Panorami di Persia
IL VIAGGIO, IL PAESE
Naturalmente ci sono voli diretti per Teheran da Roma e da Milano ma la nostra, come altre agenzie, per avere una maggiore flessibilità di orari e di scali preferisce volare dall’Italia su Istanbul e poi da lì verso l’Iran sia in andata che al ritorno. Niente da dire sul volo e sul trattamento della Turkish Airlines che è diventata oramai una delle compagnie aree più importanti a livello mondiale, l’unico consiglio che mi sento di dare è di programmare la coincidenza dei voli con una certa ampiezza di orari perché entrambi i due aeroporti di Istanbul sono enormi, affollati, con puntigliosi controlli di sicurezza per cui i tempi di spostamento interni tendono ad allungarsi. L’Iran è un grande paese con una superficie cinque volte maggiore di quella italiana e con una popolazione di circa ottanta milioni di persone, poiché parte del territorio è desertico e parte è montuoso (tre catene monti Elburz, Zagros e Caucaso) la popolazione tende ad accentrarsi e nelle prime 5 città vivono circa venticinque milioni di iraniani con un tasso di urbanizzazione molto più alto di quello italiano, magari nell’immaginario di qualcuno l’iraniano medio è un contadino isolato e semi analfabeta invece la realtà è esattamente l’opposto. Il paese ha buone quantità di strutture, servizi, strade asfaltate, alberghi e ristoranti puliti, giardini tenuti perfettamente, wi-fi in moltissimi spazi pubblici. Da quaranta anni l’Iran è la prima, e finora unica, repubblica islamica al mondo ciò significa che ci sono parlamento, governo e ministri ma su tutti e su tutto vigila un comitato religioso con alla testa una Guida Suprema (attualmente Alì Khamenei) che hanno diritto di veto su tutte le decisioni degli altri organi statali e nazionali. Naturalmente uno dei primi problemi che si prospettano nelle chiacchiere tra amici e parenti in Italia sarà la sicurezza, diciamolo subito l’Iran è un paese sicuro e tranquillo, mai nessuno di noi si è sentito minacciato o infastidito nel corso di questo viaggio anzi il popolo iraniano ci è apparso educato, molto gentile con lo straniero e, soprattutto i giovani, desideroso di instaurare un qualche contatto. I momenti più pericolosi sono sicuramente stati gli attraversamenti stradali nelle grandi città perché gli iraniani al volante si trasformano e sembrano volere attentare alla salute dei pedoni! Rari vigili urbani stazionano negli incroci principali delle grandi città ma sembrano disinteressarsi di quello che accade in strada e usare il fischietto ogni tanto così per farsi notare!!. Stabilito ciò resta il fatto che per motivi geografici, storici e di scelte politiche l’Iran si trova al centro di molte tensioni che investono l’area mediorientale, si sconsiglia di recarsi nelle regioni al confine con Iraq, Afghanistan, Pakistan d’altronde se vi affidate ad una guida nessuna vi ci porterà se viaggiate per conto vostro evitate……….Resta da segnalare un certo nazionalismo esasperato e un po’ di paranoia sulla sicurezza il che fa sì che se casualmente fotografate o anche solo guardate un po’ troppo intensamente un poliziotto o un militare è facile che veniate fermati e vi venga richiesto di cancellare eventuali foto, eseguite con calma e gentilmente e tutto finirà lì. Gli iraniani non sono arabi, parlano il Farsi una lingua derivata dall’antico persiano con una struttura indoeuropea su cui sono innestate molte parole in arabo e turco, la scrittura usata è quella araba per noi naturalmente indecifrabile ma l’inglese è abbastanza diffuso tra la popolazione e totalmente in uso tra gli addetti al turismo per cui almeno per le cose basilari ci si riesce ad intendere
SHIRAZ
Il volo da Istanbul ci sbarca a Shiraz, alla frontiera ci rilasciano i visti con una procedura abbastanza veloce (una trentina di minuti per tutti e sedici) sicuramente più efficiente che in altri paesi dell’area che ho visitato. Appena scesi dall’aereo si assiste ad una trasformazione della parte femminile del nostro gruppo, spariscono le chiome brune, bionde o castane tutte coperte da cappucci e fazzolettoni perché tra le norme obbligatorie c’è quella che le donne non devono mostrare in pubblico i capelli e devono indossare abiti casti che non mettano in mostra forme e tantomeno braccia o gambe nude. Tale norma è “interpretata” dalle iraniane a seconda della tolleranza o meno delle autorità, si vedono quindi ragazze con il fazzoletto solo appoggiato che sfoggiano un bel po’ di capigliatura altre più castamente coperte, poche con il burka integrale. Shiraz è la quinta città del paese ed è stata per un breve periodo (una quarantina di anni a partire dal 1750) la capitale dell’impero persiano, detta anche la città delle rose, dei giardini e del sapere era celebre un tempo anche per il suo vino ma dopo la rivoluzione islamica la produzione di qualsiasi bevanda alcolica è stata vietata e i vigneti in gran parte estirpati. L’origine della città è molto antica probabilmente civiltà elamita cioè quattromila anni fa ma terremoti, invasioni e incendi non hanno lasciato nulla di precedente all’epoca islamica, per prima cosa abbiamo visitato la splendida Moschea di Nasir detta moschea Rosa un edificio elegante e scenografico decorato all’esterno con una infinità di maioliche blu e dotato di grandi vetrate colorate che illuminano con un caleidoscopio di colori la sala di preghiera con le sue decine di colonne scolpite e gli innumerevoli tappeti. Ci siamo poi diretti alle tombe dei poeti Hafez e Saadì entrambe situate all’interno di splendidi giardini, i due poeti vissuti uno poco prima e uno poco dopo il 1300 d.c. sono letteralmente venerati dagli iraniani resto impressionato dalla quantità di famiglie, coppie e singoli che qui vengono in pellegrinaggio, in piedi recitano brani dei loro idoli e accarezzano commossi le semplici lastre delle tombe con incisi versi delle opere. E’ difficile per noi comprendere l’intensità di questo culto, certo nessuno dei nostri più famosi poeti da Dante a Petrarca da Boccaccio a Leopardi è oggetto di tale attenzione, tra l’altro c’è anche l’usanza di “predire” il futuro aprendo a caso un libro e leggendo un verso di Hafez traendo spunto dalle parole per interpretare il destino. Nel centro della città la poderosa fortezza di Karim Khan conserva un bel giro di mura in mattoni con quattro torrioni d’angolo uno dei quali curiosamente inclinato causa cedimento del terreno avvenuto secoli fa, una delle cause della buona conservazione dell’edificio è che i difensori si sono subito arresi sia davanti agli eserciti mongoli di Gengiz Khan sia un paio di secoli più tardi all’arrivo delle orde turche di Timur Lang (Tamerlano) magari non hanno brillato in eroismo però hanno conservato la pelle e le mura! In serata visita al bazar di Shiraz che sarà il primo di una serie, caratteristico con le sue viuzze con i negozi raggruppati per generi di vendita sembra ancora abbastanza autentico anche se certo non mancano decine di prodotti made in China, Bangla Desh, Corea, nel bazar si può gustare il caratteristico e buonissimo gelato a vari gusti particolari tipo zafferano, rosa, cannella.
PERSEPOLI E PASARGADE
Circa un’ora di autobus ci porta da Shiraz al sito archeologico di Persepoli una delle meraviglie del mondo antico. L’impero persiano è stato creato tramite conquiste da Ciro II detto Il Grande e poi ampliato da suo figlio Cambise ma è stato il terzo imperatore Dario I a dotarlo di strutture e mezzi adatti a reggerlo e che lo hanno fatto durare qualche secolo, benché le sue origini siano oscure e il suo diritto di successione non chiaro (probabilmente andò al potere con un colpo di stato e l’uccisione del nipote di Ciro) Dario fu un valente statista che riorganizzò profondamente il sistema di amministrazione dell’impero creò codici e leggi, definì i confini delle provincie con le relative tassazioni e i poteri dei satrapi (viceré) governatori delle stesse provincie. Verso la metà del suo regno Dario decise la costruzione di una nuova capitale che poi gli autori greci chiamarono Parse Polis (Città dei Persiani) la città aveva più che altro funzioni cerimoniali e, dalle ricerche degli storici, sembra che fosse stabilmente abitata solo per qualche mese all’anno quando l’imperatore e la corte vi si trasferivano per celebrare commemorazioni e feste prima di tutto il Norouz e cioè il Nuovo Giorno, il capodanno iraniano che cade attorno al 21 marzo e che a tutt’oggi è una delle maggiori feste del paese. Dopo circa 150 anni dalla sua costruzione, nel 330 a.c. la città fu occupata da Alessandro Magno saccheggiata dei suoi tesori e poi incendiata, sui motivi dell’incendio di Persepolis a tutt’oggi gli storici sono divisi, alcuni ritengono che fu casuale e che Alessandro, che poi si proclamò imperatore di Persia, non aveva motivo di distruggere quella che a tutti gli effetti era diventata una sua proprietà, altri ritengono che fu voluto come rappresaglia e monito ai persiani comunque sia i palazzi costruiti in pietra ma tenuti insieme da travi in legno crollarono tutti e rimasero solo macerie. Ciò che resta è sufficiente a incantare il visitatore, tori alati sorvegliano le porte e immobili soldati in pietra vegliano sulla sicurezza dell’imperatore, riusciamo a vedere dal vero i celebri bassorilievi con la sfilata di dignitari delle varie popolazioni assoggettate che recano tributi e omaggi al Re dei Re. A pochi chilometri di distanza nelle pareti rocciose di Naqsh Rostan ci sono quattro antichissime e semplici tombe rupestri attribuite ad alcuni imperatori achemenidi da Dario I ad Artaserse I anche se l’attribuzione è controversa, le figure in rilievo scolpite e il luogo suggestivo meritano sicuramente una visita. Nelle vicinanze quattro bassorilievi di epoca sasanide (quindi circa 500 anni più moderne delle tombe achemenidi) celebrano altrettanti sovrani della dinastia in particolare è interessante quello raffigurante Shapur I che cattura l’imperatore romano Valeriano e riceve l’omaggio dell’altro imperatore Filippo l’Arabo, sulla cattura e sul destino di Valeriano ci sono numerose controversie storiche secondo alcuni fu sconfitto in battaglia e fatto prigioniero secondo altri fu catturato a tradimento durante un colloquio di pace dopodiché sarebbe morto dopo essere stato ridotto in schiavitù ma secondo storici persiani fu invece trattenuto come ospite per diversi anni fino alla sua morte nella città di Bishapur. Dopo una altra ora di strada siamo a Pasargade dove, solitaria nella pianura, si staglia la tomba di Ciro il Grande sei piani in pietra in cima ai quali è posata una modesta camera funeraria rettangolare, secondo gli antichi storici greci anche Alessandro Magno si recò qui per rendere omaggio al grande imperatore e, dato che c’era, fece portare via un letto d’oro una bara d’oro e altre cianfrusaglie…..per inciso l’ingresso nei siti è a pagamento come in qualsiasi altra nazione europea ma i prezzi grazie al favorevolissimo cambio tra l’euro e il rials (moneta iraniana) sono molto bassi si parla di 1/1,50 euro a biglietto così come molto bassi sono in generale tutti i costi, si mangia in ottimi ristoranti con 8/10 euro si dorme in buoni alberghi con 20/30 euro per camera doppia
YAZD
Yazd è la “porta del deserto” pochi chilometri verso est e si entra nella grande distesa di sabbia del Dasht Lut il deserto che ha visto, tra i tanti viaggiatori, anche il nostro Marco Polo attraversarlo per andare verso il lontanissimo Catai. La città è bella magari non ha grandi monumenti ma con il suo centro storico tutto in mattoni dello stesso colore del terreno circostante, tanti vicoletti tortuosi e tante torri che in realtà sono apparati per convogliare aria e rinfrescare i sottostanti edifici ha un suo carattere e merita una visita non affrettata. Attualmente Yazd è il centro principale della religione Zoroastriana un antico culto iranico monoteistico (o quasi) che affonda le sue radici nella notte dei tempi, il fondatore Zarathustra o Zoroastro a seconda della grafia è una figura semi-mitologica di cui si ignora l’esatta provenienza e la cui vita storica è collocata in un arco di tempo molto lungo. In genere gli storici occidentali tendono a spostare in avanti le date fino al V secolo il che ne farebbe più o meno un contemporaneo di Budda, Confucio, Socrate gli studiosi iraniani lo mandano indietro fino al XVII secolo dando così alla sua opera il titolo di religione monoteista più antica al mondo in contrasto con l’ebraismo che rivendica da sempre questo titolo onorifico. I primi imperatori persiani della dinastia Achemenide furono tutti zoroastriani e questa religione, con accomodamenti, fu maggioritaria in Persia fino all’arrivo degli arabi e dell’Islam. Alla periferia della città si visitano due “torri del silenzio” edifici usati dagli zoroastriani fino agli anni ’60 per esporre le salme dei loro morti e farle spolpare dagli avvoltoi evitando così di contaminare aria, acqua, terra e fuoco che sono, secondo il loro credo, i quattro elementi fondamentali dell’universo. Si può salire sul sentiero ripido ma non impervio che porta alla torre di destra ed entrare nell’edificio peraltro completamente spoglio ma certamente suggestivo, all’interno di Yazd poi si visita un Ateshkadeh cioè un “tempio del fuoco” zoroastriano una struttura neoclassica che si riflette nella grande vasca del cortile, nel tempio è custodita una fiamma che, a quanto si dice, è accesa dal 470 d.c. ed è stata qui trasportata nel 1940. La fiamma è visibile da una vetrata posta nella sala della preghiera ed è curata da alcuni sacerdoti della religione chiamati “magi” che devono sempre vestire di bianco, tutto questo certo richiama uno dei culti più antichi della Roma repubblicana e poi imperiale quello della dea Vesta con la sua fiamma eterna tenuta accesa dalle vergini vestali dentro il tempio i cui resti sono ancora presenti nei fori imperiali a metà della Via Sacra. Molto bella nel centro di Yazd la Moschea Jameh con un altissimo portale d’ingresso rivestito di maioliche e fiancheggiato da due minareti che con i loro 48 metri svettano su tutta la città vecchia. In serata ci rechiamo ad assistere ad uno spettacolo di Zurkhaneh antica lotta con origini religiose preislamiche, nel centro della circolare palestra tradizionale, ricavata da una antica cisterna, in un’area ribassata si allenano una decina di uomini di età e costituzione fisica diversa. In uno spazio rialzato il morshed (allenatore) con voce e tamburi esegue suggestivi canti religiosi che accompagnano tutta la cerimonia scandendo il ritmo dell’allenamento eseguito con il corpo libero e con clave giganti e antichi archi.
MEYBOD, NA’IN
Situate lungo la strada tra Yazd e Isfahan ci sono queste due interessanti cittadine, dopo circa 50 chilometri si arriva a Meybod dove visitiamo il castello di Narin che si staglia imponente sulle circostanti casupole di paglia e fango con i suoi tre piani di altezza, vicino una bellissima antica ghiacciaia recentemente restaurata che sfoggia una bella cupola con foro centrale. Proseguendo si arriva a Na’in dove il monumento più interessante è la Moschea del Jameh (venerdì) una delle più antiche in Iran edificata attorno all’anno 1000 con lo stile austero tipico del primo islam. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, data la natura di stato religioso dell’Iran, tutte le moschee che abbiamo visitato sono accessibili ai non musulmani tranne un paio di casi particolari. Occorre notare che l’islam, così come il cristianesimo, non è una religione monolitica ma è diviso in varie confessioni, le due più importanti sono i Sunniti che costituiscono circa l’80% dei musulmani nel mondo e gli sciiti che sono circa il 15% però in Iran le cose sono invertite e circa il 90% della popolazione aderisce allo Sciismo. La separazione tra i due rami è avvenuta qualche decennio dopo la morte del Profeta Maometto e all’inizio riguardava questioni puramente di potere e cioè se la successione del Profeta dovesse essere riservata ai suoi parenti come sostenevano gli Sciiti (il cui capo era Alì nipote e genero di Maometto di cui aveva sposato Fatima unica figlia arrivata all’età adulta), oppure poteva essere di qualsiasi buon musulmano come era la norma dei Sunniti a partire da qui si sono sviluppate differenze teologiche spesso di difficile comprensione ai non iniziati. Per un osservatore esterno la differenza più evidente è quella che potremmo definire per analogia al cristianesimo “culto dei santi” ovvero i sunniti praticano un rigoroso monoteismo che esclude qualsiasi pratica di devozione a comuni mortali e questo contempla anche lo stesso Profeta Maometto la cui tomba si trova nella città di Medina, in Arabia Saudita, e in cui le visite e i pellegrinaggi sono se non sconsigliati comunque non incoraggiati. Gli sciiti invece accordano una particolare importanza ai martiri e ai grandi maestri religiosi e sono soliti creare mausolei sulle loro tombe e effettuare visite, pellegrinaggi e preghiere collettive in questi luoghi che si trovano quasi tutti in Iran e in Iraq.
ISFAHAN
Siamo a Isfahan che è stata capitale dell’impero per circa trecento anni in due periodi diversi, attualmente è la terza città dell’Iran per popolazione e sicuramente prima per importanza dei siti turistici. La periferia offre il solito caos e i soliti ingorghi di traffico a non finire tipici delle città iraniane ma il centro storico rimane quasi intatto comunque ben restaurato e pieno di fascino. Per prima cosa visitiamo la Piazza dell’Imam un enorme spazio aperto (512 x 163 metri) sembra sia per grandezza la seconda piazza al mondo dopo quella Tien Ai Men di Pechino, per fortuna da alcuni anni è stato proibito l’accesso alle auto per cui il grande spazio con giardini e fontane è fruibile e giustamente sfruttato dalla popolazione per una vita all’aria aperta che gli iraniani sembrano molto apprezzare. La piazza è bella, colpisce per la vastità ma anche per l’armonia estetica ed espone in un solo grande colpo d’occhio i gioielli architettonici delle due moschee, del palazzo dello scià e della porta di Qeysarieh ingresso principale del gran Bazar. La Moschea dello Scià detta anche dell’Iman è elegante e di perfette proporzioni, rivestita con mosaici azzurri si trova al capo estremo della piazza ha un magnifico portale alto circa 30 metri decorato con mosaici a motivi geometrici e floreali. Il portale per motivi architettonici e scenografici si trova in posizione frontale rispetto alla piazza ma entrando un breve corridoio angolare di accesso alla moschea fa sì che l’edificio sia orientato verso la Mecca (sud- est) come vuole la tradizione e l’ortodossia dell’Islam. All’interno nel cortile una vasca per le abluzioni rituali e quattro iwan rialzati che danno accesso ad altrettanti santuari con soffitti a volta decorati con motivi floreali a rose dorate. Il palazzo di Alì Qapu è stato edificato nel 1590 come residenza dello Scià e dedicato all’iman Alì genero di Maometto, con i suoi sei piani raggiunge i 38 metri di altezza e domina tutto un lato della piazza, in cima una imponente terrazza colonnata offre una meravigliosa prospettiva su tutta la spianata con i monti Zagros sullo sfondo. Le sale interne hanno dei bei soffitti con travi di legno a vista e molti lavori di intarsio sulle pareti, una sala della musica ha tutte le pareti con stucchi raffiguranti vasi che hanno lo scopo di migliorare l’acustica. La seconda moschea della piazza, più piccola della prima, è la Moschea dello sceicco Lotfollah detta anche Moschea della Regina perché sembra che all’inizio fosse riservata alle donne della corte. Eretta nel 1609 durante il regno dello scià Abbas I fu da questi dedicata al suocero lo sceicco Loftollah che era un venerato studioso di teologia islamica, la cupola rivestita di piastrelle di maiolica color crema ha la particolarità di cambiare tonalità nel corso della giornata fino a raggiungere il rosa al tramonto. Anche qui c’è un bel portale con raffinati mosaici di colore blu e giallo all’interno altri mosaici decorano le pareti e la volta illuminata da fasci di luce che penetrano dalle grate delle poche finestre. Dalla porta di Qeysarieh si accede al Gran Bazar che si estende dietro alle due moschee, sembra che sia uno dei più antichi dell’Iran e, secondo la nostra guida, uno dei più forniti è un dedalo di vicoli, madrase, caravanserragli in cui è facile e divertente perdersi per qualche ora ad esplorare i negozi, ad annusare i sacchi di spezie ed i vassoi di datteri. Una particolarità dell’Iran che non ho visto in altri paesi musulmani è che in tutti gli spazi pubblici (bazar, centri commerciali, stazioni, aeroporti) si trovano della sale di preghiera rigorosamente divise per uomini e donne e queste sale sono sempre poste a fianco dei bagni per permettere ai fedeli le loro abluzioni prima della preghiera, perciò se avete qualche urgenza fisiologica controllate bene i cartelli prima di entrare per evitare figure imbarazzanti…….a proposito di bagni qualche volta, raramente, è capitato che gli stessi siano segnalati solo con cartelli in lingua locale senza neanche il classico omino o donnina stilizzati in questo caso l’unica soluzione è chiedere informazioni oppure attendere che qualche uomo o donna locali entrino per regolarsi sul da fare! Anche Isfahan ha la sua brava Moschea del Venerdì che, per una città islamica, è più o meno il corrispondente di una cattedrale cristiana, qui si trova un po’ decentrata a qualche chilometro dalla piazza ed è veramente immensa capace di contenere 20.000 persone. Sembra che precedentemente alla conquista islamica nel sito c’era un Tempio del fuoco zoroastriano di cui sono rimaste qualche fondamenta, l’edificio nonostante la sua grandezza e la sovrapposizione di stili diversi ha comunque una sua eleganza e grandiosità che merita certamente una visita. Ad Isfahan scorre un fiume lo Zayandeh, o forse è meglio dire scorreva perché noi lo abbiamo visto completamente asciutto e sembra che sia quasi sempre così a causa dei canali costruiti per sfruttare al meglio l’acqua, comunque sopra il fiume sono stati costruiti numerosi ponti alcuni oramai storici hanno più di quattrocento anni sono tutti in arcate a mattoni rossastri. Alla sera i ponti vengono illuminati assumono un’aria un po’ magica e sono animati dalle voci e dai canti degli abitanti che sono soliti ritrovarsi qui per rilassarsi e socializzare in una atmosfera tranquilla. Al di là del fiume rispetto al centro storico si trova il quartiere armeno chiamato Jolfa perché i suoi abitanti originari provenivano dalla omonima cittadina situata ai confini nord occidentali dell’Iran e deportati, o venuti volontariamente la cosa non è chiara, all’epoca dello scià Abbas I. Secondo la nostra guida attualmente circa 6.000 persone abitano in questa zona e professano liberamente la loro religione cristiana di rito armeno, visitiamo la chiesa/cattedrale di San Giuseppe di Arimatea costruita attorno al 1650 e per qualche minuto ci sembra di essere tornati in Europa, le pareti sono completamente affrescate con figure di persone, angeli e diavoli cosa assolutamente vietata nei luoghi di culto islamici c’è anche un Giudizio Universale che certo non è paragonabile a quello michelangiolesco della Cappella Sistina ma comunque è apprezzabile. A fianco della chiesa un piccolo museo espone antiche bibbie e vangeli illustrati alcuni risalenti al decimo secolo, si mormora che gli armeni abbiano anche il permesso di distillare vino da consumare però esclusivamente all’interno delle loro case e per i riti cristiani.
ABYANEH, KASHAN
Lo storico villaggio di Abyaneh si trova a 2300 metri di altezza appena al di sotto di catene montuose che sfiorano i 4000 metri, è un labirinto di stradine e vicoli tortuosi in mezzo a casette di terra e paglia dello stesso colore della montagna. Le case hanno spesso pregevoli porte e balconi in legno istoriato il tutto ha un’aria un po’ fatiscente e fuori dal mondo, mentre pranzavamo in un ristorantino è arrivata una tempesta di neve che in pochi minuti ha ricoperto la strada con qualche centimetro di manto bianco considerando che qualche giorno prima a Persepolis siamo stati “cotti” da un sole già estivo possiamo dire di avere assaggiato svariati climi persiani! Nella città di Kashan abbiamo soggiornato in una classica casa tradizionale riadattata in albergo, un fresco giardino interno con una fontana centrale su cui si affacciano le stanze del piano terra, tutto attorno sono disposti i tipici divani iraniani: ampie panche di legno quadrate o rettangolari ricoperte di cuscini e tappeti su cui ci si adagia per mangiare, bere, fumare il narghilè e chiacchierare senza fretta come vuole la tradizione orientale. In città si visita la celebre Casa Tabatabaei uno splendido edificio storico costruito alla fine dell’800 da una ricca famiglia di mercanti, quattro cortili con fontane e terrazze, finestre istoriate, stucchi e decorazioni sono meraviglie dell’artigianato locale. Altro luogo di visita è il Giardino di Fin perfetto esempio di giardino persiano quale evocazione del Paradiso, ci sono canaletti di acqua, alberi secolari, una serie di vasche e fontane rivestite di turchesi. Due edifici, un padiglione ricreativo abbellito da una splendida cupola e da arazzi e decorazioni nella sale interne e un hammam rimasto pressoché intatto dal 1600 e che è celebre per essere stato il luogo in cui fu assassinato il nazionalista Amir Kabir primo ministro sotto lo scià Nasir Din dal 1848 al 1851. Le sue riforme tese a modernizzare la società iraniana lo resero molto popolare ma non furono gradite da molti membri della corte che alla fine convinsero lo scià a destituirlo e poi a farlo assassinare in segreto. Una delle cose che si notano in tutte le città dell’Iran è la presenza lungo le strade di grandi foto, chiaramente commemorative, di giovani volti, si tratta di caduti nella guerra Iran-Iraq svoltasi dall’agosto del 1980 al settembre 1988 una guerra per noi europei quasi dimenticata ma molto sentita qui in Iran dove ha provocato quasi 500.000 vittime e dove naturalmente ci sono ancora padri, madri, fratelli dei soldati caduti.
TEHERAN, QOM
Diciamolo subito: Teheran non è la più bella città dell’Iran, molte zone sembrano solo un agglomerato di cemento, il traffico è a dir poco caotico, la folla, il rumore e l’inquinamento raggiungono livelli ai limiti del tollerabile, persino se camminate tranquilli nei marciapiedi rischiate di essere investiti da moto e motorini che li usano abitualmente per svincolarsi dal traffico. Situata su un altipiano a 1200 metri di altezza non molto distanti si vedono i monti dell’Elbrus che al momento del nostro viaggio erano coperti di neve e perlomeno danno un’impressione di respiro e ariosità, i quartieri più belli e più ricchi sono quelli che si trovano al nord verso i monti mentre mano a mano che si scende l’edilizia si fa sempre più “popolare”. Teheran è diventata capitale del paese nell’anno 1795 scelta dallo scià dell’epoca per motivi di sicurezza, prima era una cittadina poco importante con circa 15.000 abitanti attualmente è una megalopoli con 12 o 15 milioni di residenti nessuno lo sa con certezza. Il palazzo Golestan, residenza reale degli scià, è una delle visite obbligate da fare in città e sicuramente vale la pena visitarlo. Si tratta in realtà di un complesso di più palazzi disposti intorno a un giardino molto curato, il tutto occupa un totale di 11 ettari! Tutti gli edifici sono decorati esternamente da splendide maioliche ed internamente ricchi di marmi, specchi, argenti e cristalli a profusione. Tra gli ambienti più belli da segnalare la Takht Manar (sala del Trono di Marmo) aperta da un lato con al centro un grande e magnifico trono realizzato in alabastro e sorretto da figure umane scolpite, la Talar Ayaheh è una grandiosa Sala degli Specchi usata per udienze particolari e, in epoca recente, per l’incoronazione dell’ultimo scià e per vari matrimoni della famiglia reale. Ci sono poi altre sale che custodiscono doni di governi e regnanti stranieri tra cui un grande vaso di malachite verde proveniente dalla Russia e decine di servizi di fine porcellana provenienti da Francia, Germania, Inghilterra. La seconda visita che facciamo in città è quella del Museo dei Gioielli, si accede nella sede della banca centrale e si scende nel caveau attraversando massicce porte di acciaio, qui in tre o quattro sale all’interno di bacheche allarmate è riunita una collezione che toglie il fiato. Ci sono decine di oggetti, vestiti, armi da parata letteralmente tempestati di gemme e ori di inestimabile valore; i pezzi che maggiormente saltano all’occhio sono alcune corone e diademi e soprattutto il cosiddetto trono del pavone un tipico divano adornato da 26.700 gemme che lo fanno brillare come un piccolo sole, c’è poi un mappamondo che riproduce il globo con i mari fatti di smeraldi e le terre di rubini e diamanti il tutto con un peso di 34 kg di gemme. L’enorme Gran Bazar di Teheran è un labirinto di vie affollate da una moltitudine di clienti che lo animano, secondo me anche qui la cosa migliore per visitarlo è andare con calma senza meta gustando le scene di vita e i negozi che vi si presenteranno davanti, questo come tutti gli altri bazar è chiuso il giovedì pomeriggio e il venerdì giorno di festa islamico. Qualche chilometro a sud del centro di Teheran sorge il santuario dove è sepolto l’imam Khomeini figura carismatica per la Repubblica Islamica. Il religioso fu un oppositore dello scià Reza Pahlavi e del suo regime, per le sue dure critiche fu costretto all’esilio dal 1963 al 1979 fino a quando le grandi proteste di piazza costrinsero lo scià alle dimissioni e a abbandonare il paese. Khomeini ritornò in Iran e assunse la guida della componente religiosa dell’opposizione, ben presto riuscì ad estromettere tutti gli altri partiti e movimenti trasformando il paese in una Repubblica Islamica guidata dal clero sciita come è ancora attualmente. Alla sua morte, avvenuta nel 1989, si svolsero imponenti funerali a cui parteciparono letteralmente milioni di persone e iniziò immediatamente la costruzione del mausoleo che in parte è ancora da terminare, c’è una grande cupola dorata e quattro altissime torri che la circondano il tutto circondato da spazi immensi che servono per le grandi folle che vi si radunano. A noi non è stato permesso entrare all’interno ma altre volte la cosa è possibile, probabilmente dipende dal momento e dalle disposizioni che cambiano di volta in volta. L’ultimo giorno del nostro viaggio, approfittando di alcune ore a disposizione la mattina prima del ritrovo in aeroporto, ci siamo recati a Qom considerata città santa dagli sciiti per la presenza di un santuario dove sono conservate le spoglie di Fatima sorella dell’imam Reza discendente di Maometto e morta a Quom nel nono secolo. Il santuario ha una struttura basata su una serie di cortili interni ognuno con una moschea e una grande cupola dorata che sovrasta la sala centrale dove c’è la tomba, tutti gli edifici hanno splendide decorazioni in maiolica di vari colori. I visitatori non musulmani possono accedere ai cortili ma non all’interno del santuario, le visite si svolgono con la presenza obbligatoria di una guida locale e le donne devono indossare il chador disponibile gratuitamente all’ingresso.
Nove giorni non sono certo sufficienti a visitare tutto l’Iran comunque se ne ha un buon panorama di alcune cose principali, un viaggio molto interessante immersi in una cultura particolare e in un ambiente, anche sociale, inconsueto. Per il futuro spero che il popolo iraniano, mantenendo magari alcune sue specificità, possa godere di maggiori libertà individuali e di migliori possibilità economiche. Buon viaggio a tutti quelli che vorranno andare!!