Nel nord del paese, ma a sud dell’Italia: ecco la terra da scoprire che cinge il deserto e si affaccia sul Mediterraneo

Scritto da: giubren
nel nord del paese, ma a sud dell'italia: ecco la terra da scoprire che cinge il deserto e si affaccia sul mediterraneo

Avevo già visitato brevemente la Tunisia da ragazzo assieme alla mia famiglia rimanendo affascinato dalle esotiche atmosfere ed architetture. Poi, più di 20 anni fa, un nuovo viaggio di due settimane alla scoperta delle variegate regioni del Paese, girando da nord a sud. Diverse circostanze mi hanno portato a valutare un ritorno nella parte settentrionale della Tunisia, un po’ per la facilità logistica, un po’ per la consapevolezza di aver trascurato molti monumenti o località che in passato non erano accessibili o che avevo dovuto trascurare per mancanza di tempo.

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Dario di viaggio in Tunisia

Tunisi

museo del bardo

L’aereo attraversa una fitta coltre di nubi durante l’atterraggio a Tunisi. Piove e l’aria è fresca più di quanto si potesse immaginare, visto che è luogo comune considerare l’Africa come il continente caldo per antonomasia. Il tempo variabile ha interrotto un lungo periodo di siccità durato 5 anni con conseguenti gravi problemi per l’agricoltura e per l’approvvigionamento idrico, ma questo non avrebbe intralciato più di tanto i nostri piani di viaggio.

Raggiungiamo il nostro hotel, ex sede del consolato di Sua Maestà britannica e poi trasformato in albergo. Si tratta di un bell’edificio storico situato proprio all’ingresso della medina (città vecchia), con decorazioni interne a piastrelle multicolori. Il terrazzo della stanza si affaccia sulla brulicante piazza della Vittoria e sull’antica porta di Bab al-Bahr (Porta del Mare in arabo, ribattezzata durante il Protettorato in Porte de France). Questo luogo è noto anche come centre-ville dal momento che costituisce il punto di congiunzione tra la Medina e la ville nouvelle costruita dai francesi nell’800, con larghi boulevards e candidi edifici art déco’.

In passato il nucleo urbano originario ruotava attorno la Grande Moschea degli Ulivi (al-Zaytouna) che si raggiunge attraversando il souk e gli stretti vicoli. Il vasto cortile è accessibile anche ai non musulmani nel pomeriggio a patto di rispettare i codici di abbigliamento islamico (velo per le donne con spalle coperte, divieto di pantaloni corti per gli uomini) mentre rimane interdetta la sala della preghiera che però è facilmente visibile dai portali spalancati sull’esterno. Queste regole – prima maggiormente restrittive per i visitatori stranieri – sono comuni alle principali moschee del Paese e danno la possibilità di ammirare le affascinanti architetture arabo-islamiche con i caratteristici minareti dalla base quadrata. Lo stile è piuttosto sobrio ed armonico, i porticati laterali sono caratterizzati da arcate e colonne riciclate dagli antichi siti romani in rovina. Molte sono le terrazze panoramiche di caffè e negozi che si affacciano attorno la Grande Moschea e sul resto della città vecchia molto ben preservata ed oggi tutelata come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

L’antico caffè M’Rabet rimane tra i principali centri di aggregazione sociale come in passato: si accede lungo uno stretto corridoio alla sala principale coperta dove al centro e lungo le pareti si beve tè alla menta o caffè turco seduti sulle tradizionali stuoie tra colonne tortili dipinte di verde e rosso e lampadari traforati. Sicuramente da segnalare il Fondouk el Attarine, antico caravanserraglio in rovina all’epoca delle mie visite precedenti ed ora trasformato in un bel ristorante ed in un’esposizione permanente di artigianato moderno tunisino. Gran parte dei ristoranti sono aperti solo di giorno: alla chiusura delle botteghe del souk, soprattutto destinate ai turisti, la medina si svuota e la sera resta buia e silenziosa.

Oltre alle moschee, la medina è ricca di splendidi palazzi da visitare (dar in arabo), molti dei quali accessibili liberamente. I dar spesso sono stati trasformati in centri culturali o musei, lo stesso dicasi per le mederse (scuole coraniche). Tutti questi edifici sono stati accuratamente restaurati e presentano spesso una struttura simile, con corridoi di accesso stretti ed articolati che sboccano in ariosi cortili con maioliche ed archi in pietra bianca e nera. Nelle mederse non mancano delle piccole moschee dove gli studenti un tempo pregavano senza il bisogno di uscire dalla struttura.

Ci si perde nel labirinto di vicoli della medina, dai muri bianchi e sontuosi portoni borchiati dai vivaci colori. Allontanandosi dalle zone più affollate, non mancano mai scorci pittoreschi spesso ravvivati dalle piante in fiore e dal fulgore delle bouganvilles. Nei pressi della Place de la Kasbah c’è il Dar el Jeld, uno dei luoghi più esclusivi di Tunisi. L’antica dimora nobiliare con il cortile è stata trasformata nel ristorante più famoso della città. Si cena a lume di candela con sottofondo di musica tradizionale, avendo la possibilità di gustare i migliori piatti della cucina locale e bevande alcoliche. Oggi è stato aperto anche un albergo con il medesimo nome con una terrazza panoramica con cocktail bar.

La ville nouvelle ha uno scenario completamente diverso; improvvisamente ci si ritrova proiettati nel mezzo di un’urbanistica d’oltralpe. La Francia sembra esercitare tutt’ora una forte influenza culturale sulla Tunisia. Tutti sanno parlare in francese più o meno bene perché i locali lo apprendono a scuola, al punto che molti visitatori stranieri trovano difficoltà a comunicare solo in lingua inglese. Il “tuns”, il dialetto arabo locale, è spesso infarcito da parole francesi che i tunisini utilizzano correntemente e tutto questo dimostra la persistente vitalità della françafrique, cioè di quella vasta porzione dell’Africa un tempo colonizzata dalla Francia.

Nei pressi della Bab al Bahr, il Mercato Centrale è un tripudio di colori ed odori, specialmente nella zona delle erbe aromatiche dove vengono vendute profumatissime foglie di menta e geranio.

Sull’avenue Bourghiba, dedicata al primo presidente della repubblica tunisina, c’è la grande Cattedrale Cattolica di San Vincenzo de’Paoli, il Teatro Municipale art nouveau e diversi caffè in stile parigino.

Da non mancare il Museo del Bardo, recentemente ristrutturato, dove si può ammirare una delle più ricche collezioni di mosaici romani provenienti dai siti archeologici di tutta la Tunisia. Il sontuoso palazzo che lo ospita era un tempo dimora del Bey, governatore ottomano poi diventato di fatto sovrano della Tunisia, sia pur sotto la tutela francese imposta con un trattato sottoscritto proprio in questo luogo. La famiglia Husseinita dei Bey regnò fino al 1954 per poi essere definitivamente estromessa con la proclamazione della repubblica.

Nella zona meridionale della medina c’è il suggestivo Tourbet el-Bey, il mausoleo che ospita le tombe dei vari sovrani, delle mogli e delle principesse reali oltre a quelle dei loro più stretti inservienti.

Dougga, Le Kef

dougga

Trascorsi i primi tre giorni, iniziamo il nostro tour con la macchina a noleggio e raggiungiamo Dougga, uno dei più affascinanti siti archeologici della Tunisia. La città romana si innesta sulla struttura del preesistente abitato di origine punica e si presenta in una conformazione del tutto peculiare, priva delle tipiche strade perpendicolari del Decumano e del Cardo. Il Campidoglio è un tempio ben conservato dedicato alle divinità di Giunone, Minerva e Giove le cui statue erano collocate nelle tre nicchie ancora visibili nella parte interna. Un dedalo di stradine tortuose conduce agli altri edifici della città, tra cui il teatro, le terme di Licinio ed il mausoleo libico-punico simile ad un’alta e stretta torre con un’aguzza punta piramidale alla sua estremità.

Nel tardo pomeriggio eccoci a Le Kef, una cittadina poco turistica a 40 km dalla frontiera algerina.

Le strutture ed i ristoranti per i visitatori stranieri sono pochi o in gran parte chiusi vista la bassa stagione. Il nome della città significa in arabo “la roccia”, infatti sorge su uno sperone alto 800 metri sul livello del mare.

In cima si trova la spettacolare Kasbah a cui la dinastia Husseinita aveva aggiunto una seconda fortezza di minori dimensioni e che oggi versa in stato d’abbandono. Anche Le Kef era in origine una colonia romana denominata Sicca Veneria ed i resti di epoca classica sono concentrati attorno alle rovine delle terme e della fonte d’acqua che un tempo le riforniva. Una lunga scalinata conduce oltre che alla Kasbah ai resti della basilica e al pittoresco mausoleo di Sidi Bou Makhlouf, capostipite dell’ultima dinastia regnante dei Bey.

Kairouan

kairouan

Kairouan ospita la terza moschea per importanza del mondo islamico e la sua medina è ancora racchiusa nelle sue mura antiche dove alloggiamo in un elegante dar ristrutturato in hotel e gestito da un’ospitale famiglia locale. È venerdì, giorno di preghiera per i musulmani, pertanto gli edifici religiosi non sono visitabili.

Giriamo nei vicoli della medina, una delle meglio preservate del Paese. Anche qui meravigliosi scorci fioriti, portoni borchiati, inferiate dall’intenso colore blu e mura imbiancate a calce che rimandano ai paesaggi mediterranei della Grecia cicladica ma con le piccole moschee al posto delle chiesette. Nel souk molte botteghe in gallerie ombreggiate sono rimaste chiuse dal tempo del covid e non hanno più riaperto.

La Grande Moschea di ‘Uqba è ancora semivuota la mattina successiva, prima dell’arrivo dei torpedoni turistici verso le 10:00 (peraltro non troppo numerosi in bassa stagione). Dall’esterno appare come una fortezza incredibilmente simile alla Mezquita/Catedral di Cordova anche se realizzata con uno stile più sobrio. Costruita dalla dinastia Aghlabita nel ‘600, il vasto cortile rettangolare è circondato da porticati sorretti da colonne, l’una diversa dall’altra, recuperate dalle rovine di Cartagine. Nella zona centrale defluiva l’acqua piovana in una vasta cisterna sotterranea dove era possibile recuperarla tramite piccoli pozzi consumati ai bordi dalle funi impiegate nei secoli per riportarla in superficie. Troneggia il massiccio minareto di base quadrata a tre piani mentre sul lato opposto si apre l’inaccessibile sala delle preghiere ben visibile dai portoni d’accesso. Fuori le mura della medina si raggiungono i due bacini circolari degli Aghlabiti utilizzati come riserve d’acqua della città. Un tempo nel bacino maggiore sorgeva sul pilastro centrale un palazzo utilizzato dai sovrani per il proprio svago. Più a nord, il secondo monumento di Kairouan per importanza è la cosiddetta Moschea del Barbiere conosciuta anche come zaouia (mausoleo) di Sidi Sahab. In questo luogo è ospitata la venerata tomba di un compagno di Maometto, il quale portava sempre con sé tre peli della barba del Profeta. In prossimità dell’ingresso c’è un fondouk, un tempo destinato ad ospitare i pellegrini, a cui segue la moschea ed un corridoio porticato decorato con pregevoli stucchi, intarsi e maioliche. Un più ampio cortile poi conduce alla zaouia, accessibile solo ai musulmani.

Un biglietto cumulativo acquistabile presso la Grande Moschea permette di accedere alle principali attrazioni di Kairouan, una città che davvero merita di essere scoperta con la dovuta tranquillità.

Sousse

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Lasciata Kairouan, in circa un’ora raggiungiamo Sousse, la terza città del Paese. Il nostro piccolo albergo è proprio nell’ingresso della medina di fianco alla Grande Moschea locale. Dall’esterno, il luogo di culto assomiglia ad una piccola fortezza affiancata dal Ribat dove abitavano soldati dediti allo studio del Corano oltre che all’eventuale difesa della città dai predoni del mare. Dall’alta torre del Ribat spazia la vista a 360° sull’intera città vecchia con la Kasbah sullo sfondo che ospita il locale museo archeologico. Anche in questo caso la medina si è rivelata un bellissimo posto in cui perdersi, con un labirintico souk e piacevoli caffè e ristoranti dove soffermarsi ad osservare la vita quotidiana degli abitanti. Facendo base a Sousse, il giorno successivo andiamo ad el Jem, località nota per l’imponente Colosseo dell’Africa in grado di ospitare almeno 20.000 spettatori provenienti anche dalle località vicine, per fare poi rotta sulla costa.

Mahdia

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Mahdia è una rilassata cittadina frequentata soprattutto d’estate. Fondata su una stretta penisola, fu capitale dei Fatimidi durante il loro dominio in Tunisia. La Grande Moschea locale fu distrutta dagli spagnoli e ricostruita solo recentemente da un architetto francese che ha rispettato nelle linee essenziali il progetto risalente al X secolo. Di fronte alla moschea, in una piacevole piazzetta assolata, c’è il caratteristico caffè El Medina dove soffermarsi ai tavoli all’aperto per uno spuntino prima di girovagare tra i vicoli. Si accede nella città vecchia dalla porta monumentale Skifa el-Kahla e verso est si raggiunge la fortezza costruita dagli ottomani. Intorno alle antiche mura fino all’estremità della penisola denominata Cape d’Afrique dove sorge il faro e una piccola moschea sono sparse le innumerevoli candide tombe del cimitero musulmano in una cornice di profonda suggestione.

Monastir, Sidi Bou Said

Arrivati a Monastir nel tardo pomeriggio e con un tempo incerto, ci limitiamo alla visita del Mausoleo del presidente Bourghiba, il monumento che spicca nel locale cimitero con i suoi due minareti posti all’ingresso, prima di rientrare a Sousse.

Il famoso villaggio di Sidi Bou Said, tra i più belli del Mediterraneo, è l’ultima tappa prima del rientro. Il nome deriva da un santo sufi che vi è stato sepolto. Questo borgo divenne all’epoca del Protettorato un centro d’attrazione per letterati ed artisti francesi.

Malgrado l’affollamento turistico, Sidi Bou Said resta incantevole non solo per i suoi colori ma anche per il turchese del mare sottostante che ne fa uno scenario dal fascino indiscusso, soprattutto nelle giornate di sole. Fu il barone d’Erlanger a promuovere il bianco ed il blu quali elementi cromatici caratterizzanti degli edifici, dopo aver costruito la sua sontuosa villa Ennejma Ezzahra a picco sulla scogliera. Oggi il palazzo è un monumento visitabile con i suoi esotici giardini fioriti in stile persiano ed andaluso. Dar el Annabi è un altro palazzo imperdibile trasformato in un museo privato in quanto ancora appartenente alla famiglia Annabi che ne occupa un’ala chiusa ai visitatori.

Sidi Bou Said si può considerare quale un ricco sobborgo della capitale e probabilmente il luogo più caro della Tunisia per alloggi e ristoranti frequentati dal jet set. Sicuramente non può mancare una sosta nei suoi due caffè caratteristici.

Il cafè des Nattes è quello più antico. Situato al centro del villaggio, ha conservato al suo interno il fascino del passato e della tradizione. Come nel M’Rabet di Tunisi, gli avventori si siedono sulle stuoie dove vengono servite le bevande, tra cui squisiti tè alla menta con mandorle o pinoli. Il soffitto è sorretto anche qui da colonne tortili verdi e rosse (i colori dell’Islam) in un ambiente ricco di oggetti esotici, tra cui bracieri d’ottone con la mezzaluna e vecchi quadri alle pareti. Questo luogo mi ha da sempre colpito sin da quando vi misi piede la prima volta a 16 anni e da allora mi è sempre rimasto impresso nella memoria.

L’altro è il Cafè des Délices, sorto negli anni ’60 su terrazze con viste strepitose sul golfo di Tunisi.

Cartagine

A pochi chilometri da Sidi Bou Said c’è Cartagine, la fiera rivale dell’antica Roma e rasa al suolo da quest’ultima al termine della terza guerra punica. Dell’antica città restano pochi resti sparsi visitabili con un biglietto cumulativo. Il Tophet Salammbo è un antico cimitero-santuario cartaginese dove rimangono numerose stele votive in pietra probabilmente a memoria di bambini deceduti prematuramente ed offerti alle divinità dai genitori per avere in cambio la nascita di un altro figlio. A breve distanza si trova ciò che rimane dei porti punici di forma circolare con resti dei carenaggi che permettevano di tirare in secca le navi per le riparazioni. Quest’aerea, circondata dal verde e da eleganti ville, è sede d’attracco delle piccole barchette azzurre dei pescatori di rientro dal mare aperto. Sulla collina di Byrsa troneggia la cattedrale francese di San Luigi X ormai sconsacrata: in questo luogo – come racconta l’Eneide di Virgilio – aveva il suo quartier generale la mitica regina Didone, fondatrice di Cartagine. Oltre ai resti sparsi di epoca classica e le rovine di un quartiere punico, sulla collina c’è un museo archeologico attualmente chiuso ed il cenotafio di Luigi X, morto in questo luogo dopo essere tornato dalla IV Crociata in Terrasanta.

Le rovine più significative di Cartagine sono le Terme di Antonino affacciate sul mare. Dopo essere state distrutte dai Vandali, le terme sono state dissotterrate negli anni ’40 del secolo scorso ed oggi non rimangono che le fondamente dell’antico complesso che fu il maggiore in terra d’Africa ed il terzo per dimensioni nell’Impero dopo le Terme di Caracalla e quelle di Diocleziano a Roma.

Anche Cartagine oggi è per lo più uno dei quartieri più chic della capitale, non a caso vi sorge il vasto palazzo presidenziale. Per questo motivo la località è presidiata da numerose forze dell’ordine, particolarmente inflessibili con gli automobilisti indisciplinati.

Si conclude così un viaggio nell’estero vicino, pieno di piacevoli sorprese ed entusiasmanti novità in luoghi che credevo di conoscere e nei quali invece molto era stato tralasciato. Anche l’accoglienza dei tunisini è stata davvero calorosa, senza sentirsi mai in situazioni di difficoltà o pericolo e l’invadenza di venditori o false guide si è rivelata molto meno pressante rispetto a quanto ricordavo in passato.

È stato bello riscoprire la Tunisia.

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