Francia sud-occidentale on the road

Un mix perfetto fra arte, cultura, storia ed enogastronomia
Scritto da: Silvia79
francia sud-occidentale on the road
Partenza il: 25/04/2018
Ritorno il: 01/05/2018
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Si sa, i francesi tendono a primeggiare un po’ su tutto. Classifiche più o meno credibili, sta di fatto che in sette giorni, nei 2932 km macinati, ne abbiamo viste di belle.

Questi i “plus” che loro ritengono avere e che noi abbiamo visto:

Il più grande murales d’Europa: Mur de Canuts – Lione

La più grande piazza pedonale d’Europa: Place Bellecour – Lione

La più grande palude sulla costa atlantica: Marais Poitevin

Il più antico municipio ancora in uso di tutta la Francia: Municipio di La Rochelle

Il porto turistico più grande della costa atlantica europea: Port des Minimes – La Rochelle

Il faro più alto di Francia: Phare des Baleines – Ile De Re’

La chiesa monolitica più grande d’Europa – Monolithic Church Saint-Emilion

Il più grande sito urbano facente parte del patrimonio dell’UNESCO – Città di Bordeaux

La più vasta superficie riflettente composta d’acqua: Mirroir d’Eau – Bordeaux

La strada pedonale più lunga d’Europa: Rue Sainte-Catherine – Bordeaux

La città con la più alta percentuale di ristoranti per numero di abitanti – Bordeaux

La duna di sabbia più alta d’Europa: Dune Du Pilat

Il più alto ponte veicolare d’Europa: Viadotto DI Millau

Il più grande palazzo gotico al mondo: Palazzo dei Papi – Avignone

Dalla lista dei “plus beaux villages de France”: villaggi di Pérouges e Collonges La Rouge

E i ben più certi patrimoni dell’umanità UNESCO:

Lione – centro storico

Saint-Emilion – intera giurisdizione e vigneti

Bordeaux: centro storico e chiese poste sul Cammino di Santiago di Compostela, per un totale di 347 edifici – circa 18 kmq, quasi metà città

Rocamadour: sito religioso

Arles: monumenti romani e romanici

Avignone: centro storico

Pont du Gard: acquedotto romano

L’idea di questo viaggio è di Andrea: a inizio anno mi dice “Andiamo a fare un giro nelle zone del Cognac e del Bordeaux”. Detto fatto. Per queste cose a me ne basta davvero mezza.

In due mesetti l’itinerario di massima è pronto, le tappe sono stabilite e gli alberghi sono prenotati.

Ma si sa, “pianificare” un viaggio on the road è un termine relativo.

All’alba del 25 Aprile, con i due nanetti ancora sonnolenti, partiamo.

25.04.2018: NOVARA – PEROUGES – LIONE – CLERMONT FERRAND

Scegliamo di entrare in Francia dal tunnel del Monte Bianco, avendo fissato la prima tappa in Pérouges, “uno dei più bei villaggi di tutta la Francia”. Bisogna parcheggiare la macchina all’esterno delle mura; a poche centinaia di metri vi sono alcune aree di sosta a pagamento, € 2,00 per tutta la giornata. All’ingresso del paese, appena fuori dalle mura, vi è l’ufficio turistico che, con un contributo di € 0,50, fornisce una mappa con la descrizione dei principali edifici, anche in italiano. Varcata la cinta muraria si nota subito come questo borgo fortificato sia straordinariamente ben preservato; è servito da set per le riprese di numerosi film, come I tre moschettieri e Monsier Vincent (www.france-voyage.com/francia-citta/vincent-froideville-14084.htm). Era una tipica città medioevale di artigiani senza grandi palazzi aristocratici. Secondo una leggenda la città sarebbe stata fondata da una colonia gallica originaria di Perugia, di cui la città francese rispecchia la struttura e il nome.

Una volta superata la porta chiamata Porte d’En Haut, che accoglie tutti i visitatori da secoli, si scoprono viuzze lastricate di ciottoli, su cui si affacciano antiche abitazioni, e la chiesa del XV secolo, con l’aspetto di una fortezza, quasi unica in Francia, case medievali a graticcio e dimore rinascimentali con bifore. All’ingresso della città si trova subito la Eglise Sainte Marie Madeleine, la Chiesa Fortezza, classificata come monumento storico. Vicino alla porticina d’ingresso della chiesa si trova una statua di Saint Georges, il santo patrono degli abitanti. Il nome fortezza deriva dal fatto che la parete sinistra della chiesa era parte delle mura di cinta del borgo. La Rue des Rondes percorre tutte le mura della città, da una porta all’altra, e fa scoprire le vecchie case degli artigiani. Qua e là su questa strada si trovano una piazza con un bel pozzo, poesie, fiori…

Molto pittoresca Place du Tilleul (letteralmente Piazza del Tiglio), nel cuore del villaggio, una piazza tutta circondata da facciate medievali che incanta con la sua locanda, l’antica Ostellerie – monumento storico del XIII secolo una delle dimore più belle della città – la casa del vecchio San Giorgio e l’albero della Libertà, un bellissimo e maestoso tiglio piantato il 21 aprile del 1792 durante la rivoluzione francese, infine il Museo della vecchia Pérouges. Nella piazza, sulla facciata di un palazzo, si può notare la meridiana dove leggere: ti darò il tempo delle giornate di sole. E ancora, in una nicchia, un’altra statua di San Giorgio.

Girovagando a piedi si percorrono in breve tempo tutte le viuzze interne, tra le quali la Rue des Princes: era la strada principale della città, la strada dei commercianti dove vivevano i migliori artigiani. Le persiane di legno si usavano come bancarelle dei i produttori di cesti, tessitori o negozi di armi… Da non perdere l’assaggio della tipica galette de Pérouges, una specialità locale a base di pasta brioche con zucchero e burro, che può essere gustata direttamente sulla strada dalle finestre delle pasticcerie, da mangiare tiepida, così com’è o con della panna e un coulis di frutta, il tutto accompagnato da un bicchiere di Cerdon o da una bevanda calda. Il giro del paese non richiede più di due orette, aperitivo compreso. Vale certamente una deviazione, considerato che è a soli 35 Km da Lione, la città dei Dio Luce, nostra prossima tappa. Posteggiata l’auto nel comodo posteggio sotterraneo dell’Opera, sfamiamo i bimbi al carinissimo “A La Maison”. Studiata a priori la disposizione dei principali luoghi di interesse della città, con una parte bassa e una parte alta, dove a piedi coi nani sembrava faticoso arrivare, optiamo per il giro sul bus turistico Lyon Citytour hop-on hop-off certi che l’esperienza, tra il piano scoperto del bus e gli auricolari, avrebbe attirato il loro interesse. Il prezzo per il biglietto di un giorno è di € 21 per gli adulti e € 8 per i bambini. Il meeting point è in Place Bellecour e i biglietti sono acquistabili presso l’ufficio turistico situato nella stessa Piazza, oppure on line. L’audioguida è anche in italiano ed il giro completo dura circa un’ora a seconda del traffico. Le fermate lungo il percorso sono 13. La città si rivela davvero splendida. Attraversata da due fiumi, il Rodano e la Saona, Lione è la terza città più grande della Francia dopo Parigi e Marsiglia ma, se si considera l’area metropolitana, è seconda dopo la capitale, capoluogo della regione Alvernia-Rodano-Alpi con circa 500.000 abitanti.

La città è divisa in tre grandi aree: la Presqu’Ile, la penisola formatasi all’incrocio dei due fiumi; la Corix-Rousse, la “collina che lavora” per la presenza storica delle seterie e la Fourvière, la “collina che prega” per la Basilica che porta lo stesso nome, ovvero il centro spirituale e religioso di Lione. Nella penisola si trova la Città Vecchia con Place des Terraux, l’Hotel de Ville, la Cattedrale di Sant-Jean, il Museo di Belle Arti e un numero incalcolabile di vicoletti e stradine dove si trovano i famosi Bouchons, tipiche osterie lionesi che offrono le migliori ricette tradizionali, riconoscibili dal marchio esterno. Prendono il nome dal bouchon, fascio di fieno che si metteva sotto l’insegna per indicare che lì si poteva mangiare e nascono quando le donne di Lione al servizio dei ricchi borghesi decidono di mettersi in proprio e aprire queste trattorie dove si serviva vino e salumi fuori dagli orari di pranzo e cena.

La Presqu’île è stata iscritta tra i Patrimoni Unesco dal 1998. Un centro storico prezioso, tra i meglio conservati al mondo.

La collina di Fourvière è raggiungibile con la funicolare dalla stazione metropolitana di Vieux Lyon. Oltre a regalare una vista magnifica, ospita alcuni dei principali siti di interesse storico-culturale della città, quali il Théatre Romain, in assoluto il luogo più antico di Lione, affiancato da un altro teatro più piccolo; la Basilica, il più importante luogo sacro di Lione (se dalla Città Vecchia si alzano gli occhi verso la Collina di Fourvière sembra di vedere un gigantesco elefante rovesciato, per questo è soprannominata – per la sua mole – l’elefante rovesciato. Assume questa strana forma dovuta alle quattro torri ottogonali e alla forma tozza che la fa sembrare un pachiderma con problemi di equilibrio. La Basilica è stata costruita nel 1870 nel luogo dove furono uccisi i primi martiri cristiani di Lione, e si caratterizza per una mescolanza di stili all’esterno (gotico, classico, bizantino) e per la navata in mosaico che racconta la vita della Vergine Maria. La chiesa, infatti, è dedicata all’immagine di una Madonna del 1500 (conservata nella Cappella della Vergine) che pare faccia miracoli dal 1500. La speranza di ottenerne uno attira ogni anno milioni di fedeli da tutto il mondo.

La Basilica è il simbolo della città; venne inaugurata nel 1872 per sciogliere un precedente voto fatto alla Madonna affinché la città fosse risparmiata dal conflitto franco-prussiano. E’ possibile salire sul tetto della basilica con 287 gradini. Dal piazzale all’ingresso è possibile godere di un panorama mozzafiato su Lione.

Scendendo ai piedi della collina di Fourvière, si trova la cattedrale di Saint Jean, lunga circa 80 metri, costruita “rubando” le pietre dai monumenti romani di lione. All’interno si trova l’orologio astronomico, uno dei più antichi d’Europa. Una delle particolarità del quartiere di Vieux Lyon sono i traboules (i passaggi coperti), stretti passaggi pedonali coperti che collegano strade diverse passando all’interno di edifici e cortili privati, e che permettono di raggiungere una strada parallela fino al fiume. I traboules sono la vera caratteristica peculiare di lione. Il primo venne costruito durante il rinascimento per pura esigenza estetica ma da allora i lionnesi ne hanno capito l’utilità pratica e li hanno utilizzati per diversi scopi. ad esempio, gli artigiani della seta, li usavano per trasportare la seta senza esporla alla pioggia e i partigiani per nascondersi dai nazisti. oggi gran parte dei traboules sono privati e chiusi al pubblico ma ce ne sono alcuni che si possono attraversare liberamente. Il particolare che rende indispensabile la visita di Croix Rousse, “la collina che lavora”, quartiere della seta e dei tessitori che deve la sua popolarità ai canuts, gli operai della lavorazione della seta, è il Mur de Canuts, il più grande murales d’Europa, che si trova in Rue de la Martinière, tra Boulevard des Canuts e Rue Denfert Rochereau. Non è un monumento storico, perché ha meno di 20 anni, ma è un palazzo molto singolare. È il cosiddetto Muro dei Lionesi, la facciata di un intero stabile affrescata con scene di vita di Lione in cui sono ritratti diversi personaggi tipici della città. Tra molti personaggi locali a noi sconosciuti spiccano alcuni che sono famosi in tutto il mondo: l’Imperatore Claudio, i fratelli Lumière inventori del cinema e Joseph-Marie Jacquard, inventore del tessuto che porta lo stesso nome, tutti nati a Lione. Il dipinto raffigura il quartiere stesso coi suoi palazzi, le sue strade e i suoi abitanti. Un’opera gigantesca, oltre 1000 mq., che nel corso degli anni ha subito diversi ritocchi per tenerlo a passo coi cambiamenti di una zona che da proletaria è diventata bohemienne.

Piazza Bellecour è una piazza meravigliosa, la più grande piazza pedonale d’Europa, snodo principale per tre delle principali strade cittadine, ciascuna con un’alta concentrazione di negozi, musei e monumenti. Vi è una statua equestre di Luigi XIV e la statua di Antoine de Saint-Exupéry, scrittore francese, nato a Lione, autore de Il Piccolo Principe.

A circa un chilometro si trova Place des Terraux, cuore della città, con l’Hotel de Ville, il bel municipio cittadino chiuso al pubblico, e la fontana di Auguste Bartholdi, scultore francese la cui fama è legata alla Statua della Libertà, il monumento all’ingresso del porto di New York. La fontana, in realtà, era destinata ad abbellire Bordeaux che però non potè più permettersela e Lione fece un buon affare.

Altrettanto bella è Place des Jacobins; al centro c’è una fontana monumentale con quattro statue di giacobini ed è incorniciata da bei palazzi antichi. Il bus turistico arriva sino alla Confluence, una zona di 150 ettari che si trova proprio alla confluenza dei due fiumi Rodano e Saona. Era un distretto industriale fino a quando è stato abbandonato per la crisi del settore. Il progetto di riqualificazione la Confluence è iniziato nel 2003 e da allora ha completamente trasformato la morfologia dell’area. Visitandola si ha la sensazione di essere in una città del futuro. Ci sono edifici surreali progettati di architetti di fama mondiale, la cui architettura lascia senza fiato. La nostra visita alla splendida Lione si conclude con un girovagare a piedi nella zona centralissima della vecchia lione, dove c’è da perdersi tra le stradine intricate e i vicoli che sanno di magia. La sosta notturna è prevista a Clermont Ferrand, all’Hotel les Commercant, comodo con posteggio riservato. La stanchezza si fa sentire, ceniamo in hotel e dritti a nanna, per fortuna nulla di questa città, nella programmazione del viaggio, aveva attirato il mio interesse.

26.04.2018: CLERMONT FERRAND – MARAIS POITEVIN – LA ROCHELLE

Sveglia presto, anche oggi i Km sono parecchi. Destinazione il parco interregionale del Marais Poitevin che viene descritto, a tutta ragione, come “una zona intensamente verde”. Si tratta di una vasta area umida, circa 80.000 ettari, parte della quale oramai secca con acque canalizzate e grandi appezzamenti coltivati, e parte invece ancora semi-palustre, con canali di collegamento coperti da alberi, zone intervallate qua e là da paesini e boschi. La zona fra Niort e la baia di Aiguillon è soprannominata “Venis verte”, Venezia verde, proprio per il colore delle sue acque. Quest’area naturale protetta, di superficie di 970 chilometri quadrati, è la più grande palude sulla costa atlantica e il secondo più grande di tutto il paese (dopo la Camargue). Coulon è capitale della Venezia Verde, un borgo tipico con belle abitazioni sulle sponde del Sèvre niortaise, nonché punto di partenza delle gite in barca lungo i canali della Venezia Verde. Arriviamo all’ora di pranzo all’Embarcadère Cardinaud a Coulon, dove in una zona attrezzata posso finalmente inaugurare il mio fantastico cestino da pic nic, con il cibo acquistato in un mercato cittadino incontrato lungo la strada.

In rete avevo individuato questo imbarcadero che organizza quotidianamente gita in barca lungo il labirinto dei canali d’acqua con una guida locale, della durata da un’ora fino a tre ore.

Pensando di non trovare troppi turisti, sbagliandomi, non avevo prenotato nulla; scopriamo ben presto che le visite guidate non sono più disponibili fino al tardo pomeriggio, quindi optiamo per il classico noleggio di barca senza accompagnatore di un’ora. Ci viene consegnata una piantina con disegnato il giro obbligato, due salvagenti per i bambini, due remi e via… si parte. Per un’ora remiamo tra salici piangenti, betulle e frassini, affrontando curve a gomito, passaggi sotto i ponti, barche di turisti in difficoltà con le manovre… Insomma, nessun amante della natura dovrebbe perdersi il Marais Poitevin, è un luogo davvero suggestivo. E i bambini si sono divertiti un mondo a remare: accontentati anche loro!

Riprendiamo la macchina, è ora di far rotta verso l’Oceano Atlantico. La destinazione è La Rochelle, capoluogo del dipartimento della Charente Marittima nella regione di Nuova Aquitania, sede di un importante porto. La cittadina è soprannominata dagli abitanti La Ville Blanche – la città bianca – per via delle case che in buona parte hanno mantenuto la classica colorazione candida esterna, tipica di questa zona.

La Rochelle è famosa per il suo bellissimo Porto Vecchio, un luogo da cartolina sorvegliato dalle due antiche torri che ha ispirato numerosi artisti. Nel corso dei secoli ha saputo mantenere il suo aspetto originario, con le banchine in pietra e gli eleganti edifici circostanti intonacati di bianco. La Tour de la Lanterne, la Tour de la Chaine, il Grosse Horloge, la Tour Saint-Nicolas sono gli emblemi della città e si trovano tutti al vecchio porto. Insieme alla mura, le case di pietra dalle facciate scolpite, i palazzi degli armatori costituiscono uno dei centri storici fra i più belli di Francia. Le torri sono vistabili ed è possibile acquistare un biglietto cumulativo per visitarle tutte e tre. Proseguendo sul porto si può raggiungere il Museo marittimo di La Rochelle che sulla banchina del Bassin des Chalutiers espone alcune famose imbarcazioni francesi. C’è anche il Calypso, la nave dell’oceanografo Jacques-Yves Cousteau. Altra attrazione famosa della città è l’Aquarium, una grande istituzione di ricerca scientifica che è anche parco zoologico dove tra 75 vasche e 8000 metri quadrati di spazio espositivo vivono più di 12.000 animali acquatici. La massiccia Porta dell’Orologio porta risale al XIV secolo e serviva a separare la città dal porto. E’ il passaggio obbligato dal porto alla città, la porta che apre al vero cuore della vivissima cittadina con belle stradine su cui si affacciano palazzi, dimore rinascimentali e antiche abitazioni a graticcio, oltre a numerosi negozi sulle strade pedonali e sotto i portici. Una delle strade principali del centro storico è Rue Du Palais, che va dal vecchio porto, partendo dalla porta dell’orologio alla piazza Verdun, che è la piazza principale di La Rochelle, dove si trovano la Cattedrale e il Café de la Paix, il caffè più antico della città quasi un monumento storico risalente alle fine del 1700. Il Municipio della città viene considerato il più antico municipio ancora in uso di tutta la Francia, che troneggia sulla piazza de la Cailla con il suo maestoso aspetto gotico e l’elegante torre campanaria. A La Rochelle si trova un bel mercato coperto, il Marchè Du Centre, dentro una raffinata struttura coperta metallica del 1835 dove si trova di tutto. Il mercato funziona solo alla mattina. Il vasto Port des Minimes, interamente dedicato alle imbarcazioni da diporto, richiama velisti da tutto il mondo. E’ il porto turistico più grande della costa atlantica europea – circa 4000 posti.

Carinissima e da fare assolutamente è la passeggiata nel Gabut, il vecchio quartiere di pescatori rinnovato a partire dalla fine degli anni Ottanta e che ora si presenta come un insieme di case dalle facciate coloratissime, ristoranti, caffé con una vivace atmosfera che ricorda il New England o i paesi scandinavi. La temperatura è buona, questa sera finalmente si cena all’aperto! La zona dei ristoranti si sviluppa intorno alla Rue Saint Jean du Pérot, dietro la torre della catena. La scelta è ampia, ci sono davvero tanti locali; la nostra scelta ricade su La Fleur De Sel, ostriche e zuppa di pesce… ottimo. La zona del Porto Vecchio illuminata è suggestiva, una passeggiata, foto di rito e… good night bellissima La Rochelle.

Pernottiamo all’hotel Le Rupella, davvero carino, con una posizione invidiabile direttamente nella zona pedonale del porto vecchio.

27.04.2018: LA ROCHELLE – ILE DE RE’ – COGNAC

Oggi le aspettative sono alte. Da quello che ho visto e letto so già che l’Ile de Rè mi piacerà un sacco. A nord di La Rochelle un ponte a pedaggio di 3 chilometri collega la costa all’Isola. € 8,00 andata e ritorno. L’isola è lunga 30 km, e la larghezza varia tra i 7 m e i 5 km. L’estensione complessiva è di circa 85,2 km quadrati. L’isola comprende due grandi baie che si asciugano completamente con la bassa marea, rivelando antiche saline abbandonate o riconvertite per la coltura delle ostriche. Tutta l‘isola è patrimonio naturale protetta da una legge del 2000, che prevede l’approvazione di ogni nuova costruzione da parte di severi architetti e, dal 2015, neppure un mattone in più. L’isola è costellata di case basse e bianche e presenta lunghissime spiagge orlate da dune dove è possibile godersi lo spettacolo delle maree. Arrivati alla fine del ponte si percepisce subito l’atmosfera rilassante e vacanziera, si vede ad occhio che è attrezzatissima per il tempo libero. E’ il paradiso dei ciclisti con le sue tantissime piste ciclabili (1oo km – in estate le biciclette in circolazione arrivano fino a 50 mila), e anche degli asini, le mascotte dell’isola che pascolano tranquillamente fotografati come star. L’isola è anche un paradiso per i gastronomi e in particolare per gli amanti del pesce e dei frutti di mare, essendo le ostriche dell’isola tra le più apprezzate in Francia. La prima sosta, a sud di St-Martin de Ré, sul promontorio dei Barres, è al rudere dell’Abbazia cistercense degli Chateliers, di cui restano la facciata principale e le pareti di una navata e dell’abside. Il quadro d’insieme è davvero suggestivo; lasciamo i bambini esplorare curiosi, godendoci il panorama verso la baia ormai completamente asciutta.

Riprendiamo il viaggio verso la mondana St-Martin de Ré, la piccola e animata capitale dell’isola, un vero gioiello della costa atlantica francese. Splendidamente conservato, il suo porto è circondato da bastioni risalenti al 600′ ed è una delle mete preferite per gli appassionati della vela in Francia, con tanti negozi caratteristici e numerosi ristoranti. Lasciamo la macchina dove iniziano le fortificazioni sul mare che cingono completamente il borgo. E’ possibile passeggiare lungo quasi tutta la cinta di bastioni. Dopo una breve passeggiata si raggiunge il porticciolo, davvero piacevole. E’ bello girovagare nelle sue viuzze, zeppo di ristoranti, caffè e negozietti coi i tipici souvenir marittimi; prendiamo una via in salita fino ad arrivare alla chiesa di Saint Martin, dove i bambini vogliono salire sul suo campanile: dall’alto si scorge una mirabile vista d’insieme del porto e della cittadina.

Continuando a percorrere la strada si arriva alla punta occidentale dell’isola protesa verso l’Atlantico. Ad accoglierci onde e un vento incredibile, e l’affascinante Phare des Baleine, costruito in pietra nel 1854 in sostituzione della luce alimentata ad olio di pesce e poi da carbone che era emessa dalla Torre delle Balene, posta proprio davanti al faro. All’epoca era fra i più potenti della facciata atlantica francese e aveva una portata di 50 chilometri. Oggi è senz’altro un’attrazione molto turistica, d’altronde è il più alto di tutta la Francia. I bambini non stanno più nella pelle, dobbiamo salire fino in cima. Biglietto d’ingresso € 3,50 a persona. Il faro è alto 57 metri di altezza, ci fanno fare i 257 scalini della scala a chiocciola in pietra tutti d’un fiato. All’uscita della porticina un vento fortissimo rischia di far volare via Dodo e i suoi 18 kg, meglio tenerlo stretto… Dall’alto del faro si gode di una bellissima vista sull’Oceano, la costa francese e tutta l’isola. Davvero un magnifico panorama che si perde all’infinito. Di fronte si trova la massiccia torre delle Balene, fatta costruire da Colbert nel 1682: il nome, come quello del faro, deriva dal fatto che di qui, un tempo, era facile avvistare le balene che passavano nello stretto braccio di mare fra l’isola e la terraferma. A causa dei banchi di sabbia, spesso alcuni esemplari si arenavano: l’ultimo episodio di questo genere risale però al 1927. In questa zona si vedono affascinanti dune di sabbia; le più belle sono alla Plages De La Conche Des Baleines – dietro alla omonima spiaggia molto suggestiva raggiungibile mediante un sentiero dal faro. Qui sono state girate varie scene del film “il giorno più lungo”. È ora di rimettersi in viaggio, l’idea è quella di pranzare al ristorante Aux Freres De La Cote ad Ars En Re, del quale ho letto molte belle recensioni, il classico posto dove degustare crostacei e molluschi freschissimi davanti al mare che li ha prodotti. Ma come me, tante altre persone conosco la fama del posto, infatti è al completo per almeno un’oretta. Non possiamo attendere, abbiamo prenotato per le 15.30 il tour con degustazione alla Hennessy a Cognac e i km da fare sono tanti. Percorrendo la strada di ritorno sull’altra costa dell’isola si intravede Ars en Rè, classificato tra i più bei borghi di Francia. Anche senza avvicinarsi si scorge la torre campanaria distintiva della Eglise Saint Etienne, coi i suoi colori nero e bianco, utilizzata come un punto di riferimento per le barche a vela ancora oggi. Nascoste nel verde, qua e là, ci sono moltissime residenze secondarie di personalità della politica, della televisione e delle moda che hanno scelto l’ Île de Ré per trascorrere le loro vacanze, tanto che il posto si è guadagnato l’appellativo di Saint Tropez dell’Atlantico. Lasciamo a malincuore questa splendida isola; a posteriori posso dire che merita sicuramente almeno una giornata intera di visita, soprattutto nella stagione estiva, da concludere alla grande con una cenetta nel porticciolo di St-Martin de Ré…

Ma Cognac ci attende, quindi arrivederci a presto Île de Ré. Nell’itinerario è prevista una sosta a Rochefort per visitare la Corderia Reale, ma siamo davvero stretti coi tempi, dobbiamo rinunciare; arriviamo al pelo alla sede della Hennessy, dove è già prenotata da tempo una visita guidata dello stabilimento in inglese, con degustazione finale. La Hennessy è il maggior produttore di cognac. Fondata nel 1765 da Richard, capitano nella brigata irlandese di Luigi XV. Il tour delle cantine inizia con una traversata del fiume Charente con una motovedetta della Maison, ti trasportano sull’altra sponda per poi entrare nel Sancta sanctorum, ovvero le cantine, per un’iniziazione ai misteri del cognac dove con l’aiuto di video proiezioni e display multimediali spiegano come è fatto il distillato. La visita offre un’esperienza completa, della durata di circa un’ora, ed è molto ben fatta. Anche i bimbi sono rapiti dalle immagini, complici la sala oscurata e i volumi alti. La visita alle cantine ha diversi prezzi. Il giro delle cantine è uguale per tutti. Al termine c’è la degustazione e la differenza di prezzo è dovuta proprio ai differenti brandy che si sceglie di assaggiare.

>Io avevo scelto la classica denominata signature, della durata di 90 minuti al costo di € 18 a persona, con degustazione di Hennessy v.s and v.s.o.p, bambini gratuiti. Ci vengono serviti ognuno due bicchieri per ciascun tipo di cognac, prima degustati lisci e successivamente con il ghiaccio. anche i bimbi hanno la loro degustazione… di succo d’uva dalla Charente. Al termine della visita si trova lo showroom con possibilità di acquisto.

Raggiungiamo l’hotel prenotato per la notte, l’hotel L’Oliveraie, nel piazzale della stazione ferroviaria, il classico motel francese con le stanze dislocate nel cortile, camere nuovissime, carino.

Ci lanciamo così alla scoperta del centro di Cognac che a dire la verità non ha molto da offrire. Chiaramente la città è conosciuta nel mondo per essere il luogo di produzione del famoso omonimo distillato di vino bianco, il “liquore degli dei”. L’acquavite Cognac in base a una legge del 1º maggio 1909, ha la denominazione protetta: solo il distillato proveniente dall’area delimitata della Charente può essere chiamato Cognac, laddove nel resto di Francia e nel mondo tale liquore è chiamato brandy o riceve altre denominazioni locali. Il distillato ottenuto dall’uva viene invecchiato in botte per diversi anni, a volte anche decenni. Le grandi maison hanno qui i vigneti, le distillerie e le cantine di invecchiamento. Se ne possono visitare molteplici e ognuna ha una storia e ambientazione uniche, dagli antichi castelli ai magazzini sul lungofiume. Tutto a Cognac parla di cognac, perfino i muri e i tetti delle case anneriti da un microscopico fungo che contribuisce alla realizzazione del Cognac. Tra le più famose la Maison Camus, le Cantine Otard, la Martell, la Remy Martin e appunto la Hennessy. Tutte propongono visite guidate e degustazioni, la maggior parte anche in inglese, alcune più professionali alcune più a portata di turista…

Oltre a questo la città presenta un centro storico pedonale, la Vieux Cognac situata lungo le rive della Charente, con numerose abitazioni antiche, palazzi e monumenti, come il Castello dei Valois, la porta Saint-Jacques fiancheggiata da due torri con piombatoie e la chiesa di Saint-Léger, costruita nel XII secolo, tutte testimonianze del suo ricco passato. Il castello di Cognac, in cui nel 1494 nacque Francesco I, dal 1795 ospita oggi la Casa Otard. La città si sviluppa poi intorno alla Place Fracois, che divide la città vecchia dai nuovi quartieri. Ciò nonostante la città è deserta, negozi chiusi, solo qualche bar e un ristorante aperto, sicuramente poco sviluppato turisticamente. Ci ha dato l’impressione di una località molto ben organizzata per le visite giornaliere alle distillerie, il paesaggio circostante delle colline ricoperte all’inverosimile di vigneti lascia davvero senza fiato, ma la città in sé non vale sicuramente una sosta notturna. A posteriori… meglio fare qualche km in più e dormire a Saint Emilion. Ceniamo bene al ristorante Le Coq d’Or, due passi nella via pedonale del paese che a quest’ora sembra il vecchio west e tutti a nanna.

28.04.2018: COGNAC – SAINT EMILION – DUNE DU PILAT – GUJAN MESTRAS – BORDEAUX

Sveglia presto, il tuk tuk ci aspetta. I bambini sono mesi che aspettano questo momento! Ne hanno sentito parlare talmente tanto. Destinazione Saint Emilion: la collina dei 1000 cru, un villaggio nato sulla via della fede e cresciuto tra i vigneti. Nell’organizzare il viaggio avevo trovato pubblicità dell’agenzia Tuk Tour Events. Oltre al classico giro turistico del centro storico del paese, si ha la possibilità di esplorarne i vigneti in modo insolito, a bordo di tuk-tuk elettrici al 100%, ecologici e silenziosi, con 6 posti a sedere, dotati di sedili riscaldati in pelle e teli impermeabili in caso di pioggia. Due le possibilità: la visita dei vigneti della durata di 50 minuti al prezzo di € 12 gli adulti e € 8 i bambini, oppure la visita dei vigneti seguita da una degustazione di vino in uno degli Châteaux, della durata di un’ora e 45 minuti, al prezzo di € 25 gli adulti e € 12 i bambini. Prenotato telefonicamente il giorno prima, alle 11 il nostro tuk tuk ci aspetta. Facciamo un bel giro su e giù per gli splendidi vigneti, dove con la macchina sarebbe stato impossibile arrivare; la guida, un inglese appassionato di storia, ci illustra le vicende del paese e alcuni sui aneddoti, fino a condurci allo chateux dove è prevista la nostra degustazione. La titolare con grande entusiasmo ci fa visitare i loro vigneti, ci porta nella vecchia cantina per illustrarci la procedura di vinificazione e ci conduce infine nelle cantine dove sono accatastate migliaia di botti. Nonostante non siamo propri dei pivelli sull’argomento, la visita è comunque interessante… ancora meglio la degustazione.

Terminato il tour ci dedichiamo alla visita del centro storico del paese che, insieme ai suoi vigneti, è compreso nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco. E’ un pittoresco borgo medievale fortificato, collocato su una collina nella valle della Dordogna, un vero museo a cielo aperto e famoso nel mondo soprattutto per le sue cantine vinicole. Saint Emilion è infatti nota per la sua produzione di vino, con ben due AOC: il Saint-Émilion e il Saint-Émilion Grand Cru, un mix di Merlot al 75 per cento e di Cabernet al 25 per cento. La zona, considerata già ai tempi dei romani una valle fertile per la viticoltura, oggi conta ben 103 chateaux. La cittadina prende il nome dal monaco bretone Emilion che si rifugiò da eremita in una grotta (visitabile con il tour) dove visse per 17 anni. L’Eglise Monolithe de Saint Emilion, costruita tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, è la chiesa monolitica più grande dell’Europa Occidentale, unica nel suo genere, ed è conosciuta in tutto il mondo tanto da essere luogo di pellegrinaggio di molti fedeli. La chiesa molto grande è completamente scavata nella roccia, mediante un colossale lavoro di asportazione di materiale (nessun rimontaggio di pezzi di pietra, solo asportazione). Molto bella e suggestiva. Il portale ricavato dal tufo è un capolavoro. Il campanile svetta da 57 metri di altezza e percorrendo 187 gradini, su può godere di un panorama spettacolare a 360° sui vigneti circostanti. Il sito è visitabile solo nell’ambito della visita guidata organizzata dall’ufficio del turismo. La visita è in inglese con foglio esplicativo in Italiano. Occorre prendere i biglietti sul sito del turismo del paese oppure all’ufficio del turismo, nella piazza di fronte al campanile. Con il tour si vedono i sotterranei, le catacombe, la grotta dove visse il Santo Emilion, la Cappella della Trinità e la chiesa monolitica. Si possono scegliere due circuiti uno di 45 minuti che comprende solo i siti sotterranei e uno di un’ora e mezza che oltre ai siti porta a conoscere altre parti della città.

Il centro storico medievale di Saint Emilion è davvero bellissimo, con i suoi edifici in pietra calcarea colo ocra; dalla chiesa romanica, costruita sopra quella monolitica, si gode di un panorama unico sul paese e sui vitigni che hanno una densità al limite dell’incredibile.

Altrettanto splendido il chiostro della Collegiata, accanto al quale si trova la sede della compagnia MM.G.Meynot che continua la tradizione vinicola dei frati Cordeliers. L’ingresso ai resti del chiostro è gratuito, mentre volendo si può partecipare al tour a pagamento delle cantine. Dietro alle rovine del vecchio convento si apre un parco che affaccia sulle mura esterne della città con tavolini a disposizione, luogo per un picnic o una tappa aperitivo. E’ molto suggestivo, una chiesa senza tetto ed il resto di un colonnato dell’attiguo chiostro fanno da cornice ad una piacevole sosta sui tavoli disposti sull’erba.

Avevo letto della bella idea del bar allestito vicino al chiostro di fornire tutto l’occorrente per un bel pic nic, pane patè formaggi e vino, bicchieri e piatti compresi. Ma come noi, altri turisti ne sono venuti a conoscenza, infatti all’ora di pranzo tutte le provviste del piccolo bar sono terminate. Addio pic nic. Con immensa tristezza ci consoliamo con un ottimo pranzo al bar tapas L’Absolu, in Place Marche Aubois sull’affollata e ripidissima Rue du Terte de la Tente, l’arteria principale del paese dove si trovano innumerevoli cantine, bottiglierie e locali per la degustazione.

Da non perdere a Saint Emilion l’acquisto dei suoi tipici macaron, la cui ricetta fu elaborata nel 1620 dalle religiose del convento delle Orsoline di Saint-Émilion, dalla consistenza morbida e delicata e dal gusto di mandorla. È venduto praticamente ovunque in tutto il paese.

Ci rimettiamo in viaggio. L’itinerario prevede per il pomeriggio la visita di Bordeaux e per la mattina successiva l’accesso alla Duna di Pilat. Le previsioni stanno pian piano peggiorando, per domani è prevista pioggia, mentre il pomeriggio sembra ancora salvo. Non possiamo non vedere la Duna, e non vogliamo andarci con la pioggia, per cui decidiamo sulla strada verso Bordeaux di rivedere il piano e invertire le cose.

Quindi cambio di programma: prossima destinazione Duna di Pilatun pezzo di Sahara prestato alla Francia. Quella di Pilat è la duna di sabbia più alta d’Europa, situata di fronte al punto d’incontro tra il Bacino di Arcachon e l’Oceano Atlantico, lungo la Cote d’Argent nel golfo di Guascogna. Tanti gli aggettivi per descriverla: strepitosa, divertente, suggestiva, spettacolare, unica, straordinaria. Ha un’altezza di 100-115 metri, lunghezza di circa 3 chilometri larghezza di circa 500 metri, da una parte si trova l’oceano, dall’altra la pineta; la duna è in continuo movimento, la sua conformazione cambia continuamente a causa dell’azione dei venti e delle correnti. E’ stimato che si allarga ogni anno di circa 4,5 metri. La formazione della Duna di Pilat, dovuta ad un incidente geologico causato dalla sovrapposizione nel corso dei secoli di due grandi sistemi dunari, non è antica; nel 1855 misurava solo 35 metri di altezza, via via aumentati, fino agli attuali 100-115, principalmente grazie agli accumuli provocati dall’azione del vento e data la specificità di quel tratto di costa. Nel corso della sua avanzata verso est ha sepolto alberi, un incrocio stradale e anche un hotel.

Posteggiata l’auto nel grande posteggio, si cammina nella foresta per circa 200 metri fino trovarsela di fronte, un vero e proprio muro di sabbia finissima. Si può salire con una scalinata in plastica di circa 500 gradini, oppure a piedi, certamente la via più faticosa ma il piacere di camminare scalzi nella sabbia fine non ha prezzo. Arrivati in cima, ripreso il fiato e un battito cardiaco nella norma, si gode di un panorama mozzafiato a 360 gradi che spazia dal verde della foresta, da un lato, al blu dell’oceano, alla penisola di Cap Ferret e al Bacino di Arcachon, dall’altro lato.

Finite giusto quel centinaio di foto di rito, decidiamo di scendere verso l’oceano, questo lato è decisamente meno ripido. Tra capitomboli, capriole, sciate e tuffi, si fa in fretta ad arrivare in fondo.

Ma porcaccia la miseriaccia arriva la pioggia…. e adesso chi torna in cima?! La lavata che ci prendiamo è epica, la grande se la ride, il piccolo è traumatizzato, credo se la ricorderà per un bel po’. Nonostante le previsioni non ci abbiamo azzeccato, l’inversione di programma non è stata una cattiva idea. Restare in giro il resto della giornata dopo aver visitato la Duna non è una buona idea… la sabbia entra ovunque, ne abbiamo una quintalata addosso, meglio andarci a fine giornata, possibilmente con l’hotel a pochi chilometri.

Sulla via del rientro verso Bordeaux, attraversiamo in macchina Arcachon, una elegante stazione balneare Belle Epoque, situata sull’omonimo bacino, dove l’oceano viene abbracciato da lunghe lingue di sabbia e le ostriche hanno trovato il loro habitat naturale. Facciamo una piccola deviazione verso Gujan Mestras, solo per vedere il suo porto: questo delizioso paesino basa tutta la sua economia sull’allevamento delle ostriche. Il bello di Gujan Mestras, la parte più pittoresca, si sviluppa proprio tutto intorno al Port de Larros, lungo l’Esplanade des Ostreiculteurs, un susseguirsi di capanne degli allevatori locali di ostriche che a richiesta preparano un buon piatto da degustazione. Non è l’orario giusto ovviamente, tutte le cabane sono chiuse, molto probabilmente alla mattina o all’ora di pranzo vi è tutt’altra atmosfera…. Ma è davvero bello, vale la pena di farci un salto anche solo per attraversare il porto in macchina a curiosare tra le capanne.

Per la notte ho prenotato un mini appartamento presso l’Aparthotel Adagio Bordeaux Centre Gambetta, molto carino, arredamento moderno, spazioso, con un posteggio sotterraneo comodo e di facile accesso proprio di fronte all’hotel e una posizione davvero strategica, a pochi passi dal centro città pedonale.

Tolti gli otto chili di sabbia che avevamo addosso ciascuno, passeggiamo verso la zona dei ristoranti. Si dice che a Bordeaux ci sia la più alta percentuale di ristoranti per numero di abitanti. Si contano un centinaio di esercizi, tra cui alcuni ristoranti stellati, alcuni bistro, ed altri ancora che propongono la vera cucina tipica della regione del Sud Ovest. Attraversiamo per la prima volta Rue Sainte-Catherine, la strada pedonale più importante di Bordeaux, un susseguirsi di negozi incredibile. Si estende da Place de la Comedie a Place de la Victoire, con orientamento nord-sud, collegando la zona meridionale della città al centro storico. Con i suoi 1.200 metri di estensione e con più di 250 punti vendita, è considerata la strada pedonale più lunga d’Europa. Praticamente il paradiso dello shopping, è andata bene che sono le 9 di sera e i negozi sono chiusi. Alla fine optiamo per un cena veloce presso il bistrò Le Saint Georges in Place Camille Jullian, scelto a caso attratti dalla bella atmosfera visibile dalle vetrine. Ottima scelta, la cena è deliziosa.

29.04.2018: BORDEAUX – COLLONGES LA ROUGE – ROCAMADOUR

Questa mattina non abbiamo fretta…lascio dormire Andrea e i nani. Ad attenderli al loro risveglio ci sono caffè e croissant acquistati nell’unica panetteria aperta in questa assonnata domenica mattina di Aprile. La mattina è interamente dedicata alla visita della bella Bordeaux. La città è attraversata dalla Garonna ed è nota in tutto il mondo per l’omonimo vino rosso Bordeaux. I vigneti si sviluppano intorno a Bordeaux per 1.000 kmq, contando oltre 5.000 chateaux. Bordeaux ha una doppia tutela dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità: per il suo centro storico che risale ai tempi dell’Illuminismo e per alcune delle sue chiese poste sul Cammino di Santiago di Compostela. Il centro storico di Bordeaux ha ricevuto il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità Unesco per un totale di 347 edifici – circa 18 kmq, quasi metà città. La città conta infatti più di 350 edifici classificati come monumenti storici, fra cui 3 edifici religiosi poiché parte del Cammino di Santiago di Compostela. E’ il più grande sito urbano facente parte del patrimonio dell’Unesco. Il centro storico di Bordeaux si trova lungo la riva sinistra del fiume Garonna e, sin dall’antichità, la città è chiamata Port de la Lune (Porto della Luna) perché qui il fiume descrive una curva a mezzaluna. La città è stata oggetto di un imponente progetto di riqualificazione urbana lanciato nel 1996 che ha previsto il restauro delle facciate e del lungo fiume della Garonna, la messa in servizio del tram alimentato dal suolo, la riqualificazione degli spazi urbani; il tutto con la volontà di proteggere e mettere in valore il patrimonio di Bordeaux. Nonostante le previsioni dicano il contrario è una bella giornata, c’è il sole. Volendo a Bordeaux c’è l’altra sede della Tuk Tuk events, per un comodo giro del centro storico, oppure il Bordeaux Visiotour, l’autobus a due piani che attraversa la città e porta alle sue maggiori attrazioni, senza però possibilità di scendere. Ma il sole è così bello e il centro così piccolo, così decidiamo di incamminarci a piedi.

Bordeaux si rivela subito ai nostri occhi come una città davvero incantevole, elegante, una piccola Parigi senza i parigini. E si scopre in fretta, tutti i siti di maggiore interessi sono a pochi passi l’uno dall’altro.

Iniziamo da Place Des Quinconces, una delle piazze più grandi d’Europa con i suoi 126.000 mq dove un tempo vi era un castello, poi distrutto quale simbolo di oppressione; in realtà oggi è solo una grande spianata, occupata da un mercatino di antiquariato credo temporaneo e chioschi di street food. Ad un lato della piazza si trova lo spettacolare Monumento ai Girondini, una fontana monumentale di grande impatto scenico, una rappresentazione scultorea del trionfo della Repubblica; su uno dei due lati tre statue rappresentano simbolicamente i nemici della Repubblica: vizio, bugia ed ignoranza.

Place De La Bourse si trova sul lungofiume ed è uno dei simboli più noti della città: è davvero molto bella e suggestiva, sia di giorno che di notte. La piazza è circondata dalla Borsa e dal Museo Nazionale delle Dogane; al centro della piazza c’è la Fontana delle Tre Grazie.

Di fronte alla piazza si trova dal 2006 il Mirroir D’eau, la più vasta superficie riflettente composta d’acqua (3450 metri quadrati), da cui deriva appunto il nome “Specchio d’acqua” (nonché attrazione più fotografata di Bordeaux). Quest’opera spettacolare alterna momenti in cui fa da specchio alla piazza intera ad altri in cui l’acqua esce sotto forma di getti vaporizzati = ogni 23 minuti per 3 minuti. Fa parte del Patrimonio contemporaneo dell’Umanità. Questo luogo ha un’atmosfera magica, e regala momenti unici; dalla foto romantica alla ricerca della foto specchio perfetta, dalle corse dei bambini nei momenti asciutti alla corsa nel momento di arrivo dell’acqua.

Dietro Place de la Bourse si trova il quartiere Saint Pierre -cuore della città vecchia- è un luogo vivace, pieno di viette caratteristiche.

Tra Place de la Bourse e il Ponte di Pietra si trova la Porte Cailhau: questa porta monumentale è alta 35 metri e faceva parte delle mura della città, della quale era l’ingresso. Il ponte di pietra è molto bello, soprattutto di sera quando è illuminato; fu costruito nel XIX secolo per volere di Napoleone I ed ha 17 archi, che corrispondono alle lettere che formano il nome dell’imperatore francese, appunto Napoleon Bonaparte.

In Place de la Comédie si trova il Grand Théatre, tra i più belli di Francia: ha una meravigliosa facciata neoclassica, dotata di un portico a 12 colonne in stile corinzio; le colonne sostengono la struttura su cui sono poste 12 statue, rappresentanti le 9 muse e le dee Giunone, Venere e Minerva.

La Cattedrale Di Saint André è imponente, combina lo stile romanico originale con lo stile gotico. L’interno è molto semplice, ma maestoso. Il campanile è separato dal corpo della Cattedrale. La Cattedrale di Saint André è collocata sul Cammino dei pellegrini medievali per Santiago di Compostela e, come tale, è stata inserita nelle strade francesi del Cammino di Santiago, Patrimonio dell’Umanità Unesco.

La Chiesa di Saint Michel si trova invece a sud di Place de la Bourse, oltre il Ponte di Pietra e nei pressi del lungofiume; la si nota subito per le grandi dimensioni e la sua torre campanaria, anch’essa separata dal corpo della Basilica, è alta 114 metri.

Arriva l’ora di pranzo e ho la brillante idea – io come tutti gli altri turisti di Bordeaux di quella mattina – di andare a mangiucchiare qualcosa tra i banchi del Marché Des Capucins. È il tipico mercato coperto francese dove si alternano banchi di alimentari a piccoli ristorantini improvvisati dove si può bere un bicchiere di vino e mangiare tapas, formaggi, pesce e ostriche. L’atmosfera è allegra, caotica, e ovviamente molto affollato. Non c’è un posto… quindi rinunciamo e ripieghiamo su 4 gigantesche baguette imbottite all’inverosimile acquistate in una panetteria pasticceria nei dintorni del mercato.

Non si può lasciare Bordeaux senza acquistare una piccola scorta di sopravvivenza della sua grande specialità, i Canelé, un dolce che crea dipendenza. Questo dolcetto si presenta nella forma di un piccolo budinetto con foro all’interno, la cui pasta morbida e tenera è profumata con rum e vaniglia, ricoperta da una crosta deliziosamente caramellata. Una vera e propria droga. Gambe in spalla, tutti a bordo, arrivederci alla prossima, meravigliosa Bordeaux.

Uscendo dalla città vogliamo provare ad attraversa la Garonna sul ponte di pietra, ma è chiuso, non so se per lavori temporanei o se definitivamente. Continuiamo quindi ancora un pezzettino sino all’inizio della parte moderna di Bordeaux per vedere almeno dall’auto la Cité du Vin, il famoso museo interattivo sulla storia e l’evoluzione del vino, inaugurato nel 2016, che sorprende per la sua forma che ricorda un decanter. Si tratta di un museo di dieci piani per complessivi 13.350 metri quadrati dedicato al mondo del vino, che raccoglie il meglio della produzione locale.

La nostra prossima destinazione è Rocamadour, ma ho previsto una tappa nella vicina Collonges la Rouge, un paese che ha attirato la mia attenzione durante le ricerche nella fase di preparazione del viaggio perché inserito nella lista delle città più colorate d’Europa, oltre ad essere classificato tra i paesi più belli di Francia. Piove mannaggia. La cartina situata nel posteggio delle auto ci mostra che il paese è veramente piccolo, tre strade e una piazza, in gran parte pedonale, per totali 484 abitanti. Il bellissimo borgo medievale è incredibilmente ben conservato ed è caratteristico perché le abitazione sono costruite integralmente con una pietra arenaria rossa: il colore rosso è dovuto alla presenza di ossido di ferro nella montagna da cui sono state prese, in quantità superiori al 2%. Tutto è rosso: le dimore ornate di torri e torrette, i pozzi, i castelli, la chiesa fortificata, le cappelle, il vecchio mercato aperto.

È una macchina del tempo in miniatura, un luogo da sogno, davvero molto speciale, oltretutto posto nel cuore di una verdeggiante campagna piena di castagni e di noci. Il paesino si visita piacevolmente con una bella passeggiata a naso all’insù (niente ombrelli, evviva gli impermeabili), girovagando per i suoi vicoli e curiosando nei suoi negozietti (da non perdere quello specializzato in caramelle di burro salato).

Riprendiamo il viaggio verso Rocamadour. Altro posto di cui ignoravo l’esistenza fino ad ora. Oggi il meteo non ci da tregua, piove a dirotto, per cui per prima cosa raggiungiamo l’hotel Relais Amadourien, molto molto carino, comodo poiché dotato di posteggio privato e situato nella parte superiore del paese, proprio nello spiazzo dietro al castello. Rocamadour viene spesso definito come “il villaggio che sfida la legge di gravità” e fermandosi a guardarlo dal punto panoramico sulla strada carrozzabile che porta alla parte superiore del paese si capisce il perché (tra l’altro il punto migliore per le foto). Una fila di abbazie, di chiese, di santuari edificati sul fianco di una scoscesa falesia calcarea, a 130 mt sopra al canyon dell’Alzou, che sfidano le leggi dell’equilibrio. Si tratta di una città sacra e nota località di pellegrinaggio sin dal Medioevo, che si trova lungo la strada percorsa dai pellegrini per arrivare a Santiago de Compostela. Leggiamo da più parti che Rocamadour è la località più visitata di Francia dopo Parigi e Mont-Saint-Michel. Mhà, non so quanto sia vero, ma trovandosi in zona è assolutamente imperdibile. La città si estende su 3 livelli e ci sono lunghe e ripide scalinate per colmare i dislivelli. Il borgo abitato, la città bassa, è costituito da due file di antiche case (e negozi) ai piedi del roccione ed è attraversato da una strada, Rue de La Couronnier, che la percorre interamente e che congiunge due delle quattro antiche porte. Quasi alla fine della strada inizia la scalinata monumentale, le Grand escalier, di 216 gradini (nel passato veniva fatta in ginocchio dai pellegrini) che porta al sagrato dai santuari dove sorge la città religiosa con 7 chiese e cappelle incastonate nella roccia. Volendo c’è anche un ascensore. Nella chiesa sotterranea di Sant’Amadour vi è la sua cripta, dove sono custodite le reliquie del santo eremita; di particolare interesse religioso è la cappella di Notre Dame de Rocamadour, annerita al suo interno dal fumo dei ceri, dove si venera la statua della Madonna Nera con Bambino che risale al XII secolo (una statua rozzamente scolpita in un unico pezzo di legno in noce con la figura di Maria e quella di Gesù). Nella cappella si trovano molti ex voto, uno dei quali è a forma di nave, ed una campana appesa alla volta che si dice suoni ogni qualvolta si verifichi un miracolo ad opera della Vergine. La Basilica di San Salvatore e la cripta di sant’Amadour sono inserite nel patrimonio mondiale dell’Unesco oltre ad essere tra il percorso del cammino di Santiago.

Da qui si può salire ancora verso il castello percorrendo un suggestivo sentiero con la Via Crucis, oppure utilizzando un secondo ascensore. Il castello noi lo abbiamo trovato chiuso, mi risulta visitabile comunque solo dall’esterno. Inutile dire che il panorama da qui è veramente unico.

Per cena ci fermiamo in un ristorante molto carino nella via principale, La Table du Cure, dove degustiamo due delle specialità del posto: un formaggio di latte di capretta AOC dal 1996, il cabecou Rocamadour, e il vino Amadour, rosso, prodotto da 7 viticoltori locali riuniti in cooperativa dal 2006, disponibile anche in rosè. Il ristorante volendo vende il vino a prezzi da cantina, da non perdere.

Avendo più tempo a disposizione mi ero annotata il Rocher des Aigles, nei dintorni di Rocamadour, un parco ornitologico e riserva per l’allevamento in cattività di oltre 100 specie di rapaci tra cui aquile, pappagalli, condor, falchi. Il parco propone due spettacoli, uno di rapaci e pappagalli diurni e uno di rapaci notturni. Ma ci rinunciamo poiché in questo periodo è aperto solo al pomeriggio, e all’indomani dobbiamo ripartire.

30.04.2018: ROCAMADOUR – GOUFFRE DE PADIRAC – MILLAU – ROQUEFORT SUR SOULZON – ARLES

Andrea questa mattina mi concede di puntare la sveglia molto presto: la sera precedente avevo provato a prenotare sul sito l’accesso alle grotte di Padirac… ma non c’era più disponibilità per tutta la giornata! Non l’avevo fatto da casa poiché l’accesso era prenotabile in determinate fasce orarie, non mi fidavo perché non sapevo a che ora avremmo potuto essere alle grotte, e poi non pensavo che andassero esauriti in questo modo! Andrea vede in me una tristezza infinita e con tutto l’amore del mondo mi permette di essere in prima fila alle 9 all’apertura della biglietteria. Ci proviamo, anche se non abbiamo la prenotazione. Siamo i primi e riusciamo ad entrare con il primo gruppo. Evviva! La visita alle Gouffre de Padirac è pubblicizzata come un “viaggio al centro della terra”. Si tratta di una cavità naturale, un orrido tipo i cenote messicani; è uno dei siti speleologi più interessanti della Francia e uno delle sue più grandi curiosità geologiche, scoperto nel 1889. Ha una apertura di 32 metri di diametro, 35 mt sul fondo, e dopo un salto di 103 mt di profondità (ci sono scalini per scendere, e scalini o ascensore per risalire) ci si addentra nelle grotte che nascondono un fiume sotterraneo percorribile per 500 mt con un tour in barca a fondo piatto guidata da giovani ragazzi con un grosso remo; le barche sono da 6 o 8 posti e le spiegazioni sono in francese o inglese; navigando si percorre una vasta rete di gallerie e si arriva a uno specchio d’acqua dove si trova una stalattite gigantesca di 60 metri, la Grande Pendeloque.

Terminato il tour in barca la visita continua con un percorso a piedi dove si raggiungono sale enormi con magnifiche sculture rocciose e colori da lasciare senza fiato; la Sala del Grande Duomo ha una volta alta quasi 100 metri. Finito il giro a piedi si ritorna sulle barche. La visita nel complesso dura circa un’ora e mezzo. Vista l’esperienza, è vivamente consigliabile acquistare on line i biglietti meglio se per una fascia oraria del mattino presto, poiché alla partenze delle barche si formano lunghe code, oltre che alla biglietteria. Oppure arrivare molto presto all’apertura della biglietteria e incrociare le dita, come abbiamo fatto noi. All’inizio della visita viene consegnato a tutti un auricolare e un registratore da mettere al collo preimpostato sulla lingua desiderata (non c’è l’italiano). La visita è audioguidata nelle parti da percorre a piedi, mentre il tour in barca è illustrato dai barcaioli. Attenzione: la temperatura all’interno delle grotte non supera i 13 gradi, è consigliabile quindi una felpa e delle scarpe con suola di gomma per non scivolare poiché il suolo è bagnato. Inutile dire che la visita è imperdibile, davvero un luogo unico e affascinante.

Si riparte destinazione Millau per vedere l’avveniristico viadotto autostradale, memori di qualche documentario visto su Sky tipo megacostruzioni… Il viadotto di Millau è il ponte veicolare più alto d’Europa, con la sommità dell’insieme pilastro/pilone a 341 metri sopra il fiume Tarn; leggermente più alto della torre Eiffel e solo 40 m più basso dell’Empire State Building. Volendo si può attraversarlo guidando, e non sono permesse né la sosta e né il transito pedonale. Molto meglio la vista da lontano. Vi è anche un centro visitatori, che illustra la storia del viadotto. La vista del ponte da qui è perfetta, lo si vede interamente. Immancabile anche l’esperienza di passare sotto il viadotto, dove è possibile ammirarlo in tutta la sua imponenza.

Facciamo sosta pranzo pic-nic in un’area attrezzata prima di arrivare a Roquefort-sur-Soulzon (attenzione in Francia ci sono parecchi Roquefort – quello che da il nome al formaggio è solo questo!). Il paese è il luogo di produzione del formaggio erborinato ottenuto dal latte di pecora, tutelato da una carta regale fin dal 1407, il il primo formaggio a ricevere nel 1925 la certificazione AOC = Appellations d’origine contrôlée. Nel villaggio ci sono 7 produttori, 2 dei quali AOC, la maggior parte dei quali tengono visite alle cantine con degustazione e punto vendita al pubblico. Scegliamo a caso la Fromagerie Papillon Caves (quella con il marchio a forma di farfalla). All’entrata troviamo una lavagnetta con indicati gli orari di partenza delle visite guidate, circa ogni mezz’ora. Attendiamo il nostro turno e partiamo. La visita inizia con la proiezione di un filmato solo in francese con splendide immagini dei paesaggi dell’Aveyron. Terminata la proiezione si scende al chiaroscuro nella freschezza delle cantine storiche ora inutilizzate in compagnia della guida – anche qui solo in francese – che spiega tutta la procedura di produzione del formaggio. Al termine della visita vi è una degustazione di formaggi e olio presso il punto vendita. La durata della vista è di circa 45 minuti ed è gratuita.

Finiti gli acquisti ci rimettiamo in viaggio verso Arles, dove trascorreremo l’ultima notte prima del rientro. L’hotel prenotato è in pieno centro storico, il Logis De La Muette, un piccolo gioiello davvero incantevole, concludiamo davvero in bellezza. La città di Arles è famosa in tutto il mondo per il suo passato glorioso e per i suoi prestigiosi monumenti romani che sono entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità nel 1981 e hanno permesso alla città di fregiarsi del titolo di ville d’art et d’histoire (città d’arte e storica). Il centro storico è piuttosto piccolo, lo si gira in breve tempo. Iniziamo dall’anfiteatro romano Les Arenes, immerso in una piazza circondata da vecchi palazzi con le persiane colorate che ha un fascino decisamente unico. Da luogo in cui si svolgevano le corse con le bighe e le lotte fra gladiatori, oggi è sede delle tante corride che animano la città e può ospitare fino a 12.000 spettatori. A seguire il teatro antico, conservato con meno cura rispetto all’Anfiteatro. Usato come cava per il materiale durante il Medioevo, della struttura che poteva ospitare 10.000 spettatori restano le gradinate, due colonne della scena e i mosaici sul pavimento dell’orchestra. Restituito alla sua funzione di luogo culturale, oggi il Teatro Romano ospita la programmazione teatrale e musicale estiva di Arles. Bellissima la Chiesa romanica con il chiostro di St-Trophime, un vero gioiello con la sua pietra bianca che illumina tutta la piazza. Magnifico il suo portale scolpito con una elaborata scena biblica. A destra del portale si accede al Chiostro rettangolare. Arriviamo infine in Place du Forum, con l’intento di visitare i criptoportici, ma con molta tristezza scopriamo che sono chiusi per lavori di manutenzione, peccato! La piazza è affollata, zeppa di caffè (tra cui il famoso Van Gogh), bar e ristoranti, arlesiani e turistici. E sotto ai nostri piedi i criptoportici, uffa. È comunque tardi, per cui ci godiamo una buona cena in uno dei tanti locali della piazza, un giro per godere dei monumenti illuminati e tutti a nanna, domani si rientra.

01.05.2018: ARLES – UZES – PONT DU GARD – AVIGNONE – NOVARA

Sapevo già prima di partire che il 1° Maggio ad Arles si celebra la Fête des Gardians, ovvero la festa dei butteri che si radunano in città per rendere omaggio alla statua di Frédéric Mistral in place du Forum con la messa dei butteri sul sagrato di Notre-Dame la Major e spettacoli taurini ed equestri nell’arena. Non abbiamo molto tempo, dobbiamo metterci in auto sulla via del rientro, ci sono ancora un paio di cosine da vedere, ma decidiamo di raggiungere il punto di assemblamento e con grande felicità scopriamo che già dalla mattina presto vi sono radunati centinaia di persone in costume, butteri a cavallo, donne al seguito con ombrellini e carrozzine, tutti che si lasciano allegramento fotografare in attesa dalla partenza della sfilata. Bellissimo. Sarà sicuramente una bella festa, ma non possiamo attendere la partenza della sfilata. Per cui bye bye Arles, direzione Uzes. E che c’è a Uzes? Ma ovviamente il Musee du bonbon HARIBO, ingresso a pagamento € 7 adulti – € 5 bambini (con omaggio di due sacchettini di caramelle a testa). Il museo è dislocato su tre piani e le sale raccontano la storia dell’azienda, i prodotti, le tecniche di lavorazione, con alcuni giochi interattivi. Nell’ultima sala, con i due gettoni a testa ricevuti all’ingresso, si può vedere in azione le 4 macchine impacchettatrici di caramelle, ricevendo ulteriori pacchetti di caramelle. Alla fine della visita vi è un incredibile e coloratissimo negozio, dove si può acquistare a prezzi convenienti qualsiasi varietà e quantità delle caramelle preferiti e gadget connessi. Imperdibile, una festa per tutti i bambini e gli adulti amanti del genere (come noi due).

A pochi chilometri da Uzes raggiungiamo il Pont du Gard, l’acquedotto romano patrimonio dell’umanità UNESCO. Il sito è affollatissimo, ma molto ben organizzato. Vi sono grandi posteggi su entrambe le sponde del ponte a circa 400 mt. È l’acquedotto romano più bello e più imponente della Francia. Composto da blocchi di pietra su 3 piani, il più grande dei quali pesa più di 5 tonnellate. Costruito intorno al 19 a.c. da Agrippa, console dell’imperatore Augusto in Gallia, per convogliare l’acqua da Uzes a Nimes. È alto 60 metri, lungo 275 metri, conta 35 archi. Inutile dire quanto sia spettacolare e ricco di fascino.

E via verso l’ultima tappa Avignone: non abbiamo molto tempo da dedicarle, giusto un paio d’ore che sappiamo già saranno pochissime. Ma è qui vicino, sarebbe un peccato mortale non fermarsi. La città in sé è piccola e tutte le cose più importanti da vedere si raggiungono facilmente a piedi. La città medievale di Avignone, considerata la “capitale” della Provenza, ci incanta subito per la sua atmosfera ricca di storia, che catapulta indietro nel tempo. A partire dalla possente cinta muraria, gli hôtels particuliers, le viuzze tortuose e le piccole piazzette fino al meraviglioso Palazzo dei Papi, il più grande edificio gotico al mondo – 15.000 mq -, e al ponte di Saint-Bénézet (il famoso “Pont d’Avignon”), simbolo della città. Raggiungiamo con una piacevole passeggiata anche il Rocher Des Doms, il sito preistorico su cui è stata fondata la città. Da qui c’è una magnifica vista sul Rodano e sul ponte e piacevoli giardini. Ma il tempo è tiranno, i chilometri da far sono tantissimi, quindi ci rimettiamo in viaggio destinazione Italia attraversando il tunnel del Frejus.

Per finire, come scrive e canta quel gran bel pezzo d’uomo del Cesarone nazionale… “E per quanto sia difficile spiegare, Non è importante dove conta solamente andare, Comunque vada Per quanta strada ancora c’è da fare Amerai il finale.”.

Sì, perché il nostro finale è stato un viaggio unico, intenso, ricco di emozioni diverse, difficile a tratti avendo due diverse generazioni di viaggiatori da soddisfare, studiato e calibrato al fine di accontentare prima gli uni e poi gli altri.

Un viaggio che ho amato e che spero i miei figli custodiranno nei loro ricordi.



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