Parchi: il mio far west

On the road alla scoperta dei parchi e delle città dell'ovest americano
Scritto da: vilasi
parchi: il mio far west
Partenza il: 03/08/2010
Ritorno il: 25/08/2010
Viaggiatori: DUE
Spesa: 2000 €
Parchi: il mio far west Quest’anno abbiamo deciso di visitare la costa ovest degli Stati Uniti: Los Angeles, Grand Canyon, Page, Monument Valley, Arches Park, Bryce Canyon, Las Vegas, Death Valley, Yosemite Park, San Francisco, San Diego, Los Angeles. Tour molto classico, molto facile da organizzare con il “fai da te”, molto bello ed interessante. Come sempre inizierò il mio racconto con un sintetico “consigli pratici” in modo da evitare a chi non ne avesse voglia di leggere tutto il diario. CONSIGLI PRATICI 1. VOLO: prenotate con largo anticipo, si risparmia parecchio (Roma/Detroit/Los Angeles e vv € 1470,00 per due pax con KLM).Consiglio, se possibile, di evitare lo scalo tecnico a New York. Non farete file molto lunghe e i controlli doganali sono meno pignoli. Se non avete mai visitato questa città, allora potreste approfittare dello scalo per rimanervi due giorni (sufficienti) e riprendere il viaggio. Con il sito www.skyscanner.com potete avere una panoramica ampissima dei voli con relativi costi disponibili nella data da voi prescelta 2. BAGAGLIO: viaggiate con pochissimo bagaglio. In America i motel hanno a disposizione dei clienti lavanderia ed asse e ferro da stiro. Di solito viaggiamo con un trolley e uno zaino a testa, questa volta abbiamo sostituito un trolley e uno zaino con una valigia da imbarcare (appena più grande del bagaglio a mano), sapendo di dover fare almeno una tappa in un outlet per acquisti su richiesta delle figlie. In questo modo abbiamo avuto al ritorno spazio disponibile per i regali. Non dimenticate di mettere in valigia il costume da bagno (i motel hanno la piscina), il k-way e la felpa, indispensabile a San Francisco. Inutile aggiungere che il lucchetto o la chiusura della valigia devono essere del tipo TSA per il controllo bagaglio della dogana americana (a noi hanno aperto la valigia) 3. SOLDI: portate massimo 300 $ con voi in contanti. Si paga tutto con la carta di credito, perciò è meglio averne due anche per ovviare ad eventuali problemi che potrebbero esserci con una delle carte. Noi abbiamo optato per la carta di credito e la carta prepagata (debit card), l’importante è che siano entrambe del circuito VISA o Mastercard, accettate ovunque 4. ALLOGGI: i motel sono una soluzione ottima. La catena più economica è Motel6, ma è anche la più scadente, quelle migliori Best Western e Hampton Hinn. Riguardo alle prenotazioni, devo dire che è una scelta personalissima: in genere si trova posto facilmente, eccetto nei lodge all’interno dei parchi e a Kayenta. Se avete intenzione di alloggiare qui, allora prenotate anche in bassa stagione. Personalmente preferisco prenotare tutto dall’Italia: posso leggere le recensioni degli altri turisti, confrontare i prezzi e prenotare direttamente sul sito del motel scelto. Così facendo si hanno due vantaggi: si risparmia qualcosa e si può disdire fino a 24 ore prima della data di arrivo (e quando arrivo non devo andare alla ricerca affannosa di un motel). 5. NOLEGGIO AUTO: prenotate l’auto dall’Italia. Se siete in due una midsize è comoda ed abbastanza economica: tenete conto che le strade sono ottime, anche quelle all’interno dei parchi, perciò un SUV è inutile (anche se cercheranno alla reception di rifilarvelo). Fate una assicurazione che copre tutti i rischi, per 10 o 20 dollari in più non avrete problemi. Calcolate bene i giorni di noleggio, di solito la settimana intera costa meno delle giornate singole: quando fate su internet il preventivo, inserite sia le date a settimana che quelle a giorno (cioè 10 giorni possono costare più di due settimane, naturalmente accertatevi che non ci sia penale consegnando prima l’auto) Ottima l’Alamo sia come parco macchine che tariffe (Toyota Corolla quattro porte per venti giorni $ 613.34 compresa assicurazione completa e tasse). Non abbiamo noleggiato il navigatore satellitare: comprate in Italia le cartine stradali della zona che vi interessa (qualunque grande libreria le vende) studiatevi i percorsi, decidete le tappe e dopo aver prenotato i motel andate su GOOGLE MAP scegliete calcola percorso, inserite indirizzo esatto di partenza (se volete anche nome motel) ed indirizzo esatto di arrivo, stampate le indicazioni tappa per tappa e non vi perderete! Ultima nota: non fate la patente internazionale, la nostra cara vecchia patente italiana è sufficiente. 6. ASSICURAZIONE MALATTIA: questa assicurazione è necessaria sempre, in America è vitale. Fate diversi preventivi, controllate franchigie, massimali e modalità di rimborso e quant’altro. Fra le più economiche, ma con condizioni eccellenti, la Columbus (formula Premium per ventidue giorni per due € 172,00) 7. TOUR: se non avete a disposizione 22 giorni, vi consiglio di atterrare a Las Vegas e da qui fare Zion Park, Bryce Canyon, Capitol Reef, Arches N.P., Monument Valley, Grand Canyon, Page, Las Vegas. Questi sono i canyon che meritano una visita e quindici giorni sono sufficienti. DIARIO DI VIAGGIO 3 agosto ROMA/LOS ANGELES Dopo mesi trascorsi a leggere recensioni, studiare itinerari e mappe, prenotare, finalmente è giunto il gran giorno. Il viaggio fino a Detroit è stato lungo (10 ore), ma nell’insieme abbastanza comodo. Le procedure doganali sono state semplici e veloci e dopo tre ore di transito ci siamo di nuovo imbarcati per Los Angeles. Questa tratta è stata scomoda ed allucinante: forse ha avuto la sua parte la stanchezza, ma c’erano bambini che piangevano, persone che non la smettevano di parlare tra di loro e poltrone dure, tanto che il mio coccige gridava pietà! Dopo cinque ore di viaggio siamo atterrati (ore 22.30 locali). Al ritiro bagagli ci siamo accorti che la nostra valigia era stata aperta per il controllo doganale ma non era stata chiusa bene. In pratica non si riusciva ad aprirla: era rimasta bloccata. Senza perderci di coraggio, ci siamo recati alle partenze e qui abbiamo chiesto ad un controllore doganale di aprire la valigia con la chiave in loro dotazione. Dopo alcuni tentativi, l’impresa è riuscita ed abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Rincuorati, ci siamo diretti ad uno dei tanti punti di raccolta dei turisti che devono prendere la navetta per il loro albergo (uscendo dal ritiro bagagli si attraversa e nel corridoio centrale c’è il punto di raccolta per gli alberghi che offrono questo servizio). Dopo una mezz’ora di attesa, ci siamo resi conto che la navetta del nostro motel non sarebbe passata a causa dell’orario inoltrato. A questo punto abbiamo cambiato programma: poiché era già mezzanotte e due minuti, quindi 4 agosto, abbiamo preso lo shuttle dell’Alamo e qui abbiamo ritirato la nostra Toyota Corolla, futura compagna di viaggio, e via per la nostra prima notte americana. Ottimo il motel Travelodge, sia per le stanze, sia per la vicinanza all’aeroporto che al noleggio auto (7 minuti a piedi). Vicino al motel c’è anche un Danny’s per il pranzo o la cena e una pompa di benzina per il ripristino pieno prima della riconsegna auto. Travelodge Motel Century blvd $ 88.92 colazione e tasse incluse 4 agosto: LOS ANGELES/KINGMAN km. 547 Dopo una colazione a buffet, compresa nel prezzo, abbiamo inforcato la nostra……. 4 cavalli e via on the road! La prima tappa è stata di avvicinamento al Grand Canyon: infatti, organizzando, avevamo deciso di non fare spostamenti troppo lunghi per non stancarci troppo. Così dopo sei ore siamo arrivati a Kingman, paesino sulla mitica route 66, che adesso con le interstatali ha perso d’importanza. Alloggio al Quality Inn. Anche questo motel si è rivelato pulito, con camere spaziose, due letti queen e piscina. Così sul bordo piscina ci siamo riposati e rinfrescati e verso le sette di sera siamo andati al centro (eufemismo!) al market a comprare una ghiacciaia di polistirolo assolutamente necessaria durante gli spostamenti e l’occorrente per fare i panini. Infatti abbiamo deciso di mangiare durante il viaggio i panini fatti da me e la sera cenare al ristorante (scelta imposta dal fatto che qui i panini sono pieni di grassi, salse, bacon e quant’altro… un attentato al fegato, oltre che alla linea!!) Cena alla Steackhouse verso il centro del paese: ottima carne servita con la patata dolce americana American Best Value Inn $ 43,91 con colazione e tasse 5 agosto: Kingman/ Grand Canyon km 273 Sveglia alle cinque (non per scelta ma per il jet lag), colazione, preparazione della ghiacciaia (tutti i motel hanno la ICE MACHINE) e partenza per il Grand Canyon. Occorrono circa tre ore da Kingman, la strada è dritta e piacevole, il paesaggio tutto da godere, perché si attraversa il Mohave Desert. Alle 11 siamo in fila all’ingresso del Canyon e facciamo il pass per tutti i parchi nazionali, valido un anno, dal costo di 80$ ed entriamo nel parco. Abbiamo prenotato al Bright Angel Lodge, con il sito Xanterra, per poter godere appieno di una giornata trascorsa in questo parco, definito da molti come uno dei più belli d’America. Con l’auto raggiungiamo il nostro lodge, che si trova proprio dove parte lo shuttle linea rossa, che fa il percorso lungo i view-point del parco. In estate è l’unico modo possibile per vederli, perché è vietato, giustamente, l’ingresso ai veicoli. Decidiamo di iniziare la nostra visita al South Rim a piedi, percorrendo il sentiero (comodo ed asfaltato) che costeggia il canyon. Il primo impatto visivo è semplicemente da mozzafiato. E’ uno spettacolo imponente con questi strapiombi che sembrano voler indicare la via più breve per l’inferno, mentre tu, piccolo piccolo, ti senti in paradiso. Tutti i view-point sono degni di una visita, perché il panorama è sempre diverso, pur uguale nella sua maestosità. Quando si è stanchi si può prendere lo shuttle ed arrivare alla fermata successiva, in modo da alternare camminate e bus (ad ogni inizio sentiero è indicata la distanza da percorrere, così ci si può regolare). Vicino al lodge c’è il Bright Angel Trailhead, l’inizio del trail più bello, ma impegnativo, che porta in fondo al canyon, vicino al Colorado. I view-point sono nell’ordine: Trailview Overlook, Maricopa Point, Powell Point, Hopi Point, Mohave Point, The Abys (con uno strapiombo di mille metri), Pima Point ed Hermist Rest. Vedeteli tutti, anche se per me i più belli sono il Maricopa e l’Hopi. Per il clima, tenete presente che luglio e agosto sono piovosi con scrosci improvvisi di pioggia. A noi è capitato, ma con un k-way nello zaino il problema è risolto. Il giro dei view-point è terminato nel tardo pomeriggio, perché abbiamo percorso molti tratti a piedi e ci siamo fermati a mangiare i nostri panini, affacciati sul Grand Canyon: il sapore era diverso, mangiavo pane e bellezza, formaggio e maestosità. Dopo una doccia e la sistemazione dei bagagli nella nostra stanza, siamo corsi di nuovo al punto di partenza della linea rossa: non volevamo assolutamente perderci il tramonto. Siamo riusciti con grande fortuna a prendere l’ultimo shuttle che porta ad Hopi Point per il tramonto (ricordate, l’ultimo parte alle 19,15, ma c’è tanta gente in coda, per cui si rischia di non salire: noi siamo stati gli ultimi, quelli dietro hanno dovuto rinunciare) Fra applausi e grida di gioia dei turisti siamo arrivati giusto in tempo per godere questo spettacolo della natura, che per noi ha del miracoloso, ma che puntuale si ripete ogni sera. Il sole è una palla rosso fuoco che lentamente si nasconde dietro le pareti del canyon, anch’esse rosse per il riverbero dei raggi solari. Fotografie di rito e poi ritorno con lo shuttle al Lodge. Qui ci sono tre ristoranti, noi abbiamo optato per l’Arizona Room, dove servono un’ottima zuppa (stile messicano) e il pollo grigliato con le verdure. Dopo cena, passeggiata per ammirare il temporale scatenatosi in lontananza. I fulmini si susseguivano a spezzare il buio del canyon. A me è venuta in mente l’immagine di uno Zeus adirato con gli uomini, intento a scagliare le sue saette, così come tante volte Omero lo ha descritto. Bright Angel Lodge $ 96.06 senza colazione 6 agosto: Grand Canyon/Page km 225 Oggi visita della parte est del Canyon, percorribile in auto, per poi raggiungere Page. Poiché vogliamo arrivare a Page per l’ora di pranzo, decidiamo di fermarci solo al Desert View Point e al Navajo Point i più belli di questa zona. Anche qui il paesaggio è stupendo e scattiamo tante fotografie, anche se per me i ricordi più belli ed indelebili sono quelli che rimangono stampati nella nostra memoria. Usciti dal parco ci attendono 140 miglia da percorrere, ma anche questo tratto si rivela bellissimo: attraversiamo panorami indescrivibili e vicino a Page la strada si incunea tra le rocce rosse a strapiombo, mentre in lontananza si scorge il lago Powell. Elettrizzati dall’idea di bagnarci in quelle acque cristalline, entriamo nel parco, ma decidiamo di fermarci prima presso l’area picnic per mangiare i nostri panini e riposarci dopo tante ore di viaggio. Mentre mangiamo, osserviamo preoccupati le nuvole nere che si avvicinano minacciose. Infatti, appena arrivati sulla spiaggia, i fulmini e le nuvole si fanno vicinissimi e così siamo costretti a correre in macchina. Sotto la pioggia torniamo mesti in hotel a fare il check-in. Dopo un’ora, torna a splendere il sole, così decidiamo di riprendere il nostro programma e andare a farci il bagno. Passiamo due piacevoli ore sulla riva del lago, incantati dal panorama. Tornando in hotel, ci fermiamo per cena allo steackhouse che si trova in centro sulla Lake Powell blvd. Ve lo sconsiglio vivamente: è stato il peggiore ristorante del viaggio. Sono le 22.30, siamo stanchi e tornando in motel guardiamo preoccupati il cielo nuvoloso. Domani abbiamo l’Antilope Canyon Tour, prenotato dall’Italia via internet a novembre per essere sicuri di trovare posto al tour delle 11.30, il migliore per i giochi dei raggi solari che s’infilano nelle aperture tra le rocce. Holiday Inn Express €125 prenotato con Tui.it 7 agosto: Page/Kayenta km 236 Come temevamo, oggi piove. Anticipiamo il nostro arrivo agli uffici del tour, dove abbiamo conferma che la visita non si effettua. A questo punto, decidiamo a malincuore di lasciare Page e di partire per Kayenta, dove dobbiamo visitare la Monument Valley. Il viaggio lo facciamo sotto una pioggia torrenziale, ma alle 14 siamo a Kayenta. Ha smesso di piovere ed anche se è nuvoloso decidiamo di visitare il parco, anche perché le previsioni per domani sono pessime. La Monument Valley è territorio Navajo, perciò il pass dei parchi non è valido. All’ingresso, paghiamo 5$ a testa, ci danno come sempre la mappa ed entriamo nel parco, già conquistati dalle formazioni rocciose che si ergono tutte intorno. Prima tappa è il Visitor Center, dove mangiamo i nostri panini, mentre fuori nuovamente diluvia. Per fortuna, la valle si visita in auto, così siamo al riparo dalla pioggia. La pioggia è intermittente e devo dire che anche con il cielo nuvoloso, questi monoliti hanno un fascino particolare. Ad ogni gruppo è stato dato un nome che indica ciò che le rocce sembrano ricordare: così abbiamo le tre sorelle, l’elefante, il cammello, il punto panoramico dedicato a John Ford, uno degli interpreti, insieme a John Wayne, più famosi dei film western girati in questa valle. In effetti, guardi queste enormi formazioni di arenaria rossa e ti aspetti di vedere apparire da un momento all’altro cow-boy al galoppo, inseguiti da fieri Navajo. Riprende a diluviare, perciò decidiamo che è inutile aspettare il tramonto e torniamo a Kayenta dove ci accoglie una magnifica stanza, con due comodissimi queen. A cena andiamo al Mc Donald’s, che si trova vicino all’hotel: ci guardiamo intorno tristi, perché Kayenta non offre niente e questi navajo, ormai grassi come quasi tutti gli americani, si aggirano come fantasmi di un passato nobile e glorioso. Hotel Hampton Inn $118,16 colazione e tasse incluse 8 agosto: Kayenta/Moab km 283 Oggi tappa Kayenta/Moab, dove visiteremo l’Arches N.P. Il mio sguardo è fisso sul paesaggio che scorre: vaste praterie, interrotte da questi monoliti imponenti e la mia mente le immagina popolate da numerose mandrie di bisonti. Per associazione di idee, i bisonti mi inducono ad immaginarmi la vita libera dei Navajo e la paragono a quella che sono costretti a condurre adesso. Vivono in casupole sparse in questa prateria immensa, non hanno nulla, sono vite spezzate che hanno perso tutto delle loro origini, ma non hanno acquistato nulla dei vantaggi(?) della modernità, se non un Mc dove trangugiare hamburger e patatine. E intanto… i monoliti stanno a guardare! Il viaggio verso Moab continua: sono km di asfalto che si perdono all’orizzonte nel nulla, tu solo sulla strada, ogni tanto una casetta e poi il nulla. Questa è la provincia americana, incontri un cartello stradale che ti segnala che stai per arrivare a Bluff, città con aeroporto. Ebbene, saranno una ventina di case sulla destra e sulla sinistra un piccolo aeroporto per piper. In Italia sarebbe una frazione di Comune, qui è una città. Don’t worry, questo è il sogno americano! Alle 12 siamo a Moab, cittadina molto turistica, alle porte dell’Arches N.P. Che dire di questo parco? E’ bellissimo, merita senz’altro una visita. Balance Rock, pietra monolitica che ha in cima un masso che si mantiene in equilibrio (parrebbe molto precario e pronta a cadere giù), l’organo, l’elefante, Park Avenue, Arche Delicate, Double Arche, Pine Arche, queste alcune delle formazioni rocciose, e orgogliosamente ho dato il nome ad una formazione che si trova di fronte ai monoliti che formano Park Avenue. E’ una roccia che ricorda la testa di Nefertiti e per me è la Nefertiti’s Rock, immortalata con una foto. Il motel Bowen è senza infamia e senza lode. Forse qualche altro motel sarebbe stato migliore. Comunque, la stanza è spaziosa, ci sono due letti queen, frigorifero e forno a microonde. Andiamo a cenare al Brewery, consigliato anche dalla Lonely Planet. Ottima la New York steack, servita con insalata, patate fritte e verdura. Dopo un giro sulla via principale, soddisfatti della giornata appena trascorsa, andiamo a dormire. Bowen Motel $88.76 con colazione (scarsa) 9 agosto: Moab/Bryce Canyon km 467 Anche questa volta attraversiamo paesaggi molto particolari e mano a mano che ci avviciniamo al canyon, il paesaggio diventa montano, con grandi abeti che si stagliano sulle rocce rosse. Alloggiamo al Bryce View Lodge, che si trova ad un miglio dall’ingresso del parco. Qui hanno costruito un complesso, chiamato Bryce City, dove ci sono anche due Best Western motel, ristoranti, store, piscina. Oltre alla piscina coperta, c’è anche la jacuzzi, rimedio sublime per cacciare la fatica della giornata trascorsa in viaggio. Trascorriamo due ore piacevolissime in piscina e sui lettini all’aperto possiamo anche prendere il sole. Per cena decidiamo di provare il ristorante del complesso e la loro New York steack ci ha sorpreso piacevolmente: carne tenerissima e molto gustosa. 10 agosto: Bryce Canyon Alle nove siamo già pronti per la nostra avventura al Bryce Canyon. Anche qui c’è un servizio di navetta, ma è meno efficiente di quello del Grand Canyon; oltretutto fa tappa solo ai view point della zona centrale, il cosiddetto Anphitheater. Quindi decidiamo di andare con l’auto fino all’ultimo view point, quello di Rainbow Point, per poi tornare indietro e visitare tutti i punti panoramici. Da Rainbow Point un facile trail porta a Yovimpa Point, un affaccio sullo strapiombo sottostante. Il silenzio regna sovrano, interrotto solo dal sibilo del vento, che qui soffia impetuoso. In un gazebo di legno che offre riparo al turista, c’è un cartello che recita: “Anche il silenzio assoluto può essere udito.” (Thoreau 1853) Nulla di più vero. Riprendiamo la strada e passiamo per Black Birch Canyon, Ponderosa Canyon ed Aqua Canyon, quest’ultimo con una vista eccezionale, una tra le migliori. Foto di rito e proseguiamo per Natural Bridge, che puntuale ci riserva un altro panorama sorprendente. Un enorme arco, delimitato sulla parte superiore da una larga e lunga roccia, è un vero e proprio ponte naturale sospeso nel vuoto, il passaggio dal finito all’infinito. Proseguiamo, fermandoci ad ogni view point, belli, ma nulla di eccezionale, finchè arriviamo al famoso rettangolo chiamato Bryce Amphitheater. Il primo view point che visitiamo è il Paria Point e da qui passiamo al Bryce Point. Che meraviglia! Le pareti precipitano in fondo al canyon, ampissimo ed esteso a perdita d’occhio. Sul lato sinistro si aprono numerose grotte, che con il tempo coperto non sono visibili e da qui inizia il Rim Trail: dopo un po’ di indecisione se percorrerlo a piedi oppure no, optiamo per la seconda scelta, visto il caldo opprimente. Abbiamo fatto una scelta giusta, perché abbiamo risparmiato le nostre forze per un trail molto più interessante, di cui vi parlerò dopo. Ci rimettiamo in auto e raggiungiamo Inspiration Point, per poi proseguire verso Sunset Point (temporaneamente chiuso per parcheggio pieno) e Sunrise Point, che visitiamo. Nel tornare indietro, decidiamo di arrivare all’area picnic verso Swamp Canyon. Pausa di 40 minuti circa per il pranzo a sacco, in compagnia di uccelli e scoiattoli, che si avvicinano per avere briciole di pane, ma ai quali è severamente vietato dare da mangiare. Rispettiamo questa regola, perché sappiamo di far del male agli animali e ci accontentiamo di vederli così vicini. Finalmente, ci rechiamo al Sunset Point, veramente bellissimo e qui abbiamo un’altra sorpresa! Da questo punto parte il Navajo Loope, un sentiero che scende in fondo al canyon, attraversa una gola ricca di formazioni monolitiche, chiamate Wall Street per la loro altezza che ricorda tanti grattacieli messi in fila, raggiunge il fondo valle ricco di alberi, alcuni dei quali crescono (e vi assicuro, non so come) in mezzo alle fessure delle rocce. Un paesaggio inimitabile e sinceramente mai visto in altri luoghi. Vi consiglio vivamente di percorrere tutto questo giro, evitate tutti gli altri trail, ma non perdetevi questo: ne vale la fatica!! (si scende in fondo al canyon, ma poi si risale con una strada comoda, ma in salita….) Bryce View Lodge € 125 per due notti senza colazione 11 agosto: Bryce Canyon/Las Vegas km 412 Sono curiosa di vedere Las Vegas, questa famosa città, cattedrale di luci e di suoni nel deserto del Nevada. Voglio arrivare abbastanza presto, per passare al Premium Outlet e comprare qualche regalo. Alle 12 siamo a Las Vegas, usciamo alla 41B per l’outlet, che sinceramente non riusciamo a trovare subito, anche perché non avevo programmato questa sosta e non avevo le indicazioni stradali di Google Map. E’ un outlet come i nostri, i prezzi sono buoni e facciamo i nostri acquisti. Procediamo poi per l’Hotel Paris sulla strip. Commento personalissimo su Las Vegas: città orribile. E’ tutto falso e direi abbastanza pacchiano, non c’è nulla da vedere, eccetto questi alberghi a tema che si susseguono: Venezia, Paris, New York, Cesar, Luxor ecc., monumenti al cattivo gusto adatti solo a chi non ha goduto dello spettacolo offerto dalle località originali. Ceniamo velocemente ad un Burger King per 12 $, punto solo 10 $ alle slot machine, ma giusto per…., e tornando al nostro albergo, ci fermiamo al Bellagio per assistere al gioco di luci e suoni delle fontane: unico spettacolo decente a Las Vegas. Hotel Paris $ 89.60 senza colazione 12 agosto: Las Vegas/Death Valley/Bishop km 420 Lasciamo Las Vegas senza rimpianti, facciamo colazione al primo caffè che incontriamo e proseguiamo per la Death Valley. Qui altra delusione! E’ un luogo che non ha nulla di eccezionale, specie dopo aver visto i canyon dell’Arizona e dello Utah. Sono chilometri e chilometri nel nulla: il famoso Badwater, il punto più basso d’America (85 mt. Sotto il livello del mare), che tutti descrivono come un lago di sale, non è poi così grande, né così bianco, Zabriskj Point è un punto da cui si ammirano le dune color pastello, ma rispetto allo spettacolo del Grand Canyon sono un panorama senza troppe pretese. Stanchissimi, procediamo per Bishop, dove alloggiamo al Motel6, anche questo piuttosto squallido. Insomma, personalmente ritengo che Las Vegas e la Death Valley sono due tappe che si possono tranquillamente saltare. Unica nota positiva, l’ottima cena messicana da Amigos Restaurant. Motel6 62,00 $ senza colazione 13 agosto: Bishop/Oakhurst km 225 Il Motel6 come colazione dà soltanto caffè americano, perciò ci fermiamo da Starbucks (a pochi metri di distanza dal motel) e qui facciamo colazione. Si procede quindi verso nord, per attraversare il Tioga Pass ed arrivare allo Yosemite Park. Da un paesaggio arido del Nevada si passa ad un magnifico paesaggio montano. Il Tioga è molto bello ed è un anticipo di quello che lo Yosemite offre al turista. Dal 12 ottobre fino al 30 maggio questo passo è chiuso per neve e talvolta può succedere anche a giugno o settembre, bisogna quindi informarsi in questi mesi prima di intraprendere il viaggio. Yosemite ricorda molto le nostre Dolomiti: il paesaggio è montano, ovunque foreste di abeti, corsi d’acqua, laghetti montani, formazioni rocciose come El Captain a guardia del parco. Notevoli sono le cascate, ma nel mese di agosto sono spesso in secca. Noi abbiamo visto la cascata di Brideveil (velo di sposa), che si raggiunge a piedi dal parcheggio dedicato. La cascata deve il suo nome al fatto che il salto è notevole e l’acqua nebulizzata non arriva mai verticalmente a terra e con i raggi solari si ha l’impressione di osservare un leggero velo da sposa mosso dalla brezza. Per i turisti come noi non occorre fermarsi due giorni in questo parco. E’ sufficiente percorrere in auto dal Tioga Entrance tutta la strada che porta alla Yosemite Valley, fermandosi ai vari view point, riposarsi in una delle numerose aree picnic e infine arrivare a Mariposa Grove dove è possibile ammirare le sequoia giganti. Fatto questo, (siamo in auto da più di otto ore) ormai stanchi ci dirigiamo ad Oakhurst, dove abbiamo prenotato al Best Western. E’ il motel più elegante del viaggio: la camera costa 125 dollari, ma li vale tutti. Il motel è immerso nel verde, ci sono a disposizione due piscine, una all’aperto e una al chiuso, più la solita Jacuzzi, dove ci immergiamo beati per mezz’ora. La fatica della giornata sparisce come per incanto. In paese ci fermiamo per cena al Crab Cakes, che prepara anche piatti di pesce, ma per andare sul sicuro (pesce in montagna…. Sarà fresco?) ordiniamo la solita steack. Ottima. Best Western 125 $ senza colazione 14 agosto: Oakhurst/San Francisco km 331 Oggi non c’è la sveglia che suona, ma è un messaggio da Roma che assolve alle funzioni di sveglia. E’ capitato tante volte: alle 5 del mattino arriva un sms, nessuno tiene conto delle – 9 ore di fuso! Il viaggio per San Francisco è agevole, in America le strade sono tutte rettilinee, la pavimentazione è perfetta, insomma, complice il cambio automatico, non ci si stanca eccessivamente. A metà percorso ci fermiamo per sgranchire le gambe e mangiare qualcosa, poi di nuovo in auto, finchè alle 15 ci appare San Francisco! La baia è bellissima e l’isola di Alcatraz con la sua prigione si erge in mezzo ad essa. Riusciamo abbastanza facilmente a raggiungere Mason Street (sempre con le indicazioni di google map), dove si trova il nostro albergo. L’Hotel Bijou non è eccezionale, ma per 119 $ a notte abbiamo una camera pulita e decente, la colazione a buffet e la vicinanza ad Union Square. Altro vantaggio è il parcheggio che si trova a 200 metri dall’albergo con cui è convenzionato. Con 100 dollari in tutto possiamo parcheggiare l’auto che in questi quattro giorni non ci servirà. Alle 18 usciamo per un primo giro di perlustrazione. Logicamente, andiamo a vedere il punto di partenza della cable car e da lì raggiungiamo Union Square. Proviamo a mangiare da Macy’s, dove all’ultimo piano c’è il ristorante e bar con il migliore cheesecake di San Francisco. La folla è tanta, c’è da aspettare più di un’ora e siamo troppo stanchi per aspettare tanto. Su Lonely Planet consigliano in zona Shalimar, ristorante pakistano in Jones Street. Decidiamo di provare: il locale è spartano e si ordina direttamente ai cuochi. Troviamo un tavolo libero (dopo mezz’ora c’è la fila) ed ordiniamo. Tutto buono e il conto è di soli 22 dollari. 15 agosto: San Francisco Sono emozionata, finalmente sono a San Francisco e potrò godermela per tre giorni! Questa città non ha deluso le mie aspettative: è bella, ha un fascino particolare da vecchia signora, conserva quell’atmosfera tra il retrò e il bohemien di una città europea. Qui infatti non sembra di essere in America: i grattacieli sono pochissimi, quello più alto è di soli 52 piani, la sede della Bank of America. Prima di tutto andiamo al capolinea del cable car, la funicolare che porta fino al Fisherman. La mattina è fredda, il cielo è nuvoloso e tira parecchio vento. E’ una caratteristica di questa città: fino alle 12 il sole non riesce a far capolino tra la nebbia e le nuvole, tanto che talvolta non si riesce a vedere il Golden Gate. Insomma, occorre coprirsi bene: felpa, pantaloni lunghi, scarpe chiuse. Dopo un po’ di fila, saliamo sul cable (5$ a testa. Non abbiamo fatto il pass, perché a noi piace camminare e visitare le città a piedi), che sferragliando e scollinando raggiunge il Fisherman. Questo è il vecchio molo di San Francisco, diviso in Pier, che partono dal numero 45 e mano a mano scendono come numerazione. Il più famoso è il Pier 39, che con i suoi numerosi negozi e ristoranti attira ogni giorno centinaia di turisti. Qui sulle piattaforme galleggianti vive una colonia di otarie, che si crogiolano al sole e accatastandosi letteralmente una sull’altra si riparano dal vento freddo e pungente che sferza la baia. Il Golden Gate da un lato e l’isola di Alcatraz dall’altro fanno da sentinelle e naturalmente non si contano le foto che si scattano. Acquistiamo il biglietto per il giro della baia in battello (costo 24 $ a persona, durata 1 ora) per poter ammirare da vicino Alcatraz ed il ponte più famoso del mondo ed avere una panoramica completa della città che pigra si specchia nella baia. (In seguito ci siamo pentiti di non aver fatto il viaggio in traghetto verso Sausalito. Con 20 $ si va e si torna, il paesaggio è uguale, ma si può visitare questa località a nord di S.F.) Alle 12 siamo di nuovo sul molo e finalmente il sole è riuscito a farsi strada fra le nuvole. Adesso la temperatura è decisamente più mite ed anche lo spettacolo che offre la baia è più affascinante con i suoi colori tanto accesi e vividi. Acquistiamo da una delle numerosissime friggitorie del Pier una frittura di gamberi e calamari e un granchio. Assaporiamo il nostro pranzo seduti sulle panchine insieme a tanti turisti (tutti con la loro frittura o granchio), ai musicisti che suonano e cantano e ai gabbiani che passeggiano con andatura dinoccolata tra le panchine, in attesa di un pezzo di pesce. Veramente piacevole e rilassante. Dopo un altro giro nel Pier ci avviamo a piedi verso Union Square. Percorriamo la Columbus Av., attraversando il quartiere italiano. Ci fermiamo al Mara’s per un espresso buonissimo, servito da un simpatico ragazzo di origini calabresi (angolo Columbus/Stockton). Proseguiamo sulla Columbus fino all’incrocio con Grant Av., per addentrarci nel quartiere cinese. A Chinatown si susseguono negozi che vendono chincaglieria, cibo, frutta, pesce. Ci divertiamo a camminare tra la folla multietnica: cinesi, americani, europei, giapponesi; magari se nel mondo ci fosse tanta armonia fra i popoli! Arriviamo al Dragon Gate e da qui raggiungiamo Union Square. Qui ci fermiamo da Macy’s e saliamo all’ultimo piano da Cheesecake’s Factory, perché vogliamo assaggiare almeno una volta questo dolce, che secondo tutti è il migliore di S.F. Seduti nella terrazza che affaccia sulla piazza ordiniamo due fette di chocolate and coconut cream cheesecake: f-a-v-o-l-o-s-o! Il bilancio della giornata è estremamente positivo: sono stata benissimo, questa città è veramente a misura d’uomo. W FRISCO! 16 agosto: San Francisco Oggi è stata una giornata faticosissima. Dal nostro albergo in Mason Street siamo andati a piedi fino a Lombard Street per fotografare la famosa strada che scende con ripidi tornanti dalla cima della collina fino a giù, in mezzo a villette e giardini pieni di fiori. Dopo le foto di rito, abbiamo continuato a passeggiare per S.F., arrivando al quartiere di Marina. Molto bello ed elegante, tutte le case lungo l’oceano hanno enormi vetrate, attraverso le quali l’oceano sembra entrare in casa. Da Marina abbiamo raggiunto il Presidio, grande parco ai piedi del Golden Gate, per proseguire poi verso il Pier, passando per Forte Mason. Sosta al Pier per un rapido ma gustoso spuntino (frittura e granchio), sosta d’obbligo alla cioccolateria Gherardelli per piccolo rifornimento di cioccolata, che abbiamo gustato ascoltando i musicisti del Pier 39, e dopo i 6 km percorsi dal mattino, riprendiamo a camminare per tornare in albergo. All’angolo della Columbus con la Brodway, notiamo un ristorante italiano:”Tutto qua”. Decidiamo di tornare qui per cenare: un piatto di spaghetti ci vuole proprio! Alle 19 siamo al ristorante: servizio veloce, pasta cucinata bene, prezzi medio alti, ma ciò che ci ha dato fastidio è stata la richiesta/pretesa, fatta a voce dal cameriere, del 15% di mancia sul totale. Gesto antipatico, perché si sa che in America è abitudine lasciare il 15% del totale come mancia, cosa che abbiamo fatto in tutti i ristoranti, ma chiederlo esplicitamente mi è sembrato cafone. Sono le 21 quando terminiamo di cenare e torniamo all’albergo passando per il quartiere finanziario. Le nostre gambe, ormai, andavano da sole per forza d’inerzia! 17 agosto: San Francisco Ultimo giorno a S.F. Devo dire che due giorni e mezzo sarebbero stati sufficienti. Sapendolo, saremmo partiti oggi per San Diego, ultima tappa del nostro viaggio, percorrendo la strada costiera e fermandoci a dormire lungo il percorso. Invece, partiamo domani e poiché sono 9/10 ore di viaggio, siamo costretti a percorrere l’interstatale I5 south, rinunciando al panorama. Oggi da Market Street prendiamo il filobus 71 che porta al Golden Gate Park, parco molto esteso dove si trovano anche il museo delle scienze, l’orto botanico, il giardino giapponese. A piedi ne percorriamo un tratto, poi in corrispondenza del museo delle scienze usciamo su Fulton Av. Vorrei prendere il n. 5 per arrivare ad Alamo Square, ma mi faccio convincere dal marito che sono solo due passi… Saranno stati almeno 3 km! Comunque, arriviamo ad Alamo Square, un parco circondato sui quattro lati da case di epoca vittoriana. Sul lato est ci sono quelle più fotografate: le sette sorelle. Anche noi scattiamo le foto di rito e finalmente con il filobus 22 ci portiamo sulla Columbus Av., per raggiungere il Pier 39, dove mangiamo un gustoso hot dog. Per cena andiamo da Macy’s: veramente ottima la steack servita con asparagi e purè di patate. Per dire addio a S.F. Ordiniamo anche una fetta di cheesecake. Hotel Bijou 119 $ a notte con colazione 18 agosto: San Francisco/San Diego km 809 Oggi tappa di trasferimento a San Diego. Viaggio tranquillo e tutto sommato comodo. Il paesaggio è brullo, ma lungo l’interstatale 5 corrono da entrambi i lati due larghe strisce di terreno coltivato ad alberi di pistacchi. Alle 18 arriviamo a San Diego al motel Best Western in El Cajon blvd. Bel motel con piscina e camere molto spaziose, ma senza frigo e forno a microonde. E’ un piccolo neo, perché l’albergo si trova un po’ fuorimano e bisogna prendere l’auto anche per andare a cena (vicino c’è un ristorante messicano: vi abbiamo mangiato la prima sera, ma non è possibile farlo tutte le sere, anche se buono) 19 agosto: San Diego Prima giornata a San Diego. Decidiamo di andare a La Jolla, che in spagnolo significa gioiello. Infatti, il paese è incastonato nelle colline che circondano la baia, ovunque ville con giardino ed il centro è ricco di boutique e negozi molto eleganti. C’è un’atmosfera ovattata, è un po’ come le nostre località di mare più raffinate. Raggiungiamo la spiaggia, grande, di sabbia bianca, ma ….. C’è un ma: l’acqua dell’oceano è a dir poco gelata, non è possibile fare un vero e proprio bagno. Così ci rendiamo conto, molto a malincuore, che la temperatura esterna, la spiaggia, il paesaggio sono simili a quelli di Tulum in Messico, ma che non potremo assolutamente crogiolarci nelle acque cristalline e calde. Pazienza! Trascorriamo parecchie ore stesi al sole e in tarda serata torniamo al motel. La sera cena veloce a base di spaghetti in un ristorante vicino al motel di nome “Cucina fresca” 20 agosto: San Diego Oggi visitiamo Mission Park e le due spiagge di Mission Bay e Pacific Beach, collegate tra loro da una strada chiusa al traffico, dove i californiani vanno in bici, pattinano, fanno jogging. Il parco offre un panorama bellissimo della baia, i giardini ben tenuti hanno tavoli per il picnic e barbecue. Scattiamo diverse foto e poi ci dirigiamo a Pacific Beach. Oggi c’è vento, non è possibile stare sulla spiaggia solo con il costume (io indosso anche la felpa). Alle 12 ci spostiamo verso Mission Bay, anche questa spiaggia molto grande e preceduta da giardini attrezzati per il picnic. A Mission c’è un centro con negozi, ristoranti e un piccolo luna park. Ci dirigiamo lì e ci divertiamo a passeggiare in mezzo alla folla vociante ed allegra. Il vento adesso è scemato, quindi ci dirigiamo sulla spiaggia per prendere ancora un po’ di sole. Tornati in motel, decidiamo di andare in centro a cenare e alla reception ci spiegano che il modo più veloce per andarci è prendere la 94 west, che finisce proprio al Gaslamper Quarter. Praticamente, S. Diego si estende in larghezza, sono km da un punto all’altro della città. Per questo motivo la città è attraversata da est ad ovest dalla 94, mentre da nord a sud dalla I5: gli abitanti usano queste superstrade come tangenziali ed escono esattamente all’altezza della via che vogliono raggiungere. A questo punto, ci rendiamo conto che il nostro motel non è fuorimano, ma praticamente ogni zona è a sé stante. Arriviamo dunque al centro, ma qui abbiamo una sorpresa: i parcheggi sono carissimi, circa 10 $ ad ora. Ci spiegano che la mattina fino alle 18 costa di meno, perciò rimandiamo la nostra visita a domani. Tornando, sulla College Av., notiamo un ristorante pieno di gente:”Coco’s”. Decidiamo di provare e rimaniamo molto soddisfatti. 21 agosto: San Diego Come da programma andiamo a visitare il centro di S. Diego. Oggi paghiamo 12 $ per il parcheggio fino alle 18, cifra ragionevole. Iniziamo a girovagare per le strade della città ed anche qui, come a Frisco, balza agli occhi che c’è tanta gente che vive al di sotto della soglia di povertà. Dormono in strada, raccolgono dai cestini dei rifiuti le lattine e le bottiglie di plastica, che poi rivendono per raggranellare qualche spicciolo. E’ una tristezza infinita, non so se mi troverei bene a vivere in queste città americane. Raggiungiamo Horton Plaza, la superiamo e ci dirigiamo verso il porto. Qui c’è il museo navale e la portaerei Midway, che si possono visitare (ticket 18 $) e procedendo oltre si arriva al porto delle barche da diporto. In questa zona ci sono numerosi negozi di souvenir e punti di ristoro: oggi scegliamo la cucina greca ed ordiniamo foglie d’uva ripiene di riso, kebab e bakalawa, ottimo dolce al miele. Pomeriggio in piscina del motel e cena da Coco’s. 22 agosto: S. Diego Stamani decidiamo di andare al Coronado, un’isola che è collegata alla città da un ponte a forma di boomerang. Come sempre, 94 West, I5 South, uscita Coronado Bridge. La località subito ci colpisce favorevolmente! Sono tutte villette molto carine, ognuna con giardino ben curato, anche le vie sono piene di fiori e piante. La spiaggia, Imperial Beach, ci lascia stupefatti: è la più grande e soprattutto c’è una brezza piacevole e non il vento forte che soffia sulle altre spiagge. Infatti non ci sono surfisti, l’acqua, però, è sempre gelata. Rimaniamo al sole per tre ore, mentre guardiamo tra il divertito e la meraviglia queste famiglie che arrivano sulla spiaggia con carrelli carichi di ogni cosa in confezioni super giganti! Mi tornano alla mente i leoni marini di Frisco che si crogiolavano pigri al pallido sole. Qui gli umani, considerata la stazza della maggioranza, sono altrettanti leoni marini, stesi al sole o intenti a mangiare e bere. Lasciata la spiaggia dopo lo spuntino, ci dirigiamo in Orange Av., la via principale di Coronado. Bellissima, piena di negozi e ristoranti, arricchita da aiole senza soluzione di continuità ricche di fiori e piante. I turisti passeggiano tranquillamente e la sera ci deve essere tanta animazione! Peccato, a sapersi, avrei cercato qui un albergo. Da Moo prendiamo un gelato: buono, ma come tutte le porzioni americane, enorme. Seduti su una panchina, mandiamo giù a fatica il gelato (sembra non finire mai … sarà mezzo chilo!) e ci godiamo il nostro ultimo pomeriggio a S. Diego. Infatti domani si parte per Los Angeles, dove restituiremo l’auto e dormiremo al Travelodge, nostro primo motel americano. Cena come al solito da Coco’s. Best Western Lamplighter Inn 120.19 $ a notte con colazione 23 agosto: San Diego/Los Angeles km 201 Salutiamo anche S. Diego e a malincuore, perché le vacanze sono finite, partiamo per Los Angeles. Rimango al Travelodge mentre mio marito consegna la nostra fedele compagna d’avventura all’Alamo. Il pomeriggio lo trascorriamo in piscina a commentare e rivivere il viaggio appena concluso. Che dire? E’ stato veramente un bel viaggio, abbiamo visitato luoghi selvaggi di indescrivibile bellezza, abbiamo provato emozioni forti, ogni parco diverso dall’altro, ma tutti impareggiabili. Le città non sono state all’altezza delle nostre aspettative, anche se Frisco ha un fascino particolare: senza dubbio la più bella di questo tour. Comunque un viaggio da organizzare e godere in tutte le sue sfaccettature! Good by, America!


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