Tra vino e candele, sono loro i borghi delle Marche perfetti per una gita di sapori in autunno
Dopo aver visitato Gradara e Pesaro, nel secondo itinerario alla scoperta delle Marche toccheremo alcuni borghi come Cartoceto e la città di Fano, non lontana dal luogo dove soggiorniamo. Ecco i luoghi che andremo a scoprire durante questo percorso:
Indice dei contenuti
- Candelara
- Novilara
- Mombaroccio e il Santuario di Beato Sante
- Fano
- Cartoceto
Si inizia da Candelara, borgo famoso per la produzione delle candele che nel periodo Natalizio si veste di un’atmosfera incantata. Si prosegue nella vicino piccolo borgo fortificato di Novilara e il grazioso borgo di Mombaroccio, per giungere poi a Fano, città sul mare ricca di storia ed infine a Cartoceto, famosa per la produzione vitivinicola e olearia.
Candelara, il borgo delle candele
Candelara è piccolo borgo in una posizione panoramica che permette di ammirare le dolci colline marchigiane. Il borgo si sviluppa attorno al castello (XI sec.), ancora ben conservato che presenta elementi di particolare interesse come la porta d’accesso con l’orologio e la cinta muraria. Il borgo è caratterizzato da case l’una a fianco all’altra, all’epoca al piano terra vi era la bottega e al piano superiore gli alloggi.
Grazie al Sig. Pietrelli della Pro Loco di Candelara, abbiamo la possibilità di scoprire il borgo, accediamo quindi al castello attraversando il ponte di mattoni (XVI sec.) che ha sostituito l’antico ponte levatoio in legno. Ci apre le porte della torre dell’orologio caratterizzata dal quadrante circolare in pietra bianca sul quale sono scolpiti e dipinti di nero in numeri arabi le ore e prevista di una sola per indicare le ore e i quarti. All’interno della torre ci si trova nella Sala del Capitano, ampia con pavimento in cotto, bel soffitto con travi a vista e pareti intonacate, anticamente vi si trovava il corpo di guardia, ora viene usata per manifestazioni culturali. Andiamo al piano superiore dove vi è la Sala dell’Orologio che custodisce gli antichi meccanismi (minuziosamente restaurti) del ‘700 ancora funzionanti dell’orologio, posti in parte in una nicchia, si trovano gli antichi pesi in pietra.
Poco distante si trova la Chiesa di San Francesco (XVII sec.) purtroppo non visitabile in quanto non agibile, con la speranza che venga ristrutturata al più presto. Le sue opere sono state trasferite alla Pieve di Santo Stefano. Scendendo proseguendo scendendo la scalinata si raggiunge un ampio e bel parco pubblico, costeggiando la cinta muraria di Candelara si possono ammirare bellissimi panorami rilassanti della zona circostante. All’interno del borgo si trova un’opera d’arte di Terenzio Pedini, artista pesarese che ha voluto omaggiare il luogo dai cui provengono i suoi avi. L’opera contemporanea è dedicata al Vescovo Stefano di Pesaro, colui che accolse a Candelara Federico Barbarossa dopo la sconfitta di legnano del 1176. La leggenda vuole che per scegliere il luogo in cui edificare il paese, furono accese 3 candele e nel punto meno ventoso, dove non si è spenta la candela, lì sorse Candelara.
Al di fuori del borgo si trova la Pieve di Santo Stefano (VI-VII sec.), con una struttura architettonica gotica con pianta a croce greca e portale rinascimentale. Al suo interno si conservano numerose ed importanti opere, tra questi alcuni frammenti di affreschi e diversi quadri, tra i quali spicca la “Madonna del Rosario“. Vi si trova inoltre un organo del 1700 che risulta ancora funzionante. Non molto lontano dal borgo di Candelara si trova Villa Berloni, costruzione settecentesca di una preesistente fortezza del XIV-XV secolo che fungeva da torre di avvistamento. La villa dal 1980 appartiene alla Famiglia Berloni, che la riportarono allo splendore dopo anni di abbandono, all’interno si trovano opere del XVII-XVIII secolo. Oggi viene usata come location per eventi e matrimoni.
Nei weekend tra fine novembre e dicembre, Candelara accoglie la manifestazione “Candele a Candelara“, tra mercatini natalizi, laboratori, animazioni e gastronomia tradizionale. Le tipiche casette in legno costituiscono un mercatino che avrà come protagoniste le candele, in ogni forma e profumazione, ma anche oggettistica artigianale e artistica legata al Natale. Ci spostiamo alla vicina Novilara, un altro antico borgo cintato.
Si ringrazia per l’ospitalità e la cortesia il Sig. Pietrelli della Pro Loco per per averci fatto scoprire Candelara e averci parlato della storia del borgo. Un ringraziamento particolare anche alla simpaticissima e vulcanica titolare del Circolo ACLI che ci ha offerto il caffè e intrattenuto con la sua spontaneità e simpatia. Speriamo che queste piccole realtà non vengano dimenticate e ci siano sempre persone appassionate che cercano di far conoscere i loro luoghi.
Novilara
L’antico borgo murato di Novilara, sorge su una collina a circa 4 Km da Pesaro. Considerata un punto strategico e di vedetta sui territori circostanti, la posizione di Novilara regala spledide vedute verso Pesaro e Fano. Si accede al borgo del castello (1300) da una Porta di accesso, caratterizzata da bocche di fuoco e si percorre l’antico camminamento di ronda. L’interno del borgo è costituito da un sistema di piccoli vicoli molto ordinati, dove si affacciano le antiche abitazioni e alcuni ristoranti tipici.
All’interno delle mura oltre alle abitazioni svetta la Chiesa del Santissimo Sacramento al Castello (XIV sec.) dalla facciata semplice con portale in cotto e timpano in pietra. Presenta una pianta rettangolare ad aula unica che termina nell’abside semicircolare con decorazioni in stucco e dipinti. Novilara vanta anche di essere un sito di notevole valore archeologico, in quanto a fine ‘800 è stata scoperta un’importante necropoli picena. Proseguiamo l’itinerario odierno dirigendoci al borgo di Mombaroccio.
Mombaroccio e il Santuario di Beato Sante
Mombaroccio è un borgo a circa 20 Km da Pesaro, interamente circondato da robuste mura che protegevano l’antico castello. Si accede attraversando la maestosa Porta Maggiore (XIII sec.) fiancheggiata da due torrioni cilindrici possenti. Ci si trova subito ad ammirare Palazzo Del Monte (XVI sec.), antica residenza dei Marchesi Del Monte, famiglia nobile locale. Al suo interno si trova il “Laboratorio di Galileo e Guidubaldo”, piccolo museo dedicato alle scienze. La parte posteriore di Palazzo Del Monte, anch’essa possente e con scalinata centrale, custodisce un giardino di circa 1600 mq, dove è possibile ammirare un piacevole panorama grazie al camminamento sulla cinta muraria sopraelevata.
Tornando sulla via principale si raggiunge la Chiesa dei Santi Vito e Modesto (XIV sec.), patroni di Mombarocio. All’interno si ammirano dipinti di pregio del XVI secolo e un organo di fine 1700, degna di nota la pala d’altare che raffigura la Madonna del Rosario.
Proseguendo si arriva all’ex Chiesa di San Marco (XV sec.) che nella vecchia sacrestia ospita il Museo dell’Arte Sacra e nei sotterranei dell’annesso ex Convento dei Frati Girolomini (XVI sec.) vi è il Museo della Civiltà Contadina. Purtroppo in entrambi i musei non è consentito effettuare video e/o fotografie. Della chiesa quattrocentesca oggi rimane il timpano del portale in pietra con l’effige del Leone di San Marco e l’epigrafe di fondazione. Il Museo della Civiltà Contadina raccoglie una collezzione che comprende circa 600 oggetti che raccontano le attività lavorative contadine fra il XIX secolo e il 1970. La mostra è allestita in 12 stanze, suddivise a ricreare ambienti e situazioni, che un tempo erano le cantine del Convento dell’Ordine dei Girolomini. Il Museo dell’Arte Sacra, raccoglie in 6 stanze numerose opere d’arte lignea, dipinti, oggetti di culto e arredi sacri provenienti dalle chiese e dai conventi della zona.
A pochi metri di distanza, in Piazza Barrocci, si trova il Palazzo del Comune (XIV sec.) con a fianco la Torre Civica (XVII sec), che ospita al suo interno il Museo del Ricamo, che espone preziosi ricami, i più antichi risalenti al 1400. Si raggiunge infine Porta Marina (XII sec.) nominata in questo modo in quanto rivolta verso il mare, che chiude il percorso lungo il borgo.
Ci spostiamo di qualche chilometro in direzione Santuario di Beato Sante (XIII sec.), che si trova in un ambiente circondato da boschi. Fondato dai Frati Francescani Minori nel 1223, che ancora oggi lo custodiscono, fu ampliato durante il XIV secolo. L’attuale conformazione risale tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo, mentre il campanile fu costruito nel 1782. Il complesso architettonico del Santuario è costituito dalla Chiesa, Convento (XIII sec.) e Chiostro (XVI sec.) con un austero quadriportico ad archi a tutto sesto. La chiesa presenta l’ingresso a porticato con archi a tutto sesto, caratterizzato da un portale incompleto in stile gotico e da un’imposta lignea del 1350.
L’interno a due navate, conserva opere pittoriche come affreschi e tele, di interessante valore artistico anche un Crocifisso ligneo del XV secolo. Un’urna in legno dorato ospita il corpo del Beato Frate Sante (Giansante Brancorsini), che visse al monastero fino alla sua morte nel 1394 e venerato subito dalla popolazione locale. Ci dirigiamo quindi a Fano, cittadina marittima a pochi chilometri dalla zona in cui soggiorniamo.
Fano
Fano è una cittadina sul litorale marchigiano, ideale per soggiornare e scoprire la zona circostante, è famosa per il Carnevale più antico d’Italia. Il lungomare di Fano è caratterizzato dalla pista ciclabile di 12 Km che la collega a Pesaro. Il simbolo della città è il monumentale Arco di Augusto (9 d.C.), porta dell’antica Via Flaminia. A differenza di quello che si può pensare, non si trattava di un arco onorario, bensì della principale porta d’accesso alla città, situata nel punto in cui la Via Flaminia si sovrapponeva al Decumano Massimo cittadino. La struttura realizzata in travertino, è un arco a tre fornici con quello centrale più grande che serviva per il passaggio di carri, cavalli e mezzi di grandi dimensioni, mentre quelli posizionati ai lati erano destinati ai pedoni. Sulla chiave di volta è presente una decorazione di un animale, oggi purtroppo non più riconoscibile.
Contiguo all’Arco d’Augusto vi è il Museo della Via Flaminia, inaugurato nel 2016, è allestito all’interno dell’ex Chiesa di San Michele. Si tratta di un polo centrale del sistema archeologico della Fano romana che presenta una estesa ed intatta cinta muraria, un teatro, un anfiteatro e i resti dell’Augusteum. Il Museo della Via Flaminia non ospita reperti, ma esclusivamente contenuti digitali originali che consentono di riconnettere virtualmente il patrimonio archeologico della città di Fano e del territorio dell’antica Via Flaminia.
La Chiesa di San Michele fu edificata demolendo il secondo torrione sud delle mura romane, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Ci dirigiamo verso la romanica Cattedrale di Santa Maria Assunta (XII sec.), costruita su precedente edificio distrutto da un incendio. presenta una struttura mista in laterizi e arenaria ed interno a tre navate. Merita particolare attenzione il ciclo di affreschi che tappezzano la Cappella Nolfi (XVII sec.), che rappresentano “Le Storie della Vergine” realizzati dal “Domenichino”.
Proseguiamo il nostro tour di Fano dirigendoci in Piazza XX Settembre, fulcro della vita dei fanesi su cui si affaccia imponente Palazzo del Podestà e la Torre Civica. Simbolo della piazza è la Fontana della Fortuna (XVI sec), la statuetta bronzea della Dea Fortuna è una copia fedele dell’originale che si trova al Museo Civico. L’origine del nome di Fano è piuttosto interessante. Quando fondarono la colonia, i romani la chiamarono Fanum Fortunae, forse perché, intorno al II secolo a.C., vi era stato eretto un Tempio della Fortuna a ricordo della battaglia del Metauro. Da queste parti, infatti, nel 207 a.C. le legioni romane sconfissero l’esercito cartaginese di Asdrubale che, dopo aver valicato le Alpi, tentava di raggiungere il fratello, Annibale, occupato ad assediare Roma. La dea Fortuna è diventata da quel momento il simbolo di Fano e ancora oggi, sulla fontana di Piazza XX Settembre, campeggia una delicata, secentesca statua nuda della divinità.
Il Palazzo del Podestà (XIII sec.), realizzato in stile stile romanico-gotico, è caratterizzato dall’elegante portico a cinque arcate, sopra di esso una facciata in laterizi con quattro grandi quadrifore. Sopra il terzo arco, al centro della struttura, si trovano le nicchie con il Trittico dei Protettori (XIV-XVI sec.). Il Palazzo del Podestà dal XIX secolo ospita il Teatro della Fortuna, in un locale sotto la platea sono visibili resti di pavimentazioni romane a mosaico. La Torre Civica (1950) è stata ricostruita a seguito della distruzione della precedente distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Sul lato opposto della Piazza, si trova la piccola Chiesa della Madonna di Piazza (XII sec.), è tra le chiese più antiche della città. Presenta una facciata in cotto con paramenti in arenaria, l’interno a navata unica, è stato completamente ristrutturato dopo i danni bellici. Sopra l’altare maggiore che poggia su un capitello romano, è collocato il dipinto della Madonna di Piazza (1606) attribuito a Giovanni Baglioni. Le pareti laterali presentano affreschi contemporanei che rappresentano la Via Crucis.
Ci dirigiamo poi all’ex Chiesa di San Francesco (XIII-XIV sec.), parzialmente distrutta a seguito di un sisma nel 1930. Oggi l’ex Chiesa di San Francesco viene usata per ospitare eventi culturali durante la stagione estiva. La chiesa francescana fu scelta dai Malatesta per ospitare le tombe di alcuni membri della famiglia. Dal 1659 il sottoportico della chiesa ospita le Tombe Malatestiane, complesso tombale capolavoro di arte neogotica, poste in origine all’interno della struttura religiosa. Sulla sinistra del Portale si trova la tomba di Paola Bianca Malatesta, prima moglie di Pandolfo III Malatesta, in stile gotico, presenta un apparato scultoreo che fa da corona all’immagine della defunta distesa sul coperchio del sarcofago. A destra del Portale, su di un alto basamento di pietra arenaria, vi è la tomba di Pandolfo III Malatesta realizzata in stile rinascimentale con granito rosa e nero. Nel 1995 l’esplorazione della tomba di Pandolfo III, ne ha restituito il corpo mummificato con indosso il Farsetto, conservato a Palazzo Malatestiano. Sul lato minore della Loggia, sostenuto da tre mensole, c’è il modesto sarcofago di Bonetto da Castelfranco, fedele medico della Famiglia Malatesta.
Visitiamo poi Palazzo Malatestiano (XV sec.), struttura con portico a 4 archi caratterizzata dalla facciata con belle bifore gotiche in cotto lavorato. Nei locali interni trovano oggi il Museo Archeologico e la Pinacoteca, il percorso di visita è articolato in 16 ambienti. Nella Pinacoteca sono esposte tele di importanti artisti marchigiani, veneti e di scuola bolognese, da segnalare la “Madonna in trono” di Giovanni Santi. Nella sezione archeologica sono conservati interessanti reperti di epoca romana, provenienti da ritrovamenti avvenuti nella città e nel territorio. Il Museo conserva anche il Farsetto di Pandolfo III Malatesta. Ci spostiamo in direzione della Rocca Malatestiana e ci imbattiamo nel Chiostro di Santa Teresa (XVII sec.), l’unica parte rimasta della Chiesa di Santa Teresa e il monastero delle Carmelitane Scalze.
Raggiungiamo quindi Rocca Malatestiana (XV sec.), massiccia struttura trapezoidale che sorge all’estremità occidentale delle mura. Un doppio ponte levatoio munito di rivellino permetteva di superare il fossato e di accedere all’interno, là dove è oggi il doppio ponte in muratura. Nel sottosuolo gallerie e passaggi segreti mettevano in comunicazione la rocca con la città e l’esterno, ma oggi tale rete di comunicazioni è del tutto impraticabile, né esistono rilievi che ne permettano l’esplorazione. A lungo usata come carcere, nel periodo estivo la Rocca accoglie eventi e conceti, tra questi il Fano Jazz by the Sea che si svolge a luglio. Un festival internazionale di Jazz e musica creativa contemporanea con importanti artisti di fama internazionale, si esibiscono di fronte a un pubblico sempre più attento e numeroso.
Fano è stata proprio una bella scoperta, non avremmo mai immaginato fosse così carina e ricca di punti d’interesse. Ci dirigiamo a Cartoceto, area famosa per la produzione di Olio Extravergine di Oliva.
Cartoceto e l’oro verde
Cartoceto, un gradevolissimo borgo adagiato su un colle a circa 235 metri sul livello del mare, della bassa Valle del Metauro, immerso fra gli uliveti. Tra i diversi palazzi nobili di Cartoceto, spiccano Palazzo Marcolini e il Palazzo del Popolo, quest’ultimo è il più antico del paese, presenta ancora la facciata decorata con alcuni stemmi gentilizi.
Alla sommità del Palazzo del Popolo vi si trova una torretta con orologio (XVIII sec.) in sostituzione del precedente del 1636, che non sempre segnava correttamente il tempo. Da notare, all’interno delle mura, l’ottocentesco Palazzo Marcolini e Piazzale Marconi che offre un suggestivo panorama; gli abitanti chiamano questa piazzetta “La Turchia”, nominata così in quanto da quel punto si poteva avvistare l’arrivo dei Turchi.
Sempre in Piazzale Marconi sorge il Teatro del Trionfo (1725-30) in un antico frantoio per le olive. L’attuale disposizione risale al 1801, con sala a tre ordini di palchi, è ancora conservato un sipario dipinto dell’Ottocento ed un corredo scenico. Tra i siti di architettura religiosa degna di nota la Collegiata di Santa Maria della Misericordia (1835), edificata in sostituzione della distrutta chiesa quattrocentesca dedicata alla Madonna del Rosario. Dal precedente edificio proviene una Madonna con Bambino, angeli e Santi del 1527. Annesso alla chiesa sorge il Santuario della Madonna delle Grazie (1886), che conserva la venerata immagine della Madonna con Bambino dipinta a fresco nel tardo ‘300 da autore ignoto.
L’immagine era originariamente posta in un’edicola fuori dall’abitato ma nel 1886, in seguito ad eventi miracolosi, fu costruito il santuario dove venne trasferita.
Immediatamente fuori dal centro storico, sorge il Monastero Santa Maria del Soccorso (1782) immerso nel verde del monte Partemio. Dell’antica costruzione cinquecentesca restano solo una parte della torre campanaria, una sala del convento e parte della muratura della chiesa. La chiesa presenta uno stile neoclassico, presenta una pianta centrale coperta a cupola, all’interno sono conservate diverse tele di pregio, tra queste le tre pale d’altare settecentesche di Pietro Tedeschi.
A circa 1 chilometro dal centro storico, sulla sommità di una collina che domina la bassa valle del Metauro, si trova la Pieve dei Santi Pietro e Paolo. Nel XVII secolo fu ceduta ai Frati Minori Osservanti che trasformarono la chiesa e costruirono a fianco il loro convento.
Nel 1861 il convento fu abbattuto per ampliare l’adiacente cimitero. Il portico a cinque arcate introduce all’interno dell’edificio neoclassico che conserva un interessante affresco del 1477 raffigurante la Crocifissione, dei recenti restauri hanno portato alla luce sotto di esso, un precedente affresco avente lo stesso tema. L’acqua ha da sempre rappresentato una minaccia costante per il centro storico, fu causa di gravi danni ad abitazioni, a cappelle e ad alcuni mulini da olio. Nel 1996 un violento temporale procurò il crollo per una lunghezza di circa 30 metri delle mura.
Olio di Cartoceto
Cartoceto rientra nell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, essendo tra i 30 soci fondatori. L’Olio Extravergine di Oliva Cartoceto DOP presenta colore verde o verde con riflesso giallo oro per gli oli molto freschi, che diventa giallo oro con lievi note verdognole per quelli più maturi. Il sapore è armonico con sensazione variegata di fruttato verde, dolce, amaro e piccante, con eventuale retrogusto di mandorla verde e carciofo.
A Giugno si svolge “Cartoceto con Gusto e Tradizione” che celebra i famosi vincisgrassi, festa nata nel 1963 per celebrare questo gustoso piatto della tradizione marchigiana. A Novembre si tiene Cartoceto DOP il festival – Mostra Mercato dell’Olio e dell’Oliva, manifestazione di rilevanza nazionale nata nel 1977 per promuovere il pregiato olio DOP Cartoceto.
Essedo in questa zona ne approfittiamo per andare all’Azienda Agricola di Roberto Lucarelli, che produce Olio Extra Vergine di Oliva e vino. Fin dall’inizio l’azienda si è caratterizzata per la valorizzazione del Colli Pesaresi Rosso DOC, ottenuto da Sangiovese. I 16 ettari vitati sono costituiti rigorosamente con i vitigni strettamente legati al territorio, il Bianchello del Metauro e il Sangiovese dal cannello lungo. L’azienda utilizza solo le viti di proprietà e non utilizza prodotti chimici.
L’Olio EVO “La Ripe”, si produce con olive raccolte a mano entro le 24 ore dalla raccolta e lavorate in frantoio a ciclo continuo. I loro vini hanno ricevuto numerosi riconoscimenti negl’anni come WineHunter Awards e Gilbert & Gaillard.
Azienda Agricola di Roberto Lucarelli
Via Piana, 20
Cartoceto (PU)
Email: info@roberto-lucarelli.com
Tel.: 0721893019
Anche questo itinerario ci ha dato molte soddisfazzioni, abbiamo scoperto luoghi che non conoscevamo e che speriamo di aver contribuito a far conoscere.