Sotto il sole della California
Decidiamo di volare US Airways da Roma Fiumicino a San Francisco via Philadelphia. La tariffa è buona (540 euro), ma il volo è piuttosto spartano e non comodissimo. Soprattutto non abbiamo preso in considerazione due cose importanti viaggiando per gli States:
– Anche se il clima californiano è sempre mite, sulla costa atlantica gli inverni possono essere molto rigidi e fare scalo a Philadelphia può portare il rischio di cancellazioni e ritardi. Ci è successo all’andata, ma la compagnia è stata molto corretta, ci ha pagato una notte in albergo e ci ha dato un voucher di 10 dollari per la cena;
– Non eravamo consapevoli del fatto che, pur avendo riempito il modulo Esta on-line nei tempi richiesti, dovevamo comunque ritirare il bagaglio e passare la dogana appena toccato terra sul suolo americano, dunque calcolate bene i tempi di scalo, perché se si perde la coincidenza a causa delle file alla dogana, non si viene rimborsati.
Considerando questi aspetti, forse la prossima volta faremo scalo in Europa, in un aeroporto con volo diretto verso la destinazione prescelta.
L’altro elemento importante riguarda il noleggio della macchina all’aeroporto SFO di San Francisco. Le tariffe on-line sono molto più vantaggiose di quelle proposte last minute ai vari desk. Inoltre fate molta attenzione a cosa comprende e non comprende il prezzo. Com’è noto negli States nelle tariffe raramente sono incluse le tasse, ma in quelle del noleggio spesso non sono compresi neanche i costi dell’assicurazione. Molti americani sono assicurati sui danni a terzi e dunque nei noleggi generalmente non aggiungono questo tipo di assicurazione. Per finire tenete presente che all’aeroporto ci sono delle tasse in più, rispetto per esempio alle agenzie che si trovano a Burlingame, a breve distanza dall’aeroporto stesso.
Alla fine, dopo varie contrattazioni, scegliamo la compagnia Dollar e prendiamo un super-mega-van 7 posti per una settimana alla cifra scontatissima di 548 dollari assicurazioni e tasse incluse, un vero super-deal! Sfoderiamo le mappe della California del Nord e via verso la Hwy 1, la strada costiera che la guida continua a descriverci come “stretta”, ma lo è solo per i parametri americani.
La costa pacifica è bellissima! Ci fermiamo ad ogni piazzola di sosta; ogni volta lo scenario è mozzafiato! Il percorso di circa 3 ore, durerà tutta la giornata, tante sono le pause che facciamo lungo la via. Sostiamo al pittoresco Pigeon Point per vedere il faro e la costa. Ci sarebbe un simpatico ostello nelle casette intorno al faro, ma decidiamo di proseguire finché c’è luce.
Altra tappa importante è Santa Cruz: ormai è il tramonto e lo scenario sul molo è commovente! Il faro, i surfisti, l’oceano, gli strani “ragli” dei leoni marini sdraiati sui piloni del molo, le antiche giostre della città che si rispecchiano sulla spiaggia, i ragazzi che giocano a beachvolley sul lungomare …. tutto concorre a creare un quadro californiano perfetto! Decidiamo di rimanere a cena e ripartiamo alla volta di Pacific Grove, dove trascorreremo la notte in un dignitoso ed economico motel (il Butterfly Grove Inn). Gli hotel risultano piuttosto cari, anche perché difficilmente offrono tariffe last minute, anche in inverno. Dunque questo motel con camere enormi e letti king size al costo di 69 dollari, non è niente male. E contrariamente ai motel di città è anche molto silenzioso! Proprio dietro il giardino dell’albergo, c’è un boschetto di eucalipti dove svernano le farfalle monarca e con pochi minuti a piedi si raggiunge l’antico faro e la bellissima costa oceanica. Nel pomeriggio ci spostiamo nella vicina Monterey. Visitiamo il centro storico, i moli e passeggiando lunga la costa raggiungiamo la vivace Cannery Row, la vecchia zona di scatolifici di sardine immortalata da John Steinbeck nei suoi libri, ora zona turistica piena di ristoranti, hotel e locali vari. Qui visitiamo il bell’acquario con l’affascinate mondo delle meduse e consumiamo una delle nostre cene migliori alla bella birreria Cannery Row Brewing Company.
A questo proposito, chi va spesso negli Stati Uniti conosce il dilemma delle tasse e delle mance al ristorante. Questa volta grazie ad un’amica che vive in California e lavora nell’enogastronomia, ho capito ancora meglio la questione.
I prezzi sul menù non includono circa il 9% di tasse e circa il 18-20% di mance che sono da considerarsi obbligatorie visto il misero stipendio dei camerieri. Se si lascia il 10%, che in Italia sarebbe più che dignitoso, i camerieri vi guarderanno un po’ stupiti perché è come dire che non siete stati abbastanza contenti del servizio. Al momento del conto, lo scontrino include solo le tasse. Di solito si dà la carta, arrivano poi due copie della strisciata: una da firmare in cui si aggiunge la mancia e una da tenere per sé come ricevuta e promemoria. A volte sotto la riga della mancia c’è già il calcolo dal 18 fino al 25%. Il 20% va più che bene. Se si hanno i contanti, i camerieri apprezzano molto la mancia cash. Altrimenti si scrive la cifra che si vuole lasciare, si ricalcola il totale e la mancia verrà aggiunta all’addebito.
Il terzo giorno decidiamo di percorrere senza meta l’ondulata costa di Big Sur; miglia e miglia di morbidi tornanti tra l’oceano e la foresta di Los Padres. Anche qui una lunga carrellata di paesaggi mozzafiato e al tramonto ci ritroviamo per caso all’altezza del Nepenthe, un locale con terrazza a picco sull’oceano, perfetto per gustare un aperitivo nella luce rosata della sera! Tutti i californiani ci confermano che stiamo avendo una fortuna pazzesca col clima: ogni giorno sole sole sole e circa 20-22° C! In particolare questa serata è così mite che decidiamo di restare a cena su questa terrazza, ma in realtà il locale ci ha convinto di più per i suoi drinks e i suoi vini, che per i suoi piatti.
Dormiano in un motel un po’ country sulla Hwy 1 (il Fernwood Resort) ma soprattutto la mattina dopo facciamo colazione in stile americano al vicino Ripplewood Resort, con le classiche uova strapazzate e dei pancakes con sciroppo d’acero golosissimi!
Sulla strada del ritorno, ci fermiamo a Point Lobos, un parco statale con belle scogliere e un branco di leoni marini. Lungo il percorso della Hwy 1 ci sono varie spiagge e riserve a pagamento, ma basta pagare la prima volta (10 dollari a macchina) ed esporre lo scontrino e si può accedere gratis a tutti i parchi successivi. A pranzo ci fermiamo a Carmel-by-the-Sea che è un po’ la Costa Smeralda di quest’area della California. Spiagge bianchissime, acque cristalline, campi da golf a picco sull’oceano, un centro abitato immacolato, pieno di negozi, ristoranti e bar. Fuori stagione la gente sulla spiaggia non è per niente snob: tante persone a passeggio con i cani; una colonia di bambini che fa giochi di gruppo nella sabbia, insomma persone comuni in un luogo supervip. Visto il caldo di questa giornata, ci regaliamo un gelatone “invernale” e partiamo alla volta di Santa Rosa, nella Sonoma Valley, dove ci attende la nostra amica italiana.
Grazie ai suoi consigli trascorriamo il weekend un po’ più da americani: visita all’atelier di un pittore locale; brunch indiano all’economico Torch of India; visita e degustazione alla prestigiosa cantina Quintessa nella Napa Valley; aperitivo al Della Santina Wine Bar nella bella piazza di Sonoma (che fa molto “wild west”). Facciamo un salto anche all’enorme casinò di Santa Rosa, ma tutta questa umanità in cerca di fortuna, ci mette un po’ tristezza e ce ne andiamo a dormire.
La domenica consumiamo il nostro brunch all’Howard’s Café nella graziosa Occidental e poi di nuovo sull’oceano all’altezza di Bodega Bay.
Cerchiamo di rientrare velocemente a Santa Rosa per vedere da Starks la semifinale del football americano, davanti ad una bella birra artigianale e un immancabile piattone di “french fries”.
I San Francisco 49ers perdono la partita, la cena messicana mi delude un po’, insomma è ora di andare a dormire per godere al massimo della giornata di domani.
Oggi è Martin Luther King Day: da una parte questo ci permetterà di guidare dentro una San Francisco eccezionalmente senza traffico, dall’altra però dobbiamo rinunciare alla prima tappa programmata, le sequoie giganti di Muir Woods. Tutti i californiani sembrano infatti voler trascorrere questo lunedì festivo nei boschi e la lunga coda di macchina non scorre, dunque facciamo inversione, diamo un’occhiata a Tiburon e ci fermiamo a Sausalito per il pranzo. La scelta ricade su Scoma’s: una bella palafitta nella baia, con vista dello skyline di San Francisco e del Bay Bridge e un ottimo menù di pesce! Per salutare la nostra amica, ci concediamo un buonissimo Irish coffee nel vicino Trident e finalmente attraversiamo il Golden Gate Bridge! (Una volta tanto sgombro di nebbia, visto il clima eccezionalmente soleggiato e secco).
L’attraversamento del ponte verso la città costa 6 dollari a macchina. Di solito viene addebitato sulla carta di credito oppure, se non si è registrati, ci sarebbe un ufficio subito dopo il ponte, ma è festa e l’ufficio è chiuso, il numero verde inattivo e dunque decidiamo di pagare il pedaggio il giorno dopo negli uffici che si trovano in città, all’Embarcadero.
Tramite il portale Airbnb abbiamo prenotato un appartamento al nr. 630 di Ivy St. nel quartiere di Hayes Valley. Contrariamente ad una precedente esperienza americana, questa volta niente truffe, l’appartamento c’è, è molto carino, ed è sicuramente molto comodo e conveniente rispetto agli hotel provati finora.
Cosa dire di San Francisco? Tante sue attrazioni sono note: i suoi ripidi saliscendi immortalati in molte scene di film; i suoi simpatici tram storici, ma anche quelli vintage della linea F; i tortuosi tornanti della Lombard Street; il cioccolato Ghirardelli; la vista di Alcatraz dal Fisherman’s Wharf; la libreria City Lights cara a Ferlinghetti e alla Beat generation; la coloratissima Chinatown; le Painted Ladies ad Alamo Square; gli angoli un po’ eccentrici di Castro; i murales politici del quartiere latino di Mission; le atmosfere new age e freakkettone del quartiere hippie di Haight Ashbury; l’eclettica Grace Cathedral nell’esclusivo quartiere di Nob Hill.
Di sicuro vi consigliamo di non lasciarvi scappare:
– Il pass da 3 giorni per i mezzi pubblici. Si acquista all’ufficio informazioni, costa 23 dollari a testa e vi permette di utilizzare tutti i bus e tram, anche quelli storici che costano 6 dollari a viaggio;
– Prendere il bus 29 fino al capolinea e godersi un bel tramonto sulla Baker Beach, con vista del Golden Gate Bridge illuminato;
– Noleggiare le bici al Pier 39 e percorrere tutta la strada costiera fino al Golden Gate Bridge o se preferite fino a Sausalito (al rientro si carica la bici sul traghetto e si scende di nuovo al molo 39);
– Uno spuntino alla caffetteria dell’Istituto d’Arte, al nr.800 della Chestnut St., angolo con la Jones St. Ha una terrazza con una bella vista della baia, di Alcatraz e del Bay Bridge e una simpatica atmosfera californiana, in cui si viene circondati solo da studenti e professori della scuola. All’interno dell’istituto si può ammirare anche un murales di Diego Rivera.
Grazie al clima particolarmente piacevole, i meravigliosi paesaggi oceanici, il carattere estroverso dei californiani questa vacanza ha superato le nostre aspettative. Forse con qualche giorno in più avremmo potuto apprezzare la città con più calma, tornare magari a vedere le sequoie di Muir Woods, dedicare del tempo al museo di Schulz a Santa Rosa o addirittura percorre le molte miglia che ci separavano dallo Yosemite Park. In ogni caso, è essenziale andarci in un periodo poco turistico, in modo da entrare nel vero mood californiano ed apprezzare in pieno questa bellissima regione americana.