Nell’arcipelago delle 100mila isole c’è spazio per un viaggio all’insegna dell’originalità e del cuore

Scritto da: daniluca
nell'arcipelago delle 100mila isole c'è spazio per un viaggio all'insegna dell'originalità e del cuore

È fine settembre e mentre consulto un forum leggo che, tramite Saudia Airlines, alcune ragazze hanno prenotato per la Malesia, e mi balena l’idea di controllare l’Indonesia, meta in monitoraggio dallo scorso anno quando eravamo atterrati a Singapore. Alla fine avevamo scelto la Malesia post covid, più semplice e più economica, e l’Indonesia ci era rimasta lì, sospesa. Purtroppo da Bologna e Venezia sotto i mille euro non si trovava nulla. Allora sbircio timidamente Roma e Milano e vedo un meraviglioso 500€ A/R su Giacarta. È domenica mattina, sono le 6.4 e alle 7 miracolosamente ancora i bimbi dormono, mi fiondo sul marito e lo convinco a prenotare. Vuoi per la stanchezza, vuoi per i ritmi frenetici del nostro lavoro, vuoi per la enorme difficoltà nel reperire quadruple e nel capire il giro, arriva giugno in un batter d’occhio. L’Indonesia è un paese enorme, e parte della difficoltà sta nel capire cosa si vuol vedere. Molte mete tra loro sono distanti e non proprio economiche da raggiungere.

Se si battono i classici itinerari turistici le informazioni sono tantissime, ma appena si esce fuori rotta ecco che diventa più complicato, ed i forum in inglese sono stati per noi di fondamentale aiuto. Premetto che la nostra Indonesia è molto fuori le classiche rotte turistiche, non perché siamo ricchi o naif, semplicemente perché più guardavo Bali e le Gili Island e più proprio pensavo che non fossero il mio genere. Sicuramente mete belle e piacevoli, ma avevo voglia di qualcosa che mi stuzzicasse e il cuore, ed ormai dopo alcuni anni ho capito cosa mi emoziona e mi faccio guidare dal mio istinto (con buona pace dei sensi della family).

In primis avrei voluto fare West Papua che racchiudeva tutto ciò che avrei voluto, mare stupendo e popolazioni tribali, ma sono mete che non si fanno senza un tour operator (non ci sono neppure le sistemazioni su booking o agoda) e questo significa arrivare in 4 tranquillamente anche a ventimila euro, che non abbiamo.

La mia attenzione si è subito allora catapultata su Kalimantan e Sulawesi.

Diario di viaggio e racconto dei luoghi

Kalimantan

Qui l’attrazione principale sono gli orango tango e si esplora un pezzetto di parco del Tanjung Putin. È una meta di ecoturismo nata nel 1971 grazie alla straordinaria Birutė Galdikas, la quale  iniziò la sua carriera studiando il comportamento degli oranghi salvati dall’uomo che venivano reintrodotti in natura. Le sue ricerche divennero così celebri che si meritarono la copertina del National Geographic. La dottoressa Galdikas è ora considerata uno dei massimi esperti mondiali sul comportamento degli oranghi ed è la fondatrice e presidentessa della Orangutan Foundation International.

Atterrati a Pangkalan Bun si risale il fiume all’interno del parco su una tipica imbarcazione detta klotok,e  già solo la barca è un’esperienza. I servizi sono basici ed essenziali, non c’è wi fi (a meno che non abbiate una sim vostra), non c’è tv, nulla, sembra tipo la casa a Milano di Pozzetto in ragazzo di campagna. Allungate la mano e c’è il tavolo, allungate l’altra ed a terra i materassi tipo quelli dell’algida anni 80 che fungono da divano e da letto per la sera, con lenzuola coloratissime, e poi due sdraio di legno (senza materassini) sulla parte avanti della barca. Il bagno è una stanza in legno con un wc e un soffione con uno scolo molto artigianale. Ovviamente ci sono anche soluzioni meno spartane e più lussuose ma hanno costi decisamente diversi. A noi è piaciuto tantissimo e ci siamo sentiti “riconnessi con la natura” staccando completamente dal resto del mondo. Di solito si fa il pacchetto di 2 notti e 3 giorni che è comunque sufficiente per farsi una scorpacciata di oranghi, che sono meravigliosi. A differenza di quelli visti in Malesia qui vengono aiutati nel feeding sono nella stagione estiva e vivono in libertà. Non sono selvaggi al 100% per via del progetto di ripopolamento, ma quelli autonomi al 100% sono in costante aumento, e li si riconosce in quanto hanno un manto più scuro. Le due notti in barca sono state meravigliose. La prima abbiamo attraccato vicino a un minuscolo porticciolo di un paesino dove eravamo noi e la gente del posto. I turisti lo snobbano e preferiscono gustarsi una cena a lume di candela in barca circondati dal solo rumore della natura. Ma noi no, grazie anche alla compagnia dei nostri 2 amorevoli primati, uno 6 enne iperattivo e una 9 enne scimmiottante la preadolescemenza  per evitare l’ammutinamento dell’equipaggio  ed essendo anche attratti tantissimo da usi e costumi locali non abbiamo resistito alla vista di questo mini paese e con la guida  ci siamo immersi in questa realtà completamente diversa ed è stato bellissimo, tra saluti foto e chiacchiere. La seconda sera invece abbiamo dormito vicino a delle palme con vista lucciole, ed io non riuscivo a staccarmi, non riuscivo a dormire, mi sentivo di non aver assorbito abbastanza di questo spettacolo, ed ecco che appena mi addormentavo sentivo un guizzo in testa, guizzi di pesciolini che continuavano a saltellare durante la notte. Ovviamente è un’esperienza, spartana, non propriamente pulitissima e umida però a noi ha fatto impazzire. Volendo ci sono soluzioni più grandi comode e con materassi più alti a prova di squizzi, materrasini sulle sdraio di legno ecc. In barca eravamo solo noi 4 e il personale: 1 ragazza che cucinava, la nostra guida, e un ragazzo che guidava la barca. Consiglio questo tipo di esperienza con bambini di almeno 5 anni perché quando si va nelle feed station bisogna assolutamente stare in silenzio, e si rischia di essere cacciati via,inoltre sulla imbarcazione non ci sono protezioni di sorta. Costo 3gg 2 n: 600€ (totali per nucleo) per imbarcazione privata, pensione completa (sul mangiare stendiamo un velo, ma 1. Tanto io ero a dieta 2. Non era un viaggio enogastronomico 3. Chi se ne frega del cibo.  Noi ci siamo affidati a NIA (contrattando un po’): +62 819-9263-6780. È una guida molto paziente e gentile, secondo noi c’è di meglio perché a volte è stata distratta e quando le ho chiesto di fermarsi per alcune foto lungo il fiume si è rifiutata dicendo che avevamo troppe barche dietro (a noi non pervenute). Diciamo che non è il massimo per chi vuole fare tour fotografici.

L’ultima mattina dopo l’ultima colazione siamo tornati al porto, e a differenza del 99% delle persone non ci dirigiamo in aeroporto ma decidiamo di fermarci una notte a Pangkalan Bun. E qui mi sono innamorata, ancora! Questa cittadina che la LP si degna appena di nominare è sconosciuta al turismo, ha solo un paio di hotel per turisti “occidentali” e qualche affittacamere per gente del posto. Oggettivamente al primo impatto può sembrare bruttarella, ma poi basta uscire e arrivare alla zona del molo per capire quanto sia bella e piacevole. Tantissime casette di legno a palafitte tutte colorate, le barche dei pescatori, finestre e porte aperte in cui sbirciare e pensare a come potrebbe essere la mia vita lì, i sorrisi e le foto ancora, l’accoglienza e la completa assenza di turisti e quindi l’autenticità del posto mi ha fatto andare in brodo di giuggiole. Come amo questi posti io, stacco completamente la testa e ammiro l’essere umano, anche se ti si stringe il cuore a vedere tanta povertà. Volendo si può fare un piccolo tour della baia con le loro imbarcazioni locali. Non ci sono indicazioni o prezzi, io non me ne ero neanche accorta, poi che ecco vediamo il proprietario della barca ci fa un cenno, insieme ad una turista credo indonesiana, invitandoci a provare l’esperienza. E così ci siamo fidati, e credeteci merita!! Ve lo stra consigliamo. Non ricordo il prezzo, ma irrisorio. Il tempo vola e decidiamo di tornare in hotel, post Tanjung Putin ci concediamo un hotel “comodo” con piscina e colazione, ci voleva tutto!! E dopo giorni che smangiucchiavamo, al mattino inevitabilmente da fuori sembravamo la famiglia fantozzi che non mangiava da mesi! comunque per chi desiderasse fermarsi qua consigliamo il Grand Kecubung Hotel 70€ quadrupla con prima colazione e piscina. Se vi piace vedere come vivono i locali Pangkalan Bun è tanto autentica perché non battuta dal turismo!

Giava (Java)

qui ci siamo dovuti passare per forza perkè il Kalimantan è collegato malissimo, per cui dato che saremmo passati da Surabaya ne abbiamo approfittato per vedere il Bromo e i 2 quartieri colorati di Malang.  Non potendo noleggiare auto perché in Indonesia non ci sono polizze di RC abbiamo contattato una compagnia di driver che serve tutta l’isola spuntando un’ottima tariffa di 600.000 idr al giorno. Vi lascio pertanto il contatto di Tommi: +62 822-7711-4448.

Bromo

Siamo arrivati a pomeriggio e siamo andati al cratere. Qui in maniera un po’ folle dato che la tratta era lunga ed i bimbi stanchi ci siamo affidati ai motor taperi, è stato davvero divertente, e i bambini se la ridevano di brutto. La vista dall’alto del cratere non è che ci abbia rapiti particolarmente. Alle 2.30 di notte ci siamo alzati ed alle 3 siamo partiti con una jeep scassatissima organizzata con il titolare della nostra homestay che ci ha portato ancora al vulcano. Notte fonda, una marea di gente e zero indicazioni. Iniziamo a seguire la folla poi il buio, ed ora? Come facciamo ad arrivare a King Kong Hill (il migliore view point da cui vedere il Bromo)? Seguo una comitiva di spagnoli che dice di saperlo, ci sporchiamo in un modo assurdo, la salita è ripidissima e di notte non è facile, ma ammetto, a parte il marito ossessivo compulsivo per la pulizia, ci siamo divertiti tantissimo. Arriviamo ad uno nuovo stallo. Zero indicazioni, gli spagnoli si arenano, all’improvviso un altro gruppo, la loro guida dice di sapere bene dove si trova. Li seguo col marito che inizia a brontolare, ecco diciamo che questa escursione l’avevo preso un po’ sotto gamba,  e finalmente arriviamo ,e siamo addirittura in prima fila!! Bene ora dobbiamo attendere un’ora e mezza, non guardo in volto il marito che ignaro di questo si sta quasi ibernando, i bambini per fortuna decidono di dormire ed io mi godo un meraviglioso cielo stellato con un chiassoso sottofondo di casinari spagnoli, ma in fondo è grazie a loro che siamo lì per cui non mi permetto di dire nulla e cerco di godermi l’alba che presto arriva ed è meravigliosa. Torniamo indietro, non senza qualche mio capitombolo perché giustamente avevo le sneakers, i bambini continuano a ridersela. Ritorniamo alla nostra homestay e ripartiamo. Una notte al bromo è sufficiente per noi e partiamo in direzione

Malang

rima di arrivare a Surabaya, leggendo un forum di due ragazzi inglesi mi ero innamorata di due quartieri coloratissimi della città. Dopo Rocinha a Rio, io non so come sento un’irresistibile attrazione per questo tipo di esperienze. Ancora non mi so spiegare bene, è il contatto diretto con le persone del posto, è quella “sofferenza” che mi aiuta a capire che il nostro “non abbastanza” in realtà è tantissimo, è una marea ed oltre rispetto a tante situazioni. È come se qualcuno mi tirasse per la giacchetta e mi dicesse: guarda, perché è così maledettamente impossibile essere sempre e costantemente felici di ciò che si ha. Con gli anni ho imparato a vivere di più nel presente e meno nel futuro, ma sento di dover ancora migliorare e queste esperienze mi aiutano. Esplorare, viaggiare conoscere osservare, sono tutte azioni dinamiche che al contempo e paradossalmente mi “fermano”. Questi 2 quartieri sono 2 slums riqualificate (almeno esternamente) ed hanno dei progetti di scolarizzazione, per cui visitarli è anche un modo per sostenere la cultura. Il tempo per la vista è soggettivo, noi ci siamo avvalsi di una guida trovata per caso sul posto e abbiamo impiegato un paio d’ore. Dopo di che ci siamo diretti Surabaya, appoggio per partire il giorno dopo alla volta del Sulawesi. Qui abbiamo soggiornato e consigliamo il Premier Place Surabaya Airport: 53€ la quadrupla, piscina, colazione e transfer aeroporto incluso. Noi siamo partiti alle 2.30 di notte e ci hanno fatto trovare la breakfast boper,  ricca e gustosa.

Sulawesi Nord

qui immancabile una visita al Tangkoko National park, dove tra palme di cocco si possono vedere i tarsi (per i quali ero andata in fissa) e macachi neri crestati. Ci sono 2 escursioni da fare: quella del pomeriggio per vedere i tarsi e quella del mattino per vedere i macachi e i gufi. Gli animali ovviamente sono in assoluta libertà e sono stupendi, la nostra guida era bravissima ed aveva un incredibile occhio. I macachi comunque si possono vedere tanto da vicino, tanto che se allunghi la mano li puoi toccare  sono una marea. Attenzione che il tangkoko è molto isolato. per non perdere tempo chiedete alla struttura un transfer per il giorno seguente, perché se lo fate il mattino stesso rischiate di perdere almeno 2 ore come noi.  La struttura in cui cisamo stati ci è piaciuta molto e ve la consigliamo, siamo stati coccolatissimi e servitissimi. Stanza ampia e dotata di ogni comfort.  Tangkoko Sanctuary Villa. Noi abbiamo pagato 80€ la quadrupla con cena colazione e pranzo. La proprietaria è squisita.

 Dopo il tangkoko lasciato con tanta mestizia per il contesto ci dirigiamo a Tomohon, dove avevo letto di un epertreme market, peccato che la LP non fosse aggiornata e siamo capitati nei giorni sbagliati. I giorni giusti sono Sabato e Lunedì, se non passate in quei giorni, saltate pure.  Successivamente ci siamo spostati a Bunaken, paradiso dei divers meno per chi fa snorkeling. Dopo le perenthian dello scorso anno è stata dura. A livello di spiagge non c’è proprio paragone con perenthian e redang. Alcuni vanno a Siladen ma le spiagge non sono il massimo. Diverso il discorso della fauna marina, ricchissima. Qui sempre a differenza delle perenthian dove le tartarughe possono venire richiamate con il cibo, qui sono proprio in completa libertà e noi abbiamo trascorso ore semplicemente con maschera pinna e boccaglio ad osservarle come di fronte ad un quadro, un quadro della natura straordinario contornato da tante stelle marine azzurre e una miriade di pesci colorati. Da bunaken oltre a vedere le tartarughe si possono fare escursioni per vedere delfini (tantissimi) e la barriera di Siladen, ricchissima. Non credo che questo paradiso durerà a lungo, lo stanno distruggendo molto bene li indonesiani. Vi dico solo che per lavarci le maschere hanno preso del detersivo per piatti e bellamente si sono messi a lavarle nell’acqua del mare, dove poi immergevano il mango da darci da mangiare dopo essere stato sbucciato. Ecco questa è una zona di Indonesia molto “ruspante” dove ti chiudi un occhio e poi l’altro pure, e poi con maschera e boccaglio guardi giù e vedi uno spettacolo. Ovviamente ci sono sistemazioni per tutti i gusti, noi qui abbiamo preso una sola pazzesca e non ve la consigliamo assolutamente. Tornati da Bunaken abbiamo fatto sosta a Manado prima del volo di rientro. Manado è una tipica città indonesiana brutta, insieme a Makassar penso si possa contendere lo scettro della città più brutte mai viste, a confronto Giacarta è splendida. Se potete evitate per la bellezza, a livello di sicurezza invece l’Asia si conferma sempre una garanzia. comunque se proprio a Manado dovete passare vi consigliamo una passeggiata in quel di Malalayang, per immergervi coi locali e godervi un tramonto bellissimo. Anche qui essendo unici turisti occidentali abbiamo fatto scorpacciate di foto e risate.

Sulawesi centro

Qui la mia meta del cuore erano i Toraja, una popolazione a sole e comode 9 ore di auto da Makassar. C’è anche un colo interno ma costa 320€ a/r e non tutti i giorni. Sono solo 290 km, ma per gran parte tutte stradine di montagna che attraversano villaggi. Noi qui avevamo il driver, col bus, soffrendo di cinetosi sarei morta stecchita dopo le prime 2 ore e comunque volevamo essere libere di muoverci

Principalmente chi arriva a Rantepao è molto attratto da usi e costumi locali e si osservano i funerali. I funerali direte voi? Si qui in sostanza i funerali sono eventi molto particolari. Pensate che a volte ci si impiegano anni per poterli organizzare e si allestiscono vere e proprie tribune. Per giorni la famiglia del de cuius da da bere e mangiare a tutti i villaggi limitrofi e ci sono riti come danze, preghiere cerimonie, ed anche sacrifici animali. Un fruttariano penso potrebbe avere un mezzo infarto al primo animale ucciso ma qui non si tratta di giudicare una tradizione, chi viene qui si spoglia di qualsiasi pregiudizio, ed in silenzio assiste. È buona educazione portare una stecca di sigarette alla famiglia (che qui costano come un affitto mensile per loro) e loro vi riempiono di ogni leccornia. Alcuni gusti possono essere molto forti, noi ci siamo limitati a thè caffè e qualche dolcetto. Oltre ai funerali si vanno a vedere le singolari tombe scavate nella roccia. Le tombe più antiche hanno circa 600 anni, ed a differenza di quelle moderne alcune sono proprio a cielo aperto con teschi ed ossa ovunque. Ecco io qui porterei i bimbi che siano in grado di capire che non debbono toccare sia per rispetto nei loro confronti, sono comunque defunti,  sia per evitare figuracce, come nel nostro caso. Io non ero preparata, la guida non ci aveva detto nulla e quando ci siamo trovati alla prima grotta prima che potessi avvertire tutti mio figlio piccolo ha tirato su un teschio e un omero, e per poco non mi è preso un colpo. Ecco, sappiate che sono resti di scheletri veri, non ci sono protezioni, non ci sono distanze, il nulla, tutto  a portata di mano. Le tombe moderne sono sempre scavate nella roccia e chiuse con delle porticine in legno, i più ricchi hanno anche delle loro miniature in legno. Tutto intorno i villaggi sono vere e proprie esperienze di vita fuori dal tempo, con con abitazioni particolarissime fatte a forma di barca rovesciata. È bellissimo vedere il modo in cui i locali ancora si ritrovano e vivono, il turismo c’è ma è solo ai funerali, e comunque è un turismo rispettoso, si osserva in silenzio come ospiti insieme a guide che indicano come ci si debba comportare per mantenere il rispetto della situazione. È straordinario vedere ancora certi angoli di mondo così vergini e non inflazionati. In uno di questi villaggi noi ci siamo addirittura imbattuti nell’illegale cock fighting, divenuto illegale non tanto per i galli quanto  per il gioco d’azzardo.

Il giorno intero a Makassar (che non rifarei mai) lo abbiamo trascorso al mattino all’isola di Samalona, il mare è anche carino, ma nulla di che. Inoltre l’escursione è cara per le ore e per ciò che offre. Non vale la pena, mentre il pomeriggio sapendo della bruttezza della città avevo preso hotel con piscina e ce ne siamo stati in relaper. Intimorita da distanze e trasporti avevo calcolato male i tempi (sono zone poco battute dove non è facile reperire info e consigli) ed eper post farei un giorno in meno a makassar e manado per mettere 2 giorni a sud in quel di bira/selayar per rilassarci un po’ in spiaggia di fronte ad acque cristalline.

Terminata l’esperienza sulawesiana ci siamo diretti a Giacarta dove abbiamo trascorso l’ultimo giorno.

Tutti dicono che Giacarta sia brutta e sporca, francamente rispetto alle zone viste in precedenza l’abbiamo trovata pulitissima. Noi abbiamo cercato di sfruttare la giornata come piace a noi, nelle slums, vedendo i due quartieri di Penjaringan e Pademangan, che sono veramente interessanti e dove si tocca con mano la vita quotidiana della gran parte della popolazione, mentre il pomeriggio l’abbiamo passato in svacco in piscina prima del volo. Se dovete passare una notte a Giacarta vi consiglio la zona del waterfront, la sera si riempie di gente del posto, con localini fatti di tappeti e panche, street food (molto molto molto locale) e gente che inizia a cantare. A noi è piaciuto moltissimo.

Grazie ai prezzi indonesiani anche qui dopo un periodo un po’ spartano ci siamo concessi un 4 stelle super economico. Sunlake waterfront Giacarta: 55€ la quadrupla in offerta su agoda + 42€ late check in fino alle 21. Posizione molto strategica e in una zona molto carina della città, con waterfront, supermercati e locali a pochi passi e una bella piscina in cui abbiamo sguazzato prima del volo serale in completo relaper. La colazione è mastodontica, si passa dal gelato alla pasta e torte biscotti, finger food, frutta mille tipi di cibi asiatici e chi più ne ha più ne metta.

Informazioni utili per il viaggio

Costi

Il costo totale è stato di 8.500€, compresa anche assicurazione medica e parcheggio. Nota positiva per Aeroporti di Roma: ci siamo trovati divinamente. Era la prima volta a Fiumicino e non possiamo che parlarne bene, il parcheggio per 3 settimane prenotato a gennaio pagato 53 €, un terzo di quanto spendiamo al P4 di Bologna.

  • Volo da/per l’Italia: 500 euro A/R con Saudia Airlines presa a settembre. Mentre la tratta Roma-Jeddah è stata molto piacevole, la tratta Jeddah-Jakarta e ritorno è stata oscena. L’aereo più brutto mai preso in vita nostra: tappezzeria rotta e sgangherata, assenza di schermi in tutto l’aeromobile, o meglio c’erano ma sempre rotti e coperti da una pellicola, sporchi (abbiamo trovato incrostazioni di cibo, un paio di blatte, almeno un paio di bagni che perdevano, capelli ecc) e mal organizzati anche con il personale di bordo.  Sembrava un’altra compagnia. Premetto che abbiamo viaggiato sempre con i pellegrini, forse era una prova di ascesi non so. Nota positiva di Saudia mi ha fatto usare il cuscino per i piedi, per me è stata una vera manna e sono riuscita a dormire molto bene come il resto della famiglia.
  • Voli interni: 5 per complessivi 500€ a testa. Info importante: i voli interni indonesiani non hanno restrizioni sui liquidi, per cui portate pure ciò che volete (tra ciò che è consentito). I miei bimbi sono dei cammelli, ed abbiamo sempre potuto tenere acqua come se non ci fosse un domani. Quando abbiamo preso gli aerei sono sempre stata un po’ in apprensione perché non mi sembravano sicurissimi, però sono qua a dirvi che è andato tutto bene. Lion e Nam hanno svolto il loro lavoro, chiari e abbastanza puntuali e puliti. Lion è come Ryanair, non serve nulla, per cui aveste necessità potete bere e mangiare ciò che avete con noi. Nam invece serve acqua e snack.
  • Alloggi: per gli alloggi abbiamo speso mediamente 50/60€ a notte, mentre per il cibo avevamo una media di 20€ a cena in 4.

Inconvenienti tecnici

  • Camere degli alberghi: quadruple che fatica. Mamma mia, e chiedi se ci sono i letti aggiuntivi, se il divano può esser doppio, sono diventata scema! E spesso ci siamo ritrovati in delle triple. Io dormivo con i bimbi che per fortuna non sono ancora adolescenti, puzzano poco e prendono relativamente poco posto, mentre il marito beato nel singolo. Dico beato perché i miei sono nella fase in cui si azzuffano di continuo in qualsiasi momento della giornata, per cui poter dormire da solo è stato quasi un lusso, si può dire vero?
  • SIM: presa in aeroporto a Giacarta all’arrivo pagata uno sproposito, 60€ con pochissimi Giga. Evitate di prendere la sim in aeroporto, fatevi portare dal driver o da Grab al primo baracchino dove vanno i locali, noi abbiamo preso una seconda sim a 23 € dopo una settimana della XL che prendeva ovunque (non è vero che funziona bene solo Telkomsel) e non siamo riusciti a finire il credito. Ci abbiamo messo quasi un’ora per capirci con google traduttore ed il resto ma molto meglio e ce l’hanno installata velocemente. Ex post comunque farei una e-sim e via, senza lo sbattimento di fermarsi a installarla.
  • Ho calcolato male gli spostamenti: per paura che eruttasse un vulcano o saltasse una barca sono sempre arrivata un giorno prima a Manado Makassar e Giacarta. Quei giorni li avrei messi a Bira a Sulawesi sud dopo i Toraja. 

Consigli utili

  • Visto On line EVOA: veloce, si fa poco prima della partenza e permette di saltare tantissima fila rispetto al VOA. Si fa dal sito ufficiale e costa una trentina di euro. Se pagate con la wise in IDR non avete commissioni di sorta.
  • Se andate in Sulawesi per i Toraja prendete un driver, serio e paziente se avete bimbi. Le ore per arrivare sono tante. Noi ci siamo affidati a Iwan e ci siamo trovati divinamente: +62 823-9595-9192 Ci ha fatto scoprire anche degli angolini lungo il tragitto davvero belli, per non parlare di alcune esperienze culinarie. Una bellissima e dolcissima persona. L’ultimo giorno ci ha portato anche a casa sua a conoscere la sua famiglia ed io mi sono anche messa a piangere, è stato emozionante. Per i Toraja serve la guida in loco, senza di lei non si capisce una mazza e non si sa dove andare. Ve la può consigliare il driver o l’albergo. Evitate l’hotel con piscina a Rantepao che tanto è in montagna e fa freddo per il bagno e comunque nel centro sulawesi la pulizia è una pulizia “relativa” nelle strutture di fascia media. Generalmente la guida costa una trentina di euro per tutto il giorno e se siete in auto sale con voi.
  • Grab: nel Kalimantan non funziona, usate INDRIVE. Funziona in tutta l’Indonesia e costa pure meno, infatti è usata principalmente dai locali. Non è organizzata come grab nel senso che non si può pagare con c.credito, non si vede quanto manca all’arrivo, le macchine sono un po’ più scassate e si paga in contanti.
  • Wise: usata tantissimo per pagare chiunque, molti indonesiani la conoscono e chi è stato reticente dopo essersi visto l’accredito in circa un paio di minuti ha esultato. 

È stato un viaggio meraviglioso, divertente e rilassante al tempo stesso. So che non è figo e modaiolo, ma a noi ha sfondato il cuore.

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