I misteri di Rocchetta Mattei
La rocca è stata recentemente restaurata ed è visitabile solo dall’agosto scorso, la destinazione è stata suggerita da Patrizia, che un paio di mesi fa è rimasta ammaliata da questi luoghi.
La chiesa di Santa Maria Assunta di Riola, a circa due chilometri da Rocchetta Mattei, è stata progettata dall’archistar finlandese Alvar Aalto. Il progetto risale al 1966, ma la chiesa fu realizzata fra il 1977 e il 1978. L’architettura dell’edificio costituisce una sintesi dei motivi di Aalto nel campo dell’architettura religiosa. È stata concepita come risposta alla richiesta del cardinale Lercaro, di realizzare una chiesa, la prima, che fosse architettonicamente rispondente alla rinnovata liturgia post conciliare. Le forme sono tuttora moderne, potrebbe essere stata ultimata di recente, la volta asimmetrica convoglia la luce all’interno dell’unica navata e soprattutto sull’altare verso il quale si apre il battistero. La luce entra di prepotenza dalle ampie finestre e riflettendo sulla volta bianca, dona un effetto quasi divino, l’atmosfera che crea fa sembrare agli ospiti di essere tra le nuvole, tra gli angeli… un luogo che regala pace e serenità.
La visita alla Rocchetta è prevista per le 12.30, decidiamo di salire a piedi fino all’ingresso del maniero; in paese sta iniziando una rivisitazione storica con corteo e le auto resterebbero bloccate nel parcheggio del castello.
Rocchetta Mattei è un castello davvero originale sull’appennino bolognese; fu residenza e studio del conte Cesare Mattei, letterato, politico e medico autodidatta. Il castello è visitabile solo con un tour guidato, da prenotare utilizzando l’apposito sito internet www.rocchettamattei-riola.it. Grazie al nostro accompagnatore, il signor Fabrizio, abbiamo conosciuto da vicino, visitando la sua dimora, un personaggio storico davvero originale. Fabrizio ci accompagna all’interno della Rocchetto, in un’atmosfera magica, dove nulla è ciò che sembra e dove la cura dei particolari e la suggestione delle forme hanno un ruolo determinante.
Rocchetta Mattei fu il castello del conte Cesare Mattei (1809-1896), che in questo luogo sui colli bolognesi, eresse la sua residenza e studio.
Rocchetta Mattei è davvero un castello originale, con le sue iconografie esoteriche, con le sue cupole e decorazioni moresche, direi fiabesche. All’interno riconosco immediatamente la riproduzione del giardino dell’Alhambra di Granada, con le sue maioliche originali di Siviglia e la copia delle volte della Mezquida di Cordona con i suoi archi multipli, in questo luogo bianconeri.
All’interno della Rocchetta scorreva una cascata, una passerella permetteva di avvicinarsi all’acqua, sul pavimento è presente una curiosa feritoia che serviva da antico vespasiano.
L’inizio della costruzione del castello risale al 1850, il conte Cesare Mattei volle un castello che lasciasse il segno dell’originalità, un luogo unico, indimenticabile, ci riuscì: Rocchetta Mattei divenne conosciuta in tutto il mondo, soprattutto grazie alle sue attività di farmacologo e alchimista. Dopo la morte della madre per un tumore, il conte Mattei intraprese studi medici da autodidatta, non voleva che altre persone provassero il suo dolore.
Il conte Cesare Mattei fu l’inventore dell’elettromeopatia, fondata sulla fitoterapia e sull’immagazzinazione dell’energia elettrica all’interno dei preparati. Il conte non chiedeva denaro per i farmaci che preparava in gran segreto all’interno della torre più antica della rocca. Le sue ricerche mediche erano basate sull’utilizzo delle erbe, composizioni tramandate dai greci agli arabi e sul principio dell’equilibrio elettrico all’interno del corpo, secondo il quale la malattia è il risultato di uno squilibrio tra le due cariche “più” e “meno”. I suoi preparati ebbero largo successo, migliaia di persone venivano al castello per sottoporsi alla cure del conte, in questo luogo mistico. Il conte fece costruire degli alloggi, dove i malati più poveri potevano soggiornare gratuitamente, mentre i nobili pernottavano all’interno della Rocchetta. Tra gli ospiti della Rocchetta compare uno zar malato di cancro; inoltre i preparati del conte Mattei, sono citati da Dostoevskij nel romanzo I fratelli Karamazov.
Visitando la rocca restiamo affascinati dall’atmosfera magica, dove ogni elemento è curato nei dettagli e la suggestione delle forme ha un ruolo determinante. Il conte voleva stupire e ammaliare i visitatori, ma non per questo utilizzava materiali pregiati, infatti, nulla è ciò che sembra: i mosaici non sono mosaici ma affreschi successivamente lavorati con martello e scalpello, gli arazzi sono stoffa abilmente dipinta, i sublimi archi bianconeri non sono di pietra ma di compensato e il soffitto di stalattiti “dell’ambulatorio” non è in legno ma di cartapesta. Stupisce un lungo corridoio in madreperla, questo volta originale!
Come per tutte le fiabe, il finale resta avvolto dal mistero… per conoscere il testamento del conte e che fine hanno fatto le sue scoperte, dovrete visitare questo luogo misterioso.
Usciti dalla Rocchetta inizia il “diluvio universale”, ma non c’è l’arca ad attenderci, quindi inizia l’avventura… dopo aver percorso a piedi, con un ombrellino ogni due persone, i due chilometri che ci separano dal centro di Riola, arriviamo alle nostre auto bagnati fradici!
Pochi minuti di auto e arriviamo all’agriturismo i Fondacci, gestito dal simpatico proprietario Valter. In questo ristorante ci si sente a casa: cucina genuina e cortesia. Prodotti fatti in casa e materie prime della zona esaltano i gusti delle ottime pietanze. Approfittiamo del tempo tra le portate per asciugarci i vestiti, utilizzando due phon messi a disposizione da Valter. Ottimi i tortellini con il ragù di mortadella e le crescentine fatte con farina di farro accompagnate da buonissimi salumi prodotti in loco. Non mancano formaggi della zona, marmellata e giardiniera fatte in casa. Ottimo rapporto qualità/prezzo.
Il sole torna a risplendere e concludiamo la nostra avventura al borgo di La Scola. Il borgo è situato a pochi minuti di auto dall’agriturismo, un posticino tranquillo che resiste miracolosamente al tempo. Posto di guardia dei Longobardi di Pistoia che nel VI secolo tentarono di entrare nell’Esarcato di Ravenna che aveva qui i confini. Il toponimo deriva da “sculca” ovvero sculcare che significa scrutare, osservare le zone circostanti. Le antiche torri fortificate sono state trasformate in case ristrutturate, attualmente vivono nel borgo 9 persone. Un’altra Avventura di un Giorno è terminata all’insegna della cultura, del divertimento, del buon cibo, dell’ottimo vino … come direbbe il conte Mattei: della vittoria del bene sul “male”.
Ho avuto la fortuna di visitare numerosi castelli in giro per il mondo, Rocchetta Mattei rientra a pieno titolo nella “top five” dei castelli imperdibili, il suo misterioso fascino fiabesco merita un degno finale… e vissero felici e contenti.