La seducente Francia del Nord

Viaggio on the road tra castelli e scogliere, passando da Rouen, Mont Saint Michel, Etretat e Versailles
Scritto da: alvinktm
la seducente francia del nord
Partenza il: 22/05/2014
Ritorno il: 28/05/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Ogni volta che scegliamo un nuovo itinerario per i nostri viaggi, siamo certi che non saranno solamente le attrazioni che visiteremo e i paesaggi che attraverseremo a regalarci emozioni uniche e indimenticabili. Anche i profumi, i sapori, le condizioni meteo e soprattutto le persone che incontreremo rimarranno per sempre legate a quei pochi ma intensi giorni di scoperta. Di questo magnifico fly and drive nella seducente Francia del Nord ricorderemo l’aroma dei croissant appena sfornati e la gustosità delle marmellate fatte in casa della signora Delphine, proprietaria dell’incantevole bed and brekfast ‘Le Bas Rassinoux’ poco distante da Fougeres. Non scorderemo l’estrema variabilità del tempo capace in pochi minuti di squarciare i pesanti nuvoloni grigi carichi di pioggia per lasciare spazio a un caldo sole primaverile e ripenseremo con simpatia all’affabile signor Stephane, della ‘Maison d’hotes Les Jardins du Val’ alle porte di Giverny, che con grande orgoglio ci ha guidati nel suo meraviglioso giardino. Non potrei rinunciare a questo contatto diretto con le persone del posto che come sempre ci accolgono con gentilezza e semplicità aprendo le porte non solo delle abitazioni ma anche delle proprie famiglie. Grazie a loro io e mio marito non ci sentiamo mai ‘solamente turisti’ estranei alle abitudini locali, ma veri viaggiatori adottati temporaneamente dalla nuova nazione e dagli abitanti che ci ospitano.

CONSIGLI PER RISPARMIARE UN PO’

Per visitare la Francia del Nord l’aeroporto di riferimento è sicuramente quello di Beauvais che si trova 80 chilometri a Nord di Parigi e sul quale vola la compagnia aerea low cost Ryanair con cui noi abbiamo viaggiato partendo da Malpensa (solitamente lo scalo è quello di Bergamo Orio al Serio che però a maggio è stato temporaneamente chiuso per lavori).

Per il noleggio dell’auto ci siamo rivolti ad ‘Auto Europe’ (società che mette a confronto tutti le compagnie di ‘rental cars’ presenti in quel dato aeroporto o città) che spesso offre sconti vantaggiosi. Booking.com è da sempre il nostro riferimento per i pernottamenti e i bed and breakfast immersi nello splendido scenario della campagna francese si sono rivelati un’ottima scelta. Avendo a disposizione l’automobile consiglio di optare per questo tipo di sistemazione, certamente più economica e accogliente degli hotel, lontano dal traffico ma vicino ai centri cittadini e facilmente raggiungibile con il navigatore.

Dopo le abbondanti colazioni per pranzo un panino, o meglio una baguette farcita, è più che sufficiente e la sera ci si può concedere una cena in un ristorante tipico francese (attenzione ai prezzi generalmente più cari rispetto a quelli italiani a meno che non si scelga il ‘menu du jour’, menù del giorno), o entrare in una Brasserie o un Bistrot (la versione più economica e informale del ristorante), oppure lasciarsi tentare dalle fragranze che stuzzicano naso e palato delle Creperie dove si possono assaggiare le specialità francesi: le Crepes (dolci) e le Galettes (salate).

PRIMO GIORNO: Arrivo in Francia e visita della città di Rouen

Atterriamo di primo mattino a Beauvais e, dopo ‘aver preso possesso del mezzo di trasporto: una citroen C3’, percorriamo gli 80 chilometri che ci separano da Rouen il cui medievale centro storico sorge sulla riva destra della Senna, ben separato dai quartieri moderni che invece prosperano sulla riva sinistra.

La cattedrale di Notre Dame è magnifica e colpisce per le sue due alte e diverse torri: quella di sinistra la ‘tour Saint Romain’ e la più recente ‘tour du Beurre’ sulla destra, così chiamata perché probabilmente eretta con i soldi che i fedeli pagavano per ottenere la concessione di consumare burro durante la quaresima. Lo stile romanico della chiesa testimonia la sua costruzione avvenuta nel XII secolo e si mischia con l’eleganza gotica delle mille decorazioni, guglie, statue di santi e profeti e del grande rosone. Se l’esterno impressione l’interno toglie il fiato grazie alla maestosità della navata centrale che culmina nell’ampio coro, a cui si affiancano le due navate laterali con i rispettivi transetti e cappelle; il tutto è illuminato da grandiose vetrate.

È davvero piacevole avventurarsi nella Rue Saint Romain che corre lateralmente alla cattedrale, per ammirare le tipiche case a graticcio dalle belle intelaiature in legno a vista i cui spazi sono riempiti da pietre e laterizi. Qui batte il cuore antico della città risalente al XV-XVII secolo e che culmina con l’elegante Saint Maclou il cui bianco abbagliante illumina l’intero quartiere. Se pur di dimensioni nettamente inferiori, la chiesa non ha nulla da invidiare alla vicina Notre Dame grazie all’alta torre campanaria e al raffinato ingresso a cinque arcate abbellite da elaborate cuspidi sotto le quali si aprono tre portali.

Imperdibile il Musèe des Beaux Arts dove scoprire pittori del calibro del Perugino, del Veronese e il capolavoro di Caravaggio la ‘Flagellazione’ che emoziona per il realismo e la pungente espressività dei protagonisti. Il museo presenta una carrellata della pittura europea dal medioevo fino ai giorni nostri e non mancano neppure i massimi esponenti dell’ impressionisti: Monet, Sisley e Renoir; per questi motivi è un’attrazione da non perdere.

La Torre di Giovanna d’Arco era la torre maestra dell’antica fortezza. E’ alta 35 metri ed è ciò che rimane del castello di re Philippe-Auguste voluto in seguito alla conquista della Normandia nel 1204 e poi quasi completamente distrutto nel XVI secolo. Un profondo fossato ora asciutto circonda la possente torre, raggiungibile con un ponte levatoio, le cui mura hanno l’impressionante spessore di 4 metri. Entrando ci si trova nella ‘sala bassa’ dove nel lontano 9 maggio 1431 Giovanna D’Arco conobbe gli strumenti di tortura lì collocati e nel soffitto con volta a ogiva si può notare la botola che serviva a trasportare i carichi pesanti ai piani più alti. Una scala a chiocciola consente l’accesso ai livelli superiori dove gli unici pezzi originali rimasti sono le panche in sasso vicino alle feritoie.

Per continuare la visita dei luoghi legati alla triste storia di Giovanna d’Arco (eroina nazionale francese che guidò vittoriosamente l’esercito francese durante la guerra dei cent’anni; successivamente catturata, consegnata agli inglesi, condannata per eresia e arsa viva il 30 maggio 1431) bisogna spostarsi in Place du Vieux Marché dove al centro si erge la moderna chiesa di Sainte Jeanne d’Arc. L’interno è particolarissimo per il soffitto in legno dalle travi curve che somiglia alla carena di una vecchia nave e per i bellissimi mosaici delle enormi vetrate. Da Place du Vieux Marchè si procede lungo la pittoresca Rue du Gros Horologe dalle immancabili medievali case a graticcio che disegnano la scenografia perfetta di un romanzo storico e a un tratto si passa sotto l’arco del Gros Horologe dov’è ancorato un grosso orologio abbellito da figure allegoriche il cui meccanismo risale addirittura al 1389. Di sicuro interesse anche l’elaborata facciata in marmo del Palais de Justice che compare infondo alle strette viuzze del centro.

Prima di lasciare la città ci spostiamo sino alla chiesa di Saint Ouen per osservarne l’incredibile facciata la cui imponenza è esaltata: da due alte torri terminanti in guglie, dall’enorme rosone e dai tre portoni che si aprono sotto una serie di archi a sesto acuto. (sito internet di Rouen: http://www.normandie-tourisme.fr/articles/rouen-217-6.html).

La giornata si conclude nella rilassante scenografia del bed and breakfast ‘Le cardonnet’ nella tranquilla e lussureggiante campagna di Pont Saint Pierre, proprio a due passi dal castello del celebre ciclista francese Jacques Anquetil.

SECONDO GIORNO: Strada delle Abazie e costiera di Etretat

Dopo una dolce colazione con croissant fragranti e baguette calde ci addentriamo nella verdeggiante valle della Senna nota per le numerose abbazie. Qui il fiume più importante di Francia disegna delle ampie curve procedendo sornione in un territorio che alterna colline ricoperte di boschi ad ampi campi coltivati e i piccoli villaggi compaiono ordinati in questo tranquillo paesaggio naturale.

La prima tappa di giornata è all’Abbazia di Saint Martin de Boscherville, famosa per l’alta torre-lanterna sopra il transetto e le due snelle torrette che fiancheggiano la facciata romanica. L’interno è semplice ma elegante e i curati giardini sul retro ricchi di fiori e siepi abbelliscono l’intero complesso abbaziale che comprendeva il dormitorio, le cucine, il granaio per la conservazione del raccolto, la falegnameria, l’infermeria e la stalla per la comunità di monaci che vi dimoravano (sito internet: http://www.abbaye-saint-georges.com/it/index.php).

Poco distante scopriamo i ruderi della fascinosa abbazia benedettina di Jumieges. Fondata nel 654 da San Filiberto, dopo un periodo di degrado a causa delle invasioni vichinghe rinacque grazie all’interesse dei duchi di Normandia divenendo un importante polo intellettuale. Subì modifiche e ricostruzioni mischiando così diversi stili architettonici quali il romanico e il gotico; venne addirittura trasformata in una cava di pietre, salvata nel 1852 da una ricca famiglia francese e infine comprata dallo stato nel 1946.

La facciata principale, se pur dall’aspetto austero con le due torri alte ben 46 metri, a prima vista appare completa regalando così l’illusione che l’intero complesso sia ancora perfettamente conservato. Invece varcando il portale ci si ritrova nella lunga e stretta navata centrale dagli archi e le pareti in pietra, dove il pavimento è un soffice tappeto d’erba e il tetto è un bel cielo azzurro solcato qua e là da nuvole bianche. Dell’antico coro non è rimasto praticamente nulla eccetto una delle 7 piccole cappelle disposte intorno a esso. Si raggiungono i resti della più piccola chiesa di Saint Pierre per poi passeggiare nel chiostro e arrivare di fronte alla foresteria, ovvero la zona dedicata ai visitatori importanti. Ci si perde quindi nel grande parco di 15 ettari dove i prati si alternano a boschi di pini e faggi e a curati giardini. Da qui si possono scattare delle foto suggestive dell’abazia, perdersi nelle note del tempo ammirando centinaia di anni di storia e con un po’ di fantasia immaginare la magnificenza del complesso quando ancora i monaci pregavano inginocchiati sui banchi nella navata centrale o gli aristocratici consumavano un ricco pranzo nella foresteria (sito internet: http://www.abbayedejumieges.fr/).

Procediamo verso nord perdendoci nell’ordinata e verdeggiante campagna; la strada si snoda da prima su ripide colline boschive e poi spiana su altipiani coltivati dove qua e là compaiono isolate fattorie e recinti popolati da mucche pezzate dalle quali si ricava il latte per i gustosi formaggi francesi. Dopo una sosta veloce a Fecamp (una volta il più importante porto peschereccio di Francia) per respirare la prima brezza marina della vacanza, arriviamo finalmente sul lembo di spiaggia che tante volte abbiamo visto su quadri e cartoline: sto parlando della celebre Costiera di Etretat, famosa in tutto il mondo grazie ai dipinti del pittore impressionista Monet.

Questo territorio a picco sul mare fa parte della ‘Cote d’Albatre’ che si estende per circa un centinaio di chilometri ed è caratterizzato da splendide scogliere bianche e spiagge di ciottoli e ghiaia che sembrano state create da falci divine per la loro forma a mezzaluna. Entusiasti scivoliamo verso il mare affondando i piedi tra i piccoli sassi levigati e appena prima di sfiorare l’acqua ci fermiamo a contemplare il paesaggio spettacolare. A sud si staglia l’alta falesia d’Aval a cui si appoggia il suggestivo arco naturale chiamato Manneporte e poco dietro si erge l’aiguille d’Etretat, una sorta di solitaria piramide affusolata e appuntita circondata dal mare. A nord la baia è chiusa dalla falesia d’Amont sulla quale sorge la piccola cappella di Notre Dame des Flots.

Ovviamente non ci accontentiamo di ammirare queste meraviglie solo da lontano, vogliamo scoprirle e assaporarle passo dopo passo. Ci inerpichiamo quindi lungo la scala ricavata nel fianco della falesia d’Aval e come per magia ci ritroviamo sulla sua sommità a guardare dall’alto il picco dell’aiguille d’Etretat che si specchia nelle acque cristalline e l’ampia spiaggia con le bianche scogliere verticali che si apre ancora più a sud, non visibile da Etretat. Potremmo camminare per ore in questo scenario da sogno, abbagliati dal sole che si riflette sulla candida roccia calcarea e accarezzati dalla lieve brezza marina. Con dispiacere abbandoniamo il lato sud della baia e percorriamo tutta l’insenatura di Etretat per salire sulla falesia d’Amont (raggiungibile anche in auto). Anche da qui si gode di una vista spettacolare sulla falesia gemella e sul grazioso villaggio e prima di ripartire non rinunciamo alla passeggiata per la graziosa Etretat, tra case antiche, negozi di souvenir e caratteristici ristorantini (sito internet:http://www.etretat.net/office-de-tourisme-etretat/modules/content/content.php?page=accueil).

La sera riguardando le fotografie pensiamo con orgoglio che anche noi, se pur per breve tempo, abbiamo conosciuto quel luogo magico dal quale tanti artisti sono stati ispirati e hanno dedicato la propria arte.

TERZO GIORNO: Visita del piccolo paese di Pont-Audemer, della pittoresca Honfleur e della città di Caen

Pont Audemer è una cittadina che grazie agli stretti canali che l’attraversano in cui si specchiano le facciate delle case a graticcio è denominata la ‘piccola Venezia’ della Normandia. Non aspettatevi il romanticismo e la grandezza della ‘cugina’ italiana, tuttavia devo ammettere che questo centro con il suo raccoglimento e la sua semplicità esprime un certo fascino (sito internet: http://www.ville-pont-audemer.fr).

Il tempo di fare quattro passi, scattare qualche foto e si riparte alla volta di Honfleur.

Non si può venire in Normandia senza visitare questo gioiello portuale sorto proprio dove la Senna si getta nel mare. La sua bellezza non è data da prestigiosi monumenti ma da un architettura rustica e lineare che si scopre a ogni passo addentrandosi nel labirinto di strade che creano il cuore del paese.

Il tutto nasce intorno al Vieux Bassin ovvero il vecchio bacino lungo cui sono allineate le antiche case in pietra perlopiù dalle tonalità del grigio e attorno al quale si sviluppa il centro storico dall’atmosfera suggestiva e capace di ammaliare turisti e artisti da tutto il mondo. Qui si trova l’antico mercato dove ancora oggi le bancarelle sfoggiano pesce e crostacei di ogni genere, si curiosa nelle prestigiose gallerie d’arte, nei graziosi negozi di souvenir, nelle immancabili ‘boulangerie patisserie’ e ci si accomoda nei ristorantini tipici.

La chiesa di Saint Cathrine infine vi colpirà: per la sua struttura completamente in legno creata dai falegnami esperti nel XVI secolo e il particolare campanile isolato dal resto della struttura (sito internet: http://www.normandie-tourisme.fr/articles/honfleur-278-6.html).

Dopo aver percorso tutte le viuzze del centro ed esserci saziati della sua atmosfera d’altri tempi lasciamo la cittadina e scendiamo lungo la Cote Fleurie, un bellissimo tratto di costa che da Honfleur arriva a Caen caratterizzato da lunghe spiagge di sabbia, basse scogliere ed eleganti paesi. Una pioggerella costante e le nuvole basse restringono e sfocano un po’ i nostri orizzonti ma nonostante tutto riusciamo a goderci questo spicchio di Francia in tutta calma e per pranzo gustiamo un panino, rimanendo nella macchina posteggiata proprio davanti al mare.

Caen ci accoglie con un caldo sole quasi estivo, sembra incredibile dato che qualche chilometro prima imperversava il brutto tempo. Percorriamo a piedi il lungo viale che costeggia il Bassin Saint Pierre nel quale sono attraccate diverse navi della marina militare francese straordinariamente aperte al pubblico.

La sagoma del castello si staglia in mezzo alla città sopra uno sperone di roccia. Voluto da Guglielmo il Conquistatore, la fortezza colpisce per l’imponente cerchia muraria e le sue torri d’osservazione. Una volta raggiunto il ‘giro di ronda’ alla sommità delle mura si può osservare la chiesa di Saint Pierre eretta lì di fronte con il grande rosone, l’alto campanile terminante in una slanciata guglia e le decine di decorazioni e i pinnacoli. Sotto di noi si estende una florida e dinamica cittadina e pare impossibile che dopo la fine della seconda guerra mondiale ben il 70 per cento delle abitazioni erano state distrutto.

Ci lasciamo sedurre dalla vitalità di Rue Saint Pierre, centro pedonale cittadino ricco di boutique, negozi e ristoranti e arriviamo fino agli splendidi giardini fioriti di Place Guillouard chiusi su un lato dall’edificio settecentesco dell’Abbey aux Hommes (antica abbazia fondata nel 1061 e completamente distrutta) ora sede dell’hotel de Ville, ovvero del municipio. Connessa all’ Abbey aux Hommes sorge la grande chiesa di epoca romanica di Saint Etienne. La sua storia la contraddistingue dalla maggior parte degli altri santuari costruiti e ampliati in decine di anni, infatti Saint Etienne fu edificata in soli 15 anni dal 1063 al 1077 per volere di Guglielmo il Conquistatore che per sua volontà qui fu sepolto. Non aspettatevi il tripudio di decorazioni gotiche, la sua bellezza sta nella perfetta armonia delle proporzioni dove la maestosità e la severità delle linee architettoniche si rivelano sia nella facciata esterna che nella grandiosità delle arcate interne.

(sito internet: http://www.normandie-tourisme.fr/articles/caen-291-6.html)

Dopo questa scorpacciata di monumenti, strade, chiese e negozi abbiamo bisogno di un po’ di tranquillità che troviamo la sera nel nostro intimo bed and breakfast in un minuscolo villaggio a pochi chilometri da Mont Saint Michel. Inutile dire che anche oggi abbiamo vissuto una giornata entusiasmante e domani ce ne aspetta un’altra ancor più eccezionale.

QUARTO GIORNO: Mont Saint Michel e Castello di Fougeres

Finalmente è arrivato il momento di visitare sua maestà Mont Saint Michel

Consiglio: se la giornata lo permette vi suggerisco di lasciare l’auto in uno dei tanti parcheggi gratuiti del paese di Beauvoir e percorrere la comoda pista ciclo-pedonale che, costeggiando il fiume Couesnon dopo circa 2 chilometri raggiunge la diga di Mont Saint Michel. Da qui potrete scegliere se salire sull’autobus gratuito (corse ogni 10 minuti circa) che conduce proprio ai piedi della rupe oppure se godervi l’ultimo tratto a piedi ammirando la magnifica Mont Saint Michel che pian piano si avvicina.

(sito internet con gli orari delle maree: http://www.ot-montsaintmichel.com/index.htm )

Curiosità: si sta costruendo un nuovo viadotto che collegherà Mont Saint Michel alla terra ferma, lungo 1085 metri che permetterà ai visitatori di raggiungere l’isola durante tutto l’anno, salvo alcune ore di eccezionale livello dell’alta marea quando la strada sarà sommersa. L’intento dell’opera (insieme alla nuova diga e allo smantellamento del vecchio parcheggio) è quello di far tornare Mont Saint Michel un’isola. Ora infatti, a causa dell’enorme quantità di detriti portati dal fiume Couesnon che nel tempo hanno formato degli enormi accumuli, raramente la marea riesce a coprire tutta la zona sabbiosa circostante alla rupe. Il progetto però ha subito una battuta d’arresto per corruzione e mala gestione dei lavori (mi viene spontaneo ammettere che purtroppo, anche negli aspetti negativi, ‘tutto il mondo è paese’).

Ma torniamo a concentrarci sulla maestosa meraviglia di Mont Saint Michel che nel 1979 è stato proclamato dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’umanità. Su questo isolotto di roccia dura alto circa 80 metri, dalla circonferenza inferiore al chilometro si riversano ogni anno più di 3 milioni di turisti e quando ci si trova ai suoi piedi, ammirandone la forma e l’unicità della collocazione, se ne capisce il perché. Una piccola selva di edifici in pietra, ardesia e graticcio del XV secolo sale fino alle mura della possente abbazia come a volerla sostenere nella sua grandiosità. Superate le tre porte fortificate e le conseguenti mura edificate tra il XIII e il XV sec. (Porte de l’Avancée, Porte du Boulevard e Porte du Roi) ci si trova nella Grand Rue, la stretta via selciata che si snoda fra negozi di souvenir, ristoranti, creperie, take-away e hotel sempre invasa dalle orde di turisti tanto che per proseguire bisogna sgomitare. Per questo motivo consiglio di intrufolarvi in una delle strettissime scalinate laterali che si arrampicano silenziose tra i giardinetti e i tetti delle abitazioni oppure di avventurarvi sulla camminata alla sommità della cinta muraria. Entrambe le soluzioni offrono scorci indimenticabili, la prima sul centro storico e la seconda sul fascinoso ambiente circostante.

Un po’ di storia: Pare che sia stato l’arcangelo Michele a ordinare al vescovo di Avranches di edificare, sull’allora solitario isolotto granitico dal difficile accesso e in balia delle maree e delle sabbie mobili, un edificio religioso che fungesse da luogo di pellegrinaggio per i fedeli. Fu così costruito nel VIII secolo un piccolo oratorio che ben presto diventò una chiesa e nel XIII secolo un’abbazia. Nei due secoli successivi il prestigio aumentò e con esso le dimensioni del monastero al quale si aggiunse un chiostro e vari edifici per accogliere i monaci, i fedeli, l’abate e la guarnigione reale. Nel momento del suo massimo splendore iniziò, strano a dirsi, il lungo periodo di decadimento a causa di un clero sempre più interessato agli aspetti materiali e meno a quelli spirituali. L’abbazia subì opere di demolizione, mutamento, fu persino trasformata in prigione e bisogna aspettare il 1874 per vederla giustamente tutelata, quando l’edificio fu finalmente considerato un monumento storico.

Dopo esserci saziati con delle vedute incredibili sui vastissimi banchi di sabbia e sull’elegante borgo varchiamo la soglia della ‘Merveille’, ovvero quella parte dell’abbazia in stile gotico che appare veramente meravigliosa. Saliamo la solenne scalinata detta Grand Degré ed entriamo nella chiesa posta, non a caso, nel punto più alto del complesso. Splendide le cappelle e il coro gotico fiammeggiante, indimenticabile la vista dal grande terrazzo situato al di fuori della facciata principale neoclassica della chiesa. La visita procede nel grazioso chiostro, luogo di meditazione, il cui giardino centrale è circondato da snelle colonne che sostengono piccoli archi a sesto acuto. Passiamo nell’ampio e semplice refettorio dei monaci, poi scendiamo nella Sala degli Ospiti di alto rango abbellito da slanciate colonne e due grandi camini ed entriamo nella piccola Chapelle Sainte Madeleine. Oltre ci aspetta un’ambiente dalle possenti colonne e i soffitti a volte incrociate, freddo, buio e che ci fa venire i brividi. Tra cappelle, cripte e corridoi arriviamo alla Grande Roue, ovvero alla sala dov’è sistemata una grande ruota in legno che, mossa dai detenuti, serviva come montacarichi lungo le ripide mura dell’abbazia. Poi contempliamo la Chapelle Saint Etienne, l’infermeria dei monaci e infine la luminosa Sala dei Cavalieri col suo intreccio di colonne che sostengono alti soffitti ad archi acuti incrociati.

Inutile aggiungere che la scoperta di Mont Saint Michel è stata sbalorditiva.

Abbandoniamo a malincuore la rupe solitaria in mezzo al mare e durante il cammino ci voltiamo spesso a contemplare per un’ultima e un’ultima volta ancora il meraviglioso complesso.

Non dobbiamo indugiare troppo però, perché il castello di Fougeres in Bretagna ci attende.

Il castello stranamente non è posto su un altura ma al contrario si trova più in basso rispetto all’attuale centro storico dove ancora si respirano atmosfere antiche, questo perché proprio in quel punto passava il confine tra il regno di Francia e il ducato di Bretagna. La fortezza come la vediamo oggi nacque nel 1166 (dopo che l’antenata in legno fu distrutta dagli inglesi) e successivamente venne ampliata e rafforzata fino al XV quando perse la sua valenza militare in seguito alla fine dell’indipendenza della Bretagna.

La cittadella fortificata circondata da un profondo fossato era composta da possenti mura, torri e torrette (ancora visibile e ottimamente conservate) e all’interno sorgeva il palazzo signorile del quale purtroppo non rimane nulla. Varcata la prima cinta muraria risalente al XII secolo ci si trova in uno spazio ristretto nel quale il ponte levatoio, se abbassato, concede il diritto di accedere alla seconda cinta muraria, quella che protegge l’ampia corte dove un tempo la popolazione svolgeva le proprie attività quotidiane. L’area qui è molto ampia, oltre due ettari, e ci si sente protetti difesi dalle due grandi torri a ferro di cavallo, Tour Surienne e Tour Raoul, dalle alte mura e dalle altre torrette minori.

E’ incredibile pensare che il castello di Fougères racchiude ben mille anni di storia; le sue pietre sono state testimoni di incendi, battaglie, resistenze, uccisioni ma anche di lieti eventi come banchetti, matrimoni e piacevoli scenari di vita quotidiana.

Percorriamo tutta la corte che oggi è invasa da auto d’epoca in occasione del ventesimo ‘rallye du pays de Fougeres’ e varchiamo la terza e ultima cinta muraria che racchiude il torrione, punto più alto della fortezza ed estremo rifugio dei conti in caso di assalto, con le più moderne Tour des Gobelines e Tour Melusine.

Dopo l’intero giro ci sediamo sui gradini in pietra e rimaniamo a contemplare lo spazio sottostante immaginando come poteva apparire molte centinaia di anni fa quando i contadini con i carretti vendevano frutta e verdura, i cavalieri rientravano dopo un giro di perlustrazione, i maniscalchi ferravano i cavalli e i signori si affacciavano alle finestre del palazzo vivendo ognuno la propria esistenza in quell’epoca dinamica e burrascosa.

QUINTO GIORNO: Visita del caratteristico villaggio di Vitrè e della cattedrale di Chartres

Quest’oggi ci aspetta una giornata di trasferimento, dobbiamo infatti percorrere circa 260 chilometri; da Fougères scenderemo fino a Vitré e poi punteremo verso Parigi pernottando nella deliziosa cittadina di Chartres.

La prima tappa di giornata è l’abitato di Vitre dal fascino medievale, abbarbicato su una collina rocciosa e dominato dal suo grande castello. Vitrè è famoso fin da tempi lontani per le sue tele di lino che venivano vendute non solo in Europa ma anche in India e America Latina e grazie alle quali dal XV al XVII secolo lo fecero diventare uno dei centri commerciali più famosi della Bretagna.

Dell’antico splendore rimane il caratteristico centro storico con le case dall’intelaiatura in legno e i tetti in ardesia e il suo grande castello perfettamente conservato la cui costruzione è iniziata nel XI secolo per poi protrarsi fino al 1500. La fortezza appare come una cittadella fortificata di forma triangolare con tanto di torri e torrette che sorvegliano la volta d’ingresso alla quale si accede grazie a un ponte levatoio. Dall’ampio cortile interno si visitano: la Tour Saint Laurent (il mastio) con i suoi diversi piani dove sono custoditi arazzi e sculture, la Tour de l’Argenterie e la Tour de l’Oratoire. Le torri sono collegate fra loro da un comodo camminatoio in cima alle mura perimetrali.

Il castello di Vitrè ci è sembrato molto simile a quello di Fougères, salvo per le dimensioni molto più contenute, e le sensazioni di stupore e curiosità che si provano passeggiando in quest’ambiente medievale rimangono le stesse.

(sito internet: http://www.bretagna-vacanze.com/cosa-scoprire/patrimonio/vitre)

A pomeriggio inoltrato arriviamo a Chartres. Anche qui il nucleo storico merita una visita ma il vero fiore all’occhiello della cittadina è la cattedrale: un vero e proprio capolavoro, non per niente dal 1979 è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità. Le prime tracce di un’antica cattedrale risalgono al VI secolo, poi un susseguirsi di costruzioni, incendi e demolizioni segnano la storia di questo sito fino al 1194 quando dalle ceneri della vecchia chiesa rinasce in soli trent’anni l’attuale cattedrale gotica con ben 176 vetrate e 9 magnifici portali scolpiti. Varcato il Portale Reale ci si ritrova nella semioscurità dell’interno, voluta proprio per poter osservare meglio gli splendidi e colorati mosaici delle vetrate. Sul pavimento è inciso il Labirinto, simbolo del cammino terreno dell’uomo verso la meta finale: Dio. I tre grandi rosoni posti sulle facciate sud, ovest e nord raffigurano rispettivamente l’Apocalisse, il Giudizio Universale e i re di Giuda. Al centro del coro troneggia la statua dell’Assunta mentre sulla bellissima recinzione che lo circonda sono scolpite le statue che rappresentano la vita della Vergina e la vita di Cristo. L’esterno è impreziosito da due alte torri con guglie, volte, archi e sculture (sito internet della cattedrale di Chartres: http://www.cathedrale-chartres.org/).

SESTO GIORNO: Reggia di Versailles

Un’intera giornata dedicata a Versailles: finalmente vedrò la splendida residenza che tanto mi ha fatto sognare da bambina grazie al cartone animato ‘Lady Oscar’. Ve lo ricordate? Aiuto come sono vecchia!

Consiglio: se potete acquistate i biglietti su internet (per esempio su: ; se invece, com’è accaduto a noi, per il giorno della nostra visita l’operazione non era possibile su nessun sito, saltate la lunga fila alla biglietteria e usufruite delle macchinette self-service facili e veloci ma che quasi nessuno utilizza (si trovano in una stanza sulla sinistra degli sportelli ufficiali).

Inutile dire che per conoscere Versailles non basta visitare il palazzo ma bisogna perdersi nei meandri dei suoi infiniti giardini arrivando fino al Trianon per cui è meglio comprare subito un ticket cumulativo, risparmiando, e non acquistare i biglietti per ogni singola attrazione. Detto questo, se arrivate in tarda mattinata e c’è una fila lunghissima per entrare al Palazzo non disperatevi ma accedete subito ai giardini e proseguite la visita fino al Trianon con tutta calma poi, verso le 4 del pomeriggio ritornate all’ingresso e come per magia scoprirete che la fila è scomparsa…Questo perché la maggior parte dei gruppi, soprattutto quelli degli insopportabili giapponesi, e la stragrande maggioranza delle persone segue rigidamente il senso della visita (Palazzo, poi in trenino fino al Trianon e infine i Giardini) che invece si può tranquillamente capovolgere (sito internet: http://www.chateauversailles.fr/homepage).

Il mattino senza nemmeno un minuto di coda accediamo alla bellissima terrazza sul retro del Palazzo dove sono collocati i Parterre d’acqua, cioè le due grandi vasche ornate da statue che preannunciano cosa si troverà pochi passi più avanti. Il Giardino è immenso e la vista spazia fino al Grand Canal e al Parco di latifoglie. Grandi fontane dai meravigliosi giochi d’acqua si alternano a lunghi filari di siepi, gruppi scultorei, viali di ghiaia più o meno ampi e selve. Il tutto è creato seguendo la ricercata e precisa arte dei giardini alla francese e ispirandosi al mito di Apollo, dio del sole.

Sulla destra scende il Viale d’Acqua che conduce al Bacino del Drago e poi al grande Bacino di Nettuno mentre davanti ai nostri occhi scivola verso il Bacino d’Apollo e il Grand Canal il tappeto verde del Viale Reale. Lateralmente si sviluppa un intricata serie di boschetti che nascondono magnifiche fontane, sculture e pergolati fioriti. Se ci soffermiamo a pensare che qui i più importanti re di Francia hanno organizzato feste, banchetti, balli in maschera, rappresentazioni teatrali e spettacoli con fuochi d’artificio il luogo diventa ancor più magico e grandioso.

Quello che mia ha colpito di più? Sicuramente ammirare gli splendidi giochi d’acqua del Bacino dello Specchio e l’incredibile ambientazione dei Bagni di Apollo con i tre gruppi scultorei posizionati nella grotta.

Il Grande Trianon nasce sulle ceneri di un villaggio che Luigi XIV acquistò e fece demolire nel 1668 per poterci edificare la sua residenza privata, luogo di riposo riservato nella quale sfuggire dai rigidi vincoli dell’etichetta di corte che lui stesso aveva deliberato. Il Grande Trianon è un basso e lungo edificio che affaccia sull’enorme giardino fiorito e caratterizzato dalle colonne rosa dell’ampio porticato. All’interno quadri, stoffe preziose, vasi, lampadari e un raffinato arredamento impreziosiscono l’ambiente rendendolo elegante e accogliente.

Il vicino Piccolo Trianon fu invece costruito tra il 1763 e il 1768 su volere di Madame Pompadour, amante del re Luigi XV, come proprio rifugio d’amore; sfortunatamente la dama morì prematuramente nel 1764 e la storia di questo edificio si legò indissolubilmente alla Regina Maria Antonietta che lo ricevette in dono dal marito Luigi XVI nel 1774 per potervi condurre una vita lontana dalla mondanità e dai doveri della Reggia.

La tenuta del Piccolo Trianon è davvero incantevole a partire dal lineare Padiglione francese, proseguendo per il decorato Teatro della regina con gli armoniosi interne dalle tonalità del blu e dell’oro, immergendosi nel Padiglione ottagonale del Belvedere che si specchia nelle acque del lago e giungendo sino al neoclassico Tempio dell’Amore che ospita la copia della celebre statua ‘l’Amore che ricava il suo arco dalla clava d Ercole’ di Bouchardon. Il Villaggio della regina poi è davvero incantevole con le abitazioni dai tetti in paglia ispirate ai paesi della Normandia. La moda ai tempi di Maria Antonietta dettava un ritorno alla natura e perciò la regina lo fece edificare con tanto di fattoria, stalla, latteria per la preparazione del burro e del formaggio, il mulino ad acqua, la casa del guardiano e il boudoir. La maggior parte delle costruzioni sono ancora visibili e ben conservate ed è veramente strano pensare che all’interno di Versailles esista un luogo così, in piena contraddizione con lo sfarzo dei Palazzi e dei Giardini.

Sono quasi le quattro del pomeriggio e, seguendo il consiglio di una gentilissima hostess incontrata in mattinata mentre acquistavamo i biglietti alle macchinette, decidiamo di avviarci all’ingresso del Palazzo dove, strano a dirsi, non c’è proprio nessuno.

Un po’ di storia: l’epopea di Versailles nasce con Luigi XIII che, innamoratosi del posto quando da bambino vi si recava a caccia col padre, decise nel 1623 di costruirvi un piccolo padiglione. Da allora tutti i re rimasero irrimediabilmente colpiti dal fascino del luogo tanto che Luigi XIV, re Sole, fondò la vera e propria Reggia di Versailles che presto diventò il simbolo e la sede della monarchia assoluta e del potere illimitato ed esclusivo che essa comportava. Con lui nasce la rigida etichetta che tutti devono seguire per poter vivere o anche solo visitare Versailles e che idealizza così i sovrani. I suoi eredi però, Luigi XV e soprattutto Luigi XVI interpretano la Reggia più come un luogo dove poter sfuggire ai noiosi impegni di stato piuttosto che come un simbolo della monarchia visibile e accessibile dalla nobiltà. E’ proprio da questi atteggiamenti che inizia il lento ma inesorabile declino della monarchia assoluta che poi sfocerà nella devastante Rivoluzione francese.

E’ impossibile non notare il grande cancello e le decorazioni dorate sul tetto e le terrazze del Palazzo, preludio di uno sfarzo smisurato all’interno. Dopo una visita veloce del piano terra si sale al primo piano dove si è accolti dalla tribuna reale della Cappella. Da qui inizia la scoperta del Grande appartamento del Re nel braccio nord del palazzo e comprensivo di sette saloni: il Salone di Ercole, il Salone dell’Abbondanza, il Salone di Venere, di Diana, di Marte, di Mercurio e infine di Apollo. Ognuno di loro ha dai magnifici soffitti affrescati che lasciano letteralmente a bocca aperta mentre col naso all’insù si è intenti ad ammirarli. Fra tutti, il Salone di Ercole è quello che più mi ha entusiasmato per la ricchezza e i particolari della sua composizione allegorica, tuttavia quando si varca la soglia della Galleria degli Specchi (preceduta dal Salone della Guerra e seguita dal Salone della Pace) ci si accorge di non aver mai visto nulla di così grandioso e appariscente. Con i suoi 73 metri di lunghezza e 357 specchi è il simbolo della prosperità economica, artistica e politica della Francia.

A seguire si scopre il Grande Appartamento della Regina, nel lato sud, con la Camera della Regina dai preziosi drappi e tessuti, il Salone dei Nobili, l’Anticamera del Grand Couvert dove la famiglia reale si sedeva a tavola e la Sala delle Guardie nella quale dodici guardie del corpo si susseguivano giorno e notte per proteggere la sovrana. Vi è poi l’Appartamento del re nelle cui stanze si svolgeva la sua vita privata e la Scale di Marmo, la più frequentata del Palazzo per il via vai di reali e cortigiani.

Per una giornata intera ci siamo immersi nelle bellezze e grandiosità della Reggia di Versailles…ora casa nostra ci sembrerà uno sgabuzzino!

SETTIMO GIORNO: Visita alla casa e al giardino di Monet e rientro in Italia

Lasciamo a malincuore il grazioso bed and breakfast ‘Maison d’hotes Les Jardins du Val’ immerso in un parco curatissimo frutto della passione del suo proprietario il signor Stephane, consapevoli che poche ore ci separano dal nostro rientro a casa.

Diciamo la verità, nessuno conoscerebbe Giverny se non fosse per un certo Claude Monet, il pittore impressionista per eccellenza che attraverso la sua arte riuscì a esprimere i propri turbamenti, emozioni, eccitazioni e che scelse di vivere qui dal 1883 fino al 1926, anno della sua morte. Monet dipinse fino all’ultimo periodo della sua intensa vita e agli anni ’20 risalgono quadri dalle pennellate più astratte dovute sia alla nuova corrente artistica che stava ormai superando l’impressionismo, sia alla malattia degenerativa agli occhi che gli impediva di percepire l’intensità dei colori ma che di certo non arrestava le sue impressioni.

La casa, insieme al giardino, è diventata il Musée Claude Monet e dietro i rampicanti che nascondono in parte l’intonaco rosa e le persiane verdi si celano le stanze arredate personalmente dal pittore. All’interno nulla appare impersonale, al contrario tutto è vissuto, amato, sfruttato, l’atmosfera ci catapulta indietro nel tempo e possiamo così immaginare Monet nello studio mentre ritocca uno dei suoi famosissimi quadri. Fuori il giardino appare veramente come un dipinto impressionista e per la sua bellezza si capisce come mai il pittore abbia tanto amato ritrarlo come nel ‘Il giardino dell’artista a Giverny’ del 1900 o nel ciclo ‘Le ninfee’. Nel parco i fiori di mille colori, grandezze, profumi crescono vicinissimi gli uni agli altri mischiandosi in un apparente confusione che invece crea la suggestione del giardino davvero impossibile da dimenticare. Il laghetto con le ninfee compare tra una selva di bambù, salici piangenti, piante e arbusti di ogni tipo che emergono dall’acqua o sembrano volervisi buttare e i ponticelli impreziosiscono lo stagno che appare intimo e incantevole.

(sito internet: http://www.fondation-monet.com/fr/)

Purtroppo anche il viaggio on the road nella seducente Francia del Nord si è concluso. In valigia oltre a qualche souvenir e agli immancabili libri portiamo con noi l’amore per questa parte d’Europa che abbiamo avuto la fortuna di vivere, scoprire e assaporare.

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ABBAZIA BENEDETTINA DI JUMIEGES nella valle della Senna

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Interno della cattedrale di Chartres

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Castello di Vitrè

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Castello di Fougeres

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Abbazia di Mont Saint Michel

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scorcio di Mont Saint Michel

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Mont Saint Michel

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Abbey aux Hommes e Saint Etienne a Caen

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pittoresca Honfleur

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Il villaggio della regina a Versailles

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Tempio dell'Amore nel piccolo Trianon a Versailles

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paese di Pont-Audemer

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Etretat

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Musée Claude Monet: la casa e il giardino

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ABBAZIA DI SAINT MARTIN DE BOSCHERVILLE nella valle della Senna

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falesia d'Aval e Manneporte a Etretat

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falesia d'Amont a Etretat

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Interno del Musèe des Beaux Arts a Rouen

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chiesa di Saint Maclou a Rouen

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Gros Horologe a Rouen

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Il Palazzo di Versailles

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Galleria degli Specchi a Versailles

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Grand Trianon

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Giochi d'acqua Bacino nel bacino dello Specchio a Versailles

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Musée Claude Monet: il laghetto delle ninfee



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