Fine settimana a Parigi? Ecco un itinerario di 3 giorni per non perderti nulla della Ville Lumière

Viaggio nella Ville Lumière
Scritto da: fabri979
fine settimana a parigi? ecco un itinerario di 3 giorni per non perderti nulla della ville lumière

Week End a Parigi. Viaggio nella Ville Lumière

Per la festa del 1° maggio finalmente, dopo tanti anni di attesa, siamo riusciti ad organizzare un fine settimana a Parigi. Dettagli delle spese fisse:

  • Volo Ryanair da Bologna per Parigi Beauvais, acquistato a gennaio al costo di 440,00 euro per due persone, comprensivo di trasferimento aeroporto – centro città e ritorno.
  • Parcheggio in aeroporto a Bologna prenotato un mese prima on line a 35,00 euro per quattro giorni al P2 coperto, giusto di fronte all’area partenze.
  • Hotel Phenix, all’uscita della fermata Charles de Gaulle / Etoile della linea 1 della Metro,  a poca distanza dal terminal dei bus di Porte Maillot e vicinissimo all’Arc de Trionphe, al costo di 328,00 euro per tre notti.

Diario di viaggio

28 Aprile 2023 venerdì

Alzataccia e partenza per Bologna. Percorriamo la E45, strada del quarto mondo, la più allucinante del pianeta, perennemente violentata da eterni lavori che procurano frequentissime chiusure di viadotti e gallerie, con conseguenti deviazioni su strade ordinarie nelle amene colline dell’Appennino  Tosco-Emiliano, oltre ad interminabili scambi di corsia ogni quarto d’ora con tutti gli annessi e connessi che ne derivano. Facciamo venti chilometri di serpeggiante strada dietro due articolati per la chiusura della galleria del Verghereto, ed altri 6 o 7 per la chiusura di quella di Quarto, e tante grazie all’autista del TIR sloveno che rallenta per farci passare. Il presentimento ci ha fatto anticipare di mezz’ora la partenza, e sfidando successivamente gli autovelox in autostrada riusciamo a raggiungere l’aeroporto alle 4,30 (e siamo partiti alle 1,30!). Una volta parcheggiata l’auto e superati i controlli raggiungiamo il gate 12 che è già iniziato l’imbarco: almeno non ci siamo annoiati con l’attesa. Il volo parte in perfetto orario, e dopo un viaggio tranquillo atterriamo a Beauvais alle 7,40 sotto la pioggia; abbiamo iniziato male e proseguiamo peggio. Dal terminal T2 raggiungiamo in breve il parcheggio dei bus saltando la fila per acquistare i biglietti, e riusciamo a salire sul primo autobus dopo una corta attesa. In un’ora e mezza siamo a Parigi, e dopo circa un’altra mezz’ora nel traffico sempre più opprimente arriviamo alla stazione di Port Malliot. Attraversiamo la strada prendendo come riferimento una grande “M” gialla che indica la stazione della metro e dopo due fermate, con la linea 1 (gialla) emergiamo in superficie proprio davanti all’Arco di Trionfo: ha smesso di piovere. Al proposito, avevo acquistato in internet due tessere “Navigo Easy” sul sito Parigi.it comprendenti un carnet di 10 corse, molto utili e pratiche e utilizzabili su tutta la rete di trasporti urbani della Città. Con un supplemento di 9,00 euro per il corriere veloce le ho avute recapitate a casa in 48 ore, dopo aver atteso circa venti giorni per via del fatto che vanno a ruba e si esauriscono praticamente subito. Lascio immaginare l’assembramento alle casse della metro di Port Malliot da parte delle orde di passeggeri che arrivano con i voli in contemporanea al terminal dei bus. Dalla fermata a breve (due traverse) raggiungiamo l’hotel, dove facciamo il Check-in e lasciamo la valigia in deposito, per uscire e iniziare l’esplorazione della città.

Facciamo una lunga passeggiata lungo il viale dei Campi Elisi, osservando le vetrine delle grandi Firme della moda con la coda contingentata di clienti (90% asiatici) in attesa, fino a giungere in Piazza della Concordia, dove troneggia l’obelisco egizio proveniente da Luxor. Dietro-front e sosta al ponte Alessandro III passando in mezzo ai Grand e Petit Palais, quindi attraversiamo il viale facendo il percorso a ritroso. I morsi della fame non ammettono deroghe, quindi ci fermiamo in una delle tante Brasseries per consumare un frugale spuntino con due baguette che non sono proprio nulla di che, confermando la vecchia teoria che nelle zone altamente turistiche ti mangi solo i soldi che spendi. A questo punto torniamo alla stazione metro di Etoile/C. de Gaulle dove prendiamo la linea 2 (blu) e raggiungiamo la fermata Blanche, dove ad attenderci troviamo Maurizio, la guida del free tour di Montmartre che avevo prenotato in internet sul sito della Civitatis. Maurizio è un signore di mezza età che vive qui da diciannove anni ed ha competenza della materia e della zona: con un piccolo contributo di 10 euro ti illustra al meglio le bellezze del quartiere e ti da tutte le informazioni possibili per qualsiasi richiesta.

Iniziamo con la storia e ci soffermiamo sul Moulin Rouge, che si staglia giusto di fronte alla fermata metro, e ci inoltriamo nelle viuzze della zona, ricevendo indicazioni su tutto ciò che incontriamo, dalle Brasserie alle Boulangerie, passando per la pescheria o i negozi di pasticceria, evidenziando sostanziali differenze che noi non avremmo mai notato. Giungiamo al muro azzurro maiolicato del “ti amo” scritto in centinaia di lingue, per salire poi al secondo livello della collina tramite una ripida scalinata, dove si trova la casa che fu della cantante Dalida. Attraversata la strada ci fermiamo al secondo e ultimo mulino superstite del quartiere, ed incontriamo il curioso uomo che esce dal muro, la parodia di un uomo qualunque senza anima e senza gloria che per via della propria condizione di nullità poteva attraversare le superfici fisiche. Proseguendo giungiamo alla piazza Dalida, con la statua marmorea a grandezza naturale dell’artista ed al busto di donna con i seni prorompenti resi lucidi dalle incessanti palpeggiate dei credenti delle superstizioni (ma l’aneddoto della differenza fra toccare il destro o il sinistro non lo ricordo); da qui si gode di una visuale straordinaria della stradina, purtroppo aperta alla viabilità, che conduce al terzo livello, cioè alla sommità della collina. Facciamo una tappa ad osservare un vigneto (!) che resiste in mezzo alle case, l’ultimo sopravvissuto di una colonia autoctona, e  che produce oggi circa 500 bottiglie da mezzo litro annue (di dubbia qualità, a detta di Maurizio) che vanno a ruba tra i collezionisti che le pagano a peso d’oro.

Altra sosta al “Lapin Agile”, storico Cabaret degli artisti del primo novecento e poi via verso la chiesa del Sacro Cuore, non percorrendo però la famosa e ripida scalinata, ma aggirandola di lato per giungere alla base posteriore dell’edificio ed apprezzarne i vari stili nelle varie fasi della costruzione. Una volta raggiunta la cima della strada ci ritroviamo in una folla immensa di turisti, a tal punto che è anche difficile camminare. La lunga fila all’ingresso ci sconsiglia la visita interna della chiesa, e transitando per il belvedere raggiungiamo la famosa piazzetta degli artisti, oggi solo copie sbiadite dei loro predecessori, ma che comunque riempiono l’area fino a farla traboccare. A mio giudizio i dipinti sono parecchio scadenti, e i prezzi assurdi, ma evidentemente questa gente campa di rendita sfruttando la strada che hanno tracciato i vecchi ma veri artisti. A questo punto c’è il commiato con la nostra guida, due ore trascorse in un battito di ciglia e, salutati i nostri compagni di avventura decidiamo di scendere a piedi lungo i caratteristici vicoli, non riuscendo a riordinare il miliardo di nozioni ed informazioni che ci ha elargito il nostro buon Maurizio. Sarebbe stato utile un registratore, ma si sa, col senno del poi.

Riprendiamo la metro e mia moglie si pianta al tornello: le si è smagnetizzata la carta. Fortunatamente alla biglietteria c’è solo una persona in attesa e risolviamo la questione in breve dopo la raccomandazione di tenere separata la carta dal cellulare. Usciti dal sottopasso della metro alla stazione Etoile scendiamo in quello adiacente che ci conduce all’Arco di Trionfo, dove ho prenotato la salita alla sommità per le 19,30; ho i biglietti e tiro dritto, ma quando arrivo ai controlli della sicurezza… Sorpresa! Oggi pomeriggio è chiuso; è in atto una commemorazione alla tomba del “soldato sconosciuto” con la presenza di vecchie glorie piegate in avanti dal peso degli anni e delle medaglie che ornano i petti oramai rilassati. Assistiamo alla cerimonia che sta concludendosi, e raggiungiamo il vicino albergo, domani vedremo il da farsi. Quando arriviamo all’hotel siamo stracotti, e dopo una doccia ci rilassiamo mezz’ora distesi sul letto; non cediamo alle tentazioni di Morfeo (siamo in piedi da 19 ore) e usciamo in cerca di un ristorante. Fatti 50 metri troviamo un ristorante cinese, il “Noodle Panda”, occupato da soli orientali, che è un buon segno: non era nei nostri progetti, ma ne è valsa la pena. Ceniamo in tutta tranquillità, e poi diretti a nanna.

29 Aprile, sabato

Decidiamo di fare la colazione in albergo, che alla fine si rivelerà essere la più economica e la più varia rispetto all’esterno, ed alle 8,30 prendiamo la linea 1 della metro per raggiungere il Museo del Louvre: ho prenotato per le 9,30 la visita guidata in lingua italiana sul sito internet della Civitatis a febbraio. Facciamo fatica a trovare il punto di incontro, l’Arco di Trionfo del Carousel, perché ingabbiato in una scatola di legno e metallo per via di lavori di manutenzione, ma alla fine, dietro indicazione di uno scorbutico cameriere del bar di fronte alla piramide, raggiungiamo la meta, dove incontriamo altri due partecipanti. Alle 9,40 giunge Valentina, la guida, e iniziamo la visita: stento a credere, siamo solo in quattro! Entriamo da un ingresso secondario aggirando una fila ormai chilometrica di gente in attesa, scendiamo al piano inferiore, e transitando in una galleria di negozi arriviamo all’ingresso riservato sotto la piramide. Percorriamo l’antico fossato del castello, osserviamo da uno schermo l’evoluzione del palazzo nel corso dei secoli, prendiamo la scala che ci conduce al piano superiore e iniziamo la visita vera e propria del museo.

Inutile soffermarsi ai dettagli, che non renderebbero l’idea di tanta bellezza, mi limito a descrivere il percorso: Antica Grecia, con la Venere di Milo, Diana Cacciatrice, l’Ermafrodito dormiente, la sala delle cariatidi con il gladiatore. Si sale al primo piano con la veduta della Vittoria Alata sulla prua della nave per transitare nella Rotonda d’Apollon e l’omonima galleria. La successiva Grande Galerie della pittura italiana fa la differenza: Ghirlandaio, Perugino, Leonardo, Mantegna, Raffaello ecc. Si entra successivamente in una sala dove troneggia un enorme dipinto raffigurante le nozze di Cana del Veronese, e di fronte, sulla parete opposta, venerata come una dea, la signora Gherardini sopporta con sufficienza e noncuranza la schiera di ammiratori che fanno un quarto d’ora di fila per omaggiarla. Alla fine è una delusione, perché le transenne arrestano la fila a circa cinque metri dal quadro, guardato a vista da uno stuolo di sorveglianti. Mi viene da ridere, al pensiero che Francesco del Giocondo rifiutò il dipinto di Leonardo in quanto non di proprio gradimento.

A questo punto ci separiamo dalla nostra Valentina, dopo due ore trascorse in un battibaleno. Proseguiamo in autonomia ora visitando un paio di Caravaggio e di altrettanti Goya (fra i tanti capolavori), e scendiamo al piano interrato alla sezione egizia. Abbiamo avuto in precedenza la fortuna di visitare i musei del Cairo e quello di Torino, ed il Louvre regge sicuramente il confronto. Sono ormai le due, e chiedo ad una addetta dove possiamo trovare un bar per rifocillarci: in italiano mi risponde che il biglietto permette due rientri giornalieri, quindi possiamo tranquillamente uscire (il ristoro è al piano di sopra) e rientrare tranquillamente dall’ingresso superiore che è proprio di fronte. Sorpresa! Ingresso negato. I biglietti inviatici dall’agenzia Civitatis, con tanto di ricevuta di pagamento, altro non sono che vouchers; i biglietti regolari erano sul palmare della guida, e ora non ci resta che andare al banco assistenza per risolvere il problema. Niente da fare, il sistema di controllo elettronico agli ingressi non riconosce questi Q-codes. Per la cronaca, ho scritto all’agenzia, che ha ritenuto opportuno soprassedere.

Rassegnati lasciamo il museo e prendiamo la metro (linea 1) per raggiungere la stazione Hotel de Ville e visitare il quartiere di Le Marais. Facciamo una passeggiata in direzione opposta la Senna, addentrandoci nelle stradine del quartiere, e dopo una mezz’oretta facciamo inversione di marcia; raggiungiamo la piazza del Municipio (il maestoso hotel de Ville) e superato il ponte sul fiume siamo sull’Ile de la Cité. La maestosa Cattedrale di Notre Dame ci appare con una vista laterale, circondata da una cinta di protezione ed ingabbiata parzialmente da impalcature: le ferite sono ben visibili. Di fronte alla facciata è stata allestita una gradinata in legno, dove si sosta per riposarsi e scattare qualche foto. Tiriamo dritto e, superato il secondo ramo della Senna, approdiamo al Quartiere Latino, che ha diviso con Montmartre le mie preferenze: gironzoliamo negli stretti vicoli stracolmi di locali a loro volta stracolmi di avventori, visitiamo la chiesa di San Severino e poi saliamo alla sommità della collina, dove ci mettiamo in coda per la visita del Pantheon (13 euro). La facciata è la copia di quella di Roma, e all’interno si ergono monumenti agli eroi ignoti della Patria, caduti in una lista infinita di battaglie (Verdun e La Somme mi ricordano qualcosa). Opposta all’ingresso la monumentale scultura alla Convenzione Nazionale, e poi la cripta, dove riposano i personaggi illustri, Voltaire e Rousseau ai lati dell’ingresso. Nelle innumerevoli cripte fra gli altri ricordo Pierre e Marie Curie, ed un garofano mi fa notare che qui giace Josephine Baker.

Lasciamo il Pantheon, soffermandoci ad ammirare il quadro del martirio di Saint Denis, giusto all’uscita, molto bello. Nella piazza antistante un gruppo di fuorusciti iraniani manifesta contro il regime, in un turbinio di bandiere tricolori con al centro il vecchio leone della dinastia Palhavi. Dietro il Pantheon entriamo nella chiesa di Santo Stefano del Monte, con un caratteristico ponte sopra l’altare che unisce i due colonnati laterali, e visitiamo la tomba si Santa Genoveffa, la patrona di Parigi. A questo punto prendiamo la via del ritorno. Arriviamo all’Arco di Trionfo verso le sette, e mi dirigo alla biglietteria per chiedere di poter effettuare la salita alla sommità che non ho potuto effettuare ieri. L’addetta mi risponde che il biglietto non è valido, e di chiedere il rimborso all’agenzia emittente: la guardo di cagnesco, due bidoni in un giorno sono troppi, e lei si salva rimandandomi alla decisione della collega al piano di sopra, alla sicurezza. Sorpasso una interminabile colonna di gente in ordinata fila e raggiungo l’area della sicurezza, dove trovo la collega citata: stessa risposta, non si può. Mi sale la pressione, spiego che ho una prenotazione per le 19,30 e che evidentemente ieri c’è stata una chiusura non prevista, e soprattutto che non mi va di pagare un secondo biglietto e fare una fila di almeno due ore: niente da fare, non si può! Interviene un ragazzo di colore delle dimensioni di un bisonte, guarda la prenotazione e sancisce: il biglietto è valido! E chi potrebbe contraddirlo? Poi da le spalle alla collega e mi dice: stasera no, ma vieni domattina alla dieci, all’orario di apertura, anzi, alle dieci meno un quarto, “compris?”. Certamente, tutto chiaro, un giusto compromesso. Merci. La giornata campale si esaurisce qui, cena frugale al Noodle Panda (stasera decisamente no) e via a letto.

30 Aprile, domenica

Il programma di oggi salta, lo faremo strada facendo, in quanto è vincolato alla visita all’Arco di Trionfo. La mattina ce la prendiamo comoda, colazione alle 8,00 e poi facciano due passi lungo la Strada della Grande Armata, proseguimento del viale dei Campi Elisi, fino alla stazione di Port Malliot, che dista meno di un chilometro dal nostro hotel. Domattina abbiamo il bus per Beauvais alle 5,00 prima dell’apertura della metro, quindi l’alternativa è il taxi. Ho chiesto alla ragazza della reception in albergo se è pericoloso avventurarsi di notte in questi lidi, e lei mi ha risposto sicura che è una “good zone” senza problemi di sorta. In meno di un quarto d’ora siamo alla stazione, quindi visto l’itinerario facciamo il percorso inverso e raggiungiamo l’Arco di Trionfo.

Siamo i primi, e prendo posto sugli scalini della cella dei controlli di sicurezza; alla biglietteria si sta già formando la fila. Alle 10 meno cinque compaiono gi addetti che iniziano a delimitare le aree e comporre il percorso per incanalare la fila. Richiamo l’attenzione della signora più anziana e le spiego tutta la storia mostrandole i biglietti elettronici; non sembra molto convinta delle mie affermazioni, ma alla fine mi da l’OK, e siamo i primi a salire. Dai 51 metri di altezza la vista della città è stupenda, e senza la ressa possiamo fare una bellissima foto con la Tour Eiffel sullo sfondo. Penso con rammarico alla veduta serale con la città illuminata che ci siamo persi. Una volta chiusa la pratica scendiamo nel tunnel della metro, dove ricarico le tessere Navigo con 10 corse al prezzo di 16,90 euro e raggiungiamo la stazione del Louvre, dove cambiamo sulla linea 7 (lilla), e dopo due fermate (Operà) risaliamo a piazza Garnier. Facciamo un salto alle Galleries Lafayette, tempio del lusso, ma la borsa ambita da mia moglie dovrà aspettare, perché lunghe file di clienti asiatici bloccano gli accessi dei vari atelier. Optiamo per un salto all’Hard Rock Cafè per una maglietta ricordo, distante circa settecento metri. Rimaniamo atterriti da una lunghissima colonna di gente in attesa lungo il marciapiedi della strada, ma, sebbene increduli, andiamo avanti a verificare: fortunatamente la coda è per l’adiacente museo delle cere, così che possiamo tranquillamente entrare nel caffè. Concluso l’acquisto torniamo al Teatro Garnier per la visita, giusto in tempo per vederci chiudere la porta in faccia: sono le tredici, si chiude, tornate domani. Amen.

Riprendiamo la metro direzione Louvre, cambio sulla linea 2 (blu) e via con destinazione Pére Lachaise, dove appena all’uscita troviamo l’ingresso del cimitero. È una visita particolare: una collina dove in uno spazio di 43 ettari più di 4000 alberi danno ombra ad una immensità di tombe costruite nei più inimmaginabili stili, alcune in completa rovina, altre appena edificate. Fra i tanti ospiti che qui hanno deciso di trascorrere il tempo dell’eterno riposo, citiamo Oscar Wilde, Jim Morrison ed i nostri musicisti Rossini e Bellini. All’uscita dalla porta principale, lungo il muro di cinta una enorme, lunghissima tabella riporta i nomi di tutti i caduti Francesi della Grande Guerra. Torniamo con la metro alla stazione Etoile, dove cambiamo questa volta sulla linea 6 (verde) per raggiungere la stazione di Bir-Hakeim, sulla riva sinistra della Senna, ed incamminarci alla volta della Tour Eiffel. Decidiamo di non salire, sconsigliati dalla immensa fila, e dopo averla rimirata dalla base attraversiamo il ponte per godere dei Giardini del Trocadero, con la bellissima grande fontana ed il simmetrico Palais de Chaillot sullo sfondo. Risaliamo la Senna fino al ponte, dove sulla riva destra c’è la stazione di Passy, e torniamo all’hotel dichiarando formalmente chiusa la visita della città. Dopo la doccia prepariamo il bagaglio, quindi ci concediamo un aperitivo in una delle tante brasserie che stanno attorno all’hotel. Viste le portate che ci transitano davanti agli occhi decidiamo di cenare qui, così ci trasferiamo all’interno perché comincia a soffiare un fastidioso gelido vento. Ordiniamo una costata di manzo con patate fritte e birrone francese ed un filetto di San Pietro con verdure cotte miste; eccellenti entrambi. I prezzi? 26,00 euro per i due Aperol-Spritz e 45,00 euro per la cena. La Brasserie si chiama Vin Coeur. Facciamo ancora due passi per vedere l’Arco illuminato, poi chiudiamo la pratica.

1 Maggio, lunedì

Alle quattro e un quarto siamo in piedi ed in breve scendiamo al piano terra per il check-out. Ci incamminiamo quindi lungo la Rue de la Grande Armèe e nel giro di dieci minuti siamo all’angolo del Palazzo dei Congressi, da dove ci giunge il rumore di musica techno. Dietro il palazzo c’è la stazione dei bus, quindi ci avviamo decisi, ma ci prende un’attimo di apprensione quando vediamo una ragazza alticcia che discute animatamente con due ragazzoni che le impediscono l’accesso alla struttura. Tiriamo diritto per la nostra strada, siamo a poche decine di metri, e fatti pochi passi realizzo che siamo fuori una discoteca e i due uomini sono addetti alla sicurezza. Sospiro di sollievo. Voltiamo l’angolo ed appare un enorme cane di razza indefinibile disteso lungo il muro, legato ad un lampione con un guinzaglio che potrebbe trattenere una nave da crociera; altri tre addetti alla sicurezza parlottano tra di loro, mentre una ragazza di colore nella luce della porta aperta aspira ampie boccate di fumo da una pipa indiana. Attraversiamo la strada e ci mettiamo in fila in attesa del bus, che di lì a poco sopraggiunge e chiude anche questa parentesi Parigina.

Conclusioni e considerazioni

Come da abitudine, il programma di partenza era molto vasto e compresso, ma alla fine siamo riusciti a realizzare solo il 70% di quanto preventivato; tre giorni non sono risultati sufficienti. Sulla base dell’esperienza appena fatta, sconsiglio fermamente di rivolgersi alle agenzie (ho avuto due problemi con tre visite prenotate), ma direttamente ai fornitori ufficiali; il Paris Museum Pass ha un costo di 55,00 euro e da il diritto di accedere a 30 attrazioni, luoghi di cultura e monumenti (Louvre, Orsay, Arc de Trionphe, Saint Chapelle e Conciergerie, Pantheon, Invalides solo per citarne alcuni). La visita guidata al Louvre per me è stata superba, ma è anche vero che ci è costata 134,00 euro e siamo rimasti fregati con il rientro. La tessera Navigo easy è una scelta azzeccata, perché velocizza i tempi e permette anche l’utilizzo della funicolare di Montmartre. Per quello che mi riguarda è stata preferibile ai pass giornalieri o alle tariffe week-end. Il trasferimento in bus dall’aeroporto al centro città è preferibile prenotarlo (39 euro AR) perché possono atterrare voli in simultanea, e si creano code alle macchinette automatiche (io ho prenotato sul sito della Ryan Air alla stessa tariffa ufficiale); i bus sono continui, ma fra uno e l’altro c’è un minimo di attesa, e si sa, quando hai le ore contate il tempo è tiranno. Un valido modo per visitare approfonditamente la città è usufruire dei free tours, che stanno prendendo sempre più piede; oltre a quello di Montmartre ne sono organizzati altri, che però non erano in calendario per le mie date. Infine, ho trovato una valida fonte di informazioni sul sito Parigi.it

Ma, naturalmente, tutto quanto sopra esposto sono solo mie personalissime considerazioni.

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