Namibia tra deserto e mare
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24/12/2012 Windhoek – Outjo. Km 414
Arriviamo a Windhoek in anticipo, lunga coda per le formalità di entrata. Il responsabile della Asco è già presente per trasferirci alla sede dell’autonoleggio. Cambiamo parte degli euro in aeroporto ed acquistiamo le schede telefoniche locali. L’auto sembra ok: è del 2010 e dotata di tutto il necessario per il campeggio, serbatoio supplementare per un totale di 140 litri di gasolio e tanica di riserva per l’acqua. Inoltre, essenziali, 2 ruote di scorta. Lasciamo la Asco alle 11, 30 circa e subito ci riforniamo di viveri e beveraggi nel vicino supermarket da integrare con le poche scorte portate dall’Italia.
Direzione Otjwarongo e come prima tappa il Cheetah Conservation Found, il centro per la salvaguardia e lo studio dei ghepardi www.cheetah.org. La strada asfaltata ci consente di viaggiare con tutta tranquillità, solo gli ultimi 40 Km da Otjwanrongo al CCF sono su sterrato, ma in buone condizioni. Alle 15,30 siamo finalmente al centro, paghiamo 14 € a persona per la visita a piedi dato il poco tempo a disposizione per poter trovare una sistemazione per la notte. La guida ci accompagna prima nei locali dove visioniamo un breve DVD in italiano che spiega il progetto del centro, un piccolo “museo”, la sala operatoria dove vengono curati e fatte le analisi sugli animali per la loro catalogazione e la formazione di una banca dati, poi siamo accompagnati nel parco esterno. I ghepardi sono liberi in ampi spazi recintati. Alcuni incuriositi si avvicinano alle reti.
Alle 17 ripartiamo destinazione Outjo. Troviamo posto all’ Ombinba Country Lodge, molto carino con piscina e ristorante. Ci sistemiamo nella piazzola all’ombra di un albero ed iniziamo i lavori di per la nostra prima cena con cucina da campo e notte in tenda. La serata è ventosa. Siamo stanchi andiamo a letto presto. Nella notte uno scroscio d’acqua e niente più.
25/12/2012 Outjo – Halali Camping Site, Parco Etosha. Km 247
Colazione, smontare e ripartire: ce la facciamo per le 9,30. Ripartiamo in direzione Anderson Gate, una delle porte di accesso al Parco Etosha. A Okaukuejo sbrighiamo le pratiche di ingresso: 660 N$ (4 persone 2 giorni di ingresso). Da subito avvistiamo antilopi, gnu, gazzelle, zebre, giraffe, elefanti ed infine tre leonesse impegnate nel sano relax pomeridiano. Soddisfatti entriamo alle 16,30 nel campo di Halali gestito dalla Namibia Wildlife Resorts (www.n.w.r.com.na) l’ente namibiano che gestisce molte delle strutture ricettive nelle più importanti località turistiche. In lontananza si sta preparando un bel temporale che arriverà nella notte. Raggiungiamo con una breve passeggiata la vicina pozza d’acqua dove si possono avvistare animali che vengono ad abbeverarsi. Alla prima visita osserviamo un elefante, nei successivi appostamenti notturni, alla luce dei fari, purtroppo nessun animale compare. Ma è stagione di piogge e gli animali trovano da bere ovunque.
26/12/2012 Halali Camping Site – Ruacana. Km 473
La giornata è serena e calda dopo l’acquazzone della notte. Ci dirigiamo verso l’uscita nord del parco. All’inizio non incrociamo nulla, anche se i nostri occhi perlustrano ogni angolo a 360 gradi. Tutto rigorosamente dalla macchina, perché è pericoloso scendere.
Poi improvvisamente dietro una curva ecco apparire delle giraffe sulla strada. Ci fermiamo, sembra che una non abbia intenzione di spostarsi così per alcuni istanti rimaniamo ad osservarci. Proseguiamo ed ecco un elefante, poi un altro ed un altro ancora, ora siamo accerchiati. Una madre davanti a noi fa strada, cammina con il suo piccolo vicino; ogni tanto si volta, ci guarda e riparte. Ci accorgiamo che ne abbiamo uno anche dietro, enorme. Spegniamo motore, alziamo i finestrini e aspettiamo che ci superi, non vogliamo disturbarlo. Passa a fianco della nostra auto, sembra quasi titubante, il suo grande occhio ci scruta. Avvicinandoci a Mamutoni lo spazio si fa esteso e pianeggiante sulla sinistra la grande depressione: il pan, è proprio un grande pascolo e qui è la patria di gazzelle, gnu, facoceri. Entriamo al Lodge di Mamutoni alle 12,30 per una veloce colazione al sacco in una piazzola all’ombra. Ripartiamo alle 13,30 direzione nord tra immense praterie; usciamo dal parco dal King Nehale Gate ad Andoni. Il territorio è pianeggiante, quasi monotono se non per la bellezza degli ampi spazi verdi dovuti alle piogge di questa stagione ed interrotti da zone alberate. Gruppi di bovini pascolano liberamente. La strada asfaltata è in buone condizioni, i piccoli villaggi o le cittadine che attraversiamo hanno il loro centro vitale lungo questa lunga striscia di asfalto, ci sembra quasi irreale vedere moderni supermercati ed ampi negozi in località quasi sperdute. Alle 18,30 siamo a Ruacana, procediamo in direzione del fiume Kunene, dalla strada si raggiunge la sommità di una collina dalla quale appare l’ampia vallata del fiume circondato da una folta vegetazione, la vista spazia sui territori dalla confinante Angola. Raggiungiamo dopo 16 Km quello che una volta era l’Hippo Pool Campsite, ma che ora è solo un piazzale incustodito con ancora le strutture di servizio. L’unica attrattiva è la vicinanza del fiume. Gruppi di ragazzi hanno scelto questo luogo per trascorrere questo giorno di festa con musica ed alcool, ci avvertono però di non bagnarci nel fiume data la presenza di coccodrilli, vediamo in lontananza le scie lasciate sull’acqua e qualche veloce guizzo. Decidiamo di rientrare a Ruacana per alloggiare all’Eha Lodge, sistemiamo la tenda ed organizziamo la cena, poi tutti a letto.
27/12/2012 Ruakana – Epupa Falls Km. 273
Notte piovosa e temporali continui, fortunatamente le tende hanno una buona impermeabilizzazione. Ritorniamo sulla strada percorsa la sera precedente per l’Hippo Pool e continuiamo sulla pista che costeggia il fiume Kunene. Il percorso è piacevole, la pista, ben tenuta e su fondo duro, tocca alcune comunità Himba, in alcuni punti corre molto vicino al fiume con ricca vegetazione di alberi ad alto fusto. Sosta per foto e per osservare una comunità di piccole scimmie che incrociano il nostro percorso. Anche loro sembrano contraccambiare la curiosità nei nostri confronti. Ormai siamo entrati nel Kaokoland, come viene ancora chiamata questa selvaggia regione che amministrativamente prende il nome di Northern Kunene Region. Qui è la patria degli Himba, della natura ancora selvaggia con i suoi percorsi impegnativi in 4×4.
Dopo 64 Km raggiungiamo il Kunene River Lodge, posto delizioso con bungalows, piazzole per campeggio e ristorante con terrazza sul fiume. Ci sconsigliano di proseguire sulla stessa pista in direzione Epupa con un solo veicolo date le condizioni del fondo.
A Svertbooisdrift deviamo sulla D3701 direzione Epembe, la pista è molto scorrevole, sulla destra ammiriamo le Zebra Mountains dove le striature dovute all’alternarsi di vegetazione e rocce danno l’impressione appunto del manto di una zebra. Presto raggiungiamo il bivio che ci inserisce sulla D3700 per Epupa, attraversiamo i villaggi di Okongwati e Omuhonga, facciamo più di un incontro con giovani ragazze Himba che camminano a piedi lungo il bordo pista con i loro piccoli ed alle quali offriamo acqua e frutta. Epupa non è nemmeno un villaggio, solo 3 strutture per turisti; noi ci dirigiamo all’Omarunga Lodge prenotato dall’Italia che come il vicino Epupa è proprio sul fiume in posizione spettacolare. Visitiamo le vicine cascate molto suggestive e ci rinfreschiamo con un bagno nelle pozze che il fiume crea prima dei salti. Qui non ci sono coccodrilli. Ottima cena al ristorante del Lodge. Obbligata dato che non abbiamo provviste.
28/12/2012 Epupa Falls – Marble Campsite nord di Orupembe. Km 251
Dopo diverse analisi scegliamo di raggiungere la zona di Orupembe da Okongwati percorrendo parzialmente la pista 3703 sino ad Etanga e di immetterci sul raccordo non segnato sulle mappe per raggiungere il Marble campsite a nord di Orupembe.
A Okongwati ci rechiamo al posto di polizia per informarci se la pista è percorribile. La conferma ci rincuora e partiamo subito inoltrandoci sulla 3703 che all’inizio risulta essere abbastanza scorrevole. Alcuni villaggi Himba: Etengwa,Okawe,Otjitanda segnati sul nostro artigianale road-book si susseguono alle distanze kilometriche calcolate, così come i letti dei fiumi in secca segnati come punti di riferimento. Ben presto però la pista diventa sempre più accidentata ed anche la velocità si riduce notevolmente. I continui saliscendi sulle alture pietrose mettono a dura prova il veicolo e la nostra attenzione nel calcolare i punti per l’appoggio delle ruote. Ad Oozonduwombe il villaggio sembra non esistere, ma calcoliamo i km per l’incrocio con la deviazione per Orupembe, fino qui tutto bene, sembra che siamo sulla pista giusta anche se non incontriamo più anima viva, solo capanne abbandonate. Siamo in zona Etanga e finalmente compare una costruzione in muratura con persone alle quali chiediamo informazioni per Omungwindi che sappiamo essere sul tratto di pista di collegamento. Ci indicano le tracce da seguire ed anche questo ci conforta.
Omungwindi la attraversiamo senza vedere nessun segno di vita, procediamo però sperando di arrivare a Okaanga. La pista continua ad essere impegnativa, numerose salite e discese pietrose mentre il tempo scorre. A questo punto non siamo più sicuri di raggiungere la nostra meta finale prima del buio, anzi non siamo nemmeno sicuri di essere sulle giuste tracce.
Finalmente raggiungiamo un villaggio di poche capanne sparse e di recinti: i kraal, sembra essere tutto abbandonato ma noi vogliamo credere che si tratti di Okaanga, la deviazione verso ovest delle tracce ci da un’ulteriore speranza di essere sulla strada giusta. Scendiamo verso le piane sabbiose della zona di Orupembe, l’orografia del terreno sembra rispettare le foto stampate da Google Earth che abbiamo con noi. Poi finalmente incontriamo una piccola famiglia Himba, una giovane donna capisce che cerchiamo Orupembe e ci indica la direzione, altri incontri ci confermano la giusta strada. Prendiamo una pista a nord che ci viene indicata convinti di essere in direzione del Marble Campsite, ma presto ci accorgiamo che non è la pista giusta. Il panorama comunque è stupendo e l’ora del tramonto rende i colori meravigliosi.
Ritorniamo sui nostri passi e finalmente troviamo il bivio che ci porta dopo 12 Km al campeggio dove arriviamo poco prima del buio. Piccolo, semplice ma molto grazioso, una sola costruzione in muratura che funge da reception e da servizi igienici e pochi spazi alberati ai bordi del letto del fiume in secca. Veramente un posto delizioso.
Il campeggio fa parte del progetto “Kunene Camping Trail”, progetto dell’Associazione Integrate Rural Development and Nature Conservation (IRDNC) che in collaborazione con il WWF sta sviluppando un progetto di turismo sostenibile a vantaggio delle popolazioni locali e per la salvaguardia dell’ambiente e degli animali. Una serie di campeggi come il Marble, sparsi nel Kunene, assicurano una sosta piacevole a tutti coloro che vogliono avventurarsi in questa remota regione della Namibia.
29/12/2012 Marble Campsite, Orupembe – Palmwag. Km 379
Sveglia con comodo alle 8. Buona colazione e partenza alle 9,40 in direzione Purros. Percorriamo i primi 12 km a ritroso per raggiungere il bivio per Orupembe, poi i 14 km di pista verso sud che ci porteranno a questa località. Orupembe, a dispetto del nome segnato sulle mappe, risulta essere il nulla nel nulla: una sola moderna piccola struttura in muratura, sede della locale polizia e qualche altra capanna sparsa in questo enorme spazio desertico. Senza fermarci continuiamo sulla pista D3707 sempre in direzione sud. La prossima meta è Purros dove tenteremo di incontrare gli elefanti del deserto. La pista questa volta è in ottime condizioni, ampia e scorrevole così che riusciamo a mantenere una buona velocità di crociera. Le soste sono scandite dalla volontà di fotografare questo territorio desertico ed affascinante. Ora attorno a noi ampi spazi a perdita d’occhio, in alcuni punti le ampie distese pianeggianti riscaldate dal sole producono l’effetto della Fata Morgana, la strada sembra perdersi in un mare d’acqua e le alture lontane sembrano essere isole. Siamo a circa 30 Km in linea d’aria dall’oceano, proprio sul confine con l’area protetta della Skeleton Coast.
Alle 13,00 arriviamo a Purros, riconosciamo la località prima del nostro arrivo dall’alto della pista perché segnata dalla vegetazione che cresce lungo il corso dell’ Hoarusib River. Prima del centro di Purros: poche povere abitazioni e capanne risaliamo il letto del fiume in secca su terreno sabbioso sino al campeggio. Qui le piste si intersecano su un terreno di sabbia ed è necessario inserire le 4 ruote motrici per potersi districare. Facciamo una breve sosta al campo anch’esso inserito nell’elenco del Kunene Camping Trail. E’ ancora presto e fa molto caldo quindi decidiamo di non fermarci qui per la notte: approfittando delle ore di luce vogliamo portarci più avanti per poter guadagnare qualche kilometro sulle tappe successive. Prima però di lasciare Purros scendiamo lungo il letto dell’ Hoarusib infilandoci nella stretta gola che, dalla periferia sud dell’abitato, scende verso la Skeleton Coast sperando di incontrare qualche elefante. Ci arriviamo attraversando all’inizio l’ampio letto sabbioso del fiume in secca per poi inoltrarci in un ambiente ricco di vegetazione al centro del quale un piccolo rigagnolo d’acqua trova la sua strada verso il mare. All’interno della gola la pista ci costringe a piccoli guadi. Ora sembra di essere in un altro posto, l’ambiente attorno a noi è completamente diverso da quello arido e sabbioso appena lasciato ed ancora poco distante. Gruppi di babbuini gironzolano sul prato e al nostro arrivo si arrampicano velocemente sulle rocce che chiudono la valle su entrambi i lati. Più in là una mandria di mucche, tori e vitelli al pascolo. Purtroppo desistiamo dal continuare, ci siamo inoltrati abbastanza e non siamo riusciti a trovare nessun elefante. Missione fallita. Riprendiamo la pista verso Sesfontein pensando di fermarci lì per la notte. Lungo la strada un veloce spuntino all’ombra di uno spinoso albero. Poco prima abbiamo individuato tra le piante due giraffe così continuiamo a scrutare tutto attorno… nulla.
A Sesfontein, poche modeste costruzioni e poco più, ci riforniamo di gasolio e ci dirigiamo al Fort Sesfontein Lodge per cercare un posto per la notte. Purtroppo il lodge non è attrezzato per il campeggio. Altri campeggi poco attraenti ed il poco interesse di questo luogo ci consigliano di proseguire lungo l’itinerario. Ora la strada è asfaltata e contiamo di procedere velocemente sino a Palmwag dove c’è un campo con lodge sicuramente più confortevole. Raggiungiamo il Palmwag Lodge al tramonto, apriamo le nostre tende e ceniamo al ristorante: siamo stanchi. Il luogo è confortevole ed i bagni decisamente particolari: wc e docce con vista panoramica. Anche oggi siamo stati tante ore in auto. Ore 11,30 tutti a nanna.
30/12/2012 Palmwag – Hantie’s Bay. Km 388
Notte disturbata da fastidiose zanzare. Pulizie generali dell’auto e bagagli ed alle 10,30 circa partiamo. Per sicurezza ci riforniamo di gasolio alla piccola stazione poi ci avviamo verso la Skeleton Coast.
La pista si snoda su di un territorio collinare, ampi spazi e nessun segno di vita sino a Springbokwasser che segna l’ingresso nord del parco. Ci accolgono un simpatico responsabile e tre bimbe curiose.
Alle 12,40, dopo aver compilato il modulo di ingresso accediamo al parco. Non si può pernottare all’interno dell’area protetta se non si ha prenotato in uno dei campi ufficiali quindi uscire dal parco entro le 19.00. Seguiamo verso ovest direzione Torra Bay. La zona è arida e brulla poco alla volta diventa totalmente desertica. Dopo 40 Km finalmente compare alla nostra vista l’Oceano Atlantico in un luogo desertico e quasi spettrale. Ora la strada punta decisamente a sud: è un lungo nastro dritto anche un po’ monotono. Vogliamo mettere a bagno i piedi così “impavidi” lasciamo la strada principale e, seguendo le tracce lasciate da un’altra auto che ci ha preceduto chissà quando, svoltiamo in direzione mare contravvenendo alla proibizione di non uscire dal tracciato.
La giornata è opaca, il cielo biancastro, c’è vento e l’oceano all’apparenza tranquillo si infrange con alte onde sulla costa di sabbia e sembra portarti via. Ciò non ci impedisce di bagnari almeno fino ai polpacci. Qua e là troviamo resti di scheletri di animali.
A Ugabmund usciamo dal parco e proseguiamo verso Cape Cross dove contiamo di raggiungere la colonia di foche che hanno scelto questo promontorio come loro residenza e dove tra novembre e dicembre le femmine partoriscono i loro piccoli. Purtroppo, come previsto, arriviamo dopo le 17 ed il sito è già chiuso, torneremo domani. Cerchiamo posto al campeggio del Cape Cross lodge, ma è pieno.
In questa stagione la maggior parte dei namibiani e dei turisti sudafricani trascorrono le ferie natalizie sulla costa dedicandosi prevalentemente alla pesca nonostante il clima poco favorevole.
La corrente del Benguela proveniente dall’Antartico lambisce queste coste africane sino in Angola. Le temperature del mare sono più fredde lungo il litorale che in alto mare ed una coltre di nebbia si solleva tutti i giorni causa l’incontro dell’aria fredda della corrente con quella calda dell’entroterra. Al mattino la costa risulta immersa in una coltre di nebbia che si disperde nel pomeriggio per l’irraggiamento solare.
Continuiamo il viaggio verso Hantie’s Bay, ma anche il campeggio al centro è pieno così siamo costretti a riparare a 9 Km più a sud. Ci sistemiamo allo Jakkalsputz: null’altro che una lunga striscia di spiaggia non attrezzata con dei falsi bagni, priva di ogni servizio Un posto assurdo. Accettano di farci entrare con la promessa che domani, all’apertura delle banche, quando avremo nuovamente contanti per pagare salderemo il conto. Nonostante tutto e’ un posto molto frequentato, ci sono una sacco di auto e tende.
Notte umida e fredda, ceniamo a base di fejolada al pomodoro (rigorosamente in scatola e riscaldata) , un nescafè e due biscotti.
31/12/2012 Hantie’s Bay – Swakopmund. Km 205
Questa notte siamo stati cullati dal frangersi delle onde a pochi metri da noi. Veloce chiusura di armi e bagagli con relativa frugale colazione ed abbandoniamo questo campeggio definito dalla guida “insolito”. Pensiamo sarà difficile trovarne di uguali.
Ad Hanties Bay finalmente possiamo avere nuovamente un po’ di contanti e dopo avere saldato il debito con il campeggio torniamo a Cape Cross.
Qui sulla spiaggia stazionano tra 80 000 e 250 000 foche.
La vista incuriosisce e impressiona. La bruma mattutina rende tutto grigio, un numero incalcolabile di piccoli appena nati si aggirano sulla sabbia chiamando le loro madri che rispondono ai loro versi per ritrovarli. L’odore è intenso e nauseabondo, ma siamo contenti di essere arrivati anche qui. E poi via verso Swakopmund; ora sulla strada incrociamo sempre più auto, tutte rigorosamente 4×4 con le lunghe canne da pesca già montate e pronte all’uso. Arriviamo affamati verso le 13,30: siamo ritornati nella civiltà. Swakopmund è una dalle città coloniali più affascinanti dell’Africa con diversi palazzi ben conservati a testimonianza dell’epoca coloniale tedesca. Nel pomeriggio la nebbia si dissolve e la cittadina si riempie dei vivaci colori dei palazzi, dell’oceano e degli spazi verdi. Pranziamo in un localino all’aperto di fronte al mare ed a pochi passi dal molo, Ci rechiamo all’ufficio del Ministero dell’ambiente e del Turismo in Bismarck Street per ottenere il permesso di accesso alla zona di Homeb e Mirabib dove vorremmo trascorrere la notte l’indomani. Qui si possono ottenere anche i permessi per altre zone protette quali Messum Crater e Sandwich Harbour, Il palazzo è anche sede dell Namibia Wildlife Resort. Un impiegato molto cortese ci rilascia il permesso per una modica cifra e valevole per la giornata di domani e dopodomani. Una passeggiata sul vecchio pontile, spesa al fornitissimo supermercato e poi partiamo alla ricerca del campeggio per la notte. Troviamo posto al Mile 4 nella periferia di Swakopmund: un enorme piazzale in terra, senza alberi, a pochi passi dal mare. E’ l’ultimo dell’anno ma non abbiamo in programma festeggiamenti. Aggiorniamo gli appunti di viaggio, scarichiamo foto. Riordiniamo un po’ di cose… E tutti a nanna senza cotechino e lenticchie.
01/01/2013 Swakopmund – Mirabib. Km 378
Ci svegliamo in una mattinata umida e lattiginosa, la veloce colazione ci ristora e ci prepara alla partenza sotto una leggera pioggia dovuta alla forte umidità.
Ci dirigiamo subito verso Walvis Bay percorrendo la strada costiera. A destra l’oceano a sinistra le dune del Namib Naukluft Park.
Scendiamo a sud di Walvis Bay per visitare la laguna. Sulla strada ci fermiamo ad un piccolo ufficio informazioni dove un giovane ragazzo ci informa sui vari animali che potremmo avvistare e poi si propone come guida. Ci alletta poter visitare Sandwich Harbour, sappiamo che il percorso è tutto su sabbia e avere chi conosce i passaggi migliori può aiutarci.
Ingaggiata la giovane guida partiamo sulla pista che costeggia le saline, poi in direzione nord verso Pelican Point, punto estremo della penisola di fronte a Walvis Bay.
Incontriamo gruppi di pellicani, fenicotteri, cormorani ed ancora foche e gli immancabili appassionati di pesca che raggiungono questa lingua di sabbia con i loro 4×4.
Scendiamo verso sud per raggiungere Sandwich Harbour, il tragitto di svolge tutto su sabbia molle, si devia in continuazione in cerca del passaggio migliore. Poi sempre dritto correndo a fianco dell’oceano. Un cartello ci indica che stiamo entrando nella zona protetta del Parco e poco oltre, dietro una piccola duna, compare un veicolo degli agenti di controllo. Veniamo fermati per il controllo dei permessi. Sinceramente non sapevamo di dover ottenere un permesso, la nostra guida non ci aveva informato. Rinunciamo e ritorniamo sulle nostre tracce quando la guida, alla quale avevamo parlato di Mirabib, chiede di mostrargli il documento. Effettivamente entrambe le località sono comprese nel Namib Naukluft Park, quindi il permesso è valido anche per Sandvich Harbour. Inversione di marcia, via libera da parte dei guardiaparco e corsa lungo i bordi della battigia cercando di non affondare nella sabbia. Alcuni sciacalli osservano incuriositi il nostro passaggio. A mano a mano che scendiamo a sud il percorso diventa sempre più impegnativo, le dune che costeggiano l’oceano sono sempre più alte, e dopo i primi passaggi dobbiamo desistere. L’ora del mezzogiorno rende la sabbia più morbida ed il veicolo non riesce a superare gli ultimi cordoni, il passaggio sulla battigia è ostruito dall’alta marea. Non avendo un secondo veicolo di appoggio decidiamo di non insistere e nostro malgrado dobbiamo rinunciare a pochissimi chilometri dalla meta. Siamo comunque soddisfatti e rientriamo a Walvis Bay per un veloce spuntino al Kentuky Fried Chicken, l’unico locale aperto e poi al distributore per il solito rifornimento.
Riprendiamo la marcia verso Homeb e Mirabib, la pista C14 si snoda su un terreno pianeggiante e monotono, piccoli rilievi sorgono in lontananza. Deviamo sulla diretta per Homeb, ora il territorio che ci circonda è ancora più desertico, la sensazione di isolamento è sempre più forte. Raggiungiamo Homeb: solo qualche baracca a ridosso del Kuiseb River ora in secca. Oltre la linea di vegetazione che segnala la presenza di un corso d’acqua stagionale si vedono i rilievi sabbiosi.
Procediamo in direzione Mirabib dove piazzeremo il nostro campo.
Ci immergiamo in un’ampia pianura che si perde all’infinito, solo un tappeto di bassa vegetazione ingiallita dalla siccità e dalla calura. All’improvviso in lontananza le rosse rocce che segnalano l’inselberg di Mirabib appare all’orizzonte. Inselberg è l termine di origine tedesca per denominare queste formazioni rocciose che spuntano dal terreno pianeggiante, la loro formazione risale a 500-700 milioni di anni fa con la rottura del Gondwanaland, l’allora continente e l’esplosione di vulcani di questa zona, le cui formazioni granitiche sono state erose nel corso degli anni.
Arrivando a Mirabib nell’ora del tramonto assistiamo all’intensificarsi dei colori della roccia che contrasta con il giallo paglierino del terreno. Attorno al nucleo di rocce sono state sistemate alcune zone di sosta, un semplice bidone per la raccolta delle immondizie, un tavolo ed alcuni “sgabelli” in cemento. Scegliamo la nostra sistemazione sotto una formazione rocciosa che ci protegge dal forte vento.
02/01/2013 Mirabib – Sesriem. Km 383
Le nostre partenze sono sempre molto comode, colazione in tutto relax quindi in auto per raggiungere lo Zebra Pan, una piccola pozza d’acqua distante 30 kilometri dove speriamo di incontrare animali che si abbeverano. Il luogo sperso anch’esso nel nulla è indicato da una pompa eolica che alimenta alcune cisterne d’acqua, poco distante una piccola pozza è punto di incontro di zebre, gazzelle e struzzi che purtroppo al nostro arrivo si allontanano. Anche uno sciacallo femmina con il suo piccolo si allontana, solo il piccolo impavido si ferma a poca distanza da noi e ci osserva. La strada ora ci conduce al Kuiseb River, scendiamo tra pareti rocciose sino ad attraversare il letto del fiume in secca e risaliamo il versante opposto dalla valle.
Solitaire ci accoglie nella calura del mezzogiorno. Anche questo luogo, che deve il suo nome all’unico albero allora esistente ed oramai morto, è solo un incrocio di piste, un Lodge, una stazione carburante con piccola rivendita di alimentari e souvenirs e la famosissima panetteria dove i nostri occhi restano estasiati davanti a tanta abbondanza di dolci; apple pie per tutti.
Riforniamo anche la nostra auto e continuiamo la marcia in direzione Sesriem. Arriviamo a metà pomeriggio, paghiamo l’ingresso del parco al cancello e ci dirigiamo subito al Sesriem Camping Site gestito dalla NWR già prenotato dall’Italia. Le temperature sono ancora troppo alte e decidiamo di aspettare prima della visita a Sossusvlei. Alle 17 iniziamo il percorso di circa 80 Km asfaltato per raggiungere il pan: siamo al centro della valle circondata da dune. Sostiamo alla famosa duna 45 (il numero indica la distanza kilometrica dalla partenza): non la più alta ma la meglio raggiungibile potendosi avvicinare con l’auto. L’arrampicata è faticosa sulla sabbia cedevole, ma dall’alto il panorama e piacevole. Per la discesa ci si lancia in corsa dai ripidi fianchi. Gli ultimi km sono su sabbia e solo i 4×4 possono accedervi. Passeggiamo sulle dune che circondano il pan e ci attardiamo nella quiete più assoluta. Al ritorno riusciamo ad insabbiarci due volte, perdiamo tempo con le operazioni necessarie per liberare il veicolo e si è fatto tardi. Raggiungiamo l’asfalto cercando di mantenere una velocità che ci consente di arrivare prima delle 20,45, ora di chiusura dei cancelli a Sesriem evitando però di urtare qualche animale tra quelli che attraversano la strada nel buio. Finalmente a Sesriem raggiungiamo la piazzola assegnataci. Turni alla doccia mentre si prepara la cena ed alle 23,30 tutti a letto.
03/01/2013 Sesriem – Luderitz – Aus. Km 648
Da Sesriem ci portiamo ancora a sud, La C27 si snoda sul territorio appena fuori dal parco. La presenza di lodges visibili in lontananza fa sembrare meno isolato questo territorio anche se di turisti se ne vedono pochissimi in questo periodo dell’anno. A Spes Bona, una unica fattoria, è il punto di deviazione per la D707. Ora siamo a lambire il confine del parco nella regione del Karas, unico rilievo degno di nota le Tiras Mountains alla nostra sinistra. Ci immettiamo sulla C13 per Aus e da qui percorriamo la strada asfaltata per tutti i suoi 125 Km sino a Luderitz. In questa zona crescono liberi i cavalli selvaggi del Namib. Sono incerte le loro origini, forse discendenti di quelli appartenenti alle truppe coloniali tedesche di stanza ad Aus durante la prima guerra mondiale e che poi si dispersero durante un attacco aereo. Ora si sono ben adattati all’ambiente desertico, occupano un territorio di circa 350 Kmq e la loro unica fonte d’acqua è un pozzo a Garub.
A 10 kilometri prima di Luderitz ci fermiamo per fotografare i resti di Kolmanskop, antica insediamento abitato un tempo prospero nel periodo di estrazione dei diamanti. Abbandonato dal 1956 il sito sta cadendo a pezzi. In parte ristrutturato ora è diventato museo nazionale.
Luderitz ci appare subito deludente, la cittadina è piccola e disordinata, i palazzi coloniali sono insignificanti così inseriti in un contesto di edifici dall’architettura povera. Dopo una pausa al Diaz Cofee Shop ci rechiamo su Shark Island per visitare il campeggio dove dovremmo trascorrere la notte. Il vento è terribile, è una costante di questa località, ma la maggiore intensità va da metà dicembre a metà febbraio. La località è però molto suggestiva, le piazzole sono divise su più livelli tra le rocce, in riva all’oceano con la vista di Luderitz.
Decidiamo di visitare la penisola a Sud, raggiungiamo Diaz Point segnato da una grossa croce: copia di quella eretta dal navigatore portoghese Bartolomeo Diaz nel 1487 nella sosta di ritorno in Portogallo dopo aver circumnavigato il capo di Buona Speranza. Scendiamo sulla costa di fronte a Halifax Island, dimora di una colonia di pinguini africani, ma siamo troppo lontani per poterli osservare bene. Ancora più avanti sino a Grosse Bucht: destinazione più a sud prima di entrare nella zona di estrazione dei diamanti vietata. Durante il ritorno a Luderitz risaliamo a visitare Griffith Bay dove avvistiamo fenicotteri rosa.
Siamo sicuri che lì l’intensità del vento non ci permetterà di dormire, così decidiamo di spostarci a Aus per la notte. Ripercorriamo i 125 Km di asfalto sino al campeggio del Lodge Klein Aus Vista. E’ buio quando organizziamo il campo. Anche qui il vento colpisce le nostre tende ed anche se di minore intensità rispetto a Luderitz fatichiamo a dormire.
04/01/2013 Aus – Ai-Ais, Fish River Canyon. Km 322
Iniziamo il nostro tragitto sull’asfalto in direzione Rosh Pinah, il territorio arido non è particolarmente attraente, desideriamo arrivare al più presto al fiume Orange che segna il confine con il Sud Africa. A Rosh Pinah facciamo una sosta, osserviamo una piccola cittadina ordinata, forse data dalla ricchezza della vicina miniera di zinco. Un grande edificio commerciale e nella zona residenziale strade parallele sulle quali si affacciano villette con giardini curati e ricchi di vegetazione. Una macchia di verde nell’asprezza di questo territorio.
A 19 Km a sud di Rosh Pinah l’asfalto termina, a Sendlingsdrift ci immettiamo nella pista che costeggia l’Orange: siamo già all’interno dell’Ai-Ais Game Park. Il percorso è molto suggestivo: i colori blu del fiume Orange si mischiamo al verde della vegetazione lungo le sponde ed alle tonalità di ocra e marroni del terreno e dei rilievi. Spesso ci fermiamo per fotografare il panorama.
Prima di Aussenkehr deviamo a nord sulla D207 che ci porterà ad Ai-Ais. Abbandoniamo il letto del fiume e ci immergiamo di nuovo nel vasto territorio desertico segnato dalle temperature molto elevate.
Finalmente raggiungiamo Ai-Ais alle 3 del pomeriggio, un solo centro turistico gestito dalla NWR con ampio campeggio, Lodge e singoli appartamenti. Il luogo, situato all’interno del Fish River Kanyon, nella parte terminale, è conosciuto per le acque calde termali. Il nome Ai-Ais è un termine Nama che significa “fuoco-acqua”. Dotato di vasche coperte con centro benessere e piscina esterna gratuita. Ci rilassiamo con uno spuntino al ristorante poi un bagno nelle calde acque della vasca esterna, comunque sempre benefiche data l’elevata temperatura. Prima del tramonto breve passeggiata lungo il canyon.
05/01/2013 Ai-Ais – Rehoboth. Km 656
Dopo colazione eccoci pronti per partire per Hobas, punto panoramico del Fish River Canyon. Pagamo l’ingresso al parco e ci dirigiamo ai punti panoramici distanti 10 Km dal cancello. Unico punto di accoglienza è il Campsite gestito anch’esso dalla NWR. Siamo sul bordo di questo enorme canyon, il secondo di tutta l’Africa dopo il Blue Nile George in Etiopia. La vista è fantastica, il fondo del canyon è a circa 500 metri sotto di noi e possiamo seguirne per un lungo tratto le curve. Ritorniamo sui nostri passi per salire decisamente a nord verso Keetmanshoop. Ora siamo già ella tappa di rientro e di fine viaggio. Keetmanshoop non ha nulla di attraente, tutti i locali sono chiusi a quest’ora e poche persone circolano sulla strada. Breve spuntino con i restanti viveri all’ombra di una pianta e poi di nuovo in marcia. Vogliamo avvicinarci a Windhoek il più velocemente possibile non trovando nulla di interessante in questa parte di territorio. Superiamo anche Mariental con una breve sosta per rifornimento carburante e breve ristoro poi la nostra tappa finale è a Rehoboth. Ci dirigiamo al lago Onaob formato dalla diga che ne sbarra il corso del fiume. Paghiamo l’ingresso al parco e ci dirigiamo al Lake Oanob Resort per sistemarci nell’area campeggio. Il posto è molto bello e bene attrezzato per i turisti e per coloro che solo vogliono trascorrere una giornata sul lago. Quì sono sorti cottage, aree attrezzate per il divertimento acquatico, ristoranti. Ne approfittiamo con un bagno ristoratore dopo tante ore di caldo e di km percorsi. Alla sera cena al ristorante sulla terrazza in riva al lago.
06/01/13 Rehoboth – Windhoek. Km 104
Questa è la tappa finale del nostro viaggio. Lasciamo le acque del lago e ci dirigiamo verso la capitale: vogliamo approfittare delle poche ore che ci restano per poterla visitare. Non possiamo dire che Windhoek sia particolarmente attraente. Pochi cenni del suo trascorso coloniale ora la città è moderna. Nel suo centro alti moderni palazzi sedi di banche, alberghi e società commerciali e gli immancabili centri per lo shopping. Tutti i luoghi di interesse sono concentrati lungo l’Indipendence Avenue, ci dividiamo con Maurizio e Stefania così ognuno può visitare quello che interessa. Letizia ed io visitiamo i i vari negozi di artigianato, oggi è domenica e tutto chiude alle 13. Entriamo nel grande centro commerciale in fondo a Post Street poi pranzo in un vicino locale. Alle 15 ci incontriamo con Maurizio e Stefania ed assieme andiamo alla Asco per la consegna del veicolo che deve essere fatto entro le 16. Il Check-Out è velocissimo, nessun problema e presto siamo imbarcati sul loro pulmino per il trasferimento all’aeroporto.
Poi le solite procedure di imbarco e di volo. Domani saremo in Italia, ma con noi le immancabili foto a ricordo dei bellissimi momenti trascorsi.