È la “città indimenticabile” che affaccia sul Mediterraneo: 6 giorni qui sono la fuga all’estero che tutti dovrebbero fare in primavera

Indimenticabile e sorprendente, eppure così a misura d’uomo che sembra di trovarsi a casa. Valencia è una città che tenta con i suoi profumi, sapori e bellezze per un viaggio che difficilmente delude anche il più navigato dei viaggiatori.
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Diario di viaggio a Valencia
Giorno 1 – Le mura e i mosaici
Partiamo da una Pisa ancora immersa nel buio della notte sul volo Ryanair delle sei e trenta, per lasciarci alle spalle un’alba dai vividi colori primari, blu giallo rosso. Poi giallo e rosso svaniscono, dipingendo di rosa le nuvolette sottili, quasi a volerci dolcemente confidare che la Spagna non tarderà ad arrivare. E infatti poco dopo iniziamo la discesa, intravediamo la costa spagnola, poi le prime abitazioni. L’atterraggio è impetuoso, come spesso ci capita con Ryanair, ma eccoci, dopo due ore di volo appena siamo già in terra valenciana! Un cabify ci porta in centro, mentre lo stomaco brontola spudoratamente. E noi allora lo coccoliamo con una colazione spettacolare da Granier, ottima pasticceria in pieno centro, in Calle de Sant Vicent Màrtir 73, assolutamente da non perdere, con quei deliziosi croissants al cioccolato.
Carino anche il gusto un po’ retro che si respira qui! Intanto ci guardiamo intorno, scopriamo di essere letteralmente circondate da incantevoli edifici barocchi e poi da bar, ristoranti, chioschi di frutta e verdura e tanta gente che cammina, che guarda in giro, che lavora, che legge. Valencia ci piace già, pulsa di energia vivida e vibrante. Nel corso dei secoli, la cultura dell’antica città di Valencia è stata influenzata da popoli diversi, e questo la rende una città dalle numerose sfaccettature, come i variopinti mosaici che la adornano qua e là e poi ancora e ancora; sono onnipresenti nella manifattura locale, vasi, portachiavi, penne, tazze, proprio come una orgogliosa firma d’autore. Anche se abbiamo appena fatto colazione, abbiamo ancora tanta fame, fame di camminare, di guardare, di scoprire. Ci frena solo un po’ di stanchezza; la levataccia comincia a farsi sentire, ma alle due menomale possiamo entrare al nostro appartamento. L’ha trovato Giulia, ovviamente. Tanta roba la Generazione Z. Ed io ne vado pazza, soprattutto quando incontra la viscerale passione per i viaggi e per la loro organizzazione.
Un po’ come Giulia, che infatti prontamente ha intercettato e prenotato Florit flats – the Serreria rooms 313,50 € per 6 notti. Ha un eccellente rapporto qualità prezzo. E si trova anche a una quindicina di minuti a piedi dal lungomare: non possiamo far altro che raccomandarlo a tutti! È nuovo, pulito, comodo, luminoso, completo di tutto, compresi microonde, tisaniera e perfino alcune tisane ai frutti rossi. Ci sono anche due pastiglie per lavastoviglie, misteriosamente in dotazione, dato che di lavastoviglie non v’è traccia! Ma, minuscoli misteri ancora irrisolti a parte, è tutto davvero impeccabile ed i proprietari veramente carini, sorridenti e superaccoglienti, ma mai invadenti. Ci fanno trovare in regalo sul tavolo addirittura un panierino con tutto il necessario per la colazione per un paio di giorni (latte, muffins, succo, fette biscottate, burro e marmellata), assolutamente non previsto. Sono talmente premurosi da lasciarci perfino un biglietto per ricordarci di portare dietro la chiave dell’appartamento quando usciamo! Per quanto insolita e bizzarra ci appaia questa raccomandazione, qui a Valencia assume tutta l’aria di un’ansia atavica. Temeranno forse che possiamo restare ‘a la luna de Valencia!’ Non dimentichiamoci infatti che la città di Valencia un tempo era circondata da mura le cui porte avevano un orario di chiusura. Chi restava fuori dopo tale orario si diceva restasse “a la luna de Valencia”! Tra l’altro questa espressione viene tuttora usata e chi resta fregato si dice che resti alla luna di Valencia. Però questo per buena suerte non è il nostro caso.
Anzi, Valencia ci appare subito una città accogliente, piacevole e vivibilissima: con i suoi 800.000 abitanti è un mix di tradizioni e modernità che la rendono uno dei luoghi della Spagna più battuti dai turisti di tutto il mondo e dagli studenti delle vacanze studio che desiderano imparare la lingua spagnola. E se all’inizio a dire il vero è leggermente inconcepibile osservare edifici rococò accanto a strutture avveniristiche, nella nazione patria di Gaudí tutto diventa rapidamente ragiionevole nella sua assurda follia. In capo a due giorni sono già innamorata di Valencia. Quando poi arriva il sole è uno spasso totale girarla a piedi oppure con i fidi scooter Cooltra, o ancora meglio con le comodissime vespe verde acqua di un’app che si chiama Yego, ovviamente tutto eco green, elettrico al cento per cento. Si localizzano e noleggiano in un attimo, andiamo dove vogliamo e le lasciamo alla nostra meta. Riponiamo i caschi nel bauletto, una foto e via, il noleggio è terminato! La cosa simpatica di Yego è che ogni vespa ha il suo nome proprio. Lía e Sylvester.
Giorno 2 – Oceanográfic
L’indomani il cielo è coperto, e noi ne approfittiamo per dedicarci alla visita del celeberrimo Oceanográfic, il parco marino più grande e completo d’Europa, progettato da Felix Candela a forma di ninfea. Chi ama il mare non può mancare di visitarlo. E chi in particolare del mare ama lo snorkeling sopra ogni altra cosa come noi, non può perdere questa rara occasione di scambiarsi commenti ed emozioni alla vista di una gamma incomparabile di pesci pagliaccio dalle più suggestive livree, con le loro inseparabili anemoni e poi pesci pigiama e pesci balestra e ancora le irresistibili mante affioranti col musino a punta nella vasca aperta, in cerca di carezze, e poi i simpatici pinguini, gli squali più strambi, i pesci pipistrello, i coralli variopinti e le meduse dai minacciosi tentacoli rosa e viola, provenienti dai più remoti e suggestivi habitat.
Sembra quasi di essere alle Maldive, ma qui c’è il non trascurabile vantaggio di poterci scambiare commenti ed emozioni passeggiando comodamente, molto più diffusamente di quanto non possiamo normalmente fare sott’acqua, con il nostro dettagliato codice di gesti ormai consolidato in numerosi anni di ‘passeggiate’ marine. Particolarmente piacevole nel percorso suggerito è l’alternarsi delle vasche marine al riemergere all’aria aperta al piano superiore per osservare un magnifico lago d’acqua dolce abitato da pellicani, cormorani e meravigliosi fenicotteri rosa. Suggestivo da commuoversi lo spettacolo dei delfini, che compiono le più incredibili evoluzioni davanti i nostri occhi, seguendo senza indugi la guida sapiente dei loro adorati addestratori e lusingati dai loro premi, dalle loro lodi e in particolare dalle loro dolcissime coccole e carezze che, ci spiegano, rafforzano più di ogni altra cosa il loro legame.
Giorno 3 – Cattedrale di Santa Maria di Valencia
I due giorni successivi sono dedicati all’immancabile Sightseeing bus, che sfruttiamo per conoscere Valencia sia di giorno che di sera, scendendo e risalendo sul bus quando quanto e dove più ci piace, sempre con le fedeli audioguide, che ci svelano leggende e curiosità che la riguardano. Come quella sulla Cattedrale di Santa Maria di Valencia, dove è sempre molto probabile trovare una donna incinta in cammino, perché secondo la tradizione le donne che faranno nove giri nella cattedrale, uno per ogni mese di gravidanza, saranno protette dalla Virgen del Buen Parto. E poi il Ponte de Aragon, la piazza del Colosseo, gremita di turisti.
Per chi invece preferisce camminare per la città, su Civitatis si può prenotare il free tour di Valencia, una passeggiata di 2 ore e 30 minuti tra i monumenti e i luoghi più interessanti della città, gratuita e con una guida esperta che parla italiano.
Giorno 4 – Malvarosa, Mercado Central, Città delle Arti e delle Scienze
L’indomani srotola un vivido blu, una mattina tersa in cui tutto si fa chiaro. Il mare ci chiama e noi ci godiamo una passeggiata sul lungomare della Malvarosa, accompagnate dal delicato profumo di questa piantina che delimita tutto il lungomare. Ci piace passeggiare qui, osservando una buona trentina di frequentatissimi campi di beach volley, mentre il mare brilla gioioso di sole. Un paracadute rosa e uno azzurro piovono dal cielo, come bambini appena nati. A mí me encanta la España! Soprattutto durante i nostri pranzi al Trompo, la migliore paella de marisco di Valencia, direttamente sul mare, innaffiata dall’immancabile litro di strepitosa sangría!
Imperdibile anche il Mercado Central, cattedrale del commercio valenciano in ammaliante stile Art Nouveau, nato sotto la dominazione musulmana, quando si teneva un mercato nel quartiere Boatella, dove i commercianti allestivano le loro bancarelle gastronomiche vicino alle mura della città, con in frutti delle terre agricole della Huerta e i loro elaborati sistemi d’irrigazione, introdotti dagli arabi nelle campagne che circondano Valencia. Questa tradizione, una delle tante importanti eredità lasciate dall’occupazione musulmana della Spagna, è da allora al centro dell’economia, del folklore e della cultura valenciana. Una tradizione consolidata nei secoli, tanto che adesso qui a Valencia si può ancora vantare il più grande mercato di prodotti freschi d’Europa. Fremente di colorata vitalità, profuma di arance e brioche alla crema appena sfornate. Ci gustiamo questa favolosa struttura modernista, con tutte le sue variopinte maioliche e le decorazioni allegoriche anche dall’esterno, su una panchina, assaporando fragranti churros. Una bambina mora guarda il suo palloncino volare via verso il tetto. Sorride mentre la sua mamma le spiega che è andato a far visita al pappagallo e al passero che vivono sul tetto del mercato centrale. Secondo la leggenda i due volatili osservano la città dall’alto e “parlano” di tutto ciò che accade.
Mi guardo in giro, inspiro a fondo e lo spirito della Valencia degli inizi del XX secolo esiste ancora, è qui e ora, una città appagata, impegnata nel progresso e nell’avanzamento tecnologico, ma che sa fermarsi a contemplare la bellezza e la storia. Quella della meravigliosa Città delle Arti e delle Scienze, costituita da tre edifici: il Museo delle Scienze, l’Oceanogràfic e il cinema Hemisféric.
Sorge nella zona nella quale si trovava il letto del fiume Turia, prosciugato nel 1957, a seguito della tragica esondazione causa di numerose morti oltre alla distruzione di case e alla drammatica devastazione di tutti i terreni agricoli con i loro preziosi raccolti, segnando indelebilmente la coscienza di Valencia. È come se in qualche modo da allora il tempo si sia fermato nei cuori dei valenciani. E pensare che trasformare il letto del Turia in autostrada avrebbe potuto trasformarsi in realtà se l’opinione pubblica non si fosse scagliata con furore contro questo progetto, talmente assurdo da sembrare una battuta uscita da un film di Verdone. Però adesso per fortuna il letto del fiume Turia accoglie la Città dell’Arte e della Scienza, un complesso architettonico composto da cinque strutture avveniristiche, tutte firmate dal genio di Calatrava, suddivise per aree tematiche: arte, scienza e natura.
E se non esiste un memoriale di quella immane tragedia che è stata l’esondazione del Turia ogni angolo di Valencia ne parla, nel suo equoreo linguaggio, assolutamente peculiare. È là, nelle fontane che troviamo dappertutto, con una persistenza che sembra voler travalicare il mero abbellimento. È là, nell’Hemispheric, l’occhio di Calatrava che si completa nel riflesso dentro allo stagno, stupefacente col suo tetto ovoidale lungo oltre 100 metri che contiene la grande sfera che ospita il cinema. È là, nelle sculture d’acqua che disegnano barche tridimensionali con commovente precisione. Ma attenzione, non c’è proprio niente di tetro o ossessivo in questo continuo ritorno dell’elemento acqueo. Anzi, è come se i valenciani, orgogliosi del loro passato fluviale, fossero riusciti, con resilienza e coraggio encomiabili, a trasformare le loro ferite in Bellezza.