Ferrara dark

Indice dei contenuti
L’itinerario per scoprire il volto “nero” di Ferrara inizia in piazza Sacrati dove si erge la chiesa di S. Domenico, anticamente sede dell’Inquisizione, passa per Corso Ercole I d’Este – sul quale si affaccia oltre al più famoso Palazzo Diamanti anche la dimora dello sfortunato Giulio d’Este -, si sposta verso il Castello Estense nella cui Torre Marchesana furono decollati Ugo e Parisina, vira a sinistra in via Cairoli, su cui prospetta il Palazzo Trotti del Seminario proprietà dello sciagurato consorte di Anna Guarini, prosegue per via Savonarola fino al punto in cui fu accoltellato il letterato Ercole Strozzi e termina in Corso Giovecca, proprio accanto all’arco della Prospettiva, davanti alla casa-museo di Marfisa d’Este.
Allora, ci troviamo in piazza Sacrati. Sforziamoci di riandare con la mente indietro nel tempo fino al Settecento, quando esisteva la figura del giudice d’argine, un esperto incaricato di regolare le acque. Bartolomeo Chiozzi, detto il Chiozzino, era appunto uno di questi, dotato di straordinarie capacità e per questo sospettato di stregoneria, tanto che si credeva avesse stipulato un contratto con Satana, che gli aveva permesso di arricchirsi e avere tutto ciò che desiderava, compreso un cameriere infernale chiamato Fedele Magrino che gli procurava ogni cosa di cui avesse bisogno. Ma ad un certo momento dovette industriarsi per trovare il modo di beffare Belzebù e salvarsi l’anima. Come? Con un esorcismo che dovevano praticare i frati domenicani, incaricati del Santo Uffizio. Il Mago Chiozzino disse a Fedele Magrino: “Toh, ho dimenticato la tabacchiera a casa, me la vai a prendere?” e prima lentamente, per non far mangiare la foglia al suo servitore, poi con le ali ai piedi si diresse verso la chiesa di S. Domenico. Il suo domestico sembrò cascarci, ma poco dopo gli fu alle calcagna e nell’ultimo istante, mentre il Chiozzino stava per oltrepassare la soglia dell’edificio lo abbrancò, solo che toccando il suolo sacro riprese istantaneamente la sua forma originaria e per questo si può ancora vedere la zampata caprina del diavolo impressa sul sagrato della chiesa di S. Domenico di Ferrara a testimonianza di quell’evento. Il Chiozzino riuscì a liberarsi dalla presa e Fedele Magrino, sconfitto, fu espulso dall’Averno per aver fallito la sua missione.
Adesso ci muoviamo verso Corso Ercole I d’Este – spina dorsale dell’Addizione Erculea -, progettato alla fine del XV secolo per allacciare la città medievale a quella rinascimentale, su cui prospettano alcuni magnifici palazzi residenziali concepiti dall’architetto Biagio Rossetti, tra cui al n. 16 quello di Giulio d’Este, collegato a un scandalo avvenuto nel Cinquecento, che vide il coinvolgimento della famiglia ducale. Ma chi era don Giulio d’Este? Era lo scapestrato e avvenente fratellastro del duca Alfonso I, che aveva l’abitudine di scontrarsi per questioni futili con il ben più potente cardinale Ippolito I. Successe che gli screzi si trasformarono in un litigio violento per una rivalità amorosa, dato che l’alto prelato corteggiava una damigella di Lucrezia Borgia, Angela che tuttavia ebbe l’ardire di rifiutarlo, affermando di preferire gli occhi verdi di don Giulio al cardinale tutto intero. Come ritorsione l’ecclesiastico ordinò ai suoi scagnozzi di tendere un agguato al bel Giulio, a cui venne maciullato l’occhio destro. Da quel momento don Giulio cominciò a covare rancore e cercò la complicità di un altro fratello, don Ferrante, per sbarazzarsi di Ippolito e Alfonso. Infatti l’odio sfociò in una congiura che però fallì miseramente e significò la condanna a morte per squartamento per tutte le persone implicate, eccetto per don Ferrante e don Giulio, che furono relegati per il resto della propria esistenza nelle umide celle della torre dei Leoni, da dove solo don Giulio uscì vivo a ottantun anni, dopo cinquantatré di prigionia, grazie all’indulto a lui concesso da Alfonso II.
Ancora di tragedie ci parla la struttura quadrangolare del Castello Estense, una rocca costruita nel 1385 per volere di Nicolò II in seguito a una rivolta popolare conclusasi con il linciaggio di Tommaso da Tortona, ministro delle finanze del marchese estense. Ma la storia che ci interessa non è questa, bensì una di poco posteriore –risalente al 1425- quella degli infelici amanti Ugo e Parisina che furono scoperti, gettati nelle orrende gattabuie del castello e fatti giustiziare dal padre di lui e marito di lei, Nicolò III, quando capì che la giovane moglie lo tradiva con il suo stesso primogenito, figlio di una precedente relazione non santificata dal matrimonio con la nobildonna Stella de’ Tolomei. Paradossalmente Nicolò III, che era un conosciuto libertino di cui si diceva “di qua e di là dal Po, son tutti figli di Nicolò”, non fu per nulla comprensivo nei confronti delle debolezze altrui e inoltre, rimasto vedovo, tornò subito a sposarsi con Ricciarda da Saluzzo, che comprese fin da subito l’importanza della fedeltà coniugale.
Ci allunghiamo ora di pochi passi e siamo già in via Cairoli, sulla soglia del Palazzo Trotti del Seminario, che prende il nome dall’aristocratica famiglia dei Trotti, che ne fu proprietaria fin dalla seconda metà del Cinquecento. Qui visse Anna Guarini, la famosissima moglie di Ercole Trotti – nonché figlia del noto poeta Giovambattista -, che con la sua voce e le sue eccezionali doti musicali aveva estasiato per anni la corte Estense assieme ad altre due fanciulle Livia d’Arco e Laura Peperara, con le quali aveva formato un trio: il Concerto di Dame, le Spice Girls dell’epoca. Dopo l’unione matrimoniale con il Trotti, combinata dal duca Alfonso II in persona, Anna continuò a condurre un’esistenza brillante e dunque ad attirare le attenzioni dei nobiluomini: suo ammiratore fu, in particolare, Ercole Bevilacqua. Pare che quest’ultimo fosse talmente infatuato dell’affascinante Anna da aver ingaggiato dei sicari per propinare un veleno ai due rispettivi coniugi, che rappresentavano un ostacolo per la loro unione. Ma a questo punto la vicenda ebbe sviluppi imprevisti. Gli incaricati del duplice omicidio scoperti e messi sotto torchio svelarono chi era il mandante. Il duca Alfonso II, messo al corrente della trama ordita dal Bevilacqua lo spedì in esilio; in seguito convocò il Trotti e gli impose di non vendicarsi sull’innocente Anna. Il Trotti si trattenne fino a quando il duca morì, cioè se ne stette tranquillo per un anno, ma nel maggio del 1598 diede libero sfogo alla sua rabbia nella villa di Zenzalino, nei pressi di Copparo. Una scure lampeggiò nel buio e per Anna fu la fine. La star si spense così, nell’istante in cui uno sgherro munito di rasoio si accertò che fosse morta affondandole l’arma nella gola.
Un altro fatto inquietante accaduto stavolta nel periodo del governo di Alfonso I d’Este è quello dello strano ritrovamento in una pozza di sangue del cadavere trafitto da ventidue pugnalate del rinomato poeta Ercole Strozzi vicino a Casa Romei.
Pare che fra la duchessa di Ferrara Lucrezia Borgia e il marito di Isabella d’Este, Francesco Gonzaga fosse maturato un sentimento sconveniente, che valicava i limiti della simpatia, alimentato da una fitta corrispondenza cifrata. E chi era a ricevere le confidenze di Lucrezia e a fare da tramite in questa relazione proibita? Ercole Strozzi, che provvedeva a recapitare le lettere scritte in codice di Lucrezia al Signore di Mantova. Nel frattempo i due fratelli e rispettivi consorti dei fedifraghi, Alfonso e Isabella subodorarono qualcosa e si inviarono delle missive segrete per stabilire le contromisure più adeguate da prendere per salvaguardare il proprio onore. È probabile che l’intermediario Ercole Strozzi sia stato tolto di mezzo per interrompere la tresca. In effetti la cosa strana è che le indagini furono estremamente sommarie, per cui il colpevole dell’assassinio dello Strozzi non venne mai individuato e tutta la faccenda venne prontamente dimenticata.
Dopo aver ascoltato la storia di quest’atroce misfatto una breve passeggiata ci conduce all’ultimo posto “maledetto” di stasera, che è la Palazzina di Marfisa d’Este, in Corso Giovecca dove, secondo la tradizione, aleggerebbe ancora il fantasma della proprietaria, la bionda Marfisa che, a mo’ di vedova nera, prima attraeva fatalmente a sé i suoi amanti e poi li faceva precipitare in trabocchetti che terminavano in pozzi a rasoio.
Se deciderete di passare a mezzanotte in questa zona di Ferrara ricordate che potreste imbattervi nel cocchio di Marfisa, seguito dagli scheletri degli uomini che persero la testa per lei, che corrono e corrono fino a dileguarsi nel nulla.
Come recarsi a Ferrara
Ferrara è raggiungibile con Trenitalia. La stazione FS si trova a circa 20 minuti a piedi dal centro. Se non si ha voglia di camminare si possono prendere gli autobus n. 1 o n. 9 fino alla fermata Cavour Giardini.
La visita guidata di due ore Brividi d’estate è un’iniziativa della guida turistica di Ferrara e provincia Emanuela Mari. Per info: tel. 348 3603690; locandina dell’evento: http://www.ferraraincantesimo.com/brividi-destate-2015/
Breve video realizzato di sera, a spasso per Ferrara accompagnati da Emanuela Mari:
Http://www.laweb.tv/laweb09/index.php?option=com_content&view=article&id=6730:ferrara-brividi-destate-2010-emozionanti-e-spaventose-avventure-a-spasso-per-la-citta-antica&catid=160:arte-cultura-musica-e-spettacoli&Itemid=328
Cosa mangiare
A Ferrara esiste un cibo per “trapassati”, le favette dei morti, il cui ingrediente principale è la farina di mandorle, che vi invito ad assaggiare per gustare le delizie dell’aldilà.
Cosa visitare in relazione a questa passeggiata tenebrosa
-il CASTELLO ESTENSE Largo Castello Tel. 0532 244949; 0532 299233. Orario: 9.30-17.30. Chiuso il lunedì. Ingresso € 8,00; ridotto: € 6,50 (gruppi 15 pax, singoli fino a 18 e oltre 65 anni). Gratuito fino a 11 anni. La biglietteria chiude alle 16.45.
-la CATTEDRALE, Piazza Cattedrale Tel. 0532 207449 Orario: feriali 7.30-12.00 / 15.30-18.30; festivi 7.30-12.30 / 15.30-19.00
– la CASA ROMEI Via Savonarola, 30 Tel. 0532 234130 Orario: 8.30-19.30 Chiuso il lunedì. Ingresso € 3,00; ridotto: € 1,50 (dai 18 a 25 anni). Gratuito fino a 18 e oltre i 65 anni.
– la PALAZZINA di MARFISA D’ESTE Corso Giovecca,170 Tel. 0532 244949 Orario: 9.30-13.00/15.00-18.00 Chiuso il lunedì Ingresso € 4,00;ridotto:€ 2,00 (oltre i 65 anni). Gratuito fino a 18 anni.
Dove dormire
L’hotel Europa è un comodo tre stelle situato in pieno centro, in Corso Giovecca.