U.S.A. In viaggio con mamma: 3 settimane, 7 Stati, 20 parchi nazionali

Un viaggio on the road di tre settimane nel quarto sud-occidentale degli Stati Uniti.
Scritto da: garbuglio76
u.s.a. in viaggio con mamma: 3 settimane, 7 stati, 20 parchi nazionali
Partenza il: 01/03/2018
Ritorno il: 23/03/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: Fino a €250 €

Il mio terzo viaggio negli U.S.A. lo faccio insieme a mia mamma. Una coppia di viaggiatori abbastanza agli opposti quindi abbastanza improbabili, ma questo viaggio è il mio “regalo” per la sua pensione, e quindi questa che segue è la cronaca (e l’itinerario) di questi giorni americani di un figlio e una madre on the road. Il viaggio ha inizio e fine a Los Angeles, siamo a marzo 2018. Arriviamo nella città degli angeli che ormai è sera; il volo per arrivare fino qua è stato lungo e abbastanza faticoso. Quindi ritiriamo la macchina e andiamo al motel poco distante dall’aeroporto che ho prenotato: domani si comincia.

LOS ANGELES – NEEDLES

La prima tappa è Baker, porta di accesso al Mojave National Preserve. Di qua io sono già passato un paio di anni fa, e a dirla tutta ho anche una gran voglia di tornare a respirare l’aria nerd dell’Alien Fresh Jerky che si trova in paese… Da qui all’ingresso del parco il tragitto è breve, e attraversiamo questa landa deserta punteggiata di joshua tree fino ad arrivare alle Kelso Dunes: una passeggiata fino ai piedi di queste dune ci sta tutta. Usciamo dal parco a sud e, intanto che dobbiamo arrivare fino a Needles per dormire, ne approfittiamo e passiamo da Amboy, per un assaggio di autentica Route 66.

NEEDLES – FLAGSTAFF

Oggi solo Route 66, ed è sempre un’emozione metterci le ruote sopra. Needles è proprio sul confine tra California e Arizona, e dopo una foto di rito sotto il cartellone che indica il cambio di Stato partiamo alla volta della ghost town di Oatman, la cittadina degli asini. Una colazione abbondante, quattro passi lungo main street e siamo pronti a rimetterci in viaggio: l’Arizona ci aspetta proprio dietro il Sitgreaves Pass! Attraversiamo Kingman diretti a Hackberry: è ora che mia mamma sappia cosa sia un general store sulla 66! Da qui a Seligman il passo poi è abbastanza breve: conosco bene questa parte del Paese, e so che se vuoi respirare quell’inconfondibile aria vintage americana è qui che bisogna venire. A Seligman faccio uno degli incontri più interessanti ed emozionanti della mia vita, ossia con Angel Delgadillo, uno dei fondatori della Historic Route 66 : se oggi molta gente (come me ad esempio) percorre ancora questa strada alla ricerca del “sogno americano” lo dobbiamo proprio ad Angel. Arriviamo a Flagstaff nel tardo pomeriggio. Quassù (siamo a 2100 metri) fa freschetto, ma una passeggiata in centro è obbligatoria. E’ una città universitaria, e si avverte questa sua anima giovane, nei caffè come nei murales bellissimi che punteggiano i muri ovunque poggi lo sguardo.

FLAGSTAFF – HOLBROOK

Il piano di giornata è ambizioso, ma questa parte di 66 a me manca e vorrei esplorarla bene. Tuttavia qualche intoppo prende a martellate il nostro itinerario: le cascate di Grand Falls proprio non riusciamo a trovarle, e finiamo per girovagare in campi cosparsi di vulcani spenti per buona parte della mattina, poco a nord di Flagstaff. Decidiamo allora di abbandonare l’idea di vedere ste benedette cascate e torniamo a sud, per riprendere la Mother Road e visitare il Meteor Crater, Winona e Winslow: sono soste piacevoli, specialmente a Winslow, dove ancora si respira a pieni polmoni il mito della 66. Dopo un boccone consumato proprio nella cittadina di “Take it Easy” partiamo verso est: l’idea è quella di visitare la foresta pietrificata e il Painted Desert. Ma il tempo stringe, e se da una parte la visita agli alberi fossili è talmente bella da richiederci un po’ più del tempo che abbiamo pensato di dedicarle, dall’altra al deserto dipinto riusciamo solo a dare un’occhiata veloce. Peccato, sarà per la prossima volta. Arriviamo a Holbrook che ormai il sole sta tramontando; doccia, una cena veloce da Denny’s e poi in branda, che domani abbiamo un altro lungo spostamento da fare.

HOLBROOK – TUCSON

Il viaggio per raggiungere Tucson è lungo (quasi 5 ore) ma molto piacevole: attraverso la Tonto National Forest passiamo in canyon e altopiani davvero interessanti e suggestivi, fino a quando non sbuchiamo dalle montagne a ridosso di Phoenix, dove i primi saguaro ci danno il benvenuto. Ed è proprio per i saguaro che siamo qui: a Tucson c’è il Saguaro national Park, che a onor del vero è diviso in due parti (uno a Est e l’altro a Ovest della città). Nel pomeriggio facciamo quello a est, per poi rientrare in città dove abbiamo il motel; qua staremo due notti. Il mattino seguente partiamo di buon’ora. L’idea è quella di visitare la parte ovest del Saguaro, per poi passare il pomeriggio a sud della città, dove abbiamo individuato un paio di cose interessanti da vedere: il sito sotterraneo del missile Titan, e la missione di San Xavier del Bac. Tutte e tre le visite di giornata sono dannatamente appaganti, e rientriamo al motel soddisfattissimi!

TUCSON – DEMING

L’obiettivo di giornata è avvicinarci un po’ a El Paso, dove vorremmo andare domani. Oggi è San Patrizio, e il santo ci dice bene: quella che dovrebbe essere una semplice visita alla cittadina western di Tombstone in realtà è una festa di paese, con tanto di sfilata militare e di carri allegorici per festeggiare il patrono d’Irlanda! Passiamo un paio d’ore qui, e sono veramente ore spese bene: sfilate a parte Tombstone è una cittadina piacevolissima, e il suo spirito da vecchio west è in ogni cosa che guardi. Ripartiamo da Tombstone diretti a sud: vogliamo proprio vedere il triste muro che divide USA e Messico. Devo ammettere che è una delle cose più deprimenti che abbia visto in vita mia… Costeggiando il confine entriamo in New Mexico (uno dei miei Stati preferiti!), fino a raggiungere la cittadina di Deming, dove un tramonto fantastico ci da il benvenuto.

DEMING – LAS CRUCES

Dopo una buona colazione siamo pronti a partire. L’itinerario di oggi prevede due sconfinamenti, il primo in Texas, per vedere El Paso. La strada passa lungo la collina alle spalle della città, e dal traffico che vediamo capisco subito che non ce la posso fare a guidare in sto gran bordello! Decidiamo di passare al piano B, che è uno sfizio tutto mio: sono cresciuto con i film di Kevin Costner, e uno dei miei preferiti è senz’altro “Fandango”. Ho scoperto che in un piccolo paese una ventina di km da El Paso c’è il gazebo nel parco dove si svolge la scena finale del film. Quindi eccoci qui in piazza a San Elizario in un mezzogiorno assolato di una domenica di marzo a contemplare questo mio ricordo di gioventù, mentre le campane della vicina chiesa suonano per un matrimonio: guarda a volte il caso. Dopo una fajitas piccantissima fuori El Paso riprendiamo la strada, stavolta diretti a nord, nuovamente in New Mexico. La destinazione questa volta è il White Sands National Park, una delle cose più assurde che vedrò in questo viaggio. Nel mezzo di questa ampia vallata il vento sposta una finissima sabbia bianca dalle montagne vicine, creando un paesaggio surreale. Oggi poi tira un vento bestiale, sembra di essere nel bel mezzo di una tormenta di neve, e diventa quasi impossibile riuscire a distinguere la linea dell’orizzonte. Per la notte siamo in un motel a Las Cruces, una trentina di km verso il Texas.

LAS CRUCES – ROSWELL

Roswell è uno di quei posti di cui ho sempre letto con curiosità, e in cui ho sempre desiderato metter piede per cercare anche io questi benedetti alieni! Ci arriviamo di primo pomeriggio ed è una figata! Alieni…alieni ovunque! Li vedi nei musei, nelle vetrine dei locali, nei lampioni, nella forma dei fast food…alieni ovunque! La visita all’ UFO International Museum è obbligatoria, come anche un salto in ogni negozietto lungo main street in cerca di gadget strampalati. Alla sera credo che anche per noi sia arrivato il momento del fatidico “contatto”, quando tutto il nostro motel comincia a vibrare, mentre da fuori un ronzio si fa sempre più vicino e pulsante, e luci lampeggianti si fanno largo dalle finestre! Eccitato e incuriosito corro fuori, ma al posto della navicella spaziale c’è solo un elicottero che sta atterrando nell’eliporto dell’ospedale dall’altra parte della recinzione del motel…. Potere della suggestione di Roswell !!

ROSWELL – ALBUQUERQUE (e SANTA FE’)

Salutiamo Roswell di buon mattino. Abbiamo davanti a noi 3 ore buone di macchina, verso nord: meta di giornata è Albuquerque, capitale del New Mexico. Albuquerque è stato il primo posto che ho calpestato negli States, qualche anno fa; tranne l’aeroporto e il motel dove eravamo a dormire non ne avevamo visto praticamente nulla, stavolta invece la esploreremo a fondo in “modo non convenzionale”. Intanto intercettiamo, un centinaio di km ad est della città, la Route 66 proveniente da Amarillo: siamo a Clines Corners, uno dei simboli più riconoscibili e visitati di questo tratto di Mother Road. E’ praticamente un distributore di benzina con annesso meganegozio di souvenir e cibo, ma devo ammettere che la struttura ha un non so che di affascinante. Seguendo parallelamente la I40 entriamo quindi ad Albuquerque percorrendo un lungo tratto di Historic Route, che è conservato perfettamente. La visita di Albuquerque è più uno sfizio mio che non di mia mamma. Nell’ultimo anno ho visto la serie “Breaking Bad”, ambientata proprio qui in città: l’ho amata alla follia… Quindi quale modo migliore di esplorare la capitale se non quello di girarla in lungo e in largo cercando le location della serie? Quello che salta fuori è un zigzagare continuo, partendo dalla periferia a sud, passando per le colline a est e finendo in downtown: un bel pomeriggio insomma, impreziosito dalle foto che riporto a casa dei luoghi epici della serie. Albuquerque ci ospita due notti, l’itinerario di giornata prevede di risalire il Rio Grande fino al villaggio di Taos, circa due ore e mezza verso nord. Qui il nostro piano naufraga appena arrivati, in quanto il sito è chiuso al pubblico in questi giorni causa manutenzione straordinaria….”Che bella fortuna che abbiamo!” è la prima cosa che ci passa per la mente, ma siamo lontani dal capire che questo inconveniente sarà veramente la svolta della nostra giornata! Mestamente ci giriamo indietro, pronti per fare ritorno ad ABQ con una mezza giornata libera davanti. Decidiamo però di fare un po’ di deviazioni lungo la strada, in posti che abbiamo notato passando all’andata. Entriamo quindi al “Rio Grande Gorge State Park” che si snoda lungo una stretta valle per poi diventare un altopiano delimitato da strapiombi impressionanti; a me ricorda il Grand Canyon, in infinita miniatura però. Ma il jolly lo peschiamo qualche km più a valle, nel paesino di Embudo. Avevo notato un capanno lungo la strada, con una specie di cortile dove stavano in bella mostra vecchie pompe di benzina, auto arruginite, e una miriade di altre cose curiose. Ladies and gentleman, benvenuti al Classical Gas Museum di Johnny! Capita che a casa ogni tanto guardiamo quei programmi sui rigattieri americani che girano il Paese da est a ovest alla ricerca di tesori nascosti in vecchi capanni o magazzini abbandonati. Ecco, la proprietà di Johnny (un tipo veramente spettacolare) è una cosa del genere: una miniera d’oro per appassionati del genere vintage. Prima di rientrare ad Albuquerque decidiamo di fare una tappa a Santa Fe, la prima capitale degli Stati Uniti. E’ una città molto vivibile, e come tutte le città di ispirazione spagnola si sviluppa intorno a una splendida piazza centrale addobbata coi peperoncini tipici della zona. La downtown che la circonda è ordinata e tranquilla, e i tipici edifici color ocra le donano un’atmosfera d’altri tempi.

ALBUQUERQUE – DURANGO

Oggi giornata dedicata a un lungo spostamento in auto, da Albuquerque fino a Durango: sono, alla fine della giornata, quasi 4 ore di macchina, quindi decidiamo di prendercela con calma gustandoci il paesaggio. Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio, e a darci il benvenuto ci sono un freddo pungente e le montagne attorno alla città incappucciate di neve. Incuranti di un meteo non propriamente ottimale decidiamo, vista l’ora, di visitare il Mesa Verde National Park: immaginavo fosse un bel parco, non avevo idea che fosse una figata pazzesca gironzolare tra queste rovine a precipizio sul canyon! Una visita che vi consigliamo assolutamente. Tornati a Durango ci concediamo un giro in centro, che se fosse una bella giornata dovrebbe anche essere piacevole da visitare. Un po’ di shopping, qualche foto lungo main street o alla famosa stazione ferroviaria e abbiamo fatto venire ora di cena. Stasera dormiamo qui, domani abbiamo davanti una giornata impegnativa, quindi a nanna presto. Dimenticavo: “Welcome to colorful Colorado”!

DURANGO – BLUFF

Oggi è una giornata tosta, in cui visiteremo uno dei posti più sognati da mia mamma. Ma andiamo con ordine perché di cose ne vedremo una marea! Intanto sveglia presto (oggi è fondamentale) e via di corsa da Durango, diretti ad ovest in Arizona: cioè, dire solo Arizona è un po’ riduttivo, perché la nostra prima meta è il Four Corners Monument! D’accordo che è solo un punto geografico nel deserto, ma sedersi contemporaneamente in quattro Stati non è che succede tutti i giorni! Con lo Shiprock che ci segue sullo sfondo alla nostra sinistra andiamo verso Kayenta, per poi piegare a nord ed entrare nella Monument Valley: mia mamma è in estasi! Per me è la seconda volta che vengo qui, eppure mi lascia lo stesso senza fiato: posso quindi capirla benissimo mentre guarda questo spettacolo della natura per la prima volta! Passiamo un paio d’ore nella riserva, ammirando i posti più belli e non saltando nemmeno un viewpoint. Prossimo passo è raggiungere il Goosenecks State Park, un canyon che avevo visitato durante il mio primo viaggio da queste parti, e che so che piacerà molto anche a mia mamma. Non è molto distante, circa una mezz’ora a nord. Prima che mi dimentico: benvenuti nello Utah! Ci avviciniamo a Bluff, dove dormiremo, regalandoci ancora una visita: la Valley of the Gods, da molti indicata come la Monument Valley in miniatura. Il parco in se non è niente di incredibile, ma la luce bassa del tramonto le conferisce un’atmosfera stupenda e affascinante, facendola splendere ai nostri occhi. Bellissima!

BLUFF – MOAB (GREEN RIVER)

La highway 191 da Bluff a Moab è piacevole da guidare, con alcune cose curiose ed interessanti lungo il percorso; una di queste è senz’altro Hole ‘N’ The Rock, una bizzarra casa/shop scavata nella montagna e con un parco all’esterno pieno di sculture improbabili ma originali.

I successivi due giorni li passiamo a Moab. Per essere precisi a dormire tutte e due le sere andiamo a Green River, una piccola cittadina a 50 minuti in auto: in questo periodo dell’anno, e considerando che siamo qui di sabato e domenica, i prezzi per pernottare a Moab sono alle stelle. Arriviamo qui nel cuore dello Utah nel primo pomeriggio, e per la nostra prima esplorazione risaliamo la gola del Colorado River: si tratta di un passaggio stretto accanto al fiume, sormontato da pareti verticali altissime punteggiate qua e la da arrampicatori spericolati. Lungo il fiume è tutto un susseguirsi di canoe e gommoni intenti a solcare queste acque scure. La gola si apre infine in un’ampia vallata, circondata da mese e disseminata di ranch ordinati. Bello insomma! Moab è lungo la stretta valle che separa i parchi di Canyonlands e Arches, e a queste due meraviglie dedichiamo il secondo giorno in zona. Partiamo da Canyonlands, un po’ perché è più grande e quindi richiede un po’ più di tempo, e un po’ perché ho letto da qualche parte che Arches al tramonto è più bello. Canyonlands in effetti è molto vasto; una strada si inerpica dal gate fino alla cima della mesa, costeggiandone poi tutto il margine verso sud-ovest fino a Grad View Point. La vista che c’è da quassù è impagabile: vedi sotto di te la pianura spaccata in un dedalo di canyons intricati, e la sensazione che ti accompagna durante tutta la visita è che ti senti veramente piccolo davanti a tutto questo spettacolo. Da non perdere assolutamente una passeggiata fino a Mesa Arch, forse l’attrazione più fotografata del parco. Prima di tornare a Moab e dirigerci ad Arches facciamo una piccola deviazione per visitare Dead Horse Point State Park, un altro capolavoro che la natura ha deciso di regalare a questa parte di mondo. Arches è completamente diverso, tranne per il fatto che la strada all’inizio sale ripida fino a questo incredibile altopiano. Il sole inizia ad essere basso, ed effettivamente lentamente inizia ad infuocare le pietre, dandogli un colore rosso acceso. Qui l’attrazione principale è il Delicate Arch (eccezionale), ma preparatevi ad affrontare 2,5 km di sentiero con pendenze veramente importanti; io l’ho fatto, e vi giuro che una volta arrivati in cima sarete felici di non esservi girati indietro!

MOAB – BICKNELL

Green River rappresenta il punto più a nord del nostro viaggio, e iniziare a guidare verso sud oggi fa un po’ strano. La prima tappa che facciamo è alla Goblin Valley State Park, un piccolo parco con delle formazioni rocciose molto particolari che meritano senz’altro una visita. Continuando verso sud si attraversano paesaggi molto belli, e piccole cittadine dove l’ingegno umano è in bella mostra in quasi tutti i giardini che danno sulla strada: statue fatte usando abilmente l’arte del riciclo, composizioni strane con pietre di ogni colore, distributori di benzina scavati nella roccia. Una piacevole tratta insomma fino ad arrivare alla meta di giornata, ossia Capitol Reef National Park. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo parco, ma devo dire che mi piace molto: ci sono belle passeggiate anche poco impegnative, gole profonde e pareti scoscese di cui non vedi la sommità. E poi c’è Fruita, avamposto mormone racchiuso tra queste montagne, un angolo di paradiso in terra. Da qui a Bicknell ci sono circa 30 minuti.

BICKNELL – PANGUITCH

Il risveglio è traumatico: la macchina è interamente coperta di ghiaccio e fa un freddo bestiale! Imbocchiamo appena fuori il paese la Scenic Byway Route 12, che ci porta a toccare, in un paesaggio innevato, il punto più alto di questo viaggio. La strada è molto bella da guidare, specialmente dalla sommità fino a Escalante, dove segue la cresta delle mese. Lungo la strada visitiamo il Parco statale Kodachrome Basin State Park, ma è una tappa di cui, col senno di poi, avremmo fatto anche a meno. Di tutt’altro impatto invece il Bryce Canyon National Park: una vera sorpresa, che sapevo essere bello, ma non così tanto! Inoltre il colore arancione acceso delle sue rocce spicca in mezzo al bianco della neve, regalando viste esagerate. Passiamo qui tutto il pomeriggio, percorrendo tutte le strade del parco e non saltando nemmeno un viewpoint…..FANTASTICO!

PANGUITCH – HURRICANE

Attraversando una verde vallata lasciamo Panguitch diretti allo Zion National Park. Facciamo solo una piccola deviazione oggi, e più precisamente fino a Kanab, sul confine con l’Arizona. Qui ci fermiamo per visitare il locale museo del cinema western e per un buon pranzo a base di brisket fumante comprato lungo main street. Stiamo poco in città, ed è un bene, perché la visita allo Zion si rivela un po’ più complicata del previsto. Non si può entrare con la macchina, ma solo prendendo le navette che fanno avanti e indietro fino al capolinea del Temple of Sinawava. Solo che anche trovare un parcheggio non è cosa da poco, quindi il tempo a disposizione si assottiglia sempre di più. Una volta entrati nel parco la vista ripaga i tanti problemi logistici che abbiamo passato: la strada corre lungo il fiume, sovrastata da pareti rosse e massicce, molto impressionante.

HURRICANE – LAS VEGAS

Oggi lasciamo Hurricane e cambiano un po’ di cose: intanto lo Stato, perché entriamo in Nevada, ma soprattutto abbandoniamo i piccoli centri per la grande città, e questo un po’ ci spiace. La giornata è calda, non c’è una nuvola. Ho le idee chiare di dove portare mia mamma: per prima cosa andiamo alla Graceland Chapple, dove mi sono sposato con Silvia 3 anni fa; mia mamma non c’era, e mi sembra una buona idea farle vedere il luogo del misfatto. Come seconda tappa ho prenotato da casa 2 biglietti per visitare il Neon Museum, altra cosa che non ero riuscito a vedere la volta prima. Girare tra questi cimeli vintage di Sin City è semplicemente un sogno che si realizza. Si realizza perlomeno per me ma non per mia mamma, che dopo 5 metri nel piazzale/museo rischia il collasso per via del caldo. Il resto del pomeriggio lo passiamo a gironzolare lungo la Strip, prima di infilarci da Bubba Gump per cena. Il secondo e ultimo giorno che passiamo a Las Vegas ci svegliamo presto, perché è una giornata importante: bisogna spacchettare il mio regalo per la sua pensione… Nello zaino ho due voucher per una giornata niente male! Ci vengono a prendere al motel e poi dritti in aeroporto per raggiungere Grand Canyon West. Qui il programma prevede discesa e risalita nel canyon in elicottero, intermezzate da un giro in barca sul Colorado! Potrebbe essere sufficiente anche così, ma già che siamo qui non sarebbe stato carino perderci lo Skywalk!! Una giornata pazzesca! Al rientro respiriamo ancora un po’ di atmosfera della Strip e poi si torna in motel per preparare le valigie: domani si riparte…

LAS VEGAS – LOS ANGELES

L’ultimo giorno in terra americana è praticamente solo un lungo e lento spostamento dal deserto alla costa, intervallato solo da qualche piccola sosta. Nel pomeriggio un volo della British ci riporterà in Italia. È stato un viaggio un po’ particolare, innanzitutto per la mia compagna di avventure: girare con mamma è forse un’esperienza a cui dai il giusto valore una volta che torni a casa. Infatti solo ora riesco ad apprezzare totalmente questo girovagare on the road, e credo che sia una cosa che non dimenticheremo mai. Riguardo i posti che abbiamo visto, le persone che abbiamo incontrato beh, tutto è stato grandioso e ben al di sopra delle nostre aspettative. Per me gli Stati Uniti restano sempre una delle mete più appaganti che ci siano.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche