa 12 milioni di fa quest’area era un lago poco profondo, alimentato dal fiume Cunene; in seguito il Cunene mutò il proprio corso, e la zona si trasformò in un semi-deserto. Ancora oggi, durante la stagione delle piogge, il Pan viene alluvionato dai fiumi Oshana e Omiramba: quest’anno la stagione delle piogge è stata così intensa che il Pan a luglio era ancora allagato, sembrava un enorme lago. Gli animali però non si spingono fino al Pan, perché l’acqua che ci ristagna prende salinità dal terreno. Durante la stagione secca, il Pan torna ad assumere le caratteristiche di un deserto; il suolo salino, screpolato dal sole, assume il colore bianco intenso da cui deriva il nome “Etosha”.
14 luglio
A malincuore lasciamo l’Etosha e ci dirigiamo verso Windhoek (550 chilometri), dove consegniamo l’auto. Ultima cena namibiana in un ristorante must della capitale, da Joe’s: il locale è all’aperto, ha una forma circolare e nel mezzo c’è un enorme braciere con un falò, per mitigare il clima.Piatti tipici a base di selvaggina proveniente dalle riserve attorno all’Etosha. In Namibia il viaggio stesso è la meta: resteranno per sempre in noi i suoi colori intensi, il cielo sempre azzurro, la sabbia rossa, l’aria pulita e il rumore incontrastato del vento.
INFORMAZIONI PRATICHE
– Cambio Euro (€) – Dollaro namibiano (N$) = 1 – 1,10
– L’ingresso ai parchi costa 80 dollari namibiani a persona al giorno più 10 dollari per l’auto al giorno.
– Il costo medio di una cena è di circa 15/20 euro. Il costo della benzina è di circa 0,85 N$.
– Abbiamo percorso più di 3.000 chilometri.
– Abbiamo toccato le principali mete turistiche ed anche qualcosa di meno noto; qualcosa è stato tralasciato per ragioni di tempo, per esempio il Caprivi, e la “zona dei Diamanti, che si può visitare previa autorizzazione da richiedere alla polizia.
– Per ragioni di costo, abbiamo alternato notti in lodge e B&B (5) a notti in tenda (6); i campeggi offrono un ristorante, e servizi igienici sempre ben puliti; in ogni piazzola è possibile avere una presa per caricare telefoni, macchine fotografiche ecc…
– Il clima a luglio era molto simile al nostro clima di montagna in primavera: la temperatura minima è stata di 3° nel deserto del Namib di notte, la massima di 26° a Swakopmund di pomeriggio. L’escursione termica è molto forte, è indispensabile vestirsi a strati. Al mattino alle 05 con pile e giubbotto, a mezzogiorno in t-shirt a mezze maniche.
– Noi abbiamo fatto la profilassi anti malarica, ma col senno di poi avremmo potuto evitarla: una sola puntura di zanzara per me e niente per mio marito.
– La Namibia è scarsamente popolata, due milioni di abitanti su una superficie ampia 3 volte l’Italia; ogni spostamento deve essere programmato, così come i pasti, per la carenza di strutture ricettive.