Reggio Emilia: città del Tricolore, dell’Erbazzone e dei ponti di Calatrava
Focalizzate il pensiero sulla pianura padana, volate sull’unica regione “di traverso” – l’Emilia-Romagna – e ora cercate una città, non la più estesa, non la più famosa…ma molto significativa!
Lei è Reggio Emilia, per i Romani “Regium Lepidi”: città di medie dimensioni (171mila abitanti circa) collocata sulla Via Emilia tra le più note Parma e Modena.
Il benvenuto è avveniristico
Sono circa le 9.30 quando arrivo in treno all’avveniristica e candida stazione Alta Velocità “Mediopadana AV” (il nome non lascia dubbi sulla posizione geografica della città rispetto alla Pianura!): concordo con Wired che l’ha eletta tra le 10 stazioni più belle del mondo. Calatrava si è davvero impegnato nel creare queste “vele” che accolgono i binari. Mentre esco, senza però sostare, noto che c’è un solo bar…forse un po’ poco.
Attendo autobus che con 1,50€ mi porta in centro storico, dove avrei cominciato le visite alla città.
Se avete poco tempo e qualche euro in più consiglio il TAXI per raggiungere il centro, soprattutto se avete bagagli.
Comincia la scoperta della città dal cuore pulsante!
L’autobus mi lascia a 5 minuti dalla Piazza principale della città, Piazza Prampolini, dove sono affiancati Stato & Chiesa, come l’antica tradizione dei “comuni” voleva.
Scelgo lo Stato e visito il Museo del Tricolore: museo unico nel suo genere in quanto solo qui potrebbe esistere un museo simile, dato che il Tricolore, la nostra bandiera, è nata proprio qui, il 7 Gennaio 1797.
Il Museo mostra documenti, lettere (tra cui una di Foscolo ai Reggiani), trattati che raccontano i moti risorgimentali che hanno poi reso il Tricolore la bandiera nazionale. Inizialmente, infatti, nacque come bandiera della Repubblica Cispadana. Nel museo è esposto il primo tricolore.
Il percorso di visita conduce e si conclude nella splendida Sala del Tricolore: oltre ad essere la sala dove è stata innalzata la nostra bandiera per la prima volta, è ancora oggi la Sala del Consiglio Comunale di Reggio Emilia. L’ingresso, quindi, dipende dalle attività politiche della giornata. Una sala neoclassica, che nella sua semplicità infonde rispetto e autorità
La visita è libera e la durata è soggettiva, certamente un’ora è necessaria (io che amo leggere tutto, ne ho impiegate quasi 2)
Se volete un supporto alla visita, il sito del museo mette a disposizione audioguide da ascoltare con auricolari dal proprio smartphone (https://www.musei.re.it/collezioni/museo-del-tricolore/audioguide/)
Ingresso è gratuito ma attenzione agli orari (unica nota dolente): venerdì, sabato e domenica è aperto dalle 10 alle 18, mentre gli altri giorni solo al pomeriggio, quindi attenzione nel pianificare la visita.
Da piazza a piazza
Esco di nuovo su Piazza Prampolini, o anche Piazza del Duomo o Piazza Grande e da qui percorro un suggestivo e caratteristico vicolo coperto, Vicolo Broletto, che conduce ad un’altra piazza, forse quella più importante per i Reggiani: Piazza San Prospero.
Ma prima di raccontarvi della Piazza, faccio qualche passo indietro, all’inizio di Vicolo Broletto: una cosa che mi colpisce è un’antica insegna in ferro battuto con la scritta Scendere dalla Bicicletta, il che mi fa immaginare che questo vicolo fosse brulicante di cittadini a piedi in passato, e anche oggi ospita in effetti alcuni banchi del mercato settimanale (come ho potuto notare essendo venerdì, giorno di mercato e giorno della mia visita)
Non solo proprio all’inizio del Vicolo c’è una bottega, anzi no che dico, il paradiso: cioccolate e praline di ogni forma, dolciumi di tutti i tipi, caramelle, biscotti, torte fatte in casa…e poi grissini, cracker artigianali. Insomma, pensate alla cosa più golosa o sfiziosa e qui c’è! Ovviamente entro!
Chiedo altre informazioni rispetto a quelle che avevo già ricavato sul web e cordialmente mi spiegano che esiste dal 1946: praticamente un’istituzione per la città! Mi spiegano che il prodotto che diede origine a tutto fu il miele; infatti, la bottega si chiama Bottega Broletto – Casa del Miele. In più scopro che solo ed esclusivamente qui si trova un liquore tipico: “Anisetta Cocchi” (non sono parente con il produttore!), un liquore a base di anice usato anche come digestivo. Diciamo che evito mentre faccio incetta di cioccolate.
Arriviamo in Piazza quindi, Piazza San Prospero che i reggiani chiamano anche Piazza dei Leoni o “Piasà Cècà” (in dialetto…Piazza Piccola in relazione a Piazza Prampolini che è Piazza Grande!).
Perché è quella più importante forse per i Reggiani? San Prospero è il Santo Patrono della Città a cui è anche dedicata la Basilica che si affaccia sulla Piazza.
È su questa Piazza che si festeggia il Santo il 24 Novembre; non solo è una piazza più raccolta, più intima, con tanti locali che si allargano con i tavoli all’interno della piazza. Una piazza che accoglie, chiusa dai portici su tre lati e l’altro è occupato dalla Basilica con la Torre Campanaria! Insomma, mi ha dato l’idea del luogo di ritrovo.
Ma perché piazza dei Leoni? Perché la Basilica barocca, rialzata di alcuni gradini rispetto alla piazza, mostra un sagrato su cui troneggiano quattro imponenti e imperiosi leoni di marmo rosa! Purtroppo la Basilica è chiusa! Noto che apre solo nel tardo pomeriggio poco prima della messa, quando dovrò ripartire! Significa che tornerò!
Tavola vista chiostri
L’orario mi è sfuggito…ma per una come me che adora l’arte, la storia ed è curiosissima, è facile dimenticare l’orario e anche lo stomaco; finché questo non reclama. Così percorro tutti i portici che costeggiano la Via Emilia (pedonale in questo tratto) in direzione Modena alla ricerca della mia sosta!
Tra le informazioni recuperate, scelgo un ristorante in cui le ricette sono autentiche con l’aggiunta di piatti più moderni ed innovativi. In più il locale si trova in un contesto a dir poco mozzafiato: infatti si affaccia sui Chiostri di San Pietro, annessi all’omonima basilica, restaurati in modo impeccabile, in cui appare tutto il loro splendore Rinascimentale.
Il locale Food in Chiostri è semplice, con grandi vetrate, molto luminoso, staff giovane e cordiale! Scelgo dal menù un’insalata leggera ma come antipasto devo assolutamente assaggiare il loro fantastico Erbazzone, preparato dagli chef seguendo l’originale e tradizionale ricetta Reggiana.
Ma sapete che l’Erbazzone si mangia solo a Reggio Emilia? A Parma, Modena, Bologna…non è Erbazzone. Non è una torta di spinaci, non è una frittata di erbette…è Erbazzone! Provare per credere! Ah, poi un calice di vino bianco del territorio: uno Spergolino! Chiudiamo con un espresso e pronti per rimettersi in moto!
Il tempo è volato e ripercorro la strada a ritroso, lungo la Via Emilia…guardando anche qualche negozio e boutique in direzione del autobus che mi riporterà alla stazione.
Per raggiungere il capolinea attraverso un’altra Piazza davvero incredibile: Piazza Martiri del 7 Luglio, che, come dice il nome, fu il teatro di un terribile eccidio. Ma sono diversi i fattori che mi colpiscono: l’ampiezza della piazza e una fontana che sembra quasi sparire con getti che escono dal suolo, sulla quale si specchiano i palazzi creando un contrasto moderno/antico con l’ottocentesco Teatro Romolo Valli.
Quest’ultimo, con la sua presenza austera ed elegante è il protagonista di questa piazza. Esso è visitabile internamente solo su prenotazione anticipata o durante le giornate di apertura speciali durante l’anno!
È giunta l’ora di tornare verso il treno con l’idea che la città merita almeno 2 giorni interi per visitare le bellezze che presenta, aimè sconosciute ai più. Una città che non ha nulla da invidiare ad altre città italiane; se ci fosse una maggiore promozione turistica delle istituzioni, sarebbe meta ideale per tanti visitatori. Unisce arte, storia, tradizione e buon cibo…insomma vale la pena visitarla!
N.B: il prezzo indicato non comprende il trasporto per raggiungere la città, dipende da dove si giunge