Tour California, Las Vegas e Grand Canyon in otto giorni… si può fare: una scommessa vinta!

San Francisco, Monterey, Big Sur, Santa Barbara, Los Angeles, Las Vegas, Grand Canyon, Death Valley
Scritto da: Gerardo Dessì
tour california, las vegas e grand canyon in otto giorni… si può fare: una scommessa vinta!
Partenza il: 31/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Un viaggio che con la mia ragazza sognavamo da tempo: un tour on the road della California, alla scoperta delle sue città metropolitane e dei suoi pittoreschi e variopinti parchi naturalistici, esteso al maestoso South Rim Grand Canyon (non a caso accreditato tra le 7 meraviglie naturali del mondo) con sosta per il pernottamento a Las Vegas, per vivere la notte della “città del peccato” per antonomasia. Abbiamo sempre immaginato di percorrere la Pacific Highway, la strada incensata nelle guide turistiche come la più bella del mondo, con la macchina che più si presta nell’immaginario collettivo per un viaggio di questo genere: una Ford Mustang Cabrio. L’occasione si presenta quando mi viene prospettata la possibilità frequentare durante il mese di Settembre uno stage di perfezionamento medico specialistico di una settimana presso la Stanford School of Medicine, tempio della Medicina situato in prossimità di Palo Alto, capitale della Silicon Valley a soli 45 minuti di treno da San Francisco. Perché non approfittare del lungo viaggio aereo per “attaccarci” un tour on the road di 8 giorni non eccessivamente dispendioso di California e Nevada, data anche coincidenza con un ottimo periodo dell’anno per le vacanze in quella zona? Decidiamo dunque di acquistare la versione E-book della inossidabile guida Lonely Planet della West Coast USA e mappa alla mano (o per meglio dire “on the screen”) cominciamo a studiare la possibilità di compiere in soli 8gg il classico tour della West Coast che tutte le guide e i diari di viaggio prevedono in 2/3 settimane. Il leit motiv che ci ispira è quello di vedere tutti i posti imperdibili, goderci al massimo i paesaggi e le escursioni, calarci il più possibile nel food e nel life style americano, senza che i tempi contingentati possano mai diventare fonte di stress. Sveglia presto la mattina e tappe ben pianificate per vivere al massimo ciò che questa vacanza può offrirci. Su Booking prenotiamo tutti gli alberghi del viaggio lungo il percorso da noi prestabilito. Per la scelta degli hotel abbiamo seguito alla lettera 3 semplici principi: punteggio degli utenti stranieri >7 (in America è pieno di motel topaie, anche a 3-4 stelle; l’americano medio in viaggio non è molto esigente sulla pulizia e sul comfort delle sistemazioni), colazione inclusa(in modo da essere poi pronti ad affrontare la lunga giornata di viaggio solo con un fast lunch), max100USD/notte con cancellazione gratuita (siamo ancora in fase di progettazione embrionale del viaggio). E alla fine della pianificazione ne usciamo con la celebre frase di Gene Wilder nei panni del Prof. Victor Frankenstein: SI PUO’ FARE!

GIORNO 0: VOLO+NOLO AUTO+SISTEMAZione HOTEL

Dopo il cambio dei dollari in aeroporto ci imbarchiamo sul volo AirFrance da Fiumicino a San Francisco: partenza h.12 con il classico Boeing 747, gigante del cielo a doppio corridoio, che sarà nostro compagno di viaggio per 16 lunghe ore trascorse tra carrellate di film offerti dalla casa francese, visione dei panorami californiani nella guida e qualche ora di sonno così da cominciare a sperimentare l’efficacia delle cpr di Melatonina (assolutamente irrinunciabili viste le 9h di fuso da affrontare!). Giunti a destinazione in perfetto orario alle h.19 locali, prese le impronte digitali al controllo passaporti (nessuno ci ha chiesto l’ESTA) entriamo nel suolo americano. Al nastro ritiro bagagli troviamo una amara sorpresa: nonostante il bagaglio fosse fornito della serratura TSA, uno dei due cursori della lampo appare forzato da qualche idiota ispettore doganale (per fortuna fatta la denuncia online l’AirFrance si dimostra compagnia seria e dopo poche settimane rimborserà per intero il costo del bagaglio nuovo). Ci dirigiamo verso il nolo auto della National (con comodo shuttle bus aeroportuale) dove troviamo ad attenderci l’auto che abbiamo prenotato dall’Italia (250€ per l’intera settimana su Expedia): una Ford Mustang Cabrio IV serie del 2003 (tra l’altro edizione speciale Cobra con cambio cromato, minigonne e fanaleria maggiorata, di quelle cose che mandano gli Yankee in brodo di giuggiole). L’impatto di guida iniziale con l’astronave non è agevole: 4,70m di lunghezza, motore V8 ruggente da 4,6l e 390hp, tachimetro in mph e in più il cambio automatico americano (con l’accelerazione autoinserita) sono inizialmente ostici ma dopo un giro di prova con il gentile impiegato sudamericano dell’autonoleggio (con lo sguardo annoiato di chi è convinto di avere il solito turista europeo imbranato davanti) la guida diventa un gioco da ragazzi (con l’occasione è anche partita la prima mancia). Ci mettiamo in marcia lungo l’ampia autostrada HW101 in direzione sud verso la prima tappa del ns viaggio: Monterey. Dopo un paio d’ore a 60 mph (occhio agli onnipresenti autovelox, le multe sono salatissime e tutti gli automobilisti sono molto attenti!) (utile il cruise control per chi come me ha il piede leggermente pesante alla guida!) arriviamo all’Inn By the Bay Monterey, classico motel USA con il parcheggio dell’auto di fronte alla porta d’ingresso della camera. Motel accogliente, unico neo i cani abbaianti della camera a fianco (quei furbi dei padroni li avevano tranquillamente lasciati soli in camera, prima di essere richiamati dalla receptionist per rientrare dopo ns lamentele!).

GIORNO 1: MONTEREY-CARMEL-BIG SUR-SANTA BARBARA

Sveglia presto e veloce passeggiata per il centro di Monterey. Il quartiere storico di downtown custodisce le radici ispaniche e messicane della California. Cappuccino presso lo Starbucks a Fisherman’s Wharf e Cannery Row, immortalata dallo scrittore Steinbeck ai tempi in cui era il febbrile epicentro dell’industria delle sardine in scatola, che fu la linfa vitale di Monterey fino agli anni ’50. Possibile visitare il Monterey Bay Aquarium(noi abbiamo saltato dato che nei forum è descritto come noioso per chi come noi ha già visitato acquari grandi come quelli di Valencia e di Genova) o prenotare un’escursione di Whale Watching in battello. Da Cannery Row breve tragitto fino al Point Pinos Lighthouse, sito a Pacific Grove sulla punta della penisola di Monterey, faro più antico della West Coast (e tra i più antichi d’America insieme a quello di Cape Cod e di Virginia Beach), circondato da villette in puro stile vittoriano. Da lì al costo di 10€ da pagare ai Rangers si accede alla 17-Mile Drive, un tratto da strada di appunto 17 miglia che collega Monterey al Carmel. La strada non a caso è definita in molte guide come la “strada più bella del mondo”: il percorso bellissimo si snoda tra campi da golf esclusivi, natura incontaminata e case da favola, alternando fitto bosco a tratti di costa Californiana più suggestivi e incredibile che possano esserci. E’ pieno di viewpoint dove fermarsi in auto per ammirare lo scenario mozzafiato. All’uscita sud si raggiunge Carmel, località balneare in passato frequentata da artisti bohémien, oggi ha l’aspetto perfettamente curato di un circolo esclusivo di miliardari. Carmel Beach è la prima vera spiaggia che si incontra lungo il tragitto, una mezzaluna bianchissima piena di eleganti famigliole al mare. Da qui verso Sud comincia Big Sur, un tratto di costa di circa 100 miglia, tra i più suggestivi e spettacolari della Pacific Coast. Tratto di strada con veduta dei monti della California centrale a picco sul mare, ideale per realizzare video specie se si dispone di una cabrio. Più uno stato mentale che un punto sulla carta geografica, Big Sur non conosce confini geografici, semafori, banche né centri commerciali. Quando il sole tramonta, sono la luna e le stelle che provvedono all’illuminazione. Sosta obbligatoria il panoramico Bixby Bridge, il ponte ad unica navata tra i più alti del mondo. Big Sur offre una decina di parchi naturalistici da visitare (la tariffa di utilizzo diurno ($10) dà diritto ad accedere a tutti i parchi in una stessa giornata): noi abbiamo scelto di visitare il Point Lobos e il Julia Pfeiffer. A Point Lobos siamo arrivati a fine mattina e dopo aver percorso a piedi l’incantevole Granite Point Trail nel bosco si giunge alla Whalers Cabin, dove un anziano ex cacciatore di balene vi mostrerà in un piccolo museo scheletri di balene, pentoloni di cottura e barche di caccia. Poco più avanti si giunge al suggestivo punto di avvistamento dei leoni marini, le star del parco: ragliano, fanno il bagno e sono buffi da guardare. Sosta a pranzo al Nephente un locale con tavoli all’aperto in cima alla scogliera e una vista mozzafiato, il cui nome significa ‘isola senza dolore’ (da provare il rinomato hamburger Ambrosia). Dopo pranzo visita al vicino Julia Pfeiffer Park, vanta le uniche cascate esistenti sulla costa della California: le McWay Falls, che si infrangono direttamente sulla spiaggia. Proseguendo 3 km verso nord facendo trekking attraverso il Canyon Trail, si giunge a Partington Cove, un’insenatura selvaggia dalla bellezza mozzafiato dove le onde che si infrangono lasciano il sale sulla pelle. A metà pomeriggio ci rimettiamo in macchina: una unica tirata di circa 200 miglia fino a Santa Barbara dove ceniamo allo Shellfish Company, tipica taverna in fondo al pontile, che serve pesce fresco (da provare i favolosi crab cake) e offre un infinito panorama sull’oceano. Da lì ci rimettiamo sull’Highway 1 fino al nostro hotel a Los Angeles, zona Long Beach, dove giungiamo a tarda notte.

GIORNO 2:LOS ANGELES/1: UNIVERSAL STUDIOS, BEVERLY HILLS, QUEEN MARY

Le distanze sono gigantesche a Los Angeles, perciò tenete conto del traffico e non cercate di fare troppe cose in un solo giorno. Decidiamo di evitare di visitare Downtown (che amici ci dicono pieno di bande di latinos e squallido in molte zone). Dedichiamo l’intera giornata alla visita degli Universal. 90$ a testa per l’entrata (più altri 20$ per il parcheggio) e alle 10 siamo già ai cancelli di entrata pronti per l’apertura. Iniziate con la visita guidata di 45 minuti (studio tour) a bordo di una lunga navetta che vi condurrà a visitare gli studi di registrazione insonorizzati, i set esterni (ove stavano girando Desperate Housewives) e King Kong 360, la più spettacolare attrazione in 3D del pianeta. Preparatevi anche a sopravvivere all’attacco di uno squalo nell’attrazione chiamata Jaws, molto improbabile ma divertente. Tra le decine di altre attrazioni degli Universal Studios, la Simpsons Ride è una folle corsa che si sperimenta grazie a un simulatore; poi potrete fare un tuffo fra i dinosauri di Jurassic Park o combattere contro i Transformers, mentre lo spettacolo Special Effects Stage illustra le tecniche utilizzate nella realizzazione di un film. WaterWorld non ha avuto un grande successo al botteghino, ma lo spettacolo dal vivo ispirato alla pellicola, con straordinari numeri acrobatici fra gigantesche palle di fuoco e idrovolanti in atterraggio di emergenza, è sempre molto apprezzato. La Hollywood Walk of Fame rende omaggio a oltre 2000 celebrità con una serie di stelle incastonate nel marciapiede (divertente ricercare le stelle dei propri attori preferiti, per noi Audrey Hepburn e Andy Garcia). Lungo la via si trovano artisti da strada e imitatori di Elvis Presley. Utile ritagliarsi una mezzora di tempo per vivere un’esperienza incredibile, conosciuta negli States, ma ancora di scarsa diffusione in Europa: l’Indoor Skydiving, una simulazione di lancio in assenza di gravità con istruttore a fianco, al costo di circa 50€(anch’essa da prenotare qualche giorno in anticipo). Da lì ci spostiamo a Beverly Hills: un giro nella cara e pretenziosa Rodeo Drive, il famoso tratto di tre isolati dove donne bioniche, perfette e tutte uguali, frequentano le esclusive boutique degli stilisti internazionali, da Armani a Zegna. Prendiamo due Martini Dry al Bar Rodeo 208 e ci rimettiamo in macchina. Attraversiamo i viali pieni di palme di giganti di Bel Air, tra le sontuose ville con piscina. Cena al Queen Mary(un transatlantico che prestò servizio sulla rotta Southampton-New York dal 1930, guidata poi da Churchill come nave da guerra durante la seconda guerra mondiale, concluse i suoi viaggi a Long Beach, dove venduta alla città californiana, fu trasformata in un museo, ristorante e hotel galleggiante).

GIORNO 3:LOS ANGELES/2: VENICE, SANTA MONICA

Ci godiamo una mattinata di relax passata tra le piscine del nostro Best Western e la gigantesca spiaggia di Huntington Beach: la più bella spiaggia tra Los Angeles e San Diego, incarna il tipico stile di vita californiano: tacos di pesce e offerte speciali per l’happy hour abbondano nei bar e nei caffè lungo Main St, nei pressi della quale si trova il piccolo museo del surf. Nel pomeriggio ci rechiamo a Venice Beach dove noleggiamo due bike da passeggio e ci inoltriamo nel Venice Boardwalk (Ocean Front Walk): è una passerella per tipi strampalati, un vero e proprio zoo umano e una fiera degli eccessi, un calderone di controcultura; è il posto giusto dove farsi fare le treccine o un tatuaggio, sottoporsi a un massaggio qi gong, acquistare un cappello rasta lavorato a maglia; incontrerete bodybuilder, incantatori di serpenti in costume da bagno, menestrelli sikh sui pattini a rotelle e donne biondissime superpalestrate con le tavole da surf sotto braccio. Si giunge alla fine del viale al Pier di Santa Monica, che offre bancarelle e vari divertimenti tra cui una pittoresca giostra con i cavalli e una ruota panoramica a energia solare. Per sfuggire alla baraonda, addentratevi fra i Venice Canals, quel che resta della gloriosa Venice del passato, quando i gondolieri cullavano i turisti nelle placide acque dei canali artificiali. Oggi in questo quartiere fiorito la gente del posto si diverte a bighellonare sulle barche a remi. Cena nell’elegante Santa Monica Boulevard, dove nella pedonale Third Street Promenade abbiamo mangiato in un tipico American Restaurant (Barney’s Beanery): tavoli circondati da targhe degli stati americani, tipico bancone gigante centrale e musica country.

GIORNO 4: LAS VEGAS

Abbandonata l’immensa conurbazione di L.A. (con le tipiche Freeways a 5 corsie per senso di marcia, più corsia preferenziale pool line, strade che si intersecano una sopra l’altra su 3 o 4 livelli diversi), tutto di un tratto lo scenario cambia totalmente: la strada comincia a salire e rimangono due sole corsie, la vegetazione scompare, rimangono solo delle specie di cactus(Joshua Tree); siamo entrati nel deserto del Mojave. In questa zona si passa sopra una delle zone più temute della California: la Faglia di Sant’Andrea nota per i suoi terremoti. Impressionanti le formazioni rocciose di recente stratificazione che spuntano dalla terra. Entrando nello stato del Nevada si incontrano subito piccoli paesi (alberghi con casinò e basta): in Nevada infatti il gioco d’azzardo è legale. Possibile sosta alla città fantasma di Calico. Arrivo a Las Vegas dove soggiorniamo nel vertiginoso Stratosphere Hotel. Il lussuoso hotel propone camere a prezzi stracciati (conviene prendere le superior dati i prezzi). Appena entrati in hotel ci si trova nel bel mezzo di un casinò enorme: ci renderemo presto conto che tutti gli hotel di Las Vegas hanno questa caratteristica. Da non perdere la vertiginosa salita in cima alla torre alta 350 metri, che regala un panorama mozzafiato sul paesaggio circostante e dalla quale è possibile lanciarsi nel vuoto in skydiving. Eccellenti i ristoranti Roxy’s Diner, in stile anni ’50, e il Top Of The World, che ruota di 360 gradi all’altezza di 240 metri. Siamo ancora frastornati dalle eccentricità di questo hotel, che decidiamo di uscire per le vie di Las Vegas. Sin City, la città del peccato, si presenta sfavillante come un cristallo di roccia, dove si può sorseggiare champagne in un lampadario a tre piani. Una città dove si può fare il giro del mondo in un giorno, passando nell’arco di poche ore dai canali di Venezia alla Torre Eiffel e al Ponte di Brooklyn. Un lembo di deserto che ha saputo trasformarsi in uno dei luoghi più eccessivi del pianeta, dove non esistono mezze misure, neppure per le illusioni. Città dalle mille personalità, richiama ogni genere di visitatore: i milionari volteggiano nelle sontuose lounge riservate ai VIP, mentre gli studenti universitari cercano svaghi a basso prezzo lungo la Strip e gli anziani si divertono alle slot machine. Da vedere gli spettacoli del Vulcano e delle fontane del Bellagio. Imperdibili, seppur molto costosi, gli impeccabili spettacoli del Cirque du Soleil (prenotando in anticipo si possono trovare buone offerte).

GIORNO 5:GRAND CANYON

L’escursione al Grand Canyon viene proposta con diverse formule da Las Vegas: giro in elicottero, autobus con pernottamento in hotel, autobus con A/R in giornata. Optiamo per la terza formula (circa 80$ a testa) (le prime due vengono proposte a costi impressionanti). Il bus dotato di Wi-Fi a bordo parte all’alba da Las Vegas, prevede una breve sosta alla diga di Hoover e una sosta pranzo lungo la leggendaria Route 66. Si entra in Arizona e si giunge finalmente al Grand Canyon (South Rim, Mother Point), dove si hanno circa 5 ore a disposizione prima di ripartire. E’ stata inserita nel 2004 nella classifica delle 10 meraviglie naturali del Mondo e non è un caso. Mather Point è strapieno di turisti provenienti da ogni parte del mondo che scattano fotografie. Lo stupore collettivo è predominante di fronte alla suggestiva bellezza del momento in cui si vede per la prima volta il Grand Canyon. Inizialmente a catturare l’attenzione è soprattutto la straordinaria immensità del canyon, poi si notano i tormentati strati di roccia che invitano a dare un’occhiata da vicino. Infine c’è il tocco artistico di Madre Natura: aspri altopiani, pinnacoli che si sgretolano, creste color porpora che ammaliano e incantano. Nel fondovalle, il Colorado River si snoda per circa 300 miglia e nel corso degli ultimi sei milioni di anni ha scolpito il canyon portando in superficie rocce che risalgono a due miliardi di anni fa, la metà del ciclo vitale del pianeta. Percorriamo a piedi l’agevole Trail of Time, un itinerario che costeggia lo Yavapai Geology Museum e giunge fino al Bright Angel dove ci sono i ristoranti ed il centro visitatori: ogni metro dell’itinerario rappresenta un milione di anni di storia geologica, con mostre che illustrano tutti i dettagli. Dal Bright Angel è possibile prendere uno dei bus navetta gratuiti che percorrono continuamente il famoso Rim Trail che entra ed esce dalle macchie di pini della Kaibab National Forest e collega una serie di punti panoramici e siti storici lungo un percorso di 13 miglia. In alternativa è possibile prendere il più impegnativo ma splendido Bright Angel Trail, una ripida discesa panoramica di 8 miglia fino al Colorado River. Suggestive le escursioni proposte a dorso di mulo lungo le pareti del Canyon: seguono il Bright Angel Trail fino al fiume, quindi si dirigono a est lungo il River Trail e attraversano il fiume sul Kaibab Suspension Bridge, con pernottamento al Phantom Ranch sul letto del Colorado. Previste anche escursioni in kayak lungo il Colorado(da prenotare con circa 1 anno di anticipo). Rientriamo a Las Vegas a tarda notte, giusto il tempo per raggiungere il materasso dopo una giornata pesante ma che ha regalato emozioni impressionanti.

GIORNO 6: DEATH VALLEY

Lasciamo lo Stratosphere, facciamo il pieno alla Mustang compriamo due galloni di acqua al market per prepararci ad attraversare la Death Valley. La Death Valley è uno dei parchi della California: qui la natura ha messo in scena un vero e proprio spettacolo coreografico con canyon scolpiti dall’acqua, dune di sabbia accarezzate dal vento, oasi ombreggiate dalle palme, montagne erose dalle intemperie e un’incomparabile varietà di flora e di fauna. Questa è una terra di superlativi: detiene infatti il primato della temperatura più alta registrata negli Stati Uniti (57°C), del punto più basso (Badwater, 86 m sotto il livello del mare) e del parco nazionale più grande se si eccettua l’Alaska (quasi 13.000 kmq). Dopo circa 2h e mezza da Las Vegas giungiamo a Dante’s View: qui si vedono contemporaneamente i punti più alto(Mt Whitney, 4400m) e più basso (Badwater) degli Stati Uniti. A Zabriskie Point sosta per ammirare la spettacolare veduta della valle che si distende tra ai calanchi dorati, modellati dalle intemperie in forme che ricordano onde, pieghe e gole. A Badwater si viene accolti da una suggestiva distesa di increspate piane saline. Lungo la strada, il Golden Canyon e il Natural Bridge si possono esplorare con una breve escursione a piedi dai parcheggi. L’Artists Drive è uno scenografico imperdibile percorso di 9 miglia lungo uno stretto canyon, con colline modellate dall’erosione si accendono di mille colori. Pranzo a Furnace Creek, l’unico centro abitato della Death Valley e con l’unico distributore di benzina, una sorta di piccola oasi nella quale si trova anche la possibilità di fare un po’ di shopping. Oltre Furnace Creek il paesaggio si trasforma: il deserto di rocce lascia il posto alle dune del deserto di sabbia. Dopo 4h di auto da Furnace Creek giungiamo a Mammoth Lake, ridente paesino di montagna dove abbiamo prenotato il comodo e confortevole Shilo Inn hotel. Questo è infatti l’hotel che abbiamo trovato disponibile più vicino allo Yosemite Park. Siamo passati in poche ore dai 45 gradi di Badwater ai 10 gradi di Mammoth Lake. Un po’ di relax nella piscina riscaldata dell’hotel prima di andare a dormire ci serve a ricaricarci per affrontare lo Yosemite l’indomani.

GIORNO 7: YOSEMITE PARK

Dopo una ricca colazione in hotel lasciamo Mammoth Lake e attraverso la route 120(Tioga Pass, aperto da maggio a ottobre) entriamo nello Yosemite Park. Prima sosta all’incantevole Tioga Lake. Poi si procede per un’altra oretta di auto all’interno dell’immenso parco giungiamo allo Yosemite Village, punto nevralgico del parco con il suo centro visitatori. Qui parcheggiata l’auto si viene portati dalla navetta gratuita che a ciclo continuo compie una ventina di soste intorno allo Yosemite Village. Da ogni sosta parte uno o più differenti possibili percorsi di trekking. Impossibile non notare dal centro visitatori il monumentale El Capitan (2307 m), un vero paradiso per gli scalatori, mentre la sagoma dentata dell’Half Dome (2695 m) è il fulcro spirituale dello Yosemite. Attraverso gli impegnativi percorsi di trekking del Four Mile Trail o il meno battuto Panorama Trail che costeggia le cascate si può raggiungere l’imponente Glacier Point. Noi optiamo per un meno impegnativo ma altrettanto suggestivo percorso di trekking di un paio d’ore: il Mist Trail una scalinata di granito che si arrampica accanto alla Vernal Fall portandovi, ansimanti, proprio in cima per ammirare il baratro e gli arcobaleni che si formano fra gli spruzzi d’acqua. Qui abbiamo scattato le foto più suggestive dell’intero viaggio. Dopo un frugale pranzo nello Yosemite Village e altre brevi passeggiate intorno al centro visitatori ci rimettiamo in auto per altre 3 ore circa lasciandoci alle spalle la Sierra Nevada e degradando lentamente fino alla cosmopolitica San Francisco ove pernottiamo.

GIORNO 8: SAN FRANCISCO

Troverete quasi sicuramente un vento gelido ad accogliervi. Comodissime le sferraglianti cable car (tramvie a trazione funicolare) per girare la città e percorrere gli innumerevoli saliscendi della città (le cable car non sono dotate di retromarcia, perciò al capolinea vedrete gli autisti che le girano manualmente): la città è infatti costruita su più di cinquanta colline e le salite sono ripidissime. Downtown è piena di gallerie d’arte. Noi abbiamo optato per una veloce visita al SF Moma museum of modern art). Market Street e Union square sono i posti ideali per lo shopping. Al Pier 39 trovate i leoni marini appollaiati sul molo. Da lì è possibile prendere la crociera della baia che fa un giro completo intorno ad Alcatraz e sotto lo spettacolare Golden Gate Bridge. Abbiamo saltato la visita all’interno di Alcatraz, sconsigliata dalla maggior parte dei visitatori. Da non perdere invece un giro al Golden Gate Park: un parco enorme (più grosso di Central Park a New York), con all’interno i bellissimi Japanese Tea Gardens e il Conservatory of Flowers. La città è piena di case vittoriane dai colori pastello e le più famose sono le cosiddette “Painted Ladies” di Alamo Square. Lombard Street è una tortuosa via piena di tornanti da percorrere in discesa. Cena al Ferry Building per concludere la giornata in bellezza.

TIPS

-Patente internaz, mappe &Wi-Fi.: nessuno ci ha chiesto (né ci chiederà per l’intera durata del viaggio) la Patente Internazionale, ma consigliamo cmq di farla prima di partire (circa 40€ alla MCTC) onde evitare franchigie e multe che le compagnie potrebbero addebitare in caso di sinistro. Consigliamo invece di evitare la spesa del GPS in auto, che può far lievitare il costo del noleggio anche di 100-200 USD: basta scaricarsi delle mappe GPS gratuite su qls smartphone prima di partire e dotarsi di un router Wi-Fi e/o traffico dati Wi-Fi prepagato dall’Italia per le eventuali connessioni internet in viaggio (noi avevamo Tim in viaggio Pass con 500mb di internet+chiamate, rivelatisi più che sufficienti dato la maggior parte degli hotel e dei locali pubblici americani sono dotati di free Wi-Fi). -Melatonina retard: da assumere per almeno una settimana come induttore del sonno al momento di andare a dormire.

-Mance: ovviamente noto per chiunque abbia viaggiato negli States(per evitare di ritrovarvi come me al primo viaggio a Boston e ignaro delle tips con il tassista che mi ha sbattuto le valigie in terra!). D’obbligo per tassisti e camerieri (eccetto le catene di ristorazione), pari a circa il 15%, anche con carta di credito.

-Dollari: da prendere in Italia (utile l’opzione Buy-Back della ForexChange); piccole quantità sufficienti (noi avevamo preso circa 400$ e ci sono avanzati), dato che con la Visa paghi anche il caffè. -Caffè: imbevibile l’american coffee(servito in tazza gigante); chiedete sempre l’espresso(l’unico posto in cui si avvicina al caffè italiano è da Starbucks).

-Benzina e viabilità: inesistenti gli autogrill; per fare benzina bisogna uscire dalle highway e cercare i distributori in prossimità: per fare il pieno si paga in anticipo indicando un importo presunto di spesa e poi si ottiene il rimborso di quanto non speso(sistema macchinoso e incomprensibile); nelle highway trafficate usate le pool lines(corsie in giallo,riservate alle auto con almeno 2 persone a bordo).

-Assicurazione sanitaria: fondamentale in paesi come gli USA nei quali il modello sanitario non è universalistico come nella maggior parte del Vecchio Continente. Considerando che per una banale lussazione delle dita in caso di caduta potete spendere intorno ai 3000$ tra rx, consulenza e stecca, direi che una quarantina di euro spesi con Columbus prima di partire sono ben spesi.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche