Bologna, Ferrara, Parma… il triangolo dei salumi
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1) BOLOGNA E I TORTELLINI AL RAGU’: IL PERCORSO DELLE TORRI
Partiamo in tarda mattinata da Milano e le due ore di autostrada trascorrono così piacevolmente che arriviamo a Bologna senza avere il tempo di dire “tortellini”. E, essendo ormai ora di pranzo e avvertendo un più che leggero languorino, proprio questo è il nostro primo pensiero. Camminiamo verso il centro e chiediamo subito di “Tamburini”, un’antica trattoria di cucina tipica bolognese consigliata proprio in alcuni diari di viaggio di altri TpC. L’attesa viene ampiamente ripagata con un ottimo pranzo a base di tortellini al ragù seguito da un abbondante tagliere di salumi e formaggi locali. Una vera delizia. Il tutto addolcito da un profumato vino rosso della casa. E con 19 euro a testa, siamo pieni di gusto ed energie per iniziare la nostra scoperta di Bologna.
Grazie al sito www.bolognawelcome.com, davvero ben strutturato e ricco di spunti, decidiamo di visitare il centro storico seguendo un tema caratterizzante la storia della città: il percorso delle torri. Come in una divertente caccia al tesoro, partiamo da Piazza Maggiore e ci immergiamo nel passato di una vera e propria perla medievale. “E la mia casa è Piazza Grande” cantava il Lucio immortale: capiamo il perché di tanta magia e quel sabato, per caso, è un po’ anche casa nostra. Vicolo dopo vicolo, studiamo gli incroci cromatici, le sfumature, i segni che il tempo ha regalato a queste mura. Alziamo il naso a ogni torre e a ogni angolo ci fermiamo per immaginare, soltanto per un istante, come sarebbe tornare indietro nel tempo, in quel trionfo d’arte del Duecento, e osservare qualche scorcio di vita della gente di allora. Scrutare qualche abito d’epoca e schivare qualche calesse veloce. Sognare a occhi aperti rende felici ed è gratis. Che sia questo il vero valore aggiunto di ogni viaggio? Bologna dalla buona cucina, Bologna che è storia, Bologna divina. Pendono le due torri più maestose, la Garisenda e quella degli Asinelli. E, tra un portico e l’altro, tante altre minori si susseguono. Nel Medioevo ne furono costruite più di cento, è sempre un’emozione vederne sopravvivere diverse ancora oggi. Bologna “la turrita” è la nostra Bologna, quella che abbiamo deciso di scoprire. Forse perché una torre, in fondo, non è altro che la traduzione in mattoni del sogno di toccare il cielo.
2) FERRARA PEDALA E VA LONTANO: LA COPENHAGEN D’EMILIA
Salutata l’amata Bologna, il sole inizia a calare e noi ci dirigiamo verso il nostro agriturismo “Corte dei gelsi” (www.cortedeigelsi.it), situato a mezz’ora esatta, ad Altedo di Malalbergo. E’ una cascina restaurata e moderna, immersa nel verde dei campi. È gestita da una famiglia dai componenti giovani e molto gentili. Dotata anche di ristorante con menu locale, è un posto perfetto per ristorarsi e fare tappa tra le città emiliane. Ceniamo e, mai sazi di nuove scoperte, decidiamo di trascorrere la serata in un’altra città che ricadeva nei nostri desideri: Ferrara. L’agriturismo si rivela a mezz’ora esatta anche da questa seconda tappa e, così, in pochi minuti arriviamo a destinazione. Entrando in città, leggiamo un epiteto su un cartello che ci incuriosisce all’istante: “Ferrara, la città delle biciclette”. Per noi, che poco tempo fa abbiamo viaggiato tra Olanda, Danimarca e Norvegia, questo indizio assume un appeal tutto particolare. Ebbene, è proprio così: Ferrara non ha nulla da invidiare alla filosofia ecologista nordica. Ma proprio nulla. Che dire? Sembra di vagare per le vie di Copenhagen! Meraviglioso il gioco di luci che collega i punti di maggior interesse storico del centro. Vediamo il Castello estense, la Torre dei Leoni. Le biciclette che sfrecciano: veloci, ma armoniose nell’insieme. Ferrara pedala e va lontano. È sabato sera e la movida appare divertente e ordinata. Si respira aria universitaria spensierata e, complice la temperatura ancora mite, sembra un momento di piena estate. Trascorriamo una piacevole serata e, in un paio di ore, cogliamo il meglio che la Ferrara notturna sa dare. Cullati dal sonno, con la volta stellata che fa capolino, salutiamo quest’altra piccola grande bomboniera emiliana. Un posto dove tornare.
3) PROSCIUTTI, TORTELLI, DUOMO E BATTISTERO. ROTTA SU PARMA
È domenica mattina ed è tempo di salutare i nostri amici dell’agriturismo per tornare, piano piano, verso Milano. Ma visto che la giornata è lunga e noi siamo instancabili, facciamo rotta su Parma: tappa perfetta nella strada che separa l’Emilia da casa. Le scelte “per caso”, si sa, sono sempre le migliori. Ed è proprio la nostra casualità a premiarci. A Parma non è affatto una domenica qualsiasi. C’è il Palio e il Festival del Prosciutto Crudo: cosa potevamo chiedere di meglio? Arriviamo in centro per ora di pranzo e, alla vista di salumi appesi in ogni dove, il nostro stomaco ha iniziato a esigere attenzione. Proprio vicino al Palazzo comunale, c’è la trattoria più antica e conosciuta di tutta la città. Andiamo a colpo sicuro grazie ad un consiglio di un amico del posto, che non poteva sbagliarsi. È la “Trattoria Corrieri” (via Conservatorio 1) e, neanche a dirlo, ci ruba il cuore! Trascorriamo un’ora di estasi, persi tra torte fritte e culatello, prosciutto crudo e tortelli ripieni di ogni prelibatezza. Forse mettiamo su qualche etto, ma fidatevi, ne vale la pena! Decisamente appagati e satolli, ci incamminiamo verso il Duomo e il famoso Battistero dove Benedetto Antelami, architetto e scultore, ha lasciato impronta indelebile. In effetti la piazza che ospita i due edifici è una piccola bomboniera che trasuda di storia e arte centenaria. Rimaniamo colpiti dall’imponenza del Battistero, ci affascinano le alternanze cromatiche del Duomo con particolari in marmo rosso. Entriamo nel Battistero per scoprirne i bellissimi affreschi e, mentre li osserviamo, in silenzio religioso com’è richiesto dal luogo, veniamo attirati da un frastuono improvviso proveniente dall’esterno. Cosa sarà? Usciamo e pensiamo di essere tornati indietro nel tempo. Era un’epoca lontana, quella che ci passava davanti agli occhi. Famiglie agghindate in abiti d’epoca rinascimentale, bambini con ai piedi scarpe di pezza, vecchietti trascinanti carri in legno. Soldati e giullari. Sbandieratori e dame. Tutto scandito dal suono dei tamburi, che tenevano il tempo. Siamo immersi nel Palio di Parma, senza neanche saperlo! È un’emozione strana assistere ad immagini che abbiamo sempre e solo studiato sui libri. Il campanile come sfondo, alzi la testa e vedi la cima del Battistero, mentre a fianco a te passeggia una matrona tutta veli e drappeggi. Fantastico. Ci rimane il tempo per un gelato di coppia e per l’ultimo passeggio nel verdissimo Piazzale della Pace. Il posto ideale per salutare l’estate, visto che ormai l’autunno è alle porte. Ciao Parma, è stato un piacere. Ora possiamo dirlo sul serio: Milano loves Emilia.