Kenavo Breizh! di arrivederci Bretagna

Un viaggio on the road di famiglia per scoprire la vera essenza del nord della Francia, dove la storia si fonde con la natura
Scritto da: J-E90/94
kenavo breizh! di arrivederci bretagna
Partenza il: 23/07/2012
Ritorno il: 03/08/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Vacanze di famiglia: momento tanto desiderato ma altrettanto temuto in casa nostra! Non è per niente facile assecondare le esigenze di quattro persone con desideri ed aspettative tanto diverse! Ecco quindi che, ogni anno, in previsione di questo “fatidico momento”, hanno il via innumerevoli discussioni. Mare? Montagna? Spiagge deserte? Divertimento? Completo relax? Quest’anno l’illuminazione: una vecchia proposta di viaggio che, miracolosamente, ha messo tutti d’accordo… la meta? Normandia e Bretagna! E, allora, zaino in spalla, si parte per un viaggio on the road dai mille risvolti. La durata? 12 giorni. I protagonisti? Un’avventurosa famiglia veronese. I narratori? Io, Emma e mio fratello, Jacopo.

23 Luglio: Alla scoperta di Rouen

E: La partenza per l’aeroporto di Parigi Beauvais è prevista nel primo pomeriggio. Una volta arrivati, ritirata la macchina al noleggio, la nostra avventura “en France” ha finalmente inizio. Dopo all’incirca un’ora di macchina giungiamo a Rouen, capoluogo dell’Alta Normandia nonché città nota per essere stata teatro dell’esecuzione di Giovanna d’Arco. Depositati i bagagli in albergo, lo scombussolamento per il viaggio non si fa sentire o, per lo meno, decidiamo di non ascoltarlo così ci avviamo alla scoperta della città. Nonostante la pianta della città sia abbastanza estesa, Rouen può essere visitata tranquillamente a piedi dal momento che tutti i monumenti e gli edifici più interessanti si trovano in centro storico. La nostra esplorazione ha inizio dalla Chathedrale-de-Notre-Dame, maestosa chiesa gotica, situata a pochi passi dal centro città, corrispondente a Place-de-Vieux-Marchè, un’enorme piazza da cui si ha un bel colpo d’occhio verso le tipiche case a graticcio che la delimitano. Questa piazza è animata da numerosi ristoranti e locali, che, dal tardo pomeriggio in poi, attirano molti turisti, decisi a godersi la vista migliore di Rouen gustandosi una fetta di “terrinè de canard”(anatra) o sorseggiando il tipico “cidre du pommes” (sidro di mele). Tuttavia, a nostro avviso, queste specialità si gustano decisamente meglio se non circondati dal frastuono generale così decidiamo di spostarci leggermente dal centro città, dove è semplice trovare numerosi ristoranti meno turistici e più calmi. Dopo cena, nel tentativo di digerire i gustosi manicaretti francesi a cui i nostri stomaci italiani non sono ancora abituati, optiamo per una passeggiata serale: la vista notturna di Place-de-Vieux-Marchè è sicuramente uno spettacolo, e anche la statua di Giovanna d’Arco, eretta al centro della piazza, suscita un certo effetto in noi. Tornando all’hotel, passiamo poi per la strada principale di Rouen, Rue de Gros Horloge, che ospita uno dei monumenti simbolo della città, il “Gros Horloge”, un grande orologio colorato con un’unica lancetta.

24 Luglio: Girovagando per l’Alta Normandia

E: Il mattino seguente, dopo aver carburato con un bel croissant, proseguiamo la nostra visita dirigendoci nella zona est della città, dove si trovano l’Hotel de Ville, il municipio, davanti a cui svetta imponente la statua di Napoleone e Saint-Ouen, enorme chiesa in stile gotico, ricavata dall’originaria abbazia benedettina. Incuriositi decidiamo poi di dare un veloce sguardo anche a Rue-eau-de-Robec, strada paragonata a Venezia, che scopriamo poi essere unicamente una via su cui, a lato, scorre un rivolo d’acqua, sormontato da passerelle di cemento. La zona è carina e quindi passiamo il tempo girovagando tra le vie, lasciandoci affascinare dagli improvvisi scorci regalati dalle case a graticcio. Il tempo, però, scorre veloce e, ansiosi di continuare il viaggio, dopo una veloce puntata al mercato alimentare coperto di Place-de-Vieux-Marchè, salutiamo Rouen, pronti a proseguire la nostra avventura. J: Lasciata Rouen verso ora di pranzo ci dirigiamo verso l’Abbaye de Jumieges, un’antica abbazia ,ormai in rovina, dopo essere stata distrutta durante la Rivoluzione francese. La distanza non è molta e il guidare è veramente piacevole: un leggero saliscendi lungo strade pressoché solitarie, passando attraverso foreste rigogliose e un ultimo tratto lungo la Senna, dove possiamo ammirare la portata di questo enorme corso d’acqua costeggiato da ville per le vacanze. Una volta arrivati a Jumieges, lo spettacolo è maestoso e paghiamo di buon grado il biglietto per entrare a visitare il sito. L’abbazia, immersa in un parco con alberi secolari e ombrosi dove è possibile fare una sosta rigenerante, è ben conservata in tutti i suoi 52m di altezza, sebbene sia priva di tetto. Passeggiare attraverso le navate e avere come affresco sopra la testa il multiforme cielo normanno è qualcosa di speciale. Poco più a monte, su una collinetta si trova la residenza dell’abate, purtroppo non visitabile. Finita la visita ci aspetta un pranzo frugale con frutta e baguette comprate al mercato di Rouen. Una volta recuperate le forze ci dirigiamo finalmente verso le costa. Il programma prevede Etrètat e Fècamp: due posti molto vicini tra loro quanto diversi. Fècamp si presenta come un luogo prettamente di villeggiatura perdendo quell’anima di villaggio di pescatori che era stata sua; da segnalare: la distilleria del famoso digestivo Benedectine e un casinò. Etrètat, al contrario, è un vero e proprio gioellino incastonato in un insenatura dove le scogliere di alabastro raggiungono il loro massimo splendore; imperdibile la passeggiata sulla Falaise d’Aval con vista sul paese e sulla Falaise d’Amont, immortalata in molte cartoline. Giunta la sera, non ci resta che raggiungere la Chambre d’Hotes prenotata x la notte, a Bermonville, scelta più che altro per la vicinanza all’autostrada.

25 Luglio: Una piacevole sorpresa: Honfleur e Caen

J: Le Chambre d’Hotes sono il sistema più economico dove soggiornare, in pratica un equivalente di un bed &breakfast a gestione familiare. Proprio questo sistema è molto usato in Francia dalle famiglie per arrotondare e offre, in genere, una sistemazione, una pulizia e una colazione superiore alla media. Noi ci siamo trovati bene, in apparenza l’unico neo è stato, vista la location campagnola, un risveglio con un forte odore di letame che può dar fastidio a delle narici cittadine. Il tutto comunque lautamente ricompensato da una colazione con una variegata scelta di marmellate fatte in casa. Impostato il navigatore ci dirigiamo verso Honfleur una vera e propria perla, la cui unica pecca è la vicinanza con la città di Le Havre, una raffineria a cielo aperto. Prima di arrivare attraversiamo il Pont de Normandie, dal design futuristico, che collega l’Alta Normandia con la Bassa Normandia. Arrivati ad Honfleur, ci dirigiamo verso uno degli onnipresenti uffici turistici, da cui, dopo esserci armati di cartina,parte la nostra passeggiata attraverso vie molto pittoresche che gravitano tutte intorno al Vieux Bassin. Questo vecchio porto è circondato da case con la facciata in ardesia molto strette ed alte, tutte sconnesse e diseguali. Il posto ha qualcosa di magico e non è difficile immaginarsi come Honfleur, nel passato, possa essere stata fonte di ispirazione per molti pittori impressionisti. E: Il nostro tour continua con la visita alla Maison Satie. Lo ammetto, forse il mio animo da musicista ha preso il sopravvento ma, appena mia mamma mi ha informata della possibilità di visitare “Les maisons Satie”, ne sono stata talmente attratta da trascinarvi la famiglia, padre e fratello poco convinti compresi. Ma la mia insistenza si è rivelata positiva: il percorso all’interno della casa del famoso compositore e pianista è un’esperienza surreale, coinvolgente a 360°. Ci si trova in una dimensione parallela, dove gli occhi si stupiscono nell’imbattersi nelle innumerevoli stravaganze di Satie, in primis l’enorme pera alata volante all’ingresso, accompagnati, stanza per stanza, dal suono delle sue composizioni. Una volta usciti il ritorno al mondo reale sembra strano, catturati com’eravamo da quell’atmosfera tanto eccentrica e misteriosa, ma la giornata è ancora lunga e la curiosità tanta quindi ritorniamo verso il centro di Honfleur, continuando il giro esplorativo. J: Ci dirigiamo dunque verso la chiesa di Sainte-Catherine, costruita quasi interamente in legno da costruttori navali, durante la guerra dei Cent’anni, in quanto tutta la pietra doveva essere destinata ad usi militari. Prima di rimetterci in macchina pranziamo nella piazzetta della chiesa con le famose moules frites (cozze cucinate in vari modi accompagnate dalle patate fritte), un must della cucina normanna. La tappa seguente è la città di Caen, il capoluogo della Bassa Normandia. La città è stata quasi del tutto ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, in seguito ai bombardamenti alleati. Oltre ad una visita veloce al castello, per avere una visione d’insieme della città, e all’ Abbaye aux Dames, ci dirigiamo verso l’Abbaye aux Hommes, per mio espresso desiderio; infatti volevo rendere omaggio alla lapide di William The Conqueror, unico nella storia a conquistare la Gran Bretagna e fedele compagno in mille interrogazioni a scuola. La sera, dopo una doccia rinfrescante, andiamo a cenare nel quartiere pedonale di Vaugeaux, ricco di ristoranti etnici.

26 Luglio: “… Dei morti in battaglia ti porti la voce..”

E: La quarta giornata: giornata dedicata al ricordo, giornata dedicata al fermarsi un momento e guardare a un passato nemmeno troppo lontano, giornata dedicata ai luoghi simbolo della II guerra mondiale: le spiagge dello sbarco di Normandia e il cimitero americano. Tuttavia, prima di visitare questi siti, decidiamo di fare una deviazione, recandoci al memoriale a Caen. Si tratta di un enorme museo che, in un percorso interattivo, propone e sviluppa, sotto ogni punto di vista, i grandi conflitti che hanno scandito il corso del XX secolo, dalla nascita dei totalitarismi alla caduta del muro di Berlino. Una volta usciti, ci rendiamo conto che quest’esperienza, la nascita stessa del memoriale, ha un unico scopo: permettere di capire per fare in modo che non accada più, toccare con mano, vedere e sentire le testimonianze di chi ha vissuto il terrore, la sofferenza, la paura causata dall’errore umano per comprendere veramente cosa significhi il termine pace. Per quanto riguarda le informazioni tecniche vanno dette alcune cose: il memoriale è un luogo molto visitato quindi, per proseguire con calma prendendosi tutto il tempo che serve, è bene recarsi presto a visitarlo, preventivando una visita di almeno 3-4 ore in quanto il percorso dà la possibilità di assistere a proiezioni di filmati sul D-day, molto utili se poi, come abbiamo fatto noi, si decide di recarsi alle spiagge dello sbarco. Inoltre le audio guide,disponibili anche in italiano, sono fondamentali in quanto lungo il percorso della visita si trovano pannelli solo in inglese e francese che forniscono comunque informazioni aggiuntive. J: La giornata dedicata alla guerra, dopo la visita del Memoriale, prosegue verso la prima linea. Appassionato fin da piccolo al D-Day non mi sembra vero di poter ammirare da vicino i luoghi dove hanno combattuto, e sono morti migliaia di ragazzi miei coetanei. La prima fermata è alle Batterie di Longues-sur-Mer, dove sono perfettamente conservati quattro bunker nazisti, con tanto di cannoni puntati ancora sulla Manica. L’atmosfera che si respira è strana, nei miei occhi c’è il contrasto tra prati di erica fiorita con in lontananza la risacca del mare e i bunker che portano ancora i segni delle pallottole. Dopo un momento di riflessione proseguiamo verso il cimitero americano di Colleville-sur-Mer( quello immortalato nel film “Salvate il soldato Ryan”) senza ombra di dubbio il più visitato ma non per questo il più suggestivo. Anche qua è difficile rimanere immuni al contrasto tra la quiete del cimitero e la spiaggia di Omaha-Beach, una della più sanguinose durante lo sbarco, che si trova proprio alle sue pendici. Purtroppo per stare dentro nel programma, e tenendo conto della distanza che ci separa da Le-Mont-Saint-Michel, siamo costretti a ripartire. Io, personalmente, avrei preferito rimanere in loco un’altra giornata e continuare la visita ad altri “luoghi del ricordo”, ma bisogna pur sempre tenere conto delle esigenze di tutti. Le-Mont-Saint-Michel. E: La stanchezza della giornata inizia a farsi sentire ma non è ancora il momento di abbandonarsi ad un bel sonno ristoratore, manca un’ultima indimenticabile tappa: Le-Mont-St.-Michel. Le opzioni per raggiungerlo, dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio, sono due: a piedi, con una passeggiata di circa mezz’ora, oppure usufruendo del servizio navetta gratuito. Noi, vista l’ora tarda e soprattutto l’andamento frenetico della giornata, decidiamo di optare per la seconda ipotesi. Lo spettacolo che ci si prospetta davanti agli occhi una volta lasciati al punto d’arrivo, proprio al di fuori delle mura cittadine, suscita mille sensazioni: per un momento torno bambina, fissando affascinata quel piccolo borgo arroccato, un’isola di luce nel buio circostante, incredibilmente simile ad un paesaggio fiabesco, ad un castello incantato! Totalmente stregati da questa visione, ci incamminiamo all’interno del villaggio; nonostante sia ormai sera inoltrata le stradine sono abbastanza affollate e percorsa una ripida salita riusciamo a raggiungere l’abbazia, apice della cittadina, in un quarto d’ora circa. L’ imponenza delle mura illuminate da fasci di luce, gli alberi secolari che si ergono in tutta la loro altezza, gli improvvisi belvederi da cui ammirare la marea che lambisce le mura.. tutto qui contribuisce a creare un’aura di mistero, una sensazione magnetica, tanto diversa dalla parte più bassa della cittadina, sicuramente più commerciale e allegra. A malincuore ci incamminiamo nuovamente verso la fermata della navetta : un ultimo sguardo a questo mondo incantato: stasera troverò Le-Mont-St.-Michel nei miei sogni!

27 Luglio: Spirito Bretone: Saint Malò, Cancale, Dinan

J: Il quinto giorno inizia con una colazione da re e di buon grado ci mettiamo in macchina diretti verso Saint Malò, ormai siamo entrati in territorio bretone e su tutta la tratta che costeggia la costa ci rendiamo perfettamente conto del fenomeno della marea. Complice un po’ di nebbia, la visione delle barche di pescatori adagiate su un fianco, per mancanza d’acqua, risulta alquanto spettrale. Nel frattempo la giornata si apre ed arriviamo a Saint Malò; consiglio: non provate ad entrare all’interno della cittadella fortificata con la macchina perché dal dedalo di vicoli e sensi unici è difficile uscirne con le portiere integre. Le aspettative su questa cittadella fortificata erano molte sia perché descritta sulle guide come la patria di pirati sia per quanto ci hanno detto nostri amici. Di per sé non è che l’abbiamo trovata così entusiasmante. Oltre alla Cathedrale-Saint-Vincent dove è sepolto Jacques Cartier, scopritore del Canada, e un giro sui bastioni c’è poco da visitare e il clima è molto turistico e artificiale per i nostri gusti. La giornata prosegue verso Dinard, descritta come un villaggio che non ha nulla da invidiare alla Costa Azzurra. Questa metamorfosi è dovuta alla presenza di molti turisti inglesi che hanno voluto “importare” lo stile del Sud della Francia appena al di là della Manica; magari facevano meglio a lasciare tutto come era in origine: un villaggio di pescatori. Senza neanche fermarci proseguiamo verso Cancale, un piccolo porto che vive di ostricoltura. L’intento è proprio questo: assaggiare, per quanto riguarda me e mia sorella, la nostra prima ostrica. I costi sono veramente bassi, sul lungomare ci sono baracchini che vendono 12 ostriche della taglia più grande a soli 5euro. Il problema è che però non ne vendono meno di 12 e quindi come prima volta è meglio desistere e concentrarci su una bella Galette (crepes di grano saraceno) farcita con frutti di mare, una delizia. Ritemprati dal pranzo ci dirigiamo verso la tappa finale della giornata: Dinan, un borgo medievale che dista una trentina di km dalla costa. Senza ombra di dubbio la visita a questa cittadella è imperdibile. Il grande vantaggio di questo posto è che non ci sono grandi punti d’interesse monumentale e quindi non c’è nulla di meglio che girovagare tra le stradine di ciottoli e vivere una mezza giornata tra gli abitanti del posto. Con un po’ di immaginazione si può tornare indietro nei secoli tra le onnipresenti case a graticcio, la chiesa di Saint-Sauveur in stile gotico flamboyant, e la Tour de l’ Horloge su cui il nostro albergo si affaccia. La sera, un po’ stanchi dei sapori molto “burrosi” della cucina locale, proviamo ad andare in una couscousseria algerina, dove la simpatica proprietaria ci ha adottato per la serata, e complice una bottiglia di vino marocchino, si sono creati piacevoli siparietti.

28 Luglio: Un’avventura naturalistica: Ile de Brehat

E: Nuvole, nuvole, nuvole cariche di pioggia..dopo sei giorni di sole e caldo il bel tempo sembra aver deciso di abbandonarci, proprio quando l’itinerario prevede l’escursione all’Ile de Brehat, arcipelago situato nella Cotes d’Armor, vicino a Paimpol. Pazienza, armati di felpe giacche a vento, decidiamo di non rinunciare quanto meno allo sbarco sull’isola più a sud, mentre per il mare mosso non è possibile compiere il tour in barca dell’arcipelago . Dopo mezz’ora di traghetto, scortati da un simpatico gabbiano, attracchiamo alla banchina. Jacopo e papà optano per girare l’isola in bici, approfittando dei numerosi noleggi presenti in loco, mentre io e mamma preferiamo goderci il panorama e piedi. I nostri progetti vengono però rovinati quasi subito da un bel temporale: addio bici e passeggiata per il momento! Poi, appena il brutto tempo sembra allontanarsi, riprendiamo il tour. Nell’arco di circa due ore, due ore e mezza, si riesce a fare tutto il giro dell’isola sud, più abitata, e della solitaria isola a nord. I sentieri, nonostante necessitino scarpe da trekking, sono fattibili anche se non si è particolarmente allenati. Ciò che stupisce di quest’isola è la vegetazione alquanto atipica che vi si trova: infatti l’incontro delle diverse correnti marine ha creato un micro-clima favorevole per diverse specie di piante. È facile così trovare grandi palme , importate in passato da marinai di ritorno da luoghi esotici, crescere a pochi metri di distanza da sconfinati campi d’erica: una visione incantevole!

29 Luglio: Si cambia costa: dalla Manica all’Atlantico. Pont-Aven

J: Al risveglio, domenica mattina, ci aspettano due sorprese, la prima il tempo instabile persiste e la seconda che al posto della macchina abbiamo trovato il mercato, per fortuna era solo ben nascosta dietro ad una bancherella di un fruttivendolo che, gentilmente, l’ha smobilitata per farci passare. Lezione fondamentale : non importa quanto tu sia stanco, leggi sempre i cartelli! Percorsi i pochi km che ci separano da Ploumona’ch smette anche la pioggia e riusciamo a compiere un bel pezzo del sentiero che si addentra tra le scogliere di granito rosa. Con ancora negli occhi le bellezze naturalistiche dell’Ile de Brehat, ci troviamo catapultati in un paesaggio lunare dove le rocce creano strane composizioni. Purtroppo non possiamo fermarci più di tanto visto che la tappa odierna è di oltre 300km. Con il tempo che ritorna instabile decidiamo di partire. Sarà stato l’alternarsi alla guida o l’addentrarsi nel selvaggio distretto del Finistere ma la strada scorre via senza problemi. L’obiettivo è raggiungere Pointe-du-Raz, il punto più occidentale della Francia. Parcheggiata la macchina nell’enorme parcheggio prestabilito ci incamminiamo lungo un sentiero dalla durata di circa un’ora tra campi d’erica e cicuta dove il forte vento dell’Atlantico la fa da padrone. La vista che si ha da questo promontorio è a dir poco spettacolare. Muniti di scarpe robuste, siamo riusciati a scendere un po’ la scogliera e in solitudine riusciamo ad ammirare la forza dell’oceano contro la parete rocciosa sottostante e i caratteristici fari, a strisce rosse e bianche, situati a pochi km dalla costa. Un po’ infreddoliti dalle continue folate di vento, ci siamo rimessi in cammino verso l’ultima tappa della giornata: Pont Aven. Il paese conta, molto probabilmente, più gallerie d’arte che abitanti: eredità di Paul Gauguin che prima di trasferirsi a Tahiti soggiornò diversi anni in questa valle boscosa ricca di scorci da immortalare. Il primo impatto, però, non è dei migliori, infatti c’è una marea di persone in passeggiata ed è quasi impossibile trovare parcheggio. Finalmente, giunti in albergo, optiamo per una meritata doccia. Nel frattempo avviene la magia: i “gitaioli della domenica” scompaiono, lasciando spazio agli scorci che tanto avevano fatto innamorare Gauguin, a partire dal vecchio mulino azionato dalle maree fino alla Promenade de Xavier che interseca più volte il piccolo fiume su incantevoli ponticelli. A fare da corollario al paesaggio ci pensa una ricca cena, in un localino sul lungo fiume, a base di frutti di mare e sidro.

30 Luglio: Josselin, gioiello dell’entroterra

E: Prossima tappa del nostro viaggio: Josselin, piccolo paese situato nella Bretagna interna. Ma, prima di abbandonare la costa, facciamo una breve puntata a Concarneau, caratteristica cittadella fortificata, bagnata tutt’attorno dal mare, se non per un piccola parte tramite cui si collega alla terra ferma. Concarneau resta uno dei centri turistici più importanti del dipartimento del Finistere, anche se noi l’abbiamo trovata poco autentica. Giungiamo a Josselin nel primo pomeriggio e la giornata sembra subito riprendere quota. Dalla nostra Chambre d’Hotes si apre una magnifica visuale della valle sottostante dove scorre placido il fiume Oust , mentre sul costone di fronte a noi svetta imponente lo Chateau de Rohan, maestosa fortezza medievale. Giusto il tempo per lasciare gli zaini e subito iniziamo il giro esplorativo, partendo per l’appunto dallo Chateau de Rohan. Se la vista dei suoi giardini e della facciata esterna dell’edificio promette molto bene, restiamo delusi dalla visita ai locali interni : si tratta infatti di un “tour”, se così si può definire, di sole quattro stanze del castello, unicamente in lingua francese. Dopo una breve occhiata alla piazza principale, in cui troneggia la basilica di Notre Dame du Roncier, torniamo alla base per rilassarci un po’. Cena, passeggiata sul lungo fiume e a nanne presto..domani ci aspetta un’altra intensa giornata!

31 Luglio: Tra maghi e fate: Broceliande. Rennes

J: Il risveglio a Josselin, con la splendida visuale sullo Chateau è dolce, anche se in cielo cominciano a comparire i primi nuvoloni neri. Non ci voleva proprio perché visitare la Foresta della Broceliande, dove la leggenda narra si sia svolta parte della saga di Re Artù, con la pioggia, sarebbe impossibile. Incuranti del maltempo, ci siamo avviati fiduciosi verso questo posto descritto come magico. Purtroppo non tutto in un viaggio può andare bene e inesorabilmente ha cominciato a piovere. L’unica immagine che sono riuscito ad imprimere nella memoria del percorso nella Valle Senza Ritorno è quella di una foresta fitta, con alberi dalle strane forme e nodose radici che spuntavano dal terreno: l’habitat adatto per immaginarsi maghi, fate e cavalieri. Visto il tempo, decidiamo di anticipare la nostra tappa pomeridiana ed arriviamo a Rennes per ora di pranzo. La città è il centro amministrativo della Bretagna e senza ombra di dubbio la più grande in cui abbiamo soggiornato. Sarà che ormai abbiamo fatto l’abitudine a piccoli porti pittoreschi ma, di primo impatto, la città colpisce più per la presenza di un gran numero di studenti che per le bellezze architettoniche. Sarebbe la città ideale, dopo aver messo a letto i genitori, per uscire e unirsi al melting pot locale ma la stanchezza accumulata nei giorni precedenti è tanta e non riusciamo ad affrontare la nottata. Nel pomeriggio comunque ci è stato possibile visitare il Lycèe Emile Zola (teatro del processo Dreyfus), il Palais-du-Parlament, il Municipio, la Cathedrale-St-Pierre e la centralissima e piena di vita Place-des-Lices.

1 Agosto: La San Pietro d’Oltralpe

E: La giornata si preannuncia intensa: mattinata dedicata alla visita di Vitrè ed Esse mentre la destinazione pomeridiana è Chartres. Vitrè è un piccolo paesino medievale, dominato dallo Chateau. Lo scenario è abbastanza simile alle tante piccole cittadine già visitate ma comunque la passeggiata tra le viuzze risulta piacevole. Essè, invece, viene proposta dalle guide come un importante centro megalitico, tanto da attirare immediatamente il nostro interesse. Il sito archeologico però non è sfruttato al massimo delle sue possibilità; infatti in loco ci sono davvero poche informazioni su come affrontare i due percorsi segnalati. In un primo momento proviamo con l’intuito ad indovinarne uno, ma a meno di una visita guidata (solo in francese) non è assolutamente possibile godere appieno dell’esperienza. Perciò decidiamo di accontentarci nel dare un’occhiata al primo megalite, posto proprio dietro il “centro informazioni” e ripartire. Dopo aver percorso oltre 300km, arriviamo a Chartres. Vittime di sensi unici e strade interdette al traffico,con qualche difficoltà, riusciamo a raggiungere il nostro bed and breakfast, ricavato da un vecchio monastero e situato a due passi dalla cattedrale. Lasciati i bagagli in camera, o meglio in una cella usata fino a qualche anno fa da un monaco, ci incamminiamo verso il centro città, girando con tutta calma le tranquille vie , godendoci il sole che, nelle nostre giornate francesi, ci accompagna fino alle dieci di sera. La sera optiamo per cenare in un ristorante caraibico, dove i sapori fruttati e le spezie la fanno da padrone: una piacevole sorpresa!

2 Agosto: Versailles: “La gabbia d’oro”

E: La mattina seguente sveglia presto per poter visitare la Cattedrale. Una volta entrati è quasi inutile dire che si rimane a bocca aperta: le navate sembrano estendersi all’infinito nella penombra, rischiarata unicamente dalla luce che filtra dalle enormi vetrate colorate, mentre lo sguardo viene catturato da mille dettagli. Giro senza una meta precisa finché non mi imbatto nella statua di “Notre dame du Pilier”, raffigurante la Madonna, a cui la Cattedrale è consacrata. I tanti bassorilievi e fregi che ornano il recinto del coro e le decorazioni dorate del soffitto e delle colonne chiudono una prospettiva di fronte a cui rimango estasiata. Un ultimo bellissimo ricordo da conservare di questa città. J: Ormai siamo arrivati al penultimo giorno del nostro viaggio on the road e il programma ci porta alle porte di Parigi, precisamente a Versailles. Negli annali questa opulenta residenza reale ha preso il nome di “gabbia d’oro” in quanto Luigi XIV era solito far soggiornare in un’ala della reggia gli oppositori per poterli meglio controllare; in cambio della “prigionia” offriva un ambiente sfarzoso e banchetti imperiali. La sensazione nel visitare la reggia, anche per noi è stata molto simile. Nonostante fossimo armati di audio guida, siamo stati “imprigionati” da un flusso di turisti e trascinati dalla corrente da una stanza all’altra. I locali più rilevanti siamo riusciti a vederli ma l’impressione generale, a parte la Stanza degli Specchi, è di un ambiente che rasenta il kitsch. Almeno questa è stata la mia sensazione, tanto che con il senno di poi non ripeterei la visita. Certamente più meritevoli di un’ispezione più approfondita sono l’immenso giardino barocco ( tra i punti più interessanti: Grand Canal, il Bacino di Latona, la Fontana dell’Encelado e il Bacino del Drago.) e la residenza di Maria Antonietta, un piccolo villaggio costruito ai margini del giardino. Per facilitare i movimenti nei grandi spazi aperti sono messe a disposizione, a pagamento, macchinette elettriche. Giunti a pomeriggio inoltrato decidiamo di andare in albergo, tralasciando la pazza idea di una sortita in serata nella Capitale.

3 Agosto: Un’ultima emozione: Giverny

E: Ultimo giorno: inutile dirlo, la malinconia inizia già a farsi sentire ma non è ancora il momento di sospirare per il ritorno a casa, manca l’ultima tappa del nostro viaggio: Giverny, città natale del pittore impressionista Claude Monet. Destinazione? La casa dove ha vissuto ma soprattutto il noto giardino, fonte d’ispirazione artistica. Cosa poter dire di questi luoghi se non che meritano veramente di essere visitati? La sensazione che si prova, percorrendo le stanze dai colori pastello o ancora perdendosi nel turbinio di fiori colorati e piante frondose del giardino è di poter non solo respirare ma toccare con mano l’arte, l’equilibrio e l’estro creativo che da essa derivano. Sembra quasi che lo stesso Monet parli a noi attraverso il giallo tenue della cucina, il verde pastello delle scale, il fiume che scorre limpido e le ninfee che si mostrano delicate e fragili sulla superficie dell’acqua. Il tempo purtroppo oggi sembra ostacolarci, infatti un bell’acquazzone interrompe il magico clima della nostra visita ai giardini, convincendoci a trovare rifugio nella vicinissima mostra d’arte, che espone dipinti di alcuni tra i più importanti pittori impressionisti, allievi dello stesso Monet. La mattinata trascorre veloce e, senza nemmeno rendercene conto, è già ora di recarsi all’aeroporto. Un’altra avventura si è conclusa e non rimane altro che congedarsi da questa splendida terra con un saluto imparato dai bretoni stessi: Kenavo Breizh!

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Ploumona'ch

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case a graticcio , Dinan

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Falesia d'Amont, Etretat

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Ile de Brehat

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Vieux Bassin , Honfleur

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Le Mont SAint Michel in notturna

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laghetto ninfee, Giverny



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