Vacanze al profumo di lavanda in Costa Azzurra e Provenza
19 giugno
Partiamo da Torino verso le 9, attendiamo qualche minuto al semaforo della galleria a senso unico del Col di Tenda, sostiamo per un veloce pranzo al sacco ad un tavolino di un’attrezzata area di sosta francese e poco prima delle 14 raggiungiamo Antibes, prima tappa del nostro tour estivo nel sud della Francia.
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L’hotel B&B Sophia Anthipolis, prenotato come sempre su www.booking.com con la formula pago dopo e cancellazione gratuita (50€ la doppia), è situato in collina a Biot, a una decina di km dal mare: la camera è piccolina ed il bagno è minuscolo, stile cabina telefonica, ma per due notti di passaggio è abbastanza confortevole.
Scaricati i bagagli ci dirigiamo verso Juan les Pins e trascorriamo il pomeriggio nella caotica ed affollata spiaggia libera, dotata di docce e wc.
Per cena gustiamo carne e pesce alla griglia in una tranquilla piazzetta del centro storico di Antibes, grazioso borgo medievale cinto da mura.
L’impatto con i prezzi della Costa Azzurra è stato sin da subito devastante, anche per quel che riguarda il costo spropositato dell’acqua in bottiglia e del gelato, ma le porzioni nei ristoranti sono in genere abbondanti, i secondi sono sempre accompagnati dal contorno e raramente si paga il coperto: con un po’ di accortezza nella scelta dei locali siamo così riusciti nel corso della vacanza ad assaggiare le specialità tipiche a prezzi tutto sommato ragionevoli.
20 giugno
Trascorriamo l’intera giornata nella spiaggia di sabbia fine di Juan les Pins, dopo aver tribolato per più di mezz’ora alla ricerca di un parcheggio gratuito in un anonimo venerdì mattina di metà giugno.
La sera ceniamo a base di pesce nella vicina Nizza, in una delle tante brasserie che affollano la caratteristica cours Saleya, che di giorno ospita il mercato dei fiori. Parcheggiamo a ridosso della Promenade des Anglais, il famoso lungomare orlato di palme che collega l’aeroporto al centro storico, su cui si affacciano palazzi storici e lussuosi alberghi. Dopo cena ci perdiamo nel dedalo di viuzze della vieux ville, animatissima sino a tardi, e scattiamo qualche foto tra gli spruzzi d’acqua luminescenti che schizzano ad intermittenza dal pavimento di piazza delle Fontane.
21 giugno
In circa 20 minuti raggiungiamo Cannes. Parcheggiamo a pagamento nei pressi della Croisette, la passeggiata a mare su cui si affaccia il moderno palazzone che ospita il Festival del cinema. Sul lato opposto della strada che costeggia il mare si susseguono hotel di lusso e negozi dalle firme prestigiose: da una delle sfavillanti vetrine di Bulgari risplende un bracciale di brillanti da 4 milioni di euro.
Attraversiamo Place de la Forville, sede del mercato dell’antiquariato, e ci inerpichiamo sulla collinetta del Suquet, lungo le cui pendici si adagia il pittoresco quartiere vecchio di Cannes: dalla terrazza del castello si gode un bel panorama sul porto e sul golfo antistante.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Le Lavandou, il tranquillo borgo di pescatori dove trascorreremo una settimana di relax in un comodo appartamento a pochi passi dal mare, affittato sul sito www.homeaway.it (400€), con giardino privato e barbecue a gas.
Disfiamo i bagagli, facciamo due chiacchiere con i simpatici proprietari e ci incamminiamo verso la vicina centrale grande plage: la sabbia è dorata, il mare è limpido e, nonostante sia sabato pomeriggio, la spiaggia, assai spaziosa, non è particolarmente affollata.
A cena inauguriamo il barbecue con una grigliata di pesce non troppo economica (al banco del pesce del supermercato di zona il branzino d’allevamento è venduto a 20€/kg, come il pescato al carrefour italiano).
22 giugno – 27 giugno
Trascorriamo le giornate in spiaggia a Le Lavandou e nelle incantevoli calette caraibiche di Saint Claire e La Fossette, facilmente raggiungibili in pochi minuti d’auto e dotate di comodi parcheggi gratuiti.
Il sole è caldo, attenuato da una brezza leggera che soffia pressoché ininterrottamente e che solo di tanto in tanto si trasforma in un più fastidioso maestrale, e l’acqua è tiepida nonostante l’estate sia soltanto all’inizio.
Il giovedì mattina si tiene quello che la guida definisce “mercato provenzale”: banchi di frutta e verdura, abbigliamento e qualche prodotto gastronomico tipico, insomma un comune mercato settimanale, piuttosto frequentato da turisti e locali.
Dopo il tramonto, il grazioso paesino, di giorno assai vivace, non offre grandi attrattive: ristoranti e creperie, qualche cocktail bar, una bella passeggiata lungomare e diversi campi di petanque (bocce) nella piazza centrale. Soltanto la sera del 24, in occasione della festa di San Giovanni, il borgo si è animato, con i turisti assiepati ai bordi della spiaggia per assistere all’accensione del grande e suggestivo falò.
Domenica 22, invece, i pescatori in festa hanno allestito bancarelle e tavolate lungo le banchine del porto: la lunga coda sotto il sole di mezzogiorno è stata ripagata da una succulenta orata alla griglia, ma il menu offriva anche ostriche, polipo e zuppa di pesce.
Nel corso del soggiorno abbiamo approfittato di una mattinata nuvolosa per visitare Saint Tropez, che abbiamo raggiunto dopo un’ora di viaggio percorrendo la strada costiera molto panoramica.
La località più mondana della Costa Azzurra ci ha deluso parecchio: le stradine lastricate del centro storico, pressoché deserte, non ci hanno particolarmente incantato né tantomeno siamo stati ammaliati dagli yatchs ormeggiati al porto, sul quale si affacciano locali kitch dai prezzi inaccessibili.
Sulla via del ritorno, costellata da prestigiose cantine vitivinicole, abbiamo sostato a Bormes les Mimosas, un delizioso paesino in stile provenzale abbarbicato sulla collina a pochi km da Le Lavandou, da cui stupenda è la vista sulla costa.
28 giugno
La settimana di relax è giunta al termine. Salutiamo madame Venturino e compagno e saliamo in macchina in direzione di Avignone, la nostra prossima base per la visita della Provenza.
Facciamo tappa ad Aix en Provence, vivace cittadina universitaria rinomata per le sue innumerevoli fontane e per i palazzi storici barocchi. In una delle piazze del mercato alimentare riconosciamo stupiti il cinghiale in bronzo che a Monaco di Baviera pubblicizza il Museo della caccia e della pesca.
All’altezza di Cavaillon, celebre per la produzione di meloni, abbandoniamo l’autostrada per immergerci nella campagna a ridosso del massiccio montuoso des Alpilles.
Sostiamo per una passeggiata a Saint Remy de Provence, che ospita dimore in stile provenzale, botteghe artigiane, negozi di souvenir al profumo di lavanda e la casa natale di Nostradamus, e deviamo a sud in direzione di Le Baux en Provence, classificato al primo posto nella graduatoria 2013 dei borghi più belli di Francia .
Oltrepassiamo senza fermarci il monastero di Saint Paul de Mausole, dove fu ricoverato Van Gogh, il Glanum, con i resti di un’antica città romana, e Les Antiques, imponenti arco e mausoleo di epoca romana visibili dalla strada provinciale.
Giunti a Le Baux, meraviglioso villaggio arroccato su una rupe bianca, parcheggiamo lungo la strada in salita che conduce all’ingresso del paese, appena prima dell’inizio delle strisce blu dell’esoso parcheggio a pagamento.
Percorriamo le viuzze acciottolate sino alla chiesetta di Saint Vincent e poi oltre, sino al castello.
La visita della maestosa fortezza medievale (ingresso a 10€ comprensivo di audio guida) si dipana lungo un percorso ben segnalato tra torri d’avvistamento, arieti in ferro battuto e catapulte di varie dimensioni ed offre vari punti panoramici sulle valli circostanti.
Poco prima del tramonto prendiamo possesso della nostra stanzetta all’hotel Premiere Classe Avignon Le Pontet (40€ la doppia), situato a pochi minuti d’auto dal centro cittadino.
Giunti ad Avignone, parcheggiamo all’interno delle mura, gustiamo le prelibatezze della cucina provenzale in uno dei tanti ristoranti all’aperto della spumeggiante Place de l’horloge, davanti ad un’antica giostra di cavalli in legno ancora in funzione, infine passeggiamo senza meta sino a raggiungere la gigantesca ruota panoramica illuminata a giorno lungo le sponde del Rodano.
29 giugno
Dedichiamo la mattinata alla visita di Avignone, cominciando dal monumentale Palazzo dei Papi (ingresso a 11€), il più grande palazzo gotico d’Europa. L’interno è assai desolante: le stanze sono spoglie, i chiostri e i giardini sono in totale abbandono. Un video che ripercorre le varie fasi di costruzione, ristrutturazione e ampliamento del palazzo permette, peraltro, di immaginare lo sfarzo e l’opulenza della vita di corte nella residenza dei sovrani pontefici nel trecento. A sinistra del Palais des Papes si erge l’edificio religioso più antico della città, la cattedrale di Notre Dams de Doms, inspiegabilmente chiusa la domenica, come, del resto, tutte le altre chiese avignonesi. Proseguendo lungo la promenade des Papes raggiungiamo un bel parco ai piedi della roccia dei Doms, il sito preistorico su cui è stata fondata la città: dalle terrazze è magnifica la vista sul Rodano, sull’isolotto antistante e sul ponte Saint Benezet, distrutto per metà da guerre e alluvioni. Ridiscesi a livello del fiume attraverso un camminamento sulla cinta muraria, proseguiamo il tour del centro storico sino a raggiungere la pittoresca rue des Teintures, fiancheggiata da un canale con ruote a pale, talune ancora funzionanti. Pranziamo in Place de l’horloge, l’unica zona un po’ animata di una città che la domenica, con i negozi e i locali chiusi, si presenta assai spenta e deserta. Attraversiamo poi il Rodano e saliamo in macchina sino al forte di Saint Andre, situato in cima al villaggio medievale di Villeneuve les Avignon: qui visitiamo a pagamento l’abbazia ed i suoi giardini, da cui si gode un bel panorama su Avignone.
Proseguiamo poi verso nord in direzione di Chateauneuf du Pape, villaggio provenzale rinomato per i vitigni particolarmente nobili. Ci fermiamo alla Maison du vin Brotte, situata sulla provinciale, ma l’attesa per la visita guidata delle cantine con degustazione è troppo lunga. Parcheggiamo all’ingresso del paese e ci inerpichiamo lungo la stradina che conduce alle rovine del castello, dalla cui terrazza è stupendo il panorama sulle distese infinite di vigne che circondano il piccolo borgo, invaso dai turisti. Lungo il tragitto, costellato da casette in pietra bianca o beige con le tipiche persiane azzurre caratteristiche della Provenza, mio marito si inebria assaggiando il pregiato Chateauneuf du Pape nelle numerose enoteche e cantine che offrono il proprio vino in degustazione gratuita.
Acquistata qualche bottiglia, ci dirigiamo verso Orange: qui ammiriamo dall’esterno il teatro antico di epoca romana, splendidamente conservato, prima che un temporale ci sorprenda mentre passeggiamo per le vie pressoché deserte del centro storico.
Quando torna il sole, saliamo con l’auto sulla collina di St. Eutrope per ammirare dall’alto l’arena, all’interno della quale si stanno svolgendo le prove di un’opera lirica. Poco prima del tramonto sostiamo per la cena a Carpentras, ma lo squallore della cittadina, che appare disabitata, ci mette in fuga verso la più sicura Avignone. Ceniamo ottimamente presso il ristorante Le Bercail, situato a bordo del Rodano sulla Ile de la Barthelasse: i prelibati piatti tipici della cucina locale (tra cui gardianne de taureau, stufato di toro della Camargue cotto nel vino rosso) sono resi ancora più gustosi dalla splendida vista sulla Roccia dei Doms, sul Palazzo dei Papi e sul ponte Saint Benezet, romanticamente colorati di rosa dal crepuscolo del sole.
30 giugno
Dedichiamo l’intera giornata alla scoperta dei paesaggi da cartolina del Luberon, patria dei campi di lavanda, del buon vino e dei “villages perché”, villaggi arroccati su impervi speroni di roccia. Iniziamo il tour da Isle sur la Sourge, un grazioso paesino attraversato dal fiume omonimo e dai suoi innumerevoli canali punteggiati da una miriade di ponticelli fioriti e da antichi mulini ad acqua, taluni dei quali ancora in funzione. Lungo il tragitto in direzione di Gordes seguiamo l’indicazione “Village des Bories”, ma il costo del biglietto d’ingresso ci pare troppo elevato per vedere una serie di antiche abitazioni in pietra simili ai trulli di Alberobello. Tornati sulla strada principale, dopo pochi minuti il borgo di Gordes ci appare in tutto il suo splendore, abbarbicato su un costone di roccia a strapiombo nel vuoto. Rimandiamo la visita del villaggio deviando a nord, verso l’Abbazia di Senanque: dalla tortuosa stradina a senso unico è spettacolare la visione dell’abbazia cistercense immersa nei campi di lavanda in fiore. Parcheggiamo nei pressi e ci tuffiamo tra i filari violacei per assaporarne, in compagnia delle api impegnate a bottinare, il profumo, intenso nonostante la fioritura non sia ancora giunta a completa maturazione. A Gordes, lasciata l’auto in uno dei tanti parcheggi a pagamento (5€ a forfait per l’intera giornata), passeggiamo nei vicoletti “sali e scendi”, tra botteghe artigiane, negozi di souvenirs e scorci suggestivi sulla valle di vigneti sottostante, sino a raggiungere la piazza della fontana davanti alla quale Russel Crowe e Marion Cotillard si scambiavano dolci effusioni d’amore nel film – spot della Provenza “Un’ottima annata”. Deviamo a sud e ci immergiamo nel c.d. Petit Luberon, un’immensa distesa di vigne e uliveti, intervallata da qualche sparuto campo di lavanda, protetta dalla catena montuosa del Luberon. Dopo una breve sosta a Menerbes, dove acquistiamo alcune bottiglie di vino alla Maison de la truffe e du vin, situata in cima al minuscolo villaggio-fortezza, oltrepassiamo Lacoste e ci fermiamo a Bonnieaux, altro incantevole villaggio arroccato sospeso nel tempo. Percorriamo la ripida viuzza che conduce alla chiesa antica posta sulla sommità del borgo: dalla terrazza panoramica è sublime la vista sui tetti delle case appoggiate sulla roccia, sulle colline e sui villaggi circostanti. Poco prima delle 17 raggiungiamo il turbinio di colori accesi che caratterizza la valle di Roussillon, affascinante “village perché” incastonato tra campi di lavanda, vigne e rocce color ocra, che la leggenda medievale tramanda siano state dipinte di rosso dal sangue versato da una fanciulla, suicida per amore. Parcheggiamo a ridosso del centro storico, attraversiamo il delizioso animatissimo paesino dalle tonalità arancioni e saliamo verso l’ingresso del Sentiero delle Ocre (attenzione all’abbigliamento, in particolare alle scarpe, perché la terra del sentiero macchia).
Il percorso tra i “camini delle fate”, le formazioni rocciose modellate dall’erosione millenaria degli agenti atmosferici, è di una bellezza straordinaria ed è altrettanto spettacolare l’incontro cromatico tra le sfumature del giallo, dell’arancione e del rosso con il blu intenso del cielo. Lasciamo a malincuore quest’angolo di paradiso in direzione di Apt, dove ci attende una bella camera con ampia sala da bagno presso Luberon l’Hotel (60€ la doppia). La cittadina è graziosa ma pressoché deserta, caratteristica comune alla maggior parte delle località provenzali, che durante il giorno brulicano di turisti e al calar del sole sprofondano nella desolazione. Ceniamo all’aperto in Place de la Mairie presso “La Cuisine au Feu de Bois”, gustando daube de boeuf (stufato di manzo cotto nel vino) e fonduta. A fine pasto mio marito assaggia un dolciastro liquore alla lavanda.
1 luglio
Una splendida giornata di sole ci accompagna nel Plateau de Valensole, un’infinita distesa di campi di lavanda che circonda a perdita d’occhio il villaggio omonimo. Ci fermiamo spesso lungo la strada per fotografarci immersi in questo mare viola, inebriati da un profumo intenso che invade anche il nostro abitacolo.
Il panorama che ci investe ad ogni curva è una straordinaria tavolozza di colori: il giallo dei girasoli, il verde dei vigneti, l’azzurro del cielo, il bianco delle nuvole e, su tutti, il viola acceso della lavanda in fiore.
Acquistiamo da un apicoltore un vasetto di miele alla lavanda, troppo dolce per i miei gusti. (Il miele che produce mio marito nella meno blasonata campagna di Villar Focchiardo, nei pressi di Susa (TO), ha una consistenza e un sapore ineguagliabile).
Giunti a Valensole, passeggiamo tra le viuzze del centro e comperiamo per amici e parenti e pure per noi qualche saponetta alla lavanda in uno dei tanti negozietti di souvenirs.
All’ora di pranzo raggiungiamo il delizioso villaggio montano di Moustiers Sainte Marie, arroccato tra due maestose rupi rocciose, attraversato da un ruscello e da viottoli in salita costellati da botteghe di maiolica. Una ripida scalinata conduce alla chiesetta di Notre Dame de Beauvoir, abbarbicata ad uno dei due versanti della montagna. Dal parcheggio sottostante è possibile intravedere il luccichio della stella dorata appesa ad una catena che collega le due pareti di roccia, che la tradizione narra sia stata fatta issare da un cavaliere medievale a seguito di un voto e che da allora protegge le anime dei neonati.
Moustiers Sainte Marie è anche la porta d’ingresso del Parco Regionale del Verdon, che ospita il canyon più impressionante d’Europa, secondo soltanto al Grand Canyon statunitense.
Percorriamo la strada del nord, più breve rispetto alla Corniche Sublime che scorre a sud del crepaccio, ma altrettanto tortuosa: in alcuni tratti, gli stretti tornanti, spesso privi di guard rail, mi mozzano letteralmente il fiato.
Accostiamo al parcheggio del primo belvedere, raggiungibile in circa 20 minuti di cammino lungo un’agevole mulattiera: il panorama sulle gole è impressionante. Raggiungiamo, poi, il punto panoramico più famoso, il Point Sublime, un balconcino, situato sulla sommità di una pietraia, con vista straordinaria sulle altissime pareti che cadono a strapiombo per centinaia di metri sul fiume verde smeraldo. Dopo qualche altro chilometro di curve, la strada scende dolcemente al livello del fiume, lungo le cui sponde sono disposti numerosi campeggi. Per riprenderci dalle claustrofobiche gole del Verdon, sostiamo brevemente a Castellane, che ci accoglie da lontano con una chiesa in pietra abbarbicata su un imponente sperone di roccia. Verso le 18 prendiamo possesso della nostra bella camera all’Hotel Central (60€ la doppia) nel centro storico di una deserta Digne les Bains, ultima tappa del nostro tour della Provenza.
2 luglio
Dalla strada statale è sensazionale il colpo d’occhio su Sisteron, vivace cittadina medievale addossata sulle pendici di un vertiginoso sperone di roccia. Parcheggiamo nei pressi dell’Ufficio del Turismo, davanti al quale parte ogni mezz’ora il trenino che conduce alla cittadella, eretta sulla sommità della rupe. Il centro storico è un pittoresco intreccio di vicoli a gradini, viuzze e passaggi coperti, detti andrones. Pranziamo sulla terrazza panoramica del ristorante La Citadelle, con vista sulla fortezza e sul fiume Durance, gustando due piatti tradizionali locali: gigot d’agneau (agnello alla griglia) e pieds et paquets (frattaglie di agnello cotte nel vino bianco). Proseguiamo lungo la strada panoramica che collega Sisteron a Gap, affiancata a tratti da stratificazioni di rocce verticali che paiono sfidare la forza di gravità, sino a raggiungere il bellissimo Lac de Serre Pocon nei pressi di Embrun.
Ci fermiamo a Briancon per una sosta dissetante in una delle incantevoli piazzette ai lati della ripida stradina acciottolata del centro storico e approfittiamo per rifornire il serbatoio con un pieno di benzina a prezzi francesi.
Rientriamo a Torino al tramonto, con ancora addosso il profumo della lavanda e nel cuore il ricordo di un viaggio indimenticabile.