309 anni, 4 viaggiatori e 24 giorni tra Thailandia, Cambogia, Malesia e Singapore: più che un viaggio, è un’epopea!

4 paesi, 4 monete, 4 senior (309 anni insieme!) - Thailandia, Cambogia, Malesia, Singapore
Scritto da: RosaLuca
309 anni, 4 viaggiatori e 24 giorni tra thailandia, cambogia, malesia e singapore: più che un viaggio, è un'epopea!

La voglia di Oriente è scattata e quando ci si mette ad organizzare il programma si vorrebbe andare a vedere il più possibile! Abbiamo una certa età e si incomincia anche a pensare “chissà se ci potrò tornare”. Così cerchiamo un volo da Bologna a Bangkok con ritorno da Singapore a Bologna. Emirates fa al caso nostro e prenotiamo. Poi ci aggiungiamo i voli da Bangkok a Siem Reap, da Siem Reap a Kuala Lumpur e da Kuala Lumpur a Singapore. Stabiliti date e voli prenoto i 4 hotel delle 4 tappe sempre attraverso Booking che per la nostra esperienza non ha mai sbagliato un colpo!

Poi si passa al programma delle cose da fare e vedere nelle quattro tappe. Così ci affidiamo a GetYourGuide per alcune gite. Si potrebbe organizzare tutto in loco con agenzie locali ma alla fine si perde tempo a cercare, contrattare e il risparmio non è garantito e comunque GYG si affida a sua volta ad agenzie locali, di solito anche ottime. Così programmiamo due uscite da Bangkok ad Ayuttaia e al mercato galleggiante e del treno, Malacca da Kuala Lumpur e il giro di due giorni con alba e tramonto ad Angkor. Quindi 4 uscite in tutto che prenoto e che, come gli hotel, sono cancellabili fino a poche ore dal check in e dall’escursione. Per Malacca e Angkor oltretutto abbiamo il pick up dall’hotel che abbiamo scelto in zona centrale. Per le escursioni da Bangkok scegliamo invece un punto di ritrovo a una sola fermata di metro dal nostro hotel.

La scelta degli hotel è stata la cosa più impegnativa per trovare condizioni e prezzi e location di nostro gradimento. Viste le temperature tutti con piscina, colazione e vicinanza ai mezzi pubblici in particolare in arrivo dall’aeroporto. Prezzi bassi, hotel molto belli, colazioni ottime, tranne a Singapore dove i prezzi sono decisamente più alti. In totale le 20 notti di hotel ci sono costate una media di 80 euro a notte la doppia tutto compreso (dai 58 euro di Kuala Lumpur ai 140 di Singapore). Inoltre, a parte Singapore dove abbiamo avuto due bottigliette d’acqua all’arrivo e basta, gli altri 3 hotel ce ne hanno fornite due/tre al giorno sempre gratuitamente per non parlare di GetYourGuide che ti affoga letteralmente.

A questo punto abbiamo cominciato a guardare le varie modalità di ingresso nei paesi e ci siamo preoccupati.

A partire dal sito Viaggiare sicuri della Farnesina ci leggiamo i requisiti di ingresso nei 4 paesi. E ci scarichiamo pure l’app.

Per la Thailandia è molto semplice. Si entra e basta. Però è richiesto dove si risiede e data e modalità di uscita dal paese. Abbiamo hotel e voli prenotati quindi no problem. L’unica cosa che ci preoccupa è che viene riportato in più sedi che sono molto attenti ai farmaci, li vogliono in scatola integri con bugiardini (non blister sfusi) e possibilmente con ricette magari tradotte. Questo nel caso che per qualche motivo scatti un controllo. Noi, vista l’età, dei farmaci ne abbiamo e li portiamo ovviamente a mano quindi ci organizziamo con un po’ di ricette (non tradotte!) e li teniamo belli inscatolati. Poi in effetti all’arrivo non ci guarderà proprio nessuno!

Per la Cambogia invece ci vuole un modulo on line Cambodia e-Arrival (CeA) da fare attraverso un’app, ognuno sul suo telefono, e possibilmente da stampare, entro 7 giorni prima dell’arrivo. Tutto ben spiegato nel sito della Farnesina alla voce requisiti d’ingresso. Quindi ci scarichiamo l’app e studiamo le modalità per farla. Parlano anche di foto da portare con sé (che poi nessuno ci chiederà) e di 30 dollari che pagheremo là. Anche qui è indispensabile hotel e volo con cui si lascia il paese. Faremo tutto 5 giorni prima a Bangkok e l’hotel ci stamperà il modulo. All’arrivo in Cambogia nessuno ci chiederà né foto né modulo cartaceo ma sarà tutto velocissimo e automatico solo strisciando il passaporto e pagando i 30 dollari cash. Fra l’altro vediamo che ci sono postazioni dove si può fare la cosa online in diretta ovviamente perdendoci molto tempo e un po’ di casino. Noi super previdenti lisci come l’olio. Meglio fare troppo e per tempo! L’anziano è così!!!

Stessa cosa per Malesia e Singapore seguendo sempre le indicazioni del sito della Farnesina con app e link, per Malesia 3 giorni prima dell’arrivo e per Singapore 3 giorni compreso quello di arrivo. In pratica la e-arrival card è il modulo che una volta (prima del covid) si compilava di carta all’arrivo per ottenere il timbro sul passaporto (che ora purtroppo a parte la Cambogia non ti fanno più!) e che ora è tutto informatizzato. Comunque informarsi prima ed organizzarsi è fondamentale e poi è tutto molto più semplice di quello che può sembrare.

In evidenza

Quanto ci è costato il viaggio nel Sud-est asiatico?

Voli

  • Bologna Bangkok – Singapore Bologna – Emirates – 860,00 €    
  • Bangkok Siem Reap – Thay Airways – 121,00 €
  • Siem Reap Kuala Lumpur Air Asia – 136,40 €
  • Kuala Lumpur Singapore Jetstar Asia – 87,00 €     

Hotel

  • Bangkok, 7 notti, Asia Hotel – 73,45€
  • Siem Reap, 4 notti, Koulen Central Hotel – 60,27€
  • Kuala Lumpur, 5 notti, Santa Grand Signature – 58,81€
  • Singapore, 4 notti, V Hotel Bencoolen – 140,41€

Cambio valuta

  • Baht thailandese 1€ =36 THB – Riel cambogiano 1€=4235 KHR (oppure dollaro USA)
  • Ringgit Malese 1€ =4,68 MYR – Dollaro di Singapore 1€=1,41 SGD

Informazioni utili su salute e connessione

Per ultima cosa ci informiamo sugli aspetti sanitari. L’unica cosa che può preoccupare è il gran caldo, al solito ghiaccio e verdure crude, e le zanzare portatrici di dengue e chikungunya. Noi siamo vaccinati per epatite A e B e per tifo e ci muniamo di repellenti e fornellini.

Per la connessione internet io ho Tim e con 29.99 euro attivo Tim Mondo e avrò la connessione in tutti i paesi previsti nonchè telefonate e sms mentre mio marito attiva con 33 euro la e-sim Asia di Airalo, connessione solamente. Ci pentiremo poi perché il wifi negli hotel, negli aeroporti e in un sacco di altri posti funziona benissimo e alla fine ci sono rimasti quasi tutti i giga. Una spesa che potevamo risparmiare. Abbiamo usato grab una sola volta per provarlo ma i taxi sono comunque ovunque volendo usarli (il traffico li sconsiglia) e abbiamo sempre privilegiato i mezzi pubblici. Inoltre siamo della vecchia scuola del viaggiatore antico e per raggiungere le cose che vogliamo vedere ci affidiamo molto alle cartine!

Diario di viaggio

Giorni 1,2 – Bologna – Bangkok

Volo regolare con scalo a Dubai. Un po’ troppe ore di sosta in piena notte e soprattutto distanza notevole del gate e pochi posti per sedersi nell’attesa! Arrivati a Bangkok immigrazione rapida e poi cambio di una cifra modesta (in aeroporto il cambio non è mai troppo conveniente) e recupero bagagli (un po’ di ansia….arrivano quasi per ultimi!). Usciamo belli sudati e con varie scarpinate raggiungiamo un punto informazioni per avere piantina aggiornata della metro e indicazioni sullo SkyTrain che dobbiamo prendere per andare in hotel.

Tutto facile, facciamo il biglietto alla macchinetta e saliamo. Arriviamo in una mezzoretta al capolinea Phayathai. Cerchiamo disperatamente l’hotel che dalle foto sembrava proprio sulla metro e niente. Chiediamo e scopriamo che dobbiamo cambiare sulla BTS Sukhumvit e fare una sola fermata scendendo a Ratchathewi.

Così facciamo e in due minuti siamo alla fermata giusta dalla quale c’è proprio l’accesso all’hotel. Bellissimo albergo, bellissima stanza e siamo arrivati! Vista sulla città e sulla piscina, grande e invitante. Che dire, siamo un po’ cotti ma ci cambiamo e via di corsa per un primo assaggio della città.

I biglietti si fanno sia alla macchinetta, indicando la fermata prescelta, sia allo sportello. Le linee però non sono compatibili fra loro e le BTS hanno una biglietteria propria ma se poi si prende la metro bisogna fare uno specifico biglietto diverso. I biglietti costano pochissimo, sono gettoni o tesserine che si riconsegnano all’uscita, e una volta capiti i meccanismi è tutto molto semplice, a parte i camminamenti di congiunzione spesso lunghetti e sopraelevati. Sono però molto affascinanti e ci attardiamo ad osservare dall’alto la vita animatissima e molto “esotica”. Da notare il numero esagerato di moto tutte davanti ai semafori e il sistema di moto taxi che ci incanta da subito.

Con due rapidi cambi della BTS siamo sulla metro che ci porta al fiume, il mitico Chao Phraya. Passeggiata e prime informazioni sull’uso dei battelli. Ci affacciamo a dare una prima occhiata al splendido Wat Arun. È il nostro primo incontro con il fascino dell’antico Siam. Ci troviamo un ristorantino tipico e ceniamo affogando la stanchezza in una bella birra Chang, con tanto di elefantini nell’etichetta.

Torniamo in Hotel e a letto sparati.

Giorno 3 –  Bangkok

Sveglia riposati e gasati. Sole pieno, colazione molto thai e pochissimo occidentale. Il buffet è lungo un centinaio di metri….A noi sta bene e sperimentiamo qualsiasi cosa.

Si parte con BTS e poi metro e arriviamo diretti al Wat Po. È la prima visita ufficiale, forse la più importante. Il luogo è unico, ceramiche coloratissime, oro, statue tetti con guglie finissime. A bocca aperta, belli sudati, giriamo estasiati fino ad arrivare al famoso Budda sdraiato. Percorso obbligato unidirezionale, incastri con sudaticci sconosciuti per scattare foto, tutte che non rendono la magnificenza e la grandezza della statua e dell’edificio che la ospita. Per non parlare dei meravigliosi piedoni. Da notare la sequenza di ciotoline per le monetine e il cava e metti le scarpe piuttosto impegnativo. Avevamo deciso di tenere un “calzino da tempio” in apposito contenitore ma al terzo cava e metti abbiamo mollato e si entra come capita, io che ho le ciabatte pure scalza!

Usciamo storditi dal caldo e dalla bellezza e dirigiamo al palazzo Reale stimato vicino. Invece è lontanuccio e la camminata sotto il sole si fa sentire. Inoltre anche qui si sono attrezzati con camminamenti obbligati per gestire i flussi di turisti e gli attraversamenti degli stradoni trafficatissimi, cosa che allunga notevolmente i percorsi. Positivo però che nel sotterraneo di attraversamento ci sono nuovissimi bagni pubblici, personale che dà informazioni, aria condizionata e scale mobili per salire e scendere. Arriviamo comunque piuttosto stremati all’ingresso del Palazzo Reale.

Anche qui zero coda alla biglietteria e andiamo diretti al Wat Phra Kaew che custodisce il famoso Budda di Smeraldo. L’area del Palazzo Reale è vastissima e ci si perde un po’. La meraviglia per l’oro, i colori, i decori stordisce unitamente al caldo. Troviamo un cocco e uno smootie al mango per ristorarci. Bagni pulitissimi e usciamo.

Dirigiamo al fiume, sempre a piedi, e saliamo sul traghetto che porta al Wat Arun. Si è fatto pomeriggio e contiamo sul tramonto anche se si chiama tempio dell’alba! Si scende e si paga direttamente il biglietto di ingresso e siamo nel monumento più iconico di Bangkok. È pieno di gente ma essendo anche in questo caso l’area piuttosto vasta ci si diluisce bene. Ci sono un sacco di giovani in costume tradizionale, agghindatissimi, che si fanno fotografare da fotografi professionisti. Capiamo che è una cosa a pagamento perché molti hanno amici che portano i sacchetti degli agghindati con i vestiti normali! Comunque la cosa è molto carina ed animata. Saliamo fino a dove si può. Da notare che i gradini sono altissimi e che una volta (siamo stati qui altre due volte una vita fa) si saliva fino in cima mentre adesso si arriva alla base della salita più impervia. Comunque ci facciamo tutto il giro del cornicione, bellissima vista. Posto assolutamente imperdibile.

A malincuore riprendiamo il traghetto e cerchiamo un locale dove posizionarci per l’aperitivo di prammatica con vista sul tramonto e sul Wat Arun. Lo troviamo ed è sciccosissimo. Ci godiamo la situazione fino ad ora di cena e con la metro torniamo alla zona animatissima di Si Lom/Sala Daeng dove c’è lo scambio metro-BTS e dove abbiamo adocchiato un sacco di ristoranti. Ne troviamo uno che ci ispira a prezzi contenutissimi e mangiamo in stile forse più cinese che thai ma molto soddisfacente. La prima giornata è stata proprio top.

Riprendiamo la metro e sbarchiamo in hotel ormai ferratissimi sui mezzi. Un classico Seven Eleven per birretta della staffa e a letto.

Giorno 4 – Bangkok

Oggi è il giorno dell’escursione con GetYourGuide al mercato di Damnoen Saduak e al mercato ferroviario di Maeklong.

Ahimè il punto di ritrovo è a solo una fermata di metro ma la metro alle 5,30 non è ancora aperta così per sicurezza prendiamo un taxi e il lunch box dell’hotel (un po’ scarsino) e alle 6 in punto partiamo con un piccolo pulmino e un piccolo gruppo.

La guida Victor è molto carina. Primo stop per caffè e bagno e poi ci lasciano in aperta campagna in zona rurale/saline dove su due rotaie un po’ andanti arriva effettivamente un treno datatissimo ma molto caratteristico e saliamo. Le fermate fino al paesino dove c’è il famoso mercato sono cinque, una più “strana” dell’altra e guardare fuori dal finestrino è troppo forte! Si arriva in paese e inaspettatamente scopriamo che passiamo in mezzo alle case con turisti e gente varia stipati fra case e treno, praticamente ci si tocca, noi siamo ovviamente in alto e veniamo fotografati insieme al treno mentre fotografiamo la gente stipata che ci fotografa. Situazione pazzesca. Il treno arriva alla fermata, scendiamo e ci facciamo tutto il mercato a ritroso camminando sui binari stretti e dissestati. Nel mercato di tutto di più, frutta e verdura, pesce, carne, souvenir vari. Veramente forte! Sarà pure turistico ma ci cattura. Arrivati verso la fine del mercato si aspetta il treno che torna indietro e stavolta lo vediamo da sotto stretti fra la folla. Foto a pacchi e raggiungiamo il pulmino per spostarci al mercato galleggiante.

Questo ci piace un po’ meno. Turistico al 100 X 1000! Ci caricano su una barca stretta e molto dondolante praticamente in due per barca e ci buttano nella mischia con rematore temerario e tipo autoscontro con tante altre imbarcazioni simili, alcune delle quali anche a motore e si inizia un lungo percorso fra altre barche che vendono prevalentemente souvenir o frutta o beveraggi vari e che attirano le barche dei turisti con arpioni tipo arrembaggio. Si formano ingorghi e intoppi con pericolosi dondolii. Per fortuna dopo un po’ ci si diluisce e la passeggiata diventa più tranquilla e piacevole. Alla fine ti sbarcano, foto di rito, e andiamo in un posto molto animato all’aperto dove mangiamo anche piuttosto bene.

Poi si torna a Bangkok. La gita con GetYorGuide è costata 56 € in due. Comunque per noi è stata piacevole e positiva.

Arrivati facciamo un giro a piedi in zona Chit Lom sulla Phloen Chit (casa Dior tutta d’oro! e bellissimi negozi) per andare a cercare in una traversa un tempietto che ci incuriosisce. È un piccolo santuario dedicato ad una dea cinese, Chao Mae Tuptim, la dea della fertilità, e si trova nel parco del Nai Lert Hotel. Facciamo un po’ fatica a trovarlo ma poi lo vediamo, piccino e circondato di falli! Certo è particolare, ma la cosa che merita di più è lo stupendo parco con l’hotel in legno in stile thai. C’è anche una delizioso bar coi tavolini fra i fiori e ci facciamo un meritato aperitivo.

Tornati in hotel breve relax con nuotatina in piscina e si riparte verso Patpong, vicino al nostro hotel in zona Silom. Giriamo le due strade parallele senza rimanerne particolarmente colpiti. Ovviamente è un po’ presto, noi non siamo dei tira tardi, e si vedono poche donnine e molti richiami per birra. Ma ci sono anche molti locali che offrono uomini palestrati che combattono e spettacoli con Drag Queen. Insomma un po’ deludente. Bucarest ci è sembrata molto più vivace!

Torniamo nella zona di ieri sera per la cena nel food court di un centro commerciale. Ottimo e a buonissimo prezzo. Ancora metro e a letto. Anche oggi giornata strapiena.

Giorno 5 – Bangkok

Solita megacolazione e con calma (il mercato apre alle 10 e si svolge solo nel fine settimana) partiamo direttamente dall’hotel con la Sukumvit per Chatuchak senza cambi. Sono parecchie fermate ma il mezzo è come sempre veloce e comodo. Chatuchak è il mercato più grande della Thailandia e vanta ben 15.000 bancarelle.

Una breve passeggiata dalla fermata ed entriamo. Capiamo subito che è pazzesco. Siamo subito catturati e ci facciamo un caffè in un bar molto particolare. Poi impazziamo un po’ per trovare la mappa (c’è da perdersi) e alla fine bisogna scaricarsela dal QRcode che vediamo in un cartello. Non semplice capire le numerazioni delle stradine e delle traverse ma la cartina ha anche colori diversi per i settori in base ai prodotti in vendita e alla fine ci buttiamo nella mischia più o meno orientati.

È veramente mitico e imperdibile. Giriamo gasatissimi, compriamo anche qualche souvenir a prezzi stracciatissimi e arriviamo dopo lunghe peripezie al centro del mercato dove c’è una torre con orologio e intorno diversi venditori di cocchi e bibite e un po’ di posti per sedersi. Il sole è impietoso ma il cocco è buonissimo e ristora. Riprendiamo a girare e la allunghiamo per cercare gli animali di cui parla la guida ma ne troviamo pochi in una zona da cui si accede ad un mega centro commerciale annesso da cui seguendo una gentilissima vecchietta arriviamo a trovare l’uscita e la metro. A dire il vero ci eravamo un po’ persi!!! Comunque siamo contenti di aver fatto questa esperienza.

Con la metro andiamo, ormai abili nei cambi, arriviamo alla Saphan Taksin sulla BTS da cui parte il traghetto diretto all’Icon Siam, l’avveniristico centro commerciale dove pranzeremo. Dicono sia il più mitico di Bangkok, effettivamente ci lascia senza parole per i molteplici allestimenti in vari stili, la zona thai è fantastica. Vetrate, fiori, acqua che corre ovunque, luci e viste sul fiume e all’ultimo piano una zona ristoranti dove facciamo il pranzo migliore di tutta la vacanza.

Foto scenografiche e riprendiamo il traghetto però verso Chinatown. Dall’attracco iniziamo la passeggiata nella zona che era la più degradata e che adesso è di gran moda per street art e locali “strani” ma di tendenza recuperati in ex officine o case abbandonate. Insomma, veramente originale e interessante. In particolare è molto gettonata la Talad Noi lungo la quale troviamo il locale Hong Seng Kong veramente fantastico. È un’antica casa di un mercante, piena di arredi e con un cortile bellissimo direttamente sul fiume. Direi imperdibile.

Dopo ottima consumazione e relax osservando il via vai sul fiume di impensabili barche, riprendiamo la strada, a piedi, e giriamo la Chinatown classica, sempre affascinante, sempre divertente, strapiena di gente. Alla fine di un gran giro riprendiamo la metro e siccome domani si parte presto e oggi abbiamo mangiato tanto e bevuto di tutto (dimenticavo che ci siamo fatti anche un beverone ghiacciato latte e caffè con dentro gelatine nere, forse di giuggiole, che un po’ si sciolgono e un po’ si tirano su col cannuccione appositamente di ampio diametro, comunque buonissime) decidiamo di fare un bagordo in camera con frutta, gelato al matcha e birrette tutto preso al 7/11 sotto l’albergo.

Anche oggi giornata strapiena e super.

Giorno 6 – Ayutthaya

Colazione alle 6 un po’ di corsa, poi metro e in una fermata siamo allo stesso punto di incontro della gita ai mercati. Oggi si va ad Ayutthaya.

Solita procedura di GetYourGuide e partiamo. Autobus più grande, mezzo vuoto, comodo, agghindatissimo. Guida discreta, parla bene e chiaramente ma è un filo tedioso. Primo stop per raccogliere altri gitanti e poi stop a metà strada circa per caffè e bagno. Anche qui la catena Amazon che va molto.

Arriviamo al primo tempio, il Wat Chaiwatthanaram, stupendo veramente, in stile Wat Arun. Ce lo giriamo tutto, foto in quantità.

Ripartiamo per il secondo stop al Wat Lokayasutharam dove c’è abbastanza poco e un grande Budda sdraiato nuovo giallino e un prang principale, alto 30 metri, in posizione centrale e realizzato in stile Khmer. Serpeggia un po’ di malumore perché stiamo più tempo qui che c’è meno da vedere ed è assolatissimo rispetto al tempio precedente molto più affascinante.

Ci spostiamo al Wat Phra Si Sanphet. Questo è veramente il top. È il complesso più grande ed importante del centro storico dell’antica città ed è considerato il più bel luogo sacro dell’area. Ci lascia liberi di girare. È grandissimo e camminiamo a lungo per vederne il più possibile. Riesco anche a fare la foto più o meno uguale a quella che feci 35 anni fa nello stesso posto. Cerchiamo un po’ di ombra sotto qualche albero ma il sole è veramente tosto.

Usciamo accaldatissimi e ci portano al ristorante per il pranzo. È molto selvaggio, tipo self service, con 5 portate fisse più dessert e birre a pagamento. Comunque tutto buono e abbondantissimo. Facciamo pure il bis! Dimenticavo che anche oggi GetYourGuide ci riempie di acqua fresca. Molto carini.

Si riparte per l’ultimo tempio, il Mahathat, famoso per il famoso Ayutthaya Buddha Tree. Anche qui notevoli i richiami all’architettura khmer cambogiana…..fra pochi giorni saremo ad Angkor e questo è un ottimo antipasto.

Coda incasinata per fare la foto con il budda fra le radici. A parte questo must tutta l’area del tempio è molto bella e piacevole. Grande scarpinata pure qui, il sito è grandissimo, e a pancia piena il sole scotta ancora di più.

All’uscita abbiamo il tempo per un gelato. Proviamo cocco e, ahimè, durian! La puzza che si sente ovunque ci siano dei durian si sente anche nel palato…e si capisce perché in metropolitana e ascensori c’è il divieto di portare durian!

Torniamo a Bangkok diretti senza più fermate. Anche questa escursione alla fine ci è piaciuta molto, è stata sufficientemente completa e rilassante ed il prezzo più che accettabile.

Arrivati decidiamo di approfittare del pezzo di pomeriggio rimasto e dirigiamo al Wat Tramit, il tempio del Budda d’oro. Purtroppo toppiamo la fermata della metro e ci tocca correre e arriviamo che è quasi ora di chiusura ma riusciamo a vederlo ugualmente, ovviamente no scarpe e un tot di gradini, ma merita veramente e alla fine l’orario è molto più lungo di quello che avevamo letto.

Poi ricerca un po’ disperata di un bagno e decidiamo di tentare il Mahanakhon Skywalk, il grattacielo più strano e bello di Bangkok coi suoi 314 metri e la passeggiata su vetro!!!!! La fermata della metro è proprio davanti al grattacielo e ci si accede direttamente passando dentro ad un centro commerciale mega. Paghiamo i biglietti senza problema pur non avendo prenotato (dal sito sembrava obbligatoria la prenotazione) però poi per salire ci cucchiamo una bella coda perché si sale con piccoli ascensori a gruppetti ma, una volta su, puoi stare quanto vuoi. Lasciamo zainetti negli armadietti (ci sono un sacco di cose che non si possono portare) e andiamo.

Quando arriviamo in alto il wow è d’obbligo. Le luci della città sono già accese, la vista a 360 gradi è spettacolare, l’accesso al vetro da passeggiare mozzafiato. Sul vetro non si può fotografare ma si può essere fotografati dal bordo. Bisogna mettere delle sovrascarpe e ci sono due guardiani attentissimi a cosa fai. C’è anche un bar proibitivo (con consumazione minima stellare) e una rampa che porta in una terrazza superiore con divanetti (tutti occupati ovviamente) e comunque la gente sta seduta anche sui gradini della rampa. Spettacolare, non saremmo più scesi! Direi soldi e attesa che valgono assolutamente.

Scendiamo e cerchiamo qualcosa da mangiare ma è già tardi, così ripieghiamo sul fido 7/11, frutta, gelatino e highball e a letto stracotti. Giornata tanto per cambiare pienissima!!!!

Giorno 7 – Bangkok

Sveglia presto e organizzazione veloce per andare all’apertura alla casa di Jim Thompson che è a poche fermate dal nostro Hotel

Sia il sito che il cartello sulla casa indicano apertura alle 9 invece ci dicono che aprirà alle 10. La cosa ci scombina i piani! Allora torniamo alla metro e andiamo alla fermata più vicina al Wat Sakhet/Golden Mountain e dalla stazione prendiamo un tuk tuk fino alla biglietteria del tempio. Inizia la salita, accettabile, soprattutto perché si inizia ad aprire il panorama, si suonano le campane e l’aria è ancora non troppo bollente. Si sale fino al grande stupa dorato da cui si domina la città. Colpo d’occhio bellissimo. Imperdibile. Direi forse il più suggestivo. Ci attardiamo godendocelo. Facciamo solo un po’ di casino col cava e metti le scarpe e quasi ce le perdiamo!

Scendiamo anche qui a malincuore, bagno pubblico ottimo e ritroviamo il nostro tuk tuk veramente buffo, ride sempre e ci fa salire in quattro strettissimi e ride ancora di più! Ormai abbiamo deciso di fare questa zona in tuk tuk perché è poco servita dai mezzi. Ci facciamo portare alla piazza del Monumento alla Democrazia. Centro virtuale di Bangkok e km zero della Thailandia (bassorilievi dell’italiano Corrado Feroci). Giretto e foto, piazza enorme e trafficatissima.

Ripartiamo verso il Wat Suthat. Bellissimo il grande budda in bronzo e i preziosi dipinti e le gallerie con oltre 150 budda tutti diversi in una prospettiva a perdita d’occhio. Un altro luogo imperdibile. All’esterno la rossa altalena gigante campeggia nella piazza.

Salutiamo il tuk tuk e riprendiamo la metro per tornare alla casa di Jim Thompson. Il personaggio è molto affascinante e ci interessa la sua storia. Biglietto e un sacco di gente e si visita solo in gruppo con guida. Per avere un gruppo di lingua inglese dovremmo aspettare più di un’ora mentre se accettiamo il gruppo in cinese mandarino possiamo entrare subito. E mandarino sia, gentilmente ci danno le tavole del percorso in inglese e comunque abbiamo la nostra guida. Siamo anche in pochi e seguiamo bene il percorso. Sei case thai in legno e giardini annessi molto belle con arredi e scorci piacevolissimi. Ahimè anche qui cava e metti le scarpe e incrocio con numerosi altri gruppi. Passaggio obbligato nello shop carissimo di cose molto belle ovviamente in seta. C’è anche un negozietto di souvenir dove troviamo un bel cofanetto con 4 fumetti con la storia della sua vita in francese. Questo lo prendiamo.

Torniamo in albergo per un breve relax in piscina prima di affrontare la serata.

Si riparte con lo skytrain fino alla fermata Sukhumvit, animatissima, tutta la zona circostante è particolarmente vivace e ospita molti alberghi di lusso, centri commerciali e ristoranti. Siamo venuti in questa zona perché vogliamo vedere la famosa Soi Cowboy che è proprio qui vicino. È decisamente come ce l’aspettavamo, molto più animata di Patpong, piena di locali, musica e donnine.

Da qui con un percorso un po’ tortuoso ma non distante raggiungiamo un ristorante molto particolare: Cabbages & Condoms. Giardino bellissimo, preservativi in ogni dove utilizzati per originali decorazioni e pure in omaggio, cibo e bevande veramente ottimi e molto interessante la finalità di questa associazione, togliere prostitute dalle strade, preservare le tradizioni alimentari e limitare le nascite indesiderate e le malattie trasmissibili sessualmente. Direi che anche questa è stata una scelta piacevole e interessante.

Di nuovo metro e a letto. Domani è l’ultimo giorno. In albergo ci facciamo stampare la Cambodia e-arrival card per sicurezza, l’avevamo compilata due giorni fa dall’app e ci era arrivata parecchie ore dopo la compilazione mettendoci un po’ in agitazione. Comunque alla fine tutto sistemato.

Giorno 8 – Bangkok

Stamattina ci dedichiamo al Museo nazionale di Bangkok, suddiviso in diversi edifici nei quali vi sono diverse esposizioni permanenti, la più importante delle quali è la galleria di storia thailandese che ospita alcune delle più belle rappresentazioni nel paese di Buddha e di divinità induiste e lingam, nonché arte varia, ceramiche, arredi, giganteschi carri funebri (forse insieme alle ceramiche la sezione più incredibile) palanchini da elefante, strumenti musicali e mille altre cose bellissime.

Usciamo storditi da tanta bellezza e anche stanchi, praticamente ci ha preso tutta la mattinata.

Sosta per merenda nel bar del museo e prendiamo un tuk tuk per Khaosan Road, tradizionale strada nata per soggiorno e svago per backpacker, e che è diventata nel corso degli anni un posto di ritrovo e divertimento per turisti di ogni tipo ed estrazione sociale. Infatti è tutto un negozio e un locale e ci sono anche molte postazioni per massaggi compresi i pescetti per i piedi. Sempre in zona altre strade pedonali, anche alberate e sempre piene di locali tutte molto animate e piene di gente varia. Tiriamo tardi. Sempre camminando arriviamo con qualche difficoltà al fiume perchè vorremmo fare un giretto in barca. Non capiamo benissimo, ma noi vorremmo arrivare al pier vicino alla fermata della metro che conosciamo ed infatti il biglietto ce lo danno giusto ma la barca è una sorta di bagnarola da pendolari strapiena. Troviamo da sederci e ci piace pure molto perché è veramente “pittoresca”. Facciamo diverse fermate e alla fine siamo quella della metro che volevamo.

Dirigiamo all’hotel, è l’ultima sera, addio a Bangkok che ci ha catturato. Il programma che abbiamo fatto per questo viaggio è strano, in pratica quattro toccate e fughe. La Thailandia, compreso Chang Mai e Chang Rai e Pukhet l’avevamo fatta tantissimi anni fa. Stavolta però la meta principale che non avevamo mai visitato era Angkor, e così facciamo!

Giorno 9 – Siem Reap

Ahimè ci tocca una bella levataccia perché il nostro volo per Siem Reap parte alle 7! Alle 3,30 siamo alla reception, check out, box colazione sempre scarsino e il taxi prenotato dall’hotel è già in attesa e con traffico scarso visto l’orario. Ci lascia direttamente al terminal della Thai. Imbarchiamo le valigie, passiamo i controlli in mezzo ai gigantoni guardiani modello Palazzo Reale e ci disponiamo all’attesa. Enorme scena con statue all’ingresso delle partenze che rappresenta Visnù e “l’agitazione del mare di latte” mito induista molto importante. Negozi aperti malgrado l’orario, ci sistemiamo vicino al gate in relax. Volo in orario e brevissimo e le hostess corrono di brutto perché ci danno panino caffè e frutta in zero minuti.

Atterrati cambiamo subito un po’ di soldi anche se sappiamo che qui vanno molto i dollari e noi ne abbiamo un po’ ma vogliamo avere anche la moneta locale (ci piace incasinarci la vita!). All’immigrazione va tutto liscio solo passando il passaporto. Paghiamo i 30 dollari cash e poi in un sacco di passaggi ci ricontrollano il visto sul passaporto, valigie arrivate subito (aeroporto nuovissimo ma poco trafficato) e andiamo subito a informarci per il bus delle poste che porterebbe vicino al nostro hotel. Purtroppo il prossimo è fra un’ora così al desk delle informazioni paghiamo un taxi ufficiale e essendo in 4 risparmiamo pure.

Partiamo e i km sono più di una quarantina. Strada nuova bellissima e velocità scarsa. Ci mettiamo un tot. Ovviamente in albergo non ci danno la stanza perché è troppo presto. Bibita fresca di benvenuto, lasciamo le valigie e a piedi con calma in meno di 10 minuti arriviamo in Pub Street, negozi, ristoranti, bar, molto animata. Facciamo un giretto, prendiamo qualcosa, il tempo di tirare l’una per tornare in hotel e fare check in.

La stanza è immensa, molto bella, con balconcino e l’hotel ha una bellissima piscina doppia. Per soli 60 euro a notte con la colazione li vale veramente. Ci diamo una sistemata e usciamo e con un tuk tuk ci facciamo portare al museo della guerra che abbiamo visto essere lontanuccio. Certo Siem Reap è una cittadina estesa e praticamente nuova sorta come punto di appoggio per chi viene a visitare Angkor, quindi è tutta centrata sul turismo.

Il War Museum Cambodia di circa 2 ettari è dedicato alle armi dei numerosi conflitti della Cambogia e racconta la storia della guerra civile cambogiana, durata poco più di 7 anni tra il 1968 e il 1975. La collezione è esposta all’aperto con un percorso in mezzo a cespugli e alberi di mango e presenta una vasta gamma di veicoli, artiglieria e altre attrezzature. Ci sono carri armati russi (T-54 e T-55), un aereo da combattimento MiG-19, un grande elicottero Mil Mi-8, un cannone di artiglieria da campo da 85 mm e un cannone divisionale D-44. Molti veicoli hanno danni da battaglia. Ci sono anche molti fucili d’assalto, come l’onnipresente AK-47, le mine terrestri, le trincee di argilla e varie attrezzature. Il tutto così sparso, arrugginito e malridotto, compare fra luce e ombra degli alberi in un silenzio assoluto e fa veramente impressione, sembra di essere in un luogo di battaglia. In alcune zone poi ci sono anche i segnali delle mine che le indicano e si possono vedere le varie tipologie. Impressionante. La concorrenza dei trafficanti di rottami non era l’unico problema che il museo doveva affrontare mentre raccoglieva la sua collezione: la maggior parte dei macchinari era molto pesante ed era difficile accedere a aree fitte della giungla per rimuovere carri armati, pistole e mezzi di trasporto.

Una sala al chiuso è dedicata proprio alle mine antiuomo che hanno causato tanta sofferenza in Cambogia corredata da foto degli sfortunati che le hanno calpestate.

Non si tratta di una esposizione fine a se stessa: gli introiti del museo sono utilizzati per finanziare il centro di riabilitazione per le tante vittime causate dalle migliaia di mine interrate durante la Guerra Civile (1969-1974) e, soprattutto, durante il regime dei Khmer Rossi (1975-1979). Nonostante una vasta opera di bonifica eseguita negli ultimi decenni, tutt’oggi molte zone sono considerate ad alto rischio. Si ritiene che ci siano ancora 5 milioni di mine sparse nei territori della Cambogia.

Tornando verso l’hotel sostiamo in un bel tempio con un grande Budda sdraiato e passiamo nella strada del mercato che ci fa un po’ nostalgia dell’India.

In albergo facciamo un po’ di relax in piscina e partiamo a piedi per la cena anche se è un po’ prestino perché domani, siccome non ci facciamo mancare niente, partiamo alle 4 per l’alba ad Angkor Wat! Quindi altra trattativa per box colazione e per seconda levataccia di fila!

Ceniamo in piena Pub Street animatissima e molto coinvolgente, in più visto che domani è San Valentino c’è un esubero di addobbi a tema molto divertente. Mangiamo benissimo e con calcoli un po’ astrusi paghiamo in moneta locale, ti propongono sempre dollari, più che altro per il facile conteggio, ma accettano sempre anche la loro valuta senza problemi. Ci facciamo anche il famoso aperitivo Tomb Raider, ottimo (una parte di vodka, una parte di rum, una parte di succo di ananas, ghiaccio e fetta di lime)!

Giorno 10 – Siem Reap

GetYourGuide passa puntualissima, è un piccolo pulmino molto carino anche se i sedili sulle ruote ti costringono alle ginocchia in bocca…e ci toccano naturalmente! Il lunch box è fornitissimo, molto meglio di quello di Bangkok.

Siamo una decina, di svariate provenienze, e arriviamo dove si entra solo a piedi e scopriamo un casino pazzesco di gente e in più un mega palco con musica a palla, nel buio pesto e gente scannata che fa ginnastica. Scopriamo che è il riscaldamento di un gruppone di matti in partenza per la maratona di Angkor.  Per fortuna gli danno la molla e partono e la musica tace.

Nel buio ci controllano i biglietti (che avevamo fatto da casa online a 62 dollari a testa per entrata di 3 giorni dato che era super specificato ovunque che il tour richiedeva che si avesse già il biglietto perché l’area è così vasta e non ci sono biglietterie all’ingresso dei vari templi). Ovviamente una coppia inglese di giovani non ha i biglietti. Serpeggia il malumore. Aspettiamo a lungo nel buio finchè li portano a farli e tornano. Nel frattempo sale l’ansia perché è un continuo passare di gente che immaginiamo diriga verso la zona dove si attende l’alba. Noi saremmo stati fra i primi e così invece arriveremo a postazioni migliori occupate. Partiamo finalmente nel buio più pesto su strada non proprio agevole e a passo svelto seguiamo la guida con torcia accesa fino ad arrivare all’enorme slargo che fronteggia il lago in cui si specchierà il famoso iconico profilo di Angkor Wat.

Il fitto di gente è impressionante e toglie ogni possibile atmosfera. Avevo letto di questa invasione turistica, ma così no!!! Comunque ormai ci tocca e tentiamo con strategie varie di intrufolarci per avere uno spicchio di visione del futuro riflesso del tempio possibilmente senza teste davanti. Pian pianino ce la faccio, mio marito rimane un po’ indietro. Nella mischia in cui mi sono introdotta si crea una certa solidarietà e a turni ci lasciamo allungare il telefono per fare le foto. Purtroppo sulla mia sinistra ho una cavallona nordica altissima coi capelli lunghi svolazzanti! Esilarante il tentativo di un signore che ci passa davanti quasi carponi per tentare una foto e non si rende conto che siamo a bordo acqua e entra nella fanga di brutto. La buttiamo in ridere. L’attesa è estenuante, in piedi, in pendenza, sudati fradici, e la luce tarda tantissimo e ovviamente il sole non sorge dietro ai templi ma di fianco. Le foto comunque riesco a farle decenti e la folla un po’ alla volta si disperde.

Finalmente partiamo per le visite previste per oggi. La nostra guida si chiama One e lo capiamo pochissimo, gli mancano un tot di consonanti, però abbiamo le nostre guide! Direi che l’esperienza non la rifarei, ma ormai l’ho fatta! È come le mongolfiere in Cappadocia e i mercatini di Natale in Alto Adige, sembra che se non ci vai chissà cosa ti perdi. È solo turismo e della peggior specie (consiglio vivamente la lettura di “Il turista nudo” di Lawrence Osborne). Anche se per i Cambogiani capisco che il turismo è vita.

Finalmente si entra e la dicitura “complesso templare più grande del mondo” si riscontra subito. Ma non è solo la dimensione a colpire, sono la magnificenza, la varietà di decori, di simboli. Lo giriamo tutto, salendo fino a dove è possibile. Turisti tanti ma è talmente grande il sito che per fortuna “l’effetto alba” si dissolve un po’. Ecco, adesso sì che si può dire “vale il viaggio” e “almeno una volta nella vita”!

A malincuore raggiungiamo il pulmino, sempre camminando e con distanze e caldo ragguardevoli. A bordo acqua fresca e salvietta refrigerata.

Ci spostiamo al tempio Ta Prohm conosciuto per essere stato location del film Tomb Raider. Altro tipo di impatto, percorso molto sconnesso e selvaggio e le molte parti del tempio inglobate da alberi e radici che sembrano frutto di una mano originale e creativa lasciano a bocca aperta. E già al secondo tempio capiamo che non ci si può annoiare o dire “sono tutti uguali”. Qui è dura farsi la foto negli scorci più suggestivi perchè gli spazi sono più ristretti e la folla notevole, comunque ci riusciamo!

Ci spostiamo al Ta Keo, altra discreta e accaldata scarpinata, per scoprire il “tempio montagna” costruito in arenaria con una base tipo piramide con scalinata verticale a gradini altissimi (stile Tikal!). Imponente, grandioso, suggestivo e anche con meno visitatori, quindi molto bello. Quelli dell’alba, a parte noi e pochi altri temerari, hanno a nostro avviso già desistito, visto anche il caldo pazzesco.

Saliamo a fatica e cerchiamo l’ombra per tirare il fiato. Si riparte per il tempio Bayon, quello famoso per i visi scolpiti nelle torri. Si trova esattamente al centro di quella che era la capitale, Angkor Thom, non ha fossati e quando si sale alle terrazze superiori ci si trova circondati dai volti sorridenti presenti in tutte le guglie e di diverse dimensioni. Ci si incasina molto a fotografare per tentare di farne entrare più d’uno nelle foto in proporzione armonica e originale. Per non parlare dei bellissimi bassorilievi e dei maestosi lingam.

Direi che la delusione per la folla dell’alba è cancellata. I quattro templi che abbiamo visto oggi sono veramente un mito.

Ennesima acqua fresca e salvietta e tornando verso l’hotel sostiamo a uno dei portali di accesso al sito con faccione stile Bayon e serie di budda sul ponte che attraversa il fossato nel quale si ammollano dei lucidissimi bufali. Bellissimo!

Ahimè la pace è rovinata da una quindicina di tuk tuk che trasportano un gruppo e vanno a scheggia in fila indiana, la foto comunque rende!

La nostra guida ci lascia, domani ne avremo un’altra che speriamo sia più comprensibile. Abbiamo acquistato il pacchetto da due giorni e pensiamo di aver fatto bene, solo 33 euro a testa, e domani si dorme e si parte alle 10……perché gireremo fino al tramonto!

In albergo riposino, piscina, relax e poi si torna a cena in Pub Street, stavolta proviamo il Red Piano, ristorante veramente ottimo. Di fronte un cambia valute un po’ artigianale, senza ricevuta, ma simpatico.

Torniamo stracotti e ci becchiamo persino un po’ di Sanremo perché sia qui che in Thailandia c’è il canale Rai International!

Giorno 12 – Siem Reap

La colazione a buffet dell’Hotel è stratosferica. Di tutto di più, ovviamente molto orientale, ma a noi piace e proviamo di tutto.

Alle 10 passano a prenderci, stessi compagni di viaggio di ieri (i due spilungoni californiani sono simpatici e ci scambiamo foto e numeri) e la guida di oggi è fantastica. Sam parla un inglese chiarissimo ed è molto competente.

Primo tempio è il Preah Khan, su un solo livello ma pur se apparentemente semplice, si scopre poi enormemente esteso con infilate di corridoi interminabili, un labirinto con incroci con numerosi lingam, statue, bassorilievi, insomma da fuori sembrava un po’ scarso ma poi è inaspettatamente esteso e labirintico. E anche questo totalmente diverso dagli altri e molto particolare e affascinante. Anche questa volta entriamo da un lato e dopo sudata scarpinata ci fa uscire da un altro lato e il pulmino ci raccoglie e ci porta ad un tempio strano, magari, dice Sam, non un granchè ma bello per la location. Infatti è in mezzo all’acqua. Si chiama Veal Reach Dak ed è in mezzo al lago Jayatataka Baray. C’è una lunga passerella sull’acqua, ambiente strano e suggestivo, fiori di loto ovunque, zero turisti e arrivati sull’isoletta al centro c’è un bacino nel mezzo del quale sorge il tempio. A piedi si può fare il giro intorno osservandolo da varie angolazioni. Particolare la statua di un bellissimo cavallo che sporge dall’acqua.

Si riparte e andiamo al tempio Ta Som. È piccolo e piuttosto diroccato ma molto selvaggio, immerso in foresta, con bel testone nel torrione più alto e un portale inglobato nelle radici di un albero. Insieme veramente suggestivo e sempre con poca gente.

Da qui ci portano al ristorante (pranzo non compreso) dove ognuno può prendere quello che vuole. Il posto non ci piace ed è molto caro, ovviamente, ma ci adattiamo.

Il prossimo tempio è il Mebon orientale. Grandissimo, nello stile tempio montagna, con le scalinate verticali e ampie terrazze. Intorno lungo le mura statue di elefanti. Un paradiso per le foto. Qui si vedono bene i tre tipi di materiali usati, mattoni, pietra e lava. Bellissimo.

Si riparte ancora verso il Pre Rup. Immenso, tre enormi gopuram e scalinate vertiginose. Anche questo è un tempio-montagna. Veramente bello anche questo e come tutti gli altri diverso e con una sua peculiarità.

Si riparte per andare al parcheggio dove ci lasciano perché dobbiamo salire a piedi la collina dalla quale vedremo il tramonto. Il cielo è sereno ma la grande umidità fa sì che la foschia sia notevole. Inoltre la situazione è molto simile alla marea di gente dell’alba. Dopo una giornata piacevole e rilassante come oggi questo ci angoscia un po’. Ma siamo in ballo e dobbiamo ballare. La salita è abbastanza lunga e impegnativa e la vista onestamente scarsa. Quando si arriva al tempio Phnom Bakheng la folla è già scatenata per salire sulla piattaforma più alta con una scala artificiale a due corsie, sempre meglio della verticale in pietra consunta. Arrivati finalmente al top gran vista su foresta ma solo qualche gopuram in lontananza e niente di chè, oltretutto la foschia è notevole. Anche questo “must” a nostro avviso è un po’ scarso! Riusciamo a vedere un minimo di palla del sole ma su una piattaforma secondaria di legno appena sotto a quella del tempio. Discesa un po’ difficoltosa per la poca luce e si torna in albergo. I due giorni con GetYourGuide ci sono piaciuti moltissimo e vale veramente la pena di fare questa esperienza, è comoda, si vedono i templi principali e non si perde tempo a contrattare dove come e con chi.

Il saluti della guida sono toccanti. Non è mai uscito dalla Cambogia, adora fare il suo lavoro e conoscere gente di tutto il mondo, studia molto e ringrazia di cuore i turisti che danno lavoro a lui e alla sua gente.

Cena veloce e leggera perché è già tardi e domattina abbiamo un’altra escursione programmata con il desk dell’hotel. La paghiamo abbastanza ma siamo solo noi con auto e guida.

Giorno 13 – Siem Reap

Colazione al solito faraonica e puntualissimi alle 8 partiamo. Abbiamo scelto di visitare il villaggio più lontano. Evitiamo Chong Kneas, il più turistico, e Kompong Phluk, intermedio, e puntiamo diretti a Kampong Khleang. In questo periodo i villaggi su palafitte sono visibili nella loro struttura visto che c’è poca acqua. Ci sono i pro e i contro, ovviamente, comunque li vediamo non galleggianti sull’acqua ma librarsi nel cielo su incredibili palafitte piuttosto sbilenche e incerte, un paesaggio veramente strano. L’autista ci lascia sul fiume dove saliamo su una barca e partiamo per questa emozionante avventura. Il villaggio è immenso e lo vediamo tutto navigandoci in mezzo. Molta animazione di pescatori, donne, bambini e le case sono veramente una visione indimenticabile.

Arriviamo così ad un approdo dove il nostro autista ha lasciato la macchina e sale con noi perché andiamo a fare un giro anche nel Tonle Sap, il lago più grande della Cambogia. Paesaggio bellissimo, Mangrovie lungo i bordi, approdi a palafitta in vari punti del lago, e qualche casa galleggiante. Ne raggiungiamo una che funge da bar/negozio/museo. Ci sono anche vasche con coccodrilli, alcuni serpenti e donne che lavorano le reti.

Ci rinfreschiamo con un cocco e ci godiamo questo ambiente naturale veramente particolare.

Riprendiamo la barca e torniamo al villaggio. Il tragitto di ritorno è diverso e attraversiamo altri villaggi molto interessanti fino a fermarci al Tempio Bakong (possiamo entrare perché il nostro biglietto d’ingresso è valido per tre giorni). È molto grande, con la strada d’accesso fiancheggiata da un grande naga (serpente) e organizzato un po’ come una piramide. Saliamo e lo giriamo tutto, ci sono anche grandi leoni e diverse torri.

Ci fermiamo ad un altro portale d’ingresso e siamo di nuovo in albergo. Bellissima escursione, valeva la pena. Ci rilassiamo in piscina preparandoci per la Malesia che ci accoglierà domani.

Nel pomeriggio ci facciamo portare con un tuk tuk all’old market, è giunta l’ora dei souvenir. Molto carino, pieno di bancarelle di ogni tipo sia di souvenir che di alimentari e casalinghi. Facciamo acquisti contrattando con persone sempre allegre e cordiali.

Torniamo a cena nel ristorante di ieri sera. Ci riconoscono e ci fanno una gran festa. Ci rifacciamo l’aperitivo Tomb Raider e mangiamo benissimo.

Domani lasciamo a malincuore Siem Reap, albergo ottimo, persone gentili, siti straordinari, troppi turisti.

Giorno 14 – Siem Reap – Kuala Lumpur

Anche per la Malesia abbiamo dovuto fare la e-arrival card online entro 3 giorni prima dell’arrivo previsto e sempre seguendo le indicazioni del ministero. Ci vuole come sempre un po’ di attenzione, hotel di permanenza e volo di ripartenza.

Dopo colazione partiamo con un taxi prenotato attraverso l’hotel a prezzo concordato e andiamo in aeroporto. Fa molto cattedrale nel deserto. Tutto nuovissimo (è aperto da poco) e semi deserto. Pochi gate e solo voli di turisti. Anche qui distributori di acqua per le borracce ma è tiepida! Qualche negozio e qualche bar.

Viaggeremo con AirAsia che mi avvisa che ha mezz’ora di ritardo. Ho prenotato il volo online in dicembre e avendo la valigia imbarcata mi hanno messo anche il pasto! Strano. Pare che qui AirAsia sia quotatissima, in pratica una sorta di Ryanair Asiatica, infatti ho dovuto fare il check in online!

Anche qui si sale con braccio e il solito casino della chiamata dei settori con accento incomprensibile. Decolliamo, danno il pasto solo ad alcuni segnati in una lista gialla, fra cui noi, deduco solo a quelli che hanno la valigia imbarcata, visto che la maggior parte viaggia con trolley a mano. Il tutto in velocità, volo cortissimo.

Atterrati immigrazione rapidissima, recupero bagagli e cambiamo un po’ di soldi e andiamo diretti a prendere il KLIA il rapido che porta alla stazione centrale di Kuala Lumpur. Da lì prendiamo un taxi ufficiale all’apposito desk per l’albergo.

Siamo al 16simo piano con una vista spettacolare. La stanza non è grandissima ma l’hotel è bello e il personale molto efficiente e anche qui c’è un desk informativo per turisti. Un’occhiata alla piscina panoramica all’ultimo piano e, visto che ormai è tardi decidiamo di cenare e fare “vacanza”. Domani ci aspetta un giorno impegnativo.

Siamo in Malesia, terza tappa di questo itinerario in stile toccata e fuga, un po’ frastornante ma molto adrenalinico! A parte il casino del cambio valuta! E a parte i trasferimenti che in pratica “rubano” giorni alla vacanza.

Giorno 15 – Kuala Lumpur

Sveglia sempre molto presto e mega colazione orientale. Buona e completa, Oggi è il giorno delle Petronas. Ho fatto il biglietto online un mesetto prima di partire. Ho scelto le 11 come orario per avere tempo di raggiungerle con calma. Il concierge ci indica la metro che è molto vicina e un gentilissimo signore ci fa vedere come funziona la macchinetta per i biglietti. Anche qui si deve scegliere la destinazione e il biglietto è un gettone che poi si riconsegna per uscire.

La metro ti porta praticamente dentro a un mega centro commerciale che è proprio alla base delle Petronas. Immenso, piani sotto e sopra, da perdersi. Dopo un caffè, scadente, usciamo e giriamo all’esterno per foto e per localizzare l’ingresso per i visitatori che troviamo senza difficoltà. Mozzafiato. Le torri sono veramente mitiche. Il nostro biglietto funziona a perfezione ed entriamo con un gruppetto di una decina di persone (gli ascensori sono piccoli). Per prima cosa si va al ponte che unisce le due torri e si può percorrere e scattare foto. Ci lasciano liberi per un tot poi si riparte con un altro ascensore e si sale in cima a una delle due torri. La vista è spettacolare e a 360 gradi. Vale veramente la pena. Scendiamo e andiamo a fare la foto in fondo al giardino prospiciente le torri perché è l’inquadratura migliore e poi riprendiamo la metro e andiamo alla KL Central per cercare l’ufficio informazioni e chiedere le cose che ci interessano. Prima di tutto orari e modalità per tornare in aeroporto quando partiremo (ci consiglia di fare addirittura il biglietto per il KLIA visto che non ha data ma vale la marcatura al momento che si usa e che prenderemo il primo treno di mattina alle 5!) poi chiediamo le modalità per andare alle Batu Caves e alla fine la tipa ci convince ad andare all’ufficio del turismo principale perché alle 15 c’è uno spettacolo gratuito di danze tradizionali in costume. Ci facciamo una notevole scarpinata per raggiungerlo perché sbagliamo fermata della metro e comunque le danze ci sono e sono molto belle e l’auditorium ha poltrone comode e al fresco quindi ci riposiamo pure.

Però tornare alla metro ci sembra troppo così becchiamo un taxi al volo e ci facciamo portare direttamente a Petaling Street, la via principale, pedonale e commerciale, di China Town. Colorata e piena di locali e bancarelle di grandi marche contraffatte. In particolare borse scarpe e occhiali. Ce la giriamo tutta, ci facciamo un cocco e a piedi raggiungiamo il tempio indiano di Sri Mahamariamman in puro stile India del Sud con mega gopuram tutto statue coloratissime. Lo visitiamo (scalzi) e giriamo anche il quartiere in vecchio stile coloniale. Scatenati arriviamo fino al Central Market. È ristrutturato e dentro è tutto un negozio e nella parte superiore pieno di ristorantini. Visti da vicino però non ci ispirano molto così ce ne troviamo uno in zona centrale e mangiamo, non benissimo. Niente birra perché è un ristorante musulmano, la prenderemo nello shop dell’hotel che è sempre aperto per farci il bicchiere della staffa e festeggiare l’arrivo in Malesia. Usciamo e piove. Decido di usare Grab, funziona ma comunque dobbiamo aspettare un tot perché forse non ci capiamo bene su dove recuperarci e la macchina ci cambia due volte.

Alla fine arriviamo in hotel sotto il diluvio!

Giorno 16 – Kuala Lumpur

Oggi ultima delle gite programmate con GetYourGuide. Si va a Malacca. Pick up dall’hotel perché siamo nel cosiddetto Golden Triangle e si parte con comodissimo e super kitch pullman e guida indiana che parla benissimo l’inglese.

Il viaggio è lunghetto. Oggi è anche il mio compleanno (76 anni!!) nonché anniversario di matrimonio (41 anni!!!!) ma sono completamente senza voce e con mal di gola. I cannoni di aria gelata dei condizionatori hanno colpito!

In tutto sono un paio d’ore di strada ottima, anche se trafficata. Sosta per caffè e bagno e la prima visita è alla chiesa di San Pietro, costruita nel 1710 dai portoghesi, nella periferia di Malacca, che è anche la più antica chiesa cattolica della Malesia. Visita interessante sia alla chiesa che al giardino annesso.

Ripartiamo e l’autobus ci lascia con la guida alla Porta de Santiago. È una delle quattro principali porte della fortezza A Famosa, ed è l’unica testimonianza, assieme alla chiesa di San Paolo, dell’occupazione portoghese della città di Malacca. Situato ai piedi dell’omonima collina di San Paolo, il forte venne costruito dai portoghesi nel 1512 sotto il comando di Alfonso de Albuquerque. Dalla porta si sale (faticosamente) a piedi sotto il sole cocente fino ai resti della chiesa da dove si ha una bellissima vista sulla città fino al mare.

Sosta per foto e per le spiegazioni della guida. Scendiamo dall’altro lato della collina per arrivare proprio nel centro più fotografato con i famosi edifici rosso mattone.

Spicca su tutto la Chiesa del Cristo, anglicana, (Bovenkerk per gli olandesi) che è la più antica chiesa olandese al di fuori dei Paesi Bassi. Si trova vicino alla Stadthuys, l’allora palazzo del governo olandese quando Malacca era occupata dall’Olanda, costruito nel 1645 e un tempo all’interno delle mura della fortezza della vecchia città ora presenti solo in un piccolo tratto. Purtroppo all’esterno decine di tuk tuk super trash tutti pieni di luminarie pupazzi frange che rovinano abbastanza l’atmosfera.

Dopo una breve passeggiata nella piazza centrale attraversiamo il ponte sul fiume Melaka e percorriamo un bel tratto della via commerciale piena di negozietti vari fino ad arrivare al ristorante (nella gita è compreso il pranzo). Mangiamo molto bene in un posto a gestione famigliare e con tante diverse portate tutte buone. Ovviamente da bere solo acqua e thè.

Dopo mangiato abbiamo un paio d’ore libere.

Decidiamo di fare una crociera sul fiume Melaka. È un’esperienza rilassante, durante la quale si ha modo di attraversare tutta la città costeggiando la parte pedonale lungo il fiume piena di locali e di case colorate. Il pontile da cui si prende la barca è un po’ fuori mano ma vale la pena raggiungerlo e fare questa passeggiata.

Tornati al pontile ci facciamo anche il lungo fiume pedonale nella zona più carina fino al ponte che ci riporta nella piazza centrale. Non c’è moltissima gente e la passeggiata è proprio bella. Un po’ di souvenir e torniamo verso il pullman fermandoci a bere qualcosa, mangiare un ottimo gelato al mango e visitare diversi negozi soprattutto di ceramica.

Il ritorno ci vede appisolarci un po’ ma all’arrivo il giro in mezzo ai grattacieli ci riporta alla realtà della capitale.

In albergo belli cotti saliamo allo sky bar di fianco alla piscina per un aperitivo, visto che il barman ci invita con un menu molto variegato. Ci facciamo (ovviamente solo un cocktail a testa!) margarita, piña colada e il famoso Singapore Sling (la fionda di Singapore!) che non conoscevo: un quarto di succo di limone, un quarto di gin secco, metà di brandy di ciliegie, soda e ghiaccio. Buonissimo! Il tutto con la vista sulla Warisan Merdeka 118, sulla KL Tower e sulle Petronas. Sono illuminate di mille colori e sembra di toccarle! Direi che l’albergo è proprio in una posizione mitica. La stessa cosa vediamo dalla nostra camera!

Giorno 17 – Kuala Lumpur

Oggi è la giornata delle Batu Caves.

Dopo colazione metro fino alla KL Central e poi linea blu che va direttissima al capolinea delle Batu Caves, grotte di origine carsica situate a circa 13 chilometri a nord di Kuala Lumpur. Si scende dal treno e subito si incontrano le prime grotte, a pagamento, che contengono statue e dipinti della mitologia indù, la maggior parte delle quali raffiguranti la vita e le storie della divinità Karttikeya. La grotta Ramayana, situata sulla sinistra, ospita dipinti e statue riguardanti l’omonimo poema epico indù. All’ingresso di questa grotta è presente una statua di Hanuman alta 15 metri. È pieno di indiani in visita e tutto sommato pochi turisti. Lungo le grotte si sale e si scende in ambiente veramente suggestivo “arredato” con enormi personaggi mitologici. Ci sono anche passaggi stretti nella roccia e scale che salgono fino ad una sorta di lingam naturale formatosi come una stalagmite.

Usciti costeggiamo la strada che porta alle Batu Caves vere e proprie che è piena di bancarelle con frutta e bibite e che vede già le prime numerose scimmie un po’ aggressive.

Nella grotta più grande del complesso si trova il tempio Subramaniar Swamy. Inizialmente, per raggiungere il santuario, era necessario scalare la collina a piedi. Nel 1920 furono installati gradini di legno per consentire ai pellegrini di raggiungere più facilmente il tempio. Nel corso degli anni ’30 le scale cominciarono a mostrare segni di usura, pertanto si decise di costruire gradini di cemento sul lato sud del complesso delle grotte. Nel 1940 furono così costruiti 272 gradini di cemento, che sono ancora quelli che si usano attualmente. Nell’agosto 2018 i gradini furono ridipinti a blocchi con vari colori sgargianti. Quando si arriva alla loro base il colpo d’occhio è veramente da sballo…..anche perché sono proprio tanti e anche ripidi, è un caldo pazzesco e bisogna affrontarli.

A fianco dei gradini che servono come ingresso al complesso delle grotte, sulla destra, si staglia una statua di Karttikeya alta 42,7 metri, inaugurata nel gennaio 2006. Dipinta in oro, è la statua più alta di tutta la Malaysia.

Saliamo, per fortuna ogni tanto c’è un pianerottolo per fermarsi e procediamo per tratti di colore. Purtroppo i lati della scalinata, che sono le pareti della collina, quindi roccia e piante, sono stati trasformati dalla gente in discariche. Un misto così di immondizia era un pezzo che non lo vedevo. Questo ci deprime molto perché il luogo è veramente spettacolare e suggestivo. Arrivati in cima c’è una sorta di grande atrio e ci si affaccia sulla prima grande caverna. Si scendono ancora scale poi si costeggiano negozi di offerte e alcuni tempietti e di nuovo si sale con altre scale, non così tante ma essendo già stremati…. E si arriva al tempio principale. È in piena funzione, con diversi bramini in attività. Purtroppo anche qui una certa sporcizia e addirittura un pollaio con relativi effluvi.

Comunque tutto molto “pittoresco” e assolutamente indiano (abbiamo visitato l’India 4 volte e ci sembra di esserci tornati!).

Scendiamo e ci infiliamo in un locale a bere e mangiare qualcosa. Niente toilette. La cerchiamo seguendo le indicazioni ma scopriamo che è chiusa per mancanza d’acqua. Vabbè che si suda molto, ma abbiamo anche bevuto! Ci aggiriamo fra vari negozi di bei souvenir e torniamo alla metro dove finalmente troviamo i bagni. Lungo il tragitto toppiamo comprando un orribile gelato al durian e delle banane e veniamo inseguiti dalle scimmie per via del sacchetto!

Torniamo alla KL Central e da lì altra metro per andare alla Moschea Sultan Abdul Samad Jamek. È la più antica moschea di Kuala Lumpur, e risale al 1909. Ispirata alle moschee moghul dell’India, è una splendida struttura in mattoni nel cuore della città, proprio dove si incontrano i fiumi Gombak e Klang. Entriamo dopo che ci hanno controllato e io e mia cognata dobbiamo coprirci la testa. Nella bella sala di preghiera non si può entrare ma si può girare tutt’intorno in giardini ombrosi ed osservare la bellissima struttura ed i minareti da fuori.

Visto che siamo in zona decidiamo di girare un po’ little India ma ci pare un po’ deludente. Tentiamo di entrare in un market ma ci stoppano e ci vogliono chiudere gli zaini con fascette di plastica, così rinunciamo.

Torniamo in albergo per relax in piscina, è panoramica e veramente bellissima. Io ho mal di gola e sono ancora senza voce, forse fare il bagno non è il massimo, ma è così caldo!

Usciamo per la cena e raggiungiamo un ristorante indiano che avevamo adocchiato in zona e che ci aveva attratto perché ha un grande orcio di cotto per la cottura diretta dei nan. Mangiamo benissimo e tornando ci prendiamo anche un bell’acquazzone.

Domani è l’ultimo giorno in Malesia.

Abbiamo fatto l’e-arrival card anche per Singapore e speriamo che anche questo ultimo passaggio all’immigrazione in versione internet funzioni.

Giorno 18 – Kuala Lumpur

Colazione e partiamo con la metro per Kampong Bharu, l’unico quartiere “malese” rimasto più o meno intatto in mezzo ai grattacieli. Case basse in legno, alcune ristrutturate, altre un po’ trasandate, tutte con giardinetti con manghi e banani, e stradine strette con vari negozietti e qualche locale che prepara cibo molto invitante. Giriamo a lungo perché è molto carino e rilassante. Riprendiamo la metro e torniamo nella zona della moschea di ieri perché vogliamo andare a vederla dal punto chiamato River of Life da cui si vede la moschea proprio nel triangolo della confluenza e si passeggia su un percorso pedonale molto carino. Bello, valeva la pena, a parte che sentendo parlare in italiano ci fermano tre persone, una coppia (lui tedesco) e uno più anziano e……non ci si può credere, sono testimoni di Geova che ci attaccano una brocca e ci rifilano biglietti da visita e materiali vari della loro scuola.

Da lì a piedi, malgrado il caldone, dirigiamo alla grande piazza Merdeka per vedere il famoso pennone della bandiera, uno dei più alti al mondo (100 metri). La piazza è formata da uno stupendo prato verdissimo e curatissimo che si ammira dal monumento su cui si erge il pennone. Merdeka vuol dire indipendenza, proclamata proprio qui il 31 agosto 1957, giorno in cui la bandiera della Gran Bretagna venne definitivamente abbassata. Intorno alla piazza bellissimi edifici in stile coloniale. Prima di tutto il Royal Selangor Club, in legno, elegantissimo. Poi l’edificio Sultan Abdul Samad, ora sede di un Ministero, che spicca per le lucide cupole in rame, l’architettura in mattoni, e l’alta torre dell’orologio. In fondo alla piazza la Cattedrale anglicana di Santa Maria, costruita nel 1894 dall’amministrazione coloniale britannica come luogo di culto per gli europei in Malesia, assomiglia ad una tipica e pittoresca chiesa della campagna inglese. Inizialmente era un semplice edificio in legno, ma venne poi ammodernata e ristrutturata, trasformandola in un edificio imbiancato con vetrate decorate e pavimentazione in piastrelle. Dopo aver percorso tutta la piazza, lunghissima e assolata, visitiamo la chiesa in cerca di un po’ di ombra. Bella e molto di atmosfera.

Esausti cerchiamo un taxi che ci porti a Chinatown perché vogliamo andare a cercare Kwai Chai Hong, una stradina cui si accede da un ponticello, che ha famosi murales adatti a belle fotografie. Ovviamente ci sono tanti turisti poichè è ormai diventata una meta obbligatoria.

Troviamo un bar veramente carino cui si accede proprio dal vicolo e ci godiamo un meritatissimo drink molto raffinato. Ripartiamo tentando di raggiungere a piedi la Merdeka 118 (678 metri) per vederla da vicino. Ahimè non ci riusciamo, strade contorte e in salita, prendiamo un taxi e scopriamo che tutto intorno ci sono aree di lavori in corso e accanto l’omonimo stadio. Comunque il taxi alla fine, con difficoltà pure lui, riesce a portarci all’ingresso. Spettacolare. Foto e proprio a fianco scopriamo un nuovissimo accesso alla metro con la quale ci spostiamo nella zona moderna a caccia di qualche centro commerciale dove stare al fresco e ripararci dalla pioggia che sembra in procinto di cominciare. Delirio di gente e modernità lussuosa. Ci infiliamo nel Paragon, uno dei centri commerciali più famosi. Grandi firme a perdita d’occhio, non è il nostro genere assolutamente e non dobbiamo comprare niente. Così con la metro torniamo in hotel per sistemare le valigie, prenotare il taxi per farci portare in stazione domattina (dobbiamo prendere il primo KLIA alle 5) e ordinare il box da asporto per la colazione.

Domani ultimo spostamento. Siamo contenti che tutto sia stato ok fino ad ora, ma anche si incomincia a sentire la tristezza dell’approssimarsi del fine vacanza.

Giorno 19 – Kuala Lumpur-Singapore

Levataccia alle 4 e alle 4,30 taxi e a quest’ora arriviamo in stazione anche troppo presto. Ci tocca persino aspettare per accedere alla piattaforma di partenza. Vidimiamo il nostro biglietto e alle 5 spaccate il treno parte.

Siamo tutti acciaccati per raffreddamento, ieri sera mio marito aveva anche due linee di febbre. Tachipirina e stamattina sta bene, ma l’aria condizionata è assolutamente da bocciare. Ci ha devastato.

In aeroporto abbiamo un po’ di difficoltà a trovare il desk per fare il check in e smollare le valigie. Per questo volo abbiamo la Jetstar ma in giro ci sono solo punti automatici per self check in di Air Asia. Alla fine vediamo una fila strana e chiediamo ed è la nostra compagnia che fa check in “classico”. Un po’ di casino per me perché col passaggio col passaporto elettronico quando arrivo alla foto della faccia non mi fa passare. Arriva la guardia, proviamo più e più volte ma non passo. Allora mi manda al passaggio “manuale” un po’ in malo modo, sono rimasta sola e un po’ mi preoccupo. La guardia che mi controlla il passaporto mi fa un sacco di storie perché non ho il timbro di entrata. Cerco di spiegare che è perché avendo la e-card sono entrata automaticamente. Alla fine mi fa il timbro di uscita con nota incomprensibile a mano. Sospirone. Ci mettiamo in fila fra i primi posti ma poi arriva un gruppone di ragazzone americane/canadesi con guida cafonissima che ci spingono via e ci passano tutte davanti. Battibecchiamo un po’, più per principio che per altro, ma poi chi se ne frega. Comunque imbarchiamo le valigie e il volo dura meno di un’ora. Aereo grigio che fa un po’ tristezza ed è messo maluccio, comunque in partenza e all’arrivo sempre finger (manicotto d’imbarco), solo a Bologna è rimasto l’autobus! Le valigie arrivano subito ed entriamo a Singapore senza neppure accorgercene. Cambiamo la valuta malese rimasta e compriamo un po’ di dollari di Singapore.

Essendo una low cost siamo atterrati al T4 e dobbiamo prendere una navetta per il T2 da dove parte il treno per la città. In aeroporto facciamo un biglietto per tutti i mezzi da tre giorni. Comodissimo. Chiediamo informazioni e basta cambiare alla prima fermata Expo e prendere la linea blu Downtown che ci porta in poco più di mezz’ora diretti in albergo. Ottimo.

Infatti sbuchiamo dalla metro in faccia all’Hotel. Fantastico. Ci danno subito la camera pur essendo presto, ahimè è piccolissima in stile giapponese, pur essendo l’hotel  molto bello, nuovo, curato, moderno! Rimpianto immediato per Siem Reap! Pazienza! Sistematina veloce e ripartenza immediata. Anche la piscina è “strana”. In parte coperta e con spazi intorno scarsi.

Ci dirigiamo con la metro e un solo cambio al simbolo di Singapore, il famoso Merlion con vista sul Marina Bay. Colpo d’occhio mozzafiato. Mozzafiato pure la metro. Spaziosa, pulitissima, ascensori e scale mobili ovunque, non si fa un gradino (cosa per noi fantastica). Sembra tutto nuovo di zecca!

Nei punti più iconici per le foto c’è moltissima gente. Comunque decidiamo di farci anche una gitarella in barca. La prenotiamo, bibita (il caldo è notevole) e stordimento da nuova location, nuova valuta, nuove cose da vedere…..le ultime, da qui si torna a casa.

Il giro in barca è molto bello e vediamo diverse zone che poi visiteremo anche a piedi.

Mio marito non è in formissima, è già pomeriggio inoltrato, quindi torniamo in albergo e ci organizziamo per la cena.

Ci informiamo sul hawker center più vicino, cosa che ci attrae moltissimo per cenare.

Il melting pot culturale di Singapore si sintetizza perfettamente nei sapori delle varie cucine presenti sul territorio. L’inusuale, storica convivenza tra cinesi, arabi, indiani, malesi, peranakan (discendenti da mercanti cinesi e donne locali), sommata all’influenza coloniale di inglesi e portoghesi, ha contribuito a creare una cucina ricca e varia di sapori e profumi e siccome i singaporiani amano mangiare fuori casa sono nati gli hawker center, grandi spazi al coperto che riuniscono diversi chioschi dove gustare specialità di ogni tipo da consumare seduti al tavolo o da asporto. Uno street food di alta qualità a prezzi convenienti che permette di fare un vero e proprio viaggio nella cucina asiatica sulle tracce della storia della Città del Leone. E proprio per la sua tipicità e rilevanza, che la Cultura Hawker è stata riconosciuta nel 2020 Patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO.

Ne troviamo uno piuttosto grande e subito nasce il dilemma di cosa scegliere: giriamo tutti i chioschi osservando cosa preparano e alla fine scegliamo anche chioschi diversi, tanto ognuno porta il suo piatto e ci si siede dove vuole ai tavoli che sono tutti in comune. Per la birra bisogna andare al 7/11 a fianco dell’ingresso della zona cibo. Diciamo che in quattro con gusti e curiosità diverse è un po’ trafficoso ma alla fine mangiamo bene e allegramente!

A letto cotti, anzi ormai cottissimi! Dimenticavo, mentre in Thailandia e Cambogia c’era il canale TV italiano, Malesia e Singapore niente, solo un’Australia News e una BBC.

Giorno 20 – Singapore

Colazione un po’ sfigata nel bar convenzionato sotto l’hotel (bisogna strisciare la chiave d’ingresso per entrare). C’è comunque un buffet ma nulla a che vedere con i tre hotel precedenti. In sintesi: posizione fantastica, ma prezzo più alto, stanza più piccola e colazione più scarsa.

Partiamo decisi per little India. Un po’ di cambi con la metro ma si fanno bene e godersi una metro così bella è già una soddisfazione. Il quartiere è India pura! Ci cattura subito.

Andiamo per prima cosa al tempio hindu Srinivasa Perumal. L’alto gopuram coloratissimo che presenta infinite statue e incarnazioni di Visnu è da solo uno spettacolo. In più fortunatissimi incappiamo in una cerimonia di matrimonio. Tornando indietro a piedi ci facciamo tutta la Serangoon Road, con gli stretti portici, la gente fittissima, i sarti che cuciono, le musiche, i profumi e infiniti negozietti. Ci sembra proprio di essere tornati in India. Ci facciamo anche un succo di canna da zucchero da un distributore automatico che lo fa in diretta, fresco e buonissimo. Passiamo anche dalla moschea Angullia senza però visitarla, qui la multietnicità è spesso mescolata! Poi raggiungiamo lo Sri Vadapathira Kaliamman. Bellissimo e molto particolare, infatti oltre ai vari riti con fiori e incensi c’è una statua su cui le donne versano prima latte e poi la lavano, Infatti il tempio è dedicato anche alla protezione delle donne.

Continuiamo fino ad arrivare al famoso Tekka Market. Un altro posto da non perdere. Al piano di sopra infiniti negozi di vestiti, braccialetti, orecchini tutto rigorosamente in stile indiano e ottimi bagni a pagamento. Sotto una parte è di bancarelle di frutta verdura carne e pesce da perderci il giorno, Tutto il resto, enorme, a perdita d’occhio, è un hawker center con tutti i tipi di cucina indiana prevalentemente e tavoli ovunque. Pieno zeppo di gente che solo a sedersi e guardare le varie tipologie di persone ci si potrebbe stare ore. Una umanità così diversa dalle nostre situazioni di vita quotidiana, ma così coinvolgente che ci incanta, ci fa sentire a casa e non ce ne andremmo più. Qui i turisti stanno a zero e gli indiani a mille, e tutti ci sorridono. Mangiamo divinamente chicken curry, nan cotto al momento nel vasone di coccio, dhal e birra.

Ci allontaniamo a fatica per raggiungere la Moschea Abdul Gafoor, anche questa è sempre all’interno di Little India. È molto bella e particolare, tutta verde e bianca e famosa per una meridiana che fatichiamo a vedere perché sotto una tettoia, famosa per avere nelle punte tutti i nomi dei profeti. Piove e giriamo scalzi bagnandoci pure i piedi accompagnati da un addetto della moschea che mi mette anche addosso un paludamento pizzicoso.

Torniamo in hotel a sistemarci un po’ e facciamo anche un bagnetto in piscina.

Poi usciamo, sempre con la metro, per la zona della movida serale lungo il canale che avevamo visto dalla barca, la zona di Boat Quay. Tutti locali, ristoranti chiccosi, cari e semivuoti, molti bar e un sacco di gente. Passaggi coperti molto salottieri e curatissimi.

Alla fine entriamo in un mega centro commerciale e nella zona food court troviamo da mangiare prendendo porzioni già pronte che a fine giornata vengono vendute scontatissime, si possono scaldare nel microonde e mangiare in una zona free di tavoli appositamente posizionati. Un sacco di gente varia mangia così. Purtroppo i beveraggi si comprano nel market e le cose sono disposte molto diversamente rispetto ai nostri market e le casse introvabili. Alla fine abbiamo mangiato pesce non male e ci siamo fatti anche una nuova esperienza!

Torniamo e a letto sempre più stanchi ma molto contenti.

Domani giornata strapiena, dobbiamo organizzarci bene!

Giorno 21 – Singapore

Facciamo colazione un po’ più tardi del solito e c’è molta più gente

Oggi è la giornata dell’unico Museo che abbiamo deciso di vedere a Singapore. Ed è anche vicino all’albergo per cui partiamo a piedi verso l’Armenian Road, veramente molto bella, una sorta di giardino pedonale, che conduce al Museo Peranakan che ospita la collezione museale, più completa al mondo, di manufatti e articoli della cultura Peranakan, cioè dei discendenti dei primi immigrati cinesi insediati nelle colonie britanniche dagli stretti a Malacca, Penang e Singapore. In pratica coloro che sono nati da matrimoni tra mercanti cinesi e donne malesi, birmane o indonesiane e che avevano in parte adottato le usanze malesi per integrarsi nelle comunità locali. Durante la dominazione britannica, acquisirono una forte influenza nelle colonie dello Stretto. I Peranakan di Malacca e Singapore parlano baba malay, una lingua formata da un misto di malese e di hokkien (il dialetto della provincia cinese del Fujian), oltreché inglese. Il museo è interessantissimo, con molte sale ricche di foto, costumi e arredi. Inoltre c’è una temporanea sul Batik molto suggestiva.

Usciti prendiamo la metro e andiamo nella zona molto elegante e stra moderna a vedere il famoso Raffles, lo storico lussuoso Hotel in stile coloniale. Entriamo a dare un’occhiata alla hall. Ovviamente si può sostare all’interno solo se si è clienti, il personale in costume tradizionale ci guarda un po’ male. Così seguiamo le indicazioni per il bar per “esterni” che ci permette di attraversare giardini e vedere tutta una serie di edifici molto belli sparsi nel verde dove presupponiamo siano le stanze degli ospiti.

Il nostro obiettivo è provare il famoso Singapore Sling, creato proprio qui. Quando finalmente raggiungiamo il bar scopriamo che c’è una coda immensa in attesa e gliela diamo su!

Riprendiamo la metro per andare ad una stazione consigliata da un addetto perché a noi serve un altro pass da 2 giorni, quello da tre si esaurisce con oggi, e pare solo lì ci sia un ufficio che fa i pass. Ahimè la sede giusta per fare questi pass pare sia solo l’aeroporto e qualche altra rara sede che bisogna appunto trovare. Arriviamo e scopriamo che però vuole solo contanti. Allora ci tocca cercarci un cambio che troviamo in un immenso centro commerciale praticamente dentro la stazione della metro. Insomma un po’ di scarpinate aggiuntive non previste e anche il pass è fatto. Ci fermiamo per mangiare qualcosa e refrigerarci e si riparte per il quartiere coloniale di Singapore, noto come Padang, che si trova proprio nel cuore della città, a pochi passi dagli avveniristici grattacieli. È una delle zone principali della città, e soprattutto quella dove è possibile ammirare alcuni degli edifici coloniali simboli dell’antico imperialismo britannico: spiccano le facciate del Victoria Theatre, della City Hall, la vecchia sede del Parlamento, la Corte Suprema, la St. Andrews Cathedral e l’Empress Place Building, un edificio vittoriano che attualmente è sede del Museo della Civiltà Asiatica.

Un’atmosfera inglese si respira anche nell’organizzazione e nella struttura della grande area verde di questa zona estremamente curata.

Ci spostiamo, dopo aver visto il monumento Civilian War Memorial, memoriale ai caduti della guerra civile, per visitare la Cattedrale, di St, Andrews, bellissima di un bianco accecante. Ci sediamo a leggere un po’ di storia di Singapore dalle nostre guide e intanto al fresco della splendida navata ci riposiamo anche un po’.

Si riparte con la metro per dare un’occhiata alla Orchard Road. Questa lunghissima via è una concentrazione di negozi faraonici di ogni marca. Credo ci sia tutto quello che si possa immaginare. Oltre ai negozi lungo la via ci sono tantissimi grandi centri commerciali all’interno dei quali ci sono altri negozi, e tutto è collegato anche da sotterranei a loro volta pieni di negozi Vendono davvero qualunque cosa e tuttissime le grandi marche di lusso. Ovviamente non l’abbiamo percorsa tutta a piedi, non essendo interessati allo shopping.

Andiamo solo fino alla prossima fermata metro, la Somerset, perché si è fatta l’ora e dobbiamo raggiungere il Bayfront per andare alla terrazza panoramica del Marina Bay che ho prenotato con data e orario già da tempo! L’ingresso è alla torre 3, si cammina comunque sempre un sacco, però vedere le tre torri da sotto e da vicino è incredibile! Arriviamo in anticipo ma ci fanno entrare ugualmente, ascensore e si arriva al famoso skydeck. Veramente imperdibile. Fortunatamente c’è anche un bellissimo sole, lo spazio è vastissimo per cui ci si sente anche poco oppressi, e la vista è spettacolare. Stiamo a lungo. La vista sul lato mare punteggiato da una miriade di navi e barche fa veramente effetto. Spicca anche l’immensa ruota panoramica….che non vedremo e il Merlion che da quassù sembra un pupazzino microscopico. Nessuno ci manda via. Troviamo anche da sederci. Foto a bizzeffe, si vede anche la famosa piscina sfioro cui si può accedere solo se si è ospiti dell’hotel a prezzi proibitivi.

Quando scendiamo per andare alla fermata della metro passiamo all’interno delle torri e dell’hotel. Se fuori è uno sballo dentro ti lascia senza fiato. Da notare anche un lungo corridoio di collegamento sotterraneo alla metro semicircolare con un lato tutto specchi e l’altro dipinto (effetti ottici dei riflessi molto particolari) che è frequentato da giovani gruppetti di ragazze e ragazzi che sono delle crew che provano canzoni e balletti. Tutto pulito, ordinato, piacevolissimo da vedere.

Torniamo per cena all’hawker center della prima sera, Ci riconoscono e ci fanno festa! Cena buona e a buon prezzo!

Giorno 22 – Singapore

Oggi è il giorno dei giardini. Ho fatto i 3 biglietti per i Gardens by the Bay tutti per oggi. Unico problema è decidere l’orario di ingresso che nella prenotazione è free Se si aspetta la sera, soprattutto per la passerella in alto, non si è certi del tempo, il pomeriggio la pioggia è frequente, e se piove potrebbe essere che la passerella non la facciano percorrere. Nello stesso tempo alla mattina c’è meno gente e ti godi gli spazi. Vorrà dire che per vedere i supertrees, i super alberi fotovoltaici illuminati dovremo tonare stasera e vederli da sotto!

Così entriamo e facciamo per primo lo skywalk. Impatto stupendo pure qui, vista e struttura avveniristica e i super alberi visti da vicino sono “miracolosi”! La passerella è sospesa in alto fra gli alberi e la vista spazia su tutti i giardini, sul Marina Bay e sulle serre. Troppo bello. Vediamo anche operai sospesi che lavorano alle piante che ricoprono i supertrees, un po’ tipo il bosco verticale di Milano. Quanto lavoro ci deve essere dietro questo immenso e complesso giardino! Il Supertree Grove, parte integrante dei Gardens, è il cuore della visione futuristica di Singapore: gli alberi sono veri e propri giardini verticali alti dai 25 ai 50 metri che sembrano arrivare da un altro pianeta, con calotte e fusti dotati di pannelli fotovoltaici che assicurano l’indipendenza energetica completa alla struttura. I “superalberi” sono costruiti in cemento forato ed acciaio e “ospitano” ben 163.000 piante ed oltre 200 specie di fiori: l’aspetto estetico e cromatico, risultante dalla composizione dei colori nel susseguirsi delle stagioni, è strabiliante.

Scendiamo e utilizziamo il secondo ingresso per lo skydeck. È una piattaforma panoramica su cui si sale con ascensore ed è la cosa più in alto dominante su tutto il giardino. Anche questa veramente bella. In alto c’è pure un barettino e ci facciamo un caffè con vista mozzafiato.

Usciamo anche da qui, sempre in atmosfera rilassatissima e con relativamente poca gente. Dirigiamo alle serre. Cloud Forest e Flower Dome, godendoci il giardino.

Le serre, disegnate da Wilkinson Eyre, sono state progettate per essere un modello di edificio tecnologico sostenibile e per provvedere un clima ottimo per la flora in tutte le stagioni. L’acqua piovana è raccolta dalla superficie e fatta circolare nel sistema di raffreddamento connesso con i super-alberi.

Il cuore delle serre è la superficie vetrata ad alta efficienza: gli speciali vetri consentono il passaggio del 65% delle radiazioni moderando, contemporaneamente, il passaggio del calore del 35%. Le vetrate, inoltre, sono state integrate a un sistema di ombreggiamento automatizzato, costituito da vele triangolari regolabili secondo la stagione. Grazie a questo sistema, le serre sono in grado non solo di ospitare le specie più rare al mondo, ma anche di autoalimentarsi, evitando di pesare sul sistema del Garden By the Bay e sulla città intera.

Decidiamo di vedere prima il Flower Dome, considerato il giardino d’inverno più grande del mondo, con i suoi 12.000 metri quadri di superficie. Al suo interno specie floreali provenienti da ogni continente, un settore orchidee incredibile e un settore piante grasse mai visto così completo! Il tutto curato con allestimenti in vari stili orientali molto coreografici. Punti per sedersi fatti da tronchi lavorati e camminamenti su più livelli che offrono in continuazione visioni anche panoramiche della serra oltre che permettere un percorso non ripetitivo. Insomma da 10 e lode! Si esce e nel passaggio per l’altra serra si trova uno shop da lasciarci il cuore….e il portafoglio. Le cose proposte sono infinite e bellissime, così facciamo diversi acquisti.

Andiamo poi alla prossima serra, la Cloud Forest che si sviluppa intorno ad una montagna artificiale di 35 metri d’altezza, dove si trova anche la cascata artificiale più alta del mondo. Scendendo lungo la montagna, sono visibili i diversi ecosistemi che esistono a seconda dell’altitudine, alcuni dei quali ospitano esemplari silvestri che crescono a più di 2.000 metri d’altitudine. Dopo essere saliti la discesa si fa su una passerella vertiginosa. Bellissimo e bellissima tutta la struttura delle serre.

Uscendo altro passaggio nello shop….avessimo dimenticato di fare qualche acquisto…infatti!! Facciamo una lunga camminata per andare ad una fermata metro nuova per poi andare a cercare Pagoda Street, veramente molto colorita e rimasta intatta con le case basse e dipinte, per vedere lo Sri Mariamman Temple, in piena China Town a testimoniare la storica civile convivenza delle etnie e delle religioni.

Ci spostiamo a vedere il Thian Hock Keng Temple, il più antico monumento cinese di Singapore. È veramente grandioso, tutto in legno, su quattro piani, con un museo ricchissimo di statue di budda e reliquie e con uno stupa dorato contenente un dente del Budda.

Usciti passeggiamo ancora per il quartiere veramente piacevole. Ci sediamo per birretta e poi tocca tornare al Bayfront in attesa del tramonto per lo spettacolo di luci ai giardini che dovrebbe iniziare, gratuito, alle 19.45.

Arriviamo e da subito si capisce che ci va mezzo mondo. Per fortuna i giardini sono così ampi e gli spazi sotto i super alberi pure. Stiamo un po’ seduti in una bella zona in attesa dell’orario poi andiamo a posizionarci nella piazza centrale per vedere al meglio. Intanto iniziano ad illuminarsi con vari giochi di colori i primi alberi.

Alle 19.45 in punto parte la musica, praticamente tutte famose romanze liriche e parecchio Pavarotti, sembra di essere a casa….solo noi le cantiamo a squarciagola essendo tutte in italiano e ci guardano stupiti! Lo spettacolo è veramente magnifico.

Riprendiamo la metro blu che senza cambi ci porta precisa in Hotel. Ultima notte. Tocca sistemare valigie e zaini da viaggio.

Mangiamo al solito hawker center e poi in camera facciamo il pieno di frutta.

Giorni 23 e 24 – Singapore-Bologna

Colazione, sistemazione di tutte le nostre cose e lasciamo valigie e zaino gratuitamente in hotel e si parte per l’ultimo giorno a Singapore.

Per prima cosa decidiamo di tornare al Merlion per l’ultimo saluto e le ultime foto. La prima sera non ce l’eravamo goduto appieno. Così cogliamo l’occasione per visitare il famoso Hotel Fullerton, un imponente 5 stelle neoclassico risalente al 1928. Un tempo sede dell’Ufficio Postale Generale di Singapore, della Sala degli Scambi, del Singapore Club e della Exchange Reference Library che è stato designato come monumento nazionale nel 2015. Lo giriamo all’interno liberamente e poi percorriamo un collegamento sotterraneo che porta direttamente al Merlion che passa anche dal vecchio ufficio postale. Molto interessante.

Ripartiamo verso Arab Street, il quartiere arabo che non abbiamo ancora visitato. Non ci entusiasma particolarmente. Anche qui tanti negozi e ristoranti tutti molto simili anche negli arredi con prevalenza turca. Giros e kebab e prezzi abbastanza sostenuti.

Il quartiere si chiama Kampong Glam e la cosa più bella è la Moschea del Sultano (Masjid Sultan), la più grande antica e monumentale di Singapore. Arriviamo un po’ di corsa e sta chiudendo per la preghiera. Peccato, ma anche da fuori è bellissima.

Qualche acquisto e riprendiamo la metro per tornare a Little India, vogliamo tornare a mangiare al Tekka, nostalgia del nan! Traffichiamo un po’ per ritrovarlo perché usciamo da una fermata diversa, ma anche qui ci ritroviamo salutati e riconosciuti con tanto di sorrisi dall’indiano del ristorantino del Punjab che stavolta ci serve pure uno squisito pollo tandoori oltre al nan al dahl e al piccantissimo cicken curry. Fantastico. Siamo a casa. Ci rilassiamo calati in questo ambiente per noi così famigliare. Poi altro giro di spese, fra cui scampoli di sari ad uso foulard e si torna in albergo. Riprendiamo le valigie, ci sistemiamo da viaggio e sempre con la nostra tesserina dei due giorni andiamo in aeroporto con metro e treno. Arriviamo al T2 e il nostro volo parte poco dopo mezzanotte dal T1.

Imbarchiamo le valigie, ceniamo e ci facciamo un giro (camminata chilometrica pazzesca) per vedere il famoso Jewel, praticamente in mezzo ai due terminal. Per fortuna nel lunghissimo tunnel di collegamento ci sono numerosi tapis roulant. Quando si entra nel mega pallone boschivo, 5 piani a gradoni come un anfiteatro circolare di fiori e piante e piccole gradinate e percorsi di collegamento, si rimane estasiati. Al centro un pavimento di vetro da cui si vedono i ristoranti sotterranei. Dalle uscite collegamenti a centri commerciali su più piani. Un mondo. La famosa fontana centrale dovrebbe entrare in funzione alle 21 ma un cartello segnala che proprio stasera è in manutenzione. Fortunati! Ad ogni modo è bellissimo anche così.

Si fa l’ora di imbarcare. Tutto regolare ma poi inizia il ritardo. Imbarcano pochi alla volta, chiamando addirittura per nome. Capiamo che c’è qualche problema. Infatti quando saliamo a bordo scopriamo che tutta una grande parte dei sedili dell’aereo sono chiusi da nastro adesivo e vuoti nella zona di uno dei portelloni. Dicono le hostess per sicurezza. Speriamo bene!

Comunque tutto ok. A Dubai attesa al solito un po’ stancante. Giriamo un po’ di negozi ma siamo un po’ nauseati dal lusso sfrenato delle grandi firme. Per l’imbarco però ci portano lontanissimo col bus e saliamo a piedi. Strano!

Si riparte comunque in orario ed eccoci a Bologna.

Viaggio bellissimo, esperienza molto variegata, tutto liscio, posti stupendi, molto esotici, gente piacevole, prezzi accettabili. Unica cosa negativa il caldo esagerato e di conseguenza l’aria condizionata troppo gelida. Certo è stata un po’ una toccata e fuga, un saltare da un paese all’altro senza però visitare effettivamente i paesi toccati ma solo le capitali, a parte Angkor. Insomma, ci siamo costruiti un itinerario originale che ci ha soddisfatto e ci ha permesso di vivere atmosfere molto diverse. E, come sempre si dice, l’importante è viaggiare e vivere nuove esperienze.

Guarda la gallery
20250214_061242

20250219_140256

20250219_175929

20250220_122816

20250221_111937

20250222_145210

20250222_154710

20250223_103054



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche