Lasciamoci stregare! Triora & C

Adoro da sempre la Liguria. I suoi paesaggi, i suoi borghi, i suoi fiori, il suo clima, ma soprattutto lui: il mare! Ogni volta che arrivo al primo tratto di autostrada da dove se ne inizia a vedere un tratto, trattengo il fiato! Eccolo, così blu e tanto bello da farmi sempre emozionare. Duecento km mi separano dalla Liguria quindi non è...
Scritto da: bteb
lasciamoci stregare! triora & c
Partenza il: 24/11/2008
Ritorno il: 26/11/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Adoro da sempre la Liguria. I suoi paesaggi, i suoi borghi, i suoi fiori, il suo clima, ma soprattutto lui: il mare! Ogni volta che arrivo al primo tratto di autostrada da dove se ne inizia a vedere un tratto, trattengo il fiato! Eccolo, così blu e tanto bello da farmi sempre emozionare. Duecento km mi separano dalla Liguria quindi non è inusuale per me mettermi in macchina e raggiungere questa regione ogni volta che posso, anche solo per una notte. Così mi impegno a trovare sempre un nuovo itinerario o paesino da scoprire ed ecco che, a ottobre 2008, leggo di Triora, paese delle streghe e ne rimango piacevolmente incuriosita. Bé a questo punto c’è solo da decidere quando “staccare” dal solito tran-tran per 2 giorni, invitare il mio ragazzo per una piccola fuga romantica, mettere due stracci in valigia e…Via che si parte dato che, anche se siamo alla fine di novembre, il clima in Liguria è ancora molto buono! Ovviamente prima di partire cerco su Internet una soluzione facile come un B&B dove alloggiare, ma rimango molto delusa quando capisco che aver aspettato fino a novembre non è stata una grande idea: sono tutti chiusi! C’era da aspettarselo, quindi la prima cosa che dovete prendere in considerazione se andate da queste parti, è la stagionalità di alcuni luoghi, prima informatevi bene! Comunque dopo varie ricerche troviamo alloggio a Dolceacqua, un altro paesino a 5 km dall’uscita autostradale di Imperia, presso il B&B “Il Vecchio Torchio” (in verità volevamo alloggiare a Triora al B&B “La tana delle volpi”, a Dolceacqua consiglio invece il B&B “Il libro verde”). Arriviamo a Dolceacqua in tarda mattinata e ne rimaniamo incantati: un piccolo borgo medioevale che si sviluppa su una piccola collinetta dove sotto scorre un placido fiume di nome Nervia. Un vero incanto per gli occhi, considerando anche il fantastico ponte di 33 metri ad arco unico che collega il borgo alla parte nuova del paese (sulla guida leggo che questo ponte è stato dipinto nel 1884 da Claude Monet, che lo definì un “gioiello di leggerezza”). Il borgo antico è chiamato “Tera”: che meraviglia, sono davvero felice di essere finita qui! Parcheggiamo e ci dirigiamo alla ricerca del B&B che, a detta della proprietaria, è facilmente raggiungibile dato che si trova nel centro del borgo medioevale, vicino al castello dei Doria (ebbene si, in cima a questa fitta trama di casette vi è anche il castello, visitabile ma, ovviamente, in questo periodo solo il sabato e la domenica, e oggi è martedì e ci fermeremo solo due notti…Che sfortuna!). Tra queste stupende viette si perde la cognizione del tempo e della realtà: sembra di essere tornati indietro nel tempo, tra un po’ mi sa che incontriamo qualche cavaliere medioevale! Dopo un buon quarto d’ora di ricerca troviamo il nostro alloggio: siamo a casa di una signora che affitta la camera della figlia quando questa non c’è! Sinceramente mi aspettavo di più, ma la signora è davvero gentile e la cameretta è carina. Facciamo ancora due passi per le viette che sono davvero incantevoli, piccole, strette e deserte ma piene di case in pietra tutte abitate, che si sostengono a vicenda grazie a degli archi. Quanti gradini e piccoli angoli suggestivi incontriamo sul nostro cammino! Il tempo passa, è ora di pappa e ci dirigiamo dove la signora ci ha indicato: il ristorante “Osteria dei 4 gatti”, a due passi dal borgo ma già sulla sponda più “moderna”, mangiamo bene, cucina tipicamente ligure.

Dopo pranzo camminiamo ancora un po’ e scopriamo che la parte più moderna si estende ancora per qualche km, poi già che ci siamo, acquistiamo qualche prodotto tipico: im primis Dolceacqua è la patria del vino rosso Rossese, poi ci sono le “Michette” dolci tipici, la cui produzione è legata ad una vicenda legata alla famiglia Doria (si narra che il signore del castello obbligava le donne che si sposavano a passare la prima notte di nozze con lui, così quando la prima si ribellò a questa tradizione, il signore andò su tutte le furie e per placare la sua ira le donne del paese inventarono questi piccoli panini dolci e zuccherosi che per l’aspetto e la morbidezza assomigliavano un po’ a…Bè ve lo lascio immaginare! I panini erano talmente buoni che sembra che la tradizione si concluse lì) ovviamente le Michette sono davvero buone, ne prendiamo un po’ anche da portare a casa.

Infine, come si poteva non lasciarsi incantare da un negozietto che vende gli “Gnomi di Dolceacqua”? Sono prodotti a mano da una ragazza molto simpatica e chiaccherona che non ci molla più! Alla fine riusciamo ad uscire dal suo negozio con 4 gnomi portafortuna (5 euro l’uno: però… e poi penso: come mai quattro? Bè quello fatto ad angelo non potevo non prenderlo… poi quello con l’iniziale del mio nome che mi ha regalato la mia dolce metà… poi quello con i riccioli biondi e la calzamaglia verde per la mia amica del cuore: mica posso non portarle un ricordino…E quello fatto a forma di peperoncino, con lo sguardo sornione? Bè dato che è un portafortuna sempre meglio averne uno in più). A questo punto il mio ragazzo mi proibisce l’entrata in qualsiasi altro negozio (non capisco come mai) e dobbiamo decidere cosa fare nel pomeriggio, così dopo aver depositato in camera i nostri acquisti decidiamo di andare a vedere Apricale, un altro paese nominato dalla guida “i Borghi più Belli d’Italia” (DeAgostini nds), a 20 km da Dolceacqua. Riepilogando: Dolceacqua vale ben più di una semplice visita: dovete assolutamente “perdervi” nel dedalo di viuzze e vicoli che la caratterizzano, alloggiare nel borgo medioevale che di sera è molto suggestivo, mangiare una pizza presso “il Borgo”, acquistare qualche prodotto tipico e visitare il castello dei Doria, dal quale la vista del paese è davvero bella. Quando siamo a pochi chilometri dal paese, ci accorgiamo quanto sia bello e suggestivo: si sviluppa a grappolo sopra ad una montagna, e già solo per la sua ubicazione merita di essere nominato nella guida. Questo paese fu anch’esso di proprietà dei Doria e pure qui troviamo un castello, denominato della “Lucertola”, una chiesa e case disposte a gironi concentrici. Il tutto è molto ben conservato. Molto carina la piazzetta principale dove vi è il municipio, ricco di affreschi, ben due chiese e la scalinata che porta al castello. Camminiamo senza sosta tra le vie e ci imbattiamo in tante casette molto ben tenute e davvero carine, tutte in pietra come a Dolceacqua. Vale una piccola sosta il vecchio forno del pane, perfettamente conservato. Alla fine si fa sera e torniamo al punto di partenza.

Questa volta mangiamo in una pizzeria che è famosa per aver vinto il premio per la migliore pizza nel 2007 ed effettivamente il premio è meritato: una pizza buonissima. La mia è fatta con farina di kamut mentre quella del mio ragazzo è di farina integrale: davvero deliziose, quindi il ristorante-pizzeria “il Borgo” merita la nostra segnalazione. Ormai stanchi ci dirigiamo nella nostra stanza, sebbene a soli cinque chilometri vi sia Imperia, sicuramente molto più vivace e vitale. Domani è un altro giorno e abbiamo ancora molto da vedere. Ci svegliamo di buon’ora e, data la splendida giornata e avendo ancora un giorno a disposizione, decidiamo di attraversare il confine e di spingerci fino in Francia, a Mentone. Un breve giro per le vie e poi ci mangiamo una bella baguette sulla spiaggia. Mentone è grande e carina, ma anche qui siamo un po’ fuori stagione. A questo punto pensiamo che continuare fino a Montecarlo sia una degna conclusione della giornata, per cui riprendiamo la macchina e dopo 20 minuti siamo nel Principato di Monaco. Qui è subito chiaro come tutto sia lussuoso ed elitario, grandiose macchine come Porsche e Ferrari ci sfrecciano di lato e direi che non è un luogo che subisce i cali della bassa stagione: è pieno di gente! Lasciamo la macchina nel primo parcheggio che troviamo (mamma mia che traffico), e proviamo a fare due passi in centro. Purtroppo riusciamo a stare solo dalle parti del casinò perché, vuoi un po’ la stanchezza che si fa sentire, vuoi che vi è talmente tanta confusione, che non ce la sentiamo di andare a riprendere la macchina e andare fino al palazzo reale, né tantomeno andarci a piedi, quindi ammiriamo il panorama dall’alto e ci sediamo su una panchina a contemplare il tramonto. Ero già stata a Montecarlo ma proprio non me la ricordavo, però pensavo fosse più carina, troppi svettanti condomini e troppo cemento nella parte del casinò, sicuramente molto più bella verso il porto e il palazzo reale, ma un po’ mi ha delusa…Il mio ragazzo sta ancora contemplando in religioso silenzio la Lamborghini poco distante da noi. E’ ora di tornare a Dolceacqua, domani abbiamo ancora Triora da visitare! Abbiamo deciso di lasciarla per ultima per poi immetterci direttamente sulla strada del ritorno. A cena questa volta andiamo in un piccolo ristorante che però non ci sentiamo di nominare in quanto non ci è piaciuto molto e in più faceva un gran freddo.

Andiamo a nanna presto, domani ci aspettano le streghe! Dopo aver salutato la gentile signora che ci ha ospitati, chiediamo ad una donna la strada per Triora, possibilmente senza fare autostrada e lei ci dice che è possibile arrivarci passando dall’entroterra ma che sicuramente ci occorrerà più di un’ora e mezza, dato che sono ben 25 chilometri, lei ci consiglia l’autostrada. Pensiamo ci prenda in giro, dopotutto non ci sembra che per percorrere quei chilometri occorra più di un’ora, non ascoltiamo il suo suggerimento (forse era meglio) e imbocchiamo la strada dell’entroterra. Dopo qualche chilometro già si capisce che il percorso sarà lungo e lastricato di pericoli: la strada è strettissima, sul bordo delle montagne, sotto di noi il nulla. Però il panorama è mozzafiato, intere vallate silenziose e disabitate si presentano davanti ai nostri occhi. Ogni tanto troviamo qualche piccola casa e qualche capretta con il suo pastore e, durante il percorso, incontriamo credo non più di dieci macchine. Quale pace si respira sulle montagne. Intanto continuiamo a salire e il tempo peggiora tanto che ad un certo punto troviamo anche la neve, e poco fa vi era il sole e 16°! Incredibile ma ne vale la pena. Dopo un’ora e mezza (la signora aveva ragione) iniziamo la discesa della vallata e in lontananza su un’altra montagna si intravede Triora, siamo quasi arrivati. Triora è immersa in un’Area Protetta di notevole richiamo per chi ama la natura, con i suoi piacevoli sentieri e un patrimonio floreale e faunistico ricchissimo. Troviamo il cartello dei “Borghi più belli d’Italia” come ad Apricale ma qui qualcosa di sinistro ci appare: un murale dedicato alle streghe. Arrivati all’inizio del paese ci è chiaro che è davvero un luogo incantato, tutto sembra sospeso e fermo nel tempo. Anche Triora è deserta, (ripeto non è stagione) ma questa volta questa condizione non fa che aumentare la spettralità e la misteriosità di questo posto: ad un certo punto il sole si nasconde dietro le nuvole, il vento sale, le foglie secche formano mulinelli ai nostri piedi, insomma sembra quasi di essere in un thriller! Incuriositi ci incamminiamo per le vie dette “caruggi” che meritano davvero un’attenta visita: da osservare bene i bellissimi portali delle case, lavorati in pietra nera o ardesia, impreziositi dalle antiche iscrizioni, gli affreschi a soggetto sacro, gli stemmi intagliati. Notiamo che da qualsiasi parte guardiamo tutto ci ricorda che siamo nel paese delle streghe: il cartello di benvenuto è a forma di strega, c’è il museo della stregoneria, all’inizio del borgo antico una strega in metallo che offre un filtro magico al visitatore e tutti i negozi hanno articoli che ricordano la magia e souvenirs dedicati alle streghe. Vi è persino il cartello stradale che indica di fare attenzione alle streghe in volo! Tra le bellissime viette, tutto ricorda un paese stregato e, cammina cammina, arriviamo alla Cabotina, la casa delle streghe, dove secondo la tradizione, in questo casolare si davano convegno le streghe per preparare le loro pozioni. Triora è infatti famosa per la caccia alle streghe avvenuta negli anni dal 1587 al 1589.

Concludiamo la nostra avventura dirigendoci al museo “etnografico e della stregoneria“ (entrata 2 euro), aperto tutto l’anno. Allestito su tre piani, raccoglie numerosi oggetti antichi che rappresentano passati cicli di vita contadina, fedelmente riprodotti. Scendendo nei sotterranei, una volta veramente sedi delle carceri locali, si provano sensazioni contrastanti: dalla curiosità al timore dell’inconscio e del soprannaturale. Quattro lugubri sale sono dedicate al triste capitolo del processo alle streghe, raccontato in documenti conservati nell’Archivio di Stato di Genova, qui fedelmente riprodotti. Questa visita ci lascia un po’ sconvolti, soprattutto se si pensa a quali torture hanno subito queste povere donne che erano considerate delle streghe, ma usciamo dal museo soddisfatti perché abbiamo capito qualcosa in più di questo borgo. Prima di partire, ci fermiamo al negozio di prodotti tipici “la Strega di Triora”, e usciamo con tantissimi pacchettini pieni di leccornie. I proprietari, marito e moglie, producono da anni buonissimi dolci locali, come la “Cubaita” (una specie di torrone), marmellate e mostarde (da segnalare la confettura di Corbezzoli e la mostarda “Lacrima del Diavolo), cioccolatini davvero originali (come le Palle del Diavolo e il Bacio della Strega) e il famosissimo Pane di Triora, che ai tempi della Repubblica Genovese, era definita “il Granaio di Genova”. Prodotto proprio come una volta, è davvero buono e genuino. Il proprietario è davvero cortese e ci racconta per più di un’ora come avviene la preparazione di tutti i suoi prodotti, quindi se si vuole passare qualche minuto dentro questa bottega di sicuro non ci si annoia.

Siamo giunti al termine della nostra breve avventura e guardo con rammarico (in quanto chiuso) l’hotel “Colomba d’Oro” (www.Colombadoro.It), un altro posto dove avrei voluto soggiornare, proprio all’inizio di Triora. Qui tre volte l’anno fanno il “weekend in giallo” dove si partecipa ad un gioco, sapientemente organizzato da Delitti&Delitti, i primi ad importare e far vivere in Italia il gradevolissimo format del Murder Weekend, che mette in scena una trama perfetta, dove i clienti entreranno nel vivo della storia vivendola da protagonisti. Chi sarà il colpevole? Il prossimo weekend in giallo avverrà il 16 maggio, alla fine devo riuscire ad andarci, deve essere molto divertente. Il mio ragazzo suggerisce di provare anche la birra di Triora, “Isotta Stella” doppio malto chiara, prodotta appositamente dalla Fabbrica della Birra di Busalla (Ge), acquistabile presso l’hotel.

Da non dimenticare anche che se si vuol vivere un Halloween davvero originale, Triora è sempre un suggerimento ben dato! Qui il divertimento è davvero garantito, come anche ad agosto dove si svolge la festa di “Strigora” (per qualsiasi info: www.Triorando.It).

Per tutte le informazioni suggeriamo: online www.Triora.Org e il libro “Triora…Terra di streghe” a cura di Ippolito Edmondo Ferrario (De Ferrari Editore, 13 euro).

Siamo giunti alla fine della nostra breve avventura in questi borghi davvero belli e ricchi di storia, torneremo sicuramente “in stagione”, sicuri di scoprire sempre qualcosa in più, perché questi paesi hanno davvero “mille volti”.



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