Dall’Irpinia alla Romantische Strasse

Un viaggio dal cuore della Campania fino alla Baviera, scoprendo le bellezze lungo la famosa strada Romantica: Fussen, città di partenza, fino a Nordlingen, città di arrivo
Scritto da: Vingar
dall'irpinia alla romantische strasse
Partenza il: 28/07/2013
Ritorno il: 07/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Avevo sentito parlare della Romantische Strasse da un mio amico, ne aveva a sua volta scoperto l’esistenza grazie a un suo conoscente. Incuriosito, anche se non è difficile incuriosirmi attraverso i racconti di viaggio, ho iniziato a documentarmi su questa strana meta turistica tedesca. E’ bastato poco a farmi prendere la decisione di partire e andare, di persona, alla scoperta delle bellezze di quest’angolo di Baviera. Abbiamo organizzato il viaggio in due, io e la mia dolce metà

Il viaggio

AVELLINO: Abbiamo deciso di partire in auto, così da poterci gestire meglio i tempi e godere di quella certa autonomia che altrimenti sarebbe stato impossibile ottenere. Non è certo un viaggio rapido, ma con soste adeguate, seppure stancante, si riesce a gestire in modo ottimale. Partendo da Avellino, nel cuore montuoso della Campania, la strada da percorrere per giungere a Fussen (prima cittadina in cui abbiamo deciso di risiedere per la scoperta delle bellezze della Romantic Strasse) è piuttosto lunga, ma per nostra fortuna abbiamo potuto riposare a Ferrara, città in cui studio. Avellino-Ferrara è un viaggio di circa 7 ore, che con le dovute soste, per il pranzo e un caffè, non pesa affatto, soprattutto con la carica e le aspettative per i giorni successivi. Se non fosse stato per un orribile temporale ad Arezzo che ci ha fatti quasi fermare (la visibilità era quasi pari a zero), l’autostrada non ci ha riservato alcun problema o sgradevole sorpresa.

FERRARA

Giunti in serata nella splendida cittadina estense (Ferrara), abbiamo deciso di saltare in groppa alle biciclette e rilassarci alle luci del tramonto lungo le vie caratteristiche del centro. Il bellissimo castello, che domina la piazza antistante, come sempre regala un salto indietro nel tempo, e a fine Luglio, per fortuna, è ancora possibile respirare aria vitale (molti sono già al mare, ma la città non è ancora “spenta” come nel mese d’Agosto). Tappa meritevole di visita è il cimitero ebraico, così come la deliziosa certosa – a pochi passi dal centro città e dalla famosa piazza Ariostea, ritrovo di giovani e sede storica del palio. Dopo una piacevole cena, un gelato ed una doccia ristoratrice abbiamo imboccato la via del letto per prepararci al viaggio del mattino successivo. Alle 7 siamo rimontati in auto, pronti a dirigerci verso Fussen. La strada da percorrere non era moltissima, all’incirca 5 ore tra autostrade e non, e l’unico tratto davvero insopportabile è stato quello tra Rovigo e Verona, subito prima di imboccare l’Autobrennero. Una strada tenuta malissimo, e con limiti di velocità insostenibili: 70 km/h, sembrava non finire mai. Giunti, comunque, finalmente sull’autostrada che ci avrebbe condotti al confine con l’Austria, i paesaggi meravigliosi e una frescura quasi autunnale ci hanno fatto dimenticare la noia accumulata nel tratto di cui poc’anzi ho fatto cenno, e ci hanno ridato la voglia di sorridere. Non c’è voluto molto per giungere in vista di Vipiteno (paesino famoso per lo Yogurt, ma che sembra promettere tanto anche dal punto di vista di bellezze naturali e storiche, dove purtroppo non abbiamo fatto sosta per giungere in tempo all’Hotel in Germania), e poco dopo del Brennero. Qui la temperatura era incredibile: dall’umidità afosa di Ferrara, siamo stati catapultati in una brezza gelida, ritemprante e piacevole (intorno ai 18 gradi, secondo il termometro esterno dell’auto). Sosta obbligatoria: bisogna acquistare la necessaria Vignette, altrimenti si rischiano sanzioni in Austria. Questo talloncino rosa, da appiccicare al vetro anteriore dell’auto, possibilmente in alto, è una sorta di ticket autostradale, dalla valenza di 10 giorni, al prezzo di 8€ circa. Ripartiti, dopo pochi chilometri, siamo giunti al confine e di qui a Innsbruck.

INNSBRUCK

Se viaggiate in auto, quindi potete decidere dove sostare, lungo la strada, senza alcuna deviazione da fare, c’è questa piccola eppur affascinante cittadina austriaca. Perché non fermarsi? L’aria frizzantina, il sole e la curiosità ci hanno portato fin nel centro: animato e colorato, il turismo è piuttosto vivo. Un pranzo frugale, un caffè ed uno strudel (lungo una traversina del centro c’è uno Strudel Bar, ne potete trovare di ogni tipologia, dal classico alle più assurde varianti e fanno anche un espresso niente male), per poi perderci tra i palazzi affascinanti. Qualche fotografia ed un rapido giro per i negozietti e, completamente riposati, abbiamo ripreso la marcia verso la Germania. La strada, per un brevissimo tratto, è stata ampia e rettilinea (eravamo su una Autobahn austriaca) per poi inerpicarsi sulle alpi bavaresi. Paesaggi fiabeschi, verdi distese boschive, e piccole case con le finestre cariche di gerani, hanno iniziato a padroneggiare. Curve e salite, vette bianche e una strana sensazione di pace e quiete ci hanno fatto compagnia a lungo. Attenzione, però, non fatevi troppo cullare, i limiti di velocità e gli autovelox sono ovunque, state sempre attenti a moderare la velocità (potete pure godervi il paesaggio con maggior lentezza!). In basso, preceduta da un reticolo di strade e circondata da montagne bellissime, appare Fussen.

FUSSEN

È la prima e vera tappa del viaggio. Ci siamo subito recati in Hotel, bisognava fare il check in, posare i bagagli e la voglia di una doccia era tanta. A pochi passi dal centro (meno di cinque minuti a piedi), abbiamo soggiornato a Villa Toscana – ma non lasciatevi confondere dal nome: non si parla italiano, non si mangia italiano, non abbiamo incontrato neppure un italiano – che, nonostante la sua centrale localizzazione, è circondata da un parco-giardino piacevolissimo, dove passeggiare dopo la colazione. Riposati e sbrigate le formalità necessarie a prender possesso della camera, ci siamo diretti nel cuore del paesino. In verità non avevano aspettative sulla sua bellezza, ed è stato un bene: tutto ci ha colpito, dai colori delle case, dalla pulizia, dalla giovialità (pomeridiana e della prima serata) che si respira avanti ai numerosi bar della piazza e del corso principale, alla pacata tranquillità del posto. Non ci siamo dedicati ad una accurata esplorazione, non era il momento e molte delle attrazioni storico-culturali chiudono prima delle 17:00, quindi ci siamo dilettati in una rilassante passeggiata con aperitivo. La fame ha fatto capolino e ne abbiamo approfittato subito per assaporare la cucina locale. La prima scelta, valutazione a posteriori, non è stata delle migliori, ma lì per lì (e per questo non ce ne siam pentiti) ci siamo divertiti. Ci siamo accomodati al Gasthof Krone, da tutti, online, decantato. Si è mangiato bene, anche la birra era ottima. La cosa, però, più carina del locale è l’arredamento: revival medievale, con camerieri in abiti d’epoca e pietanze servite in stile antico (la zuppa di patate in un pane di segale – il pane funge da scodella; uno stinco di maiale con crauti in piatti di terracotta…). Un po’ la stanchezza, un po’ l’assenza di intrattenimenti serali – non ci aspettavamo certo discoteche o chissà quale amenità, ma la sera, già verso le 23, il paesino sembra assopirsi del tutto – ci ha riportato a letto, pronti a intraprendere un’avventura il giorno successivo.

I CASTELLI DI LUDOVICO II

Sveglia presto! Colazione dolce, caffè espresso, latte, cornetto e cereali e subito in direzione dei castelli più famosi della Germania, e forse del Mondo. Le intenzioni erano di partire in bicicletta (noleggiarle, con la KonigsCard, è gratuito) ma il cielo sembrava promettere pioggia – che immancabilmente non è arrivata, lasciando spazio ad un sole incredibile. Siamo andati in auto, ma trovare parcheggio, alle 8:15 del mattino, è stato semplicissimo, anche perché il parcheggiatore, osservando la tarda dell’auto, ci ha fraternamente salutato con un “Wè, Fratè!”. 5€ per l’intera giornata. Ci siamo recati subito alla biglietteria, sì, per visitare questi due monumenti di architettura bavarese è necessario munirsi di biglietto, su cui sono segnati gli orari di visita – sempre guidata, ma in italiano non c’è altro che un’audio-guida. 22€ a testa, con sconto legato alla famosa KonigsCard, dataci in hotel.

Una bella passeggiata ci ha condotti al primo dei due manieri: Hohenschwangau. Giallo, circondato da piccole mura con all’interno un delizioso e minuto giardino, affaccia su un piccolo e delizioso lago, l’Alpsee. Iniziata la visita, con un ridotto gruppo di italiani, abbiamo ammirato la bellezza delle sale interne. Onestamente mi aspettavo qualcosa di più principesco, sulla falsa riga della Reggia di Caserta, ma qui tutto è più a misura d’uomo, con ambienti contenuti, ma ugualmente meravigliosi. I dipinti alle pareti, tutti legati alla mitologia germanica, piuttosto che le stufe di ceramica, i soffitti, le suppellettili sul mobilio originale d’epoca sono meravigliosamente custoditi, creando quasi un’aria sacrale. La meraviglia del luogo, però, si sarebbe a noi disvelata di lì a poco.

Finita la visita, ci siamo diretti, sempre a piedi – si può altrimenti fruire di un bus o di carrozza e cavallo – all’altro castello: Neuschwanstein. Bianco, fiabesco, pseudo-gotico, mastodontico, il castello frutto della mente di Ludwig, sorge solitario su una rupe. Non si può non restarne incantati non appena si raggiungono le sue porte. Non si può non correre, con i pensieri, subito al logo, ormai famoso, della Disney. Siamo giunti ai piedi di un capolavoro. La solita fila per accedere, ad orario stabilito, all’interno ci ha, stavolta, portati ad avere anche la compagnia di altre nazionalità (qui danno una guida audio portatile che si ascolta avvicinandola all’orecchio). Sale più ampie, tecnologia, per l’epoca, all’avanguardia, sfarzo e delicatezza la fanno da padroni. La sala più incantevole di tutte è sicuramente quella del trono: aurea, luminosa, elegante, mistica. Richiami al buddismo, alle corti vichinghe, alla Roma antica, al mondo bizantino, alla cultura cattolica, si fondono con delicatezza e romanticità.

Di lì a poco abbiamo terminato la visita e, prima di tornare a valle, per passeggiare sulle rive del lago, abbiam fatto un salto al famoso ponte panoramico: il Marienbrucke, ponte non originale, sui cui, purtroppo e facile incappare in folla e chiasso. Nel pomeriggio ci siamo concessi una merenda di bratwurst e crauti, accompagnati da una deliziosa birra e da un morbidissimo brezel. Prima di tornare in albergo, però, ricordandomi di aver letto di una famosa pasticceria a Fussen, dove venivano prodotte e confezionate le torte per la famiglia reale, abbiamo deciso di assaggiare un pezzo della nota e tipica Sisi-Torte. Nuovamente serata tranquilla e di relax per la cittadina, preparatoria al giorno di scoperta che avrebbe seguito.

WEISENSEE e FUSSEN

Il secondo ed ultimo giorno a Fussen abbiamo deciso di dedicarlo alla scoperta del paese e ad un’escursione (stavolta si!) naturalistica su pedali. Noleggiate le biciclette, ci siamo subito diretti vergo il famoso lago balneabile che precede Fussen. Il Weisensee è ampio, silenzioso, magico. Pedalando lungo le sue rive, tra alberi e natura, ci siamo ritrovati in un piccolo ambiente super attrezzato: una spiaggia su erba, con chiosco bar, ombrelloni e lettini da sole. Non avevamo il costume, altrimenti un tuffo l’avremmo fatto volentieri! Continuando a pedalare, godendo dell’ombra (quando era possibile trovarne dato il sole cocente che dominava un cielo incredibilmente terso), abbiamo deciso, inconsapevolmente di seguire un sentiero non ciclabile. Bici a mano, sudore e divertimento: radici bitorzolute, pietre scolpite dalla natura, rami da film fantasy, fiori e profumo di bosco ci hanno accompagnato fino a una roccia simile ad una finestra dove sembrava impossibile passare con le bici a farci compagnia. Alla fine ci siamo riusciti, divertendoci, ma anche stancandoci un po’… fino a tornare in paese nel primo pomeriggio. Pranzo rapido (senza birra) in centro e visita al borgo. Prima che chiudesse, abbiamo potuto visitare il castello, purtroppo semisconosciuto, che domina Fussen. Carino, seppur spoglio e non paragonabile agli altri due visitati il giorno precedente, ospita una pinacoteca con dipinti antichi (alcuni davvero tenebrosi, altri incantevoli). Serata, dopo un po’ di riposo in camera e una meritata doccia fredda, trascorsa tranquillamente al Gasthof Woaze: nella piazzetta antistante un musicista allietava la cena con le sue tipiche note bavaresi, e pietanze squisite ci facevano compagnia. Il giorno dopo, partenza per raggiungere Nordlingen.

WIESKIRCHE e LANDSBERG AM LECH

Congedandoci un po’ a malincuore da Fussen, abbiamo imboccato la strada Romantica diretti a Nordilingen, all’incirca 200km più a nord. La strada era lunga, si, ma lungo il tragitto c’erano un po’ di tappe da poter fare. Il paesino di Schwangau, visto di sfuggita durante il ritorno dai castelli di Ludovico, è passato silenzioso dai finestrini (piccolo e inflazionato dai due complessi e famosi castelli è privo di particolari attrazioni). Ammirando pascoli e frazioni di paesi come pronte per rigirare un film su Sissi, ci siamo diretti verso una meraviglia incredibile, la Wieskirche. Segnalata come patrimonio dell’UNESCO, ero convinto fosse una tipica chiesa di campagna bavarese, si, arredata preziosamente, ma non credevo potesse emozionarmi tanto. In assoluto potrei definirla la chiesa più incantevole che io abbia mai visto. Delicata nei colori, sfarzosa senza eccessi, dorata, pallida, mistica… per la prima volta ho provato soggezione durante tutto il viaggio. La fortuna ha voluto che ci imbattessimo nelle prove di un concerto che, probabilmente, si sarebbe svolto in serata. Dovevamo ripartire, e dopo aver ascoltato alcuni pezzi ad opera dei musici, abbiamo ripreso la strada diretti a Landsberg. Il panorama ha iniziato a mutare, e dalle verdi colline siamo passati a gialle pianure. Il color smeraldo è stato sostituito, quasi come pennellata netta, dal giallo senape. Ha iniziato a prendermi la noia, il panorama non mi coinvolgeva, la musica o le chiacchiere non hanno potuto farmi rilassare, ma per fortuna abbiamo raggiunto la nostra nuova tappa. Landsberg am Lech, paesino attraversato dall’omonimo fiume, il Lech, doveva essere, stando alle ricerche preventivamente fatte, una bomboniera. Forse è stato il posto che più ci ha deluso. Le rive del fiume, colorate e ricche di bagnanti (anche se dubito della salubrità delle acque) promettevano un centro animato. Così non è stato. Lavori in corso nella piazza principale, una chiesa principale piuttosto spoglia, strade deserte. Il sole a picchiare caldo e la voglia di ripartire che pian piano cresceva. Pranzo frugale al volo, ancora qualche passeggiata nei pressi del fiume per riposare all’ombra di un albero e poi nuovamente in auto.

NORDLINGEN

Cadde un meteorite, in epoche assai remote, e, colpendo il suolo terrestre, venne a formarsi un cratere. Nordlingen sorge in quel cratere! La forma circolare delle mura, edificate sul perimetro del cratere, rappresenta un’oasi per il viaggiatore.

Fin da lontano si nota l’incredibile torre campanaria, il Daniel. Giunti in città, entrati nelle mura, abbiamo rapidamente raggiunto l’albergo. Il calore, il panorama senape, l’autostrada senza limiti di velocità, con auto a folle corsa, l’ambiente industriale nei pressi di Augusta avevano saturato l’aria: doccia! doccia! doccia! l’imperativo. Parcheggiato, finalmente, entro mura – qui a pagamento – 8€ e poco più al giorno – fuori mura gratis, ma ho preferito avere l’auto a portata di mano – ci siamo crogiolati al fresco dell’acqua. Le temperature esterne, di circa 35 gradi, non venivano affatto mitigate all’interno: non usano condizionatori perchè normalmente li le temperature non hanno mai raggiunto tali livelli. Prima di uscire a passeggiare, con la frescura serale, lungo le strade di quella deliziosa cittadina gotica, ci informano che il giorno dopo non avremmo potuto accedere, prima di sera al garage per via di un mercato che interessa l’intera città. Bene, mettiamo in programma di restare a visitare il paese con calma. Di buon mattino, carichi, ci rechiamo a far colazione in piazza: cappuccino (non ho capito perchè lo propongono in tazze enormi e in quantità da sfamare una scolaresca!) e dolcetto. Inizia la perlustrazione: visita al duomo, cupo, grigio e poi al campanile. 90 metri d’altezza, per una “scalata” interna lunga ma affascinante: scale di legno, ingranaggi del campanile a vista, fino a raggiungere una balconata circolare che permette di osservare il panorama, le mura intatte e perfettamente tonde, le campagne circostanti e i tetti cittadini, su molti dei quali vi sono nidi di cicogna. Altre chiese, palazzi, angoli meritano una visita, e sicuramente non potevamo farci mancare di passeggiare lungo un tratto di cinta muraria. Qualche giro per i negozi, per le bancarelle di cianfrusaglie (era quello l’atteso mercato che impegnava ogni strada cittadina), il pranzo e l’acquisto di souvenirs. Spulciato ogni angolo del paese, dopo un riposino, cena e organizzazione per l’escursione del giorno a seguire.

ROTHENBURG OB DER TAUBER

Di buon mattino, dopo una deliziosa colazione in piazza, presa l’auto ci siamo diretti verso un altro centro gotico. Non c’è voluto più di 1 ora e 45 minuti, che siamo giunti alle porte di Rothenburg. Parcheggiato l’automobile abbiamo imboccato un sentierino che conduceva a una delle porte lungo la cinta muraria (anche qui, come a Nordlingen, le mura sono intatte e perfettamente conservate), per raggiungere in pochissimi attimi il centro. Per le strade si respira un’atmosfera strana: le vetrine, quasi tutte ricche di lucine, sembrano addobbate a festa. In piena estate un senso di natalizio pervadeva l’aere. E’ qui che, passeggiando, mi è venuto in mente il libro di Harry Potter, portandomi alla luce il piccolo villaggio di Hogsmeade. Atmosfera surreale, quasi un’immersione nel libro fantasy più noto alle nuove generazioni. E’ stato facile perdersi nelle vetrine, e in una visita in un negozio che trasporta nel tempo: entrando si gela (è l’aria condizionata, tranquilli!) e ci si ritrova come a natale. Pupazzi che ballano al suono di antiche canzoni natalizie, donne in vestiti verdi e rossi, palline, lucette, renne di legno, candele, portacandele, un albero di natale enorme, un soffitto come cielo stellato… siamo tornati bambini per un attimo! Tornati al calore esterno abbiamo continuato a visitare il paese, fermandoci solo per un panino con il tipico brauwurst. Seguendo, poi, la strada principale abbiamo raggiunto il Museo della Tortura. Entrata con tariffa studenti, e visita alle macchine e agli strumenti di tortura del passato. Non tutti autentici, alcune infatti erano ricostruzioni (ma davvero poche erano quelle non autentiche), i pezzi in esposizione ci hanno meravigliato e, forse, un po’ disgustato. Ne vale comunque la visita! Come la mia ragazza aveva letto, prima di raggiungere il paese, immancabile doveva essere la visita a un’antica chiesa sita ai confini della città. Il custode, purtroppo, non capiva una parola d’inglese e ci siamo dovuti far intendere a gesti, ma alla fine abbiamo potuto comperare il biglietto. Semplice, eppure mistica, la chiesa sembra esser stata tirata fuori da “Il nome della rosa” di Eco. Passaggi sotto le scale, dietro l’altare portano a camere sotterranee e del soffitto in cui è stato aperto un museo popolare cittadino con foto d’epoca e costumi tipici della vita rurale. Poco distante, poi, vi è il giardino: lungo le mura, seguendo un sentiero, si giunge al lato opposto della città. E rieccoci nuovamente tra le pagine di un libro, “Il Signore degli Anelli” e la piazza di Granburrone. Fiori, alberi verdi, prato e gioia. Siamo rientrati in città e, per caso, abbiamo sentito dei canti. In una chiesa, infatti, stava svolgendosi un concerto per la ricostruzione in Giappone, dopo Fukushima: il concerto per la “resurrezione”. Emozioni indescrivibili, brividi a fior di pelle, ascoltando quei brani cantata da cori nipponici in un ambiente gotico e antico. Fattasi, ormai, quasi sera, abbiamo preso la strada del ritorno.

DINKELSBUHL e WALLERSTEIN

La mattina seguente, sempre dopo la colazione, ci siamo diretti a Dinkelsbuhl, altro paesino dal fascino gotico e meravigliosamente curato. Abbiamo impiegato meno tempo a raggiungerlo, rispetto a Rothenburg, ma se a me ha affascinato un po’ meno che la tappa precedente, per la mia ragazza è stato il paese “bomboniera” della vacanza. Meno “letterario” che l’altro, anche qui case a graticcio e chiese gotiche la fanno da padrone. La cattedrale, purtroppo, come tutte le chiese gotiche, non ha quel fascino barocco che io adoro, ma nella sua austerità comunque colpisce. Incredibilmente bello è stato l’ospedale (si, l’ospedale, ma non da pazienti, da visitatori) con il suo granaio e il suo mulino, le torri e le traversine (sempre deserte) del centro. Una giornata tranquilla, visitando le varie storiche attrazioni cittadine, con pranzo in macelleria: qui, con pochi euro, abbiamo assaporato dei piatti divini. Un currywurst delizioso (tipico cibo da strada bavarese) e un leberkase buonissimo con insalata di patate. Non c’è qualcosa da suggerire che valga una visita più di un’altra, ma sicuramente il museo del 3D è una tappa evitabile. Se, però, Dinkelsbuhl è stata una visita bellissima, delusione incredibile è Wallerstein. A pochissimi chilometri da Nordlingen, sulla strada del ritorno in hotel, pensavamo potesse essere una tappa aggiuntiva. Abbiamo fatto sosta, osservato la solitaria “torre della peste”, una statua-obelisco lungo la strada, e ci siamo diretti verso il palazzo nobiliare (chiuso al pubblico perchè privato, ma non lo sapevamo anticipatamente perchè non c’era indicazione neppure sulla guida che abbiamo reperito all’ufficio turistico!) e poi verso la rupe che domina il minuto paese. Anche qui tutto chiuso perchè di proprietà della famiglia Wallerstein. Tappa inutile. Siamo tornati a Nordlingen per trascorrere la serata e prepararci al viaggio di ritorno in Italia…

FERRARA

Nuovamente in auto, di mattino presto, dopo una colazione e un rifornimento al supermercato di acqua (coi soliti prezzi astronomici della Germania) ci siamo diretti verso i nostri lidi. Invece che seguire la Romantic Strasse, lunga, tortuosa e con limiti di velocità ovunque intorno ai 60 km/h abbiamo imboccato l’autostrada. L’andatura media di 120 km/h (non mi piace correre follemente in auto, preferisco viaggiare chiacchierando, ascoltando la musica e godendo del paesaggio) era cosa da nulla a paragone con gli automobilisti del luogo: passavano come frecce! Il viaggio, comunque, sembrava non terminare mai, tanto che ho optato per una sosta a Fussen prima di raggiungere l’Austria, quindi l’Italia. L’atmosfera di questo centro della bassa Baviera è unica e ci siamo emozionati nuovamente: colori, gente, allegria erano l’elemento tipico del passeggio, mentre nelle cittadine gotiche della Franconia, nonostante la tipicità tutta fantasy dei paesi, le persone sembravano più spente. Abbiamo deciso di pranzare e poi ripartire con calma. Il viaggio è stato lungo (rispetto alla partenza, si erano aggiunti i 200Km circa impiegati per raggiungere Nordlingen) e stressante, anche a causa del traffico al confine e a Verona. In serata, dopo aver finalmente toccato il suolo patrio, eravamo a Ferrara. Ad attenderci un’aria irrespirabile: afa, calore e frinire interminabile delle cicale. Doccia, cena frugale a base di insalata (la carne ormai era diventata un incubo dopo la permanenza in territorio teutonico) per poi tentare di non svenire con un delizioso gelato. Siamo crollati prestissimo dal sonno e di buon mattino, il giorno dopo, nuovamente in auto, abbiamo raggiunto Avellino.

AVELLINO: La vista delle verdi montagne di casa mia mi ha strappato un sorriso enorme. Montevergine ed il valico di Monteforte erano lì, freschi e verdeggianti, pronti a darci il benvenuto. L’aria fresca irpina, i territori che amiamo, ce ne siamo accorti ritornando, ci mancavano un po’. Ci hanno trattenuto, però, ben poco: siamo subito ripartiti per la Calabria, ma questa è un’altra storia.

Considerazioni, opinioni e consigli

Il viaggio, esclusa la delusione di Wallerstein, è stato davvero incredibile. Le location visitate, la cura del patrimonio naturale e storico, si sono scontrate con la strana e inaspettata mancanza d’uso dell’inglese di molti teutoni di giovane età, cosa che invece non riguarda i più anziani (che parlano, impeccabilmente, la lingua anglosassone). Un viaggio rilassante ed “alcolico”: bere l’acqua è un lusso, nei locali ha prezzi altissimi – tanto quanto una bottiglia di vino, scarsa, in Italia – 0,5 l circa 5€, quindi diviene quasi obbligatorio dedicarsi alla birra (cosa meno che la metà dell’acqua!). Anche al supermercato siamo ben lontani dai prezzi italiani.

Per quanto riguarda il pernottamento, numerose sono le Zimmer (B&B) ma, con il timore di traffico turistico eccessivo ho preferito prenotare anticipatamente – i prezzi anche negli alberghi non sono per nulla alti – via web, tagliando fuori le agenzie turistiche (ci han proposto pacchetti a oltre il doppio di quanto abbiamo pagato effettivamente noi). Attenti, poi, alle fontanelle pubbliche. Non ce ne sono con acqua potabile!

Per quanto riguarda le autostrade: in Germania sono completamente gratuite, in Austria, invece, dovrete munirvi della Vignette. Essa va esposta e ne dovrete conservare anche il talloncino inferiore che non va, invece, attaccato a vetro. Serve per i controlli della polizia all’ingresso dell’autostrada – non li troverete per forza, ma sono frequenti!



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