3 giorni in Riviera Romagnola bastano per ammirare questi luoghi davvero imperdibili

Scritto da: Redazione TPC
3 giorni in riviera romagnola bastano per ammirare questi luoghi davvero imperdibili
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Èscoppiata in anticipo la bella stagione, sole e caldo sembra vogliano ripagarci del periodo invernale. Anche noi ne vogliamo godere e programmiamo un breve stacco dalla quotidianità, tanto per riprendere i contatti con il mondo dei viaggi, e scegliamo di visitare un pezzetto di Romagna: Rimini e i suoi immediati dintorni.

Diario di viaggio

Mercoledì 18 maggio

Il nostro viaggio inizia con il Frecciarossa 9512 delle 07:10 da Roma Termini che alle 09:33 arriva a Bologna, da dove l’IC 605 delle 09:58 ci sbarca a Rimini intorno alle 11:20. Il viaggio è stato comodo e subito ci incamminiamo per raggiungere il Borgo San Giuliano, il quartiere dove abbiamo prenotato una camera nel B&B “A casa da Noi” (www.acasadanoi.it) in via Trai 6/8. Abbiamo due possibilità: o prendere il bus 9 (fuori della stazione) che in pochi minuti arriva alla fermata “Matteotti” e quindi in Via Trai, oppure a piedi. Noi, come sempre quando è fattibile, scegliamo di andare a piedi, sia per sgranchirci le gambe dopo il viaggio e sia per prendere conoscenza con l’ambiente.  

In breve suoniamo il campanello di una deliziosa casetta rossa con le persiane celesti e ci accoglie Sondra, la eclettica padrona di casa che ci accompagna nella nostra camera, Federico, in omaggio a Fellini così come le altre due camere della struttura: Giulietta e Anita. Sì, qui bisogna spiegare un po’: innanzitutto il Borgo San Giuliano è il caratteristico borgo di pescatori affacciato sul fiume Marecchia che, qualche anno fa, quando i vecchi proprietari non c’erano ormai più e le loro casette fatiscenti rischiavano di essere abbattute, è stato magistralmente recuperato, le case restaurate e dipinte ognuna con colori vivaci, diverse le une dalle altre, abbellite con rampicanti e vasi di fiori. Ma non solo. Poiché, infatti, questo borgo era molto amato e frequentato da Federico Fellini, sono stati realizzati su parecchie facciate dei murales inerenti ai suoi film più famosi, poi nel tempo integrati da murales raffiguranti i vecchi mestieri artigiani. Da ultimo, accanto alle porte delle casette sono state affisse delle mattonelle che recano inciso il nome del vecchio proprietario e la data di nascita e morte, un omaggio alla vita dura e faticosa della comunità di pescatori. Oggi il borgo è un vero gioiello che da solo vale la visita di Rimini.

Sistemati quindi i bagagli nella accogliente camera, iniziamo il nostro itinerario proprio passeggiando nel borgo, scoprendo angoli deliziosi, piazzette appartate e tanti localini invitanti. E proprio in uno di questi locali, fornito di un grande dehor, ci fermiamo per un pranzo veloce: Peacock (www.peacock.it) in Viale Tiberio, 25. C’è una bella atmosfera, sembrano tutti rilassati e tranquilli.

Siamo praticamente all’imbocco del Ponte Tiberio, imponente opera architettonica di epoca romana, eretto sul Marecchia per decreto dell’imperatore Augusto e completato dal successore Tiberio. Il ponte, già da tempo pedonalizzato, mette in comunicazione il borgo storico con il centro di Rimini e oggi, dal suo parapetto, si ammira la Piazza sull’acqua dalla quale si gode di una vista molto suggestiva del ponte e inizia la passeggiata pedonale sul bordo del bacino e all’interno del bel parco cittadino. Percorriamo così tutto il Corso d’Augusto per visitare, quale prima attrazione per motivi di orario, il Duomo della città, meglio conosciuto come Tempio Malatestiano in Via IV Novembre, voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta per celebrare la sua stirpe e progettato da Leon Battista Alberti che lavorò su un precedente edificio medievale, non demolendolo ma ricoprendolo interamente: in alto, sulla facciata, se ne vede ancora uno spicchio. L’interno è semplicemente fantastico, tutto celebra il committente, e ospita opere di artisti del calibro di Piero della Francesca, Giotto, Vasari. Non sembra una chiesa, ma piuttosto un tempio pagano tanto che non fu mai ben visto dalle autorità ecclesiastiche anche perché una delle cappelle è dedicata all’astrologia. Da non perdere!

Imbocchiamo via del Tempio Malatestiano e sbuchiamo in Piazza Luigi Ferrari dove ci aspetta un altro sito importante: la Domus del Chirurgo. Si tratta dei resti di una casa romana appartenuta ad un chirurgo, Eutiches, perché negli scavi è stata rinvenuta una notevole quantità di attrezzi medici esposti nel vicino Museo. Gli attrezzi sono in ottimo stato di conservazione e alcuni sono unici al mondo, come il Cucchiaio di Diocle che serviva per estrarre le punte di freccia. Il pezzo forte sono però gli splendidi mosaici pavimentali conservati egregiamente anche a seguito delle stratificazioni che si sono succedute. Intorno agli scavi, visibili tramite passerelle, è stata costruita una struttura in vetro che, una volta tanto, si integra con l’ambiente circostante e non lo devasta visivamente. Si accede tramite un biglietto che vale anche per il vicino Museo, assolutamente da visitare: contiene una sezione archeologica, una pinacoteca e la ricostruzione fedele della Casa del chirurgo, con il suo ambulatorio e la stanza in cui tratteneva il paziente dopo l’intervento: un vero e proprio “day hospital” ante litteram. 

Attraverso Via Gambalunga arriviamo in Piazza Cavour, la piazza storica di Rimini, meglio conosciuta come Piazza della Fontana e dove si concentrano diversi importanti edifici: il Teatro Galli (inaugurato da Giuseppe Verdi con la prima dell’Aroldo) che chiude la piazza, il Palazzo dell’Arengo e il Palazzo del Podestà che in epoca medievale assolvevano al ruolo pubblico e privato del podestà cittadino, costruiti vicini uno all’altro e collegati da una scalinata affacciata sulla piazza. Di fronte, la vecchia Pescheria del settecento, dove si svolgeva il commercio del pesce, attività fondamentale per la città.  Al centro della piazza ammiriamo la Fontana della Pigna che fino al 1912, anno di apertura dell’acquedotto, era la sola fonte di acqua potabile della città. 

Continuiamo il nostro tour ed arriviamo in Piazza Tre Martiri che ricalca, con la sua ampiezza, l’antico Foro romano e dove Giulio Cesare, nel 49 a.C. spronò i suoi soldati prima del passaggio del Rubicone. La piazza era ovviamente dedicata a Cesare ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu intitolata a tre partigiani che lì furono impiccati il 16 agosto 1944. Dalla piazza già intravvediamo quello che viene definito il simbolo di Rimini, l’Arco di Augusto, l’antica porta di accesso alla città, sotto cui passava la Via Flaminia che collegava Roma a Rimini. Imponente e solitario, di grande impatto scenografico.

Siamo ormai piuttosto stanchi ma, sulla strada del ritorno verso il Borgo San Giuliano, facciamo una ultima deviazione per vedere il Castel Sismondo, l’imponente fortezza voluta da Sigismondo Pandolfo e che oggi chiude la Piazza Malatesta abbellita da specchi d’acqua e curiosi getti di vapore improvvisi. Ci riposiamo un momento nel B&B per poi andare a cena in un locale che ci era stato caldamente consigliato: a ragione, devo dire, pare sia uno dei più frequentati a Rimini, La Esse Romagnola (www.laesseromagnola.it) in Via Ortaggi 7. Mangiamo benissimo spendendo  € 50,00 in due.

Non resistiamo ad un ultimo giro in notturna del borgo e poi il meritato riposo.

Giovedì 19 maggio

santarcangelo di romagna

Dopo una buona colazione nella bella sala comune, usciamo per andare a Santarcangelo di Romagna, distante una ventina di chilometri da Rimini. Avevamo, in un primo momento, intenzione di raggiungerla in treno che impiega pochi minuti, ma poi Sondra ci consiglia di prendere il bus 9 alla fermata “Matteotti”  perché ha corse più frequenti e ferma a lato della piazza principale. Acquistiamo i biglietti (€ 2,10 l’uno) e intorno alle 10:00 siamo già in viaggio. Una mezz’ora scarsa ed eccoci infatti a Piazza Ganganelli, molto ampia che nel progetto originale avrebbe dovuto avere un aspetto diverso, se completata in tutti i suoi elementi. La realizzazione fu avviata da papa Clemente XIV, originario di Santarcangelo e doveva comprendere, oltre l’arco di ingresso, edifici vari porticati a completare l’ellissi della piazza. Ma il papa morì, si dice assassinato dai Gesuiti e oggi possiamo ammirare unicamente l’arco, conosciuto come Arco dei Becchi per una leggenda che vede protagonisti i cornuti, cioè i becchi, che si trovassero a passarci sotto l’11 novembre. Al centro della piazza ammiriamo la Fontana della Pigna, simbolo della donna e della fertilità, realizzata da un’idea di Tonino Guerra, nato in una casa che si affaccia proprio sulla piazza. Ci addentriamo lungo le vie che si diramano in salita e in Via Cesare Battisti, per prima cosa, entriamo nell’ufficio del turismo per prenotare la visita guidata alle Grotte Monumentali che abbiamo previsto per il primo pomeriggio. In realtà, ci propongono una visita per le 11:00 che  accettiamo anche perché è in esclusiva per noi, guidati da Alberto che si rivelerà un valore aggiunto.

La Grotta Monumentale Pubblica è in via Costantino Ruggeri, a 200 metri da Via Cesare Battisti e fa parte di un sistema di circa 150 grotte che in realtà sono ipogei, cunicoli scavati dall’uomo nell’arenaria e nell’argilla di cui sono fatte le colline della zona. Un tempo qui arrivava il mare, come si evince dai resti di conchiglie.  Se la loro origine è pertanto incerta, è invece ancora ben viva la loro funzione durante la Seconda Guerra Mondiale, quando, soprattutto questa grotta, servì a nascondere per oltre sei mesi una buona parte della popolazione dalla furia dei bombardamenti aerei. E qui entra in ballo il valore aggiunto di Alberto, la nostra guida. Alberto è un distinto signore di 82 anni, che visse in grotta con la sua famiglia e ricorda con lucidità tutti i particolari, angosce, fame, lutti ma anche tanta solidarietà: in poco più di mezz’ora, il tempo della visita, ci fatto vivere un’esperienza che consigliamo sicuramente di non perdere se decidete di andare a Santarcangelo e tutto al prezzo di € 3,00 a persona. Unica raccomandazione: portatevi una felpa perché la temperatura interna costante è sui 12-13 °C.

Salutiamo Alberto e ci dedichiamo alla visita della cittadina, veramente gradevole e ben tenuta. Saliamo attraverso stradine con le facciate delle case in pietra piene di fiori fino alla Rocca Malatestiana, legata alla storia di Paolo e Francesca, che contende al Castello di Gradara la leggenda dell’uccisione dei due amanti. La Rocca, da cui si gode di una bella vista sui tetti della città, oggi è proprietà privata e si può visitare solo di domenica con una visita guidata. Riscendiamo per Vicolo Amaduzzi, conosciuto come Vicolo dell’Amore che si affaccia sulle colline della Valle del Marecchia fino a vedere il mare. 

Ci fermiamo per uno spuntino in un semplice localino, “Oltre Borgo” (www.oltreborgo.it) in Via Camillo Benso Conte di Cavour 14: due buone insalate e una bevanda spendendo € 21,00 in due. Poiché abbiamo visto tutto quello che ci interessava, decidiamo di tornare a Rimini con il treno regionale delle 14:45. Percorriamo perciò il Viale Giuseppe Mazzini e in breve siamo in treno: nove minuti di viaggio ed eccoci arrivati. All’Ufficio del Turismo presso la stazione di Rimini, acquistiamo i biglietti per il bus della compagnia Bonelli per San Marino per domani al prezzo di € 10,00 a/r a persona. Fa parecchio caldo e niente di meglio di un po’ di riposo nella frescura della camera prima di riprendere la nostra visita di Rimini.

Con una bella passeggiata lungo la darsena, arriviamo alla Ruota Panoramica e al lungomare, purtroppo invaso dagli ombrelloni degli stabilimenti senza soluzione di continuità, tipico delle spiagge di questa parte di Adriatico. Passiamo davanti al Grand Hotel, il famoso albergo della mondanità dove alloggiava Fellini e poi, ripercorrendo le vie del centro storico, torniamo a Borgo San Giuliano, dove ceniamo da Sottosale (www.sottosalerimini.it) in Viale Tiberio 11, altro locale consigliato e di cui confermiamo la bontà. Spendiamo € 55,00 in due gustando del buon pesce e un ottimo dolce.

Venerdì 20 maggio

san marino

Oggi gita all’estero: Repubblica di San Marino distante circa 20 chilometri da Rimini. Ieri abbiamo già acquistato i biglietti del bus della compagnia Bonelli che parte davanti all’Hotel Napoleon di fronte all’uscita della stazione. Il bus è pieno e parte puntualmente alle 09:25 per arrivare alle 10:30 al terminal in Piazzale Calcigini dal cui belvedere si gode della vista fino alla Rocca di San Leo e oltre. Imboccata una scalinata e varcata la Porta San Francesco risalente al 1361, siamo all’interno del centro storico della piccola Repubblica. Di fronte alla porta visitiamo subito la Chiesa di San Francesco a cui è annesso il Convento dei Frati Minori Conventuali: è in realtà un santuario molto antico, restaurato più volte ed oggi il chiostro ospita il Museo e la Pinacoteca di San Marino. Continuiamo a salire per arrivare a Piazza della Libertà, centro della vita cittadina e nel tragitto, sulle nostre teste incombe già la mole del Palazzo Pubblico. Deviamo però prima per dare un’occhiata alla Cava dei Balestrieri, una vera e propria cava da cui sono state estratte le pietre per la ristrutturazione del Palazzo. Oggi questo spazio ospita avvenimenti sportivi e spettacoli, tra cui il campionato del Tiro con la Balestra, simbolo radicato nella tradizione di San Marino.

Ed eccoci nella famosa piazza che, chissà perché, ho sempre immaginato molto più vasta. È invece uno spazio piuttosto contenuto, su cui spicca il palazzo simbolo di San Marino, conosciuto ora come il Palazzo del Governo, in cui si svolgono tutte le attività pubbliche e politiche del piccolo Stato. La sua prima costruzione risale al XIV secolo ma, poiché minacciava rovina, alla fine dell’Ottocento fu praticamente ristrutturato in ogni sua parte. È visitabile, ad eccezione di quando vi si svolgono eventi legati all’amministrazione: ovviamente noi siamo capitati proprio in uno di quei giorni, si riuniva il gran consiglio dei Reggenti. Peccato, l’interno merita di essere visitato.

Al centro della piazza ammiriamo la Statua della Libertà, in marmo di Carrara. Proseguiamo la salita e subito ci imbattiamo nella Basilica di San Marino, costruita a partire dal 1826 in stile neoclassico demolendo l’antica Pieve cinquecentesca. La vera attrazione di San Marino sono le tre Torri (in realtà Rocche o Castelli) disposte l’una di fila all’altra sul crinale della collina, a ridosso dello strapiombo. La prima è la Torre Guaita che oggi in realtà è l’unica di cui si possono visitare gli interni, mentre la seconda, Torre Cesta o Fratta è chiusa per lavori di consolidamento e l’ultima, il Montale, non è da tempo accessibile e oltretutto piuttosto lontana. 

La visita degli interni, anche se ben tenuti, non mi entusiasma. Poi, sotto un sole cocente, andiamo comunque a vedere dall’esterno la Torre Cesta: lungo tutto il tragitto è una fila unica di chioschi che vendono le solite cianfrusaglie e che, a mio avviso, deturpano l’ambiente circostante. San Marino mi è sembrato eccessivamente turistico, molto artefatto e senza grandi attrattive. Avevamo previsto di riprendere il bus delle 17:00 per rientrare a Rimini, ma dopo una sosta per uno spuntino in un locale su Piazza della Libertà, Ristorante Righi (www.ristoranterighi.com), decidiamo di prendere quello delle 14:15 e alle 15:00 siamo già in città.

Abbiamo bisogno di rinfrescarci un po’ dopo il gran caldo della mattinata e poi usciamo per vedere ancora una volta le fantastiche casette colorate di Borgo San Giuliano e passeggiare tranquillamente nel parco cittadino. Ceniamo nuovamente da Sottosale, mentre i locali si riempiono di gente all’inverosimile.  

Sabato 21 maggio

cesenatico

Siamo già all’ultimo giorno di questa mini vacanza, ma partiremo nel pomeriggio così da poter avere a disposizione tutta la mattinata. Lasciati i bagagli a Sondra, raggiungiamo ancora una volta la stazione per prendere il treno regionale delle 08:43 per Cesenatico, distante poco più di venti chilometri da Rimini. Alle 09:15 siamo già arrivati e in breve sbuchiamo davanti al Porto Canale, conosciuto ancora meglio come Porto Leonardesco, così chiamato perché ancora oggi ricalca le linee disegnate nel 1502 da Leonardo da Vinci dopo che Cesare Borgia ne aveva richiesto l’intervento. Intorno al canale sorge il centro storico di Cesenatico e sulle sue banchine e nelle piazzette più interne si svolge la vita sociale e commerciale dei cittadini. Oggi è diventato la vera attrazione della città, pieno di locali e di turisti. Il tratto più interno del Porto Canale ospita il Museo Galleggiante della Marineria: un vero tripudio di vele colorate, composto da un buon numero di barche tradizionali, tra cui anche un trabaccolo e un bragozzo, che d’estate si presentano con le vele issate. Noto che alcune hanno sulla prua i famosi “occhi”, presenti in tanti paesi di tradizione marinara, come a Malta, per esempio. Però, in questo caso, gli occhi sono di legno, applicati, mentre a Malta sono dipinti.

Visitiamo quindi la Sezione a Terra del Museo della Marineria, ospitato all’interno di un padiglione costruito come arsenale. Magnifico! Uno dei musei più interessanti che abbia mai visto, una esposizione perfetta e curata, dal piano terra dedicato alle barche e alla loro costruzione e manovra al primo piano dove è illustrata la vita durissima della gente di mare, i metodi pesca e di navigazione, gli usi e costumi di questa parte di Adriatico. Il tutto, per noi 0ver 65, al costo di € 1,00! Purtroppo il museo è aperto solo il sabato e la domenica, mentre la casa del poeta Marino Moretti, sempre lungo la banchina, addirittura solo il sabato pomeriggio.

Attraversiamo il ponte e ci troviamo nella Piazza Pisacane, dove si trova il monumento a Giuseppe Garibaldi: da lì, in un attimo siamo in Piazza delle Conserve, che tutte le mattine ospita un caratteristico mercatino di produttori agricoli locali, mentre nel periodo natalizio vi viene allestito un caratteristico Presepe con statue a grandezza naturale. La piazza è carinissima con le casette colorate dalle persiane di colori contrastanti che vi si affacciano ed è chiamata così per la presenza delle antiche Conserve o ghiacciaie, pozzi di forma tronco-conica profondi anche sei metri che venivano utilizzati per la conservazione del pesce e delle derrate alimentari, refrigerati da strati di ghiaccio o neve compressa. Fondamentale, per una comunità che viveva di pesca e del relativo commercio.

Proseguiamo verso Piazza Ciceruacchio, incontrando l’antica Pescheria risalente al 1911 e tuttora in funzione. Sulla piazza sorge il Monumento ad Anita e Giuseppe Garibaldi che, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana, qui a Cesenatico  si imbarcò il 02 agosto del 1849 per raggiungere Venezia con dodici bragozzi.

Vogliamo raggiungere la Piazza delle Spose dei Marinai a cui arriviamo tramite via Anita Garibaldi e Viale Porto in circa venti minuti: attraversiamo il canale su un traghettino, Mirko, una minuscola piattaforma che trasporta persone e biciclette da una sponda all’altra al costo di 0,50 centesimi a persona. Comodissimo, per evitare di trovare il primo ponte utile che magari è piuttosto distante. La Piazza  delle Spose dei Marinai è piuttosto recente, inaugurata nel 2005 per un omaggio alle mogli e alle madri che in passato attendevano sul molo e sulla spiaggia l’arrivo dei loro cari. Al centro della piazza è stata pertanto collocata una scultura in bronzo composta da tre figure, una mamma e i suoi due figli di cui uno indica l’orizzonte.

Avremmo voluto prendercela un po’ più comoda per rientrare a Rimini ma poiché Trenitalia ci avvisa che potrebbero esserci disagi per un avvenuto investimento sulla tratta da cui arriva il nostro IC per Bologna, decidiamo di prendere il treno regionale delle 12:46 ed affrettarci a ritirare il bagaglio nel B&B per arrivare a Bologna con certezza entro le 17:27, quando il Frecciarossa 9551 ci riporterà a Roma Termini. Che dire? Una mini vacanza tranquilla, godendo di musei e allestimenti di pregio e sicuramente da vedere, sfatando che Rimini e la riviera romagnola siano solo sinonimo di mare, ombrelloni e confusione. 

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