14 giorni in Islanda tra cascate, vulcani e i paesaggi dell’isola più selvaggia d’Europa

Avventura nella terra del fuoco e del ghiaccio
Scritto da: globetrotterBat
14 giorni in islanda tra cascate, vulcani e i paesaggi dell'isola più selvaggia d'europa

14 giorni in Islanda, un viaggio emozionante per scoprire i luoghi leggendari, iconici e selvaggi di questo paese-isola che sempre più visitatori vogliono raggiungere.

Consigli di viaggio

  • Gruppo: 8 persone
  • Spesa (a testa): 2500 euro

Fuori dal Golden Circle gli alloggi sono pochi e distanti tra loro, quindi è indispensabile organizzare il viaggio e prenotare gli alloggi con largo anticipo, soprattutto se si viaggia in gruppi numerosi. Sono anche molto costosi, per cui noi abbiamo soggiornato perlopiù in ostelli.

Mangiare al ristorante è molto costoso, ma al supermercato le cose costano quasi come in Italia, quindi per risparmiare consiglio di cucinarsi i pranzi al sacco e e le cene in hotel, dato che quasi tutti gli ostelli e le guest house hanno la cucina. Tra l’altro fuori dalle città i luoghi dove mangiare fuori scarseggiano, quindi spesso cucinarsi da soli è proprio una necessità.

Portatevi vestiti comodi e scarpe da trekking per le numerose passeggiate, e ricordatevi il k-way, che sarà il vostro migliore amico! Il tempo in Islanda cambia di continuo, e i diluvi non mancheranno.

L’Islanda è senza dubbio il paese più bello che abbia visto in quanto a bellezza naturale, e i posti migliori sono quelli al di fuori del giro convenzionale, quindi se avete tempo consiglio di avventurarvi al di fuori del Golden Circle. E assicuratevi di noleggiare una macchina 4×4, perchè al di fuori della Ring Road è quasi tutto sterrato.

14 giorni in Islanda. Diario di viaggio

5 agosto – Keflavik

Siamo arrivati in Islanda la sera tardi con un volo da Bologna, e una volta sbarcati ci siamo subito divisi in due gruppi e abbiamo preso dei taxi per le nostre sistemazioni, dato che trovarne una per 8 era impossibile. Il nostro Airbnb è minuscolo ma molto carino e accogliente, il viaggio inizia bene!

6 agosto – Litli Hrútur, Reykjavik

fagradalsfjall

La nostra prima gita è stata a Fagradalsfjall, un complesso di vulcani famoso perché molto attivo negli ultimi anni. In particolare quest’anno il protagonista è stato Litli Hrútur, che ha eruttato durante il mese di luglio ma che purtroppo si è spento proprio ieri! Così non abbiamo potuto vedere lo spettacolo straordinario di un vulcano attivo, ma la passeggiata è stata comunque un ottimo primo impatto con l’Islanda. Abbiamo camminato 18 chilometri per raggiungere proprio Litli Hrútur, tra chiare distese di muschio, alte montagne e nere colate di lava ancora calda. Dopo un incontro ravvicinato con la nuova colata di lava ci siamo avviati lungo la strada di ritorno, soddisfatti della passeggiata nonostante il tempismo sfortunato. Il viaggio per Reykjavík ha visto della potentissima musica vichinga come colonna sonora, disturbata ogni tre secondi dai nostri “ooh” e “aah” perché fuori dalla finestra si susseguivano paesaggi bellissimi uno dietro l’altro: l’Islanda è proprio una terra magica!

La sera abbiamo fatto il check-in nel nostro bell’ostello, ci siamo rinfrescati e riposati un po’, e poi siamo usciti per esplorare un po’ Reykjavík. Abbiamo visto la famosa cattedrale Hallgrímskirkja, l’attrazione più famosa della città, e poi abbiamo passeggiato un po’ per il centro alla ricerca di dove cenare. Alla fine abbiamo optato per un locale di street food tipico islandese, che serviva in pratica solo una cosa: la zuppa! Zuppa di pesce, di agnello o di pomodoro servita nel piatto di pane, con tanto di refill gratuito e waffles a piacere per finire in bellezza. Abbiamo apprezzato il locale e la zuppa non era male (visto l’andazzo del cibo tipico islandese direi che ce la siamo cavata egregiamente).

Dopo cena abbiamo continuato la nostra passeggiata per il centro. Seguendo la musica a volume altissimo siamo entrati dentro ad un interessante locale, e così abbiamo assistito a un fantastico concerto rock e alla movida alternativa islandese! Poi siamo finiti sul porto, cercando (senza troppo successo) di vedere un bel tramonto sul mare, e con una passeggiata siamo finalmente tornati all’ostello.

7 agosto – Kerid, Parco nazionale Þingvellir, Geysir & Strokkur, Gullfoss, Solheimar Eco-Village

La giornata di oggi era dedicata al Golden Circle, un “percorso” che tocca diverse tra le attrazioni più famose e visitate dell’Islanda. Dopo una seconda visita al supermercato per procacciarci i pasti dei prossimi giorni abbiamo dato il via alla giornata. La prima tappa era Kerid, un cratere al cui interno si è formato col tempo un bel lago azzurro.

Seconda tappa: il Parco nazionale Þingvellir, parco molto affascinante,con la passeggiata tra le rocce laviche, la cascatella e la vista sul lago. Inoltre il famoso vecchio parlamento che si trova ha un’importanza storica, essendo stato il primo parlamento di uomini liberi al mondo e teatro di molti dei grandi eventi del paese. Anche qua, dopo un pranzetto con vista, ci siamo fatti una piacevole passeggiata (anche se circondati da troppi altri turisti) prima di passare alla tappa successiva.

Tappa numero tre: Geysir, il capostipite di tutti i geyser del mondo. Si ritiene sia il più antico geyser conosciuto (almeno dagli europei), e così ha dato il nome a tutti i suoi simili. Detto tra noi, però, la fama è di Geysir, ma il lavoro lo fa tutto il suo amico Strokkur: infatti il primo sta comodamente a farsi i fatti suoi dal 2000, mentre il secondo si impegna per intrattenerei le fiotte di turisti con un’esplosione ogni pochi minuti. Insomma, viva Strokkur! Infatti noi abbiamo passato gran parte della nostra permanenza lì a osservarne l’attività, mentre abbiamo dato solo un’occhiata al famigerato Geysir (purtroppo dal basso non si vedeva granchè).

La quarta e ultima tappa del Golden Circle era Gullfoss: una cascata imponente e aggressiva che ci ha lasciati tutti estasiati. Nascosta dal mondo, infossata dentro a un canyon, ti sorprende con la sua potenza una volta che ti avvicini. Ovviamente qui il servizio fotografico è stato inevitabile, e abbiamo coinvolto ignari turisti di passaggio, cavalletti e filtri fotografici per cercare di ottenere la foto di gruppo perfetta. Tra la pioggia e l’acqua della cascata abbiamo finito la visita slavazzati, ma molto soddisfatti. Ci siamo riscaldati un pochino al vicino negozio di souvenir e poi siamo risaliti in macchina per dirigerci verso la nostra dimora del giorno: il Solheimar Eco-Village, che abbiamo poi scoperto essere una comunità costruita 90 anni fa che accoglie persone con bisogni speciali e vive in modo eco-solidale, con serre e agricoltura biologica, le galline per le uova e l’energia geotermica. Proprio un bel posto! Molto carina anche la nostra guest house, che si trova all’interno del villaggio: calda e accogliente, con una grande cucina allestita e spazi comuni come un salotto e una veranda.

8 agosto – Gýgjarfoss, Hveradalir

Dopo un’ottima colazione all’Eco-Village siamo partiti per Kerlingarfjoll, la meta di oggi. Quella di oggi era la nostra prima strada sterrata: all’inizio facevano un po’ di timore ma i nostri abili autisti si sono subito abituati: d’altronde non possono far altro, di strade sterrate ne vedremo parecchie nei prossimi giorni. Prima di arrivare a destinazione abbiamo fatto parecchie pause intermedie, perché anche oggi i bei paesaggi si susseguivano uno dietro l’altro: il lago, il ghiacciaio argentato in lontananza, i fiori rosso rubino e la piccola ma potente cascata Gýgjarfoss… Insomma, ci piaceva tutto!

La vera protagonista di oggi era la zona geotermica di Hveradalir, in particolare il pezzo di Kerlingarfjöll. Kerlingarfjöll è… beh, è indescrivibile. Quando siamo arrivati siamo rimasti tutti a bocca aperta. Non avevo mai visto un paesaggio simile! La neve sopra, le fumarole sotto, il fiume, la terra dai mille colori… era una vista stupefacente. Dopo pranzo siamo partiti, già tutti infreddoliti, per una passeggiata ad anello intorno all’area. Ben presto il sole è stato soppiantato dalle nuvole, e siamo stati sorpresi da un’improvvisa grandinata! Muniti di k-way non ci siamo scoraggiati e abbiamo continuato imperterriti lungo il percorso, e per fortuna ben presto ha smesso. Così siamo riusciti a fare gran parte della passeggiata tranquilli, e ad ammirare il paesaggio da tutte le angolazioni possibili: ogni volta ci fermavamo a fare mille foto e a sospirare ammaliati, e poi facevamo 10 metri e ci trovavamo una vista ancora migliore!

Purtroppo quando ormai ci trovavamo nell’ultimo tratto dell’anello ha iniziato di nuovo a grandinare (e diluviare), e stavolta non è affatto durato poco: ci siamo ritrovati a combattere una dura lotta contro il fango, anche perché eravamo in discesa e in costante pericolo di scivolare giù dal pendio. Comunque alla fine siamo arrivati tutti alla meta sani e salvi, seppur con dieci chili di fango sulle scarpe e completamente fradici!

9 agosto – Háifoss & Granni, Sigöldugljúfur, Bláhylur, Landmannalaugar, F 208 South

sigöldugljúfur

La mattina ci siamo fiondati a colazione appena la mensa ha aperto e dopo una veloce colazione siamo partiti. La nostra prima tappa era, udite udite, una cascata… anzi due! Háifoss, la quarta cascata più alta d’Islanda con i suoi 122 metri (a quanto pare le prime tre non sono altrettanto fotogeniche), è accompagnata dalla sua amica Granni, un po’ più piccola ma che le dona senz’altro più fascino. Visto il piano fitto di oggi la nostra visita è stata breve, ma le due cascate e il paesaggio del canyon ci sono piaciute molto!

La seconda attrazione di oggi non era una cascata, non erano due cascate… era un intero canyon pieno di cascate! La cosiddetta Valle delle Lacrime, così chiamata per via dei numerosi ruscelli che cadono sul fiume sottostante, che scorre placido e affascinante con suo colore azzurro intenso. E in effetti una lacrimuccia ce l’ha quasi fatta versare da quanto era bella! Anche su questa tappa non abbiamo potuto passare troppo tempo, altrimenti credo che saremmo rimasti tutto il giorno a goderci il paesaggio estasiati, osservandolo da ogni angolazione possibile. Era proprio una vista bellissima!

Terza tappa: Bláhylur, un altro lago in un cratere, enorme, azzurrissimo e molto scenico.

landmannalaugar

La grande attrazione di oggi era la regione di Landmannalaugar, famosa per le sue montagne colorate: rosso, rosa, verde, blu, giallo… a causa dei minerali nella terra si possono osservare mille sfumature che rendono questo luogo davvero unico. Una volta arrivati siamo partiti per il nostro trekking, una camminata “breve” (sette chilometri) ma intensa, visto che partiva subito con una bella salitona ripida fino a in cima a una delle colline! La fatica iniziale però ha totalmente valso la pena, perché lo spettacolo che ci circondava, durante il percorso ma soprattutto una volta in cima, era veramente da mozzare il fiato. Non c’era un angolo che non valesse la pena osservare, era una meraviglia a trecentosessanta gradi!

Dopo esserci goduti a sufficienza la vista dalla vetta abbiamo incominciato la discesa, meno impegnativa ma altrettanto gratificante: d’altronde sembra che qui in Islanda basti girare l’angolo per cambiare completamente paesaggio, e così è stato anche in questo caso. Ci siamo trovati davanti altre montagne meravigliose, con mille nuovi colori, e siamo scesi su una distesa di minacciose rocce laviche molto affascinante. Insomma, è stata una camminata incredibile.

L’ultima grande attrazione di oggi era in realtà un’intera strada: la F 208 Sud, una sterrata citata da molti come “la strada più bella d’Islanda”, e come non dargli ragione! Il nostro viaggio, ripartiti da Landmannalaugar, non è iniziato nel migliore dei modi: uscendo dal parcheggio siamo rimasti momentaneamente bloccati nel mezzo di un laghetto (uno dei primi guadi del giorno!), ed è partito il panico. Per fortuna presto siamo riusciti a uscire, e abbiamo proseguito per la strada, tutti tranquilli. Peccato che alla prima sosta la macchina non partisse più! Altro momento di panico: abbiamo annegato il motore e l’assicurazione non copre questo tipo di danni. Aiuto. Ebbene, per fortuna alla fine la macchina è ripartita, ma la tranquillità non l’abbiamo certo ritrovata: questa strada infatti è famosa sì per la sua bellezza scenica, ma anche per i suoi guadi! E se prima ci divertiva l’idea, dopo l’allarme danno ci facevano più paura che altro. Erano tutti guadi tranquilli, laghetti o ruscelli molto calmi, ma un brividino di panico lo sentivamo ogni volta che vedevamo l’ennesimo fiumiciattolo apparire davanti ai nostri occhi! E così tra un guado e l’altro, tra un paesaggio strepitoso e l’altro (la strada passava dentro a un parco naturale veramente meraviglioso), abbiamo percorso la famosa F 208, per lo più soli in mezzo al nulla, per diverse ore.

Il viaggio è stato straordinario ed emozionante, ma ammetto che eravamo tutti un po’ sollevati quando siamo tornati sulla strada asfaltata! Dopo un altro po’ di strada siamo finalmente arrivati alla nostra sistemazione per la notte, o meglio sistemazioni: ci sono talmente pochi posti per turisti qua che abbiamo dovuto di nuovo dividerci in due gruppi.

10 agosto – Skógafoss, Seljalandfoss & Gljufrabui, Sólheimasandur, Reynisfjara

skogafoss

Oggi, dato che la strada spettacolare di ieri ci aveva fatto saltare un po’ di attrazioni, siamo tornati indietro sulla famosa Ring Road, perché non vogliamo perderci proprio nulla! La nostra prima tappa è stata Skógafoss, che incarna perfettamente quella che nella mia testa è l’idea della classica cascata: alta, possente e corposa. Meno speciale di altre che abbiamo visto negli scorsi giorni, ma comunque molto bella. Il tocco forte però è stato il doppio arcobaleno che si formava grazie al vapore acqueo: che belli che sono gli arcobaleni!

Dopo Skógafoss è stato il turno di Seljalandfoss, meno potente e bella della prima, ma con una particolarità: la possibilità di passarci sotto, vedendola così anche da dietro. Dopo aver girato attorno a Seljalandfoss abbiamo seguito la fiumana di turisti verso una terza cascata nascosta: Gljufrabui, famosa cascata all’interno di un piccolo canyon. Siamo entrati dentro all’anfratto e fatto le dovute foto di rito davanti alla cascata: purtroppo c’era un sacco di gente, ma la location era molto scenica!

Dopo le cascate ci siamo fermati sulla spiaggia per vedere il famoso relitto di un aereo caduto negli anni 70 e rimasto lì. Snobbando il bus-carroarmato che raccattava i turisti più deboli (e per fortuna, dato che poi abbiamo scoperto che costava 40€!) ci siamo avventurati lungo la strada per la spiaggia, dritta e infinita, lottando contro un vento fortissimo. Dopo quaranta lunghi (ma divertenti!) minuti di camminata siamo arrivati allo scheletro dell’aereo, molto suggestivo nonostante le persone attorno.

black beach

La grande attrazione della zona, che dà anche il nome al nostro ostello, è la famosa Black Beach. Sulla via del ritorno ci siamo fermati su un belvedere per osservarla bene dall’alto: anche qui soffiava un vento incredibile! Era fortissimo, freddo e soprattutto incessante. Ma tutte le nostre sofferenze sono state ripagate dallo spettacolo meraviglioso che ci aspettava sulla collina: i puffin! Che bestie fantastiche i puffin: vivono su queste scogliere gelide, volano in questo vento inclemente, si immergono fino a sessanta metri di profondità nell’oceano… e soprattutto sono veramente adorabili! 

Dopo le dovute attenzioni ai puffin ci siamo goduti anche la bellissima vista sulla spiaggia: la sabbia nera, il mare impervio e le scogliere verdi creavano un colpo d’occhio pazzesco. Per non parlare dell’arcobaleno, ormai quasi una garanzia qui in Islanda.

Dopo averla vista dall’alto siamo poi passati ad esplorare la spiaggia dal basso: dopo una mattina soleggiata il tempo peggiorava sempre di più, ma siamo riusciti a beccarci solo una leggera pioggerellina. La spiaggia era molto bella anche da vicino grazie alle rocce particolarissime che la accarezzano: le forme geometriche le rendono veramente affascinanti.

11 agosto – Vík, Fjadrárgljúfur, Svartifoss

svartifoss

La fortuna che ci ha sorriso fino ad ora oggi è andata in sciopero, e infatti ci siamo svegliati col diluvio. Siamo comunque andati a vedere la cosiddetta Yoda Cave, così chiamata ovviamente perché ricorda il celebre personaggio, ma abbiamo deciso di saltare il trekking previsto per la mattinata, optando per un po’ di relax al caldo. Siamo quindi tornati nella ridente cittadina di Vík, in cui avevamo alloggiato, e ci siamo piazzati in un bar a bere delle cioccolate calde. Per fortuna la passeggiata di oggi non era importantissima, quindi ci è andata bene!

Mentre noi ci gustavamo le nostre bevande calde il tempo è decisamente migliorato, e quando siamo ripartiti la pioggia stava già finendo. Il tempo volatile dell’Islanda è una maledizione ma anche una fortuna!

Lungo la strada ci siamo fermati per caso in uno spiazzo, avendo visto tante macchine parcheggiate, e abbiamo trovato… il museo del muschio! In pratica dei cartelli che spiegavano un po’ di cose su questa pianta così particolare, e una distesa infinita di muschio tutto attorno a noi! Poi siamo andati a vedere Fjadrárgljúfur, un bellissimo canyon immerso nel verde dell’erba, dove abbiamo fatto una breve passeggiata, e poi siamo tornati in macchina per avvicinarci alla nostra ultima meta, fermandoci lungo la strada per ammirare il bellissimo ghiacciaio e il “bellissimo” monumento di ferro poco lontano.

Infine siamo andati a vedere Svartifoss, una cascata ai piedi del ghiacciaio. Svartifoss è famosa perché “coronata” da rocce basaltiche dalle forme geometriche, e anche noi siamo rimasti molto affascinati da questo connubio. Anche questa sera ci è toccato dividerci in due gruppi per la notte: in Islanda è veramente difficile trovare alloggi, soprattutto quando si è in otto!

12 agosto – Vatnajökull, Jökulsárlón, Vestrahorn

Oggi giornata a tema ghiaccio! Ci siamo svegliati di prima mattina per il nostro tour guidato sul ghiacciaio: è stata una gita molto tranquilla, su una delle “dita” del ghiacciaio, niente bufere di neve o scalate verticali a mani nude, ma è stato comunque molto carino fare una gita sul ghiaccio con ramponi e piccozze e scoprire nuove cose sui ghiacciai! La nostra guida non era un esperto alpinista islandese, ma un ragazzo greco! Abbiamo scoperto che qui molto spesso chi lavora nel settore del turismo è straniero, perché i veri islandesi a noi turisti non vogliono neanche vederci da lontano.

Durante la gita abbiamo camminato su e giù per il ghiaccio (in media spesso 450 metri!), andando a vedere le particolari fessure che si creano sulla sua superficie, esponendo così il ghiaccio più puro, super azzurro!

Dopo la gita ci siamo fermati al lago Fjarsállón a pranzare e vedere i massi di ghiaccio caduti dal ghiacciaio, ma la vera chicca del giorno è venuta dopo: un’escursione in barca nell’enorme lago Jökulsárlón (ha una lunghezza di 9km da una sponda all’altra!), il più famoso per questo fenomeno. Qui siamo stati vestiti con delle tutone giganti e caldissime (e ben presto ne siamo stati molto contenti, visto il freddo che faceva in movimento!) e poi siamo partiti sul nostro Zodiac.

Il giro in barca è stato gelido ma bellissimo! Siamo partiti in piena sul nostro gommone, passando tra mille iceberg bianchi e azzurri, molto affascinanti, per arrivare sull’altra sponda del lago, quella che tocca il ghiacciaio e che lo erode (l’acqua del lago è salata, dato che è connesso col mare) facendo così staccare gli iceberg. Per strada abbiamo trovato anche tre simpatiche foche che, spiaggiate sugli iceberg, si mettevano in posa per noi. Finito il giro ci siamo spostati poco più in là, alla famosa Diamond beach, dove attraverso lo stretto che collega il lago al mare arrivano dei pezzi di ghiaccio che vanno a posarsi sulla spiaggia nera, apparendo veramente quasi come pietre preziose.

Nel pomeriggio abbiamo fatto un’ultima sosta: Vestrahorn, un’altra spiaggia nera molto fotogenica. Il responso è stato positivo, nonostante il prezzo d’entrata alto.

Infine è arrivato il momento di prendere la via per “casa”: come al solito il percorso era estremamente scenico (non esiste un paesaggio brutto in tutta l’Islanda!). Era previsto anche il passaggio per un’altra delle “strade più belle d’Islanda”, ma purtroppo ce la siamo fatti quasi tutta dentro a una nebbia fittissima.

13 agosto – Studlagil, Jökulsárgljúfur

Oggi avevamo tolto una cascata dal programma per accorciare un po’ i tempi… e ovviamente il destino ha deciso di mostrarcene un’altra per compensare! Fermandoci per caso come altre volte, avendo visto un gran numero di macchine di turisti, ci siamo trovati di fronte a Rjúkandafoss, una tripla cascata: è stata una bella sorpresa. 

Poi abbiamo continuato per la nostra vera meta, il famoso canyon di Studlagil. Qui ci siamo fatti una bella passeggiata, ammirando le forme affascinanti delle rocce basaltiche che fiancheggiano l’acqua: uno spettacolo ipnotico, ci è piaciuto molto. Finita la passeggiata ci siamo fermati al baracchino all’entrata pranzare con degli hot dog, famoso cibo “tipico” in Islanda perché sono la cosa più economica che si trovi da mangiare. Che poi un po’ tipici erano sul serio, perché addentandoli abbiamo scoperto che erano würstel di agnello!

Dopo pranzo è arrivato il turno di Jökulsárgljúfur, un altro canyon, questo famoso per le sue cascate. La prima che abbiamo visto è stata Detti “The Beast” Foss, ritenuta la cascata più potente d’Europa. E in effetti era veramente portentosa, così forte che a mala pena si vedeva oltre tutta l’acqua che tornava su!

Ma la vera sorpresa è stata Selfoss. E pensare che se avessimo scelto il lato sbagliato del canyon (per passare da un lato all’altro ci vogliono 40 minuti di macchina) non l’avremmo neanche vista! Selfoss è la cascata suprema, una Valle delle Lacrime all’ennesima potenza. Ci è piaciuta tantissimo.

Per ultima siamo andati a vedere la piccola Hafragilsfoss: anche lei carina, ma dopo la potenza di Dettidoss e la bellezza di Selfoss non poteva reggere il confronto. Rispetto alle altre due però bisogna riconoscerle la presenza di un’area di acqua blu nelle sue vicinanze, e l’acqua blu è sempre bella da vedere.

14 agosto – Húsavík, Námjafall Hverir, Mývatn Nature Baths, Godafoss, Akureyri

hverir

La mattina presto ci siamo diretti a Húsavik. Da qui partiva la nostra barca per il whale watching: siamo saliti su un peschereccio tipico islandese: più grande e più lento di uno Zodiac, purtroppo, ma senz’altro una bella imbarcazione. Anche qui ci hanno dato le tutone fluorescenti perché in movimento fa un freddo cane, e una volta indossate siamo saliti ai piani alti per conquistarci un posto con una buona visuale. E poi siamo partiti! Devo dire siamo stati proprio fortunati con il tempo, perché c’era il cielo azzurro e un’ottima temperatura. Per quanto riguarda le balene abbiamo avuto meno fortuna, ma è stata comunque una bella esperienza: abbiamo visto “solo” tre balene, tutte megattere, ma quelle tre le abbiamo viste proprio bene! Salivano su a respirare mostrando tutta la schiena e poi si immergevano con un colpo di coda! Sulla via del ritorno ci è stato offerto a bordo anche uno spuntino di cioccolata calda e gli immancabili cinnamon bun, così abbiamo concluso in bellezza la mattinata.

Dopo il whale watching ci siamo spostati verso Hverir, una piccola zona geotermica piena di fumarole e pozze ribollenti: estremamente affascinante con le sue sfumature di colore, giallo,bianco, nero… E notevole anche la sua puzza! Il paesaggio ci è piaciuto moltissimo, ma lo avremmo apprezzato ancora di più se non fosse stato per i maledetti moscerini: Asia, Africa, Sudamerica… da nessuna parte ho mai trovato degli insetti così insistenti e molesti! Non volevano lasciarci in pace, sembrava fossero in missione per entrarci ovunque: in bocca, nel naso, nelle orecchie… Un incubo! Solo dopo abbiamo scoperto che questa zona prende il nome dal suo famoso lago Mývatn, che in islandese vuol dire proprio “Lago dei moscerini”!

Lottando contro i maledetti insettini siamo anche saliti sul vicino Hverfjall, un sabbioso cratere da cui abbiamo goduto di un bel colpo d’occhio sul suddetto lago.

Dato che era stata chiesta a gran voce, la seguente tappa in questa giornata impegnatissima è stata una pausa di puro relax: tre piacevoli ore nelle famose terme naturali di Mývatn. Qui ci siamo goduti le tre vasche calde, il bagno turco (anche questo naturale) e la bella vista (anche se diversa da quella promessa dalle foto, era comunque piacevole). Le tre ore sono passate in un baleno e, soddisfatti e raggrinziti, ci siamo rimessi in marcia.

goðafoss

Ovviamente in questa giornata non poteva mancare anche una cascata: la bella Godafoss, soprannominata appunto “The Beauty” (da affiancare a “The Beast” di ieri). E in effetti è proprio una bellezza, con la sua perfetta forma semicircolare e il suo flusso forte ed elegante: approvata! Dopo la breve tappa Da Godafoss siamo ripartiti per la nostra destinazione finale di oggi, attraversando strade deserte, paesaggi bellissimi, e per finire siamo entrati in un tunnel che sembrava infinito…

Dopo sette chilometri e mezzo di tunnel abbiamo finalmente rivisto la luce del sole, e lo spettacolo che ci aspettava dall’altra parte ci è sembrato quasi magico: un enorme fiordo, un ponte, delle navi da crociera e sulla riva… una metropoli! Dopo giorni di lande sperdute e villaggi di 10 casupole Akureyri, seconda citta d’Islanda con la bellezza di diciottomila abitanti, ci sembrava New York!

Dopo aver lasciato le valige nel nostro ostello siamo andati a farci una bella passeggiata serale per la città, arrivando fino al porto per vedere le enormi crociere, e poi abbiamo finito la serata con una birra al bar sotto l’ostello.

15 agosto – Glaumbær, Borðeyri, Gudrúnalaug

Oggi inizia la nostra ascesa verso i Westfjords, la landa più desolata di tutte, dove vive solo il 2% della popolazione islandese e solo pochi, coraggiosi turisti osano addentrarsi… e noi siamo fra questi!

Come prima cosa la mattina abbiamo fatto un salto a Glaumbær, un’antica fattoria famosa per le sue tipiche casette di torba. Queste casette, che sono appunto ricoperte di torba per mantenere il calore (che cosa ecologica!) e tutte collegate tra loro per permettere la vita comunitaria, risalgono al diciottesimo secolo e sono state preservate e convertite in museo. Noi le abbiamo viste solo da fuori, facendo una passeggiata e passando attraverso l’immancabile chiesetta con cimitero, e poi ci siamo goduti la vista pranzando ad un tavolo da picnic là vicino.

Continuando lungo la strada ci siamo poi fermati a vedere il canyon di Kolugljúfur, bellino con le sue cascate, e poi, dopo una corsa contro il tempo, siamo riusciti ad arrivare a un vicino caffè prima che chiudesse. Lì abbiamo scoperto un mondo: non solo il caffè era dentro a una casa d’epoca, la Riishús, e ne finanziava il preservamento, ma nel resto della casa c’era anche un mercatino che vendeva di tutto, da maglioni di lana tipici a ornamenti per la casa, dai giocattoli per bambini al silicone per le pistole! Inoltre la signora che ci ha servito il caffè (e che ci ha offerto un waffle!) era dolcissima.

Ultima tappa del giorno è stata… la pozza! Finalmente una vasca naturale e gratuita, di quelle per cui l’Islanda è famosa! Ci siamo fermati a poltrire un po’ in questa pozza di pietra molto carina al limitare di un boschetto, godendoci l’acqua caldissima e super rilassante. Per fortuna quando siamo arrivati era vuota e l’abbiamo occupata completamente, restando soli per un bel po’ finché, proprio quando stavamo per uscire, sono arrivati due francesi e si sono infilati dentro con noi: abbiamo fatto due chiacchiere con loro e poi siamo ripartiti.

16 agosto – Skápadalur, Raudasandur, Látrabjarg, Dynjandi, Ísafjördur

Ísafjörður

Purtroppo sembra che la nostra buona sorte stia finendo, e infatti oggi ci siamo svegliati con la pioggia. Nonostante il brutto tempo siamo partiti belli carichi la mattina! La prima tappa era molto scenica, il relitto di una grande nave abbandonata sulla spiaggia: la Garðar BA 64, col suo legno decomposto e il ferro arrugginito, dall’interno sembrava una buona location per un film dell’orrore.

Abbiamo continuato a esplorare i fiordi con la macchina, affascinati dai paesaggi scenici che vedevamo fuori dai finestrini. Poi siamo arrivati a Raudasandur, spiaggia famosa per le sue distese di sabbia dorata, quasi rossa. Purtroppo questa location ha perso molto del suo fascino col mal tempo: dall’alto si vedeva male e senza il sole i colori erano molto meno intensi. Ci siamo comunque fatti una passeggiata sulla spiaggia, protetti dai nostri fedeli k-way, e poi siamo ripartiti.

Terza tappa: Látrabjarg, la scogliera degli uccelli. È la punta più a ovest dell’Europa e fa da casa a un gran numero di uccelli (fino a cinque milioni d’estate), avendo anche un’enorme varietà di specie. Tra queste, ovviamente, i nostri adorati puffin! Purtroppo anche in questo caso la pioggia ci è stata d’intralcio: abbiamo fatto una bella passeggiata su per la maestosa scogliera (era altissima e a picco sul mare, faceva una certa impressione), ma oltre a qualche adorabile puffin abbiamo visto per lo più gabbiani. Forse gli uccelli non si son fatti vedere per via del maltempo, ma sicuramente erano nei paraggi… durante la passeggiata abbiamo potuto odorare un’ammirabile puzza di guano, e tutto il lato verticale della scogliera presentava delle interessanti striature bianche.

Poi, la sera, è finalmente arrivato il momento di vedere l’ultima cascata degna di nota: Dynjandi, insieme alle sue cascatelle discendenti, arroccata su un fiordo proprio davanti al mare e con la sua forma da maestosa torta nuziale, è veramente incantevole.

La sera siamo arrivati a Ísafjördur, una città nel nord dei Westfjords costruita all’interno di un fiordo, su una lingua di sabbia naturale, e quindi con le montagne e il mare che la circondano da tutti i lati. Ne siamo rimasti tutti assolutamente incantati.

Il giorno di oggi è stato scelto come “fine ufficiale del viaggio”, poiché i prossimi giorni saranno solo un lento ritorno verso Keflavik, e per questo ci siamo concessi una buona cena fuori. Anche perché qui a Ísafjördur abbiamo scoperto un ristorantino di pesce che molti hanno decantato come il migliore in Islanda!

In effetti l’esperienza a Tjöruhúsid è stata bellissima: il ristorantino si trova dentro a una vecchia casa di pescatori in legno, al suo interno solo pochi tavoli e delle fioche lucine natalizie ad illuminare l’ambiente. Quando siamo entrati abbiamo trovato tutti gli altri tavoli pieni e in attesa. Ci è stato servito dell’ottimo pane con burro alle erbe, e dopo un simpatico discorso da parte di un cameriere è iniziata la cena, prima una zuppa di pesce misto, e poco dopo hanno aperto il buffet: tantissimi contorni vegetariani e grossi pentoloni con una decina di tipi di pesce cucinati in altrettanti modi diversi. E il pesce era talmente buono e fresco che l’ho apprezzato perfino io, che di solito lo odio!

Dopo cena siamo rotolati fuori dal ristorante, pieni come uovi (d’altronde non si può uscire che così da un buffet del genere), ci siamo intrattenuti un po’ tra ossa di balene e gatti vichinghi, e poi abbiamo fatto un giro per la piccola ma bellissima cittadina.

17 agosto – Westfjords, Súðavíkurhreppur

Ed ecco che inizia il nostro viaggio di ritorno. Ormai ci restano pochi giorni in Islanda, e il cielo continua a piangere per salutarci!  

Dopo aver salutato la nostra amata Ísafjördur siamo partiti in macchina per tornare al sud, godendoci però delle bellissime tappe tra fiordi pazzeschi e foche carinissime. Nonostante fossimo ancora pieni della colazione ci siamo fermati anche ad un altro caffè-casa d’epoca in mezzo al nulla, Litlibær, perché avevamo letto che era molto bello, e ci siamo goduti delle bibite calde e l’esplorazione della casa e i suoi mille oggetti.

Lungo la strada ci siamo anche fermati ad un’altra pozza d’acqua calda, anche questa naturale (nonostante l’orribile colore verde fluo!) e in una location bellissima, in riva al mare dentro a un fiordo. E visto che il mare era così vicino non abbiamo potuto farne a meno: uno a uno siamo tutti corsi a fare il bagno nell’acqua gelida! Giusto per poter dire di aver fatto il bagno in un fiordo islandese. Dopo il momento di relax nella pozza il resto della giornata è stato poco entusiasmante, poiché abbiamo solo fatto un sacco di macchina per uscire dai Westfjords.

18 agosto – Bjarnarhöfn, Kirkjufell, Ytri Tunga, Fossatún

Il nostro ultimo giorno islandese è iniziato col botto: la visita allo Shark Museum, dove si produce il famoso squalo fermentato, delicatessen islandese e, secondo molti, uno dei cibi più disgustosi al mondo. Erano mesi che ci informavamo sull’argomento, ed eravamo (più o meno) psicologicamente pronti. Alla fine la visita al museo è stata piuttosto deludente: si trattava solo di uno stanzone con diversi cimeli e animali impagliati, con la guida (una ragazza italiana!) che ci ha mostrato un video e spiegato un po’ di cose su questo famoso alimento. E poi è arrivato il momento che aspettavamo con ansia: l’assaggio. Uno dopo l’altro i turisti hanno iniziato a mettere in bocca i pezzettini di squalo, e così anche noi: gli altri sono riusciti a mangiarne uno o due, alcuni addirittura affermando che “non è così male”, mentre io alla fine non sono nemmeno riuscita a ingoiarlo! Abbiamo finito la visita con una tappa alla vicina casetta dove la carne viene lasciata a fermentare: i pezzi di squalo sembrano quasi prosciutti, appesi e con la pelle bruciacchiata dall’ammoniaca che evapora, ma ahimé, hanno un odore decisamente meno piacevole!

Una volta ripresoci dall’orrore dello squalo siamo andati a vedere Kirkjufell, la famosa montagna tonda, location di Game of Thrones e affascinante sfondo di innumerevoli desktop. Il piano originale prevedeva anche di scalarla, ma il tempo infame e la strada ripidissima e probabilmente scivolosa ci hanno fatto desistere. Così l’abbiamo osservata solo dal basso, che poi è l’attrazione principale, facendoci ovviamente le dovute foto ricordo. Poi abbiamo fatto un’altra breve sosta a Búdakirkja, una famosa chiesa nera in mezzo al nulla (ma cosa non è in mezzo al nulla, qua in Islanda?), meta che pensavamo di trovare deserta e invece era strabordante di turisti! Si vede proprio che stiamo tornando alla civiltà, qui vicino a Reykjavík c’è molta più gente ovunque.

Dopo Búdakirkja ci siamo fermati a vedere Ytri Tunga, anche conosciuta come “la spiaggia delle foche”. Inizialmente ne sono rimasta un po’ delusa, perché le foche c’erano ma si vedevano a mala pena, lontane com’erano. Ma poi, lottando contro le scivolose alghe assassine, siamo riusciti a raggiungere una postazione da cui osservarle più da vicino, ed è stato bellissimo! C’è qualcosa di magico nell’osservare gli animali nel loro habitat naturale, vederli vivere la loro vita in tutta tranquillità. 

Quando siamo arrivati alla nostra sistemazione per la notte me ne sono subito innamorata: un campeggio a tema Troll (per via di Drífa e Grýla, due trollesse che vivevano qui e i cui visi sono incastonati nella roccia), incastrato tra una bella cascata e le montagne, con gli edifici di legno, delle adorabili casette per dormire e un sacco di giochi tematici. Insomma, un posto super carino!

Dato che per una volta siamo davvero riusciti ad arrivare presto in un alloggio, prima di cena ci siamo divertiti a esplorare i dintorni e tutti i giochi a tema, per poi finire con una bella pausa relax nelle vasche idromassaggio. Dopo cena ci siamo spostati al fantastico Rock ‘n Troll, il bar del campeggio, per festeggiare con una birra la nostra ultima sera, tra chiacchiere e karaoke improvvisati.

19 agosto – Keflavik

Ed eccoci qua, all’aeroporto di Keflavik. La mattina, dopo una breve ma proficua tappa a Reykjavík (dove abbiamo comprato tutti i souvenir), abbiamo lasciato le nostre luride macchine al noleggio (siete state fantastiche, care Dacia Duster!), e poi siamo arrivati in aeroporto.

Questa volta, nonostante la stanchezza, non vorrei proprio tornare a casa: questo viaggio è stato bellissimo, resterei volentieri qui ancora un po’! Per quanto riguarda la bellezza naturale, devo dirlo, l’Islanda è il paese più bello che io abbia visto finora. Veramente spettacolare.

Beh, che altro dire… Complimenti a Selfoss e Dynjandi per aver vinto la gara delle cascate migliori, a Kerlingarfjöll, Landmannalaugar e la F 208 South per il premio “location più bella” e a Ísafjördur per la cena indimenticabile.

Questo diario ha partecipato al concorso letterario “Diario del mese” di Maggio 2024. Puoi inviare il tuo diario QUI e leggere il regolamento del concorso QUI.

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