Bordeaux low cost
BORDEAUX!? PERCHé NO? 4 giorni e 3 notti al prezzo di euro 240 a testa, tutto incluso.
Organizzato in pochi giorni, viaggio economico per vedere Bordeaux e le Dune du Pilat. E’ una meta poco selezionata, non conosciamo nessuno che ci sia già stato, ne parlano in pochi. Così abbiamo viaggiato 4 giorni / 3 notti… al prezzo di euro 240 a testa, tutto incluso.
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Ci è venuta voglia di viaggiare, e di farlo con i nostri amici, così ho guardato il sito Volagratis, e ho avviato una ricerca, per la settimana seguente. Di solito, prenotiamo tutto con molto anticipo, per risparmiare. Questa volta, abbiamo fatto l’opposto: tariffe last minute! Non avendo alcuna preferenza o idea, ho inserito le date, la partenza da uno qualsiasi dei tre aeroporti milanesi, e la destinazione per: “OVUNQUE”. Si può fare, è divertente. Così, il sito mi ha proposto varie mete, tutte a meno di 50 euro a volo, pe le seguenti città: Lille, Norimberga, Glasgow, Bordeaux, Bucarest, Sofia, Munchen. Dato che alcune le avevamo già visitate, dopo una brevissima consultazione ci siamo detti: Bordeaux? Perché no?
E’ una meta poco selezionata, non conosciamo nessuno che ci sia già stato, ne parlano in pochi. Quindi… per prima cosa abbiamo guardato le informazioni turistiche, che ci hanno convinto ad andarci. C’erano cose interessanti da visitare! Il volo è costato euro 86 a persona, andata e ritorno, con solo bagaglio a mano.
La prenotazione è stata ottima, anche per i comodissimi orari dei voli. Purtroppo, la compagnia aerea Easy jet proibisce di portare un secondo bagaglio a bordo, né le macchine fotografiche grandi, borsette o marsupi. Certo, si possono mettere nell’unico bagaglio a mano concesso a bordo, il piccolo trolley! Ma si sa che se per caso l’aereo fosse pieno, la Easy Jet caricherebbe un bel po’ di bagagli da cabina in stiva, a caso (è vero che non fanno pagare sovrapprezzo, ma è scomodo viaggiare senza i propri articoli di soccorso: panini, tablet per giocare, libri da leggere, portafogli ecc…). Ma la soluzione è stata presto trovata. Easy jet concede un secondo bagaglio a mano, in cabina, al passeggero che sceglie i posti di prima fila o alle uscite di sicurezza, pagando un extra di una dozzina di euro, circa. E aggiunge anche l’imbarco prioritario, speed boarding! Così, Roberto ha viaggiato alle porte di sicurezza e ha ospitato nel suo secondo trolley tutti gli oggetti che anche noi altri tre passeggeri volevamo tenerci a bordo. Spesa minima, comodità raggiunte. Abbiamo, ad esempio, mangiato a bordo gli ottimi panini che avevamo preparato a casa, ed al ritorno delle belle baguette con formaggi francesi e salumi! D’ora in avanti, questo sarà il metodo che useremo per poter viaggiare sulle low cost airlines! Infatti, ci piace molto viaggiare leggeri, solo con bagaglio a mano, ma senza perdere proprio tutte-tutte le comodità!
A questo punto, prenotati i voli, mi sono accorta di aver fatto un errore. Enorme. Ho fatto quello che avevo sempre detto ai miei studenti e studentesse dell’istituto Turistico di NON fare: MAI prenotare i trasporti PRIMA di aver guardato la ricettività locale. Infatti, con mia grande ansia, ho visto che a così pochi giorni di distanza la città di Bordeaux aveva gli hotel al completo! Trivago, Booking, Expedia, Hotel, Trip Advisor: tutti avevano esaurito le camere, ed offrivano solo posti ad oltre cento chilometri da Bordeaux! Mi sono sentita male. Ma mi sono detta che, forse, le catene alberghiere avevano tenuto ancora camere, senza darle da rivendere ai portali del ricettivo, così ho cercato tra tutte le catene che ci sono in Francia. Prima quelle economiche, poi quelle costose. Beh, da non crederci: non c’era posto né in un due stelle, né in un quattro stelle! Par bleu! Ho cercato ancora, ed inviato email di richiesta a tanti portali di Bed And Breakfast, a tante chambres d’hotes. Nessuna risposta, neanche risposte negative. Ho guardato anche AirBnB, ormai convinta di aver fatto una grande cazzata a prenotare i voli con troppa fretta, Non c’era disponibilità alcuna, neanche su Airbnb. Così, stremata, ho prenotato con Booking.com un appartamento fuori Bordeaux, con cancellazione gratuita. Neanche male, come sistemazione e prezzo, se non fosse stato per la distanza: un’ora di mezzi pubblici, verso il centro città.
Il giorno dopo ho ricominciato, da capo, tutte le ricerche, pensando che qualcuno prima o poi molla le camere che ha prenotato con cancellazione gratuita, o per cause di forza maggiore. Roberto ha iniziato a darmi un aiuto, anche lui ha cercato per ore ed ore dove dormire. Già stava cercando i prezzi delle auto a noleggio…
Per farla breve, tutti i giorni successivi abbiamo continuato a tenere in caldo l’appartamento prenotato, però cercando al contempo un’alternativa. Ed infine, la nostra costanza è stata premiata: voilà: una certa signorina Carole Courroy mi ha risposto, accettando la prenotazione per la sua casa, in centro, a Bordeaux, per la cifra di 83 euro a testa, tre notti. Tramite AirBNB, naturalmente. Meno male! Certo, mai avrei fatto una lezione in aula di “Trasporti e Tecnica Turistica” affermando che a voli con indice di riempimento posti limitati così tanto da suggerire al vettore un prezzo scontato… si accompagnasse un’offerta ricettiva satura! Mai, neanche come caso di studio! Eppure, è successo a noi. Grazie al cielo, Antonella e Gigi sono amici che non si sono agitati e ci hanno confermato la loro fiducia.. anche nelle prenotazioni per prossimi viaggi insieme! Ma ecco il diario di viaggio, dopo questa lunga premessa.
14 SETTEMBRE 2017. GIOVEDÌ: Milano/Bordeaux
Siamo arrivati velocemente al parcheggio per l’auto, che con la sua navetta ci ha portato in breve a Malpensa Terminal 2. Siamo partiti con un’ora di ritardo, alle 12.40. Siamo arrivati a Bordeaux (Merignac Terminal A) alle 14,20. La Easy jet non è stata affatto puntuale, però i sedili a bordo sono stati meglio di quelli della RyanAir, e a bordo nessuno cerca di venderti qualche cosa, che sia un profumo o un gratta e vinci…
Roberto, avendo pagato il biglietto + Speed Boarding, si era garantito sia la precedenza all’imbarco, saltando la fila, sia un secondo bagaglio a mano a bordo. Bagaglio a disposizione di tutti e quattro noi passeggeri, ovviamente.
Siamo atterrati sul suolo francese, sorvolando la regione della Nouvelle Aquitaine su cui si disegna in ampi meandri il corso sinuoso della Garonna. Il fiume era di colore marrone, per le precedenti piogge. Attraversa la città di Bordeaux, prima di unirsi alla Dordogna per formare un vasto estuario che sfocia nell’Oceano Atlantico. Elemento più rappresentativo: dal finestrino si vede una piccola fetta dei suoi rigogliosi vigneti. Non appena usciti dall’area “arrivi” dell’aeroporto, Bordeaux ci ha accolti col sole.
Subito fuori dal terminal, abbiamo optato per l’uso del bus 1, facendo i biglietti alla macchinetta: euro 1,60 (l’importante è avere la moneta, quasi tutti i giorni si usano i contanti alle macchinette dei trasporti pubblici. Oppure le carte di credito, ovviamente).
Dopo circa un’ora siamo scesi alla fermata CAPUCINS. Da lì, a piedi, in una dozzina di minuti abbiamo raggiunto la casa che avevamo prenotato. (P.s.: ci sarebbe stato anche il possibile trasferimento con UBER: costo stimato tra 45 e 60 euro, oppure la navetta ad euro 8, ma non ne valeva la pena). Abbiamo prenotato un appartamento intero, camere doppie con un bagno ma senza colazioni, in 4 place Léon Duguit Dato che eravamo arrivati in anticipo, siamo andati a bere qualche cosa in un bar, e abbiamo visitato la Chiesa di sainte Croix, con un portone molto scolpito, interessante. Dopo una mezzoretta, tornando all’appartamento, abbiamo conosciuto Chloé, che ci ha accolto con gentilezza. L’appartamento è al secondo piano di un antico convento, è ampio 70 m², recentemente rinnovato. E’ nel quartiere Sainte-Croix, vicinissimo al centro città, al bordo del fiume. Wi fi gratuito. Cortile alberato. I letti sono larghi 140 cm soltanto, come sempre in Francia. Ottima pulizia dell’appartamento, buona luminosità e tranquillità della zona. L’arredamento è piacevole, moderno. Siamo usciti subito, per visitare la città con le ultime luci del sole. Il clima era come da noi, però il vento ha continuato a spostare le nuvole, giocando col sole. Per tutto il soggiorno, ha piovuto parecchio ma solo di notte o quando noi eravamo in luoghi chiusi, dove non ce ne fregava nulla.
Tutte le Guide scrivevano che c’erano le seguenti cose non perdere, a Bordeaux:
La nuovissima Cité du Vin, L’esplanade des Quinconces, la piazza più vasta d’Europa collocata in centro città; II lungofiume con le splendide facciate, la promenade, le gite fluviali e le tradizionali balere;
Il Grand-Théâtre, il Palais Rohan e il Palais de la Bourse, capolavori del XVIII secolo;
La cattedrale e le due basiliche, tappe storiche del cammino di Santiago de Compostela;
Le piazze della città vecchia, le botteghe artigiane e le terrazze dei caffè;
Il cosiddetto “Triangle bordelais“, con il mercato ortofrutticolo e le boutique di lusso;
La rue Sainte-Catherine e i suoi negozi prestigiosi;
Il quartiere di Chartrons e i suoi negozi di antiquariato e anticaglie;
Il quartiere di Saint-Michel e il suo mercato delle pulci;
I musei e gallerie d’arte e antiquariato.
Non ci siamo fatti mancare nulla di tutto ciò, a parte i musei. Non solo per mancanza di tempo, è che non ci avevano interessato le loro collezioni d’arte. Invero, Bordeaux ha il centro storico patrimonio Mondiale UNESCO, il più vasto in Europa. Quindi, già questo basta e avanza per motivare la visita.
Passeggiando lungo il fiume, abbiamo raggiunto uno dei luoghi più emblematici della città Place de la Bourse, che colpisce con la sua magnifica architettura e l’atmosfera da fiaba antica (muri dorati di pietra un po’ scuriti dal tempo, lampioni che fanno tanto Belle Époque, finestre e geometrie danzanti). Ovunque spuntano piccoli bar decorati in modo originale, atelier di artisti e negozi vintage. Certo, tutti i muri sono un poco scuri, non tutte le case sono ristrutturate, ma l’atmosfera c’è. E poi Place de la Victoire, deliziosamente vivace, tra edifici di sapore parigino, sormontati da tetti d’ardesia e con i balconcini di ferro battuto alle finestre.
Il Miroir d’eau, lo specchio d’acqua realizzato sulla riva della Garonna, attrae folle di passanti e turisti. E’ un vasto spazio di pietra color ardesia, che ogni mezz’ora si allaga velocemente, fino a diventare un’enorme pozzanghera di acqua alta solo tre o quattro cm, e che poi si svuota in fretta, alternando il gioco a getti di acqua spray che creano ampie nubi di umidità. Insomma, non la solita fontana con il getto d’acqua, non la solita cascata, ma un posto vivo dove adulti e bambini entrano, bagnandosi le scarpe o i piedi a seconda delle stagioni, giocando a farsi foto tra le nubi ed il cielo che si riflettono sullo specchio d’acqua. L’architetto Michel Corajoud ha concepito quest’opera scenografica che crea uno specchio d’acqua davanti alla zona più monumentale di Bordeaux, e con poco ha creato un’opera che attira la fantasia dei passanti: viene spontaneo giocare nell’acqua come i bambini, “camminare sulle acque”, farsi selfie tra le nuvole. I Francesi sanno sempre come amplificare le cose: è la grandeur! In fondo, è solo una enorme pozzanghera, ma animata.
Abbiamo passeggiato nella città vecchia, più esattamente nell’antico quartiere di Saint-Pierre, che ha rappresentato per secoli il cuore della città, fin dall’epoca della Gallia romana e poi di quella medievale. I duchi di Aquitania stabilirono qui le sedi del loro potere. Guardandosi intorno si scopre il passare del tempo, dalle case più antiche, del XV-XVI secolo, fino agli eleganti hôtel. Particuliers che testimoniano la ricchezza del suo periodo d’oro, tra Sei e Settecento. Abbiamo cenato di fronte all’omonima Chiesa, proprio nella piazza di Saint Pierre, al ristorante LE GRILLADIN. Non ha un gran che di buone recensioni su Trip Advisor, ma ci è piaciuto per la zona ed i suoi prezzi. Tavolo all’aperto. I piatti non sono abbondanti, ma tutto sommato sono nella media. Abbiamo scelto il vino a caraffa, pensando che vista la zona non dovesse essere poi tanto male, e così è stato. In questo tipo di ristoranti non proprio al top, meglio scegliere il loro vino piuttosto che bottiglie di marche sconosciute, che sicuramente hanno preso troppo sole, o troppo caldo, o sono troppo vecchie o male conservate. Il cameriere è stato veloce, senza scortesia. Unico piatto degno di attenzione è stato il confit de canard, cotto molto bene. Per il resto: buono senza esagerare. La nota positiva è che il locale è in una piazza magnifica. Abbiamo scelto il menu a 20 euro, con antipasto, secondo e dolce, quindi con il vino la spesa pro capite è stata di euro 24,50. Il bello dei ristoranti in Francia è che sai sempre quanto spenderai, non come in Italia con il “coperto”!
Siamo tornati a piedi verso “casa”, e per completare l’opera di seduzione, ecco all’orizzonte una delle immagini più maestose di Bordeaux, quella della Grosse Cloche. Il suo vero nome è Porte Cailhau o Port St. Eloi e ricorda, con la sua maestosa presenza, un’intensa pagina di storia bordolese. Fu costruita in pieno periodo di dominazione inglese, quando, nel 1495, si volle celebrare la vittoria del re Carlo VIII contro gli italiani di Francesco Gonzaga. Oltre all’intento celebrativo, aveva anche una funzione pratica, segnando l’entrata a Bordeaux e funzionando da vedetta sulla Garonna. Sospesa tra gotico e rinascimento, un tempo era inserita nella cinta difensiva della città, mentre oggi s’incastra tra edifici di epoca posteriore, creando un effetto curioso. Sul lato ovest, dietro la porta, si stende la splendida Place du Palais, che però abbiamo visto solo due giorni dopo, tornandoci per caso. A piedi, un felice ritorno a “casa”, lungo il Quai de Queyries, approfittando dei bei panorami della città sul lungofiume dal Parc aux Angéliques.
Meno spettacolari, ma ugualmente molto speciali, sono i numerosissimi bar che abbiamo incontrato lungo il ritorno, soprattutto vicino alla Basilica di saint Michèl. I loro tavolini sono affollati di maschi nord africani ed africani, dato che la zona ospita la moschea, e che probabilmente molti di loro abitano in zona. Di giorno, infatti, abbiamo visto anche le famiglie, le donne e i loro bambini, i negozi di alimentari con verdure orientali, ed altro. Ottima zona, etnicamente parlando.
15 SETTEMBRE 2017, VENERDÌ: BORDEAUX – ARCACHON – BORDEAUX
La prima colazione in casa non stata abbondante come in hotel, ma ce la siamo fatta bastare, con i pochi prodotti comperati la sera prima in un supermercato aperto fino a tardi. Siamo andati, in circa venti minuti a piedi, alla Stazione ferroviaria Saint Jean. Non si capiva se in giornata avrebbe piovuto, ma era meglio andare a visitare le Dune sull’Oceano Atlantico prima del peggioramento meteo previsto. La bigliettaia, molto gentile, ci ha proposto lo sconto “tribu”, vale a dire lo sconto gruppo, per il fatto che eravamo in quattro. Ottima cosa: in Italia 4 persone non bastano a fare “sconto gruppo”! Il biglietto A/R è costato 13,80 euro a persona. Ottimi vagoni, molto comodi e puliti.
Partenza dalla Stazione St Jean, ore 8,35 – arrivo ad ARCACHON ore 9,34. Da lì, dopo un caffè al bar di fronte alla stazione, abbiamo proseguito con la linea di bus 1, verso le dune (biglietto 1 euro, a bordo). Purtroppo, gli orari dei treni non sono affatto sincronizzati con quelli dei bus. Siamo baldanzosamente partiti per le DUNE DU PILAT, grati che il sole fosse riapparso dopo un breve scroscio di pioggia.
Perché siamo andati ad Arcachon? Si va per vedere la baia, salire la duna di sabbia più alta in Europa, ammirare le viste panoramiche dell’Oceano Atlantico e della Foresta di Landes. Ci siamo tolti le scarpe, ed abbiamo iniziato la salita, scartando temerariamente l’ipotesi di usare la scala, dove già alcuni turisti si stavano inerpicando. Non è una salita comoda neanche usando i gradini, ma lo è ancora meno senza: ogni volta che si appoggia il piede, la sabbia scivola. Si fa un passo avanti e si torna indietro di mezzo, e per di più affondando! Devo dire che, pur con il fiatone, abbiamo riso molto. Sembravamo dei concorrenti in uno di quei “Jeaux sans frontières” mancavano solo gli arbitri Olivieri e Pancaldi! Con i nostri tempi, siamo arrivati in cima. Da lì il panorama è meraviglioso: la foresta è verdissima e fitta, si interrompe di colpo e appare la duna di sabbia; dall’altro lato la duna digrada nell’oceano azzurrissimo. Contrasti e spazi immensi. Non ci sono parole, bisogna andarci. Con il sole, abbiamo avuto fortuna, ma penso che sia un panorama stupendo anche con l’oceano ed il cielo invernale. Si potrebbe stare lì tutto il giorno, e stare bene.
Dilemma: pranzo in un tipico locale con le famose ostriche fresche dalla baia di Arcachon accompagnate da un vino locale, oppure anatra in deliziosa salsa verde? No, dopo la discesa, siamo andati a piedi nudi nel primo bistrot con tavoli all’aperto, per non… rimetterci subito le scarpe. Avevamo la sabbia tra le dita, nel risvolto dei pantaloni, dappertutto. Abbiamo pranzato con panini, al Dune West, a 16 euro a testa compreso bevande. Nulla da segnalare, non un gran che. Se andate in Francia per mangiare “bene-bene”, evitatelo. Se avete sabbia nelle scarpe, è ottimo.
Dopo lunga attesa alla fermata, siamo rientrati alla Stazione di Arcachon con il bus n.1, ad 1 euro di costo. Merita dire che tutta la zona è splendida: ville lussuose, piscine, bovindi, prati e parchi: è simile alle più eleganti zone e case del Tigullio, della Costiera, di Cabot Cove. I prezzi delle abitazioni sono altissimi, ma viene voglia di… passarci le vacanze estive! Abbiamo poi visitato alcune zone di Arcachon, salendo con l’ascensore pubblico, antico, fino al rigoglioso Parco, gustando un buon caffè in un bar. Poi, in treno siamo partiti alle 15,10. Arrivo a Bordeaux ore 16,05. Tornati a “casa”, ci siamo cambiati.. le scarpe e le calze, per tornare velocemente in centro città. Seguendo la promenade lungo la Garonna si raggiunge il famoso Pont de Pierre, con le sue 17 arcate, che collega la sponda occidentale della Garonna con il quartiere di Bastide. Per cenare, abbiamo scelto di tornare in Place du Parlement, dietro la Place de la Bourse, che è vivace con l’atmosfera pimpante dei suoi numerosi bistrot.
Abbiamo scelto L’OMBRIERE, tra i vari locali era quello che sembrava migliore e con ancora alcuni tavoli liberi. Il posto era affollatissimo, del resto era venerdì sera ed ai turisti si aggiungevano i francesi locali. Come quello della sera prima, aveva le stufette, come riscaldamento sotto il tendone. Anche qui, menu con tre portate, ma Roberto ha gradito le sue 6 escargot (sempre troppo poche!), io la mia zuppetta di pomodori e gamberi e l’insalata di gamberi, Antonella e Gigi hanno apprezzato la carne, sicuramente migliore di quella della sera prima. Abbiamo avuto la sorpresa del costo extra per il dolce: non avevamo letto bene, in realtà era un costo da aggiungere, per cui il conto finale è stato come quello della sera prima: euro 18,50 a persona. Beh, stiamo parlando di menu che ci hanno saziato, ed in pienissimo centro città, Come se a Milano si potesse cenare in centro a questo prezzo, ai tavolini all’aperto di un ristorante: neanche a sognarlo. Forse in una pizzeria, al massimo.
Rientro a “casa” e deliziosa notte di sonno, mentre fuori diluviava.
16 SETTEMBRE 2017, SABATO: BORDEAUX
Dopo la sempre scarsa prima colazione siamo andati subito a vedere il Marché aux Capucins, che però ci ha deluso. Sono bancarelle quasi normali, di un qualsiasi mercato europeo, a parte i banchi con le ostriche, ma che prezzi! Poi, in tram, siamo andati verso a CITÉ DU VIN, il nuovo palazzo di esposizione della principale prodotto: il vino Bordeaux.
Il biglietto da 20 euro comprendeva la visita alla permanente, al Belvedere, equipaggiati da un tablet con audioguida, la degustazione di 1 bicchiere di vino tra una scelta di 20 vini mondiali al Belvedere, accesso alle due mostre temporanee e ad un film. Il palazzo è molto “mosso”, il suo aspetto architettonico, ricorda un po’ il movimento del vino in una caraffa o i meandri della Gironda. Questo spazio espositivo, originale e avveniristico, s’impone sullo skyline cittadino dal 2016 con i suoi 55 mt di altezza. All’interno si trova un’esposizione sulla storia del vino, che s’intreccia con quella della città. Come sempre, i Francesi sanno vendere bene la loro cultura, i loro patrimoni. Il percorso interattivo e sensoriale è ultra moderno, fin troppo. Ci sono anche spazi per conferenze e spettacoli, un angolo lettura, un bar-ristorante, una cantina e l’immancabile e costoso shop. Dalla panoramica all’ottavo piano del complesso, si può ammirare una vista spettacolare sulla città e sul ponte mobile Jacques-Chaban-Delmas, che viene alzato due volte al giorno, per far passare le grandi navi, soprattutto crocieristiche. Che dire della visita? Consigliamo di arrivare presto, perchè quando dentro c’è tanta gente, c’è confusione! Cercando di spiegare succede questo: “puntando” il tablet che viene dato all’ingresso su appositi simboli, si fa avviare una registrazione audio/video, un piccolo filmato. Il problema non è indossarlo al collo e mettersi i suoi auricolari, anche se già su questo c’è chi fa fatica, il problema è capire come fare, dato che ci sono decine e decine di filmati da avviare, tanta gente che vuole fare la stessa cosa, contemporaneamente. Immaginate di voler avviare il filmato in Italiano, e dopo poco vederselo sparire perché un visitatore Tedesco ha avviato lo stesso filmato nella sua lingua? In pratica, chi arriva primo, sceglie la Lingua. Inoltre, ci sono decine e decine di filmati, uno vicino all’altro. Se l’area è già occupata da troppe persone, viene spontaneo saltare al filmato successivo, dove magari c’è più spazio fisico. Quindi: si perde tutta la progressione logica delle spiegazioni. Mi è capitato di guardare tre filmati sulle vigne, poi saltare alla storia del Vino tra i Romani, vedere i miei amici Antonella e Gigi che ascoltavano altre cose che io non sono riuscita ad avviare, poi passare ad ascoltare insieme a Roberto un geologo che parlava dei terreni. Insomma, si buttano tante notizie ed idee nei cervelli, a caso, sperando che tutte insieme facciano il “Sapere”. E non è così. Quando visito qualche cosa, mi piace commentare insieme ai miei amici, ma ognuno di noi quattro ha fatto, è riuscito a fare, un percorso educativo e didattico diverso! I film sulla storia del commercio del vino sono troppo semplici, sono solo per bambini, ma questo ci sta: in un Museo mica tutto deve essere a misura di adulto. Il gruppo di spruzzatori di profumi, invece, è l’unico che ci ha divertito. Hanno realizzato un buon modo per spiegare come i Sommelier definiscano gli aromi ed i colori dei vini. In questo, i Francesi sono stati bravi. Annusare l’aroma di vaniglia è delizioso, ma è altrettanto didattico quello di muffa, di lievito, di carta antica! Peccato che anche questi emanatori di aromi fossero… attorniati da nugoli di visitatori, che si spruzzavano in faccia le molecole di odore. Gustoso ed esilarante. Antonella cercava di scegliere un colore di vino, ma un altro visitatore le schiacciava un altro colore, poi si sono accesi tutti quanti i colori… insomma, confusione inutile. Bello, invece, il BELVEDERE, che si raggiunge in ascensore solamente, dal piano terra. Si scende.. per poi risalire! E bravo l’architetto! Il bar del belvedere è tutto a vetrate, con una vista a 360 gradi. Non male, anche se si vede molto della sottostante zona periferica, piuttosto bruttina. Buono, invece il momento di degustazione: vasta scelta di vini, gentili e cortesi spiegazioni da ragazze sommelier. Abbiamo scelto di brindare con spumante brut, brindare alla nostra bella amicizia ed al nostro viaggio. Divertente il gioco di prospettiva delle bottiglie vuote, incollate capovolte al soffitto, con effetto di “onda”.
Usciti dal Museo del Vino, abbiamo deciso di fare un gesto che moralmente ci sembrava giusto ed epico: pranzare in un Mac Donald francese, sul lungo fiume, tra gli hangar degli OUTLET, delle marche più famose europee. Quasi come portare il parmigiano in Francia, per la pasta. Così, con 4,50 euro a testa abbiamo soddisfatto i nostri esigenti palati.
Con il biglietto giornaliero dei mezzi pubblici, euro 4,60, siamo tornati in centro, dove abbiamo completato la giornata ammirando il profilo aguzzo della Tour Pey-Berland, quattrocentesco campanile della cattedrale di St-André. Questa grandiosa cattedrale gotica, innalzata circa dieci secoli fa, ospitò le nozze di Eleonora d’Aquitania con il futuro re di Francia, Luigi VII. Il campanile è staccato dal corpo della chiesa, e slanciato verso l’alto per più di 50 metri. E’ una delle Chiese consacrate per il Cammino, la nostra prima “meta” del Sentiero di Santiago!
C’era molta gente, soprattutto davanti a Palais Rohan, anche perché in tutta la Francia si erano aperte le “GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 16 e 17 SETTEMBRE 2017”, evento culturale che riflette l’interesse dei francesi per la storia dei luoghi e dell’arte. Accanto ai capolavori dell’architettura civile o religiosa, in questa occasione viene dato risalto anche ai simboli di attività industriali o agricole, nonché a parchi e giardini, a siti archeologici, a oggetti mobili, al patrimonio letterario, fluviale o militare. Quindi, tantissime persone dappertutto! C’è molta vivacità, a Bordeaux. In rue Sainte-Catherine, ad esempio, la via pedonale era affollatissima di clienti, per acquisti in tutti i suoi negozi, prestigiosi e non. Tipica, ad esempio, la celebre Galerie Lafayette, dove abbiamo fatto acquisti. Abbiamo, successivamente, visitato il quartiere di Chartrons e i suoi negozi di antiquariato e anticaglie, che purtroppo chiudono presto. O forse meglio, visto che così non abbiamo avuto tentazioni da sconfiggere.. come giustamente hanno detto Gigi e Roberto.
Abbiamo raggiunto a piedi Place Quiconces, la più grande d’Europa, dove nella pasticceria Baillardran abbiamo testato les canelés bordelais, i dolcetti tradizionali che somigliano a pandori in miniatura. Caramellato e profumato al rum, è un prodotto tipico. Non ci è piaciuto, spiacenti. Sembra un pandorino mignon, tuffato in una gelatina appiccicosa al caramello. Si appiccica sul palato. Tuttavia, va detto che lascia un buon sapore in bocca, ma dopo! Molto distinti ed eleganti il Grand-Théâtre, i palazzi intorno. A proposito: in tute le piazze e in cima ai palazzi storici ci sono statue in metallo arrugginito, rappresentanti un uomo nudo, stilizzato. Sono opere di un artista spagnolo. Qui, invece, c’è un’enorme testa di donna africana, sempre in ferro arrugginito, ma di una donna. Stesso autore, no comment.
L’unico nostro errore della giornata (di tutto il viaggio!) è stata la ricerca, a piedi, della Basilica di Saint Seurin. Abbiamo sbagliato strada, poi alcune gentili signore ci hanno rimesso sul giusto percorso. Beh, nel frattempo abbiamo scoperto, per totale caso, un monumento romano antico, parte dei muri di un anfiteatro dedicato all’Imperatore Gallio.
Ma la Basilica di Saint Seurin è proprio carina e meritava la lunga fatica. In questa basilica, edificata nell’XI secolo e rimodernata nel Settecento, si possono ammirare i bei capitelli romanici, un bel sedile vescovile in pietra, una pala d’altare ornata da 12 pannelli in alabastro e alcuni bei sarcofaghi (nella cripta). Dal 1988 è divenuta anche patrimonio dell’umanità per l’UNESCO, in quanto meta intermedia della Via Turonensis, uno dei percorsi per San Giacomo di Compostella in Francia.
Seconda meta! Siamo a buon punto, sul Sentiero di Santiago, ci siamo detti!
Ci siamo seduti in un bar sulla piazza, arredato come i bar che si vedono nei vecchi film francesi. Roberto ha chiesto alla gentile barista di affettarci un salamino intero, poi abbiamo testato l’aperitivo locale: il Millet, che è un vino a cui viene aggiunto del succo di frutta, ghiaccio ed una fetta di arancio. Buono, tipo il nostro Spritz ma più dolce. Dissetante.
Stanchi ma soddisfatti, siamo tornati a “casa”, per cenare con generi vari acquistati lungo il rientro. Di nuovo, notte tranquilla mentre fuori: il diluvio!
17 SETTEMBRE 2017: DOMENICA
Prima colazione e preparazione dei bagagli. Dato che avevamo ancora qualche ora a disposizione, siamo andati a vedere il Mercato delle Pulci sul sagrato della Chiesa di Saint Michèl. Non lontano da noi. In realtà è piuttosto un mercato di brocantage, ma lì vicino c’è il Café Passage Saint Michèl che ci sentiamo di consigliare, sia per il buon espresso, sia perché sta a fianco di un antiquario che era aperto, di domenica mattina. Il barista ci ha insegnato che il caffè macchiato si chiede così: “un café noixette”. Non c’è il sapore di nocciola, è solo per richiamare il colore nocciola che il latte dà al caffè! A dir la verità, non ci sembrava, ma abbiamo apprezzato l’intenzione.
Dall’antiquario abbiamo visto mobili che ci sarebbero piaciuti, oggetti interessanti. Però, tutto troppo ingombrante per i nostri bagagli. Peccato, come hanno detto i nostri mariti! A quel punto, non potevamo mancare di visitare la terza Chiesa del Cammino di Santiago! Patrimonio dell’umanità UNESCO, costruita tra il XIV e il XVI secolo grazie alle donazioni di ricchi borghesi e artigiani di Bordeaux, la Basilica Saint-Michel è un grande esempio di architettura religiosa in stile gotico in Aquitania. Da non perdere la visita del campanile che i cittadini di Bordeaux chiamato “la Freccia”. Dai suoi 114 metri, la vista della città e del Ponte pare sia mozzafiato. Noi, invece, non siamo saliti perché piovigginava, c’era una luce molto grigia, come testimoniano le nostre foto di quel giorno. Per sostituire le finestre distrutte durante i bombardamenti della Seconda Guerra, hanno creato alcune belle vetrate, che non stonano accanto a quelle più antiche. E tre, Cammino di Santiago, e vai!
Il trasferimento all’aeroporto avrebbe dovuto avvenire con la navetta, ma bisognava aspettare troppo, così siamo saliti sul solito bus n. 1, che al costo di 1,60 euro ci ha portato all’aeroporto. Il volo Easyjet parte dal terminal dedicato, quindi all’inizio abbiamo faticato a capirlo, perché la segnaletica è scarsa, perché non avevamo letto bene la boarding card, perché eravamo stanchi. Però siamo riusciti ad imbarcarci. Il volo era in ritardo di un’ora sulla partenza, come all’andata: Bordeaux (Merignac Terminal A) partenza 14.50. Purtroppo, questa volta hanno stivato i nostri trolley! Meno male che Roberto aveva il suo secondo bagaglio con tutti i nostri oggetti “preziosi”, a bordo! Milano Malpensa Terminal 2: arrivo 16,20.
E fine del viaggio, molto denso ma economico, tutto sommato. Au revoir, France!