Procida, l’isola che c’è!
Sì, Procida c’è. Eccome se c’è.
È vivace, è colorata, è accogliente. E al calar della sera diventa struggente come poche.
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Al di là del richiamo dato dal fatto di essere Capitale Italiana della Cultura 2022 e degli eventi a ciò correlati, Procida dà il meglio di sé nei momenti di calma, quando la folla di turisti pendolari si allontana e l’isola ti strega con scenari idilliaci, quasi volesse premiarti per aver deciso di offrirle qualche chance in più fermandoti a dormire per qualche giorno anziché considerarla la meta di una toccata e fuga giornaliera.
Ma andiamo con ordine.
Decidiamo di concederci un piccolo break a Procida in “tempi non sospetti”, ovvero prima di prendere piena coscienza della sua nomina a Capitale Italiana della Cultura 2022. E scegliamo di approfittare del lungo ponte del 2 giugno, collocando la partenza venerdì 3 giugno e il ritorno martedì 7 giugno per schivare i maggiori costi, soprattutto di trasporto, connessi al periodo festivo.
Venerdì 3 giugno
Dopo aver lasciato l’auto in uno dei parcheggi che circondano l’aeroporto, partiamo da Milano Malpensa con il volo Easyjet delle 8.25 che atterra a Napoli con ben 15 minuti di anticipo sull’orario di arrivo previsto. Viaggiando solo con il bagaglio a mano, ci dirigiamo subito verso la fermata dell’Alibus, il servizio di trasporto pubblico che collega l’aeroporto con la stazione ferroviaria e i due porti della città (Calata di Massa per i traghetti e Molo Beverello per gli aliscafi) al costo di 5 euro a persona a tratta.
Ci rendiamo subito conto di non essere stati gli unici ad avere avuto la brillante idea di partire il venerdì mattina, ma con un pizzico di fortuna riusciamo a salire sul primo autobus in partenza. Non avendo prenotato in anticipo i biglietti del traghetto a causa della difficoltà di riuscire a prevedere un orario di partenza che tenesse conto di tutte le incognite che il tragitto da Milano al porto ci potesse riservare, decidiamo di indirizzarci verso il Molo Beverello che offre maggiori opportunità di imbarco.
Peccato solo che l’autista dell’autobus abbia intercettato la nostra conversazione e, in totale buona fede, ci consigli vivamente di fermarci a Calata di Massa per partire con il traghetto delle 10.45. Arrivati alla biglietteria, però, l’amara sorpresa: il traghetto è al completo quindi da qui non si parte.
Fortunatamente i due porti sono collegati da un servizio navetta gratuito, come ci spiega un addetto all’accoglienza, e in pochi minuti siamo al Molo Beverello.
E qui inizia una piccola odissea.
La prima biglietteria a cui ci rivolgiamo, nonostante esponesse il cartello che indicava partenze per Procida, in realtà non vende documenti di viaggio per la nostra meta. E lo scopriamo solo dopo aver fatto inutilmente la coda.
Veniamo quindi indirizzati verso un’altra area del molo e anche qui facciamo fatica a capire dove acquistare i biglietti per la nostra destinazione per la totale mancanza di segnaletica. Meno male che chi è pratico della zona e delle partenze ci viene in soccorso e ci indica lo sportello corretto. Ma oggi probabilmente questa traversata “non s’ha da fare”, e anche qui, quando tocca quasi a noi a effettuare l’acquisto, appare il cartello maledetto: aliscafo completo.
Sempre con il supporto delle altre persone in coda approdiamo finalmente allo sportello che ci vende i tanto agognati biglietti e alle 11.30 partiamo alla volta di Procida.
Piccolo suggerimento: le compagnie di aliscafi che salpano dal Molo Beverello e che raggiungono Procida sono la Caremar e la Snav. In genere Procida rappresenta una tappa intermedia del collegamento tra Napoli e Ischia.
Dopo circa 45 minuti di viaggio, arriviamo a Procida ma ci aspetta ancora un trasferimento da incubo.
I mezzi di trasporto pubblico dell’isola sono costituiti da micropulmini che vengono presi d’assalto, forse anche perché le corse sono totalmente gratuite, da un’orda di turisti accaldati e agitati. Praticamente spinti dalla folla saliamo anche noi a bordo del veicolo della linea L2 (che insieme alla L1 fermano praticamente davanti al nostro hotel) e con la collaborazione di autista e passeggeri del luogo (davvero sempre pronti a dispensare indicazioni e consigli) raggiungiamo la nostra destinazione.
Di fronte alla fermata dell’autobus notiamo una pizzeria/panetteria (Pizzami Ancora) e, dal momento che siamo praticamente a digiuno dalla sera prima, decidiamo di fare una sosta per rifocillarci. Di pizza al taglio è rimasto solo un trancio, ma la ragazza dietro al bancone, forse impietosita dalle nostre condizioni, ci propone, in aggiunta, un panino con bresaola, rucola, pomodorini e grana: non so se per la fame, per il caldo o per la stanchezza, ma abbiamo avuto l’impressione di non aver mai mangiato nulla di più buono!
A questo punto, il nostro hotel, Il Leone di Mare, ci appare come un miraggio in pieno deserto: prato verde brillante punteggiato da alberi di limone; piscina con zona idromassaggio, ombrelloni bianchi e lettini; veranda con bar e tavolini. E la prima buona impressione viene confermata nei giorni seguenti, durante i quali abbiamo la possibilità di apprezzare la pulizia ineccepibile delle camere e delle aree comuni, il cambio giornaliero degli asciugamani (adoro!), la fornitura quotidiana gratuita di 2 bottigliette di acqua naturale e 2 di acqua frizzante, la gentilezza dello staff e la tranquillità della struttura (benchè praticamente al completo).
Il check in scivola via rapido ed efficace, e il ragazzo alla reception ci fornisce subito la mappa dell’isola insieme ai consigli su cosa vedere e dove cenare, sottolineando il fatto che in questi giorni Procida è piuttosto affollata e magari si fatica a trovare posto nei ristoranti, cosa che non stentiamo a credere vista l’esperienza con il micropulmino.
E proprio forti di questa fresca esperienza, decidiamo di prenotare subito le biciclette elettriche (prezzo: 20 euro a bici per 24 ore) per i 2 giorni successivi, per una maggiore autonomia e libertà di movimento e per non dover affrontare nuovamente l’”assalto alla diligenza”.
E adesso è giunto il momento del meritato relax: ci incamminiamo verso la spiaggia di Ciraccio, abbastanza facilmente raggiungibile a piedi anche da chi, come me, soffre di artrosi all’anca. E proprio l’artrosi all’anca è stato il principio guida nella scelta dell’hotel: Il Leone di Mare è estremamente comodo, perché situato in posizione davvero strategica per arrivare anche a piedi alla spiaggia, al minimarket, ai ristoranti e ai locali del lungomare Cristoforo Colombo. Certo soggiornare alla Corricella sarebbe stato molto più suggestivo, ma bisogna fare i conti con le proprie possibilità, e le scale del borgo marinaro mal si conciliavano con le mie attuali capacità motorie.
L’arenile di Ciraccio è ampio e sabbioso e, nonostante la presenza di stabilimenti balneari che affittano ombrelloni e lettini, decidiamo di piazzarci in prossimità dei faraglioni, nel tratto più caratteristico del litorale.
Verso le 19.30, dopo un giro di telefonate ai ristoranti indicatici dal ragazzo della reception in cui siamo riusciti ad accaparrarci 2 posti per domenica sera da Crescenzo (Marina di Chiaiolella, praticamente il prosieguo del lungomare Cristoforo Colombo) e per lunedi sera alla Lampara (Marina di Corricella) ma nulla per la sera stessa, ci presentiamo di persona ai ristoranti del lungomare e l’Agave ci accoglie con simpatia e gentilezza. Ceniamo in giardino con ancora i piedi pieni di sabbia e poi torniamo in hotel con il micropulmino della linea L1 che a quest’ora è decisamente più accessibile.
Piccolo suggerimento: nei periodi più affollati, programmate le cene in anticipo e prenotate all’arrivo tutti i ristoranti per non rischiare di rimanere letteralmente a bocca asciutta (come quasi è successo a noi!). Se poi i vostri programmi cambiano, siete sempre in tempo a disdire la prenotazione.
Sabato 4 giugno
Questa mattina ci alziamo con calma (siamo pur sempre in vacanza) e, arrivando alla colazione per ultimi, ci dobbiamo “accontentare” di croissant e lingue di Procida. Dopo aver ritirato le bici alla reception dell’hotel, puntiamo dritti verso il borgo della Corricella, nella speranza di non trovarlo particolarmente affollato.
Prima di affrontare la discesa a scale (a Marina di Corricella non ci sono strade, si scende solo a piedi oppure si arriva via mare), ci fermiamo al minimarket all’incrocio tra via Galletta e via Scotti a comprare il pranzo. Riempito lo zaino con i viveri, ci affacciamo al belvedere e il panorama che si presenta ai nostri occhi è davvero incantevole (e il principale motivo per cui siamo venuti fin qui): casette colorate, le une attaccate alle altre senza soluzione di continuità, affacciate sul porticciolo che si tuffa nel blu del mare!
Dopo le (migliaia) foto di rito, imbocchiamo le scale sul lato destro del belvedere (che poi scopriremo essere davvero le più comode da percorrere) e giungiamo nel cuore di questa isola da sogno.
Effettivamente l’orario pre-pranzo si rivela azzeccato, e passeggiamo tra abitazioni, locali, ristoranti e barche con una certa tranquillità. Nel corso della nostra esplorazione adocchiamo anche La Lampara, il ristorante prenotato per il lunedì sera, idilliacamente collocato alla fine del borgo in posizione leggermente rialzata, così da assicurare ai tavoli in terrazza una vista davvero mozzafiato.
Ma soprattutto notiamo la presenza dello stendardo che promuove l’attività di Andrea (pescaturismo e giro dell’isola in barca) che ci incuriosisce parecchio perché ci dà l’impressione di offre un servizio più “artigianale e genuino” rispetto alle imbarcazioni che abbiamo visto solcare le onde con decine e decine di passeggeri a bordo. Chiediamo info ai 2 promoter che ci comunicano che la gita dura circa 2 ore con sosta per il bagno e costa 25 euro a testa e ci suggeriscono di telefonare ad Andrea il giorno prima rispetto a quando abbiamo intenzione di effettuare l’escursione per verificare la disponibilità e concordare l’orario di partenza.
Quando gli occhi sono colmi di tanta bellezza, riprendiamo la scalinata e ci fermiamo di nuovo al belvedere per pranzare.
Probabilmente il pieno di energie mette in moto i nostri neuroni, visto che ci viene una brillante idea: sosta rigenerante in piscina. Non abbiamo mai particolarmente apprezzato, né tantomeno sfruttato, le piscine degli hotel nelle località di mare. “Se hai a disposizione il mare, qualunque esso sia, perché rintanarsi in una insulsa piscina????” – è sempre stata questa la nostra filosofia di milanesi abituati a respirare umidità e cemento. Ma in questo caso la piscina si rivela un “accessorio” estremamente prezioso, perché ci consente di tirare il fiato tra una pedalata e l’altra, con un bagno rinfrescante e un paio di ore di relax sotto l’ombrellone.
Quando il sole comincia ad essere più clemente, ci spostiamo, questa volta in bici, alla spiaggia di Ciraccio, dove rimaniamo fino a sera, quando decidiamo di brindare alla mini vacanza con un aperitivo sulla terrazza di La Rotonda al cospetto di uno dei tramonti più intriganti che abbiamo mai visto (e considerando la nostra non giovanissima età, di tramonti ne abbiamo visti parecchi!).
Per cena decidiamo di prendere una pizza da asporto da Pizzami Ancora (il locale di fronte al nostro hotel), ma quando entriamo ci aspetta un’amara sorpresa: ha finito le pizze (!!!!). Inforchiamo allora nuovamente le bici e torniamo verso Marina di Chiaiolella, ma nessun locale questa sera sembra volerci sfamare in barba alla nostra convinzione che al sud si ceni comunque fino a tardi.
Ritorniamo allora verso l’hotel, lo superiamo, e ci dirigiamo verso Piazza Olmo e Piazza della Repubblica, dove ricordiamo di aver visto qualche bar. Incappiamo in Pizz’Stop, pizzeria da asporto che, sebbene siano ormai le 22, ci prepara 2 pizze super e ci salva dalla prospettiva di dover “andare a letto senza cena” (triste retaggio della nostra infanzia, quando il digiuno serale rappresentava il castigo per aver combinato qualche marachella di troppo!).
Domenica 5 giugno
Anche stamattina ce la prendiamo comoda. E anche stamattina a colazione ci dobbiamo “accontentare” del “menù” del giorno prima. La nostra meta di oggi è la spiaggia di Pozzo Vecchio, nota anche come “la spiaggia del Postino” perché, anche qui come in altri punti dell’isola, sono state girate alcune scene del film “Il postino” con Massimo Troisi e Maria Grazia Cucinotta.
Sulla strada per la spiaggia, raggiunta rigorosamente in sella alle nostre bici, ci fermiamo al minimarket nei pressi di Piazza Olmo per il solito acquisto di cibarie da consumare a pranzo. Arriviamo sulla battigia già convinti di dover lottare per un posto sulla sabbia e invece, con nostro grande stupore, nonostante sia domenica, scopriamo che la parte non attrezzata dell’arenile è ampiamente libera. Possiamo quindi goderci lo spettacolo di questa insenatura in santa pace. Ci posizioniamo nella zona più in ombra (in quanto milanesi, il nostro rapporto con il sole è abbastanza conflittuale, soprattutto nelle ore centrali della giornata) e ci tuffiamo subito in acqua. Acqua davvero irresistibile anche perché, man mano che ci si allontana dalla riva, diventa sempre più limpida e cristallina. E acqua che non è nemmeno troppo fredda, né qui, né a Ciraccio. Eravamo certi di incappare in temperature marine più basse, avendo scelto come periodo per il nostro viaggio inizio giugno, invece ci siamo dovuti ricredere (forse anche per merito, o a causa, del caldo esterno anomalo).
Restiamo in spiaggia ad ammirare lo splendore che ci circonda fino a che il caldo e il sole non si fanno insopportabili e poi decidiamo di fare una capatina al faro, poco distante da qui. La capatina si trasforma però in una sosta di qualche ora perché qui, più che il faro in sé (che consiste in una struttura praticamente abbandonata), troviamo un tratto di mare molto invitante nonostante l’accesso non sia dei più agevoli, per lo meno per me e per la mia anca. Mio marito invece, armato di maschera e boccaglio, si lancia subito alla ricerca dei pesci che certamente abitano questi anfratti rocciosi.
Anche da qui la vista è eccezionale, con il Monte di Procida che si staglia di fronte a noi e il porto di Marina Grande che appare seminascosto di lato.
Durante una delle rare emersioni di mio marito chiamiamo Andrea e fissiamo l’appuntamento per il giro dell’isola alle 11 del giorno successivo.
Prima di rientrare in hotel non manca l’occasione per notare una forma di “pendolarismo” a noi estranea: nel tardo pomeriggio il tratto di mare prospiciente il faro si trasforma in una autostrada del mare, congestionata dal traffico di imbarcazioni che rientrano da Ischia e da Procida verso Napoli.
Torniamo in hotel giusto in tempo per acquistare i biglietti dell’aliscafo per il rientro, farceli gentilmente stampare dalla ragazza alla reception e prepararci per andare a cena. Questa sera senza sorprese, perché il tavolo da Crescenzo è lì pronto che ci aspetta. E la cena è di tutto rispetto, con anche il secondo giro di limoncello offerto dal titolare. Una sosta sul lungomare ad ammirare lo spettacolo della luna piena che si riflette nella distesa di acqua calma e quasi immobile conclude la nostra giornata.
Lunedì 6 giugno
Questa mattina ci svegliamo un po’ prima perché alle 11 abbiamo appuntamento alla Corricella con Andrea per il giro in barca. Dal momento che abbiamo riconsegnato le biciclette e ci muoviamo con i micropulmini, dobbiamo calcolare tempi di percorrenza più dilatati.
A colazione il buffet si presenta più vario e ricco dei giorni precedenti: oltre a croissant e lingue di Procida, fanno bella mostra di sé anche delizie al limone (strepitose!), pasticcini, torte al pistacchio e al cioccolato e anche prodotti salati.
Verso le 9.30 ci presentiamo alla fermata dell’autobus, con il micropulmino della linea L1 arriviamo a Piazza della Repubblica, percorriamo il breve tratto di strada che ci conduce al belvedere, ci fermiamo al solito minimarket all’angolo tra via Galletta e via Scotti per acquistare il pranzo e imbocchiamo la solita scala per scendere alla Corricella. Siamo leggermente in anticipo, quindi ne approfittiamo per dare una sbirciata all’imbarcazione che ci ospiterà: non troppo grande, ben tenuta, e sembra anche confortevole.
Facciamo due passi nel borgo (non ci stancheremmo mai di gironzolare qui!) quasi deserto e alle 11 ci presentiamo all’appuntamento: con estrema gioia scopriamo che a bordo della O. Giotto saremo solo in 4, Andrea compreso! Salpiamo per le nostre due ore (abbondanti) di gita, che inizia con lo spettacolo della Corricella vista dal mare.
Proseguiamo ammirando tutte le località e le spiagge dell’isola, con il sottofondo delle chiacchiere di Andrea che illustra i punti di interesse che lambiamo. Il luogo scelto per la sosta per il bagno è la spiaggia di Pozzo Vecchio, dove l’acqua è davvero meravigliosa! Dopo più di mezz’ora trascorsa a fare snorkeling, riprendiamo il nostro percorso: osservare dal mare l’imponente struttura di Palazzo d’Avalos è particolarmente suggestivo, così come lo è addentrarci con l’imbarcazione nella Grotta del Bue Marino (se si chiama così…). Bravo Andrea!
A malincuore torniamo verso la Corricella e salutiamo Andrea: la sua compagnia si è rivelata particolarmente piacevole. Se avessimo avuto più giorni a disposizione certamente saremmo usciti con lui anche per una battuta di pesca.
Risaliamo la nostra scala e ci fermiamo nuovamente al belvedere a consumare il nostro pranzo e poi rientriamo in hotel per la nostra pausa relax in piscina.
Poiché questa sera ceneremo alla Lampara alla Corricella, decidiamo di approfittarne per visitare anche Palazzo d’Avalos e il borgo di Terra Murata. Verso le 17.30 quindi ripartiamo dall’hotel, il nostro fido micropulmino (che transita generalmente ogni 10 minuti circa) ci riporta a Piazza della Repubblica e da qui aspettiamo (un po’ troppo a dir la verità…) la coincidenza con la vettura della linea C2 che ci porta a Terra Murata. Purtroppo, quando finalmente il veicolo compare all’orizzonte, insieme ad esso ci si ripropone l’incubo del giorno dell’arrivo: micropulmino stipato all’inverosimile, per salire ci dobbiamo schiacciare contro le porte. Per fortuna il tragitto è breve e il panorama da quassù è qualcosa di indescrivibile!
Visitiamo esternamente l’abbazia di San Michele Arcangelo e Palazzo d’Avalos (costruito sul finire del sec. XVI per volere del Cardinale Innico d’Avalos dagli architetti Cavagna e Tortelli, fu palazzo signorile e successivamente palazzo reale dei Borbone che, nel 1815 lo trasformarono in scuola militare e poi in carcere del Regno con successivi ampliamenti; chiuse definitivamente solo nel 1988). Ci sarebbe piaciuto visitare anche internamente il palazzo, ma gli orari di apertura non combaciavano con i nostri programmi. Ma sarà un’ottima scusa per tornare su questa isola fantastica!
Ci spostiamo verso il Belvedere dei Cannoni, da cui si possono scattare le foto che tipicamente ritraggono la Corricella su ogni opuscolo o pagina web, fino a ad averla resa praticamente sinonimo di Procida stessa. Poi scendiamo verso Casale Vascello, complesso secentesco che conserva, ancora oggi, tutto il fascino dell’epoca con le sue case colorate, addossate le une alle altre proprio per impedire il passaggio dei nemici e contraddistinte dalla presenza del vefio, piccolo balcone coperto da una volta ad arco che ricorda il mondo arabo, tipico di Procida.
Infine, prendiamo una delle scale (decisamente più scomoda e lunga di quella che abbiamo sempre percorso) che portano alla Corricella e sbuchiamo esattamente in corrispondenza della Lampara. Entriamo al ristorante e con grande stupore scopriamo che il tavolo che ci è stato riservato è praticamente quello con la vista migliore sul borgo. Le foto si sprecano, con l’invidia degli amici e dei parenti a cui le inviamo in diretta, e poi finalmente ci dedichiamo ad una cena che non è assolutamente da meno rispetto al panorama, e ci gustiamo entrambi con i sensi pienamente appagati.
Rinunciamo al dolce per assaggiare una granita al limone di cui ci hanno decantato meraviglie ma quando arriviamo purtroppo il locale è già chiuso. Ci dirigiamo quindi lentamente verso la fermata della linea L1 di Piazza della Repubblica e rientriamo in hotel.
Piccolo suggerimento: Se non volete vedere lievitare il conto del ristorante senza rinunciare alle prelibatezze della cucina locale, optate per il vino in caraffa!
Martedì 7 giugno
Oggi purtroppo si torna a casa. Ci alziamo quindi di buon’ora perché non vogliamo perdere nemmeno un minuto in questo paradiso. La colazione ci premia ancora. Liberiamo la stanza, saldiamo il conto, lasciamo i bagagli in custodia alla reception e andiamo, con il micropulmino, alla spiaggia di Ciraccio. Scendiamo alla fermata prima rispetto all’inizio del lungomare per acquistare il pranzo al minimarket sulla strada e poi torniamo ai “nostri” faraglioni. Ci rendiamo conto che di mattina buona parte dell’arenile è in ombra, e la cosa non ci dispiace affatto. Dopo gli ultimi bagni, in un mare leggermente più mosso del solito, torniamo all’hotel per intraprendere, molto a malincuore, il viaggio di ritorno.
Ci facciamo una doccia rapida e ci cambiamo negli spogliatoi della piscina dell’hotel prima di salire, per l’ultima volta, sul micropulmino della linea L1 che ci conduce al porto. Effettuiamo il check in alla biglietteria e alle 14.15 partiamo con l’aliscafo in direzione Napoli. Giunti al porto saliamo sull’Alibus alla volta dell’aeroporto, dove arriviamo con largo anticipo ma temevamo di trovare traffico dal momento che questa sera in città si tiene il concerto di Vasco Rossi.
Piccolo suggerimento: Mai sottovalutare le potenzialità delle piscine degli hotel!
Il nostro viaggio si conclude, felici di aver trovato a Procida quella giusta combinazione di relax e scoperta di luoghi incantevoli che ci ha permesso di staccare la spina e vivere momenti di assoluta serenità.