Parco dei Cento Laghi
Per questa “avventura” scelgo due compagni di viaggio, Massimo ed Enzo, ed insieme decidiamo la destinazione.
La scelta ricade sul Parco Nazionale dei Cento Laghi, una riserva naturalistica a cavallo tra le province di Parma e Massa. Stabiliamo come campo base un campeggio in località Rigoso, in una struttura trovata su internet dai prezzi molto molto contenuti.
Il viaggio, da programma iniziale, avrebbe dovuto cominciare lunedì 14 agosto 2006 alla mattina presto, così da poter arrivare in campeggio e montar la tenda senza buttare via la giornata, e terminare giovedì 17 agosto, ma con la possibilità di allungare fino a venerdì in caso le cose si fossero messe bene.
Abbiamo però deciso di partire domenica 13 nel primo pomeriggio, così da poter sfruttare tutta la giornata di lunedì senza perdite di tempo.
Partendo da Bologna intorno alle 15, abbiamo preso la A1 fino all’uscita di Parma, seguendo le indicazioni per Langhirano e successivamente per il Passo Del Lagastrello. La strada è ben indicata e non abbiamo avuto difficoltà a giungere in località Rigoso. Il campeggio è una bella struttura nuova, fatta prevalentemente da casette e bungalow. La spianata dedicata alle tende è ancora in fase di sviluppo perché il camping è aperto da poco, ma è già dotata di piazzole e attacchi per la luce.
Montiamo la tenda e ci rechiamo nel rifugio per registrarci e chiedere al titolare notizie sulle escursioni da poter fare.
IL titolare è un signore molto gentile ed esperto conoscitore di tutto il parco, nonché sosia perfetto di Gastone Moschin in maniera quasi imbarazzante!!! Abbiamo comprato una mappa dettagliata del parco in vendita in campeggio, al costo di 7 euro, molto più funzionale da quella in scala ridotta da 1 euro, e ci siamo fatti indicare tutti i sentieri nei dintorni del campeggio e non, con durata e difficoltà del percorso.
Il lunedì mattina decidiamo di intraprendere una prima passeggiata che conduce al lago Sguincio, una camminata di un’oretta circa che ci dà una prima idea della difficoltà dei sentieri e della natura che circonda la zona.
LA passeggiata è molto agevole e alla portata di tutti. Si passa in mezzo al bosco, attraversando torrenti e ammirando paesaggi molto belli. Una volta arrivati alla meta, Massimo decide di fare Amicizia con un cavallino e la sua mamma che stanno tranquillamente pascolando intorno al lago!!! Lo specchio d’acqua non è molto grande, e si trova alla base di un monte coperto da nubi; in effetti il tempo non ci assiste e da lì a poco inizia a piovere, mandando in fumo la possibilità di continuare il percorso e giungere ad altri laghi lungo il sentiero. Torniamo indietro infreddoliti e bagnati, sfogando la nostra tristezza sull’ottima cucina di cui è provvisto il campeggio!!! Per il pomeriggio decidiamo di fare un’escursione in macchina alla scoperta dei paesini all’interno del parco. Ci troviamo infatti in una zona che ha conosciuto il suo massimo splendore in epoca romana e feudale, costellata di borghi medioevali e ponti romani. In particolare, in località Lugagnano, ci fermiamo a scattare foto ad un interessante ponte romano sul fiume, molto ben conservato e perfettamente percorribile. La prima giornata è trascorsa così, tra gli alti dei paesaggi naturali dei boschi e le meraviglie delle piccole pievi, e i bassi della situazione meteorologica, che non ci darà pace neanche durante la notte, con raffiche di vento che fanno rompere parte della struttura esterna della tenda.
La giornata successiva si presenta però molto bene, con un bel sole alto in cielo, decidiamo così di effettuare l’escursione più impegnativa e suggestiva del parco, l’ascesa al Monte Sillara, a 1861 metri slm.
Partiamo dal campeggio alle 10.45 e giungiamo al Prato Spilla alle 11.00, da questo punto parte il sentiero che ci condurrà fino in vetta.
Prato Spilla è il punto di partenza degli impianti sciistici che durante la stagione invernale trasformano i sentieri in piste da sci.
La prima fatica è rappresentata dal muro in avvio di passeggiata, un ghiaione praticamente verticale che ci spezza le gambe già da subito per noi che l’alpinismo l’abbiamo visto solo in televisione!!! Giunti al termine di questa prima parete decidiamo di fermarci un po’ e riprendere fiato, forse avremmo fatto bene a fare un po’ di allenamento a casa, ma in fondo siamo qua per faticare e rimetterci in forma, e fin ora direi che l’unica fatica che abbiamo fatto è stata “mandibolare”! Ci rimettiamo in marcia, ma ci accorgiamo consultando la mappa che forse abbiamo sbagliato strada; percorriamo quindi un tratto “fuori pista” che ci conduce ad un picco da cui possiamo ammirare la bellezza del Lago Verde dall’alto, nonché recuperare la retta via. Il sentiero ci conduce in cima al crinale: qui ho provato una fortissima emozione, per la prima volta siamo giunti in cima alla montagna. Il paesaggio è mozzafiato: Un sentiero dell’ampiezza di cinquanta centimetri cammina lungo tutto il crinale, ai due lati solo il baratro, in lontananza, ma neanche tanto, possiamo ammirare il Golfo Di La Spezia (proprio così!) e le Alpi Apuane, offuscati solo da un po’ foschia che non rende il cielo perfettamente limpido. Camminiamo lungo il crinale, e più in basso appaiono tanti piccoli specchi d’acqua, che assumono colori splendidi grazie al riflesso del sole. La camminata è molto piacevole, anche se consiglio di prendersi con sé qualcosa per ripararsi le orecchie perché lassù tira sempre vento, una felpa col cappuccio è ideale.
Finalmente siamo in vista della vetta del Monte Sillara, ma prima il percorso viene deviato cento metri in basso, dove si trovano i Laghi del Sillara, due meravigliosi specchi d’acqua, i più alti di tutto l’Appennino, ad oltre 1700 metri. Quale luogo migliore per consumare un lauto pasto a base di prosciutto di Parma e salame di Felino?!!! Il picnic è molto piacevole, si incontrano altri escursionisti con cui scambiarsi indicazioni e ci si rilassa al cospetto di un paesaggio incantevole e sotto lo sguardo della vetta del Sillara, nostra ultima meta.
Ripartiamo lungo un sentiero alquanto strettino contornato da piante di mirtillo. Quasi giunti alla meta, un branco di pecore ci accoglie col loro belare e scampanare, ma non facciamo in tempo a decidere di fare qualche foto con loro che arrivano di corsa i due cani mostrandoci i denti, forse è il caso di allargare un po’ il giro!!! Giungiamo finalmente in vetta, e il panorama è magnifico, una forte emozione per chi non ha mai affrontato questo tipo di escursioni! Fatte le foto di rito col piccolo altare commemorativo ripartiamo alla volta del Prato Spilla, questa volta senza sbagliare strada troviamo il sentiero ben indicato dal CAI coi classici segni bianchi e rossi, e in circa tre ore giungiamo al rifugio di partenza, festeggiando l’impresa con birra e mirtillino!!! Giunti in campeggio consumiamo il solito lauto pasto e cerchiamo di fare un programma per il giorno successivo, ma l’alcol in circolo è troppo e decidiamo di abbandonare anche i festeggiamenti del Ferragosto per andare a riposare. La mattina il risveglio è brusco, la pioggia battente ha infatti allagato la tenda anche sul fondo, e ci troviamo a dover radunare la roba il più in fretta possibile.
Le previsioni del tempo non ci lasciano speranza, sarà brutto anche nei prossimi giorni, decidiamo quindi, molto a malincuore, di raccogliere tutto e tornare verso casa, il tutto sotto la pioggia battente. La tenda, tra pioggia e forti raffiche di vento ha subito parecchi danni che molto probabilmente la renderanno inutilizzabile per il futuro, una vera disdetta! Salutiamo così i signori del campeggio che si sono rivelati molto gentili e sempre disponibili, nel complesso inoltre abbiamo speso davvero pochissimo!!! La partenza è triste e lungo la strada troviamo anche tanta nebbia. Ci fermiamo per il pranzo in un ristorante a Langhirano che ci fa rimpiangere le scorpacciate di capriolo e cinghiale che abbiamo fatto lassù, e ripartiamo quasi subito. Lungo la strada ci fermiamo al castello di Torrechiara, un castello medioevale davvero molto bello. Decidiamo di visitarlo dentro nonostante il maltempo.
Il castello è appartenuto per tanto tempo a privati che hanno tratto guadagno dalla vendita degli immobili che ne componevano le stanze, e oggi purtroppo sono visibili solo i dipinti di pareti e soffitti, peccato, credo che sia stata tolta la vera essenza della storicità di un luogo suggestivo come quello. La visita, in ogni caso, merita i 3 euro spesi per entrare.
La visita è finita, e riprendiamo la strada di casa con tutto il rammarico di esserci fatti guastare la vacanza dal maltempo che quasi non ci ha concesso tregua, ma con la promessa di ritornare in quei luoghi che davvero meritano una bella vacanza!