Islanda, dove la terra ha inizio
islanda in camper
Day 1
Partenza da Milano Malpensa il 14 agosto con due bagagli a mano (per i nostri vestiti) e una valigia da imbarcare (per il necessario del Camper). Sì un camper o meglio lo definirei un furgoncino attrezzato con lavandino, piccolo frigorifero, fornellino a gas e ‘divano letto’. La società di noleggio che abbiamo scelto si chiama Happy Camper. Abbiamo deciso di affrontare l’avventura in modo “wild” per entrare veramente in contatto con il luogo e con le sue bellezze in completa libertà di organizzare le tappe giorno per giorno e in fondo anche un po’ per risparmiare. Come avevamo sentito dire da amici, infatti, ci accorgiamo fin da subito che l’Islanda non è di certo una meta economica e risparmiare il costo degli alloggi sostituendo la macchina a noleggio con il nostro HappyCamper ci è sembrata subito una buona idea. Ci sentiamo di consigliare questa società di noleggio a chi ha un po’ di spirito di avventura e di adattamento (giusto un pochino perché vi assicuro che chi decide di intraprendere questo viaggio in tenda, in bici o in autostop deve averne molto di più).
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Ma ritorniamo al giorno della partenza dove, per sfruttare al meglio i pochi bagagli che abbiamo deciso di portare, ci presentiamo a Malpensa con i vestiti invernali: piumino in vita e scarponcini da montagna ai piedi, attirando così lo sguardo degli altri viaggiatori in infradito e pantaloncini corti.
Atterriamo in terra Islandese attorno alle 8 del mattino già carichi di energia dopo aver visto il paesaggio attraverso l’oblò dell’aereo, la voglia di partire alla scoperta di questa terra è tanta. All’aeroporto come da accordi ci preleva un gentile ragazzo dello staff dell’agenzia che ci porta alla loro sede (circa 10 min dall’aeroporto) dove ci consegnano il mezzo. Caricate tutte le nostre cose, preso confidenza con il mezzo e fatto un po’ di pulizia degli interni… Siamo pronti: via! Obiettivo Akureyri (circa 450 km), una delle tappe più lunghe del viaggio!
Pochi chilometri e prima necessaria sosta per fare un po’ di spesa. La catena migliore per rapporto qualità prezzo è sicuramente Bonus (sul sito c’è una mappa che localizza tutti i punti vendita), accettabili anche Netto e Kronan ma un po’ più cari. Suggerimento: non cercate l’acqua naturale al supermercato, esiste solo la frizzante! L’acqua dei rubinetti è potabile e ovunque disponibile.
Seconda tappa, questa volta per spezzare il viaggio e pranzare, a Borgarnes, piccola cittadina con un interessante museo “Centro studi sulla Colonizzazione” (www.settlementcenter.is). Visita consigliata perché racconta la storia dei primi insediamenti vichinghi in Islanda e dell’era delle saghe (come la Saga di Egill). Il piccolo museo è molto interattivo ed è un buon modo per raccogliere qualche informazione storica nella fase iniziale del viaggio.
Terza tappa, per sgranchirci le gambe, la facciamo alla chiesa di Pineyrar. Per raggiungerla c’è una deviazione di circa 6 km rispetto alla strada 1 (si deve prendere la strada 721). Tempo di qualche foto e un tè caldo, la temperatura fuori è intorno ai 5/6° e noi non ci siamo ancora abituati, e si riparte.
Arriviamo ad Akureyri intorno alle 19 circa e decidiamo subito di andare a vedere il campeggio Hamrar che le guide consigliano. Qui capiamo che cosa vuol dire campeggio per gli Islandesi: essenziali! Praticamente un prato verde, dei servizi con bagno e doccia (a volte a pagamento), uno spazio per lavare i piatti e nulla altro se non la tranquillità di essere in mezzo alla natura. Questo, tra l’altro, è stato uno dei campeggi migliori in cui abbiamo alloggiato.
Dopo un’ottima pasta all’italiana (che ci eravamo portati da casa e che abbiamo cucinato con il fornellino dato in dotazione) decidiamo di andare a visitare la città. Sono le 21 e il sole sta calando, anche se c’è ancora molta luce (il tramonto arriva alle 23 circa in questo periodo). Assaggiamo da Brynja il migliore gelato di tutta l’Islanda (cosi recita la guida) fatto con il latte e non con la panna. Buono ma, forse complice il freddo, non riusciamo ad apprezzarlo cosi tanto. Qualche passo nel centro. Ci aspettiamo più persone considerando che è la seconda città dopo la capitale per numero di abitanti. Bella la vista del paesaggio circostante che si ha dalla strada che scende al paese rispetto all’ospedale. Interessante la chiesa Akureyrarkirkja, costruita dallo stesso architetto della Hallgrimskirkja di Reykjavik, costruita con basalto, stile moderno, monocolore e con interni minimali.
Rientrati al campeggio, tra vento e pioggia, apprezziamo di avere un tetto sopra la testa. Non conosciamo la temperatura ma di notte probabilmente scende intorno allo zero.
Day 2
La mattina ci svegliamo presto (la luce d’altro canto è assicurata, alle 5 è già chiaro) per visitare l’interno della chiesa di Akureyri. La visita merita, se non altro per la differenza rispetto alle nostre chiese in Italia. Poi troviamo una pescheria e decidiamo di comprare dell’ottimo pesce locale da gustare a cena.
Si parte in direzione Godafoss, le nostre prime cascate. Sebbene non siano le più grosse sono sicuramente tra le più spettacolari per la sua forma semicircolare e per il contrasto tra il colore dell’acqua e il colore della lava. Rimaniamo a bocca aperta. Spendiamo un bel po’ di tempo per fotografarle sia dall’alto che dal basso, siamo affascinati. Il cielo è anche oggi coperto e piove a tratti ma il tempo non rovina le bellezze della natura.
Il nostro viaggio prosegue sulle strade incontaminate dell’Islanda in direzione lago Myvatn, nonostante i lunghi tratti di strada senza nulla, è impossibile annoiarsi perché bastano pochi chilometri e il paesaggio cambia completamente. I colori passano dal verde al rosso al nero e c’è spesso l’occasione di fermarsi per scattare una foto. Ci fermiamo a Hverir che ci sorprende per i suoi colori ocra, per il paesaggio lunare composto da pozze di fango ribollenti e per i soffioni di vapore. Un consiglio che ci sentiamo di dare è quello di visitare questo luogo al mattino presto perché si riempie di turisti molto velocemente. Dopo Hverir prendiamo la strada per il piccolo paesino di Reykjahlid il centro abitato principale sulle sponde del lago. Da qui allontanandosi per circa 7 km dalla 1 si trovano una montagna vulcanica di nome Krafla, una centrale di energia geotermale, il cratere Viti (creato nel 1724 a seguito di eruzioni vulcaniche), Leirhnjukur e le sue solfatare (percorso in mezzo a pozze di fango ribollenti, bocche di vapore e lava solidificata).
Per rilassarci e per riscaldarci un po’ dalla pioggia che ci ha accompagnato per tutta la giornata, decidiamo di passare un po’ di tempo ai bagni termali di Myvatn (www.jabordin.is) (piscina simile alla più famosa Blu Lagoon, però meno cara e meno affollata). L’ingresso è pari a 37 euro. Non è economico se paragonato alle piscine che si trovano in molti paesini (6/8 euro l’ingresso) e alle Hot Tube che sono perlopiù gratis. La struttura è un po’ vecchia e c’è da considerare che è un posto molto turistico! A disposizione ci sono due grosse piscine con acqua calda ricavate nel terreno (sottofondo è ghiaioso), un paio di cascate dove farsi i massaggi, una piscina con acqua bollente (intorno a 45°) e due saune. Attenzione agli sbalzi di temperatura… io mi sono presa il raffreddore.
Sulla strada verso il campeggio ci fermiamo in un supermercato alla ricerca della specialità gastronomica locale: un pane di segale chiamato hverbraud che viene cotto lentamente sfruttando il calore del sottosuolo. Il campeggio Biarg a Reykjahlid gode di una posizione splendida sulle rive del lago ma costa un pochino di più rispetto alla media (il più caro del nostro viaggio in Islanda). I bagni sono decisamente sottodimensionati rispetto alla gente che ospita. Per lavare i piatti invece si trovano dei lavabi esterni molto funzionali e puliti. Il camping, infine, è molto affollato in periodi di alta stagione. Per cena ci cuciniamo il pesce fresco comprato ad Akureyri. Altra qualità rispetto ai nostri pesci!
Day 3
La sveglia suona presto, saltiamo perfino la colazione perché vogliamo essere sicuri di arrivare presto a Dettifoss per poter ammirare queste splendide cascate in tranquillità senza troppi turisti. Dal parcheggio si percorre una stradina a piedi di circa 1 km. Il nostro consiglio è di vestirsi con abbigliamento antipioggia perché gli schizzi d’acqua ti bagnano completamente: le cascate sono davvero molto potenti! La portata d’acqua è la più grande di tutta Europa. E’ stata un’impresa riuscire a fotografare questo spettacolo senza bagnare l’obiettivo.
Partiti da Dettifoss intraprendiamo un lungo viaggio verso la parte Sud – Est dell’Isola: l’idea è quella di arrivare per cena ad Hofn con qualche tappa intermedia, ovviamente. Ad Egilsstadir capiamo che non vale la pena fermarsi perché non c’è molto da vedere, la sosta è utile solo per fare rifornimento e approfittare del supermercato Bonus (io per un giorno avrei evitato di andare al supermercato ma il mio compagno adora andare a fare la spesa… così è stato accontentato).
Ci rendiamo conto di essere in anticipo sulla tabella di marcia e decidiamo di aggiungere una sosta che inizialmente avevamo scartato ma che invece consigliamo perché davvero molto suggestiva: Seydisfjordur. Da Egilsstadir si prende la 93 che sale su un passo in quota e poi scende sul fiordo orientale seguendo il corso del fiume Fjardarà, costellato di piccole cascate. Il paesaggio è molto affascinante e la strada panoramica. Il tempo atmosferico ci sorprende: in pochissimo tempo incontriamo vento, pioggia e nebbia (in quota) e poi a sole mentre si scende verso il paese. Seydisfjordur è davvero caratteristica, conserva ancora le abitazioni in legno colorate portate dai norvegesi nel XIX secolo. Bella la chiesa azzurra e tutta in legno. Grazie al nostro HappyCamper pranziamo sulle rive del fiordo in un posto suggestivo. Un simpatico aneddoto… qui prendiamo il nostro primo (ed ultimo) caffè della vacanza! Alla ricerca di un bagno, infatti, decidiamo di entrare in un bar-ristorante molto carino che offre caffè alla ‘modica cifra’ di 3,5 euro (non un espresso al tavolo ma semplicemente un americano in un thermos da cui ti auto-servi).
Tornati ad Egilsstadir prendiamo la strada per Hofn, la giornata è parecchio ventosa. E’ stata una bella avventura guidare con quel vento, con tratti di strada sterrata e con le pecore che si presentavano all’improvviso sul ciglio della strada. Suonare per farle spostare non serve a nulla… anzi si mettono a correre più forte davanti a te prendendo direzioni imprevedibili. Per spezzare il viaggio (circa 2 ore e mezza) decidiamo di fare una sosta a Djupivogur per un bagno in piscina. La cosa bella dell’Islanda è che tutti i paesi (anche i più piccoli) hanno una piscina comunale dove con pochi soldi puoi entrare ed avere a disposizione una vasca per nuotare, alcune piccole vasche con acqua calda a varie temperature e sauna o bagno turco. L’idea di sfruttare le piscine comunali per fare una doccia calda con tutti i comfort piuttosto che andare in campeggio con lunghe code e a volte acqua fredda ci è sembrata una buona idea. Purtroppo a Djupivogur arriviamo alle 18.30 e la piscina è già chiusa. Optiamo quindi per una “hotPot” (pozze di acqua calda naturali) lì vicino ma il vento forte e il mio mal di gola ci fa desistere. Decidiamo così di fare per un giretto nel paese per vedere le Eggin, 34 uova sovradimensionate disposte lungo il molo che rappresentano ciascuna le uova di un uccello locale. Il tempo vola e arrivati al supermercato per comprare la cena lo troviamo chiuso (sono le 19:30 circa). Allora, stanchi dalla giornata e con molta fame, decidiamo di fermarci in un localino in paese (ristorante dell’hotel Framtid) dove ordiniamo una buona zuppa di pesce e una bottiglia d’acqua. Il conto è di circa 45 euro.
Post cena riprendiamo il viaggio, ci manca ancora un’ora ad Hofn ma siamo intenzionati ad arrivare là per essere più vicini alla meta della mattina successiva. La strada con il calare del sole diventa di una bellezza indescrivibile, ci fermiamo un paio di volte per fare le foto. lI vento forte, che ci ha accompagnato per tutto il viaggio, non ci abbandona neppure durante la notte. Ci fermiamo al campeggio Hofn Camping & Cottages che si trova direttamente sulla strada principale. Non possiamo dire molto di questo campeggio perché arriviamo giusto per dormire, e vediamo solo i bagni che definirei essenziali. Il terreno è un po’ scosceso e a fatica troviamo un posto in piano.
Day 4
La sveglia suona molto presto, di nuovo! Veloce giro nella cittadina di Hofn dove la nostra guida menziona come imperdibile il panino con gli scampi. Purtroppo non è previsto a colazione e quindi un po’ amareggiati ci dirigiamo a Jokulsàrlòn dove ci aspettano una della meraviglie di quest’isola: gli Iceberg. Jokulsàrlòn è davvero un posto incantevole, ci coglie di sorpresa, non ci aspettiamo di vedere questa distesa di ghiaccio cosi vicino alla strada principale, questi iceberg cosi grandi. I pezzi di ghiaccio si staccano dal ghiacciaio in direzione del mare percorrendo il fiume più corto di Islanda. Spesiamo almeno tre ore in questo meraviglioso luogo: giro con il mezzo anfibio (consigliamo di prenotare il biglietto su internet con qualche giorno di anticipo oppure di essere al mattino presto sul luogo come abbiamo fatto noi per accaparrarsi il posto di qualcuno che non si presenta) che ci permette di scattare qualche foto da angolazioni uniche, di avvistare qualche foca e anche di assaggiare il ghiaccio ‘millenario’. Il costo del mezzo anfibio è di circa 40 euro a persona, il giro dura 40 minuti. Incantanti da questo luogo decidiamo di pranzare qui proprio sulla spiaggia dove gli iceberg si fermano a riposare prima di prendere il largo verso il mare.
Nel primo pomeriggio partiamo per Svartifoss, una bella cascata incorniciata da colonne di basalto nere che raggiungiamo dopo una camminata di circa 2 km un po’ in salita. La prospettiva dal basso consente di poter ammirare la cascata in tutta la sua altezza. Ci colpisce arrivare in questo posto sperduto e trovare una coppia di ragazzi cinesi in abito da cerimonia che stanno scattando foto per il loro servizio fotografico matrimoniale con tanto di fotografi.
Prendiamo poi la direzione per Vik, con una piacevole sosta alla fattoria di Havar, dove assaggiamo una buonissima crostata al rabarbaro fatta in casa. La marmellata di rabarbaro sembra essere una delle specialità del posto… ne compriamo un po’ da portare in Italia, ci è piaciuta molto. Il costo della nostra merenda come al solito elevato: 17 euro!
Arrivati a Vík abbiamo il tempo per rilassarci un po’ in piscina con l’acqua calda. Sconsigliamo la piscina a chi vuole farsi una nuotata seria: la vasca grande è di soli 15m. Gli Islandesi vivono molto queste piscine, per loro è un punto di ritrovo dove bere e fare quattro chiacchiere con gli amici e sono molto attenti alla pulizia del corpo (obbligatorio fare la doccia con il bagnoschiuma e senza costume prima di entrare in piscina, se non lo si fa si viene ripresi dalla gente autoctona). Dopo una veloce spesa, decidiamo di tentare la fortuna alla ricerca delle pulcinelle di mare nella spiaggia nera di Vik seguendo il consiglio della guida di essere là verso le 19 quando questi simpatici uccelli rientrano nei loro nidi sulla scogliere dopo aver procacciato il cibo. La felicità nel vederle ancora volare là sulla spiaggia è tanta, quasi non ci crediamo, in teoria in questo periodo sarebbero dovute migrare più a sud. E’ molto difficile fotografarle perché la scogliera è abbastanza alta e quando volano si mischiano ad altri uccelli; si deve prestare attenzione a non confonderli. Passiamo qui un’ora alla ricerca dello scatto che potesse meglio rappresentarle…missione compiuta! Decidiamo di rimanere a mangiare con il camper sulla spiaggia con una cena nordica a base di wurstel e patate. Verso le 22 parcheggiamo al campeggio di Vik (unico nel villaggio) e subito ci rendiamo conto che è nettamente sotto la media rispetto agli altri campeggi visti fino ad ora. Sporco, tante persone, fango nel prato dove si parcheggiano i mezzi, zone comuni affollate e sottodimensionate, l’acqua fredda. Non serve aggiungere altro. Prima di addormentarci realizziamo di aver dimenticato un costume in piscina… nessuna preoccupazione sul ritrovarlo ma questo ci fa leggermente cambiare i piani e gli orari del giorno successivo. Per una volta si dorme un po’ di più al mattino.
Day 5
Dopo una bella colazione e aver recuperato il costume partiamo per una meta misteriosa. Questa tappa non è nel programma originale ma visto che abbiamo qualche ora di tempo decidiamo di aggiungere la visita alla carcassa dell’aereo militare americano caduto durante la guerra fredda sulla spiaggia e su cui aleggia un certo mistero: la sua storia e la sua esatta posizione. Felici che Google ci segni la posizione giungiamo in un piccolo parcheggio con qualche macchina ferma, immaginando che quello fosse il corretto punto di partenza. Camminiamo per 5 km in mezzo alla sabbia e pietre prima di scorgere in lontananza la sagoma dell’aereo. Purtroppo realizziamo solo all’ultimo che prima di raggiungere la nostra meta avremmo dovuto attraversare un fiume, o meglio guadarlo. Ok, è la conferma definitiva che non era quello il parcheggio da cui partire. Tuttavia di strada ne abbiamo fatto parecchia, arrendersi non sarebbe stato da noi, cosi decidiamo di attraversare il fiume togliendoci le scarpe e alzando i pantaloni sopra il ginocchio… l’acqua era bella fresca! Purtroppo arrivati vicino all’aereo troviamo molta gente (che comodamente aveva fatto un sentiero segnalato), ed è difficile fare foto artistiche. Non saprei se consigliarvi questa passeggiata, forse è meglio dedicare del tempo ad altro.
Ripreso l’HappyCamper e ci dirigiamo verso Sòlheimajokull, una lingua di ghiaccio molto vicino alla statale uno. Sinceramente la troviamo un luogo un po’ triste perché nonostante i colori molto intensi del ghiaccio (alternanze di bianco e nero per la fuliggine) che ci colpiscono, non è possibile avvicinarsi al ghiacciaio se non accompagnati da visite guidate che offrono la possibilità di passeggiare con i ramponi. Molto vicino si trova la cascata Skògafoss, alta 62 metri che è possibile vedere dal basso oppure dall’alto dopo aver percorso circa 300 scalini. Anche in questo caso non ci emoziona particolarmente, abbiamo incontrato una moltitudine di turisti. Proseguiamo in direzione Hvolsvollur e ci troviamo a fianco di una cascata che non avevamo inizialmente preso in considerazione ma che decidiamo di visitare (Seljalandsfoss). Ci stupisce enormemente che il parcheggio sia a pagamento, è il primo che abbiamo trovato. Purtroppo ci lasciamo sfuggire una bellissima cascata poco più avanti con una conformazione particolare, sembra che l’acqua scenda in un “catino” di roccia.
A Hvolsvollur troviamo un’altra piscina tenuta bene e spendiamo un paio di ore di relax seguite da una gran doccia calda. Dalla piscina ci spostiamo al campeggio, un po’ nascosto rispetto alla strada numero 1, frequentato principalmente da islandesi con le roulotte. Ci piace fin da subito, intimo piccolo e ben tenuto. Non c’è una cassa per pagare, la proprietaria passa tutte le sere verso le 21 e aspetta che tu ti avvicini per pagare. Bagno e doccia sono ben puliti (anche se a pagamento), spazi comuni molto organizzati e ben tenuti. Qui troviamo due ragazzi italiani con i quali ci perdiamo in chiacchiere. Questa credo fosse la notte più fredda della vacanza!
Day 6
Lasciamo il camper al campeggio e a piedi ci dirigiamo alla stazione di servizio N1 di Hvolsvollur dove aspettiamo l’autobus di linea della Reykjavik Excursion con direzione Thorsmork. Il bus è abbastanza costoso (circa 80 euro a testa andata e ritorno) e il viaggio è lungo (circa 2 ore) in quanto la strada è abbastanza impervia con parecchi fiumi da guadare. Meglio non avventurarsi in auto anche se si ha un 4×4 e soprattutto se non si è esperti del territorio. Il guado dei fiumi a bordo di questo pullman è davvero un’esperienza divertente. Alla guida del pullman c’è un ragazzo italiano che vive nella capitale e che molto gentilmente ci fa da guida speciale e risponde a tutte le nostre curiosità sull’Islanda e sugli Islandesi. La tappa finale dell’autobus è al rifugio di Thosmork dove si trova anche un piccolo campeggio. Noi non avendo molto tempo a disposizione decidiamo da questo rifugio di fare una breve passeggiata di circa 3km per arrivare alla cima del monte Valahnukur dalla quale si può ammirare un meravigliosa vista a 360° del ghiacciaio, del pericoloso fiume del Krossà, del mare e della lava. Giusto il tempo di fare qualche foto e goderci il panorama per poi scendere dall’altro versante della cima fino al rifugio di Langidalur dove aspettiamo il pullman per il ritorno. Qui incontriamo un’altra coppia di Italiani con la quale cominciamo a scambiare qualche racconto. Loro ci parlano del trekking appena concluso da Landmannalaugar a Langidalur (55km circa in 3 gg) … il racconto ci affascina! Ci viene voglia di aggiungerlo subito nella “To Do list” per il prossimo viaggio in Islanda.
Rientrati verso le 17 e recuperato il nostro camper, partiamo in direzione di Fludir con l’obiettivo di avvicinarci al Circolo d’oro, forse la tappa più famosa del viaggio. Essendo ancora abbastanza presto pensiamo di rilassarci nella hot pot di Fludir che la guida consiglia. Arrivati sul posto però realizziamo che il prezzo del biglietto di ingresso (circa 30 euro a testa) non vale la visita. L’esperienza infatti è una copia dei bagni di Myatvn per cui decidiamo di rinunciare. Approfittiamo però di una casetta fuori dai bagni termali che offre fish e chips con pesce tipico Islandese.
Il campeggio di Fludir ci impressiona per la quantità di islandesi che hanno adibito roulotte a seconde case e si trasferiscono lì per il week end. Il giudizio sulla struttura è buono, molto tranquillo. Bagni abbastanza puliti ma la doccia un po’ vecchia e lavandini minuscoli. La tranquillità di questo campeggio concilia il sonno anche se prima di addormentarci stiamo per un po’ ad ammirare il cielo nella speranza di vedere l’aurora ma purtroppo le nuvole ce lo impediscono. Abbiamo però ancora una notte a disposizione e non ci perdiamo d’animo.
Day 7
Sveglia presto con l’obiettivo di vedere Geyser. Arrivati sul posto ci rendiamo conto di aver fatto la scelta giusta, poche persone, la soddisfazione di riuscire a vedere quel luogo magico senza nessuno e fotografarlo in tutta pace è tanta. Questo spettacolo ci meraviglia, non ci aspettiamo getti così alti e potenti. Da lì ci spostiamo a Gulfoss, la nostra ultima cascata. Non è tra le più altre ma sicuramente la più complesse come struttura. Grandi gradoni e una curva che fa cadere l’acqua in un profondo canyon. Siamo a Sud e percepiamo che il turismo è più sviluppato data la quantità di gente e i numerosi negozi di souvenir incontrati.
Partiamo poi in direzione Pingvellir facendo sosta per il pranzo al lago Laugarvatn, un lago di acqua calda alimentato dalla sorgente calda di Vigdalaug. E’ veramente strano vedere l’acqua del lago che ribolle. Fate attenzione perché in alcuni punti è davvero bollente. Questo è l’ultimo pranzo nel nostro Happycamper e come possiamo concludere in bellezza se non con una bella pasta al pesto?!
Dopo pranzo arriviamo a Pingvellir, sede del primo parlamento democratico detto l’Alpingi e dove la placca tettonica nordamericana incontra quella euroasiatica creando una falda (frattura visibile ad occhio nudo e percorribile a piedi) attraversata dal fiume Oxarà che da origine a laghetti e cascate. La più grande è Oxaràrfoss che merita una visita veloce perché non è nulla in confronto alle cascate che abbiamo visto lungo il nostro viaggio. Degno di nota è il parcheggio a pagamento… con tanto di bigliettini gialli che invitano a pagare una specie di multa se non c’è l’apposito talloncino nel cruscotto. Questo luogo non ci ha regala nessuna emozione particolare. Molta gente e una forte impressione di essere un luogo turistico. Forse se avessimo fatto l’immersione nella Silfra (una frattura sotterranea tra le due placche) ci avrebbe colpito di più ma non avendo molto tempo dobbiamo rinunciare… il viaggio è agli sgoccioli.
Ci dirigiamo allora versa la capitale con l’obiettivo di fare una nuotata nella piscina di Reykjavik consigliata da altri ragazzi incontrati lungo il viaggio. Per circa 8 euro si ha a disposizione una piscina da 50m esterna e due da 25m interne per nuotare, quattro vasche con acqua riscaldata a varie temperature e un’ ultima vasca con acqua di mare. In aggiunta anche il bagno turco e un campo da beach volley. Indecisi per la notte se rimanere nella capitale o spostarci più vicino al luogo dove la mattina avremmo dovuto restituire il camper, optiamo per spostarci. Il campeggio di Reykjavik ci sembra molto affollato. Vagando senza una meta precisa intorno all’area dell’aeroporto capitiamo a Gardur e ne rimaniamo affascinati per la sua posizione. Un piccolo paesino sulla punta ovest dell’Islanda con qualche casa, un faro e un piccolo ristorante. Il campeggio è molto semplice ed è proprio li dove finisce la terra, ci sono solo un paio di camper e un paio di tende, non c’è una reception, si paga al ristorante li vicino, e non ci sono docce. Cuciniamo un buon hamburger con patate. Nel frattempo ci appoggiamo al bagno del ristorante (gentilmente offerto dai proprietari) per ricaricare il cellulare con l’idea di andare a riprenderlo dopo cena. Aspettiamo il tramonto (che emozione!), qualche foto per immortalare questo momento e poi ci dirigiamo verso il bagno pregustando un bel calduccio dove poterci lavare i denti ma per noi una spiacevole sorpresa: il ristorante ha già chiuso (sono solo le 22!). Cosi comincia una specie di odissea di chiamate alla ricerca di qualcuno che ci potesse aprire o di qualche persona lì in zona che potesse avvisare il proprietario. Sia il proprietario che una vicina che si trova li a piedi si prodigano per darci i riferimenti della persona che la mattina successiva avrebbe dovuto aprire il locale. Le speranze di recuperare il cellulare quindi sono riposte alla mattina successiva. Proviamo a dormire ma io ho in mente che è la nostra ultima occasione per vedere l’aurora e quindi rimango a fissare il finestrino per più di mezz’ora… intorno a mezzanotte e mezza comincio a vedere qualcosa di strano nel cielo, tipo una scia bianca sempre più intensa. Decido di svegliare il mio compagno sicura che sta per accadere qualcosa… ed ecco che appare nel cielo questa meravigliosa scia verde che ci fa rimanere incantati. Purtroppo il tempo di realizzare che si tratta dell’aurora boreale e di cercare la macchina fotografica, si dissolve. Non abbiamo foto ma la porteremo nel cuore come degna conclusione della nostra meravigliosa avventura. Possiamo tornare a dormire felici.
Day 8
Sveglia presto per preparare il camper, le valigie e pulire il tutto. Mentre andiamo in bagno ancora assonnati scorgiamo in lontananza qualcosa di nero nell’oceano: probabilmente è una balena! Bellissimo svegliarsi con il solo rumore dei gabbiani e il sapore del mare. Aspettiamo la signora del locale che arriva solo per noi circa un’ora prima della sua abituale apertura e ci permette di recuperare il cellulare! Questo episodio rappresenta molto bene le caratteristiche che distinguono gli islandesi: la disponibilità e la lealtà! Partiamo poi a tutta velocità direzione benzinaio e riconsegna dell’Happy Camper. Ultimo saluto, ultimo check, ultime foto al nostro mezzo! Tutto ok! Ci facciamo portare in aeroporto dove prendiamo un bus per Reykjavik.
Portiamo le valigie all’ostello e cominciamo il viaggio alla scoperta di questa città. Camminato tutto il pomeriggio e riusciamo a vedere dall’esterno il museo nazionale, la libreria, la città vecchia, il museo della fotografia (dove siamo entrati ma una delusione: la guida lo segna come gratuito invece ci costa circa 8 euro a testa e le foto in esposizione sono davvero poche anche se interessanti), il vecchio porto dove facciamo una pausa gelato (buono! Vi consiglio di assaggiare il gusto liquirizia salata), qualche giro per le vie del centro e dei negozi. Per cena seguendo il consiglio del nostro amico autista italiano, andiamo al “Saegreifinn – The Sea Baron” Tipico per gli spiedini di pesce fresco. Scegliamo salmone e altri due pesci locali e assaggiamo la balena. Qualità ottima prezzo elevato. Noi consigliamo di arrivare presto perché alle 19. 30 la coda arriva fino fuori dal locale. Dopo cena ultima passeggiata per raggiungere il luogo dove passiamo l’ultima notte, qualche foto ricordo e poi preparazione della valigia, la parte più triste del viaggio. L’ostello ha le camere spartane, i muri sporchi e i bagni piccoli, abbastanza sporchi anche questi. La posizione buona rispetto al centro. Non ci sono lenzuola e per fortuna noi abbiamo il sacco a pelo usato durante la settimana.
Day 9
Sveglia 4.40 per prendere il bus direzione aeroporto. Ciao Islanda grazie per la bellissima esperienza!