Mamma, non ho perso l’aereo per Parigi!
Una settimana a Parigi, mamma e figlia
Indice dei contenuti
25 giugno, giorno 1
Ci presentiamo: figlia 47 anni e mamma 77 anni, grandi camminatrici.
Partiamo da Malpensa con un volo operato da Vueling alle 8:35 per arrivare a Parigi Orly intorno alle 10.05 (311,96 euro x 2 persone), dopo aver parcheggiato all’ormai di fiducia Ceria Malpensa (http://www.ceriamalpensa.it, 41 euro).
Arrivati a Orly chiediamo all’ufficio informazioni Orlyval quali mezzi è meglio prendere per raggiungere il nostro hotel che si trova a San Denis, B&B Hôtel Paris Saint-Denis Pleyel (680,70 euro x 2 persone x 5 notti con colazione).
Purtroppo all’ufficio sono di poca utilità, dobbiamo cercare noi su Google Maps il tragitto e poi indicarglielo.
Prendiamo quindi la navetta Orlyval (entrata proprio dietro all’ufficio informazioni Orlyval del terminal 1) per la fermata Antony, qui prenderemo la RER B fino a La Plaine-Stade de France (12,10 euro; la RER è una ferrovia, che però ha frequenza tipo metro, a cui si accede direttamente dalle stazioni metro e viceversa). Purtroppo non è la soluzione ottimale, ma ancora non conosciamo le potenzialità della rete parigina, dovremo fare infatti molta strada a piedi, anche perché ci sono dei lavori che ci impediscono di arrivare direttamente all’hotel.
Il check-in è alle 12, quindi riusciamo a lasciare i bagagli e darci una rinfrescata. La stanza è piccola ed essenziale, ma è pulita e con bagno privato.
La prima tappa della giornata è la zona di Montmartre, quindi prendiamo la metro 13 e poi la 2 per arrivare alla fermata Abesse, dove si trova il Muro dei Je t’aime, cioè il muro con ti amo in tutte le lingue del mondo.
Approfittando del fatto che la copertura del cellulare italiano si estende nella UE, con Google maps arriviamo alla piazzetta di St-Jean de Montmartre dove troviamo i cartelli per la Funicolaire Gare Basse e saliamo la Butte, cioè la collina su cui si erge il Sacré-Coeur (1,90 euro, lo stesso biglietto della metro).
C’è una piccola coda all’entrata (gratuito, 10-19 h), in quanto, come in tanti altri posti, controllano all’interno degli zaini. La chiesa è piuttosto moderna, voluta per un voto espresso nel 1870 se la Francia si fosse salvata contro i prussiani, è stata completata nel 1914. La volta è ricoperta da un grande mosaico che rappresenta il Cristo, ma ci colpiscono le vetrate e soprattutto i rosoni. Sulla terrazza prospicente si gode di un’ottima vista sull’intera città.
Uscite dalla chiesa ci infiliamo nelle strette vie di Montmartre, le vie rese note dagli artisti, che ora sono piene di negozietti e ristoranti molto graziosi; alcune di queste vie, portano a Place du Tertre che è il punto più alto di Parigi, dove si trovano tantissimi pittori, ritrattisti che offrono i propri servigi per pochi euro.
Abbiamo saltato il pranzo e quindi decidiamo di anticipare la cena e ci gustiamo una galette (crêpe salata) al formaggio con contorno da Croq’ Minute (28 euro, i prezzi saranno sempre comprensivi di acqua).
Lungo la collina, ci sono diverse scale che portano alla base, da dove si gode del complesso del Sacré Coeur nella sua interezza, con le scalinate e il giardino.
Lasciamo Montmartre, fermandoci qua e là a vedere i colorati e profumati negozi di sapone e passando sopra al famoso cimitero che ospita diversi nomi illustri. Raggiungiamo il quartiere a luci rosse, per vedere almeno da fuori il famoso Moulin Rouge e proseguiamo verso il Pigalle Basketball court Duperré, che ogni tanto viene ridipinto da nomi famosi del design.
Il tempo che doveva essere piovoso, in realtà ci ha graziato e nonostante fosse nuvoloso ci ha permesso di visitare al meglio la zona.
Dopo tutto il viaggio e la visita, siamo stanche, riprendiamo quindi la metro in Place de Clichy e raggiungiamo la fermata di Carrefour Pleyel, dove a due minuti si trova il nostro hotel. Per fortuna mi sono portata il bollitore da viaggio, così ci facciamo un caffè e dopo una bella doccia siamo pronte per la notte.
Purtroppo la notte sarà molto agitata in quanto i nostri vicini di stanza, probabilmente molto ubriachi, continuavano a bussare alla nostra porta, ridendo fino alle 4 di mattina, nonostante avessimo segnalato la cosa alla reception.
26 giugno, giorno 2
La nostra giornata inizia con la visita del museo d’Orsay, che abbiamo prenotato per le 9.30, tramite il sito www.musee-orsay.fr (16 euro, Lun chiuso, Mar-Dom. 9.30- 18h, Gio 9.30-21.45). Il museo è una vecchia stazione che collegava Parigi con le stazioni del sud, e ne rimangono a testimonianza i grossi orologi e le vetrate. Il museo è soprattutto dedicato agli impressionisti e tra questi vediamo molte opere fino a questo momento viste solo sui libri di storia dell’arte: le ballerine di Degas, le ninfee di Monet, la notte stellata di Van Gogh, le haitiane di Gauguin, quadri così famosi che sembra impossibile siano tutti riuniti in uno spazio così relativamente piccolo. Ci colpiscono anche la mostra dedicata a Gaudì e alcune statue come quelle dell’orso polare di Pompon, che sembra scolpito da un bambino e una statua di una donna il cui abito ha ombreggiature rese dalle venature dei marmi utilizzati.
Dopo tre ore di visita, lasciamo il museo per dirigerci a St Germain des Pré, la più antica chiesa di Parigi che ci sembra un po’ strana per i forti i colori utilizzati nelle decorazioni interne e per il mix tra gotico e romanico.
Facciamo due passi nel quartiere latino che ci delude un po’, perché ci aspettavamo fosse più caratteristico, in realtà è piuttosto moderno e non ricorda più che qui vivevano coloro che “sapevano di latino”, se non per la presenza dell’immensa Sorbonne; la cosa che mi ha colpito di più dell’edificio universitario è che in alto ha delle lunette, ognuna dedicata a una materia, la botanica, la chimica, la matematica, etc.
La nostra visita prosegue verso il Pantheon (11,50 euro). In un primo momento non avremmo voluto visitarlo, però leggendo la nostra guida (Mondadori) e vedendo che c’era della gente sulla cupola, ci è venuta voglia di salire. All’entrata però ci è stato detto che i posti per la visita dalla cupola erano ormai esauriti, quindi si consiglia di prenotare; ormai però eravamo entrate e abbiamo reso omaggio alle tombe di personaggi illustri quali Voltaire, Russeau, Zola, Hugo, Marie Curie, che sono qui sepolti.
Avevamo pensato di pranzare al Jardin du Luxemburg, quindi tiriamo fuori la nostra baguette con il formaggio e approfittiamo di questi bei giardini con un lago ottagonale, dove i bambini si divertono a far navigare delle piccole barchette noleggiate, con la fontana dei Medici e soprattutto con il Palais du Luxembourg, sede del Senato, costruito perché ricordasse a Maria de’ Medici, la lontana Firenze.
A questo punto il nostro giro prevedeva di salire sulla tour Montparnasse in quanto più alta della Tour Eiffel, ma il paesaggio goduto da Montmartre ci aveva già appagate e quindi abbiamo rinunciato.
Continuando la nostra visita siamo arrivate al Musée des Plans-Reliefs, davanti al quale c’è un piccolo aereo, e dietro al quale c’è l’Hotel des Invalides, nato come ospedale per feriti e veterani, oggi custodisce la tomba di Napoleone. È però tardi per poter entrare (10.45- 19).
Per cena optiamo per delle insalate comprate da Carrefour, che consumeremo direttamente in camera.
27 giugno, giorno 3
Dato che la notte prima era stata piuttosto difficile, decidiamo di svegliarci più tardi, anche perché il percorso della giornata non prevede nulla di prenotato, quindi possiamo gestircelo liberamente.
La prima tappa sarà la settecentesca Ecole MIlitaire, composta da diversi edifici, famosa perché Napoleone fu uno dei primi cadetti che la frequentarono.
Attraversando il giardino degli Champs de Mars arriviamo al simbolo di Parigi, la Tour Eiffel (https://www.toureiffel.paris/fr/tarifs-horaires, 20,40 euro fino alla cima, 11-22.30h), costruita nel 1889 per l’Esposizione Universale, alta 320 m e la cui vetta si può raggiungere con l’ascensore o 1652 gradini.
Attraversiamo la Senna, superiamo le fontane del Trocadero e arriviamo al Palais de Chaillot, un palazzo che se non fosse per le frasi di Valéry in oro, sembrerebbe di stampo razionalista, ma forse è solo perché è in stile neoclassico.
Andiamo verso il retro del palazzo, attraversando una terrazza da cui si gode di una bella vista sulla Tour Eiffel e prendiamo il viale Iena, che porta all’Arco di Trionfo, voluto da Napoleone dopo la vittoria di Austerlitz.
Proseguiamo imboccando uno dei viali più famosi: gli Champs Elysées con i suoi ristoranti di lusso e i notissimi marchi d’alta moda, le cui vetrine sono delle piccole opere d’arte. La nostra prima tappa lungo il viale sarà il magazzino Lafayette, un magazzino d’epoca che all’entrata presenta una grande scalinata di marmo; facciamo un giretto fra le grandi marche, ma mi aspettavo che fosse come la Rinascente a Milano o Harrods a Londra, mentre è un magazzino di dimensioni ben più ridotte.
La seconda tappa sul viale è in una traversa ed è il Grand Palais che ospita oggi delle mostre, ma che di cui purtroppo riusciamo a vedere ben poco in quanto è in fase di ristrutturazione e ogni lato è ricoperto da impalcature. Giriamo intorno e arriviamo alla terza tappa, il Petit Palais, che ci sembra strano chiamarlo così, in quanto è di dimensioni notevoli e ospita un museo d’arte, che però non visiteremo.
Il naturale proseguimento della via del Petit Palais è il più elegante ponte di Parigi, il ponte Alexandre III che è ben riconoscibile per le sue statue dorate e le molte decorazioni anche sotto il livello della strada. Dall’altra parte del ponte, scorgiamo l’Hotel des Invalides, visto il giorno precedente.
Torniamo verso les Champs Elysée, in direzione della Place de la Concorde, famosa perché era qui che avvenivano le decapitazioni con la ghigliottina, tra cui quella di Luigi XVI e Maria Antonietta. Oggi invece al suo centro c’è un obelisco egizio proveniente da Luxor.
Superata Place de la Concorde iniziano i Jardins des Tuileries, che portano al Louvre.
Il Louvre è ben riconoscibile in quanto l’accesso è segnato dall’Arc de Triomphe du Carrousel, che ricorda le vittorie di Napoleone, dopo di che si apre una struttura a ferro di cavallo che in precedenza era il Palazzo Reale, che ora ospita al suo centro una piramide di vetro che è l’accesso al museo.
Giriamo intorno al Louvre e arriviamo all’Orangerie, di cui però si vede poco, e continuiamo a camminare lungo la Senna, fino al all’Hotel de Ville, ovvero il municipio. Camminando lungo la Senna vediamo altri palazzi molto belli, come quello del Palazzo di Giustizia e la Conciergerie, che rivedremo nei giorni seguenti.
Siamo in anticipo rispetto alla nostra tabella di marcia, così decidiamo di visitare qualcosa programmato per i giorni seguenti, dato che non siamo lontane.
Vediamo dall’esterno l’edificio che ospita il centro Pompidou, museo di arte moderna, in quanto è una struttura al contrario, i tubi in genere nascosti, sono invece qui messi in bella mostra. Superato il museo, attraversiamo il quartiere des Halles, il famoso ventre di Parigi di Zola, che erano i vecchi mercati. Oggi è un quartiere piuttosto carino, con negozi e ristorantini, con al centro un centro commerciale e poco lontano la chiesa di Sant’Eustacchio, ricordata perché è quella che assomiglia di più a Notre Dame de Paris: in stile gotico, volte altissime, abbiamo deciso di visitarla proprio perché Notre-Dame dopo l’incendio non è visitabile. Davanti alla chiesa, c’è una scultura moderna che ritrae un volto con una mano da dove dei ragazzini si buttano giù, facendo evoluzioni con il proprio skateboard.
Ci fermiamo qui per cena al Café Rive Droite e proviamo il Croque Monsieur, una sorta di mega toast con il formaggio all’esterno (30 euro)
28 giugno, giorno 4
Dopo una bella colazione, ci mettiamo in viaggio per raggiungere la reggia di Versailles.
Prendiamo la metro 13 fino a Invalides, quindi la RER C per Versailles-Chantiers e in un’oretta siamo a destino (biglietto acquistato in metro per l’intero tragitto 7,30 euro).
Due passi a piedi e siamo all’entrata. Abbiamo prenotato il biglietto per l’accesso delle 11 (https://billetterie.chateauversailles.fr, 27 euro). Il palazzo è visitabile da due entrate, una che porta al piano terra agli appartamenti del delfino, delle dame e dei capitani e una seconda che porta al primo piano dove ci sono i grandi appartamenti, la cappella e la famosa sala degli specchi. La parte più bella, secondo me, è però quella dell’immenso parco, una parte del quale è aperto al pubblico, senza biglietto.
Per girare il parco si possono prendere in affitto biciclette, risciò oppure c’è un trenino che fa il giro (4,60 euro). Noi ci siamo spinte fino al Petit Trianon e Grand Trianon, ma per girarlo tutto ci voleva una giornata intera.
Torniamo a Parigi partendo dall’altra stazione di Versailles-Rive Droite, in quanto la nostra era stata chiusa senza motivo e con la RER L e poi la RER B, raggiungiamo Saint-Michel Notre-Dame sulla Ile de la Cité, uno degli isolotti sulla Senna parigina.
Personalmente ho sempre ritenuto che il simbolo di Parigi fosse Notre Dame. La prima pietra fu deposta nel 1163 sopra a un tempio romano. La facciata non è stata particolarmente danneggiata dall’incendio, ma tutto intorno è un cantiere, la guglia centrale è scomparsa e con nostro gran dispiacere, non sarà possibile entrare fino a data da definirsi.
Andiamo verso il Palais de Justice e troviamo la Sainte-Chapelle (11,50 euro, 9-19 h), entriamo dopo aver fatto mezz’ora di coda. La cappella è un reliquiario su due livelli: un livello al piano terra che risulta deludente in quanto gran parte della cappella è coperto dai negozietti che sono stati qui allestiti e la cappella superiore che è meravigliosa, con 15 coloratissime e altissime vetrate di 15 m, che coprono la maggior parte dei muri, con più di 1000 scene religiose.
Essendo un’amante di Shakespeare non potevo non andare alla libreria Shakespeare and Co. e nonostante abbia sentito qualcuno dire che prende il nome dal fatto che Shakespeare è stato qui, cosa impossibile perché non ha mai lasciato l’Inghilterra, se non con la fantasia, non ho potuto fare a meno di entrare e acquistare un romanzo (Il Gobbo di Notre Dame di Hugo). I testi sono per lo più in lingua inglese e alla cassa si può chiedere di avere il timbro-ricordo che cita “Shakespeare and Co – Kilometer Zero Paris”.
Decidiamo di fermarci per cena in un ristorante dietro Notre Dame chiamato Esmeralda, dove avevamo visto proponevano la zuppa di cipolle. Provo per la prima volta anche le escargots. Mangiamo bene, ma ci rimaniamo male quando vediamo sul conto la bottiglia d’acqua a 9 euro quanto il piatto di lumache (40 euro).
29 giugno, giorno 5
Ormai siamo esperte di metro parigina, prendiamo la 13 e poi la 14 fino a Pyramides; andando verso il Louvre, incrociamo la Comédie Française, dove si esibiva la compagnia di Molière.
L’edificio del Louvre, da cui inizia la nostra giornata, vide la posa della prima pietra nel Medioevo, come fortezza contro i Vichinghi, da allora ogni re lo ha ingrandito e arricchito, ma se ne possono ancora vedere i fossati Medioevali, durante la visita interna.
Abbiamo prenotato per l’accesso delle 9 (www.ticketlouvre.fr, 17 euro) e l’entrata è dalla piramide di vetro, dove si trovano tre scale che portano alle tre ali, Richelieu, Sully e Denon: il museo è diviso per nazione o zona di origine delle opere. Attenzione se, come è capitato a noi, sul biglietto non c’è il codice QR, va fatto ristampare alla biglietteria Assistance altrimenti non fanno accedere alle ali.
Quando si prenota conviene fare attenzione alle zone che sono chiuse per restauro: una mappa e calendario dettagliati si trovano sul sito del museo: ad esempio quando siamo andati noi la zona dello scriba seduto era chiusa; altre opere invece possono essere state date in prestito ad altri musei, come ad esempio nel nostro periodo, il codice di Hammurabi.
Detto questo, per visitare il museo, ci vorrebbero giorni, quindi prima di entrare abbiamo redatto una lista di ciò che ritenevamo più interessante o che vedevamo spesso consigliato e abbiamo cercato di seguirla, ovviamente divagando qua e là, perché attirate da quello che vedevamo sul posto. Nella nostra lista apparivano: la Cours Marly, i bassorilievi persiani di Persepolis e della città di Susa, la Sfinge di Tanis, la tomba di Philippe Pot, la Nike di Samotracia, la Venere di Milo, Atena, Amore e Psiche, la Merlettaia, le Nozze di Cana, l’incoronazione di Napoleone, la morte di Marat, la Vergine delle Rocce e ovviamente la piccola Gioconda, davanti alla quale sono state organizzate due file con corde proprio per evitare l’assembramento, ma questo non previene purtroppo la maleducazione di chi è più attento a un selfie che a vedere un’opera d’arte che ha segnato la ritrattistica rinascimentale. Per vedere tutto questo ci sono volute circa quattro ore e mezzo.
Dato che ogni giorno abbiamo camminato circa 16-18 km, decidiamo di proseguire il nostro tour della città vedendolo da un punto di vista diverso, quello della Senna, quindi andiamo a Pont de l’Alma e acquistiamo i biglietti per la crociera di circa un’ora con Bateaux-Mouches (15 euro). In questo periodo al mattino ce n’è una ogni ora e al pomeriggio una ogni mezz’ora. Lungo il percorso si vedono i monumenti più importanti dalla Tour Eiffel a Notre Dame, dall’Hotel de Ville alla Conciergerie; si passa sotto ai ponti più importanti, il Pont Neuf, l’Alexandre III e si raggiunge anche il ponte de la Tournelle, sul quale c’è la statua che rappresenta la patrona di Parigi, St. Geneviève. Sotto ad ogni ponte le scolaresche gridavano per sentire l’eco, divertenti!
A questo punto sulla nostra check list, mancano poche cose da vedere, tra queste c’è Place Vendôme, diventata famosa perché qui c’è il Ritz, l’hotel dove soggiornò Lady D, prima del famoso incidente; l’Opéra de Paris Garnier, un bell’edificio di materiali e stili diversi, con dei musicanti fuori che propongono la propria arte.
Proseguiamo alla ricerca dell’entrata principale del Palazzo Reale e ci mettiamo un po’ a trovarlo, ma poi grazie anche a Google maps riusciamo a identificarlo.
Riprendiamo la metro e andiamo a piazza della Bastiglia, dove in realtà la prigione della Bastiglia non esiste più, ma è rimasta una colonna a ricordo; poco lontana c’è Place des Vosges che è una piazza quadrata, tutta contornata di portici con all’interno un piccolo parchetto dove ci fermiamo un momento a riposare.
Per cena compriamo delle insalate e cous-cous da G20, che consumeremo direttamente in camera; volendo l’hotel è dotato di un terminale tramite il quale si può ordinare cibo da asporto (es. sushi, pizza, hamburger, etc).
30 giugno, giorno 6
Ormai è giunto il nostro ultimo giorno e dato che l’hotel si trova a San Denis, decidiamo di visitare la basilica cattedrale di Saint Denis (9,50 euro), eretta sul luogo di sepoltura di san Dionigi, primo vescovo di Parigi, ma famosa soprattutto perché qui venivano incoronati tutti i re e si trovano le tombe di sovrani delle varie dinastie, delle loro consorti e di molti altri personaggi influenti (più di 70): Maria Antonietta, Luigi XVI, Francesco I, Enrico II, Caterina de’ Medici, Maria de’ Medici sono sepolti qui.
Il resto di St. Denis l’abbiamo visto di sfuggita, carino è il palazzo del Comune e il museo è una sorta di tempio greco.
Torniamo in hotel, che ci aveva custodito i bagagli, quindi prendiamo la metro 13 e la metro 14 fino a Chatelet, raggiungiamo la RER B che si collega alla fermata di Antony con la navetta Orlyval che porta a Orly terminal 1-2-3 o terminal 4 (14,30 euro). Diciamo che in un primo momento avevamo pensato di prendere il taxi (circa 75 euro), ma abbiamo optato per i mezzi pubblici che sono precisi, frequenti e convenienti.
A parte andare/tornare da Orly e Versailles, per i quali abbiamo preso dei biglietti dedicati che coprivano l’intero percorso, per quanto riguarda invece gli altri giorni in cui utilizzavamo la metro solo per andare e tornare in hotel, abbiamo preferito fare il carnet da 10 biglietti da 16,80 euro invece di 19 euro.
Data la diffusione, mi sento di segnalare anche le bici in affitto https://www.velib-metropole.fr (5 euro al giorno o 10 euro per quella elettrica) che possono essere e lasciate un po’ ovunque.
Torniamo a Malpensa con un volo Vueling partito da Orly alle 18.10 e arrivato alle 19.40. A bordo ci gustiamo il flan nature preso alla mattina in una panetteria di St. Denis e finiamo in dolcezza il nostro viaggio mamma e figlia.