Sulle tracce di Medea e degli Argonauti: 8 giorni in Georgia, dove l’Europa e l’Asia si fondono in un abbraccio

Ravanando nel web alla ricerca di un viaggio primaverile, troviamo la proposta di viaggigiovani.it di un tour in Georgia nella settimana di Pasqua. Dopo l’Uzbekistan (musulmano) visitato lo scorso anno, ci incuriosisce quest’altra ex repubblica sovietica (di fede ortodossa). Il viaggio costa 1600 € a persona e comprende volo, hotel, 7 colazioni, 4 pranzi e 4 cene. Inoltre sono previste varie visite con guida parlante in italiano. Ci sono solo più 2 posti liberi e li prendiamo al volo il 9 dicembre 2024. Di extra (autostrada, mance, bevande, parcheggio, ecc.) abbiamo speso altri 350€ (in due). In totale per 2 persone 3550€.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Georgia
Giorno 1 – Arrivo a Tbilisi
Alle 8 incontriamo a Malpensa una parte dei compagni di viaggio (altri li troveremo ad Istanbul in arrivo da Roma). Il volo per Istanbul parte in orario e procede tranquillo. Si riparte dopo circa un’ora e mezza per Tbilisi che ha +2h di fuso orario rispetto all’Italia. Arriviamo in orario alle 20.10 locali. Le operazioni doganali (basta la Carta di Identità) sono velocissime.
Fuori ci aspetta Sasha, che ci accompagnerà per tutta la settimana. Sasha ha vissuto 3 anni a Verona e parla un italiano perfetto. Cambiamo un po’ di euro in Lari (GEL – GEorgian Lari). Il cambio è 1 € => 3 GEL. Finalmente alle 21.30 locali siamo all’Hotel21. Camera confortevole, bagno con una doccia di design che però allaga il pavimento.
I pasti Turkish Airlines ci hanno bloccato la digestione e non abbiamo voglia di cenare. Ne approfittiamo per riposare.
Giorno 2 – Tbilisi
Alle 9 partiamo a piedi dall’hotel. Il cielo è velato e la temperatura è gradevole. Prima sosta alla Cattedrale della Santissima Trinità. È la principale cattedrale ortodossa di Tbilisi. È stata costruita tra il 1995 ed il 2004, ed è la terza chiesa ortodossa più alta al mondo.
Giriamo per le stradine lastricate e impervie del centro storico e poi con la funivia saliamo su una collina dove c’è una statua (di gusto estetico a mio parere assai discutibile) che rappresenta la “Madre Georgia”. La statua, alta 20 metri e realizzata in alluminio nel 1958, raffigura una donna vestita con gli abiti nazionali georgiani che regge nella mano sinistra una coppa di vino e in quella destra una spada: la coppa di vino è per accogliere chi entra nella città da amico, la spada è per difendersi da chi vi entra da nemico.
Il giro della città prosegue con la visita di varie chiese inclusa una chiesa armena, non particolarmente interessante. La Chiesa Armena Vank che avevamo visto a Esfahan in Iran era meravigliosa. Questa è piccola e molto spoglia. Vediamo poi da fuori i bagni termali di Tbilisi realizzati oltre 800 anni fa. Nel frattempo è venuto un bel sole e fa un caldo tremendo. Mentre scendiamo verso la piazza principale per fare pranzo 4 si perdono. La guida e un paio di persone partono alla ricerca e dopo una mezz’ora buona li ritrovano.
Per facilitare le operazioni del pranzo ci dividiamo in piccoli gruppi. Io e Franca puntiamo ad un pranzo light vegetariano (non ci siamo ancora del tutto ripresi dai vassoietti gourmet della Turkish. Ci facciamo tentare da una greek salad che qui fanno senza mettere nemmeno una goccia di olio. Costo 15 GEL (5€). Le bottigliette di acqua costano 1 GEL (30 eurocent) e le birre grandi 7 GEL (2.30 euro).
Si riparte. Il cielo alterna sole e nuvole e anche qualche goccia di pioggia. Ma noi indomiti continuiamo il nostro giro a piedi (comincio ad essere un po’ stanco). Andiamo a vedere il Ponte della Pace. È realizzato in acciaio e vetro su progetto dell’architetto italiano Michele De Lucchi e inaugurato a maggio 2010. Poi sotto una fastidiosa pioggerella andiamo a vedere la basilica di Anchiskhati, la più antica chiesa ancora esistente a Tbilisi. Appartiene alla Chiesa ortodossa georgiana e risale al VI secolo.
Girovagando per il centro storico arriviamo alla Torre dell’orologio. Una bizzarra costruzione adiacente al teatro delle marionette realizzata nell’arco di 4 anni e terminata nel 2011 dal burattinaio Rezo Gabriadze.
Con i piedi che ormai fumano raggiungiamo il nostro pullman per andare a vedere la parte nuova di Tbilisi e Via Rustaveli, la via principale in cui ci sono edifici signorili di inizio ‘900 e negozi di lusso.
Mentre passeggiamo (sperando che non si metta a piovere) chiedo alla guida qualche informazione socio economica della Georgia. Gli stipendi mensili di buon livello sono sui 2000 GEL (700 €). Mi chiedo come possano acquistare un’automobile (ce ne sono moltissime nuove). L’istruzione è quasi gratuita anche a livello universitario, la sanità pubblica è gratis, ma funziona con tempi di attesa lunghi (come da noi).
Tornati al pullman il contapassi segna 19000 passi.
Facciamo cena in un ristorante georgiano (Saamo) vicino all’hotel. Visto il pranzo light ci facciamo tentare dalle specialità della cucina georgiana (che prevede porzioni molto abbondanti). Iniziamo con un khachapuri imeruli, due sfoglie di focaccia sottile farcite con formaggio. A seguire una porzione da camionista di ojakhuri, spezzatino di maiale con patate e cipolle E infine 5 khinkali (grossi ravioli) al formaggio. Il tutto accompagnato da due mega birre. Totale del conto per 2 persone: 71 GEL (23.50€)
Usciamo rotolando per la quantità di cibo e per digerire andiamo a piedi fino al Ponte della Pace per vedere i giochi di luce, che sono abbastanza scarsi. Ritorniamo al nostro hotel in cima ad una ripida salita e ai 19000 passi fatti oggi ne abbiamo aggiunti altri 6000. Totale dei passi oggi: 25000 (15-16 Km).
Giorno 3 – Mtskheta, Uplistsikhe, Gori
Con il pullman raggiungiamo a Mtskheta il Monastero Jvari (o Monastero della Croce), un monastero ortodosso della fine del VI secolo. All’interno c’è una basamento del IV sec. con la riproduzione della croce che si ritiene fosse stata eretta da Santa Nino (evangelizzatrice della Georgia).
Tappa successiva: la Cattedrale ortodossa di Svetitskhoveli. L’attuale struttura fu costruita nel corso dell’XI secolo sui ruderi di una chiesa nel IV secolo. Leggenda narra che sotto questa chiesa sia sepolta una donna ebrea (Sidonia) insieme alla tunica di Cristo. Ci fermiamo in un ristorante lungo la strada dove facciamo un ottimo pranzo a base di khachapuri, verdure, carne alla griglia e vino georgiano.
Il giro prosegue verso Uplistsikhe, dove c’è una antica città rupestre, risalente a 3.000 anni fa e considerata dagli archeologi come uno dei più antichi insediamenti urbani della Georgia. Mentre saliamo verso la sommità vediamo moltissime grosse lucertole (Agama Caucasica). Sulla sommità del sito c’è una chiesa del XIII sec (niente di particolare). Il sito presenta un discreto dislivello per cui è stata una visita abbastanza faticosa.
La tappa successiva è la città di Gori per visitare il museo dedicato a Stalin, nato in questa città il 18 dicembre 1878. Nella varie sale viene ripercorsa la vita (soprattutto politica) di Stalin, mentre all’esterno si trova la minuscola casa in cui è nato e vissuto per alcuni anni e il vagone blindato da 75 tonnellate che usava per spostarsi quando era a capo dell’URSS.
Poi si riparte e alle 21.30 esausti arriviamo all’hotel a Kutaisi.
Giorno 4 – Kutaisi, Vani, Zugdidi, Mestia
Prima sosta del giorno: la Cattedrale di Bagrati. L’edificio attuale è stato completamente ricostruito perché la cattedrale originale dell’XI secolo è stata distrutta nel 1692 dalle truppe ottomane. L’esterno è stato ricostruito bene, per l’interno invece sono stati usati (a sproposito) materiali moderni che hanno snaturato completamente l’autenticità del sito. Tanto da spingere l’UNESCO a cancellare questa Cattedrale dalla lista dei patrimoni dell’umanità.
Si parte con meta Vani. Lungo la strada ci sono maiali liberi che rischiano di essere investiti. Siamo arrivati nella Colchide, nell’antichità classica l’area geografica del Caucaso situata sulla costa orientale del Mar Nero, patria della leggendaria Medea e meta della spedizione degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. Qui visitiamo il Museo archeologico davvero molto interessante. C’è una quantità notevole di reperti che vanno dal IX al I sec a.C. Essendo una zona ricca di filoni auriferi, sono esposti tantissimi raffinati monili in oro ritrovati tutti in una collinetta a poche decine di metri dal museo dove sorgeva l’antica città di Vani. Il museo è organizzato in modo molto razionale con illuminazione delle teche perfetta. La visita guidata ha richiesto un paio d’ore e ne è valsa assolutamente la pena.
Si riparte con destinazione Zugdidi dove arriviamo per fare pranzo alle 15.30. La gestione dei tempi è decisamente da migliorare. Dopo pranzo andiamo a visitare il palazzo Dadiani. Un edificio neogotico costruito nel XVII secolo e ristrutturato nel XIX sec. sede della dinastia dei Dadiani, che ha regnato sulla provincia georgiana occidentale di Mingrelia. L’ho trovato molto poco interessante.
Poi alle 17 si parte verso Mestia. I km da percorrere sono 140 e la previsione del tempo di percorrenza è di 4 ore. Questo la dice lunga sullo stato della strada. Impervia e dissestata. Viaggio interminabile. Arrivo all’hotel Old Seti alle 21h15. Cena a buffet di qualità mediocre.
Giorno 5 – Ushguli
Si parte con tre piccoli pulmini per Ushguli, una comunità composta da 4 villaggi situati in alta Svanezia, regione storica della Georgia. L’altitudine dei villaggi varia dai 2060 ai 2200 metri s.l.m. e questo rende Ushguli l’insediamento umano permanente più alto d’Europa dopo Kurush nel Daghestan (circa 2500 metri s.l.m.). Qui vivono circa 200 persone ed è presente anche una piccola scuola. In quest’area sono conservate più di duecento torri medievali, tipiche della Svanezia, la cui funzione era di proteggersi in occasione di faide tra i vari clan che popolavano il villaggio. Quattro gatti e non sapevano vivere in pace! Nel villaggio è presente anche una piccola chiesa risalente al XII secolo. Il cielo è abbastanza azzurro.
L’obiettivo della mattina è un trekking lungo la valle che porta ad un ghiacciaio. Quando incontriamo la guida vedo che ha degli stivali e mi viene il dubbio che sarà un trekking bagnato. E purtroppo non mi sono sbagliato. Quasi subito infatti troviamo neve molle e fanghiglia col risultato di sporcare di fango i pantaloni e riempire di acqua le scarpe. Non era il clima adatto per fare questa camminata. Sarebbe stato decisamente meglio girare nei villaggi e fare foto.
Arrivano le nuvole e comincia a cadere qualche goccia. Io, Franca e Carmine decidiamo che ci siamo “divertiti a sufficienza” e quindi decidiamo di tornare indietro. Tra l’altro riusciamo con un po’ di accortezza ad evitare quasi tutto il fango e la neve molle. Andiamo al ristorante famigliare e cominciamo a mangiare. Nel frattempo si mette a diluviare e quando arrivano gli altri sono bagnati fradici. E inoltre non sono nemmeno riusciti a raggiungere il ghiacciaio.
Nel frattempo, mentre mangiamo, Diego riceve la notizia che è morto il padre a Roma. Piove a dirotto, è necessario organizzare il rientro anticipato di Diego a Roma e quindi torniamo in hotel. Relax in camera e poi la cena, circa uguale alla colazione. Approfittiamo di una pausa della pioggia per andare a comperare una bottiglia di vino rosso georgiano.
Giorno 6 – Mestia, Tskaltubo
Partiamo a piedi sotto la pioggia battente per andare a vedere il museo nazionale georgiano in cui sono esposti oggetti, armi, mobili, ecc. e in una sala a parte una trentina di foto fatte a inizio ‘900 da Vittorio Sella (parente dei banchieri). Vittorio Sella, alpinista e fotografo, realizzò e raccolse per spedire a Biella, un’importante documentazione fotografica di questa remota regione del Caucaso.
Il bar del Museo ha una macchinetta per fare il caffè espresso e ne approfittiamo per mitigare la crisi di astinenza. Un caffè a livello di un buon bar italiano. Anticipiamo un po’ il pranzo e dopo (sempre sotto la pioggia) andiamo a vedere la Casa Museo Mikhail Khergiani, ospitato in un’antica casa svaneta con una torre svan che probabilmente risale al XII sec. Io mi sono arrampicato su ripidissime e malferme scalette per arrivare in cima. Molto interessante la costruzione della casa che consentiva la convivenza tra umani e animali. Terminata la visita ha smesso di piovere.
Alle 15 si parte con meta Tskaltubo. Distanza circa 200 km, tempo previsto circa 5h30′. Naturalmente ci sono state soste, poi l’autista invece di seguire la strada più veloce incomprensibilmente ha deviato su una strada interna che poi è risultata piena di cantieri e ad un certo punto pure interrotta, Così ha aggiunto una buona mezz’ora di viaggio. Siamo arrivati esausti alle 21:15. L’hotel Tskaltubo Plaza sembra molto bello, ma è più apparenza che sostanza. La camera è spaziosa, ma il riscaldamento non funziona e alla reception mi dicono che non hanno nulla con cui riscaldarla. Non si gela, ma due o tre gradi di più sarebbero stati apprezzati.
Giorno 7 – Sataplia
Il programma prevede la visita alle Grotte di Prometeo e successivamente alla riserva naturale di Sataplia. Una parte del gruppo al posto delle Grotte preferisce andare a visitare i vecchi sanatori abbandonati di epoca sovietica. Le grotte di Prometeo sono una delle attrazioni naturali della Georgia. Scoperte nel 1984 si sviluppano 40 metri sottoterra. Devono il loro nome ad una leggenda secondo la quale Prometeo fu incatenato proprio al loro interno per aver rubato il fuoco agli dei per darlo al genere umano.
Il percorso è lungo 1600 metri con circa 900 scalini e passa attraverso 16 grotte di varie dimensioni. Sarebbe possibile anche fare un tratto in barca nel fiume sotterraneo, ma non era previsto dal programma (in effetti già molto tirato come tempi). All’uscita un pulmino ci riporta al parcheggio e col nostro bus torniamo all’hotel a riprendere il resto del gruppo.
Si parte per la riserva naturale di Sataplia, in cui ci sono nitide impronte di dinosauri su del fango diventato roccia nel corso di milioni di anni. Anche qui c’è un grotta lunga 400 metri con stalattiti, stalagmiti e speleotemi (particolari colature calcaree molto suggestive). Giretto nella boscaglia fino ad una terrazza panoramica con pavimento di vetro che ha creato problemi a qualcuno del gruppo.
Si parte in direzione di Tbilisi con sosta in un autogrill (alle 15) per fare in fretta, ma ci va comunque un’ora per mangiare un panino. Quando finalmente tutti sono satolli si parte per andare ad assaggiare dei vini georgiani in una azienda agricola. Per raggiungerla si fa una deviazione di un’ora tra andata e ritorno. Ci fanno assaggiare un bianco secchissimo da 13.5° (non mi è piaciuto per niente), un rosso leggero da 11.5° (gradevole ma niente di particolare) e un bianco amabile da 13.5° (buono). Ogni bottiglia costa 50 GEL (17€).
Riprendiamo la strada per Tbilisi con soste bagno, poi finalmente l’autostrada. Arrivati in città ci sono code e per non perdere ulteriore tempo andiamo direttamente al ristorante belli sudati e maleodoranti. La cena non è male e mentre mangiamo ci sono esibizioni di canti (non di mio gusto) e balli (ballerini invece molto bravi) tipici georgiani. Finalmente alle 22.30 facciamo il check-in in hotel e una bella doccia.
Giorno 8 – Rientro in Italia
Sveglia alle 7. Colazione alle 7.30. Partenza per l’aeroporto alle 8.15. Alle 8.45 abbiamo le carte di imbarco. Il volo per Istanbul parte e arriva in orario. Abbiamo oltre 3 ore di attesa per Milano. Girovaghiamo senza meta per l’immenso aeroporto fino alla pubblicazione del Gate. Saliamo a bordo dell’Airbus 350-900 (da circa 500 posti) della Turkish Airline e fortunatamente siamo sul corridoio abbastanza avanti.
Quando chiudono i portelloni e sarebbe ora di partire vedo sul display che la telecamera anteriore inquadra due tecnici che stanno facendo manutenzione sotto la fusoliera. Scene sempre un po’ inquietanti. Con mezz’ora di ritardo si parte. Il personale di cabina ci dà dei moduli da compilare per “il tracciamento sanitario” senza dare spiegazioni in merito. O forse le hanno date (in turco e inglese), ma come sempre i messaggi in aereo sono poco comprensibili. Passano a ritirare i fogli compilati senza fare caso se qualcuno non lo ha consegnato.
Arrivati a Milano con mezz’ora di ritardo dicono di stare seduti (anche in italiano) e chiamano una persona che deve recarsi all’uscita. Dopo un po’ dicono che c’è gente che non ha consegnato il modulo e fino a quando non li hanno tutti nessuno può scendere. Ci sono a bordo tre volontari (tra cui la ragazza che hanno chiamato) che rientrano da una missione in Uganda dove pere ci siano stati casi di Ebola e quindi vogliono i dati di tutti i passeggeri. Dati che peraltro hanno già, visto che per prendere il volo li abbiamo comunicati alla compagnia che sa anche dove siamo stati seduti. Dopo quasi un’ora continuano a mancare 5 moduli, ma non si capisce chi non lo ha compilato. Siamo esasperati e sta per scoppiare una rivoluzione. Così dicono di scendere. Nel frattempo non hanno scaricato i bagagli e arrivati al nastro li abbiamo aspettati per oltre mezz’ora.
Curiosità sulla Georgia
Ci sono tanti cani e gatti semi randagi. Vivono liberi in strada. La gente li nutre e se ne prende cura. I georgiani bevono molto volentieri vino e grappa da 55-60 ° e fumano un sacco.