Trieste – The 2 cents travel
Ma partiamo dall’inizio.
Ogni week end successivo al ponte di Natale io e il mio maritino facciamo un borsone e partiamo senza meta. Ci diamo un massimo di 500 km , dovendo la minifuga durare solo 2 giorni, e ad ogni uscita dell’autostrada tiriamo una moneta da due centesimi: testa si va a ovest, croce si va a est! Partiamo dalla nostra casa di Bergamo verso le 7:30 e arrivati all’imbocco dell’A4 tiriamo per la prima volta la moneta: croce, si va ad est. Decidiamo delle possibili mete per ogni eventuale uscita: Glorenza (nel caso avessimo deviato vs l’autostrada del Brennero), Bassano del Grappa, Acquileia, Palmanova o Trieste…Ma a ogni uscita dell’autostrada la nostra monetina ci guidava sempre più verso est. Alla fine ci ha condotti proprio a Trieste, città che io desideravo visitare da tempo, sia perchè ci sono passata chissà quante volte nel tragitto verso la Croazia sia perchè da piccola (sempre durante un viaggio in Croazia) mio papà era uscito dall’autostrada entrando a Trieste per una sosta e dal finestrino avevo visto il Castello di Miramare e me ne innamorai ripromettendomi di visitarlo prima o poi.
Entriamo subito nel centro storico e arriviamo a un incrocio dove sono indicate le direzioni di tutti gli hotel della città, ci facciamo ispirare dall’hotel San Giusto, 3 stelle, catena Best Western e andiamo a vedere se hanno posto.
L’hotel è situato in via dell’Istria, una lunga arteria stradale che collega il centro storico alla zona industriale. Da fuori l’hotel non sembra un granchè, ma dentro è molto curato e pulito anche se le stanze mancano un po’ di personalità! Comunque siccome vogliamo subito lanciarci alla scoperta della città e l’hotel ha una doppia libera (98 euro a camera con colazione a buffet, possibilità di parcheggio custodito a 15 euro al giorno) decidiamo di rimanere lì, scarichiamo i bagagli e poi via alla scoperta di Trieste.
Usciti dall’hotel, tutti belli imbacuccati, facciamo subito conoscenza con una cosa molto tipica di Trieste: la Bora! Raffiche fortissime di vento gelido ci investono rallentando la nostra corsa (si fa per dire) verso la fermata del bus, ma alla fine eccoci sul n.10 che ci porta direttamente sul mare a pochi passi da Piazza Unità d’Italia.
Alla vista della Piazza rimaniamo a bocca aperta: è semplicemente splendida e insieme austera. La piazza è aperta sul mare, ma un tempo era racchiusa interamente da edifici e assunse l’attuale aspetto solo nell’Ottocento. Sulla piazza si affacciano il Palazzo del Municipio, Casa Stratti, che ospita il famoso Caffè degli Specchi, uno dei Caffè storici di Trieste, il Palazzo del Governo, il Palazzo del Lloyd Triestino, l’Hotel Duchi d’Aosta e il Settecentesco Palazzo Pitteri.
Al centro della piazza si trova la fontana barocca dei Quattro Continenti e la colonna con la statua di Carlo VI.
Mentre sostiamo attorno alla fontana leggendo la nostra guida appena acquistata da un’edicola, veniamo fermati da un vecchietto che prima ci dà il benvenuto e poi inizia a urlare contro l’Italia “ladra e mafiosa” che ha rovinato Trieste facendola morire, che era meglio quando c’erano gli Asburgo ecc…Ecc…Continua nel suo monologo ripetendo alcune frasi più volte e in un attimo di tregua lo salutiamo e scappiamo letteralmente! Non voglio entrare nel merito del discorso dando un mio personale giudizio perchè purtroppo non conosco così bene la Storia per poter giudicare, dico solo che giuste o sbagliate che fossero le sue idee, ci ha fatto capire come Trieste sia davvero una città particolare, con una storia particolare, una città di confine, un crocevia di “razze” e “culture”, una città dove molta gente conosce più di una lingua e dove ti senti un po’ in bilico tra est Europa, Italia e Mitteleuropa.
Sicuramente tutte queste cose contribuiscono ad arricchire di fascino questa bella città.
Procediamo con la nostra visita addentrandoci un po’ a caso altre vie che si diramano dalla piazza e avvertendo un certo languorino ci fermiamo a mangiare nel primo ristorante con i prezzi accessibili che troviamo. Si chiama “Mascalzone Latino”, è una pizzeria napoletana che fa anche alcuni primi e secondi. É molto accogliente, perchè i muri sono dipinti come se ci si trovasse in un vicolo di Napoli, e sopra la testa passano dei fili con i panni stesi realmente, molto originale! Inoltre la cucina è a vista e vedi cosa e come cucinano i loro piatti, il che non guasta.
Noi prendiamo un antipasto misto, la pizza (con i bordi alti e la pasta morbida) e una birra, tutto ottimo.
Riscaldati dal tepore del ristorante e con la panza bella piena riprendiamo il nostro giretto e andiamo a vedere il Canal Grande, molto caratteristico, e la Chiesa di Sant’Antonio Nuovo. Nei dintorni si trova un mercatino di Natale al coperto (per la Bora!!) che ospita anche un mini zoo, ma è ancora presto per l’apertura, allora ne approfittiamo per visitare la Chiesa Serbo-Ortodossa di San Spiridione che come tutte le Chiese Ortodosse è riccamente decorata con una certa profusione d’oro.
Quando finalmente il mercatino di Natale apre, entriamo per riprenderci dal freddo e visitiamo le bancarelle oltre che il mini zoo (ci sono porcellini, dei lama, un cammello, una mucca e delle caprette). Sinceramente come ogni zoo mi mette tristezza, anche se tutti i bambini sono in visibilio, però spero che qualcuno spiegherà loro che gli animali stanno meglio nel loro habitat naturale e in libertà e che c’è molta più soddisfazione ad incontrare un cammello nel deserto o una mucca che mangia la sua erbetta in un bel prato di montagna piuttosto che vederli a distanza ravvicinata, ma in recinti di pochi metri in un clima che non è il loro e frastornati da tutta la gente che va a guardarli.
Le bancarelle invece sono molto interessanti, soprattutto trattano di artigianato locale. Io invece mi soffermo in una bancarella tutta viola…La bancarella della Lavanda di Venzone. Il Friuli infatti ha un microclima adatto alla coltivazione di questa pianta quasi magica (io ne sono una grande fan da quando scoprii la lavanda sull’isola di Hvar e i suoi molteplici usi, anche in cucina!!) e Quelli che come me amano la lavanda forse saranno interessati a sapere che il Friuli sta portando avanti un progetto per lo sviluppo rurale e per la riqualificazione per lo sviluppo integrato del territorio e a questo progetto sta partecipando anche Venzone con la sua lavanda, in estate, quando la lavanda fiorisce, organizzano anche la festa della Lavanda e percorsi guidati alla scoperta di questo fiore e delle sue proprietà.
Alla bancarella mi accontento di comprare l’infuso della felicità che dovrebbe favorire la digestione e depurare (e dopo i bagordi di Natale ne ho sicuramente bisogno), ma comprerei tutto quel tripudio di viola e lilla: candele, saponette, sacchettini!!! La lavanda mi ricorda l’estate e il mare, per questo l’adoro!! Mio marito mi stacca a forza dalla bancarella, usciamo dal mercatino e andiamo a vedere i resti del Teatro Romano, del I-II secolo d.C.
Fu costruito per la generosità del procuratore dell’imperatore Traiano, poteva contenere fino a 6000 spettatori e il proscenio fisso si affacciava al mare.
Da dietro il teatro c’è una scalinata abbastanza ripida che porta verso la sommità del colle di San Giusto, cuore della città antica, quartiere molto carino secondo me, pieno di viuzze tranquille e con bellissimi scorci sulla città e sul mare.
Sulla cima del colle sorgono il Castello di San Giusto (che noi troviamo chiuso per lavori) e la Cattedrale di San Giusto, nata nel XIV° secolo dalla fusione di due basiliche già erette nel IX e XI secolo su un’area di epoca romanica. Esternamente colpisce il rosone gotico in pietra bianca, internamente colpiscono l’atmosfera, le opere d’arte, ma soprattutto i mosaici sopra l’altare: da togliere il fiato secondo me.
Torniamo in Piazza Unità d’Italia per vederla illuminata a festa: due file parallele di alberi di Natale tutti illuminati, luminarie a forma di fiocchi di neve e tutti i palazzi in pietra bianca illuminati da fari…Veramente una piazza stupenda. Entriamo nel famoso Caffè degli Specchi e beviamo un tè caldo per riprenderci dal freddo della Bora. Dopo una doccia calda in hotel, usciamo in cerca di un ristorante e come era ovvio lo scegliamo a casa facendoci ispirare dal nome, cercandolo sul navigatore.
Mai scelta a caso fu più azzeccata!! Il ristorante in questione si chiama All’Agricoltore, sul navigatore veniva indicato come Trattoria, in realtà è un ristorante-enoteca e il titolare, un ragazzo molto simpatico sulla trentina, ha detto che si offende a morte quando il suo locale viene definito trattoria, in quanto in realtà è un ristorante di cucina fusion-creativa pur essendo in parte legata al territorio e con un’ampia scelta di vini soprattutto Friulani.
Giuro che è stata la cena più spettacolare che io ricordi e per un prezzo abbordabilissimo (32 euro per antipasto, primo, dolce, vino, acqua, caffè e ammazzacaffè): non vi sto a descrivere nel dettaglio le pietanze che ho assaggiato, ma vi dico solo che erano gustosissime, con abbinamenti particolari! Ad esempio per dolce ho assaggiato una mousse al vino rosso (non mi ricordo il nome, ma era un vino friulano) su una base di crema pasticcera, semplicemente fantastica! Anche mio marito è uscito dal locale soddisfatto ed entusiasta come me, sicuramente se ripasserò da Trieste ci torno, magari d’estate, visto che nel cortile adiacente all’entrata ci sono dei tavoli all’aperto e il titolare ci ha detto che con la bella stagione organizzano aperitivi e degustazioni all’aperto.
Vorremmo stare ancora in giro, ma il vento ci irrita e siamo veramente stanchi, quindi torniamo in hotel a dormire.
Il giorno dopo ci svegliamo con un sole stupendo, ma la bora soffia ancora incessantemente! Dopo un’ abbondante colazione in albergo, siamo di nuovo in giro. Le tappe di oggi sono solo due, anche perchè nel primo pomeriggio ripartiremo per Bergamo: la Risiera di San Sabba e il Castello di Miramare.
La Risiera di San Sabba, originariamente usata per la pilatura del riso e del granoturco, fu l’unico campo di sterminio in Italia dotato di forno crematorio. Fu usato principalmente per lo smistamento degli ebrei o degli oppositori al regime che venivano rinchiusi in cellette di pochissimi metri quadrati per giorni o anche settimane prima di essere smistati per i vari campi di concentramento in Polonia o Germania. Non sempre però chi passava dalla Risiera veniva mandato altrove a morire: si stima che circa 5000 persone (triestini, sloveni, croati, friulani, istriani ed ebrei) vi morirono fucilati o mazzati e poi bruciati nel forno. Alcuni furono gassati in “ambulanze” o camioncini appositamente dotati.
Veramente da brivido! All’interno della risiera c’è anche un museo interessantissimo dove si mostrano documenti ufficiali, foto, testimonianze, la lettera di un condannato alla sua fidanzata, le foto dei graffiti trovati sulle porte delle celle, tutti veramente strazianti. Mi ha colpito tantissimo il graffito di un condannato che scrive semplicemente “Oggi mi hanno chiamato per essere fucilato. Addio cara mamma! Addio cari fratelli! Addio care sorelle! W la Libertà e a morte il fascismo!” C’è anche un’urna contenenti le ceneri di alcune deportate dalla Risiera ad Auschwitz e le divise che indossavano.
Interessanti anche i pannelli che ricostruiscono la storia della risiera nel contesto del fascismo a Trieste e della Seconda Guerra Mondiale.
Il forno crematorio fu fatto saltare in aria dai tedeschi nel tentativo di non lasciare prove, ma nel cortile è ancora chiaramente visibile il suo tracciato, evidenziato inoltre dal lavoro di risistemazione e restauro dell’architetto Boico. I segni della sagoma del forno sono ancora oggi evidenti sul fabbricato centrale e sono quelli originali, mentre il canale sotterraneo che univa il forno alla ciminiera, è stato messo in evidenza dall’arch.Boico che ha tracciato con una lastra d’acciaio il percorso del fumo fino alla ciminiera dove ora sorge una spirale simbolica in metallo.
L’entrata è gratuita, la guida cartacea costa solo un euro ed è molto completa e utile per capire sia il museo che le varie stanze della “Risiera”.
Io davvero ero senza parole…Ho pure pianto nel museo dove erano esposti le lettere o le incisioni trovate sulle porte dei prigionieri o dei condannati a morte. È stato straziante, ma una volta di più sono convinta che sconfiggere l’ignoranza sia il primo passo INDISPENSABILE per sconfiggere il razzismo, l’antisemitismo e i pregiudizi in generale oltre che un passo fondamentale per la pacificazione tra i popoli in guerra, qualsiasi sia il motivo per cui si odiano e per cui combattono e uccidono.
A tutte quelle persone poi che continuano a inneggiare al fascismo, a Hitler, al ritorno di un nuovo Mussolini e a quelli che addirittura negano l’esistenza dei campi di sterminio ecc…Auguro di visitare un posto simile per capire l’assurdità e la malvagità dei loro pensieri.
Senza memoria non c’è futuro e se non si impara dagli errori del passato, quegli errori saranno destinati prima o poi a ripetersi.
Dopo la Risiera siamo andati al Castello di Miramare: fantastico, tutto in pietra bianca d’Istria, perfettamente curato e intatto. Fu fatto costruire da Massimiliano d’Asburgo (cognato di Sissi, per intenderci era il fratello dell’Imperatore) come rifugio romantico per lui e la sua sposa (Carlotta del Belgio). Al piano terra ci sono le camere private della coppia e siccome lui era in Marina e amava il mare, fece arredare tutte le stanze private come se fossero state gli interni di una nave, mentre al piano superiore, dove si trovavano le stanze dei ricevimenti ufficiali e dove si svolgevano gli incontri politici ecc…, tutto è molto più sfarzoso, sui toni del rosso e dell’oro.
Il castello si trova su un promontorio a picco sul mare, quindi dalle stanze che danno a sud est si vede ovunque e sembra di essere davvero su una barca, mentre le altre stanze che danno a nord si affacciano sul bellissimo parco botanico, pieno di piante rare, ponticelli, laghetti…Tutto molto romantico! Insomma un castello bellissimo da fiaba. Le audioguide che abbioamo noleggiato (costo ingresso+audioguide 7 €) sono state utilissime e precisissime e ci hanno fatto fare anche un bel ripasso della storia del secolo passato, la storia degli Asburgo e quello che conseguì. Il Castello inoltre è intatto, non è stato modificato e gli arredi sono originali e completi in tutte le stanze.
Alcune stanze del piano superiore (come la stanza del trono) non furono mai usate perché Massimiliano, incoronato anche imperatore del Messico, fu ucciso in Messico da un ribelle e non riuscì mai a sedersi sul trono né a vedere i lavori del primo piano del castello completati.
Ormai sono le due e mezza, dobbiamo proprio rimetterci in viaggio per tornare a casa, ma di cose da vedere a Trieste ce ne sarebbero ancora molte: le Foibe, la Grotta Gigante, il Faro della Vittoria e i tanti musei, ma il tempo è quello che è e di sicuro avremo una scusa per tornare ancora in questa città intrigante piena di sorprese.