Due settimane e una costa da scoprire: California here we come
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Questo diario vuole quindi essere più una guida che un vero e proprio racconto delle nostre giornate. Durante la mia fase organizzativa avevo letto un diario di un tpc su questa linea e l’avevo trovato geniale, utilissimo (ora purtroppo non riesco a ritrovare il link per postarvelo).
Siamo due amiche, entrambe 22enni e agli studi, tanta voglia di partire ma un budget limitato.
Decidiamo di organizzare il più possibile già da casa, da una parte perché adoro organizzare e dall’altra perché speriamo così di risparmiare qualcosina e evitare brutte sorprese. Iniziamo a pensare al viaggio ad agosto, la partenza sarà poi programmata per fine marzo.
ITINERARIO (prima bozza)
Armate di guide Lonely Planet e Routard stiliamo un primo itinerario: da San Francisco a San Diego seguendo la costa e poi su fino a Las Vegas… poi leggendo i diari di tpc ci viene una voglia matta di includere anche i canyon. Cerchiamo di adattare il nostro itinerario, tagliuzzando qua e la per aggiungere qualche notte in Nevada, Utah e Arizona. Ci rendiamo presto conto che sarebbe una pazzia. Abbiamo solo due settimane a nostra disposizione, e così facendo saremmo sempre di corsa. Finiremmo per non vivere appieno nessuna destinazione. Torniamo quindi all’itinerario originale, con qualche piccola modifica. Le modifiche sono date dal fatto che nel nostro itinerario definitivo terremo conto dei tempi di percorrenza (calcolati tramite google maps) e le località scelte per pernottare (ci siamo presto rese conto che spostandoci di qualche chilometro dalle località più famose i prezzi scendevano mica male).
VOLO
Una volta deciso l’itinerario a grandi linee decidiamo di prenotare il volo. Quando ad agosto avevo guardato i voli per la prima volta (utilizzando un sito tipo edreams) avevo trovato un’ottima offerta operata da British Airlines e AirFrance (se non sbaglio), ma era davvero troppo presto per prenotare.
Ad ottobre quando eravamo sicure di poter partire abbiamo trovato una buona offerta con la KLM ma il tempo di deciderci a prenotare ed era scomparsa.
Finiamo per prenotare a fine novembre, direttamente sul sito della compagnia Delta. 827€ a testa a/r.
Delta lavora in collaborazione con Alitalia, KLM e AirFrance. Il nostro volo sarà infatti operato per metà da Alitalia sia all’andata che al ritorno.
Milano Malpensa – New York JFK con Alitalia
New York JFK – San Francisco con Delta airlines
Las Vegas – New York JFK con Delta airlines
New York JFK – Milano Malpensa con Alitalia
Durante la prenotazione abbiamo già potuto scegliere i posti per tutti e quattro i voli.
Al momento di fare il check-in online abbiamo avuto dei problemi. Delta mi rimandava al sito Alitalia, ma da lì riuscivo ad effettuare il check-in soltanto per la prima parte del viaggio. Alla fine tutto si è risolto all’aeroporto dove ci hanno stampato entrambe le carte di imbarco e ci hanno assicurato che i bagagli sarebbero stati recapitati direttamente a San Francisco. Non è poi stato il caso, sull’aereo ci hanno avvisati di dover ritirare i bagagli e imbarcarli di nuovo. Eravamo un po’ preoccupate perché avevamo soltanto un’ora e mezza prima del volo di coincidenza ma tutto è andato per il meglio. Consegna bagagli rapidissima, dogana e controlli nelle file riservate agli americani (un gentile collaboratore dell’aeroporto ci ha invitate a seguirlo dopo che abbiamo visto la fila chilometrica per i controlli dei cittadini stranieri e abbiamo cominciato a panicare).
Al ritorno avevamo 12 ore di scalo a New York. Era voluto, ma anche il volo che costava meno. Oltre a spezzare bene il viaggio ci sembrava carino fare ancora una piccola parentesi americana prima di tornare alla realtà.
Era un’idea che avevamo avuto ma non sapevamo se fosse fattibile e abbiamo esitato fino alla fine. Si è rivelata una scelta azzeccata, tutto è andato per il meglio.
Ve ne parlerò meglio in un capitolo alla fine. Visto che ho avuto non poche difficoltà a reperire informazioni sulla fattibilità di uno scalo del genere mi sembra doveroso condividere l’esperienza!
Tornando ai voli: siamo state molto soddisfatte di Alitalia, sia all’andata che al ritorno. Personale molto gentile, cibo accettabile e aeromobile piuttosto nuovo con schermo personale su cui era possibile seguire la crociera dell’aereo, ascoltare musica, guardare film etc (dettaglio: il mio ha smesso di funzionare a metà del volo di ritorno e nonostante i molteplici tentativi di riavvio non si è più ripreso).
I due voli operati da Delta sono stati terribili. Aereo piccolo, sedili scomodi (stile Ryanair). Si gelava e non c’era nemmeno una coperta disponibile. C’erano gli schermi personali ma ogni film era a pagamento. All’andata siamo partiti da New York verso le 7 di sera e tutto ciò che ci hanno servito è stato un pacco di noccioline e dell’acqua. Al ritorno ci aspettavamo una colazione, abbiamo ricevuto tre miseri biscotti.
Sono state ore interminabili! Prima di partire non ti rendi conto di quanto sia lungo un volo da costa a costa, viene da pensare: “siamo già in America, ci vorranno un paio d’ore”. Non è così. La seconda parte del viaggio è lunga quasi quanto quella in cui si attraversa l’oceano!
Per riassumere: brava Alitalia, Delta mai più.
Non dimenticate di fare l’ESTA prima di partire (14$, sul sito ufficiale).
ALLOGGIO
Dopo aver prenotato il volo (e quindi con la sicurezza di punto di partenza e arrivo: San Francisco – Las Vegas) affiniamo l’itinerario e partiamo alla ricerca degli alloggi.
Un mix di guide, forum e diari di viaggio, booking.com e tripadvisor ci conduce a 7 hotel. Per ogni hotel abbiamo cercato un giusto equilibrio qualità-prezzo. Non volevamo spendere troppo vero, ma nemmeno scendere a compromessi per quanto riguarda pulizia e sicurezza.
Decidiamo di prenotare tutto in anticipo, ci sentiamo più sicure. Ogni prenotazione ci dava comunque la possibilità di cancellare fino a 24 ore prima senza alcun costo.
San Francisco: Hayes Valley Inn (380$ 4notti)
B&B in una bella zona. Personale gentile. Ben servito dai mezzi pubblici. Camera con Queen Bed (una piazza e mezza). Lavandino in camera, wc e doccia sul piano (puliti e mai trovati occupati). Buona connessione WiFi. Ottima colazione a buffet. Un unico grande tavolo che permetteva di fare conoscenza con gli altri ospiti. Molto carino.
Monterey: El Adobe Inn (59$ 1 notte)
Tipico motel americano con parcheggio nella corte. Camera rimodernata di recente (letto King size). Bagno spazioso. Buona connessione WiFi. Colazione con succo, the e merendine. Sufficiente a cominciare la giornata.
Ventura: Vagabon Inn (71$ 1 notte)
Abbiamo scelto di pernottare a Ventura perché Santa Barbara aveva prezzi inaccessibili. Vale la pena fare 20 minuti di auto.
Il Vagabon Inn è un tipico motel americano, grande e impersonale. Pulito se non ci si sofferma troppo a guardare la moquette. Mini frigo e altre comodità in camera (letto king size). Personale al desk non particolarmente gentile. Buona connessione WiFi. Colazione con succo, the, caffè merendine e banana. Va bene se si è di passaggio.
Santa Monica: Wilshire Motel (270$ 3notti)
Piccolo motel a gestione familiare nei pressi di Santa Monica (10 minuti in auto per raggiungere il mare). Camere vecchiotte ma pulite. WiFi gratuito ma funzionava una volta su quattro. Area parcheggio limitata, nei mesi estivi non dev’essere evidente. Colazione con the, caffè, succo, cornetti, bagels, cereali etc
San Diego: Dolphin Motel (156$ 2notti)
Motel vecchiotto ma molto pulito. Camere semplici ma con tutto il necessario. Doccia favolosa (la prima con un getto che si rispetti!). Staff molto cordiale. Buona connessione WiFi. Solita colazione da motel, che abbiamo consumato sul nostro portico con vista sul porto. Ben posizionato se si ha l’auto, a metà tra San Diego e la Jolla.
Las Vegas 1: Bally’s (65$ 1notte)
La prima notte a Vegas abbiamo deciso di fare le modeste (per compensare la seconda).
Tenendo d’occhio booking.com abbiamo trovato una buona offerta per il Bally’s.
È un hotel un po’ vecchio ma ben posizionato. Di fianco al Paris in faccia a Bellagio e Ceasar Palace. Camera enorme ma dallo stile vecchio e non pulitissima ma andava benissimo per quel che abbiamo pagato e per il tempo che ci abbiamo trascorso.
Las Vegas 2: The Cosmopolitan of Las Vegas (310$ 1 notte)
Per la nostra ultima notte abbiamo deciso di lasciarci andare. Abbiamo prenotato una suite con vista sulle fontane del Bellagio. Fantastica. Modernissima. Non ce ne volevamo andare più. Era grande quanto il mio appartamento. Il letto più comodo di sempre. Un bagno indescrivibile, doccia enorme e vasca per due con vista sulle fontane. Terrazzo bellissimo da cui ammirare Las Vegas. Hotel immenso ma ben organizzato. Bella la piscina anche se ci vuole una vita a raggiungerla. La parte migliore: la colazione inclusa, al Buffet dell’hotel il Wicked Spoon (non è sempre compresa avevamo trovato un’offerta).
Il WiFi era compreso, perfetto sull’iPhone della mia amica, sul mio faceva i capricci.
Tutti i prezzi sono finali, compresi di tasse varie.
Siamo state bene in tutti gli hotel. Un punto speciale a quello di San Francisco per la colazione (scelta e modalità), uno a quello di Monterey per qualità-prezzo, due a quello di San Diego (uno per la doccia e uno per la gentilezza del personale) e mille al Cosmo (ma con quello che abbiamo pagato effettivamente…)
Abbiamo stampato tutte le conferme e messe in copia su una penna usb (non si sa mai). Non ci hanno mai chiesto niente. Ne per l’aereo, ne per gli hotel, ne per l’auto. Nome, cognome, ID e Visa sono la chiave di tutto.
ITINERARIO (prima di partire)
Una volta prenotati gli hotel abbiamo dettagliato l’itinerario, apportando ancora qualche modifica.
L’itinerario definitivo giorno per giorno:
23 marzo: viaggio
24 marzo: San Francisco
25 marzo: San Francisco
26 marzo: San Francisco
27 marzo: lasciamo San Francisco presto, pranzo a Santa Cruz, pomeriggio dedicato alla prima parte del Big Sur. Pernottamento a Monterey.
28 marzo: seconda parte del Big Sur in mattinata e pomeriggio a Santa Barbara. Pernottamento a Ventura.
29 marzo: Camarillo Premium Outlet e pomeriggio a Santa Monica. Pernottamento a Santa Monica.
30 marzo: spiagge di LA e Orange County in mattinata e pomeriggio tra Hollywood e Beverly Hills. Griffith Observatory in serata. Pernottamento a Santa Monica.
31 marzo: Universal Studios. Pernottamento a Santa Monica.
1 aprile: Warner Bros studios la mattina e poi spostamento a San Diego. Pernottamento a San Diego.
2 aprile: San Diego. Pernottamento a San Diego.
3 aprile: partenza da San Diego presto. Direzione Las Vegas passando per il Joshua Tree National Park e il deserto del Mojave. Pernottamento a Las Vegas.
4 aprile: Las Vegas
5 aprile: Las Vegas. Volo di ritorno la sera tardi.
Non ci aspettavamo di seguirlo alla lettera, era più che altro un mix di idee messo su carta. Eravamo ben coscienti che non si può partire per un viaggio on the road aspettandosi di seguire un programma. Ma ci aiutava a renderci conto se i tempi dedicati a ogni città fossero adeguati.
Segue capitolo sull’effettiva realizzazione.
AUTO
L’auto è indispensabile per un viaggio simile. Esiste la possibilità di viaggiare in bus o tramite voli interni ma è peccato. Si rischia di perdere tanti bei posti. E soprattutto la flessibilità.
Quando abbiamo deciso l’itinerario abbiamo tenuto conto anche del noleggio auto.
Nel senso che abbiamo cercato di minimizzare i giorni di noleggio e quindi i costi. San Francisco, il nostro punto di partenza, va girata a piedi e con i mezzi pubblici. Abbiamo noleggiato l’auto solo al momento di partire, così da risparmiare 3 giorni. Appena arrivate a Las Vegas abbiamo riconsegnato l’auto così da risparmiarne altri 2. Il noleggio era quindi per 8 giorni.
Avendo entrambe meno di 25 anni il noleggio viene a costare. Supplementi vari, assicurazioni più care.
Dopo aver fatto diverse ricerche online ci siamo affidate al sito svizzero holidayautos.ch (siamo svizzere) che offre un pacchetto che comprendeva ogni sorta di assicurazione e extra (un offerta specifica per i meno di 25anni) per 595 franchi (meno di 500€). La categoria scelta era mid Suv. Una volta che confermi la prenotazione ti fanno sapere che compagnia ti offrirà il servizio. Siamo capitate con la Alamo, una filiale vicinissima al nostro hotel!
Avevamo previsto il ritiro alle 9:00, alle 8:58 eravamo davanti alla filiale. La signorina è stata la prima americana non gentile che abbiamo incontrato. Voglia di fare poca. Senza troppi problemi ci comunica che non ha la nostra auto. Non ne ha nessuna. La mia amica comincia ad innervosirsi. Io stranamente mantengo la calma. Ci da un biglietto da visita, ci consiglia di fare un giro in città e richiamare una due o tre ore dopo per vedere se l’agenzia dell’aeroporto ha consegnato le auto. Rassegnate lasciamo i bagagli nei loro uffici e andiamo a Union Square per un po’ di shopping. Ci distraiamo facendoci truccare a Sephora e il tempo vola. Provo a chiamare ma vengo rimandata da una segreteria all’altra. Alla fine visto che sono passate quasi tre ore decidiamo di tentarla. Quando arriviamo li ci dice che ha un’auto. Ma non è la nostra. È un’altra categoria. La cosa mi scoccia, abbiamo già pagato. Vogliamo il tipo che abbiamo prenotato, non mi sembra difficile. Che si fa la prenotazione a fare se no? Capisco che non è colpa sua ma con chi me la dovrei prendere? Ci offre il GPS, non lo vogliamo lo abbiamo portato da casa. Alla fine ci chiede dove siamo dirette e ci propone di andare a cambiarla nell’agenzia più vicina. Senza darci la garanzia che in quella ci sarà il modello per cui abbiamo pagato. La mia amica è sempre più scocciata. Io mi rassegno e le dico che va bene. Abbiamo già perso mezza giornata. Compilo le carte, non mi ha chiesto niente di quello che il sito mi aveva detto di portare, solo carta di credito e patente (normale era abbastanza, fortuna che non ho fatto fare l’internazionale). Stava immettendo i miei dati nel computer, si ferma mi guarda e mi fa un gran sorriso.. “la vostra auto è arrivata”! Mi volto e vedo un enorme suv nero fermo in mezzo alla strada. Aiuto. Quasi quasi andava bene quella di prima mi dico. Finiamo le pratiche mi mette le chiavi in mano. Non una spiegazione. Nulla. L’auto è ancora in mezzo alla strada. Carichiamo in fretta le valigie. Cerchiamo di accendere il GPS che non va. Sono sempre in mezzo alla strada. Panico. Faccio qualche metro ed accosto. Non era così che avevo immaginato la nostra partenza on the road. Ci vedevo con i capelli al vento, gli occhiali da sole e una canzone e tutto volume. Riusciamo finalmente a impostare il GPS. Si parte. Sono tesa come una corda di violino ma riusciamo a raggiungere la Hwy senza troppe difficoltà. Ce l’abbiamo fatta!
Auto: Marca GMC, modello Terrain2013. Cambio automatico naturalmente. Nuovissima. Completa di ogni confort. Super impianto stereo per radio, cd, iPod. Telecamera che si attiva alla retromarcia. Mille sensori che si attivano se sei troppo vicino, troppo veloce etc. Bagagliaio capiente, sedili comodi.
GPS: Un amico ci ha gentilmente prestato il Tomtom con le mappe americane. Una volta capito come funzionava è andato benissimo.
Germana, così abbiamo soprannominato la signorina, ci terrà compagnia fino a Las Vegas. Santa Germana. Abbiamo litigato una sola volta. Abbiamo disobbedito una sola volta. Ci ha fregato una sola volta.
Parcheggi: quando abbiamo trovato l’abbiamo sempre lasciata nei posteggi laterali a parchimetro (utile per disfarsi delle monetine ma molti prendevano anche la carta di credito). In ogni hotel/motel avevamo controllato che ci fosse il parcheggio gratuito quindi la sera non ci siamo mai preoccupate. I giorni in cui abbiamo speso di più è stato a Los Angeles e dintorni in quanto i posteggi per strada sono rari. È stato in occasione del primo parcheggio a LA che Germana ci ha fregato. Ci ha mandato in un parcheggio in faccia al Chinese Theatre, in cui abbiamo pagato la bellezza di 20$ per due ore. Ma ci siamo dette, in questa zona è chiaro che costi caro. Uscendo, girato l’angolo, vediamo una grossa insegna “prime due ore gratis!”. Inutile dire che non abbiamo mai più fatto affidamento su Germana per i parcheggi.
Due volte abbiamo usato il vallet. La prima volta è stato a Santa Barbara, eravamo un po’ a disagio non sapevamo bene come funzionasse. A Beverly Hills-Rodeo Drive l’abbiamo rifatto ed è stato quasi esaltante, un macchinone dietro l’altro, ma con il nostro suv GMC abbiamo fatto la nostra bella figura. Parcheggio consigliatissimo, superata la famosa torretta(?) di RodeoDrive girare a destra. È un sotterraneo. Con l’ascensore poi ci si ritrova direttamente nella famosa viuzza. La parte più interessante? Le prime due ore gratuite (ma non dimenticate di “tip” il valet)!
Benzina: inevitabile. Prima o poi la benzina va fatta. E quando il momento è arrivato ci siamo rese conto che era qualcosa a cui non avevamo pensato. Quale si mette? Come si fa? Naturalmente l’entusiasta signorina dell’Alamo non ci aveva detto nulla. Apriamo il cruscotto nella speranza di trovare istruzioni per l’uso. Nulla. Allora decidiamo di andare al benzinaio e chiedere direttamente. Ci dicono che il metodo più semplice è lasciare un deposito in cash al benzinaio, fare il pieno e rientrare a cercare la differenza. Abbiamo sempre fatto così ma ogni tanto ci hanno guardato male quindi forse non è una pratica in uso ovunque. Per quanto riguarda il tipo di benzina: le indico l’auto e mi dice che ce ne sono diverse che possono andare bene, alla fine mi consiglia la meno cara. Faremo sempre quella.
Non siamo mai arrivate in riserva, ci fermavamo quando restava circa un quarto. Abbiamo fatto benzina 3 volte credo, su un percorso di più di 1300km. Per 50-60$ ogni volta.
Strade: Guidare in America è un piacere. Non bisogna lasciarsi spaventare dall’idea di autostrade a sei corsie. Le strade americane sono belle, ma ancora più importante: gli automobilisti americani sono molto educati (esempio: da due corsie bisogno rientrare in una, no problem. Uno per corsia, uno dopo l’altro, senza spingere). Ci hanno suonato solo due volte in tutto il viaggio. Tenere i limiti non è evidente. Viene voglia di andare.
Abbiamo cercato di non fare tratti troppo lunghi in un solo giorno. La costa del Big Sur è meravigliosa, vale assolutamente la pena ma è bella lunga. Consiglio di farla da nord verso sud così si può accostare ogni volta che si vuole.
Da San Diego a Las Vegas è anche un viaggio non indifferente. C’è una via più diretta ma è tutta autostrada. Noi abbiamo optato per fare qualche ora in più (per un totale di 7-8 ore) ma passare per il Joshua Tree National Park e il deserto del Mojave. Era meno noioso e più piacevole da guidare visto il paesaggio circostante.
Riconsegna: siamo arrivate in tempo e con il serbatoio quasi vuoto come da contratto. Ci siamo messe in fila, l’addetto ha scannerizzato il codice per vedere il nostro tipo di contratto, ha fatto il giro dell’auto, ci ha dato la ricevuta e grazie arrivederci. Mai stato più semplice. (Avevamo pagato tutto in anticipo).
ALTRI TRASPORTI
A San Francisco ci siamo spostate con i bus. Il primo giorno abbiamo fatto il MuniPass per 3 giorni. Lo abbiamo fatto a Walgreens (farmacia che vende di tutto) al costo di 22$. Per raggiungere l’hotel la prima sera abbiamo preso una navetta che dall’aeroporto ci ha portate diretta davanti all’hotel per 17$ a testa (avevamo dimenticato di riservare ma è andata bene così). Si tratta di piccoli bussini che accompagnano passeggeri con diverse destinazioni in hotel del centro città. Se ti va bene sei il primo, se ti va male.. a noi è andata più che bene. Era sera tardi ed eravamo le uniche. Risultato: come se avessimo preso un taxi.
A Las Vegas abbiamo preso i taxi più volte; per raggiungere l’hotel dall’auto noleggio, per raggiungere l’hotel la seconda sera quando era tardi eravamo stanche e lontane del Cosmo, e l’ultima sera per raggiungere l’aeroporto. Una sessantina di dollari in totale penso, sempre meno che il noleggio auto per due giorni in più.
L’ultimo giorno a Vegas volevamo andare al Premium Outlet a nord della città, fermandoci a un altro mall nella parte nord della strip. Prendere un taxi sarebbe stato complicato. Abbiamo optato per il bus. Ce ne sono due tipi e il biglietto è lo stesso per entrambi. Ne abbiamo fatto uno valevole 24h per 8$. Ci sono fermate lungo tutta la strip, e i bus passano regolarmente. Averlo saputo prima avremmo fatto qualche chilometro in meno sotto il sole il giorno prima!
Un taxi che valeva la pena prendere con il senno di poi: lo spostamento dal Bally’s al Cosmopolitan. Dalla nostra camera del Bally vedevamo l’entrata del Cosmopolitan. Sembrava così vicino. Sembrava appunto. Due valigioni, borsa, zainetto e 40 gradi all’ombra. Brutta idea. A Las Vegas tutto sembra vicino, non lasciatevi ingannare. Non è una città normale. Non si attraversa la strada, si sale e si scende tra passerelle e scale mobili, si deve entrare in mille hotel prima di raggiungere quello che si vuole.
VISITE e altre attività da non perdere
– Per il primo giorno a San Francisco abbiamo prenotato in anticipo la visita di Alcatraz, vale la pena. Non ero entusiasta, la mia amica mi ha convinta e per fortuna. Davvero bello. Nel prezzo è incluso il traghetto e l’audioguida, fatta benissimo. E non c’è solo la prigione da visitare, è proprio una bella isoletta. In più era una giornata splendida.
Il secondo giorno abbiamo visitato il Japanese Tee Garden (entrata libera prima delle 10) all’interno del Golden Gate Park. Maginifico se c’è poca gente. Per arrivarci abbiamo attraversato una parte di parco abitata da socievoli scoiattolini, davvero emozionante.
Terzo giorno a San Francisco abbiamo noleggiato le bici e attraversato il Golden Gate Bridge per poi scendere al paesino di Sausalito dall’altra parte della baia. È un percorso davvero piacevole, un paesaggio mozzafiato. C’è qualche salita ma in generale è un percorso tranquillo, ma davvero lungo. Undici chilometri circa se non sbaglio. Una delle giornate più belle del nostro viaggio. Ci abbiamo messo circa due ore e mezzo (fermandoci millemila volte per le foto), abbiamo pranzato a Sausalito (paesino molto carino) e preso il ferry per tornare (la bici si carica su). Il tutto se non sbaglio ci è costato sui 50$ a testa. Il prezzo base per il noleggio parte da una ventina di dollari secondo le agenzie, ma poi attaccaci l’assicurazione, la caparra, il biglietto del ferry..
– Santa Cruz e Monterey sono delle belle cittadine di passaggio.
– Big Sur, indescrivibile. Avevamo previsto di dividere la visita in due parti. Per il pernottamento tornavamo indietro a Monterey perché pernottare nel parco era troppo caro. A causa del ritardo causato dall’autonoleggio non abbiamo fatto la prima parte il 27. Il giorno dopo abbiamo dovuto decidere dove fermarci e dove no. Ci siamo fermate all’entrata del Pfeiffer Big Sur State Park, dove una ragazza ci ha dato informazioni e dove abbiamo pagato 10$ per auto (anche se poi abbiamo deciso di non visitare quel parco ma il Julia Pfeiffer Burns State Park, il biglietto è lo stesso). All’altro parcheggio non c’era nessuno che controllava, avremmo dovuto pagare tramite busta. Quindi volendo si può benissimo far finta di niente, ma sono dei parchi talmente belli che ti viene voglia di pagare perché siano preservati! Alla fine abbiamo deciso per due passeggiate brevi al Julia Pfeiffer Burns State Park, una verso il mare e l’altra nel bosco dietro il parcheggio. È stato meraviglioso.
– Santa Barbara è un’altra bella cittadina di passaggio.
– Los Angeles e i suoi celebri quartieri non sono eccezionali, ma vanno visti (Walk of Fame, Chinese Theatre, Rodeo Drive…). Abbiamo fatto tutto in mezza giornata ed è più che sufficiente.
Il pomeriggio siamo andate fino a Newport Beach, abbiamo visitato la Balboa Island e un’altra zona. Non aspettatevi di vedere la oc del telefilm, ma è comunque molto carino. Tornando verso Santa Monica abbiamo preso la HWY1 invece che l’autostrada fatta all’andata. È stato davvero bello. D’estate penso valga la pena dedicare un giorno alle spiagge e le cittadine della costa tra LA e San Diego.
-Gli Studios sono imperdibili. Sia gli Universal che i Warner Bros. Gli Universal non li abbiamo prenotati in anticipo in quanto non eravamo sicure che giorno saremmo andate (80$ a testa). Per i Warner abbiamo prenotato in anticipo il VIP tour (50$ a testa) ma abbiamo visto che non tutti avevano una prenotazione.
Sono due cose differenti. Entrambi valgono la pena. Gli Universal sono più parco divertimenti e spettacoli mentre ai Warner abbiamo fatto un tour davvero incentrato sul funzionamento degli studios. Siamo delle grandi fan di telefilm, era il posto più emozionante che potessimo visitare. È stato indescrivibile. Un interesse per film e telefilm e una buona conoscenza di inglese sono indispensabili per questa visita.
– L’isola del Coronado a San Diego è magnifica, da non mancare. Lo zoo si può benissimo tralasciare, ma se ci tenete ad andare cercate online, noi avevamo trovato una piccola riduzione.
– Il Joshua Tree National Park, sulla strada verso Las Vegas è molto bello. All’entrata c’è un visitors center dove i ranger ti forniscono mappe e consigli. Per noi era solo una tappa in un viaggio già lungo quindi abbiamo solo attraversato una piccola parte in auto (anche perché abbiamo scoperto che la mia amica è deserto-fobica). All’entrata si paga (sempre 10$ per auto credo) e bisogna incollare il biglietto al cruscotto (lo controllano all’uscita). Il Mojave è meno bello, più deserto, lungo e noioso. Ma non si paga nessun pedaggio.
– A Las Vegas abbiamo visto uno spettacolo: Jubilee, spettacolo Vegas vecchio stile al Bally. Biglietto acquistato il giorno stesso a Tix4tonight per 65$ (Volevamo vedere il Cirque du Soleil, ma i biglietti rimasti erano tutti sopra i 300!). In ogni caso Las Vegas è uno spettacolo già di per sé. Talmente assurda. Tutto così finto ed esagerato. Eppure a me è piaciuta. Certo, da vedere una volta mica da andarci in vacanza.
CIBO
Eravamo preoccupate di prendere venti chili tra hamburger e dolcetti vari e invece no. Abbiamo mangiato benissimo!
Ogni mattina cominciavamo con la colazione dell’hotel (solo al Bally non era compresa). Pranzo tardi e cena. Ci aspettavamo di pranzare con qualche panino ogni tanto o fare big merende e invece no. Ai pasti sempre ristorante e pochissimi fuori pasto (tranne quando eravamo in auto..patatine strane e biscotti Oreo a chili!).
Non ci siamo mai fatte mancare caffè, chai latte e te freddi vari da starbucks (soprattutto per il free wifi diciamocelo).
Hamburger solo quattro o cinque volte (e mai in fast food).
Una buona soluzione, rapida e poco onerosa, sono le food court nei centri commerciali; ci abbiamo mangiato più volte (sempre asiatico).
Altrimenti..abbiamo mangiato spesso sushi (tutto ottimo e a prezzi accettabili), pesce, insalatone e una volta pure italiano (ed era buono!).
Imperdibile è un buffet a Las Vegas. Noi siamo state al Bacchanal del Ceasar Palace per cena, 50$ ma li vale. Bell’ambiente, vasta scelta, buona qualità. Abbiamo mangiato fino a star male, letteralmente. E a colazione abbiamo testato il Wicked Spoon al Cosmopolitan (era compreso), anche meglio.
Per pasti e pausette varie abbiamo speso tra i 30 e i 70$ al giorno, a testa.
METEO, VALIGIA E SHOPPING
A San Francisco abbiamo avuto bello, tranne il secondo giorno che era un po’ coperto. Le temperature rimangono comunque bassine. Paragonabili alle nostre nello stesso periodo.
Sciarpa, giacchetta (piumino leggero) e scarpe comode indispensabili. La prima sera ci siamo pure comprate un pullover da turiste perché la giacca non bastava. Il giorno che siamo andate in bici avevamo soltanto il pullover (ma la giacchetta sempre nello zaino per la sera). A Santa Cruz, qualche chilometro più a sud abbiamo abbandonato il piumino per una giacchetta più leggera (stile blazer o pelle). Uguale a Santa Barbara e Camarillo Outlet. Durante le passeggiate al Big Sur avevamo un pullover pesante e scarpe da ginnastica (stile Superga, non abbiamo seguito sentieri particolarmente impegnativi).
A LA abbiamo dovuto ritirare fuori il piumino, la prima sera freddo, umido e una nebbia che impediva di vedere da un metro all’altro. Il giorno dopo abbiamo visto mille meteo. Siamo passate da coperto a Hollywood, a spalle scottate durante il pranzo a Beverly Hills, a coperto di nuovo a Newport, a tramonto da favola a Venice.
Il terzo giorno siamo state agli Studios, faceva freddo, e ha piovuto più volte! Tra i diversi motivi per cui non sapevamo quando piazzare gli Universal la pioggia non l’avevamo messa in conto. Gente, anche a Los Angeles piove.
Ultima mattina a LA, Warner Studios, all’aperto per la maggior parte. Il sole si è fatto vedere ma la giacca non l’abbiamo mollata. Verso le 3 arriviamo a San Diego, cambiamento climatico estremo! Subito a comprare la crema da sole! Pomeriggio alla spiaggia del Coronado, maglia maniche corte e piedi nell’oceano.
Secondo giorno a San Diego usciamo già al mattino in pantaloncini e infradito. La sera però jeans e giacchetta sono più che graditi.
Per il viaggio verso Las Vegas pantaloncini e magliettina, un cappellino non avrebbe guastato visto il sole che picchiava dal tettuccio.
A Las Vegas caldo caldo di giorno, ma non sempre soleggiato. La strip è comunque meglio visitarla di sera, più piacevole. Una giacchetta è meglio averla sempre, soprattutto la sera e ogni volta che si entra in un hotel (aria condizionata onni presente).
Sull’aereo freddo polare come al solito. Ci ha preparato al gelo che abbiamo poi trovato a New York, piumino e sciarpa non erano abbastanza!
Quando abbiamo fatto la valigia abbiamo cercato di prendere il minimo indispensabile, convinte che avremmo comprato tutto la. In realtà abbiamo dovuto lavare più volte e comprare per necessità. Fino a San Diego..quando abbiamo realizzato che la vacanza stava finendo e avevamo fatto pochissimo shopping! Serata di shopping folle in un centro commerciale in centro. Affaroni dell’ultimo momento l’ultimo giorno a Las Vegas al Premium Outlet nord. I negozi e le offerte erano più o meno gli stessi di quello di Camarillo. Ma essendo l’ultimo giorno avevamo tirato le somme e sapevamo cosa potevamo ancora permetterci. Gli affari più grandi sono stati alla Timberland (per i papà), jeans alla Levis, e pelletteria alla Fossil. No in realtà gli affari sono stati molti.. impossibili da elencare. Ma comunque meno di quello che ci aspettavamo. Si parla degli Outlet americani come della mecca dello shopping..ma non ti regalano niente, si fanno affari ma i soldi ci vogliono. Punto.
MANCE, TASSE, FUSO oRARIO etc:
Quando si organizza un viaggio in America sono elementi che non vanno dimenticati.
Al fusorario non si scappa. Io dormivo tutta la notte, verso le 6-7 mi svegliavo spontaneamente, giornata intensa e poi alle 20 (complici i chilometri percorsi e il famigerato fuso) ero ko. Ho avuto questo ritmo fino a San Diego. Più di una settimana.. poi ho iniziato a voler dormire la mattina e ad esser meno stanca la sera (ritmo normale). La mia amica l’ha vissuta peggio, le prime notti era sveglia alle 3 e poi non chiudeva più occhio. Il secondo giorno a San Francisco siamo state obbligate ad includere un pisolino pomeridiano all’itinerario. Una sera eravamo così stanche che abbiamo passato tutta la cena senza parlare.. uscire dopo cena era impensabile!
Quando si fa un viaggio on the road bisogna fare delle scelte, visitare o fare festa. In giro per l’Europa si può fare un compromesso, quando c’è di mezzo il fusorario la vedo dura.
Per quanto riguarda mance e tasse: vanno tenute in conto fin dal preventivo. Fare un preventivo basandosi sui prezzi mostrati da booking.com al momento della prenotazione non è abbastanza. Vi ritrovereste con un totale effettivo di un 20% più alto..e su un totale a tre o quattro cifre fa una bella differenza!
Io ho calcolato tutti i prezzi verificando nella casellina a fianco che cosa era escluso: % tassa (intorno al 15), % tassa di soggiorno (intorno al 2), fee resort (25$) in caso di grandi hotel tipo il Cosmopolitan. Ci siamo ritrovate così senza costi inaspettati.
Tasse e mance vanno tenute in testa per tutto il viaggio (ma non preoccupatevi ve lo ricordano costantemente!).
Bisogna mettersi in testa che ogni prezzo sul menu, ogni prezzo sull’etichetta nel negozio va maggiorato. Non è chissà che preso singolarmente ma sul totale fa una bella differenza.
Le mance sono noiose, non ne abbiamo tanto l’abitudine. Non sono un optional, sono un obbligo. Ma una volta che ne capisci il motivo sono più facili da accettare. E la gran maggior parte se la meritano!
Come linea guida abbiamo seguito il calcolino trovato sulla guida Lonely Planet (che ora non ho sottomano e non ricordo ma era legato alla tassa già aggiunta al totale).
Quando si paga con la carta di credito è un po’ più complicato. Portano il totale, metti la carta, te la riportano con una doppia copia dello scontrino, la loro va firmata e va aggiunta a penna la mancia (se non lo fai, se ne occupano loro e sarà maggiore).
INCONTRI
I californiani sono le persone più gentili e socievoli che abbiamo mai conosciuto. Era la nostra prima esperienza negli States quindi non so se si possa dire di tutti gli americani. Abbiamo notato già in aeroporto la simpatia e la disponibilità degli impiegati, ma è il loro lavoro ci siamo dette. I camerieri sono adorabili, sempre con il sorriso, sempre pronti ad assisterti se c’è qualcosa che non va.. sarà perché si devono guadagnare la mancia vien da dire. No. La gente non è gentile, disponibile e con il sorriso per guadagnarsi da vivere. Lo è e basta. Magari deriva anche dal fatto che la società è fatta così.. ma cosa ci guadagna il vicino sull’aereo che ti offre di pagarti un film con la sua carta quando vede che non riesci a dormire? Cosa ci guadagna il passante che si offre di farti la foto quando ti vede smanettare con la fotocamera anteriore dell’iPhone? Cosa ci guadagna il tipo che ti picchia al finestrino quando sei ferma in un parcheggio per dirti di spostare la macchina nell’altra direzione se no ti prendi una multa? E quello che ti aiuta ad impostare il gps? E quello che ti dice che se non scendi sullo scalino la porta dell’autobus non si aprirà mai? E l’addetto del ferry che investi con la bici e ancora si scusa lui?
Sono gentili, gentili, gentili! Così gentili da essere sospetti! Non siamo abituate! Dopo qualche giorno abbiamo capito che era normale..e siamo quasi rimasta male quando a Los Angeles erano tutti stressati!
Oltre ai compagni di colazione all’Hayes, ai camerieri (premio speciale a quelli di Bubba Gump a Monterey), alle signorine dei benzinai e qualche escursionista al Big Sur non abbiamo fatto grandi amicizie.. ma nonostante ciò possiamo dire che il “lato umano” è stata la parte del viaggio che più abbiamo apprezzato, forse perché non ce l’aspettavamo (l’avevamo già sentito dire ma è difficile da immaginare a tal punto).
A San Diego abbiamo avuto una parentesi un po’ differente dal resto del viaggio. Un’amica era a la Jolla per studiare l’inglese abbiamo quindi visto la città da un lato diverso da quello del turista. Siamo state quasi tutto il tempo con lei e i suoi amici conosciuti li e abbiamo visto e fatto cose da un altro punto di vista. I ritmi erano più lenti, abbiamo trascorso delle giornate più “normali”, come quelle che faremmo tra amiche in un posto che già si conosce. Bello. Ci ha fatto venir voglia di mollare tutto e farci mantenere a San Diego in una scuola di lingue ; )
ITINERARIO (effettivo):
In fin dei conti il nostro itinerario l’abbiamo stravolto poco una volta sul posto. Siamo riuscite a rispettare tutti i pernottamenti senza problemi.
Le giornate a San Francisco le abbiamo scandite secondo le voglie (a parte la visita a Alcatraz che era prenotata). Si potrebbe starci tranquillamente una settimana SF ma tre giorni interi sono già mica male.
Il 4 giorno, giorno in cui partiva il nostro on the road, siamo state perturbate a causa dell’auto resa disponibile 3 ore dopo. Abbiamo dedicato più tempo a Santa Cruz e rinunciato a una parte del Big Sur (la meteo non era molto favorevole in ogni caso).
A Los Angeles abbiamo mischiato un po’ i programmi a causa della meteo pazzerella ma alla fine siamo riuscite a fare tutto quello che avevamo previsto, seppur in ordine sparso.
A San Diego abbiamo fatto meno del previsto. Ma anche altro che non avevamo previsto, grazie alla nostra amica, ed è andata bene così.
Primo giorno a Las Vegas poteva andare meglio, ma niente di catastrofico. Faceva un caldo assurdo allora abbiamo deciso di abbandonare lo shopping per la piscina. Tempo di raggiungere l’hotel, cambiarci e raggiungere la piscina era diventato ventoso e coperto.. quindi in fin dei conti non abbiamo fatto ne uno ne l’altro. Il secondo giorno, dopo il check-out, l’abbiamo passato all’Outlet come previsto.
COL SENNO DI POI
San Francisco: evitare il quartiere di Haight Ashbury. Passare piuttosto più tempo al Golden Gate Park o vedere il quartiere Castro.
Big Sur: dedicarci un giorno intero o due mezze giornate ma con pernottamento nel parco. I prezzi sono elevati quindi l’avevamo escluso (non essendo due appassionate di natura e sport), ma è davvero bellissimo e fa venir voglia di passarci un po’ di tempo.
San Diego: non andare allo zoo. Per più motivi: da una parte perché avremmo potuto sfruttare la giornata diversamente ma soprattutto perché è triste. È uno zoo grande, ma non per gli animali, per i turisti. Bus, teleferica, tanti ristoranti,.. ma poi il posto dedicato agli animali è più piccolo che in molti altri. Triste.
Zoo o non zoo a San Diego andava dedicato almeno un giorno di più. Leggendo la guida si ha l’impressione che c’è poco da fare quindi si toglie tempo a San Diego per metterlo altrove. Ma è peccato perché è davvero bello. C’è un bel clima, belle spiagge. È impossibile vederla di corsa. Bisogna fermarsi a viverla.
Se non avessimo dovuto riconsegnare l’auto l’indomani avremmo sicuramente annullato la prima notte a Las Vegas per passare un giorno in più a San Diego.
Las Vegas: prenotare con largo anticipo uno spettacolo del Cirque du Soleil. Ci era stato consigliato di vedere Love, avevo cercato in internet mesi prima ma sarebbe stato in pausa in quei giorni allora ci siamo dette di aspettare e vedere sul posto per un altro spettacolo, ma i biglietti rimasti erano tutti sopra i 300$!!
Posso dire che personalmente ho trovato il nostro itinerario ben equilibrato. Per rendere questo viaggio nella costa ovest perfetto bisognerebbe avere a disposizione tre settimane e non due. Cosi da passare un giorno in più nel Big Sur, due giorni in più a San Diego e i quattro restanti a esplorare i Canyon continuando il viaggio dopo Las Vegas.
Parentesi:
Scalo (New York) – Come detto, il volo che avevamo scelto per il ritorno aveva uno scalo di 12 ore a New York. Pratico se si può uscire, ma se non si può?! Che facciamo?
Prima di prenotare ho cercato di contattare più volte il servizio clienti della Delta per avere informazioni a riguardo ma con scarsi risultati.
Ho cercato in Internet, un forum dopo l’altro, con risultati non troppo soddisfacenti. Alla fine abbiamo deciso di buttarci e abbiamo prenotato. Qualche mese dopo ho avuto una signorina della Delta al telefono (che avevo chiamato per un’altra ragione) e mi ha assicurato che non c’erano problemi. Basta ripresentarsi per tempo in aeroporto perché bisogna rifare tutti i controlli.
Dubbio successivo: e i bagagli? Non sapevano dirci in anticipo se li avremmo dovuti ritirare o meno. Li abbiamo effettivamente dovuti ritirare. Con l’airtrain (una specie di metropolitana che collega i vari terminal del JFK) abbiamo raggiunto il terminal da cui saremmo ripartite con Alitalia. C’eravamo informate e caso vuole che uno dei depositi bagagli si trova proprio li. Non è stato evidente da trovare. È al piano inferiore, sembra ad un piccolo chiosco. L’impiegato era svogliato, c’era una sola famiglia davanti a noi e abbiamo aspettato per 20 minuti! Si paga in cash, quando si ritirano le valigie. La tariffa dipende dal numero e dalla dimensione di bagagli.
Per raggiungere il centro abbiamo deciso di prendere un taxy. Avevamo letto un po’ in internet ma la soluzione della metro ci sembrava troppo lenta e complicata.
Complici la stanchezza per le ore insonni passate sull’aereo, l’odore dell’auto e la guida spericolata del taxista siamo arrivare alla Grand Central Station distrutte. Erano circa le 9 di mattina (l’aereo era atterrato alle 7). Dopo aver ammirato la Grand Central abbiamo percorso Park Avenue in direzione di Central Park. Raggiunto quest’ultimo ci siamo perse per qualche ora al suo interno. Nonostante il freddo polare era davvero una bella giornata da trascorrere nel parco. Ci siamo poi mosse in direzione di Times Square, avremmo voluto salire sul Top of the Rock ma a Central Park non ci siamo rese conto del passare del tempo. C’era fila e sarebbe stato peccato passare le ultime ore a nostra disposizione in colonna. Abbiamo raggiunto Times Square e dopo un po’ di shopping e un giretto a Broadway, verso le 3 abbiamo mangiato da McDonald’s (per la prima volta in due settimane). Approfittando del free wifi ci siamo informate sul funzionamento della metro. Siamo rientrate in aeroporto in questo modo. Meno costoso e più piacevole del precedente viaggio in taxi.
Siamo arrivate in aeroporto verso le 17, abbiamo ritirato i bagagli, fatto check-in, deposito bagagli e tutti i controlli, ultimo shopping e via. Bye bye Usa, see you soon.
Dettagli pratici: nessuna delle due era mai stata a New York, il mini itinerario è stato adattato a partire da un sito di una ragazza italiana che consigliava cosa fare a New York in pochi giorni. Non avevamo una cartina, avevamo scaricato una mappa sul cellulare ed è andata benissimo così.
Era l’ultimo giorni di vacanza e non mi sono più annotata niente, ora è passato un po’ e non ricordo bene ma mi sembra che abbiamo speso circa 20$ a testa per i bagagli (valigia grande e trolley), 60-70$ per la trasferta in taxi (su internet avevo trovato 45$ aeroporto-centro prezzo fisso ma a quanto pare le hanno alzato a 52 recentemente, ai quali va aggiunto il pedaggio, le tasse, la mancia.. quindi in definitiva viene caro) e meno di una decina di dollari a testa per il rientro in metro (prima tratta 1.50$ a testa, è l’airtrain che viene “caro”).
Mi sono dilungata più di quel che volevo, ma ho scritto le cose che mi sarebbe piaciuto leggere. Spero sarà d’aiuto a qualcuno! “È un lungo viaggio, ma ne vale la pena!”