La risposta che cercavo

Ogni viaggio che mi organizzo è un viaggio che rivela qualcosa! L'Iran è stato folgorante! Un paese da vedere e scoprire, per tantissimi motivi.
Scritto da: monicasca
la risposta che cercavo
Partenza il: 06/08/2019
Ritorno il: 22/08/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Agosto 2019

IRAN troverò una risposta… oltre il velo…

Arrivo a Tehran e sono già a casa! Viaggio veloce, semplice e indolore! Preparazione del viaggio non così semplice (all’epoca… ma oggi invece sarebbe davvero banale!!!), tutto per colpa di un fatto davvero rimarchevole, triste e riprovevole… il pregiudizio, il preconcetto! La preparazione di un viaggio “del genere” richiede attenzione! Indubbiamente portare canottiere non è possibile, solo veli e maniche lunghe… e questo dovrebbe essere un problema? Se ci penso oggi mi sento stupida anche solamente ad averlo pensato!

L’Islam è una religione monoteista mentre invece il termine musulmano indica ciò che è attinente all’Islam. Il sostantivo musulmano – che identifica una persona che segue la religione islamica, “devoto a Dio” o “sottomesso a Dio” – deriva dal nome verbale arabo muslim, ossia “sottomesso (a Dio)”. In persiano (quello parlato in Iran) il sostantivo è identico all’arabo. La radice di riferimento è s-l-m, che esprime il concetto di “salvare, pacificare”. Una spiegazione necessaria, perché nemmeno su questo in Italia, in Europa c’è chiarezza! Queste parole Islamico e Mussulmano, spaventano molti, tante, troppe persone che non sanno nemmeno quali siano i valori dell’Islam! Nessuno conosce nulla di questo paese, anzi , si conosce solo per quello che sentiamo dire dai Tg, dalla stampa… dall’informazione falsata che ci arriva! Quanta ignoranza che circola intorno a ciò che non si vuole conoscere, il pregiudizio e l’ignoranza uccideranno questo mondo, la razza umana si estinguerà e forse… questo non è un male. Vedo in tutto questo, però un principio di nuova vita!

Beh scusate, ritornando alla preparazione del viaggio, ricordo subito questo è stato l’anno delle follie di Trump… l’anno della supremazia della stupidità umana. Donald Trump strangola l’economia iraniana con le sue sanzioni, incassa l’abbattimento di un drone Usa e manda centinaia di soldati nella vicina Arabia Saudita, liquida come falsa la cattura a Teheran di diciassette spie della Cia, ma continua a ripetere che lui una guerra con l’Iran non la vuole. E sbaglia il nome della guida suprema parlando di Khomeini, morto nel 1989. E Israele, un passo più in là, ha ragione di allarmarsi più di quanto abbia sempre fatto. Forse dovrebbe parlarne anche a Trump. Sembra di essere alla vigilia della Prima guerra mondiale, nel tempo in cui tutti negavano. La dichiarazione dell’Embargo… Quanto può durare, del resto, un esercizio di provocazioni al limite….dell’esplosione bellica come quello che è in corso da mesi nel Golfo Persico?

Troverò una risposta solo andando in Iran.

Ogni viaggio che cerco e che organizzo, porta davvero suggerimenti, interpretazioni .. riesco a vedere le cose in un’ottica diversa e d’un tratto mi alleggerisco! Ogni viaggio mi rivela qualcosa. In questo paese, fatta esclusione per le grandi città, che ormai hanno connotazioni simili a qualsiasi altra città, scopro come percorrendo grandi tratte in macchina, per giorni di seguito, le strade siano circondate da deserti aridi e inospitali, strade che sembrano non condurre a nulla. Mari di sabbia, deserti salati, montagne brulle, aridi e torridi confini. Dietro i finestrini della macchina scorre inesorabile questo arido film, d’un tratto si aprono, spettacolari scenari ricchi di vegetazione, così rigogliosa quasi da disorientarmi e farmi perdere il senso d’appartenenza oppure, incredibilmente si aprono grandissime piazze con moschee che tolgono il fiato, un’architettura così altrettanto sfolgorante, cupole azzurre e i minareti che sfidano il cielo e ne decretano l’indiscutibile capacità e abilità umana; i bazar affollatissimi di persone, che si muovono come onde nel mezzo d’un mare agitato. Queste incredibili modificazioni mi fanno davvero riflettere sulla vita; strade che percorro e che non mi portano a nulla, l’aikido, lo zen, lo studio del cinese, la calligrafia, forse è questo il senso del tanto sentito mu-shutoku Giapponese? (Trad. Senza scopo?)? Percorrere vie e mai arrivare, ma lungo il percorso godersi il viaggio e apprezzare come, nonostante le difficoltà, l’aridità (per lo più umana) che incontro lungo il mio percorso di vita, ci sono momenti in cui è possibile godere di oasi, di fresco e di accoglienza. Questi momenti sono davvero attimi di sospensione, prima di ripartire. Proseguire, sempre attraverso le difficoltà.

La strada cambia di continuo, la vita cambia di continuo. Il cammino per la scoperta del sé non è una linea retta verso il paradiso, ma tortuosa, così diceva Tsuda Sensei. Mi viene in mente tutto questo e altro quando ripenso a due momenti, uno dei quali è stato quando siamo andati al Das-E Luth. Come andare all’inferno e poi tornare! Dash e Lut è un deserto in cui il vento è così forte e le temperature così elevate, che devi essere assolutamente ben radicato a terra per non farti portare via dal vento caldissimo e il secondo momento è stato quando abbiamo visitato un avamposto, in pieno sterile deserto; il caravanserraglio in cui Marco Polo ha trovato ristoro (la via di Marco Polo l’ho già incrociata parecchie volte durante i miei percorsi ed è sempre una grande emozione pensare che Lui è stato esattamente dove sono stata io!!). Nel deserto del Das E Luth mi sentivo davvero in quel soffio caldo ma inamovibile; il vento non mi spostava, la schiena era dritta e le spalle aperte. Sentivo il vento sulla pelle (quel poco che era scoperta) e i vestiti che mi aderivano al corpo perché pressati dalla potenza del vento e dall’altro lato della mia silhouette sentivo gli stessi vestiti frustarmi con violenza. Il velo tentava di volteggiare libero. In un momento, avverto una sensazione che fino a quel momento avevo ignorato, la sensazione di libertà che mi pervade è inspiegabile; sono io il centro dei miei bisogni, devo imparare a non avere più condizionamenti, nessuna dipendenza o restrizione, nemmeno da me stessa. Quel vento libero mi ha fatto capire che nessuno ti può o ti deve imbrigliare. Elaboro ulteriormente questo pensiero, mentre vedo la sabbia mossa dal vento in un piccolo tornado, nascono e muoiono in continuazione ad una velocità impressionante, liberi. E proprio come per il tornado un turbinio di altri pensieri, nascono e muoiono in me, veloci e liberi. Il vento, impetuoso continua il suo percorso, inesorabile, crea e distrugge, mi accorgo di lui solo perché trasporta la sabbia, ma il vento è sempre stato lì! A volte le cose non si vedono, non si sentono ma sono esattamente lì davanti a noi. Basta fare attenzione e saper ascoltare.

Nel deserto, ancora una riflessione, più che altro un’ovvietà, ma che oggi mi appartiene. Finché sono stata in macchina ho percepito solo i cambiamenti di paesaggio, dall’oasi al deserto, ma solo la violenza del vento che mi ha trascinata via, mi ha fatto comprendere che le cose le cogli solo se le vivi. Bisogna esporsi e provare. Senza sentire, siamo solo pupazzi dietro una vetrina. Das Eluth, là dove il vento canta e crea. E il mio viaggio continua.

I caravanserragli sono un edifici costituiti da mura che racchiudono un ampio cortile e un porticato. Venivano utilizzati per la sosta delle carovane che attraversavano il deserto. Poteva anche includere stanze per i viandanti utilizzate liberamente dai viaggiatori. Accolgono sia viaggiatori che mercanzie, ed è sia luogo di sosta e che di tappa sulle strade commerciali, è sia come punto di arrivo che un punto di ripartenza. Già proprio così, un punto di arrivo ma anche di partenza. Molte di queste strutture furono edificate da maestri ingegneri appartenenti ad ordini Sufi (per lo più) i quali applicavano i principi di geometria aurea e del perfetto rapporto delle proporzioni, come avveniva per le moschee. Il Caravanserraglio porta con sé un fascino incredibile. I colori dei mattoni si confondono con i colori della sabbia, il solo colore del cielo crea una netta separazione con la terra e contorna il magnifico edifico che si delinea davanti ai nostri occhi, come un animale che si è mimetizzato nella savana e poi quando è vicinissimo, finalmente si vede. La desolazione di questo luogo e il vento che mi continua a sussurrare parole nell’orecchio, mi fa comprendere che se cerchi qualcosa, per quanto sperduto possa essere alla fine lo trovi, senza scopo, ma lo trovi… immagino Marco Polo con i suoi cavalli arrivare fin qui, in mezzo al nulla e vedere questa fortezza così poco ospitale… all’apparenza priva di interesse, invisibile e poi, una volta entrato, si ritrova improvvisamente in paradiso! Cercare sempre in maniera approfondita, mai fermarsi all’esteriorità, questo il senso del mio ragionamento nato dalle rovine di pensieri e luoghi.

Anche in questo caso non ci si ferma e si prosegue nel viaggio e nella ricerca. Lasciando scorrere i pensieri liberi, continuo con le mie riflessioni, perché credo sia assolutamente inutile stare a descrivere un paese che se solo si volesse, è disponibile a farsi conoscere, basta sempre saper cercare e avere la voglia di comprendere, anche perché molti libri, bellissimi libri, parlano dell’Iran. A tal proposito, mi permetto di dare alcuni consigli di lettura “Leggere Lolita a Theran” oppure “Diario persiano” oltre che le guide della Loney Planet ecc… insomma per documentarsi c’è modo; io preferisco raccontare ciò che per me ha rappresentato questo viaggio, attraverso le immagini e le idee di un paese cosi vittima di odio e pregiudizio.

L’Immam Khamenei scrive riguardo a ciò: “L’umiliazione di odio e paura illusoria dell’”altro” sono state la base di ogni sfruttamento oppressivo. Vorrei che vi chiedeste ora, perché stavolta la vecchia politica della diffusione di fobia e odio ha colpito l’islam e i musulmani con un’intensità senza precedenti. Perché la struttura del potere nel mondo di oggi vuole emarginare il pensiero Islamico? Quali concetti e principi nell’islam disturbano i programmi delle superpotenze e quali interessi vengono salvaguardati all’ombra della distorsione dell’immagine dell’Iran? La mia richiesta e quindi: studiate e cercate i motivi dietro questo offuscamento dell’Immagine dell’islam.” (Immam Seyyed Ali Khamenei gennaio 2019).

Bene, fatto! ho cercato ho studiato la storia, perché io, qui, posso farlo. La storia racconta di come, poche linee tracciate sulla carta alla fine dell’impero Turco-ottomano, abbiano creato e dato forma al così detto medio-oriente. Mentre ancora le “super potenze” firmavano il trattato di Versailles che divideva i territori dell’ex impero ottomano in zone d’influenza, le stesse stabilivano nuovi confini senza conoscere differenze culturali e religiose di ogni realtà, gettando così le basi di futuri dissapori. Oggi questi paesi stanno ancora cercando di riacquistare una loro identità. Cercare di comprendere una cultura diversa dalla nostra, è sempre “difficile” difficile fra virgolette, perché come già detto basta solo volerlo, ma ora leggendo queste informazioni reperibili ovunque, mi rendo conto che non sapevo veramente nulla di questi paesi della loro storia della loro cultura. Oggi comprendo atteggiamenti e comportamenti, posso non condividerli, ma li comprendo.

Per conoscere un paese occorre conoscere la sua storia e le sue storie, attraversare le sue città e incontrare i volti dei suoi abitanti. C’è un Iran che vive in noi, nella nostra cultura senza che noi lo sappiamo: è nascosto nella grande narrazione che dalla Bibbia (Ester, Tobia Sara, Daniele…) a Nietszche (Così parlò Zarathustra), riprendono temi e vicende della cultura persiana. C’è comunque da dire che tra noi occidentali e i figli del deserto esiste una differenza di cultura non costruita da noi, sarebbe sciocco negarlo, ma c’è una barriera di politica-religione, per lo più una politica-religione che consente all’uomo di avere fino a 4 mogli, esiste addirittura un detto, credo sia più arabo.. ma giusto per rendere l’idea.. “ se puoi permetterti una sola moglie, allora vuol dire che vivi in un paese povero”. Le donne non possono fare molte cose, ci sono ingressi separati nelle moschee e in luoghi pubblici, non si possono toccare e nemmeno guardare. Le donne destano molto interesse, anche se coperte da pesanti vesti, anzi proprio per questo, la curiosità su di loro aumenta. Imperano in giro per tutto il paese queste immagini di sagome di donne, rigorosamente in chador, ma senza volto e una scritta sul fondo del manifesto “usa il Chador che ti preserva”. Anche se le propagande pubblicitarie viste in giro “ricordano” il perchè dell’utilizzo del chador, molte donne, dove la comunità lo permette, quindi per lo più nelle grandi città, indossano semplicemente un velo, appoggiato sulla testa. I capelli si vedono e si intuiscono le incredibili bellezze che vengo così forzatamente celate. Le donne Iraniane sanno bene di avere puntato su di loro un riflettore, non solo da parte dei loro connazionali, ma da parte di tutto il mondo.. Un pensiero questo che mi fa dire che in realtà queste donne sono le vere eroine, stanno provando ad emanciparsi in un mondo dove, i matrimoni avvengono solo se la mamma del maschio decide di trovare una donna per il proprio figlio, senza chiede un parere alla donna “scelta”. Un luogo dove l’amore non è concesso.

Per gli iraniani la libertà è limitata dalla lealtà alla famiglia e allo stato, il tutto temprato da un’incredibile sottomissione al destino. Allah Akbar-Allah è grande! Le tre religioni del libro, non sono poi così dissimili come qualcuno potrebbe credere, come anticipavo prima. Quando la prima volta sentii Ehsan, parlare di Gesù, ammetto nuovamente la mia totale ignoranza a riguardo, rimasi stupita, lo ammetto. Gesù un profeta dell’Islam? Si proprio come Mosè, Noè, Giovanni Battista, Madonna e l’arcangelo Gabriele. Gesù ritornerà insieme a Mashid (l’ultimo Immam scomparso) sulla terra, ne aspettano l’avvento. Abbiamo assistito alla celebrazione della giornata del sacrificio in ricordo di Abramo, capretti sgozzati e spellati davanti ai nostri occhi ..ma donati ai poveri. Nell’Iran di oggi 8% dello stipendio annuo viene donato ai poveri ( e finisce veramente ai poveri!!!), ho visto donne portare pentoloni di cibo e consegnarlo da dentro una macchina (perché non potevano “farsi vedere” o toccare dagli uomini) sfamando così molte persone. La cortesia, l’accoglienza, la gentilezza, il senso della comunità sono molto forti nel popolo Iraniano, ricordo due episodi. Entrando ad ascoltare l’Immam che parlava, ovviamente dall’entrata delle donne, perché sentito il richiamo, sono dovuta entrare. Da sola con il mio velo verde in mezzo ad una macchia nera, fatta di donne in chador che piangevano. Per quanto ne sapessi era la prima “testa verde” che alcune donne avessero mai visto. Mi riempirono di dolci, caramelle e tè, mentre piangevano e si coprivano il volto. Mi toccavano come se fossi stata una reliquia, un portafortuna. Anche i bambini (in custodia rigorosamente alle madri) vennero da me a farsi la foto. Molte tentarono di parlarmi in inglese a prova del fatto che ciò che sapevano era reale. Respiravo con loro. Il loro andamento ondulatorio e le lacrime crearono energia, che mi pervadeva. Chiusi gli occhi e respirai nella moltitudine ferma in movimento. E il colore del velo non c’era più. Immaginate che scalpore in America, nel bel mezzo di un qualche incontro, l’improvviso arrivo di una donna “Farsi” con trucco e unghie laccate? Accoglienza e gentilezza non sarebbero stati maggiori di quelli mostrati da quelle donne. La gentilezza rivelava un sentimento amichevole verso la strana donna.

Nella città di Isfhan invece mi è capitato di parlare con due ragazzine, in un momento di preghiera in una moschea. Una sera, io, mio papà e Ehsan, il nostro amico Ehsan, siamo usciti per andare a mangiare e passeggiando nei vicolo buio di un bazar ormai senza vita, siamo sbucati alla fine di una ramificazione del mercato. Ehsan, sicuro di se, ci fa attraversare un minuscola porticina, l’ennesima , moschea, ma lo sbalordimento nel vedere “l’ennesima moschea”… mi lascia sgomenta. Lo spazio che si apre di fronte a noi è inverosimile, il Muezzin inizia il richiamo e piano piano arrivano i fedeli. Il richiamo per me incomprensibile mi riempie, una sorta di vibrazione acustica che mi risuona nel petto. Prendo il telefono e riprendo. Mentre riprendo, con la coda dell’occhio vedo una massa nera che mi si avvicina e penso subito di mettere via il cellulare, sperando di in aver offeso nessuno. Lo sguardo si rifocalizza sulle persone che si stanno avvicinando e mi rendo conto che sono due ragazzine, due dolcissime ragazzine. Una con l’apparecchio fisso e una con i brufoli sulla faccia, accompagnate dalla madre, che per orgoglio chiede alle figlie di parlarmi in inglese. Mi fanno molte domande, sono molto loquaci a differenza mia che mi zittisco alla domanda, cosa pensavi dei noi, prima di venire qui? La loro necessità di testarsi in inglese è stata superata dalla curiosità di conoscere e andare oltre. La mia risposta rimane vaga, ma a loro basta e mi chiedo di andare con loro a comprare un chador nel bazar, Ehsan interviene dicendo che me lo vogliono regalare. Io mi imbarazzo e chiedo scusa, non so per cosa, le ringrazio e ci scattiamo insieme una foto che si stamperanno in qualche modo e se l’attaccheranno in camera, come vere teenager, solo che qui per loro, la star sono io.

Tantissimi ricordi di un paese che non mi lascerà mai, troppi da scrivere. Come nella canzone Hotel California; Puoi andartene in qualsiasi momento, You can check out any time you like, Ma non puoi mai andartene! You can check out any time you like. Il vero problema del “conflitto” occidente–oriente, di cui ho già scritto, risiede, secondo me, principalmente nell’immane opera di manipolazione mediatica informativa messa in campo dai governi con un apparato formidabile di propaganda. Per cui non facciamoci influenzare, pensiamo sempre con la nostra testa. Verifichiamo e guardiamo. Cerchiamo e non smettiamo mai di evolvere. Come già successo in passato, abbattiamo i muri ma questa volta dell’ignoranza, della stupidità, della rabbia, della cattiveria, della cupidigia, della bramosia di potere. Chi si conosce e conosce gli altri riconoscerà anche questo: L’Oriente e l’Occidente non possono più essere separati” (Goethe, Il Divano occidentale-orientale 1814).

Visitate l’IRAN è un paese davvero stupendo!

Grazie a tutti.

Voglio però ringraziare alcuni amici per la disponibilità gentilezza e accoglienza. Per la spontaneità. Ehsan at first! Il nostro, all’inizio driver, in seguito diventato un amico di famiglia! Vienici a trovare!

Gli amici del Dojo di Aikido! Shindojo.ir! Ciao a Mohsen Mohebbi, ai fratelli Shirazi, Adel e Aref! Non dovevo praticare, perché non permesso ad una donna, ma appena arrivata, mi hanno subito offerto keikogi e ospitalità! Mi hanno regalato dei libri (in farsi) di Aikido, di Tohei, maestro giapponese! Hanno dato a me e a mio padre la merenda! Praticare con voi sul tatami è stata un’esperienza elettrizzante! Veniteci a trovare nel nostro dojo! Hamed e Sama! Non ho una foto ma, posso raccontarvi questo, la prima sera arrivati a Theran ci hanno ospitato direttamente a casa loro, offrendoci un caffè buonissimo! Grazie!

Noushin! L’attenzione con cui hai aiutati è stata incredibile. Elzmn, Elezmn e tutti gli amici della tavolata Junky food, che ci hanno invitato ad un party.. davvero divertente!

Mozafar Borhani!

Tutte le incredibili persone che abbiamo incontrato lungo il percorso!

A mio papà, il vero eroe di questa vacanza!

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